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‎Historia‎
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‎Tuppini Tommaso‎

‎Heidegger, un'introduzione‎

‎ril.‎

‎Jullien François‎

‎Risorse del cristianesimo. Ma senza passare per la via della fede‎

‎br. Un filosofo ateo di fronte a una religione in crisi: che cosa ne rimane oggi? Il cristianesimo è finito? Oggi viene spesso usato per contrapporre identità culturali e nazionali più che vissuto come esperienza integrale. Ma di certo non è finita la sua eredità né, sostiene François Jullien - va sottolineato ateo - il contributo che ha dato e, soprattutto, può dare al pensiero e all'esistenza. In questo senso, il cristianesimo è una fonte viva di "risorse", di ricchezze da mettere a frutto, che l'autore individua mediante una lettura originale, affascinante, spregiudicata del Vangelo di Giovanni. In questo Vangelo, infatti, viene per la prima volta concepita la possibilità di un evento del tutto nuovo, inaudito, completamente privo di legami con quanto lo precede, che può cambiare l'esistenza e la storia in maniera radicale; e qui viene fatta una distinzione tra vita come mero processo biologico e vita autentica, vita zampillante e sovrabbondante, vita intesa come sviluppo ed espansione delle possibilità e delle consapevolezze: una distinzione che non cessa di risuonare ancora oggi (la "crescita personale" non ne è altro che l'estrema e degradata propaggine). Sulla base di queste e altre decisive osservazioni, Jullien compone un libro capace di rendere accessibile, sia ai credenti sia ai non credenti, un nuovo punto di vista sul cristianesimo; di restituire, a due millenni di distanza, la forza originaria di un testo che continua ad orientare le nostre vite.‎

‎Scerbanenko Alberto‎

‎Le cinque vite di Giorgio Scerbanenco‎

‎ill., br. Comincia a Milano in un grande armadio a muro, nell'appartamento di via Plinio 6, il pellegrinaggio di Alberto Scerbanenko nei faldoni della corrispondenza, nelle pile di dattiloscritti e nei mucchi di copie di romanzi pubblicati e qualche volta inediti del padre. Una ricerca labirintica delle ragioni delle parole con cui, su un pezzo di carta scritto tra il 1937 e il 1938, Giorgio Scerbanenco profetizzò la propria morte. Quello di suo figlio è un viaggio struggente e avventuroso attraverso la memoria, la storia e le trame uniche inventate da un padre di cui scopriamo non una, ma cinque vite. Vite ambientate a Kiev, a Roma, a Milano e poi in esilio in Svizzera dal 1943 sino alla fine della guerra. Per guadagnarsi da vivere, Giorgio Scerbanenco ha fatto molti mestieri, è entrato nel mondo dell'editoria, ha collaborato con importanti quotidiani e ha diretto i periodici femminili "Bella" e "Novella". I suoi romanzi l'hanno rivelato come uno dei più grandi narratori di genere, con le sue storie di traffici oscuri e di morti ammazzati, di vicende umane dure e disperate che hanno ispirato il miglior cinema italiano, da "Milano calibro 9" a "I ragazzi del massacro". In questo libro Alberto ritrova l'uomo, l'esule o forse la spia. Il padre. Prefazione di Piero Colaprico.‎

‎Anichini Alessandra; Giorgi Pamela‎

‎Lo straniero di carta. Educare all'identità tra Otto e Novecento‎

‎ill., br. Com'è stata presentata la differenza alle nuove generazioni nel lungo corso del processo di costruzione dell'identità nazionale? In che modo le regole del mondo degli adulti hanno modellato la letteratura per l'infanzia sin dalle sue origini? "Lo straniero di carta" propone un breve viaggio tra vari testi del XIX e del XX secolo, per comprendere meglio la percezione e la rappresentazione, in particolare, dello straniero, del "diverso", e il modo in cui i libri per ragazzi - siano essi scolastici o di intrattenimento - sono stati strumento istruttivo-educativo volto anche al controllo e all'indirizzamento.‎

‎Pennisi A. (cur.)‎

‎Che ne sarà dei corpi? Spinoza e i misteri della cognizione incarnata‎

‎br. Nella società e nella medicina «dei consumi» i corpi sono ormai oggetti da ammirare o mortificare, curare o castigare, e tuttavia essi custodiscono il segreto della cognizione incarnata. Parlare del corpo per spiegare la mente: è ciò che fa questo libro, nell'intento di dimostrare che è il corpo a determinare le diverse qualità dell'intelligenza delle specie. Le scienze cognitive mostrano che ogni comportamento intelligente degli animali umani e non umani nasce da capacità specifiche dei loro corpi, e che la conoscenza di questi ultimi e delle loro interazioni può spiegare qualunque presunto mistero, come quelli della coscienza, dei pensieri, dei sentimenti e del ruolo delle emozioni. Il primo riferimento scelto dall'autore è il pensiero naturalistico di Baruch Spinoza, le cui sorprendenti idee vengono poste a confronto con quelle attuali dell'Embodied Cognition, e messe alla prova nell'affascinante campo delle patologie del sé corporeo.‎

‎Poli Francesco‎

‎Casorati. Ediz. illustrata‎

‎ill., br. Un dossier dedicato a Felice Casorati. In sommario: Anni di formazione (Padova e Napoli, 1897-1911); Il periodo simbolista (Verona e Venezia, 1911-1918); Le grandi tempere, il periodo "neoclassico" e i nuovi sviluppi (Torino, anni Venti); Gli anni Trenta, la guerra e oltre.‎

‎Gilloch Graeme‎

‎Walter Benjamin‎

‎br. Walter Benjamin (1892-1940), filosofo, letterato e teorico della cultura ebreo-tedesco, è oggi riconosciuto come uno dei più originali e acuti pensatori dell'intero Novecento. Le sue opere, da "Il dramma barocco tedesco" (1928) a "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica" (1936), sono altrettante pietre miliari nella riflessione critica ed estetica del secolo scorso. La sua vicenda personale, segnata dal fallimento accademico, dall'esilio a Parigi e infine dalla tragica morte sulla strada della fuga verso gli Stati Uniti, appare tipica di un certo tipo di intellettuale, emarginato in vita ma acclamato successivamente come uno "che apre il cammino", un precursore per eccellenza. Sulla base di una lettura ravvicinata non soltanto dei suoi scritti più noti, ma anche di alcuni dei suoi saggi e frammenti meno conosciuti, il volume di Gilloch fornisce una lucida introduzione alla figura e all'opera benjaminiana. Ne deriva così un'interpretazione originale dei suoi lavori, che mette in luce la fitta trama di interconnessioni che lega insieme una produzione apparentemente disparata.‎

‎Caramore Gabriella‎

‎Pazienza‎

‎br. Segnato dalla velocità, dalla fretta, dalla concitazione dei gesti, dal rapido susseguirsi degli eventi, il nostro sembra essere un tempo inospitale per la pratica della pazienza. Eppure tutta la vicenda umana è un lento esercizio di pazienza, come quello dell'uomo per costruire, del bambino per crescere, degli amanti per incontrarsi, dei vecchi per morire, della natura per dare frutto, della parola per prendere forma. Forse allora, nell'età dell'impazienza, da qualità della durata la pazienza può trasformarsi in qualità morale alla quale si può dare il nome di "cura": verso l'altro, verso le cose, verso se stessi.‎

