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‎Rossetti Gaetano‎

‎Cenni storici sull’origine e sui progressi della nobil casa dei duchi Lante Della Rovere‎

‎25,5×17 cm; (2 b.), 40, (2 b.) pp. Brossura editoriale azzurra con cornici xilografiche ai piatti. Frontespizio riccamente impresso in oro stampato entro cornice azzurra. Qualche lieve fioritura in poche pagine dovuta alla qualità della carta e presenta in tutti gli esemplari conosciuti e per il resto in buone condizioni di conservazione. Prima rara edizione, due soli esemplari censiti in ICCU, di questa interessante monografia dedicata alla storia della nobile famiglia romana dei Lante della Rovere. Nel 1609 la nobile famiglia pisana dei Lante, nella figura di Marc’Antonio Lante, Marchese di San Lorenzo e Monteleone (1566 – 1643) si fuse con la nobile famiglia originaria di Savona ma fortemente legata alle vicende di Urbino, dei della Rovere con il matrimonio di Marc’Antonio con Lucrezia della Rovere. Da questo momento la famiglia assunse il nome di Lante Montefeltro della Rovere. I della Rovere avevano all’epoca avuto già due papi in famiglia (Sisto IV e Giulio II) ed erano divenuti Duchi di Urbino. Un secolo dopo, a causa dell’ampliamento delle mura gianicolensi i Lante dovettero cedere al papato una parte del giardino della loro residenza romana, ricevendo però in cambio dal Papa Urbano VIII la villa di Bagnaia ed il titolo di duchi di Bomarzio, nella figura d’Ippolito Lante Montefeltro della Rovere (1618-1688) che nel 1646 ottenne, appunto, il titolo di I Duca di Bomarzio. Prima ed unica edizione di opere rara.‎

‎Anonimo‎

‎Orazioni a Maria SSMA, detta di S. Maria Maggiore con un cenno storico sull'origine del Culto della Sacra Immagine.‎

‎In 12°; 10 pp. e una c. di tav. in antiporta con immagine della "Mater Amabilis". Senza brossura ma non slegata. Prima rara edizione, nessun esemplare censito in ICCU, di questo devozionalia che contiene la storia della celebre immagine sacra conservata a Roma in Santa Maria Maggiore oggi conosciuta come "Salus Populi Romani". È ritenuta un'icona del primo millennio cristiano, dipinta secondo la tradizione da san Luca. L'immagine attuale, che mostra varie ridipinture successive risalenti al medioevo che ne rendono difficile una precisa collocazione temporale "è stata datata con sicurezza a quasi ogni possibile periodo compreso tra il V secolo e il XIII". Anche il recente studio di M. Wolf "afferma, con cautela, che è probabilmente tardoantica" nella sua forma originale. Per secoli l'icona venne posta sopra la porta del battistero della basilica e nel 1240, come si evince da un documento, le venne attribuito il titolo di Regina Coeli. In seguito fu spostata nella navata e dal XII secolo fu conservata in un tabernacolo di marmo. Dal 1613 è stata sistemata sopra l'altare della Cappella Paolina (costruita appositamente per essa). Il Pontificale Romano offre un dato ulteriore riguardo alle sue origini: "La basilica liberiana, oggi chiamata Santa Maria Maggiore, fu fondata da papa Liberio (352-366) e fu restaturata ed ampliata da Sisto III...papa Liberio selezionò un'immagine venerata che appesa nell'oratorio pontificio. Fu verosimilmente portata a Roma da Sant'Elena, madre di Costantino, nel IV secolo". "nel 593 papa Gregorio I portò in processione l'icona mariana per far cessare la peste che in quel tempo imperversava su Roma. Nel 1571 papa Pio V pregò l'icona per implorare la vittoria nella battaglia di Lepanto. Nel 1837 Papa Gregorio XVI l'ha pregata per chiedere la fine di una epidemia di colera. Altri esempi più recenti di devozione papale sono quelli di Paolo VI, Giovanni Paolo II, che l'ha indicata come protettrice delle GMG, Benedetto XVI, che ha venerato la Salus populi romani in diverse occasioni, nonché di Papa Francesco che ha effettuato la prima visita da pontefice in tale basilica per pregare innanzi a tale icona.". Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione.‎

‎Anonimo‎

‎Pensieri Cristiani per tutt'i giorni del mese coll'aggiunta di varie sentenze de' Santi, e Mestri della Vita Spirituale, che dimostrano la necessità, ed utilità dell'Orazione, ed infine diverse considerazioni sopra la Passione, e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Con gli Atti delle Virtù Teologali Fede, Speranza, Carità, e di Contrazione, ed una particolare Divozione da Praticare Verso Maria Santissima.‎

‎In 12°; 130 pp, Senza brossura ma non slegato. Testatine xilografiche. Piccolo fregio xilografico al fronetspizio. Due piccole scritte al frontespizio anticamente cancellate anche se ancora visibile. Prima ed unica edizione stampata a Roma da Slavioni di questo devozionalia di culto cattolico. Una leggera gora alle ultime pagine ma nel complesso esemplare in buone condizioni di conservazione.‎

‎Anonimo‎

‎Orazione da recitarsi da chi desidera acquistarsi la protezione della SSMA Vergine e di ottenere qualche grazia purchè sia espediente per l'eterna salute.‎

