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‎DI CASTRO EUGENIO‎

‎RICORDI DEI VECCHI RIONI ROMANI‎

‎In 8°; 309, (3) pp. e due tavole più volte ripiegate. Brossura editoriale con titolo impresso in nero al piatto anteriore. Importante apparato grafico. Prima edizione di questa curiosa ed interessante storia locale romana. Ottimo esemplare.‎

‎COSSA PIETRO‎

‎BEETHOVEN DRAMMA IN CINQUE ATTI in prosa di Pietro Cossa.‎

‎17,6x11,6 cm; 135, (1 b.) pp. Legatura in brossura azzurra. Prima edizione di questo dramma in cinque atti ispirata a Beethoven scritta dal grande drammaturgo romano Pietro Cossa. All'interno ottimo stato diconservazione. PRIMA EDIZIONE DISCRETAMENTE RARA.‎

‎MARTINI FAUSTO M.‎

‎L'Altra nanetta. Commedia in tre atti.‎

‎18x12,5 cm; 105, (3) pp. Brossura editoriale ill. da B. Disertori. Involucro editoriale protettivo di carta velina. Qualche piccola foritura dovuta alla qualità della carta sulla copertina, ma per il resto copia in perfette condizioni, ancora intonsa. Prima edizione di questa commedia in tre atti scritta dallo scrittore e commediografo romano Fausto Maria Martini. Gambetti-Vezzosi, Rarità Bibliografiche del novecento italiano, Bonnard, 2007, pag. 531. PRIMA EDIZIONE, curiosamente ancora sotto la carta velina che veniva utilizzata per la distribuzione delle copie.‎

‎Da Kempis Tommaso e Bergamuccio Bergamai‎

‎Opere spirituali del R. Padre D. Tommaso da Kempis canonico regolare tradotte dal latino in lingua italiana dall'eccellente M. Borgamuccio Borgamai nell'anno 1568. Nuovamente ricorretta e ridotta a migliore ortografia.‎

‎In 16° (14x9,3 cm); VII, 168, pp. Senza Legatura ma non slegato. Edizione coretta della traduzione di Borgarucci Borgamai, celebre traduttore e studioso originario di Canziano presso Gubbio (PG), delle opere spirituali di Tommaso da Kempis. Tommaso da Kempis, al secolo Thomas Haemerkken (Kempen, 1380 circa – Zwolle, 25 luglio 1471), è stato un monaco tedesco, noto soprattutto per essere il presunto autore del De imitatione Christi (Imitazione di Cristo). Tommaso viene detto da Kempis poiché questo era il nome della sua città natale, Kempen in Germania. Egli vi nacque intorno al 1380. Il suo cognome era Hemerken, "piccolo martello". In un'epoca travagliata Tommaso visse una vita tranquilla, spese molto del suo tempo tra esercizi devozionali, composizione e copiatura di testi. Egli copiò almeno quattro volte la Bibbia. Una di queste copie, rilegata in cinque volumi, è conservata a Darmstadt. Nei suoi scritti, ci sono molte citazioni bibliche, specialmente del Nuovo Testamento. Tommaso da Kempis appartiene alla corrente dei mistici che si diffuse lungo il Reno dalla Svizzera fino a Strasburgo e Colonia. Egli era un seguace di Geert Groote e Florentius Radewijns, fondatori dei Fratelli della Vita Comune. I suoi scritti sono tutti di carattere devozionale. È considerato autore, o comunque uno dei maggiori autori, de l'Imitazione di Cristo. Questo documento medioevale di sapienza cristiana redatto appositamente per la formazione dei monaci ed inizialmente indirizzato esclusivamente a loro, costituisce uno degli esempi della più alta mistica di orientamento cristiano che ha formato generazioni di seguaci di Cristo anche non monaci. Tra gli scritti di Tommaso da Kempis ci sono anche trattati, meditazioni, lettere, omelie, il racconto della vita di Santa Liduina, le biografie di Geert Groote, Florentius Radewijns e di altri nove compagni. Questi lavori hanno uno stile simile ad Imitazione di Cristo, prolungandosi nella meditazione della vita, delle benedizioni del Cristo, e dell'Incarnazione di Gesù. Non comune, nessun esemplare censito in ICCU. Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione.‎

‎DURANT WILL‎

‎TEORIA DELLA CIVILTà, I SECOLI DELL'IMPERO‎

‎In 8°; 501, (3) pp. Legatura in similpelle con sopraccoperta editoriale. Volume terzo tomo secondo "Cesare e Cristo" della collana , "Storia della civiltà, il mondo antico". Da Augusto al 192 d.c. Ottimo esemplare come nuovo.‎

‎Giovanni Gualberto Uccelli e Giuseppe Gazzeri‎

‎Saggio sulle Terme Rosellane del dottore Gio. Gualberto Uccelli, Medico primario dell'I. e R. Arcispedale di S. M. N., uno de' componenti l'I. E. R. collegio medico fiorentino, socio dell'I. E. R. Accademia de' Georgofili di Firenze dell'Etrusca di Cortona, e di altre accademie. Con l'aggiunta dell'analisi delle acque del Professore Giuseppe Gazzeri.‎

‎pIn 8° (19x12 cm); 158, (2) pp. Legatura brossura di recupero. Tagli spruzzati in rosso. Piccola fascetta, in parte abrasa, applicata dal libraio-venditore del volume al margine basso del frontespizio in corrispondenza dei dati di stampa. Prima rara edizione, due soli esemplari censiti in ICCU, di questo importante studio di storia locale grossetana dedicata alle celebri terme di Roselle che sorgevano in epoca etrusca prima e romana poi, nelle vicinanze dell'omonima località di Roselle sulle pendici di una collina. Il complesso termale era caratterizzato da murature che in alzato presentavano la tecnica dell'opus reticulatum con zoccolo e ammorsature in laterizio, mentre in fondazione si aveva l'opus caementicium. La struttura, in base a quello che si può dedurre da scavi recenti, era divisa in due settori, con una zona intermedia d'angolature di non chiara estensione. Lo studio che comprende anche sia l'analisi delle acque di Uccelli sia quelle realizzate alcuni anni prima da Gazzeri, è una ricostruzione attenta della storia delle terme dalla loro fondazione fino all'abbandono della città di Roselle all'inizio del settecento. Particolare rilevanza è data all'impiego medico delle acque di Roselle. All'interno il volume si presenta in buone condizioni di conservazione, raro.‎

‎Jane Martineau e Andrrew Robinson‎

‎La Gloria di Venezia l'arte nel diciottesimo secolo‎

‎In 8° (29,8x24,8 cm); 528 pp. Legatura editoriale in tutta tela nera con sovraccoperta editoriale. Testo italiano, con 292 illustrazioni in nero e a colori. Come nuovo.‎

‎AA. VV.‎

‎Venezia e la Roma dei Papi‎

‎In 4° grande (29x25 cm); 303, (1) pp. Legatura editoriale in tutta tela bianca, con sovraccoperta editoriale illustrata e cofanetto editoriale illustrato. Esemplare in ottime condizioni di conservazione di questo importante studio sul rapporto secolare fra Venezia ed il Vaticano. Prima edizione.‎

‎Rochère (Mme La Comtesse de la)‎

‎ROME. SOUVENIRS RELIGIEUX, HISTORIQUES, ARTISTIQUES DE L'EXPEDITION FRANCAISES EN 1849 ET 1850‎

‎In 8° (24x15 cm); (4), 516 pp. e 8 c. di tav. compresa l’antiporta incisa. Bellissima legatura editoriale in piena tela blu scuro con ricchissimi fregi in oro ed ai piatti. Prima edizione, una seconda uscì nel 1854, di questa celebre descrizione della Roma di metà ottocento. L’opera contiene 8 belle e fini vedute di Roma e del Vaticano ognuna protetta da una velina. L'opera contiene anche una descrizione della festa della vendemmia. Tagli in oro. Prima edizione in buone condizioni di conservazione e completo della sua legatura originale.‎

‎VEDRIANI LODOVICO‎

‎LE VITE ET ELOGII DE CARDINALI MODONESI. CAVATI DA VARI AUTORI PER D. LODOVICO VEDRIANI DA MODONA‎

‎In 8° (18x14 cm); 94, (2) pp. Legatura in cartoncino coevo molle, dorso con rinforzo in cartoncino bianco. Stemma xilografico al frontespizio "Uno scoglio tra le onde del mare. In una cornice ovale. Motto su un nastro: Virtuti fidens". Il frontespizio presenta una carta leggermente debole. Una piccola mancanza ai margini esterni bianchi delle ultime due carte, ininfluente. Belle testatine, finalini ed inixiali xilografiche. Timbri dei censori estensi alla prima e all'ultima carta. Celebre prima edizione, non comune, di questo importante trattato di storia locale scritto da Ludovico Vedriani e stampato da Soliani. L'opera contiene vari brevi cenni biografici di alcuni illustri cardinali di origine modenese tra cui Tomaso Frignano, Gabriele Rangone, Giovanni Battista Ferrari, Tomaso Badia, Alessandro d'Este e vari altri di queste illustri famiglie modenesi. Qualche lieve segno del tempo, qualche pagina uniformemente brunita e poi per il resto nel complesso buono stato di conservazione.‎