‎Toffolo Davide‎

‎Pasolini‎

‎ill., br. Nel centenario della nascita di Pasolini, un nuovo classico del fumetto italiano torna in libreria e riscopre la forza, la rabbia e la dolcezza di un uomo e di un poeta senza tempo. Un colloquio immaginario tra due artisti che parte da un assunto fantastico: Pasolini è vivo e ha delle cose da dire. Molte. Essenziali. Ma è davvero lui? O un fantasma, un attore, un mitomane? Quel che è certo è che la sua conversazione con Davide Toffolo vibra di quel senso, di quell'acutezza che ne hanno reso immortale lo spirito. Toffolo cerca Pasolini tra le pagine dei suoi libri, nei ritagli di stampa, nelle interviste e ne cattura l'essenza: la rabbia, la solitudine, la feroce irriducibilità del poeta riaffiorano in queste pagine, in quest'intenso ritratto della grazia pasoliniana a opera di uno degli artisti più interessanti e poliedrici del panorama italiano.‎

‎De Bosis Lauro‎

‎Storia della mia morte‎

‎br. Verso le 8 di sera del 3 ottobre 1931, un piccolo aeroplano sorvolò il cielo di Roma lasciando cadere centinaia di migliaia di manifesti che invitavano gli italiani, e in particolare il Re, a ribellarsi contro la dittatura fascista. Alla guida di quell'aereo c'era un giovane intellettuale che da qualche anno aveva costituito un'associazione clandestina dal titolo 'Alleanza Nazionale': Lauro De Bosis. Nato nel 1901, figlio del celebre Adolfo fondatore della rivista "II Convito", Lauro apparteneva a quella gioventù 'moderata' che dapprincipio aveva mostrato una certa simpatia per il movimento fascista, sentito come una sorta di prolungamento del Risorgimento e, come scrive Gaetano Salvemini, "un risveglio del sentimento nazionale offeso". Ma l'illusione durò poco, e in breve Lauro ne divenne un fiero avversario. Il volo su Roma era un'impresa con scarse possibilità di sopravvivenza, e Lauro ne era ben consapevole. Così, prima di partire aveva redatto, in francese, perché fosse diffusa nei giornali dell'Europa libera nel caso non fosse riuscito a salvarsi (come fu in effetti) la "Storia della mia morte", suo straordinario testamento spirituale. L'aereo di Lauro non fu mai trovato; con ogni probabilità, dopo aver effettuato il volo su Roma, si trovò a corto di carburante e precipitò in mare. Con la prefazione di Gaetano Salvemini e la testimonianza di Sibilla Aleramo.‎

‎Taroni Paolo‎

‎Introduzione a Piaget‎

‎br.‎

‎Nin Anaïs; Stuhlmann G. (cur.)‎

‎Diario. Vol. 6: 1955-1966‎

‎br. Si ritrova "nel presente" e vuole trasmettere agli altri il frutto di anni di esperienza come donna e come scrittrice: la felicità sta nelle piccole cose, non nelle vette dell'estasi. Nel sesto volume del suo diario Anaïs Nin non è più la protagonista: questo sarà "il diario degli altri". Anaïs realizza ritratti acuti, vivi e severi. Ammira Simenon; ama Bergman; giudica Beckett troppo intellettuale, Simone de Beauvoir oggettiva e disperante; capisce Ginsberg e Corso, il loro surrealismo e la loro ironia selvaggia; rimpiange di non aver potuto incontrare la grande e altera Djuna Barnes; si abbandona a riflessioni su fenomeni letterari e no (il commercialismo nell'arte e nella vita americane; la validità della musica elettronica; la forza del jazz come espressione di vita, ritmo ed emozione; l'intellettualismo di Huxley; la profondità di Ionesco). Anaïs Nin vive scrivendo; e la vita è il movimento verso la rivelazione, il passaggio dal mistero alla chiarezza. Il suo Diario "è un campo d'azione che copre tutte le strade oscure dell'anima e del corpo alla ricerca della verità ... Registra mille anni di femminilità, mille donne" Prefazione di Antonio Debenedetti.‎

‎Bulgari. 10 via Condotti, Roma. Portfolio. Ediz. illustrata‎

‎ill., ril. Nel 2009 Bulgari ha festeggiato i suoi 125 anni con una grande retrospettiva dedicata alla maison, nel Palazzo delle Esposizioni di Roma. A questa prima mostra è seguita l'esposizione di Parigi, allestita nel 2010 sotto l'imponente navata del Grand Palais e in seguito ospitata dal Museo nazionale di Pechino nel 2011 e dall'Aurora Museum di Shanghai nel 2012. Per la prima volta sono stati esposti al pubblico circa seicento pezzi di argenteria e gioielleria, tra cui la collezione di Elizabeth Taylor. Una serie di documenti d'archivio fotografie, disegni preparatori dei gioielli e spezzoni di film - ha fornito il contesto dell'epoca cui apparteneva ciascuno degli oggetti in mostra. Sebbene i gioielli esposti siano già stati ampiamente illustrati nei cataloghi, la maison desidera coronare i quattro eventi espositivi con questa antologia, per conferire il dovuto risalto al proprio patrimonio visivo: un patrimonio che ripercorre cinque quarti di secolo di creatività seguendo il filo delle forme e delle storie. Dalle origini della maison ai giorni nostri.‎

‎Tarditi Maria‎

‎Vestivamo alla poveraccia‎

‎brossura "Vestivamo alla poveraccia" è un libro-intervista, una fedele trascrizione di alcune conversazioni che Alessandro Dutto tenne con Maria Tarditi nel 2009, nella casa di Pievetta. Ne viene fuori la Tarditi più vera, sincera, uguale a quel che leggiamo nei suoi romanzi, nelle sue storie. Una scrittrice che fu maestra, come disse Gianni Martini, suo scopritore, e che rimane, anche oggi alle soglie degli ottantacinque anni, una grande donna dei nostri tempi, un esempio morale, oltreché una straordinaria narratrice. "A San Martino non ci sono nata. Avevamo i poderi. Nessuno ci è nato là. La terra era al Bricco di San Martino. C'era la vigna, un ciabot. E in mezzo ci coltivavamo la meliga, il grano, tra i filari larghi. E nei campi più ampi un anno mettevamo la meliga un anno il grano. Terrazzato, ci stavano due vitelli. E facevamo un po' di vino. Vigne ben tenute, i miei le tenevano bene. Il vino lo regalavamo, e poi lo beveva mio padre. E noi piccoline dopo la poppata ci davano il bavaglino inzuppato di dolcetto".‎