‎In 24° (12,5x8 cm); (2), 10, (2) pp. Senza Legatura ma non slegato. In barbe. In frontespizio incisione xilografica con le iniziali della Vergine Maria e una corona. Esemplare in buone ottime-condizioni.‎

‎Quadrupani Carlo Giuseppe e San Francesco da Sales‎

‎Documenti per tranquillare le anime buone tratti dai santi più illuminati e massime da S. Francesco di Sales lasciati dal P.D. Carlo Giuseppe Quadrupani barnabita. Seconda edizione romana con indice in fine.‎

‎In 16° (14,8x8,5 cm); (2), 70 pp. Senza Legatura ma non slegato. Tagli marmorizzati. Raro devozionale, nessun esemplare censito in ICCU, ispirato a massime di San Francesco da Sales, e scelte dal padre Barnabita, Carlo Giuseppe Quadrupani. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Stimolo a' fedel per segnalasi nella divozione de' due prencipi degli apostoli. Pietro, e Paolo. Per mezzo di dieci considerazioni sopra la loro vita, virtù e miracoli. Proposto da un religioso della Compagnia di Gesù e dedicato alli devoti delli medesimi santi.‎

‎In 16° (14x7,5 cm); (6), 143, (1) pp. Senza Legatura ma non slegato. In frontespizio bella incisione xilografica con cesto di uva. Testatine e capilettere incisi istoriati. Raro devozionalia, nessun esemplare censito in ICCU, dedicato alle figure degli apostoli Pietro e Paolo con considerazioni sulla vita ed i miracoli. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Preghiere ai santi apostoli Pietro e Paolo da farsi nei nove giorni di apparecchio alla loro festa. Nella Ven. Chiesa parrocchiale di S. Niccolò de' Prefetti in Campo Marzo.‎

‎In 16° (14x8 cm); (2), 12 pp. Senza Legatura ma non slegato. In frontespizio bella incisione xilografica floreale. Raro devozionalia, nessun esemplare censito in ICCU, dedicato alle figure degli apostoli Pietro e Paolo da tenersi nei giorni di Novena nella Chiesa Parrocchiale di S. Niccolò de' Prefetti in Campo Marzo a Roma. Testatine e capilettere incisi. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Breve spiegazione d'una grazia singolare fatta da San Francesco Saverio per mezzo del sagro suo braccio che si conserva nella chiesa del Gesù di Roma ed infine la novena di detto santo.‎

‎In 16° (15,7x8,5 cm); (2), 23, (1), pp. Senza Legatura ma non slegato. Rara descrizione di un miracolo avvenuto nel settecento per mezzo della reliquia del braccio di San Francesco Saverio e per intercessione dello stesso Santo. Francisco de Jasso Azpilcueta Atondo y Aznares de Javier, comunemente noto con il nome italianizzato in Francesco Saverio (Javier, 7 aprile 1506 – isola di Sancian, 3 dicembre 1552), è stato un gesuita e missionario spagnolo, proclamato santo nel 1622 da papa Gregorio XV; il suo culto è ammesso anche dalla Chiesa anglicana. Era nato in una famiglia nobile di Javier (in Navarra). I beni della famiglia erano stati confiscati da Ferdinando il Cattolico dopo la vittoria sugli autonomisti navarrini filofrancesi. Per sfuggire alla sconfitta e alla miseria si rifugiò quindi in Francia, e andò a studiare teologia alla Sorbona dove, dopo il primo triennio, divenne Magister. Nel suo stesso collegio di Santa Barbara arrivò Ignazio di Loyola che ne riconobbe immediatamente il temperamento combattivo ed ardente e decise di conquistarlo alla propria causa. Francisco Javier, indicato da Ignazio, partì per i suoi viaggi missionari nel marzo del 1541. Per le Indie si partiva da Lisbona, e il viaggio del nuovo missionario durò più di un anno: arrivò a Goa nel maggio dell'anno successivo, spingendosi poi fino a Taiwan. La tradizione vuole che egli abbia portato la propria attività missionaria fino alle Filippine, ma di questo viaggio mancano tracce documentali. Molto raro, nessun esemplare censito in ICCU. Prima ed unica edizione. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Debos Stefano‎

‎Esercizio di divozione che si pratica nove giorni innanzi la festa di San Paolo primo eremita nella chiesa del conservatorio pio della SSMA Trinità al medesimo santo dedicata in Roma operetta postuma del sacerdote Stefano Debos ultimo superstite dell'ordine di S. Paolo primo eremit, e penitenziere della Basilica Vaticana.‎

‎IIn 16° (15x8,5 cm); (4), 60, pp. Senza Legatura ma non slegato. In antiporta bella incisione xilografica raffigurante San Paolo eremita. Tagli spruzzati in rosso. Paolo di Tebe, ricordato come Paolo il Primo Eremita (Egitto, 230 circa - Tebaide, 335 circa), è considerato dalla tradizione cristiana il primo eremita; è venerato dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa Bizantina (ortodossa e greco-cattolica) e da quella copta. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Tre divote meditazioni tradotte dal francese per le monache celesti dette volgarmente Le Turchine‎