‎Angelo Secchi‎

‎Serie Seconda delle Misure Micrometriche fatte all'Equatoriale di Merz dal Collegio Romano dal 1863 al 1866 inclusive stelle doppie e nebulose.‎

‎30,8x23 cm; 14, (2) pp. Brossura editoriale con titolo impresso in nero entro cornice al piatto anteriore. Prima edizione in forma di estratto. Padre Pietro Angelo Secchi (Reggio nell'Emilia, 28 giugno 1818 - Roma, 26 febbraio 1878) fu celebre astronomo e geodeta appartenente all'Ordine dei Gesuti. Fu direttore dell'Osservatorio del Collegio Romano fu il primo a classificare le stelle in classi spettrali fondando la spettroscopia astronomica. Allievo di Giovanni Battista Pianciani (1784 - 1862) e Francesco De Vico (1805 - 1848), iniziò la sua brillante carriera astronomica nel 1848 quando, a causa delle condizioni politiche turbolente italiane ed in particolare romane, fu costretto ad emigrare in Inghilterra insieme ai suoi confratelli. Fuggito in Inghilterra venne assunto come assistente da padre Curley, direttore dell'Osservatorio della Georgetown University. Ritornato a Roma all'Osservatorio romano riprese il progetto di Boscovich di ammodernare la struttura per renderla una delle più avanguardistiche del mondo. Alla struttura vennero aggiunti alcuni ambienti riservati ad abitazione, uno studio, una biblioteca, quattro corpi di fabbrica per le osservazioni meridiane (una per il grande equatoriale, una per l'equatoriale minore di Chauchaoix e infine un gabinetto magnetico e uno meteorologico). Autore di numerosi trattati ed articoli di notevolissima importanza, prese parte a numerose spedizioni internazionali, venendo universalmente riconosciuto come uno delle più importanti figure del panorama astronomico mondiale della seconda metà del XIX° secolo. Le sue conoscenze ed interessi erano variegati. Lo Stato Pontificio lo mise a seguire lavori sugli acquedotti e la sanità e a studiare il clima e l'elettricità. Fu autore di diversi studi di geodetica. Nel 1867, fece scalpore il suo "Meteorografo", un'invenzione presentata a Parigi all'Esposizione Universale. Tale fu il successo di questo strumento che Napoleone III gli conferì la Legione d'Onore. Ma i suoi più grandi successi li ottenne nel campo della nascente astrofisica divenendone uno dei fondatori e delle figure chiave. Durante la sua vita osservò dal vivo numerose eclissi solari, organizzando importanti spedizioni per il loro studio e rilevando,insieme a Tacchini, le prime (e da quel momento ininterrotte fine ad oggi) serie di immagini spettroscopiche del bordo solare. "Alle prime notizie delle osservazioni di spettroscopia stellare il S. con un prisma obiettivo e con varî spettroscopî volle vedere, come egli stesso ebbe a scrivere, se, come sono innumerabili le stelle, fosse pure proporzionatamente varia la loro composizione, trovando "che mentre le stelle sono numerosissime, pure i loro spettri si riducono a poche forme ben definite e distinte che per brevità noi chiamiamo tipi". La scoperta dei suoi famosi tipi spettrali era avvenuta e l'esame di 4000 stelle gli permetteva di classificarle in 5 tipi" da Treccani, Enciclopedia Italiana 1936.‎

‎Angelo Secchi‎

‎Di alcuni fenomeni accaduti nella scarica di un fulmine in Alatri‎

‎30,8x23 cm; 7, (1) pp. Brossura editoriale con titolo impresso in nero entro cornice al piatto anteriore. Descrizione di un fulmine che colpì la città di Alatri in provincia di Frosinone dove Secchi aveva posizionato diversi parafulmini. Prima edizione in forma di estratto. Padre Pietro Angelo Secchi (Reggio nell'Emilia, 28 giugno 1818 - Roma, 26 febbraio 1878) fu celebre astronomo e geodeta appartenente all'Ordine dei Gesuti. Fu direttore dell'Osservatorio del Collegio Romano fu il primo a classificare le stelle in classi spettrali fondando la spettroscopia astronomica. Allievo di Giovanni Battista Pianciani (1784 - 1862) e Francesco De Vico (1805 - 1848), iniziò la sua brillante carriera astronomica nel 1848 quando, a causa delle condizioni politiche turbolente italiane ed in particolare romane, fu costretto ad emigrare in Inghilterra insieme ai suoi confratelli. Fuggito in Inghilterra venne assunto come assistente da padre Curley, direttore dell'Osservatorio della Georgetown University. Ritornato a Roma all'Osservatorio romano riprese il progetto di Boscovich di ammodernare la struttura per renderla una delle più avanguardistiche del mondo. Alla struttura vennero aggiunti alcuni ambienti riservati ad abitazione, uno studio, una biblioteca, quattro corpi di fabbrica per le osservazioni meridiane (una per il grande equatoriale, una per l'equatoriale minore di Chauchaoix e infine un gabinetto magnetico e uno meteorologico). Autore di numerosi trattati ed articoli di notevolissima importanza, prese parte a numerose spedizioni internazionali, venendo universalmente riconosciuto come uno delle più importanti figure del panorama astronomico mondiale della seconda metà del XIX° secolo. Le sue conoscenze ed interessi erano variegati. Lo Stato Pontificio lo mise a seguire lavori sugli acquedotti e la sanità e a studiare il clima e l'elettricità. Fu autore di diversi studi di geodetica. Nel 1867, fece scalpore il suo "Meteorografo", un'invenzione presentata a Parigi all'Esposizione Universale. Tale fu il successo di questo strumento che Napoleone III gli conferì la Legione d'Onore. Ma i suoi più grandi successi li ottenne nel campo della nascente astrofisica divenendone uno dei fondatori e delle figure chiave. Durante la sua vita osservò dal vivo numerose eclissi solari, organizzando importanti spedizioni per il loro studio e rilevando,insieme a Tacchini, le prime (e da quel momento ininterrotte fine ad oggi) serie di immagini spettroscopiche del bordo solare. "Alle prime notizie delle osservazioni di spettroscopia stellare il S. con un prisma obiettivo e con varî spettroscopî volle vedere, come egli stesso ebbe a scrivere, se, come sono innumerabili le stelle, fosse pure proporzionatamente varia la loro composizione, trovando "che mentre le stelle sono numerosissime, pure i loro spettri si riducono a poche forme ben definite e distinte che per brevità noi chiamiamo tipi". La scoperta dei suoi famosi tipi spettrali era avvenuta e l'esame di 4000 stelle gli permetteva di classificarle in 5 tipi" da Treccani, Enciclopedia Italiana 1936.‎

‎Angelo Secchi‎

‎Sull'Aurora Elettrica del 4 febbraio 1872, Memoria del P. Angelo Secchi.‎

‎30,8x23 cm; 14, (2) pp. Brossura editoriale in cartoncino azzurro con titolo impresso in nero entro cornice al piatto anteriore. Descrizione ed analisi di una celebre Aurora Boreale apparsa nei celi di Roma nel giorno del 4 febbraio del 1872. Prima edizione in forma di estratto. Padre Pietro Angelo Secchi (Reggio nell'Emilia, 28 giugno 1818 - Roma, 26 febbraio 1878) fu celebre astronomo e geodeta appartenente all'Ordine dei Gesuti. Fu direttore dell'Osservatorio del Collegio Romano fu il primo a classificare le stelle in classi spettrali fondando la spettroscopia astronomica. Allievo di Giovanni Battista Pianciani (1784 - 1862) e Francesco De Vico (1805 - 1848), iniziò la sua brillante carriera astronomica nel 1848 quando, a causa delle condizioni politiche turbolente italiane ed in particolare romane, fu costretto ad emigrare in Inghilterra insieme ai suoi confratelli. Fuggito in Inghilterra venne assunto come assistente da padre Curley, direttore dell'Osservatorio della Georgetown University. Ritornato a Roma all'Osservatorio romano riprese il progetto di Boscovich di ammodernare la struttura per renderla una delle più avanguardistiche del mondo. Alla struttura vennero aggiunti alcuni ambienti riservati ad abitazione, uno studio, una biblioteca, quattro corpi di fabbrica per le osservazioni meridiane (una per il grande equatoriale, una per l'equatoriale minore di Chauchaoix e infine un gabinetto magnetico e uno meteorologico). Autore di numerosi trattati ed articoli di notevolissima importanza, prese parte a numerose spedizioni internazionali, venendo universalmente riconosciuto come uno delle più importanti figure del panorama astronomico mondiale della seconda metà del XIX° secolo. Le sue conoscenze ed interessi erano variegati. Lo Stato Pontificio lo mise a seguire lavori sugli acquedotti e la sanità e a studiare il clima e l'elettricità. Fu autore di diversi studi di geodetica. Nel 1867, fece scalpore il suo "Meteorografo", un'invenzione presentata a Parigi all'Esposizione Universale. Tale fu il successo di questo strumento che Napoleone III gli conferì la Legione d'Onore. Ma i suoi più grandi successi li ottenne nel campo della nascente astrofisica divenendone uno dei fondatori e delle figure chiave. Durante la sua vita osservò dal vivo numerose eclissi solari, organizzando importanti spedizioni per il loro studio e rilevando,insieme a Tacchini, le prime (e da quel momento ininterrotte fine ad oggi) serie di immagini spettroscopiche del bordo solare. "Alle prime notizie delle osservazioni di spettroscopia stellare il S. con un prisma obiettivo e con varî spettroscopî volle vedere, come egli stesso ebbe a scrivere, se, come sono innumerabili le stelle, fosse pure proporzionatamente varia la loro composizione, trovando "che mentre le stelle sono numerosissime, pure i loro spettri si riducono a poche forme ben definite e distinte che per brevità noi chiamiamo tipi". La scoperta dei suoi famosi tipi spettrali era avvenuta e l'esame di 4000 stelle gli permetteva di classificarle in 5 tipi" da Treccani, Enciclopedia Italiana 1936.‎