‎Griffero Tonino‎

‎Il pensiero dei sensi. Atmosfere ed estetica patica‎

‎brossura Noi pensiamo e agiamo sempre all'interno di atmosfere e di tonalità emotive. Non importa quanto consapevolmente. Prima ancora di vivere in spazi misurabili, viviamo infatti immersi in sentimenti effusi nello spazio, dei quali, per quanto solo vagamente descrivibili, sentiamo talvolta con certezza la presenza e spesso anche l'autorità. Sentiamo, più precisamente, che le atmosfere intonano potentemente e in modo specifico la nostra esistenza, che in certi casi addirittura ci aggrediscono, fino a contagiare profondamente il nostro modo di vivere, tanto che solo entro certi limiti possiamo loro resistere, tentando magari di riprogettarle o quanto meno di pianificarne l'effetto. Per quanto le atmosfere siano un argomento tipicamente transdisciplinare (architettura, sociologia, antropologia, psicopatologia, geografia antropica, arte ecc.) e, in quanto quasi-cose, un tema ontologicamente eversivo, a interessarsene dev'essere anzitutto l'estetica. Ma un'estetica che non si accontenti più (come negli ultimi due secoli) di essere una teoria dell'arte e del giudizio critico su oggetti speciali come le opere d'arte, e ritorni alla sua definizione originaria di «teoria della conoscenza sensibile e corporea», non può che essere un'estetica patica: una riflessione filosofica, cioè, su che cosa significhi esporsi a quanto (soprattutto di inatteso) ci accade di provare. Alla luce del paradigma atmosferologico l'uomo è ancora un soggetto, ma la sua maturità non sta più nel saper essere soggetto di qualcosa, bensì nel saper essere soggetto a qualcosa. E per questo egli deve imparare come essere con «competenza» all'altezza dei sentimenti atmosferici che il mondo gli offre.‎

‎Dorso Guido; Molisse R. (cur.)‎

‎Appello ai meridionali e altri scritti‎

‎br. Il 2 dicembre 1924 "La Rivoluzione Liberale" pubblica in prima pagina l'Appello ai Meridionali, redatto da Guido Dorso, e sottoscritto da tredici illustri meridionalisti. Da allora in poi la rivista "dedicherà ogni numero una pagina alla Vita meridionale, coi più importanti collaboratori". L'Appello rappresenta non solo un invito agli intellettuali del Mezzogiorno a dar vita a una nuova élite politica, che possa risollevare le sorti delle genti meridionali, rinnovando al contempo le basi dell'unità nazionale, ma anche un prezioso documento che anticipa nelle intenzioni e nei contenuti le linee generali de La Rivoluzione Meridionale.‎

‎Marchis R. (cur.)‎

‎Una narrazione a lungo mancata. Della diaspora giuliano-dalmata e degli altri esodi del Novecento alla luce del tempo presente‎

‎br. A motivare questo studio a più voci la convinzione che l'esodo giuliano-dalmata non costituisca solo una proposta per restituire alla distratta storia italiana le motivazioni degli esuli, a lungo dimenticati ed emarginati, ma anche per affrontare temi che attraversano l'intero secolo passato e mostrano con rinnovato vigore la loro persistenza nel nuovo millennio. Analizzare il caso giuliano-dalmata nel quadro dei grandi spostamenti forzati di popolazione, che segnarono la fine della seconda guerra mondiale, risulta particolarmente utile per illustrare pagine della storia europea lasciate ai margini della conoscenza e dei libri di testo dei vari paesi coinvolti in tali fenomeni. La loro comprensione, viceversa, consente di unire punti diversi e distanti della storia europea, dagli esordi del Novecento al nostro presente, segnati da stati di guerra e guerra ai civili, che pongono in primo piano il prodursi e perfezionarsi di meccanismi espulsivi di massa, come fine o strumento della guerra. Il volume si conclude con una comparazione degli esodi di allora e di oggi alla ricerca di assonanze, somiglianze e differenze, condotta con rigoroso metodo storico e con passione civile: l'uno e l'altra necessarie "per aiutare a comprendere lo spessore problematico delle nuove emergenze".‎

‎James William; Vincenti D. (cur.)‎

‎Le leggi dell'abitudine‎

‎br. Nel 1887, William James, all'epoca professore di psicologia e filosofia alla Harvard University, pubblica sulla rivista "The Popular Science Monthly" un articolo interamente dedicato alle leggi dell'abitudine. Il tema dell'abitudine godeva al tempo di un interesse di tutta eccezione, ponendosi periodicamente al centro dei dibattiti filosofici, psicologici e medico-scientifici. L'abitudine rappresentava, infatti, una dinamica dalle molte facce e applicazioni. Oggetto di attenzione da parte della fisiologia, interessata alle sue applicazioni corporee e organiche, della filosofia - che ne faceva una legge di spiegazione dei rapporti del fisico e dello psichico - e della psicologia, l'abitudine incarnava una speciale forma di apprendimento ad amplissimo spettro. Vi è, allora, un'interessante corrispondenza tra la natura multiforme dell'abitudine e l'impostazione della teoria jamesiana, la quale andava approfondendo la complessa relazione tra processi cerebrali e risposte comportamentali.‎

‎Nietzsche Friedrich; Giametta S. (cur.)‎

‎Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali‎

‎br. "Aurora" è «il mattino e il riscatto che attendono l'uomo talpa dopo il suo lungo perforare, scavare e scalzare». In quest'opera della maturità, scritta tra il 1879 e il 1881, Friedrich Nietzsche tratteggia la propria visione della condizione umana, e in primis la propria critica ai pregiudizi morali, in una raccolta di quasi 600 aforismi: in questa forma espressiva, forse più che in ogni altra, Nietzsche riesce a condensare e a dare voce al proprio pensiero, raccogliendo in brevi ma fulminanti immagini il precipitato della propria riflessione filosofica. Questa edizione, introdotta e commentata da uno dei più accreditati studiosi nietzscheani, Sossio Giametta, fa luce con chiarezza su una delle opere forse meno lette, ma ugualmente significativa, del grandissimo filosofo.‎

‎Fistetti Francesco‎

‎Il Novecento nello specchio delle filosofie, Linguaggi, immagini del mondo, paradigmi‎

‎ill., br. Questo lavoro intende non solo offrire una guida per orientarsi nel labirinto del Novecento filosofico, ma soprattutto proporre una diversa scrittura della storia della filosofia occidentale dell'ultimo secolo. L'approccio seguìto è duplice: enciclopedico e tra(ns)duttivo. Enciclopedico, perché rispetto alla sommatoria di pensatori e correnti, cronologicamente ordinati, si è scelto un percorso diverso, ma probabilmente più proficuo: costruire una mappa di temi e problemi comuni ad autori spesso tra loro molto distanti per formazione intellettuale e contesti di appartenenza, al fine di individuare la genesi concreta delle rispettive consonanze e divergenze. Tra(ns)duttivo, perché mette a frutto sul terreno storiografico l'assunto di A. Gramsci della «traducibilità dei linguaggi scientifici e filosofici», nel senso che, al di là delle differenti tradizioni nazionali, la filosofia del Novecento, più che in altre epoche del passato, presenta un'identità sovranazionale e, per così dire, cosmopolitica nel rispondere alle urgenze e alle inquietudini della storia in atto. Il teatro filosofico del Novecento è stato in larga parte un «campo di battaglia», un'espressione che Kant adoperava per designare la metafisica tradizionale, ma che in questo caso rinvia a conflitti intensissimi alimentati da ideologie politiche mobilitanti. Guerre, rivoluzioni sociali, lotte anticoloniali, conflitti di ogni tipo (di razza, di classe, di genere) sono la «sprucida materia» di cui si nutre la pratica filosofica novecentesca. La chiave di volta di questo «campo di battaglia» è il rapporto organico tra filosofia e politica: una sorta di costante che attraversa, seppure con declinazioni differenti, tutte le trasformazioni e le svolte intellettuali del secolo. Di qui la nota dominante della pratica filosofica novecentesca: essa consiste nell'intreccio o nel dialogo permanente con le scienze umane e sociali, oltre che con le rivoluzioni scientifiche in corso, nello sforzo di comprendere e rischiarare le sfide che l'umanità attuale è chiamata ad affrontare per garantire sul nostro pianeta, sempre più a rischio di catastrofi ambientali e sociali, una vita degna di essere vissuta.‎