‎In 16° (15x8,5 cm); (2), 25, (1), pp. Senza Legatura ma non slegato. Tagli spruzzati in rosso. Interessanti meditazioni per le monache celesti dette volgarmente Turchine. L'Ordine della Santissima Annunziata (in latino Ordo SS. Annuntiationis) è un ordine monastico femminile di diritto pontificio: le monache dell'ordine, dette comunemente annunziate turchine, pospongono al loro nome la sigla O.SS.A. L'ordine venne fondato a Genova da Maria Vittoria De Fornari Strata (1562-1617) con il fine di adorare il mistero del Verbo Incarnato e onorare la divina maternità di Maria: il 5 agosto 1604 le prime cinque monache vennero rivestite dell'abito religioso, dando formalmente inizio all'ordine. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Istorica relazione del mirabile scuoprimento seguito nell'anno 1530 della miracolosa immagine di Maria Santissima detta della Purità in borgo custodita dal Ven. Collegio de' RR. Cappellani caudatarj degli eminentiss. Signori cardinali. Dedicata all'Emo, Rmo Principe il signor cardinale Luigi Ercolani protettore vigilantissimi di detto ven. consiglio.‎

‎In 16° (15x8,5 cm); 12 pp. e una c. di tav. in antiporta con bella immagine della sacra immagine della Madonna della Purità. Senza Legatura ma non slegato. In antiporta bella incisone xilografica raffigurante Maria Puritatis. L'opera ricostruisce il miracoloso ritrovamento della sacra immagine e i miracoli a lei attribuiti. Testatine e capilettera incisi. Tagli spruzzati in rosso. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Sagra novena della madonna Santissima delle Grazie da farsi nelli nove giorni precedenti la sua festa, che si celebra nella domenica immediata dopo il giorno undici giugno, nella sua chiesa de' PP. della Penitenza a Porta Angelica.‎

‎In 16° (15x8,5 cm); (2), 12, pp. Senza Legatura ma non slegato. Alla seconda pagina bella incisone xilografica raffigurante la Vergine delle Grazie con bambino. Al frontespizio incisione xilografica dei simbolo cristiano con croce INRI. Tagli spruzzati in rosso. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Pratica divota per onorare ogni mese i principali misteri della SS. Vergine concezione, annunziazione e assunzione che potrà anche servir di novena, o di triduo per ben disporsi a celebrare divotamente gli stessi misterj nelle rispettive loro festività.‎

‎In 16° (15x8,5 cm); (2), 36, pp. Senza Legatura ma non slegato. Al frontespizio piccola incisone xilografica raffigurante la Vergine. Bei capilettere, testatine e finalini incisi con immagini sacre. Contiene 4 belle incisioni xilografiche a piena pagina raffiguranti i tre misteri di Maria (concezione, assunzione, annunziazione) e il Sacro Cuore. Tagli spruzzati in rosso. Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione.‎

‎Anonimo‎

‎Modo di recitare la corona de' sette dolori della SS. Vergine Maria. Compatimur. Et glorificabimur.‎

‎In 16° (15x8,5 cm); (4), 12, pp. Senza Legatura ma non slegato. Testatine incise. Tagli spruzzati in rosso. Lievi bruniture. In antiporta bella immagine xilografica della Pietà con putti e Madonna trafitta al cuore da una spada mentre sorregge Gesù Cristo. Esemplare in buone-ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Novena da farsi in apparecchio alla festa del SS. Natale di Gesu' Bambino proposta a' suoi veri devoti.‎

‎In 16° (13,5x7,5 c-); (2), 36, pp. Senza Legatura ma non slegato. Testatine e finalini incisi. Un capolettera istoriato. Tagli spruzzati in blu. Esemplare leggermente brunito. In antiporta bella incisione xilografica raffigurante Gesù Bambino entro cornice. Al frontespizio incisione xilografica raffigurante la sacra famiglia entro ricca cornice. Raro, nessun esemplare censito in ICCU, e stampato da Roma da Salomoni. Esemplare in buone ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Orazioni e preci che si recitano nella chiesa del Gesù di Roma in onore di Cristo Crocifisso, e della Vergine Addolorata per impetrar buona morte.‎

‎In 16°(13x8); (2), 24, pp. Senza Legatura ma non slegato. Al frontespizio bella incisione xilografica raffigurante lo stemma della Compagnia di Gesù IHS. Parzialmente in barbe. Nessun esemplare censito in ICCU di questo devozionalia stampato a Roma da Mordacchini e legato alla celebre Chiesa del Gesù di Roma. La chiesa del Santissimo Nome di Gesù a Roma, conosciuta soprattutto come chiesa del Gesù o più semplicemente come Il Gesù, è la chiesa madre della Compagnia di Gesù.La costruzione della chiesa, che si affaccia su piazza del Gesù, è considerata come una svolta importante nella storia dell'arte, perché fu costruita secondo lo spirito dei decreti del Concilio di Trento: è stata progettata a navata unica, perché l'attenzione dei fedeli fosse concentrata sull'altare e sul celebrante. Costruire la chiesa era stato, già nel 1551, un desiderio di Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù ed attivo durante la riforma protestante e la successiva riforma cattolica. Papa Paolo III nel 1540 aveva autorizzato la costituzione della Compagnia di Gesù. All'epoca Paolo III viveva a Palazzo Venezia ed offrì ai primi gesuiti la cappella, vicina alla sua residenza, che si trovava sull'attuale sito della chiesa. Esemplare in buone ottime-condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Coroncina al sangue preziosissimo del nostro signore Gesù Cristo. Per uso dell'Archiconfraternita di setto sangue, del rosario della B.V. Maria, ajuto de' cristiani, dell'Anime Sante del Purgatorio, canonicamente fondata nell'altare del SSmo Crocifisso della perinsigne Basilica di San Niccolò in Carcere di Roma.‎