‎Rossetti Gaetano‎

‎Cenni storici sull’origine e sui progressi della nobil casa dei duchi Lante Della Rovere‎

‎25,5×17 cm; (2 b.), 40, (2 b.) pp. Brossura editoriale azzurra con cornici xilografiche ai piatti. Frontespizio riccamente impresso in oro stampato entro cornice azzurra. Qualche lieve fioritura in poche pagine dovuta alla qualità della carta e presenta in tutti gli esemplari conosciuti e per il resto in buone condizioni di conservazione. Prima rara edizione, due soli esemplari censiti in ICCU, di questa interessante monografia dedicata alla storia della nobile famiglia romana dei Lante della Rovere. Nel 1609 la nobile famiglia pisana dei Lante, nella figura di Marc’Antonio Lante, Marchese di San Lorenzo e Monteleone (1566 – 1643) si fuse con la nobile famiglia originaria di Savona ma fortemente legata alle vicende di Urbino, dei della Rovere con il matrimonio di Marc’Antonio con Lucrezia della Rovere. Da questo momento la famiglia assunse il nome di Lante Montefeltro della Rovere. I della Rovere avevano all’epoca avuto già due papi in famiglia (Sisto IV e Giulio II) ed erano divenuti Duchi di Urbino. Un secolo dopo, a causa dell’ampliamento delle mura gianicolensi i Lante dovettero cedere al papato una parte del giardino della loro residenza romana, ricevendo però in cambio dal Papa Urbano VIII la villa di Bagnaia ed il titolo di duchi di Bomarzio, nella figura d’Ippolito Lante Montefeltro della Rovere (1618-1688) che nel 1646 ottenne, appunto, il titolo di I Duca di Bomarzio. Prima ed unica edizione di opere rara.‎

‎Anonimo‎

‎Orazioni a Maria SSMA, detta di S. Maria Maggiore con un cenno storico sull'origine del Culto della Sacra Immagine.‎

‎In 12°; 10 pp. e una c. di tav. in antiporta con immagine della "Mater Amabilis". Senza brossura ma non slegata. Prima rara edizione, nessun esemplare censito in ICCU, di questo devozionalia che contiene la storia della celebre immagine sacra conservata a Roma in Santa Maria Maggiore oggi conosciuta come "Salus Populi Romani". È ritenuta un'icona del primo millennio cristiano, dipinta secondo la tradizione da san Luca. L'immagine attuale, che mostra varie ridipinture successive risalenti al medioevo che ne rendono difficile una precisa collocazione temporale "è stata datata con sicurezza a quasi ogni possibile periodo compreso tra il V secolo e il XIII". Anche il recente studio di M. Wolf "afferma, con cautela, che è probabilmente tardoantica" nella sua forma originale. Per secoli l'icona venne posta sopra la porta del battistero della basilica e nel 1240, come si evince da un documento, le venne attribuito il titolo di Regina Coeli. In seguito fu spostata nella navata e dal XII secolo fu conservata in un tabernacolo di marmo. Dal 1613 è stata sistemata sopra l'altare della Cappella Paolina (costruita appositamente per essa). Il Pontificale Romano offre un dato ulteriore riguardo alle sue origini: "La basilica liberiana, oggi chiamata Santa Maria Maggiore, fu fondata da papa Liberio (352-366) e fu restaturata ed ampliata da Sisto III...papa Liberio selezionò un'immagine venerata che appesa nell'oratorio pontificio. Fu verosimilmente portata a Roma da Sant'Elena, madre di Costantino, nel IV secolo". "nel 593 papa Gregorio I portò in processione l'icona mariana per far cessare la peste che in quel tempo imperversava su Roma. Nel 1571 papa Pio V pregò l'icona per implorare la vittoria nella battaglia di Lepanto. Nel 1837 Papa Gregorio XVI l'ha pregata per chiedere la fine di una epidemia di colera. Altri esempi più recenti di devozione papale sono quelli di Paolo VI, Giovanni Paolo II, che l'ha indicata come protettrice delle GMG, Benedetto XVI, che ha venerato la Salus populi romani in diverse occasioni, nonché di Papa Francesco che ha effettuato la prima visita da pontefice in tale basilica per pregare innanzi a tale icona.". Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione.‎

‎Anonimo‎

‎Pensieri Cristiani per tutt'i giorni del mese coll'aggiunta di varie sentenze de' Santi, e Mestri della Vita Spirituale, che dimostrano la necessità, ed utilità dell'Orazione, ed infine diverse considerazioni sopra la Passione, e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Con gli Atti delle Virtù Teologali Fede, Speranza, Carità, e di Contrazione, ed una particolare Divozione da Praticare Verso Maria Santissima.‎

‎In 12°; 130 pp, Senza brossura ma non slegato. Testatine xilografiche. Piccolo fregio xilografico al fronetspizio. Due piccole scritte al frontespizio anticamente cancellate anche se ancora visibile. Prima ed unica edizione stampata a Roma da Slavioni di questo devozionalia di culto cattolico. Una leggera gora alle ultime pagine ma nel complesso esemplare in buone condizioni di conservazione.‎

‎Anonimo‎

‎Orazione da recitarsi da chi desidera acquistarsi la protezione della SSMA Vergine e di ottenere qualche grazia purchè sia espediente per l'eterna salute.‎

‎In 24° (12,5x8 cm); (2), 10, (2) pp. Senza Legatura ma non slegato. In barbe. In frontespizio incisione xilografica con le iniziali della Vergine Maria e una corona. Esemplare in buone ottime-condizioni.‎

‎Quadrupani Carlo Giuseppe e San Francesco da Sales‎

‎Documenti per tranquillare le anime buone tratti dai santi più illuminati e massime da S. Francesco di Sales lasciati dal P.D. Carlo Giuseppe Quadrupani barnabita. Seconda edizione romana con indice in fine.‎

‎In 16° (14,8x8,5 cm); (2), 70 pp. Senza Legatura ma non slegato. Tagli marmorizzati. Raro devozionale, nessun esemplare censito in ICCU, ispirato a massime di San Francesco da Sales, e scelte dal padre Barnabita, Carlo Giuseppe Quadrupani. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Stimolo a' fedel per segnalasi nella divozione de' due prencipi degli apostoli. Pietro, e Paolo. Per mezzo di dieci considerazioni sopra la loro vita, virtù e miracoli. Proposto da un religioso della Compagnia di Gesù e dedicato alli devoti delli medesimi santi.‎

‎In 16° (14x7,5 cm); (6), 143, (1) pp. Senza Legatura ma non slegato. In frontespizio bella incisione xilografica con cesto di uva. Testatine e capilettere incisi istoriati. Raro devozionalia, nessun esemplare censito in ICCU, dedicato alle figure degli apostoli Pietro e Paolo con considerazioni sulla vita ed i miracoli. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Preghiere ai santi apostoli Pietro e Paolo da farsi nei nove giorni di apparecchio alla loro festa. Nella Ven. Chiesa parrocchiale di S. Niccolò de' Prefetti in Campo Marzo.‎

‎In 16° (14x8 cm); (2), 12 pp. Senza Legatura ma non slegato. In frontespizio bella incisione xilografica floreale. Raro devozionalia, nessun esemplare censito in ICCU, dedicato alle figure degli apostoli Pietro e Paolo da tenersi nei giorni di Novena nella Chiesa Parrocchiale di S. Niccolò de' Prefetti in Campo Marzo a Roma. Testatine e capilettere incisi. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Breve spiegazione d'una grazia singolare fatta da San Francesco Saverio per mezzo del sagro suo braccio che si conserva nella chiesa del Gesù di Roma ed infine la novena di detto santo.‎