‎Valerii Massimiliano‎

‎Le ciliegie di Hegel. Una riflessione sull'idea di libertà‎

‎br. «A cosa serve la libertà?» si chiede Valerii, visto che oggi solo il 20 per cento della popolazione del mondo può dirsi libera e, paradossalmente, crescita economica e miglioramento delle condizioni sociali non sono necessariamente correlati a un maggiore grado di libertà. Una società può dunque stare meglio anche se non è libera? E di cosa parliamo quando parliamo di libertà? Per comprenderlo bisogna risalire agli albori della modernità inaugurata dalla Rivoluzione francese e illuminata dall'astro di Napoleone. A quei tempi il Württemberg è ancora sotto la rigida cappa dell'ortodossia luterana. Il collegio teologico di Tubinga ne rappresenta un modello esemplare: con la sua architettura di monastero medievale e gli studenti vestiti con lunghe tonache nere. All'arrivo del giovane Hegel da Stoccarda, che qui incrocia altri due straordinari protagonisti del tempo, Hölderlin e Schelling, il seminario si trasforma in un crogiolo di entusiasmo per quel nuovo mondo che da Parigi pulsa ai confini della Germania. Storia, filosofia e sentimenti si intrecciano: questo libro è anche la cronaca di passioni selvagge, segreti compromettenti, amicizie tradite, amori impossibili e terribili battaglie.‎

‎Ercolani Paolo‎

‎Nietzsche l'iperboreo‎

‎br. Il filosofo della morte di Dio e del nichilismo ha trovato nel nostro tempo, che avanza spedito verso la distruzione, la compiuta realizzazione della sua filosofia. Se vogliamo comprendere i nostri demoni dobbiamo misurarci fino il fondo con il nostro cattivo maestro.‎

‎Donatelli Piergiorgio‎

‎Il lato ordinario della vita, Filosofia ed esperienza comune‎

‎br. A dare forma alla vita umana sono voci, esperienze, relazioni, condotte: un intreccio brulicante, come lo chiama Wittgenstein, in cui convergono e si accordano in modo mai del tutto risolto comando e obbedienza, intenzione e azione, insegnamento e apprendimento, emozioni, comunanze con gli ambienti naturali e con gli animali. È quel concetto di vita ordinaria che, insieme con quelli di vulnerabilità, forme di vita, trasformazione individuale, alterità, sta al centro della riflessione filosofica modernista. Il libro ricostruisce questa linea di pensiero attraverso una rilettura dei contributi di alcuni classici, da Mill a Nietzsche, da Stanley Cavell a Iris Murdoch.‎

‎Afribo Andrea‎

‎Poesia contemporanea dal 1980 a oggi. Storia linguistica italiana‎

‎br. Il testo presenta le voci più significative e influenti dell'ultima scena poetica italiana: Magrelli, Valduga, Frasca, Pusterla, Fiori, Dal Bianco, Anedda e Benedetti. Ampi profili ricostruiscono, interpretano e giudicano le carriere di ciascun autore, e ogni testo poetico è accompagnato da un commento puntuale. L'attenzione è rivolta innanzitutto alla lingua e alle sue irradiazioni ai fatti formali (stile, retorica e metrica), metodo e argomenti per niente secondari se in poesia è senz'altro stretto, e più stretto che in altri generi, il nodo tra significante e significato, tra forma interna del testo e visione del mondo. Il libro ridiscute e prova a disegnare una mappa storico-critica della poesia italiana dell'ultimo Novecento e di questi anni, ma non solo.‎

‎Tarantino Stefania‎

‎Aneu metròs-Senza madre. L'anima perduta dell'Europa: Maria Zambrano e Simone Weil‎

‎br. La ricerca di Stefania Tarantino porta alla luce le riflessioni di Maria Zambrano e di Simone Weil sull'origine della violenza europea, reinterpretando alcuni luoghi fondativi del pensiero occidentale. Vissute controcorrente nella bufera del Novecento, le due filosofe, seppur in maniera diversa, hanno mostrato i meccanismi che hanno modellato la struttura simbolica del dominio, della superbia della metafisica occidentale nei confronti della materialità del corpo materno. Tutto ciò ha determinato un oltrepassamento senza misura dei limiti imposti alla condizione umana, a favore di una oggettivazione intellettuale sempre più calcolante della natura umana e della realtà. La svalutazione del corpo-materia ha provocato la distruzione di quegli antichi saperi che, inizialmente, riguardavano la connessione originaria di corpo, anima e mondo. Madre, materia, misura, simbolizzano la generazione di ogni cosa nella sua misura, nella giusta separazione, la manifestazione ordinata ed equilibrata delle cose e degli esseri attraverso un principio generatore.‎

‎Nietzsche Friedrich‎

‎Sull'utilità e il danno della storia per la vita‎

‎br. In questo saggio del 1874, che costituisce la seconda delle quattro "Considerazioni inattuali", Nietzsche attacca la cultura storicistica della sua epoca, sostenendo come 'l'eccesso di storia' sia responsabile di un sentire opprimente e dell'incapacità dell'uomo di plasmare liberamente il proprio futuro. Solo attraverso l'oblio, l'uomo può avere accesso alla vera felicità, giacché solo esso (prerogativa e dono degli animali) può assicurare il rifiorire perenne della vita. "L'eccesso di storia è un danno per la vita: noi dobbiamo avere coscienza storica, ma quanto basta per la vita (...). Noi soffriamo di una febbre storica". Tutto ciò che appartiene al passato non aiuta la vita, ma costituisce un'insuperabile e oppressiva allucinazione. La Storia non fa che renderci schiavi del nostro tempo, nostalgici di un passato irripetibile. Non è la storia, sostiene Nietzsche, che deve dominare la vita, bensì l'esatto contrario. Occorre semplicemente usufruire della Storia per arricchire la qualità della nostra esistenza. È nei giovani che il filosofo ripone le sue speranze: grazie al loro istinto naturale, essi si rendono conto della malattia storica, rivolgendosi all'antistorico, ovvero all'arte di dimenticare.‎

‎De Felice Renzo; Parlato G. (cur.)‎

‎Scritti giornalistici. Vol. 1/1: Dagli ebrei a Mussolini (1960-1974)‎

‎brossura‎

‎Urbano Annalisa; Varsori Antonio‎

‎Mogadiscio 1948. Un eccidio di italiani fra decolonizzazione e guerra fredda‎

‎br. Il trattato di pace del 1947 aveva previsto la rinuncia dell'Italia alle proprie colonie, che già durante la guerra erano passate sotto l'amministrazione militare britannica. Londra, che mirava a imporre la propria influenza sull'ex impero italiano, in Somalia aveva incoraggiato la nascita di un movimento nazionalista. L'Italia aveva puntato invece al «ritorno in Africa», sostenendo gruppi filo-italiani. Le tensioni si acuirono: 1'11 gennaio 1948, nel corso di incidenti circa cinquanta italiani e una decina di somali vennero uccisi, mentre le autorità britanniche si rivelarono incapaci di mantenere l'ordine. Nonostante la gravità dei fatti e le reazioni immediate, l'eccidio di Mogadiscio sarebbe ben presto caduto nell'oblio. Sulla base di un'ampia documentazione, il volume ricostruisce quella tragica vicenda, inserendola nel contesto degli eventi coevi: dalle elezioni del 18 aprile '48 allo scontro Est-Ovest, alle difficili relazioni italo-britanniche, alla realtà politica e sociale somala, al processo di decolonizzazione.‎