‎In 16° (15x8,5 cm); (1), 11, pp. Senza Legatura ma non slegato. Tagli spruzzati in rosso. Al frontespizio bella immagine xilografica del simbolo PAX. Raro devozionalia legato alla storia dell'Archiconfraternita ddel Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo nella Basilica di San Niccolò in Carcere a Roma. Esemplare in buone+ottime condizioni.‎

‎Anonimo‎

‎Divoto esercizio di nove giorni che si premette alla festa del patriarca S. Giuseppe nella venerabile chiesa di S. Maria della Scala in Trastevere.‎

‎In 16° (15,5x9 cm); (2), 12, pp. Senza Legatura ma non slegato. Senza Legatura ma non slegato. Raro devozionalia, nessun esemplare censito in ICCU, dedicato a San Giuseppe. Esemplare in buone ottime condizioni.‎

‎Muzzarelli Alfonso‎

‎Novena in apparecchio alla festa del SS. Cuore di Maria Vergine del canonico Alfonzo Muzzarelli teologo della sagra penitenzieria.‎

‎In 16°(15x8,8 cm); (2), 48, pp. Senza Legatura ma non slegato. Al frontespizio bella incisione xilografica raffigurante la corona mariana. Alfonso Muzzarelli, nato a Ferrara nel 1749 fu teologo gesuita, scrittore ascetico e teologo della Penitenzieria apostolica. Esemplare in buone-ottime condizioni. Raro, nessun esemplare censito in ICCU.‎

‎Pichi Girolamo‎

‎Nuovo Esercizio Divoro in onore della Gloriosa S. Caterina da Siena, per tutto specialmente il mese di Aprile, in cui ne cade la Festa, proposto dal Sacerdote Girolamo Pichi.‎

‎In 12° (14,8x8 cm); 95, (1) pp. Legatura coeva in mezza pelle chiara con piatti foderati con bella carta marmorizzata coeva. Tagli spruzzati in azzurro. Difetti al dorso. La legatura conteneva una miscellanea di opere di devozionalia, ora presente solo quest’opera dedicata a Santa Caterina da Siena. Testatine e finalini xilografici. Prima edizione di questo raro devozionalia, un solo esemplare censito in ICCU, che ripercorre la vita della celebre santa senese. Pichi Girolamo nasce a Borgo S. Sepolcro (Arezzo) l’8 gennaio 1703. Entrò nella Compagnia di Gesù il 3 novembre 1717. Insegnò ethica (1735-1736), logica (1736-1737), physica (1737-1738), metaphysica (1738-1739), rethorica (1749-1751) e teologia morale (1751-1773) presso il Collegio Romano. Santa Caterina da Siena dichiarata dottore della Chiesa da papa Paolo VI, è patrona d'Italia, compatrona d'Europa e di Varazze ed è considerata fra le figure più mistiche della cristianità. Buono stato di conservazione, Prima rara edizione stampata dal Cannetti a Roma.‎

‎Anonimo‎

‎Esercizio divoto per nove giorni ad onore di S. Pasquale Baylon Minore Osservante Scalzo di Spagna. Al quale di dà principio il di 8. Maggio nella Chiesa di Araceli con l’esposizione del Vnerabile ad ore 22.‎

‎In 12° (15,1x8,9 cm); 22, (2) pp. Senza brossura ma non slegato. Prima edizione rara, nessun esemplare censito in ICCU, di questo scritto di devozione dedicato a San Pasquale Baylon stampato in occasione dell’esposizione del Venerabile nella chiesa di Araceli. Pasquale (Pascual) Baylón Yubero (Torrehermosa, 16 maggio 1540 – Villarreal, 17 maggio 1592) è stato un religioso spagnolo dell'Ordine dei Frati Minori Alcantarini: è stato proclamato santo da papa Alessandro VIII (1690). L'eucarestia fu il centro della sua vita spirituale. Pur essendo illetterato, seppe difendere coraggiosamente la sua fede, soprattutto riguardo l'eucarestia, rischiando anche la vita durante un difficile viaggio che, nel 1576, fu incaricat o di compiere fino a Parigi, attraversando la Francia calvinista dell'epoca. Venne proclamato beato il 29 ottobre 1618 da papa Paolo V, canonizzato nel 1690 da papa Alessandro VIII. È festeggiato il 17 maggio. Nel 1897 papa Leone XIII lo proclamò patrono delle opere eucaristiche e dei congressi eucaristici. Le sue spoglie, che si veneravano a Villarreal, furono profanate e disperse durante la Guerra Civile Spagnola (1936-39); in parte furono successivamente recuperate nel 1952. Attualmente sono principalmente conservate presso il Santuario dedicato al santo a Villarreal. Il santo viene considerato inoltre protettore di cuochi e pasticcieri perché, secondo la leggenda, sarebbe l'inventore dello zabaione. Il suo culto, oltre che nel luogo di origine, si diffuse particolarmente a Napoli nei lunghi anni della dominazione spagnola. Nella tradizione popolare napoletana il nome di Pasquale Baylon è spesso accostato all'universo femminile quale santo protettore; da qui l'invocazione: «San Pasquale Baylonne protettore delle donne, fammi trovare marito, bianco, rosso e colorito, come te, tale e quale, o glorioso san Pasquale!». Buono stato di conservazione.‎