‎In 16° (15,7x8,5 cm); (2), 23, (1), pp. Senza Legatura ma non slegato. Rara descrizione di un miracolo avvenuto nel settecento per mezzo della reliquia del braccio di San Francesco Saverio e per intercessione dello stesso Santo. Francisco de Jasso Azpilcueta Atondo y Aznares de Javier, comunemente noto con il nome italianizzato in Francesco Saverio (Javier, 7 aprile 1506 – isola di Sancian, 3 dicembre 1552), è stato un gesuita e missionario spagnolo, proclamato santo nel 1622 da papa Gregorio XV; il suo culto è ammesso anche dalla Chiesa anglicana. Era nato in una famiglia nobile di Javier (in Navarra). I beni della famiglia erano stati confiscati da Ferdinando il Cattolico dopo la vittoria sugli autonomisti navarrini filofrancesi. Per sfuggire alla sconfitta e alla miseria si rifugiò quindi in Francia, e andò a studiare teologia alla Sorbona dove, dopo il primo triennio, divenne Magister. Nel suo stesso collegio di Santa Barbara arrivò Ignazio di Loyola che ne riconobbe immediatamente il temperamento combattivo ed ardente e decise di conquistarlo alla propria causa. Francisco Javier, indicato da Ignazio, partì per i suoi viaggi missionari nel marzo del 1541. Per le Indie si partiva da Lisbona, e il viaggio del nuovo missionario durò più di un anno: arrivò a Goa nel maggio dell'anno successivo, spingendosi poi fino a Taiwan. La tradizione vuole che egli abbia portato la propria attività missionaria fino alle Filippine, ma di questo viaggio mancano tracce documentali. Molto raro, nessun esemplare censito in ICCU. Prima ed unica edizione. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Debos Stefano‎

‎Esercizio di divozione che si pratica nove giorni innanzi la festa di San Paolo primo eremita nella chiesa del conservatorio pio della SSMA Trinità al medesimo santo dedicata in Roma operetta postuma del sacerdote Stefano Debos ultimo superstite dell'ordine di S. Paolo primo eremit, e penitenziere della Basilica Vaticana.‎

‎IIn 16° (15x8,5 cm); (4), 60, pp. Senza Legatura ma non slegato. In antiporta bella incisione xilografica raffigurante San Paolo eremita. Tagli spruzzati in rosso. Paolo di Tebe, ricordato come Paolo il Primo Eremita (Egitto, 230 circa - Tebaide, 335 circa), è considerato dalla tradizione cristiana il primo eremita; è venerato dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa Bizantina (ortodossa e greco-cattolica) e da quella copta. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Tre divote meditazioni tradotte dal francese per le monache celesti dette volgarmente Le Turchine‎

‎In 16° (15x8,5 cm); (2), 25, (1), pp. Senza Legatura ma non slegato. Tagli spruzzati in rosso. Interessanti meditazioni per le monache celesti dette volgarmente Turchine. L'Ordine della Santissima Annunziata (in latino Ordo SS. Annuntiationis) è un ordine monastico femminile di diritto pontificio: le monache dell'ordine, dette comunemente annunziate turchine, pospongono al loro nome la sigla O.SS.A. L'ordine venne fondato a Genova da Maria Vittoria De Fornari Strata (1562-1617) con il fine di adorare il mistero del Verbo Incarnato e onorare la divina maternità di Maria: il 5 agosto 1604 le prime cinque monache vennero rivestite dell'abito religioso, dando formalmente inizio all'ordine. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Istorica relazione del mirabile scuoprimento seguito nell'anno 1530 della miracolosa immagine di Maria Santissima detta della Purità in borgo custodita dal Ven. Collegio de' RR. Cappellani caudatarj degli eminentiss. Signori cardinali. Dedicata all'Emo, Rmo Principe il signor cardinale Luigi Ercolani protettore vigilantissimi di detto ven. consiglio.‎

‎In 16° (15x8,5 cm); 12 pp. e una c. di tav. in antiporta con bella immagine della sacra immagine della Madonna della Purità. Senza Legatura ma non slegato. In antiporta bella incisone xilografica raffigurante Maria Puritatis. L'opera ricostruisce il miracoloso ritrovamento della sacra immagine e i miracoli a lei attribuiti. Testatine e capilettera incisi. Tagli spruzzati in rosso. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Sagra novena della madonna Santissima delle Grazie da farsi nelli nove giorni precedenti la sua festa, che si celebra nella domenica immediata dopo il giorno undici giugno, nella sua chiesa de' PP. della Penitenza a Porta Angelica.‎

‎In 16° (15x8,5 cm); (2), 12, pp. Senza Legatura ma non slegato. Alla seconda pagina bella incisone xilografica raffigurante la Vergine delle Grazie con bambino. Al frontespizio incisione xilografica dei simbolo cristiano con croce INRI. Tagli spruzzati in rosso. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Pratica divota per onorare ogni mese i principali misteri della SS. Vergine concezione, annunziazione e assunzione che potrà anche servir di novena, o di triduo per ben disporsi a celebrare divotamente gli stessi misterj nelle rispettive loro festività.‎

‎In 16° (15x8,5 cm); (2), 36, pp. Senza Legatura ma non slegato. Al frontespizio piccola incisone xilografica raffigurante la Vergine. Bei capilettere, testatine e finalini incisi con immagini sacre. Contiene 4 belle incisioni xilografiche a piena pagina raffiguranti i tre misteri di Maria (concezione, assunzione, annunziazione) e il Sacro Cuore. Tagli spruzzati in rosso. Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione.‎

‎Anonimo‎

‎Modo di recitare la corona de' sette dolori della SS. Vergine Maria. Compatimur. Et glorificabimur.‎

‎In 16° (15x8,5 cm); (4), 12, pp. Senza Legatura ma non slegato. Testatine incise. Tagli spruzzati in rosso. Lievi bruniture. In antiporta bella immagine xilografica della Pietà con putti e Madonna trafitta al cuore da una spada mentre sorregge Gesù Cristo. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Novena da farsi in apparecchio alla festa del SS. Natale di Gesu' Bambino proposta a' suoi veri devoti.‎

‎In 16° (13,5x7,5 c-); (2), 36, pp. Senza Legatura ma non slegato. Testatine e finalini incisi. Un capolettera istoriato. Tagli spruzzati in blu. Esemplare leggermente brunito. In antiporta bella incisione xilografica raffigurante Gesù Bambino entro cornice. Al frontespizio incisione xilografica raffigurante la sacra famiglia entro ricca cornice. Raro, nessun esemplare censito in ICCU, e stampato da Roma da Salomoni. Esemplare in buone ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Orazioni e preci che si recitano nella chiesa del Gesù di Roma in onore di Cristo Crocifisso, e della Vergine Addolorata per impetrar buona morte.‎

‎In 16°(13x8); (2), 24, pp. Senza Legatura ma non slegato. Al frontespizio bella incisione xilografica raffigurante lo stemma della Compagnia di Gesù IHS. Parzialmente in barbe. Nessun esemplare censito in ICCU di questo devozionalia stampato a Roma da Mordacchini e legato alla celebre Chiesa del Gesù di Roma. La chiesa del Santissimo Nome di Gesù a Roma, conosciuta soprattutto come chiesa del Gesù o più semplicemente come Il Gesù, è la chiesa madre della Compagnia di Gesù.La costruzione della chiesa, che si affaccia su piazza del Gesù, è considerata come una svolta importante nella storia dell'arte, perché fu costruita secondo lo spirito dei decreti del Concilio di Trento: è stata progettata a navata unica, perché l'attenzione dei fedeli fosse concentrata sull'altare e sul celebrante. Costruire la chiesa era stato, già nel 1551, un desiderio di Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù ed attivo durante la riforma protestante e la successiva riforma cattolica. Papa Paolo III nel 1540 aveva autorizzato la costituzione della Compagnia di Gesù. All'epoca Paolo III viveva a Palazzo Venezia ed offrì ai primi gesuiti la cappella, vicina alla sua residenza, che si trovava sull'attuale sito della chiesa. Esemplare in buone ottime-condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Coroncina al sangue preziosissimo del nostro signore Gesù Cristo. Per uso dell'Archiconfraternita di setto sangue, del rosario della B.V. Maria, ajuto de' cristiani, dell'Anime Sante del Purgatorio, canonicamente fondata nell'altare del SSmo Crocifisso della perinsigne Basilica di San Niccolò in Carcere di Roma.‎

‎In 16° (15x8,5 cm); (1), 11, pp. Senza Legatura ma non slegato. Tagli spruzzati in rosso. Al frontespizio bella immagine xilografica del simbolo PAX. Raro devozionalia legato alla storia dell'Archiconfraternita ddel Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo nella Basilica di San Niccolò in Carcere a Roma. Esemplare in buone+ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Divoto esercizio di nove giorni che si premette alla festa del patriarca S. Giuseppe nella venerabile chiesa di S. Maria della Scala in Trastevere.‎

‎In 16° (15,5x9 cm); (2), 12, pp. Senza Legatura ma non slegato. Senza Legatura ma non slegato. Raro devozionalia, nessun esemplare censito in ICCU, dedicato a San Giuseppe. Esemplare in buone ottime condizioni.‎

‎Muzzarelli Alfonso‎

‎Novena in apparecchio alla festa del SS. Cuore di Maria Vergine del canonico Alfonzo Muzzarelli teologo della sagra penitenzieria.‎

‎In 16°(15x8,8 cm); (2), 48, pp. Senza Legatura ma non slegato. Al frontespizio bella incisione xilografica raffigurante la corona mariana. Alfonso Muzzarelli, nato a Ferrara nel 1749 fu teologo gesuita, scrittore ascetico e teologo della Penitenzieria apostolica. Esemplare in buone-ottime condizioni. Raro, nessun esemplare censito in ICCU.‎

‎Pichi Girolamo‎

‎Nuovo Esercizio Divoro in onore della Gloriosa S. Caterina da Siena, per tutto specialmente il mese di Aprile, in cui ne cade la Festa, proposto dal Sacerdote Girolamo Pichi.‎