‎Morelli Gabriele‎

‎Neruda‎

‎br. «Nessun poeta dell'emisfero occidentale del nostro secolo - ha scritto Harold Bloom - regge un confronto aperto con lui». Il libro ricostruisce le tappe esistenziali e le opere di Neruda, a partire dalle raccolte giovanili "Crepusculario" e "Veinte poemas de amor..." e racconta gli incontri con Borges, lo scrittore Guillermo de Torre e il poeta César Vallejo nel viaggio verso Oriente, dove Pablo soggiorna come console, mentre nascono le prime liriche di "Residencia en la tierra" che inaugurano una nuova scrittura. Quindi descrive la stagione di Neruda a Madrid, accolto con successo da García Lorca e i rappresentanti della Generazione del '27 e la maturazione politica del poeta a favore dell'impegno sociale e della Repubblica durante della guerra civile spagnola, che ispira il libro "España en el corazón". Negli anni Cinquanta, inseguito da un ordine di cattura del Presidente González Videla, Neruda raggiunge Parigi, quindi l'Italia e l'isola di Capri, dove vive il romanzo d'amore con Matilde Urrutia, reso noto dal film Il postino. Il capitolo finale, dopo la scoperta dei crimini di Stalin e l'adesione all'utopia socialista di Salvador Allende, racconta l'ultimo amore segreto del poeta, descrive il libro inedito "Álbum de Isla Negra", ricostruisce i giorni della morte e la leggenda del suo possibile avvelenamento...‎

‎Schmitt Carl; Salvatore A. (cur.)‎

‎La situazione della scienza giuridica europea‎

‎br. Cosa resta dell'ordine giuridico in una società dominata dagli automatismi della tecnica, in cui la produzione di leggi sembra rispondere sempre più a esigenze e interessi estranei alla sfera pubblica? Qual è il compito della scienza giuridica in una situazione storica segnata da una babele di contesti regolativi irrelati e spesso in conflitto? E quale, in questo quadro, il destino dell'Europa, culla e unica erede di una tradizione giuridica più che millenaria? La situazione della scienza giuridica europea, pubblicato nel 1950 ma scritto significativamente negli ultimi anni di guerra, è al contempo un'originale ricostruzione genealogica del diritto moderno e un drammatico appello alla missione del giurista, chiamato a prendere coscienza del proprio ruolo di custode dell'autonomia e della dignità del diritto, massimamente in tempo di crisi. È alla scienza giuridica, infatti, che il saggio affida il compito di garantire l'unità politica e culturale dell'intero continente europeo all'indomani del più cruento conflitto della storia dell'umanità. Nelle pagine tanto polemiche quanto appassionate di quello che resta un testo ineludibile per pensare il ruolo del diritto nella tribolata Europa di oggi, Schmitt rievoca i fantasmi di una storia irrisolta, rimossa troppo in fretta: le lacerazioni della guerra, il fondamento dell'identità europea, la responsabilità della scienza, e non da ultimo lo spettro di un uomo che si richiama alla sacralità di principi di civiltà e conquiste giuridiche che solo pochi anni prima, da goffo apologeta del nazismo, aveva contribuito a distruggere.‎

‎Bozzola Sergio‎

‎Forme e figure della saggistica di Calvino‎

‎br. Di Italo Calvino (1923-1985) sono sempre state approfondite, discusse, analizzate le forme narrative della sua prolifica attività di scrittore. L'interesse degli studiosi si è invece solo saltuariamente soffermato sulla sua attività critica. Oggetto di questo volume è proprio la scrittura saggistica di Calvino, da Una pietra sopra (1980, ma con testi che vanno dal 1955 alla fine degli anni Settanta) a Collezione di sabbia (1984), fino alle postume Lezioni americane, ovvero le tre raccolte di saggi composte direttamente o indirettamente dall'autore stesso e dunque pensate come insiemi. A partire da uno spoglio ampio e sistematico della lingua e dello stile calviniani (come a tutt'oggi ancora non è stato fatto al di fuori del dominio narrativo), sono esaminati l'organizzazione del macrotesto, i modi di costruzione dei singoli saggi, le forme dell'argomentazione, i fenomeni di incrocio e contaminazione di generi e tipologie testuali (emersioni narrative nella scrittura saggistica, funzione delle descrizioni, dialoghi, ecc.); quindi, in un progressivo dettagliamento della prospettiva, le figure dell'elocutio (come la ripetizione e l'accumulazione), le metafore critiche e il linguaggio figurato. Fenomeni e forme vengono collocati entro la cornice di un "primo" e di un "secondo" Calvino, prima, durante e dopo il cambiamento che coinvolge la sua intera esperienza intellettuale e letteraria lungo gli anni Sessanta del Novecento: dalle posizioni piú ideologiche e agonistiche del primo decennio postbellico, all'atteggiamento scettico e alla postura appartata che caratterizzeranno narrativa e saggismo fino alle Lezioni americane.‎

‎Maurizi Marco‎

‎La vendetta di Dioniso. La musica contemporanea da Schönberg ai Nirvana‎

‎br. Quando, durante gli anni dell'università, scoprii l'esistenza della «filosofia della musica» pensai che si trattasse di qualcosa che avevo iniziato a coltivare, inconsapevolmente, già durante l'adolescenza, quando rimanevo incantato dall'emozionante - e per me un po' enigmatica - armonia d'apertura del III movimento della Sesta di Beethoven e seguivo quasi con trepidazione i volteggi della sincopata melodia dell'oboe, cercando di capire che rapporto ci fosse tra il programma «pastorale» di quell'opera e la musica. L'esigenza di trovare parole in grado di comprendere e spiegare l'intrico e la fascinazione che la musica esercita sull'anima mi accompagna fin da allora. Ma ricordo benissimo che il primo vero incontro con la musica avvenne molti anni prima, per caso, alla radio, durante l'infanzia. Seduto sul divano, in un pigro pomeriggio, venni investito dalle vorticose terzine iniziali della "Notte sul Monte Calvo" di Musorgskij con ciò che ne seguiva. Ne rimasi letteralmente terrorizzato. E scoprii una delle prodigiose caratteristiche della musica, il cui linguaggio - perfino nei silenzi espressivi - assomiglia così tanto al nostro ma la cui intenzione profonda eternamente ci sfugge: essa sembra riuscire a comprenderti perfino quando ti lascia ammutolito. (M.M.)‎