‎Anonimo‎

‎Orazione alla Santissima Vergine per Implorare il suo soccorso ne’ presenti bisogni di Santa Chiesa.‎

‎In 12° (13,7 x 9 cm); VIII pp. Brossura coeva con motivi in rosso e verde. Piccola immagine xilografica della Madonna a pagina I (pagina che fa anche da frontespizio). Bella xilografia a pagina IV a tutta pagina con immagine della Crocefissione che anticipa i “Tre Divoti Sonetti Sulla Passione e Morte di Gesù Cristo). Stemma mariano a pagina 3. Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione di questo testo di devozione. Raro.‎

‎Anonimo‎

‎Meditazioni sopra la Remissione de’ Peccati nel tempo del Giubileo e le se le indulgenze tratte principalmente dal Concilio di Trento con una lettera sopra l’Adorazione della Croce di Monsignor Jacopo-Benigno Bossuet Vescovo di Meaux.‎

‎In 8° (16,5x9,5 cm); 156 pp. Legatura coeva in mezza pergamena con filettatura e anno al dorso. La legatura doveva contenere una miscellanea di opere di devozionalia, ora all’interno di essa rimane solo questa (la cerniera interna risulta staccata dal volume, quella anteriore è invece ben rilegata). Prima edizione di questa rara opera di devozionalia, nessun esemplare censito in ICCU, dedicata al Giubileo, alle indulgenze e alla remissione dei peccati come deciso dal Concilio di Trento. L’opera contiene anche una lettera di Jacopo Benigno Busset, vescovo di Meaux, sull’Adorazione della Croce. L’opera è stampata a Roma da Ceracchi. Tagli rossi e opera in buone condizioni di conservazione. Esemplare che si presenta all’interno in ottime condizioni di conservazione.‎

‎Anonimo‎

‎Riflessioni e pratiche per onorar il santissimo sagramento e per assistere santamente alla messa. Con atti d'accetazzione della morte.‎

‎In 12° (15x8,4 cm); (10), 148 pp. e una bella tavola d’antiporta incisa da Filippo Neri. Legatura di fine settecento in mezza pelle chiara con filetti e incisioni in oro al dorso e piatti foderati con bella carta coeva. La legatura conteneva una miscellanea di opere di devozionalia delle quali rimane ora solo questa. Un piccolo taglio, senza perdita di carta alle prime due carte, un leggerissimo alone, mai intenso (massima intensità al frontespizio), alle prime 5 carte e per il resto in buone condizioni di conservazione. Tagli spruzzati in azzurro. Testo in francese e italiano. Testatine, finalini e iniziali ornate. Prima edizione assai rara un solo esemplare censito in ICCU, stampato a Roma da Mainardi, di questo bel testo di devozionalia dedicato alla sacra messa ed al modo migliore per accogliere l’eucarestia. L’ultima parte contiene dei precetti per la buona accettazione della morte.‎

‎Avvenimenti edificanti con morali ed utili istruzioni ossia il Vangelo posto in esecuzione colle più belle azioni fatte nell’Universo, e coi più segnalati castighi incorsi dai colpevoli allo zelo dell’Emo prefetto di propaganda Card. Fransoni Fasc.132 e 133. Indice – 2005 – Un giovane dissoluto volendo privare se stesso di vita, con manifesto prodigio vieda Maria impossibilitato a farlo.‎

‎In 12° (15,5x10,2 cm); 56 pp. Senza legatura ma non slegato. Prima rara edizione, nessun esemplare censito in ICCU, di questa pubblicazione anonima che uscì in diversi fascicoletti nel corso del 1840. Bella xilografia al frontespizio con ape su fiore e cornice xilografica. L’opera descrive vari miracoli documentati: il primo è quello presente nel titolo. Seguono poi: Notizie delle numerose mirabili Conversioni operate specialmente in Parigi dal Pietoso Cuore di Maria; Esempio d’imitazione alle pie e facoltose del sesso devoto; Repentina morte in ora la più inaspettata; Certo pericolo cui si espongono coloro ch non danno ascolto agli inviti di Dio, e dè suoi ministri; Panegirico di Mr. Filippo Artico Vescovo di Asti in onore del Romano apostolo S. Filippo (Neri); Un libro assai utile al clero; Cenni di notizie edificanti di Francia, Baviera del Belgio ecc. Buono stato di conservazione, raro.‎

‎Anonimo‎

‎Novena in onore del gran taumaturgo e apostolo del suo secolo B. P. N. Gio. Battista della Concezione, Fondatore dè Padri Scalzi dell’Ordine della Santissima Trinità, e redenzione degli schiavi. Composta da un devoto del Beato.‎