‎In 12° (14,8x8 cm); 95, (1) pp. Legatura coeva in mezza pelle chiara con piatti foderati con bella carta marmorizzata coeva. Tagli spruzzati in azzurro. Difetti al dorso. La legatura conteneva una miscellanea di opere di devozionalia, ora presente solo quest’opera dedicata a Santa Caterina da Siena. Testatine e finalini xilografici. Prima edizione di questo raro devozionalia, un solo esemplare censito in ICCU, che ripercorre la vita della celebre santa senese. Pichi Girolamo nasce a Borgo S. Sepolcro (Arezzo) l’8 gennaio 1703. Entrò nella Compagnia di Gesù il 3 novembre 1717. Insegnò ethica (1735-1736), logica (1736-1737), physica (1737-1738), metaphysica (1738-1739), rethorica (1749-1751) e teologia morale (1751-1773) presso il Collegio Romano. Santa Caterina da Siena dichiarata dottore della Chiesa da papa Paolo VI, è patrona d'Italia, compatrona d'Europa e di Varazze ed è considerata fra le figure più mistiche della cristianità. Buono stato di conservazione, Prima rara edizione stampata dal Cannetti a Roma.‎

‎Anonimo‎

‎Esercizio divoto per nove giorni ad onore di S. Pasquale Baylon Minore Osservante Scalzo di Spagna. Al quale di dà principio il di 8. Maggio nella Chiesa di Araceli con l’esposizione del Vnerabile ad ore 22.‎

‎In 12° (15,1x8,9 cm); 22, (2) pp. Senza brossura ma non slegato. Prima edizione rara, nessun esemplare censito in ICCU, di questo scritto di devozione dedicato a San Pasquale Baylon stampato in occasione dell’esposizione del Venerabile nella chiesa di Araceli. Pasquale (Pascual) Baylón Yubero (Torrehermosa, 16 maggio 1540 – Villarreal, 17 maggio 1592) è stato un religioso spagnolo dell'Ordine dei Frati Minori Alcantarini: è stato proclamato santo da papa Alessandro VIII (1690). L'eucarestia fu il centro della sua vita spirituale. Pur essendo illetterato, seppe difendere coraggiosamente la sua fede, soprattutto riguardo l'eucarestia, rischiando anche la vita durante un difficile viaggio che, nel 1576, fu incaricat o di compiere fino a Parigi, attraversando la Francia calvinista dell'epoca. Venne proclamato beato il 29 ottobre 1618 da papa Paolo V, canonizzato nel 1690 da papa Alessandro VIII. È festeggiato il 17 maggio. Nel 1897 papa Leone XIII lo proclamò patrono delle opere eucaristiche e dei congressi eucaristici. Le sue spoglie, che si veneravano a Villarreal, furono profanate e disperse durante la Guerra Civile Spagnola (1936-39); in parte furono successivamente recuperate nel 1952. Attualmente sono principalmente conservate presso il Santuario dedicato al santo a Villarreal. Il santo viene considerato inoltre protettore di cuochi e pasticcieri perché, secondo la leggenda, sarebbe l'inventore dello zabaione. Il suo culto, oltre che nel luogo di origine, si diffuse particolarmente a Napoli nei lunghi anni della dominazione spagnola. Nella tradizione popolare napoletana il nome di Pasquale Baylon è spesso accostato all'universo femminile quale santo protettore; da qui l'invocazione: «San Pasquale Baylonne protettore delle donne, fammi trovare marito, bianco, rosso e colorito, come te, tale e quale, o glorioso san Pasquale!». Buono stato di conservazione.‎

‎Anonimo‎

‎Orazione alla Santissima Vergine per Implorare il suo soccorso ne’ presenti bisogni di Santa Chiesa.‎

‎In 12° (13,7 x 9 cm); VIII pp. Brossura coeva con motivi in rosso e verde. Piccola immagine xilografica della Madonna a pagina I (pagina che fa anche da frontespizio). Bella xilografia a pagina IV a tutta pagina con immagine della Crocefissione che anticipa i “Tre Divoti Sonetti Sulla Passione e Morte di Gesù Cristo). Stemma mariano a pagina 3. Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione di questo testo di devozione. Raro.‎

‎Anonimo‎

‎Meditazioni sopra la Remissione de’ Peccati nel tempo del Giubileo e le se le indulgenze tratte principalmente dal Concilio di Trento con una lettera sopra l’Adorazione della Croce di Monsignor Jacopo-Benigno Bossuet Vescovo di Meaux.‎

‎In 8° (16,5x9,5 cm); 156 pp. Legatura coeva in mezza pergamena con filettatura e anno al dorso. La legatura doveva contenere una miscellanea di opere di devozionalia, ora all’interno di essa rimane solo questa (la cerniera interna risulta staccata dal volume, quella anteriore è invece ben rilegata). Prima edizione di questa rara opera di devozionalia, nessun esemplare censito in ICCU, dedicata al Giubileo, alle indulgenze e alla remissione dei peccati come deciso dal Concilio di Trento. L’opera contiene anche una lettera di Jacopo Benigno Busset, vescovo di Meaux, sull’Adorazione della Croce. L’opera è stampata a Roma da Ceracchi. Tagli rossi e opera in buone condizioni di conservazione. Esemplare che si presenta all’interno in ottime condizioni di conservazione.‎

‎Anonimo‎

‎Riflessioni e pratiche per onorar il santissimo sagramento e per assistere santamente alla messa. Con atti d'accetazzione della morte.‎

‎In 12° (15x8,4 cm); (10), 148 pp. e una bella tavola d’antiporta incisa da Filippo Neri. Legatura di fine settecento in mezza pelle chiara con filetti e incisioni in oro al dorso e piatti foderati con bella carta coeva. La legatura conteneva una miscellanea di opere di devozionalia delle quali rimane ora solo questa. Un piccolo taglio, senza perdita di carta alle prime due carte, un leggerissimo alone, mai intenso (massima intensità al frontespizio), alle prime 5 carte e per il resto in buone condizioni di conservazione. Tagli spruzzati in azzurro. Testo in francese e italiano. Testatine, finalini e iniziali ornate. Prima edizione assai rara un solo esemplare censito in ICCU, stampato a Roma da Mainardi, di questo bel testo di devozionalia dedicato alla sacra messa ed al modo migliore per accogliere l’eucarestia. L’ultima parte contiene dei precetti per la buona accettazione della morte.‎

‎Avvenimenti edificanti con morali ed utili istruzioni ossia il Vangelo posto in esecuzione colle più belle azioni fatte nell’Universo, e coi più segnalati castighi incorsi dai colpevoli allo zelo dell’Emo prefetto di propaganda Card. Fransoni Fasc.132 e 133. Indice – 2005 – Un giovane dissoluto volendo privare se stesso di vita, con manifesto prodigio vieda Maria impossibilitato a farlo.‎

‎In 12° (15,5x10,2 cm); 56 pp. Senza legatura ma non slegato. Prima rara edizione, nessun esemplare censito in ICCU, di questa pubblicazione anonima che uscì in diversi fascicoletti nel corso del 1840. Bella xilografia al frontespizio con ape su fiore e cornice xilografica. L’opera descrive vari miracoli documentati: il primo è quello presente nel titolo. Seguono poi: Notizie delle numerose mirabili Conversioni operate specialmente in Parigi dal Pietoso Cuore di Maria; Esempio d’imitazione alle pie e facoltose del sesso devoto; Repentina morte in ora la più inaspettata; Certo pericolo cui si espongono coloro ch non danno ascolto agli inviti di Dio, e dè suoi ministri; Panegirico di Mr. Filippo Artico Vescovo di Asti in onore del Romano apostolo S. Filippo (Neri); Un libro assai utile al clero; Cenni di notizie edificanti di Francia, Baviera del Belgio ecc. Buono stato di conservazione, raro.‎

‎Anonimo‎

‎Novena in onore del gran taumaturgo e apostolo del suo secolo B. P. N. Gio. Battista della Concezione, Fondatore dè Padri Scalzi dell’Ordine della Santissima Trinità, e redenzione degli schiavi. Composta da un devoto del Beato.‎