‎Mink Janis‎

‎Miró. Ediz. italiana‎

‎ill., ril. Con una carriera lunga settant'anni, il catalano Joan Miró (1893-1983) fu un eclettico gigante dell'arte moderna. Dalla pittura alla scultura, dai libri d'arte ad arazzi e ceramiche, realizzò innumerevoli capolavori, aderendo di volta in volta a varie correnti, quali i Fauves, il surrealismo, il dadaismo, il realismo magico, il cubismo e l'astrattismo. L'impressionante corpus di opere realizzate mette in luce una costante evoluzione che mira a respingere qualsiasi tentativo di categorizzazione e l'approvazione della critica borghese: delineando al contempo i mondi onirici tipici dell'artista. Salito alla ribalta all'inizio degli anni Venti, Miro si dedicò inizialmente a sperimentazioni di stampo fauves e cubista per poi sviluppare il proprio stile peculiare basato su simboli e pittogrammi disposti in enigmatiche narrazioni visive con frequenti riferimenti alla vita catalana. Con l'avanzare della sua carriera, Miró si orientò verso il surrealismo e, pur non essendosi mai del tutto identificato con questa corrente, divenne noto come uno dei suoi esponenti più celebrati in virtù del ricorso a tecniche quali il disegno automatico, l'astrazione lirica e la pittura a campi di colore. In seguito diversificò ulteriormente i propri mezzi espressivi, lavorando con ceramiche, tessili e arrivando a proporre sculture fatte di gas. Con i suoi colori vividi, le fantasie oniriche e i simboli enigmatici, questo libro riunisce i numerosi filoni dell'opera caleidoscopica di Miró.‎

‎Viola Paolo‎

‎Storia moderna e contemporanea. Vol. 4: Il Novecento‎

‎brossura Pur mantenendo la divisione tradizionale tra storia moderna e contemporanea, segnata dalla cesura del 1815, questo Manuale si presenta profondamente innovativo sotto diversi aspetti. Non è una storia esclusivamente italiana o europea, è una storia narrata, caratterizzata da uno sforzo squisitamente letterario.‎

‎Sozzi L. (cur.)‎

‎Storia europea della letteratura francese. Vol. 2: Dal Settecento all'età contemporanea‎

‎br. Anche questo secondo volume intende sottolineare la dimensione europea di una letteratura che viene studiata, di solito, in termini strettamente nazionali. Col Settecento ha inizio la "modernità" di una produzione letteraria la cui lezione costituisce ancora oggi un esemplare punto di riferimento. L'Illuminismo francese si diffonde in Europa grazie alla clarté di una lingua di cui viene celebrata l'universalità, e tuttavia rappresenta il grande momento della fortuna del pensiero inglese (Hume, Locke) così come sul piano narrativo i romanzi di Prévost, Laclos, Crébillon, Rétif de La Bretonne, non mancano di ispirarsi alla coeva narrativa anglosassone. Se sulla scena trionfano Marivaux per la commedia e Voltaire per la tragedia (ma hanno anche larga diffusione popolare i canovacci della commedia dell'arte), sul piano della scrittura filosofica s'impone la grande triade Voltaire, Diderot, Rousseau, con aperture tuttavia che vanno al di là del sensismo, recuperando sensibilità e sentimento. Sul piano del gusto poetico, la corrente neoclassica così viva in Europa trova anche in Francia esponenti di prim'ordine (Chénier). All'influsso anglosassone succede, nella stagione romantica, quello germanico, da Madame de Staèl a Nerval. Si tornerà al primato francese con due grandi maestri: grazie a Flaubert e Baudelaire nascono, in Europa, il nuovo romanzo e la nuova poesia lirica. Con i simbolisti e i decadenti, Proust e Valéry, e poi Sartre e Camus si imporranno nuovi modelli provenienti dalla Francia.‎

‎Hourdin Georges; Ferrari G. (cur.)‎

‎Simone Weil‎

‎brossura‎

‎Gullino G. (cur.); Ivetic E. (cur.)‎

‎Geografie confessionali. Cattolici e ortodossi nel crepuscolo della Repubblica di Venezia (1718-1797)‎

‎br. Il volume ricompone i filoni d'indagine e le conoscenze sulle vicende e sulle situazioni confessionali nella Repubblica di Venezia durante il suo ultimo secolo. Da un lato, la Chiesa cattolica, la confessione ufficiale dello Stato veneto; dall'altro, le Chiese ortodosse, greca e serba. Si parte da una riflessione aggiornata sul rapporto fra Stato e Chiesa, dagli studi sul cattolicesimo di Venezia stessa, per concentrarsi sulle situazioni confessionali e sui problemi peculiari alla geografia dei domini marittimi, distinti fra Istria, Dalmazia e Albania Veneta, Isole Ionie. Sullo sfondo, il Settecento delle riforme, delle persistenze e dei confronti.‎

‎Caprarica Antonio‎

‎Intramontabile Elisabetta‎

‎ill., br. Per i detrattori è "Elisabetta la Lunga", la sovrana senza qualità particolari, dotata della sola virtù della longevità. Per la grande maggioranza degli inglesi, e anche per qualche convinto repubblicano, è l'amato e indiscusso simbolo della nazione e della grandezza del Paese. Per i media è un'icona mondiale. Chi è dunque, e chi è stata, nei novant'anni della sua vita, Elizabeth Alexandra Mary Windsor? Per rispondere a questa curiosità Antonio Caprarica, che ha avuto più occasioni d'incontrarla, ne ha esplorato la storia a partire dalla nascita nella casa londinese di Bruton Street, il 21 aprile 1926, e dall'infanzia trascorsa a Buckingham Palace insieme ai nonni, dai quali ha ereditato la parsimonia fino alla tirchieria e il maniacale rispetto della forma e dei ranghi che ancora oggi le vengono rimproverati. Ha seguito Elisabetta nei viaggi giovanili con Filippo e nelle stanze dove, ad appena ventisei anni, ha imparato l'arte di regnare. L'ha osservata nelle occasioni ufficiali e nelle crisi famigliari ricostruite attraverso le indiscrezioni di corte... Una biografia che ripercorre le cadute e i trionfi di oltre sessant'anni di regno, indaga sulla magia che circonda la monarchia britannica e narra, al tempo stesso, una favola d'altri tempi.‎

‎Coscetta Pino; Manganelli L. (cur.)‎

‎Viaggio in Abruzzo con Giorgio Manganelli‎

‎br. Un'amicizia durata poco più di tre anni. Dai primi di marzo del 1987 a quella tragica notte di maggio del 1990 quando, davanti a una camomilla mai consumata, lo stanco cuore di Giorgio decise che per lui, la nostra amicizia e la vita del suo padrone, sarebbe finita lì, nella cucina dell'interno otto di via Chinotto otto. Tutto ebbe inizio da quel curioso indirizzo. Dovevamo partire per un lungo reportage sull'Abruzzo. Più di tre mesi da passare insieme. Lo chiamai al telefono per la partenza fissata per il giorno dopo e lui mi chiese: "Dove ci incontriamo?", "Non si preoccupi, passo a prenderla a casa. Dove abita?", "In via Chinotto otto... ha presente via Coca Cola di Rienzo?" Il nostro viaggio alla scoperta dell'Abruzzo non poteva cominciare in maniera migliore. Questo diario di viaggio vuole essere, prima di tutto, un omaggio all'amico che se ne è andato senza salutare. E non era da lui. Poi, una cronaca minima della sua massima "riscoperta" dell'Abruzzo che aveva fugacemente visitato da giovane partendo da Milano in Lambretta ma poi non aveva più visto.‎