‎In 12° (16x9,2 cm); 42, (2) pp. e una c. di tavola con bel ritratto di Giovanni Battista della Concezione. Senza legatura ma non slegato. Rarissima edizione, un solo esemplare censito in ICCU e senza la tavola con il ritratto, di questa novena in onore che descrive i prodigi e il carattere del grande Santo Giovanni Battista della Concezione, al secolo Giovanni Garcia Xixon (Almodóvar del Campo (Ciudad Real), 10 giugno 1561 – Cordova, 14 febbraio 1613), fu il riformatore dell'ordine dei Trinitari. L’opera è stampata a Roma da Contedini un anno dopo la proclamazione a Beato. Dopo l'infanzia trascorsa in famiglia dove riceve la prima educazione Xixon, frequenta le scuole di grammatica e di filosofia che i Carmelitani tenevano nel suo paese. Nel giugno del 1576 Teresa d'Avila, che era parente dei Garcia, rimase alcuni giorni presso la famiglia ed ebbe modo di conoscere Giovanni, predisse alla madre che il figlio sarebbe diventato santo. Dopo aver frequentato le università di Baeza e Toledo entra nell'Ordine della SS. Trinità. L'ordine era stato fondato quattrocento anni prima da Giovanni de Matha per la redenzione degli schiavi. Durante il noviziato continua gli studi presso l'università di Alcatà tra il 1581 e il 1584. Viene ordinato sacerdote nel 1589. Nel 1594 il capitolo dei Trinitari decise che in tutte le province dell'ordine venissero fondati due o tre conventi che vivessero la regola, come era stata scritta quattro secoli prima, quindi con i frati che vestivano abiti più grossolani e osservavano la regola primitiva alla lettera, questi frati venivano chiamati Trinitari Recollatti. Giovanni Battista, che in quel tempo era stato nominato predicatore maggiore di Siviglia, pur desiderando di entrare sotto questa regola esita in particolare per motivi di salute e per la fama che nel frattempo si era guadagnato come predicatore. Nel 1596 prende la decisione e entra nel convento dei recollatti di Valdepenas. Pochi mesi dopo è nominato ministro del convento. Sotto la sua guida si reintrodusse la regola originale che non ammetteva l'uso delle carni e esigeva dai religiosi sei ore di orazione al giorno, queste scelte radicali di vita povera e austera spaventarono i religiosi e quasi tutti abbandonarono il convento. Il santo non si scoraggiò e si consolò dicendo: «Questa religione non è mia, ma di Dio. Se molti vanno via, Egli chiamerà e attirerà altri». Decide allora di recarsi a Roma per chiedere direttamente a papa Clemente VIII la riforma dell'ordine. Il 20 agosto 1599 ottenne dal pontefice il Ad militantis Ecclesiae con cui veniva approvata e fondata la "Congregazione dei fratelli riformati e scalzi dell'Ordine della Santissima Trinità", istituita per osservare la Regola di san Giovanni de Matha, in tutto il suo rigore. Tornato a Valdepenas iniziò il noviziato con il nome di "Fra Giovanni Battista della Concezione". Introdotta immediatamente la nuova regola, dopo pochi giorni ben sedici nuovi fratelli si unirono a lui per abbracciare una vita di maggior perfezione. Il nuovo ramo dell'ordine, per poter ottenere l'indipendenza dall'ordine principale detto dei Trinitari Calzati, doveva possedere almeno otto conventi che vivessero la riforma sotto il nome di Trinitari Scalzi. In pochi anni egli prodigandosi in molti sforzi e viaggi e aiutato da molti laici, riuscì nell'intento e nel 1605 fondava a Valladolid il suo ottavo convento. Alla sua morte i conventi riformati saranno 18 di religiosi e 1 di religiose. Oltre all'attività di fondatore di conventi fu in questi ultimi anni anche produttore di testi di mistica religiosa. Fu proclamato beato da papa Pio VII il 21 settembre 1819 e santo da papa Paolo VI il 25 maggio 1975. Esemplare stampato su carta forte, tagli spruzzati in rosso, ed in buone-ottime condizioni di conservazione.‎

‎Anonimo‎

‎Cinque considerazioni per i devoti di S. Maria Maddalena de Pazzi Carmelitana. La cui festa si celebra alli 25. di Maggio. La Divozione si principia di cinque Venerdì prima della suddetta Festa.‎

‎In 12°(13,3x7,5 cm); 11, (1) pp. Senza brossura. Xilografia al frontespizio. Prima edizione nella versione stampata a Roma da Pietro Ferri che stampava nella Piazza di Montecitorio. Il devozionalia è dedicato a Santa Maria Maddalena de Pazzi. Maria Maddalena de' Pazzi, al secolo Caterina (Firenze, 2 aprile 1566 – Firenze, 25 maggio 1607), fu una religiosa carmelitana, proclamata santa da Papa Clemente IX il 22 aprile 1669. Visse spesso una profonda meditazione della Sacra Scrittura riflettendo particolarmente sulla Trinità. Le sue consorelle annotarono le sue parole, i suoi gesti e molte lettere (solo alcune furono inviate ai destinatari), finalizzate alla riforma della Chiesa in relazione con l'opera di rinnovamento promossa dal Savonarola. La sua spiritualità influenzò profondamente la società fiorentina del Seicento. Buono stato di conservazione.‎

‎LAGRANGE‎

‎STORIA DI SANTA PAOLA DI MONSIGNOR LAGRANGE VICARIO GENERALE D'ORLEANS, seconda edizione francese tradotta in italiano dal Sac. Severino Ferrari.‎