‎In 12° (16x9,2 cm); 42, (2) pp. e una c. di tavola con bel ritratto di Giovanni Battista della Concezione. Senza legatura ma non slegato. Rarissima edizione, un solo esemplare censito in ICCU e senza la tavola con il ritratto, di questa novena in onore che descrive i prodigi e il carattere del grande Santo Giovanni Battista della Concezione, al secolo Giovanni Garcia Xixon (Almodóvar del Campo (Ciudad Real), 10 giugno 1561 – Cordova, 14 febbraio 1613), fu il riformatore dell'ordine dei Trinitari. L’opera è stampata a Roma da Contedini un anno dopo la proclamazione a Beato. Dopo l'infanzia trascorsa in famiglia dove riceve la prima educazione Xixon, frequenta le scuole di grammatica e di filosofia che i Carmelitani tenevano nel suo paese. Nel giugno del 1576 Teresa d'Avila, che era parente dei Garcia, rimase alcuni giorni presso la famiglia ed ebbe modo di conoscere Giovanni, predisse alla madre che il figlio sarebbe diventato santo. Dopo aver frequentato le università di Baeza e Toledo entra nell'Ordine della SS. Trinità. L'ordine era stato fondato quattrocento anni prima da Giovanni de Matha per la redenzione degli schiavi. Durante il noviziato continua gli studi presso l'università di Alcatà tra il 1581 e il 1584. Viene ordinato sacerdote nel 1589. Nel 1594 il capitolo dei Trinitari decise che in tutte le province dell'ordine venissero fondati due o tre conventi che vivessero la regola, come era stata scritta quattro secoli prima, quindi con i frati che vestivano abiti più grossolani e osservavano la regola primitiva alla lettera, questi frati venivano chiamati Trinitari Recollatti. Giovanni Battista, che in quel tempo era stato nominato predicatore maggiore di Siviglia, pur desiderando di entrare sotto questa regola esita in particolare per motivi di salute e per la fama che nel frattempo si era guadagnato come predicatore. Nel 1596 prende la decisione e entra nel convento dei recollatti di Valdepenas. Pochi mesi dopo è nominato ministro del convento. Sotto la sua guida si reintrodusse la regola originale che non ammetteva l'uso delle carni e esigeva dai religiosi sei ore di orazione al giorno, queste scelte radicali di vita povera e austera spaventarono i religiosi e quasi tutti abbandonarono il convento. Il santo non si scoraggiò e si consolò dicendo: «Questa religione non è mia, ma di Dio. Se molti vanno via, Egli chiamerà e attirerà altri». Decide allora di recarsi a Roma per chiedere direttamente a papa Clemente VIII la riforma dell'ordine. Il 20 agosto 1599 ottenne dal pontefice il Ad militantis Ecclesiae con cui veniva approvata e fondata la "Congregazione dei fratelli riformati e scalzi dell'Ordine della Santissima Trinità", istituita per osservare la Regola di san Giovanni de Matha, in tutto il suo rigore. Tornato a Valdepenas iniziò il noviziato con il nome di "Fra Giovanni Battista della Concezione". Introdotta immediatamente la nuova regola, dopo pochi giorni ben sedici nuovi fratelli si unirono a lui per abbracciare una vita di maggior perfezione. Il nuovo ramo dell'ordine, per poter ottenere l'indipendenza dall'ordine principale detto dei Trinitari Calzati, doveva possedere almeno otto conventi che vivessero la riforma sotto il nome di Trinitari Scalzi. In pochi anni egli prodigandosi in molti sforzi e viaggi e aiutato da molti laici, riuscì nell'intento e nel 1605 fondava a Valladolid il suo ottavo convento. Alla sua morte i conventi riformati saranno 18 di religiosi e 1 di religiose. Oltre all'attività di fondatore di conventi fu in questi ultimi anni anche produttore di testi di mistica religiosa. Fu proclamato beato da papa Pio VII il 21 settembre 1819 e santo da papa Paolo VI il 25 maggio 1975. Esemplare stampato su carta forte, tagli spruzzati in rosso, ed in buone-ottime condizioni di conservazione.‎

‎Anonimo‎

‎Cinque considerazioni per i devoti di S. Maria Maddalena de Pazzi Carmelitana. La cui festa si celebra alli 25. di Maggio. La Divozione si principia di cinque Venerdì prima della suddetta Festa.‎

‎In 12°(13,3x7,5 cm); 11, (1) pp. Senza brossura. Xilografia al frontespizio. Prima edizione nella versione stampata a Roma da Pietro Ferri che stampava nella Piazza di Montecitorio. Il devozionalia è dedicato a Santa Maria Maddalena de Pazzi. Maria Maddalena de' Pazzi, al secolo Caterina (Firenze, 2 aprile 1566 – Firenze, 25 maggio 1607), fu una religiosa carmelitana, proclamata santa da Papa Clemente IX il 22 aprile 1669. Visse spesso una profonda meditazione della Sacra Scrittura riflettendo particolarmente sulla Trinità. Le sue consorelle annotarono le sue parole, i suoi gesti e molte lettere (solo alcune furono inviate ai destinatari), finalizzate alla riforma della Chiesa in relazione con l'opera di rinnovamento promossa dal Savonarola. La sua spiritualità influenzò profondamente la società fiorentina del Seicento. Buono stato di conservazione.‎

‎LAGRANGE‎

‎STORIA DI SANTA PAOLA DI MONSIGNOR LAGRANGE VICARIO GENERALE D'ORLEANS, seconda edizione francese tradotta in italiano dal Sac. Severino Ferrari.‎

‎17,8x11 cm; 591, (1) pp. Bella legatura coeva in piena pelle scura con titolo e fregi impressi in oro al dorso e ai piatti croce entro bella cornice geometrica impressa a secco. Tagli rossi. Prima edizione italiana sulla seconda edizione francese di questa agiografia. Santa Paola romana (Roma, 5 maggio 347 – Betlemme, 26 gennaio 406) era una nobile matrona romana di fede cristiana, discepola di Sofronio Eusebio Girolamo. È venerata come santa dalla Chiesa cattolica che ne celebra la memoria il 26 gennaio. Nel 379, morto il marito, si consacrò alla preghiera e alla penitenza insieme ad un gruppo di vedove che si riunì sotto la guida di Marcella in una casa sull'Aventino: diede ospitalità a Gerolamo quando, nel 382, giunse a Roma con i vescovi Epifanio di Salamina e Paolino di Antiochia, che fecero nascere in Paola il desiderio di abbracciare la vita monastica in Oriente.Sotto la direzione di Gerolamo, si dedicò con la figlia Eustochio allo studio della Bibbia, arrivando a conoscere la lingua ebraica alla perfezione: anche un'altra delle sue figlie, Blesilla, rimasta vedova, si unì alla vita della madre, ma morì nel 384; Paolina sposò il senatore Pammachio, anche lui discepolo di Gerolamo; Rufina morì nel 386; il figlio Tossozio, pagano dalla nascita, si convertì alla fede della madre (385) e sposò Leta, figlia del sacerdote Albino, da cui ebbe una figlia (anche lei chiamata Paola) che concluse la sua vita in Palestina e assistette Gerolamo sul letto di morte. Prima edizione in bella legatura.‎

‎FRANCESIA GIOVANNI BATTISTA‎

‎VITA POPOLARE DI S. FILIPPO NERI del Sac. G. B. Francesia, 21° edizione ACCRESCIUTA ed ILLUSTRATA.‎

‎In 8° (20x14 cm); 321, (3) pp. Bellissima legatura coeva in tutta tela blu riccamente arabescata a secco, in nero ed in oro ai piatti e al dorso. Edizione accresciuta e corretta di questa celebre vita di San Filippo Neri. L'opera venne pubblicata per la prima volta nello stesso anno di questa edizione che forse per errore tipografico è segnata come 21 ma che più probabilmente trattasi di seconda edizione. L'autore dell'agiografia nacque a San Giorgio Canavese il 3 ott. 1838 da Giacomo, contadino di modeste condizioni economiche, e da Domenica Masero. Trasferitasi la famiglia a Torino, cominciò a frequentare dodicenne l'oratorio giovanile aperto da don Giovanni Bosco nella zona di Valdocco. Il 22 giugno 1852 si stabilì definitivamente all'oratorio, avviandosi alla vita sacerdotale. Il 4 ott. 1853 fece la vestizione clericale. Nel 1855-56 cominciò la sua attività d'insegnante di latino e di altre materie umanistiche. Quell'anno ebbe come allievo Domenico Savio, canonizzato nel 1954, e qualche anno dopo C. Rinaudo, distintosi poi come storico e fondatore della Rivista storica italiana. Nel 1859 fece parte del piccolo drappello che con don Bosco diede vita alla nuova Congregazione dei salesiani. Completati gli studi, fu ordinato prete il 14 giugno 1863 e l'11 nov. 1865 conseguì la laurea in lettere all'università di Torino, distinguendosi tra gli allievi del latinista T. Vallauri. Visse a stretto contatto con San Giovanni Bosco. All'interno numerose testatine, finalini e iniziali ornate (alcune anche a colori), varie incisioni a piena pagina nel testo che ricostruiscono alcuni fatti salienti della vita del Santo. Buone-ottime condizioni di conservazione. Pochissimi esemplari censiti in ICCU di tutte le edizioni stampate nel 1895.‎

‎Carlo Malmusi‎

‎Museo Lapidario modenese descritto dal direttore Dottor Carlo Malmusi‎

‎In 4° (27,5x21 cm); XII, (4), 128 pp. e 17 c. di tav. fuori testo. Legatura della prima metà del novecento in mezza tela con piatti foderati con carta marmorizzata. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Prima edizione non comune di questa monografia dedicata al Museo Lapidario modenese che descrive dettagliatamente (una tavola riproduce il giardino interno del Palazzo dei Musei di Modena dove ancora oggi si trova il museo) i luoghi e la storia di ogni reperto esposto. Questa è la prima guida e la miglior mai pubblicata del Museo Lapidario istituito dal Duca Francesco IV d'Este solo due anni prima nel 1828. Malmusi, uomo di amplissima cultura e di poliedrici interessi, "godette della fiducia della corte estense che lo insignì di numerose cariche, tra cui quelle di assessore, di Presidente della Censura, e di direttore del Museo Lapidario Estense dal 1829. Dopo l'allontanamento del duca Francesco V e della corte estense fu Ministro dell'Interno durante la dittatura di Farini, vicepresidente del Consiglio Provinciale, presidente dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti, vicedirettore del Consorzio Agrario, vicepresidente della Deputazione di Storia Patria, presidente della Società d'incoraggiamento degli artisti." Bibl.: Lozzi 2803 cita lo stesso titoli ma con data 1870. Esemplare all'interno in ottime condizioni di conservazione.‎