‎Panarari Massimiliano‎

‎Poteri e informazione. Teorie della comunicazione e storia della manipolazione politica in Italia (1850-1930)‎

‎brossura La modernità è figlia dell'accelerazione della comunicazione e della diffusione e intensificazione dell'azione dei media. Un processo che caratterizza l'intero Occidente contemporaneo, con gli Stati Uniti quali laboratorio, e con varie specificità nei diversi Stati-nazione europei. Questo volume vuole, da un lato, indagare le trasformazioni della comunicazione - tra giornalismo, evoluzione dell'opinione pubblica, sistemi politici e propaganda - nell'Italia diventata nazione unitaria, arrivando fino agli anni Trenta dei totalitarismi. E, dall'altro, si propone di ripercorrere alcuni dei nodi fondamentali dell'intreccio tra sistemi di potere, comunicazione pubblica e soggetti della politica, guardando alle innovazioni che dall'estero arrivavano nel nostro Paese. Un'analisi multidisciplinare dei processi di mediatizzazione e dei fenomeni di manipolazione all'opera nel secondo Ottocento e nei primi decenni del XX secolo, integrata da una rassegna ragionata delle principali teorie della comunicazione elaborate nel secondo Novecento.‎

‎Abrahamian Ervand‎

‎Storia dell'Iran. Dai primi del Novecento a oggi‎

‎br. L'Iran e il suo presente sospeso tra innovazione e tradizione, tra aperture al mondo e spinte integraliste riempiono le pagine della nostra attualità; ma quanti di noi ne conoscono la storia recente? Ervand Abrahamian, studioso iraniano trapiantato negli Stati Uniti, ce ne offre oggi una panoramica documentata. I principali avvenimenti sotto le dinastie dei Qajar e dei Pahlavi e sotto la Repubblica islamica, l'importanza del ruolo dello sciismo, le origini della modernizzazione, la ricerca a più riprese di una riforma democratica, la partecipazione popolare nelle rivoluzioni del 1909 e del 1979: tutto questo si snoda lungo le pagine di un libro importante nella storiografia sul Medio Oriente. Tra gli anni della scoperta del petrolio e degli interventi imperiali, tra il governo degli scià Pahlavi e la rivoluzione del 1979 e poi la nascita della Repubblica islamica, l'Iran ha vissuto un'aspra guerra con l'Iraq, la trasformazione della società sotto il governo dei religiosi e, più di recente, il rafforzamento dello stato, la lotta per il potere tra le vecchie élite, l'intellighentia e la borghesia degli affari e infine le forti tensioni internazionali causate dalla politica aggressiva e nazionalista di Ahmadinejad. Al cuore del libro c'è comunque sempre la gente dell'Iran, che ha sopportato ed è sopravvissuta a un secolo di guerre e di rivoluzioni.‎

‎De Gasperi Alcide; De Gasperi M. R. (cur.)‎

‎Lettere dalla prigione (1927-1928)‎

‎brossura Storicamente sembra molto lontano il tempo di queste lettere, ma leggendole con attenzione le troveremo vicine ai nostri sentimenti, alle nostre convinzioni. Vicine al nostro modo di amare, alle nostalgie, al timore della solitudine, alla ribellione contro le ingiustizie e anche, per chi crede, alla forza di una fede alla quale si affida ogni pena e ogni speranza. Sono sessanta lettere scritte da Alcide De Gasperi alla moglie Francesca, prima dal carcere di Regina Coeli e poi dalla clinica dove egli viene trasferito a causa della sua precaria salute, ma tenuto sotto stretta sorveglianza in attesa di giudizio e poi fino al termine della pena. Gli scritti vanno dal marzo 1927 all'ottobre 1928. Dopo le edizioni degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta queste lettere vengono ora riproposte al pubblico non solo per rinnovare la conoscenza di un uomo che ha lasciato nel nostro paese una traccia profonda, qualunque sia il giudizio che se ne vuole dare, ma per indicare alle giovani generazioni una strada ancora valida da percorrere nelle sue qualità di serietà politica, di virtù morali e di rispetto di quei valori che rendono degna la vita di un uomo.‎

‎Gide André; Gelli P. (cur.)‎

‎Diario. Vol. 1: (1887-1925)‎

‎ril. Il "diario" che André Gide cominciò a scrivere nel 1887 e tenne praticamente tutta la vita, fino alla morte nel 1951, pubblicandone larghe parti durante tutta la sua esistenza, finisce con l'essere l'opera sua più narrativa, nel desiderio di crearsi personaggio. Ma è anche indubbiamente un documento intimo, segreto, pubblico, civile, politico, per l'ansia di verità che lo anima e le battaglie condottevi (per l'omosessualità, i diritti umani violati nei paesi coloniali, in quelli comunisti). L'edizione odierna è la prima completa, perché i curatori francesi hanno recuperato anche le parti che l'autore teneva nel cassetto, ritenendole, per vari motivi, non pubblicabili.‎

‎Piety and Pragmatism: Spiritualism in Futurist Art-Arte sacra futurista: spiritualità e pragmatismo. Catalogo della mostra (Londra, 26 settembre-23 dicembre 2007). Ediz. bilingue‎

‎ill., br. Nel 1931 viene pubblicato in Italia il Manifesto dell'arte sacra futurista. Dissacrante e tagliente, come sempre, fu presto attaccato per il contrasto con il corrente gusto estetico e per espressioni irridenti la devozione. Pur ribadendo Marinetti l'anticlericalismo, l'attenzione per il sacro rappresenta un allineamento al Concordato fra Stato e Chiesa del 1929. In realtà, l'arte sacra era già praticata da alcuni futuristi, caratterizzandosi per esempi di deciso rinnovamento di un linguaggio ormai obsoleto. Il Futurismo, la cui religione era stata per anni quella del progresso e della macchina, si accorge di essersi spinto oltre i confini del tempo e della materia, là dove solo lo spirito può aleggiare. La Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra e il Ministero degli Esteri italiano, anche in vista del Centenario della fondazione del Futurismo (1909), presentano questa mostra, la prima nel suo genere, che consente un'ampia rilettura di questo sviluppo futurista fino ad ora poco studiato e conosciuto, attraverso le opere dei maggiori esponenti del movimento attivi all'epoca, a partire da Giacomo Balla, Fillia e Gerardo Dottori.‎