‎17,8x11 cm; 591, (1) pp. Bella legatura coeva in piena pelle scura con titolo e fregi impressi in oro al dorso e ai piatti croce entro bella cornice geometrica impressa a secco. Tagli rossi. Prima edizione italiana sulla seconda edizione francese di questa agiografia. Santa Paola romana (Roma, 5 maggio 347 – Betlemme, 26 gennaio 406) era una nobile matrona romana di fede cristiana, discepola di Sofronio Eusebio Girolamo. È venerata come santa dalla Chiesa cattolica che ne celebra la memoria il 26 gennaio. Nel 379, morto il marito, si consacrò alla preghiera e alla penitenza insieme ad un gruppo di vedove che si riunì sotto la guida di Marcella in una casa sull'Aventino: diede ospitalità a Gerolamo quando, nel 382, giunse a Roma con i vescovi Epifanio di Salamina e Paolino di Antiochia, che fecero nascere in Paola il desiderio di abbracciare la vita monastica in Oriente.Sotto la direzione di Gerolamo, si dedicò con la figlia Eustochio allo studio della Bibbia, arrivando a conoscere la lingua ebraica alla perfezione: anche un'altra delle sue figlie, Blesilla, rimasta vedova, si unì alla vita della madre, ma morì nel 384; Paolina sposò il senatore Pammachio, anche lui discepolo di Gerolamo; Rufina morì nel 386; il figlio Tossozio, pagano dalla nascita, si convertì alla fede della madre (385) e sposò Leta, figlia del sacerdote Albino, da cui ebbe una figlia (anche lei chiamata Paola) che concluse la sua vita in Palestina e assistette Gerolamo sul letto di morte. Prima edizione in bella legatura.‎

‎FRANCESIA GIOVANNI BATTISTA‎

‎VITA POPOLARE DI S. FILIPPO NERI del Sac. G. B. Francesia, 21° edizione ACCRESCIUTA ed ILLUSTRATA.‎

‎In 8° (20x14 cm); 321, (3) pp. Bellissima legatura coeva in tutta tela blu riccamente arabescata a secco, in nero ed in oro ai piatti e al dorso. Edizione accresciuta e corretta di questa celebre vita di San Filippo Neri. L'opera venne pubblicata per la prima volta nello stesso anno di questa edizione che forse per errore tipografico è segnata come 21 ma che più probabilmente trattasi di seconda edizione. L'autore dell'agiografia nacque a San Giorgio Canavese il 3 ott. 1838 da Giacomo, contadino di modeste condizioni economiche, e da Domenica Masero. Trasferitasi la famiglia a Torino, cominciò a frequentare dodicenne l'oratorio giovanile aperto da don Giovanni Bosco nella zona di Valdocco. Il 22 giugno 1852 si stabilì definitivamente all'oratorio, avviandosi alla vita sacerdotale. Il 4 ott. 1853 fece la vestizione clericale. Nel 1855-56 cominciò la sua attività d'insegnante di latino e di altre materie umanistiche. Quell'anno ebbe come allievo Domenico Savio, canonizzato nel 1954, e qualche anno dopo C. Rinaudo, distintosi poi come storico e fondatore della Rivista storica italiana. Nel 1859 fece parte del piccolo drappello che con don Bosco diede vita alla nuova Congregazione dei salesiani. Completati gli studi, fu ordinato prete il 14 giugno 1863 e l'11 nov. 1865 conseguì la laurea in lettere all'università di Torino, distinguendosi tra gli allievi del latinista T. Vallauri. Visse a stretto contatto con San Giovanni Bosco. All'interno numerose testatine, finalini e iniziali ornate (alcune anche a colori), varie incisioni a piena pagina nel testo che ricostruiscono alcuni fatti salienti della vita del Santo. Buone-ottime condizioni di conservazione. Pochissimi esemplari censiti in ICCU di tutte le edizioni stampate nel 1895.‎

‎Carlo Malmusi‎

‎Museo Lapidario modenese descritto dal direttore Dottor Carlo Malmusi‎

‎In 4° (27,5x21 cm); XII, (4), 128 pp. e 17 c. di tav. fuori testo. Legatura della prima metà del novecento in mezza tela con piatti foderati con carta marmorizzata. Esemplare in ottime condizioni di conservazione. Prima edizione non comune di questa monografia dedicata al Museo Lapidario modenese che descrive dettagliatamente (una tavola riproduce il giardino interno del Palazzo dei Musei di Modena dove ancora oggi si trova il museo) i luoghi e la storia di ogni reperto esposto. Questa è la prima guida e la miglior mai pubblicata del Museo Lapidario istituito dal Duca Francesco IV d'Este solo due anni prima nel 1828. Malmusi, uomo di amplissima cultura e di poliedrici interessi, "godette della fiducia della corte estense che lo insignì di numerose cariche, tra cui quelle di assessore, di Presidente della Censura, e di direttore del Museo Lapidario Estense dal 1829. Dopo l'allontanamento del duca Francesco V e della corte estense fu Ministro dell'Interno durante la dittatura di Farini, vicepresidente del Consiglio Provinciale, presidente dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti, vicedirettore del Consorzio Agrario, vicepresidente della Deputazione di Storia Patria, presidente della Società d'incoraggiamento degli artisti." Bibl.: Lozzi 2803 cita lo stesso titoli ma con data 1870. Esemplare all'interno in ottime condizioni di conservazione.‎

‎M. l’abbe Moyne‎

‎Italie Guide du Jeune Voyageur Par M. l’Abbé Moyne aumonier du lycee Imperial d’Avignon‎