‎M. l’abbe Moyne‎

‎Italie Guide du Jeune Voyageur Par M. l’Abbé Moyne aumonier du lycee Imperial d’Avignon‎

‎In 4° (27×16 cm); 400 pp. e 4 tav. fuori testo. Bella legatura coeva in mezza pelle scura con dorso a 4 nervi e titolo e fregi in oro allo stesso (fregi leggermenti sbiaditi). Piatti foderati con carta marmorizzata coeva (qualche leggera strofinatura). Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. 4 belle tavole fuori testo con vedute di Firenze, duomo di Milano, Roma e Goflo di Napoli. Celebre resoconto di viaggio. Questa edizione del 1867 è tra le più rare. Tipico esempio dei Grand Tour ottocenteschi. L’abate Moyne attraverso l’Italia e ne descrisse in quest’opera le bellezze e costumi suggerendo tragitti e modi migliori di visitare ogni luogo. Il racconto si snoda partendo da Nizza e proseguendo per Genova, Torino, i laghi Maggiore e di Como, Milano, Pavia, Bergamo, Brescia, lago di Garda, Verona, monti Berici, Vicenza, Venezia, Padova, Arquà, Este, Rovigo, Ferrara, Bologna, Imola, Faenza, Ravenna, Rimini, San Marino, Pesaro, Fano, Fossombrone, Senigallia, Ancona, Loreto, Recanati, Macerata, Tolentino, S.Severino, Camerino, Foligno, Assisi, Spoleto, Terni, Narni, Civita Castellana, Roma, Tivoli, Frascati, Palestrina, Valmontone, Anagni, la Maremma, Ferentino, Frosinone, Ceprano, Aquino, Arpino, Montecassino, Capua, Aversa, Napoli, Pozzuoli, Baia, Cuma, Portici, Pompei, Vesuvio, Nisida, Procida, Ischia, Capri, Sorrento, Castellammare, Civitavecchio, Livorno, Pisa, Siena, Firenze. Buono-ottimo esemplare.‎

‎Enrico Umberto, Pellegrino Orlandini‎

‎Fotografia di Orlandini, in oblungo con veduta di Piazza Roma, dall’ingresso del Palazzo Ducale, con sfilata di cadetti.‎

‎In oblungo (37×13,5 cm per il cartoncino, 30×8 cm la fotografia). Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Bella fotografia di una sfilata dei cadetti dell’Accademia di Modena, con i loro fucili d’ordinanza, all’inizio del XX° secolo. Sulla destra della foto un cittadino nei tipici vestiti dell’epoca. Sullo sfondo il Palazzo dell’Intendenza Camerale. La foto venne realizzata da Pellegrino Orlandini e figli, intorno al 1910. Pellegrino Orlandini (Modena, 18 aprile 1843 – Modena 28 maggio 1910), fu il fondatore e capostipite del più famoso studio fotografico modenese. Pellegrino apprese l’arte della fotografia da diversi celebri fotografi modenesi come Ruggero Porta, i F.lli Bozzetti, Giuseppe Obici soprattutto, Gaetano Sorgato. Iniziò la sua attività come fotografo ambulante nella provincia modenese, specializzandosi, in particolare, nella documentazione di edifici architettonici (con particolare attenzione alla documentazione di quelli a rischio architettonico) e nelle bellezze naturali dell’Appennino Modenese. Non è certa la data di apertura del suo primo studio fotografico a Modena ma con ogni probabilità, ciò avvenne fra il 1881 ed 1885. L’attività si sviluppa velocemente, tanto che già nel 1887, partecipa alla prima Esposizione nazionale di fotografia di Firenze, dove entra in contatto con l’attività dei Fratelli Alinari. A partire dal 1899, Pellegrino inizia, lentamente, a passare la gestione dell’attività ai figli Umberto (Modena, 5 maggio 1879 – Modena, 19 settembre 1931) ed Enrico (Modena, 1871 – Modena, 7 aprile 1921). In particolare Umberto, che nell’Esposizione Internazionale di Torino, assiste all’opera di alcuni dei più grandi fotografi americani dell’epoca che erano stati invitati a prender parte a questa manifestazione, è da considerarsi il più innovativo e sperimentale dei fratelli, e si legò alla corrente fotografica del pittorialismo. Rara fotografia in oblugno.‎

‎Frigerio A. G.‎

‎Storia delle Vergini Vestali e del Loro Culto‎

‎In 8° (22×14,5 cm); (2), XVI, (6), 152 pp. Bella brossura editoriale gialla con titolo entro cornice xilografica al piatto anteriore, cornice che si ritrova anche al piatto posteriore. Titolo e fregi in nero al dorso. Piccola mancanza dell’angolo inferiore bianco delle ultime 10 carte, lontano dal testo e per il resto esemplare ancora in barbe, con ampi margini e in parte ancora intonso. Bell’incisione al frontespizio. Prima edizione, che ebbe notevole successo, tanto che una seconda edizione uscì già nel 1822, di questa monografia di A. G. Frigerio dedicato alle Vergini Vestali. Le vestali erano sacerdotesse consacrate alla dea Vesta. A Romolo, primo re di Roma, o al suo successore, Numa Pompilio, è attribuita l’istituzione del culto del fuoco, con la creazione delle vergini sacre a sua custodia, chiamate Vestali. Il loro compito era di mantenere sempre acceso il fuoco sacro alla Dea, che rappresentava la vita della città, e compierne il culto a nome, appunto, della città. Erano inoltre incaricate di preparare gli ingredienti per qualsiasi sacrificio pubblico o privato, come la mola salsa, farina tostata mista a sale, con cui si cospargeva la vittima (da qui il termine immolare). In principio le vestali erano tre (o quattro) fanciulle vergini, in seguito il loro numero fu portato a sei fanciulle che erano sorteggiate all’interno di un gruppo di 20 bambine di età compresa fra i 6 e i 10 anni appartenenti a famiglie patrizie. La consacrazione al culto, officiata dal Pontefice massimo avveniva tramite il rito della captio e il servizio aveva una durata di 30 anni: nei primi dieci erano considerate novizie, nel secondo decennio erano addette al culto mentre gli ultimi dieci anni erano dedicati all’istruzione delle novizie. In seguito erano libere di abbandonare il servizio e sposarsi. Vesta, figlia di Saturno e di Opi, sorella di Giove, è una figura della mitologia romana, che corrisponde alla divinità greca Estia, con la differenza che il suo culto a Roma assunse una maggiore rilevanza. Vesta è la dea del Focolare domestico. Prima edizione in buone condizioni di conservazione di questo importante studio delle tradizioni dell’antica Roma. Non comune.‎

‎Barclay John‎

‎Ioannis Barclaii Argenis Editio Postrema‎

‎In 8° piccolo (14×8 cm); 647, (37) pp. Legatura coeva in piena pergamena molle con titolo manoscritto al dorso su pecetta settecentesca. Qualche lieve segno del tempo, un leggerissimo alone, praticamente invisibile, al margine alto ed esterno di alcune pagine e nel complesso, esemplare in buone condizioni di conservazione. Bellissimo frontespizio inciso con nel margine basse la marca tipografica di Giovanni Battista Bidelli, gatto con in bocca un topolino che riprende la marca tipografica cinquecentesca di Giovanni Battista Sessa. Bell'edizione milanese stampata da Bidelli di questa classica opera del celebre poeta, scrittore e satirista scozzese di orientamento cattolico, John Barclay, anche noto in italiano come Giovanni Barclays e in francese come Jean Barclay (Pont-à-Mousson, 28 gennaio 1582 - Roma, 15 agosto 1621). Barclay visse a lungo a Roma all'interno dello stato pontificio. A Roma morì nel 1621 ed è tutt'oggi sepolto nella Chieda di Sant'Onofrio al Gianicolo. Figlio di un noto giurista cattolico appartenente alla piccola nobiltà, in giovane età scappò in Francia dopo il fallimento cattolico del tentativo d'usurpazione della corona Inglese. A diciannove anni scrisse la sua prima opera di un certo rilievo, un commento alla Thebais di Stazio. Alla morte di Elisabetta I, Giacomo VI restituì i beni confiscati antecedentemente ai cattolici e la famiglia di John rientrò in Inghilterra e qui risedette per alcuni anni prima di spostarsi nuovamente in Francia, dove, il giovane autore ottenne una cattedra di Diritto che gli permise di dedicarsi con tranquillità alla composizione letteraria. Entrato nella cerchia ristretta degli amici di Giacomo VI divenne frequentatore abituale della corte inglese. I suoi componimenti erano sempre pervasi di una forte verve satirica che lo portò più volte al centro di sferzanti polemiche. Nel 1616 si trasferì a Roma dopo che Papa Paolo V gli concesse benevolenza e protezione. Qui frequentò il mondo politico e letterario della capitale italiana stringendo una fraterna amicizia con Maffeo Barberini, il futuro Papa Urbano VIII. A Roma compose quella che è considerata una delle sue opere principali, l'Argeneide un'allegoria del conflitto religioso che vide contrapposti in Francia, Enrico III e Enrico IV che portò a diversi conflitti religiosi e politici come lo scandalo di Overbury. Di posizione realista, l'opera è chiaramente un invettiva anti-aristocratica dove il Re riduce il potere della nobiltà terriera a favore dell'interesse del "paese" che si incarna a sua volta nella figura stessa del re. L'opera, uscita per la prima volta nel 1621, ebbe uno straordinario successo e numerose edizioni in pochissimo tempo. Rif. Bibl.: IT\ICCU\CAGE\022827.‎