‎Mayer Musa‎

‎Night studio. Un racconto intimo di Philip Guston. Ediz. a colori‎

‎ill., br. Aggirandosi tra le sale della retrospettiva inaugurata in suo onore nel 1980, solo tre settimane prima della sua morte, Philip Custon aveva osservato che quella era più di una semplice mostra, era un'intera vita vissuta. NightStudio, pubblicato dalla figlia otto anni più tardi, è a sua volta una vita vissuta: è il resoconto dolce e amaro di una riconciliazione e un tentativo di entrare nel mondo di un padre per il quale l'arte era un atto di intenso egotismo. Raccogliendo memorie personali, ma anche lettere e appunti di Philip Custon, nonché interviste a chi lo aveva conosciuto, l'autrice ricompone una storia privata che comincia nella New York degli anni trenta, dove i genitori si trasferiscono in seguito a un promettente esordio come muralisti. Grazie ai sussidi del New Deal, a Manhattan è spuntata una vivace comunità di artisti ossessionati dall'idea di purezza in pittura che negli anni cinquanta balzerà agli onori della cronaca come Scuola di New York. Custon, alla perenne ricerca di un linguaggio tutto suo e diffidente verso le illusioni dell'arte per l'arte, approda tardi alla pittura non oggettiva: il vocabolario lirico e le pennellate voluttuose gli valgono una discreta fama, suggellata da una retrospettiva al Cuggenheim già nel 1962. Ma alla fine gli oggetti avranno comunque la meglio. Nel 1968, in seguito a una paralizzante crisi creativa, le forme accumulate e negate per lungo tempo si materializzano in una cascata di immagini - prima semplici oggetti della vita quotidiana, poi figure enigmatiche e fumettistiche -, giudicate intollerabili dallo stesso mondo dell'arte che lo aveva consacrato. Quel mondo per il quale ha nutrito una crescente insofferenza ora lo disgusta al punto da lasciare New York per rifugiarsi in via definitiva a Woodstock con la moglie, Musa McKim. In questo commovente affresco autobiografico, accompagnato da un'ampia selezione di opere a colori e fotografie personali, Musa Mayer ripercorre la parabola umana e artistica del padre restituendo il giusto peso anche alla figura riservata ed elusiva della madre, una donna che ha scelto di fare un passo indietro rispetto alle proprie velleità per seguire gli umori mutevoli e quel bisogno di libertà che sono propri di ogni grande artista.‎

‎Reinhold Karl L.‎

‎Saggio di una nuova teoria della facoltà umana della rappresentazione‎

‎br. L'opera, pubblicata nel 1789, costituisce un momento fondamentale del dibattito postkantiano intorno al sapere filosofico. Quale tentativo di fondare in maniera rigorosa un sistema di filosofia trascendentale avente come base il concetto di «coscienza», essa intende rispondere alle difficoltà affrontate ma non risolte dalla "Critica" di Kant. La Filosofia elementare di Reinhold - che nel saggio trova una prima importante formulazione - si presenta consapevolmente come una proposta teorica alternativa a quella kantiana.‎

‎Gilardino A. (cur.)‎

‎Guida all'interpretazione della musica barocca, classica, romantica. Per strumenti a fiato‎

‎br. Che cosa significa "suonare in stile"? È una questione di scelta dello strumento, della giusta edizione critica, di ricostruzione della prassi esecutiva? E come riconoscere un'esecuzione "storicamente informata"? A queste e molte altre domande rispondono le Guide all'interpretazione della musica barocca, classica, romantica. Grazie alla collaborazione fra Edizioni Curci e l'Associated Board of the Royal Schools of Music (ABRSM) questi volumi sono disponibili in edizione italiana, riorganizzati per ambito strumentale. Guida all'interpretazione della musica barocca, classica, romantica per strumenti a fiato contiene: una sintesi chiara di forme, significati, stili di ciascun periodo; capitoli dedicati a collocazione storica, notazione e interpretazione, fonti ed edizioni; informazioni specifiche per strumentisti a fiato: costruzione e caratteristiche degli strumenti d'epoca, prassi esecutive attestate e come realizzarle anche con strumenti moderni; esempi musicali e riproduzioni (facsimili) di fonti antiche; una selezione di ascolti autorevoli, disponibili in streaming anche tramite i QR Code presenti nel volume. Rigorosa nella ricerca e agile nell'esposizione, questa Guida offre allo studente e al docente un aiuto efficace per esibizioni stilisticamente accurate, e all'appassionato una lettura alla scoperta del suono autentico di ogni epoca.‎

‎Minchella Giuseppina‎

‎Frontiere aperte. Musulmani, ebrei e cristiani nella Repubblica di Venezia‎

‎br. Nel quadro mobile della frontiera veneto-ottomana, specchio del variegato ponte che univa Venezia all'Impero turco, emerge la labilità di un confine dinamico, caratterizzato da continui attraversamenti delle barriere geografiche e religiose. Vengono alla luce realtà plasmate dalla circolazione delle cose e delle persone, storie individuali di duplice appartenenza, profondamente segnate dalla coesistenza con l'altro. Del complesso contesto sociale della città di Venezia si ricostruisce qui la realtà segnata dalla presenza di minoranze orientali in contatto quotidiano con i sudditi della Serenissima, mettendo in luce le multiformi relazioni che nell'età moderna hanno interessato gli abitanti delle opposte sponde del Mediterraneo. Si delinea così una frontiera porosa, aperta allo scambio e alla contaminazione, che induce a leggere in modo nuovo la storia dei rapporti tra turchi, ebrei e cristiani.‎

‎Schiavone A. (cur.)‎

‎Bohumil Hrabal. Il macellaio sembrava un gufo‎

‎br. «Non urto contro i lampioni né contro i passanti, soltanto cammino e puzzo di birra e di sporcizia, ma sorrido, perché in borsa porto libri dai quali mi aspetto che a sera da loro apprenderò su me stesso qualcosa che ancora non so». La maniera giusta per leggerne gli scritti l'aveva indicata lui stesso. Mettetevi comodi, ordinate da bere, che inizio a parlare. Pardon, a scrivere. Anzi, pardon, a trascrivere. Si perché Bohumil Hrabal si è sempre dichiarato un trascrittore, ponendo in chiaro quale fosse il suo atteggiamento rispetto al mestiere dello scrivere. La sua posizione nel mondo. Trascrittore di ciò che lo circondava, della storia del suo popolo colto e infelice, scriba sudato e coinvolto, mai distante, di narrazioni orali, di urla, risate sguaiate, di cialtronerie, irregolari vicende della vita normale, di sorrisi davanti alla tragedia. Di tragici silenzi. Poeta del particolare che diventa, grazie alle sue mani, divino. Un tramite, volendo addirittura svilire l'intenzione. Una brocca che si riempie e riversa. Toccato dal dono e perciò in grado di far comunicare attraverso se stesso l'eterno e il quotidiano. Rielaborare tutto, riciclare. Come quelle comunità ormai confinate nell'aneddotica e nel racconto buffo, in cui gli abitanti vivono reinventando gli oggetti che la società normale getta via. In Hrabal tutto è superfluo ma ogni parola è messa proprio lì dove dovrebbe stare.‎

‎Lévinas Emmanuel; Marcel Gabriel; Ricoeur Paul; Riva F. (cur.)‎

‎Il pensiero dell'altro‎

‎br. Il volume propone tre importanti e decisivi saggi apparsi insieme nel 1954: "Simpatia e rispetto" di Ricoeur, "Per una filosofia dell'amore" di Marcel, "L'io e la totalità" di Lévinas. Amore e simpatia, rispetto e giustizia, responsabilità e riconoscimento sono le parole-chiave a cui Lévinas, Marcel e Ricoeur affidano la possibilità, che è anche una difficoltà, di pensare all'altro. Questo impone una duplice presa di coscienza: vi è, da una parte, la miseria delle parole che di solito dicono dell'altro, coniate sul dominio delle cose e imposte da un «io» signore solitario del mondo, e, dall'altra parte, l'ingenuità di ritenere che la conoscenza detenga sempre e comunque un primato sull'etica. La presente edizione è arricchita da un nuovo saggio introduttivo di Franco Riva.‎

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