‎Lancisi Giovanni Maria‎

‎Jo. Mariae Lancisii Intimi Cubicularii, Archiatri, Pontificii et in Romano Archilyceo primariam medicinae practicae Cathedram Moderantis Opera Varia in Unum Congesta, et in duos Tomos Distribuita. Tomus Primus – Secundus‎

‎In 2° (34,4x22 cm); due tomi in un volume: XXXVI, 260 pp. e una carta geografica più volte ripiegata, XII, 265, (27), (3) pp. e 10 c. di tav. fuori testo più una carta geografica più volte ripiegata. Completo. Legatura coeva in piena pergamena molle. Qualche lieve foxing al margine esterno di poche pagine, ininfluenti e nel complesso esemplare in buone condizioni di conservazione. Xilografia ai frontespizi. Primo frontespizio stampato in rosso e nero. Testane e finalini xilografici. dsc_0378_clipped_rev_1Prima edizione dell’opera “varia” del grande medico romano Giovanni Maria Lancisi (Roma, 26 ottobre 1654 – Roma, 20 gennaio 1720). Anatomista, fisiologo, botanico, fu anche un valente studioso di letteratura e conoscitore di antiquariato. In campo anatomico descrisse per le strie longitudinali mediali del corpo calloso, i così detti “nervi di Lancisi”, al “segno di Lancisi”, ed un particolare tipo di pulsazione nel polso giugulare, presente in casi di attacco cardiaco. A lui si deve l’intuizione della trasmissione della malaria attraverso il morso delle zanzare ed il consiglio di bonificare le paludi dell’Agro Pontino. Intuì che la malaria era un vera e propria forma di “pestem”, un’infezione che veniva trasmessa attraverso il contagio, scontrandosi così con i fautori dell’antico umoralismo. Arrivò ad ipotizzare che gli insetti depositassero organismi nei cibi che poi venivano assunti dagli uomini o che gli insetti iniettassero direttamente nelle ferite la loro saliva che secondo Lancisi, conteeva un “venifico liquido”.Tra le opere di medicina di Lancisi si ricordano il De subitaneis mortibus (1707), la Dissertatio de recta medicorum studiorum ratione instituenda (1715), e il postumo De motu cordis et aneurysmatibus (1728), con il quale contribuì allo sviluppo della fisiopatologia cardiocircolatoria. Fra le opere qui contenute: Dissertatio historica de Bovilla Peste; De recta studio rum Medicorum; De subitaneis morti bus; Dissertatio de nativis; De Noxiis Paludum Effluviis Libri (nella quale si preoccupò di problemi legati alla salute pubblica); Humani Corporis Anatomica Synopsis; De humorum secretionibus in genere; An acidum ex sanguine extrahi; De triplici interstinorum Polypo; De Physiognomia; De ortu, vegetaztioneac textura fungo rum; De Plinianae Viallae Ruderibus; De motu cordis & aneurysmatibus. "Lancisi, great Italian clinician, was the first to describe cardiac syphilis; he was also notable as an epidemiologist, with a clear insight into the theory of contagion. He was physician to Pope Clement XI, who turned over to him the forgotten copper plates executed by Eustachius in 1552. Lancisi published these with his own notes in 1714. [...] Lancisi's posthumous De aneurysmatibus published in 1728 appears only in later collected editions" (Garrison Morton). Opera non comune da reperirsi completa, nella sua legatura coeva ed in buone condizioni di conservazione.‎

‎Lucidi Emmanuele‎

‎Memorie Storiche dell’Antichissimo Municipio ora Terra dell’Ariccia e delle sue colonie Genzano, e Nemi dedicate a sua Eccellenza D. Agostino Chigi, Marescialllo perpetuo di S. Chiesa, Custode del Conclave, Principe di Farnese etc. Duca dell’Ariccia etc. etc. dal Canonico Emmanuele Lucidi‎

‎In 4° grande; (2 b.), XII, 502, (4) pp. Bella legatura coeva in mezza pelle chiara con titolo e fregi in oro al dorso e piatti foderati con carta marmorizzata coeva. Qualche piccolo difetto agli angoli esterni dei piatti, non importanti. Tagli spruzzati in rosso. Qualche lievissima brunitura ininfluente in poche pagine dovute alla qualità della carta ma nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione, Prima non comune edizione di questa monografia dedicata alla storia del territorio compreso fra i comuni di Ariccia, Genzano, Castel Savello e Nemi e del territorio dei Castelli Romani ad essi limitrofi. L’opera ripercorre la storia del territorio e dei personaggi famosi che ivi ebbero i natali. Prima edizione in buone-ottime condizioni di conservazione.‎

‎Manuzio Paolo Cicerone‎

‎Paulli Manutii, In M. Tullii Ciceronis Orationes, commentarius. Ad Gregorium XIII Pont. Opt. Max. Liberalium disciplina rum Maecenatem.‎

‎In 8° piccolo (16×9,7 cm); 794, (142) pp. Legatura coeva in piena pergamena moella con titolo chiosato a mano al dorso in chiaro corsivo. Qualche macchiolina. Un piccolo tarletto all’angolo alto di pagina 355 e di pagina 371 (probabilmente esistente prima della stampa dato che le pagine vicine sono in perfette condizioni) che sfiora il testo ma non lo lede. Altro piccolo tarletto al margine basso bianco di quattro carte, ininfluente. Firma di appartenenza privata seicentesca anticamente cancellata anche se in parte ancora leggibile. Nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione che a differenza della maggioranza degli esemplari che si presentano molto bruniti a causa della qualità della carta, non presenta una brunitura particolare. Marca tipografica al frontespizio con “Gallina ai piedi di un albero in cornice ovale e motto “Utilia semper nova saepius profero”. Prima edizione nella versione edita da Arnold Erben Birckmann di questo celeberrimo commento del grande umanista veneziano, figlio di Aldo, Paolo Manuzio (in latino Paulus Manutius; Venezia, 12 giugno 1512 – Roma, 6 aprile 1574) alle orazioni Ciceroniane. Birckmann stampò poi negli anni seguenti due altri tomi anche se chiaramente nell’idea iniziale questo doveva essere l’unico volume che infatti non porta indicazione di altri volumi. Sembra in verità, da quanto riportato in ICCU, un’altra edizione dello stesso anno con numero di pagine uguali ma con leggere differenze al frontespizio (dove non comparirebbero le note editoriali e forse sarebbe presente la dicitura di primo volume) e al colophon (dove le note editoriali sarebbero abbreviate rispetto a questa edizione singola). Questa è comunque un volume a se stante di un’edizione assai rara. Paolo Manuzio “Figlio terzogenito di Aldo Manuzio, ne raccolse l’eredità a partire dal 1533, quando prese in mano le redini della famosa stamperia paterna, fino ad allora gestita da Andrea Torresano e dai suoi eredi. In questa veste curò, in particolare, l’edizione di testi latini, mantenendo lo stile e le innovazioni tipografiche introdotte con le aldine. Si occupò anche, dal 1558, per conto di Federico Badoer, della tipografia dell’Accademia della Fama, mentre dal 1561 si trasferì a Roma, che sarebbe diventata la seconda città per la produzione del libro. Qui, infatti, diresse la Stamperia del popolo romano, istituita nello stesso anno da Papa Pio IV, monopolizzando, di fatto, i privilegi di stampa relativi ai più importanti testi approvati dal Concilio di Trento, fra i quali il Catechismo e il Messale, peraltro chiedendo e ottenendo, dal pontefice, che l’autorizzazione – in considerazione dell’elevata domanda – fosse estesa anche a tipografi di altri luoghi. Erudito, di formazione umanistica, scrisse numerose dissertazioni, in particolare sulle antichità romane, fra le quali il De legibus (1557) e il De senatu (1581), e commentò diverse opere di Cicerone, come ad esempio le epistole a Pomponio Attico e a Junio Bruto Curò in tre libri, in volgare, a partire dal 1542, le Lettere di diuersi nobilissimi huomini et eccellentissimi ingegni. Molte sue prefazioni a testi latini uscirono postume, a cura del figlio Aldo, nel 1580, come postume furono pubblicate le sue Lettere rinvenute nella Biblioteca Ambrosiana”. Edizione rara, tre soli esemplari censiti in ICCU, in buone-ottime condizioni di conservazione. Cfr.: IT\ICCU\BVEE\005579.‎

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