‎In 4° (27×16 cm); 400 pp. e 4 tav. fuori testo. Bella legatura coeva in mezza pelle scura con dorso a 4 nervi e titolo e fregi in oro allo stesso (fregi leggermenti sbiaditi). Piatti foderati con carta marmorizzata coeva (qualche leggera strofinatura). Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. 4 belle tavole fuori testo con vedute di Firenze, duomo di Milano, Roma e Goflo di Napoli. Celebre resoconto di viaggio. Questa edizione del 1867 è tra le più rare. Tipico esempio dei Grand Tour ottocenteschi. L’abate Moyne attraverso l’Italia e ne descrisse in quest’opera le bellezze e costumi suggerendo tragitti e modi migliori di visitare ogni luogo. Il racconto si snoda partendo da Nizza e proseguendo per Genova, Torino, i laghi Maggiore e di Como, Milano, Pavia, Bergamo, Brescia, lago di Garda, Verona, monti Berici, Vicenza, Venezia, Padova, Arquà, Este, Rovigo, Ferrara, Bologna, Imola, Faenza, Ravenna, Rimini, San Marino, Pesaro, Fano, Fossombrone, Senigallia, Ancona, Loreto, Recanati, Macerata, Tolentino, S.Severino, Camerino, Foligno, Assisi, Spoleto, Terni, Narni, Civita Castellana, Roma, Tivoli, Frascati, Palestrina, Valmontone, Anagni, la Maremma, Ferentino, Frosinone, Ceprano, Aquino, Arpino, Montecassino, Capua, Aversa, Napoli, Pozzuoli, Baia, Cuma, Portici, Pompei, Vesuvio, Nisida, Procida, Ischia, Capri, Sorrento, Castellammare, Civitavecchio, Livorno, Pisa, Siena, Firenze. Buono-ottimo esemplare.‎

‎Enrico Umberto, Pellegrino Orlandini‎

‎Fotografia di Orlandini, in oblungo con veduta di Piazza Roma, dall’ingresso del Palazzo Ducale, con sfilata di cadetti.‎

‎In oblungo (37×13,5 cm per il cartoncino, 30×8 cm la fotografia). Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Bella fotografia di una sfilata dei cadetti dell’Accademia di Modena, con i loro fucili d’ordinanza, all’inizio del XX° secolo. Sulla destra della foto un cittadino nei tipici vestiti dell’epoca. Sullo sfondo il Palazzo dell’Intendenza Camerale. La foto venne realizzata da Pellegrino Orlandini e figli, intorno al 1910. Pellegrino Orlandini (Modena, 18 aprile 1843 – Modena 28 maggio 1910), fu il fondatore e capostipite del più famoso studio fotografico modenese. Pellegrino apprese l’arte della fotografia da diversi celebri fotografi modenesi come Ruggero Porta, i F.lli Bozzetti, Giuseppe Obici soprattutto, Gaetano Sorgato. Iniziò la sua attività come fotografo ambulante nella provincia modenese, specializzandosi, in particolare, nella documentazione di edifici architettonici (con particolare attenzione alla documentazione di quelli a rischio architettonico) e nelle bellezze naturali dell’Appennino Modenese. Non è certa la data di apertura del suo primo studio fotografico a Modena ma con ogni probabilità, ciò avvenne fra il 1881 ed 1885. L’attività si sviluppa velocemente, tanto che già nel 1887, partecipa alla prima Esposizione nazionale di fotografia di Firenze, dove entra in contatto con l’attività dei Fratelli Alinari. A partire dal 1899, Pellegrino inizia, lentamente, a passare la gestione dell’attività ai figli Umberto (Modena, 5 maggio 1879 – Modena, 19 settembre 1931) ed Enrico (Modena, 1871 – Modena, 7 aprile 1921). In particolare Umberto, che nell’Esposizione Internazionale di Torino, assiste all’opera di alcuni dei più grandi fotografi americani dell’epoca che erano stati invitati a prender parte a questa manifestazione, è da considerarsi il più innovativo e sperimentale dei fratelli, e si legò alla corrente fotografica del pittorialismo. Rara fotografia in oblugno.‎

‎Frigerio A. G.‎

‎Storia delle Vergini Vestali e del Loro Culto‎

‎In 8° (22×14,5 cm); (2), XVI, (6), 152 pp. Bella brossura editoriale gialla con titolo entro cornice xilografica al piatto anteriore, cornice che si ritrova anche al piatto posteriore. Titolo e fregi in nero al dorso. Piccola mancanza dell’angolo inferiore bianco delle ultime 10 carte, lontano dal testo e per il resto esemplare ancora in barbe, con ampi margini e in parte ancora intonso. Bell’incisione al frontespizio. Prima edizione, che ebbe notevole successo, tanto che una seconda edizione uscì già nel 1822, di questa monografia di A. G. Frigerio dedicato alle Vergini Vestali. Le vestali erano sacerdotesse consacrate alla dea Vesta. A Romolo, primo re di Roma, o al suo successore, Numa Pompilio, è attribuita l’istituzione del culto del fuoco, con la creazione delle vergini sacre a sua custodia, chiamate Vestali. Il loro compito era di mantenere sempre acceso il fuoco sacro alla Dea, che rappresentava la vita della città, e compierne il culto a nome, appunto, della città. Erano inoltre incaricate di preparare gli ingredienti per qualsiasi sacrificio pubblico o privato, come la mola salsa, farina tostata mista a sale, con cui si cospargeva la vittima (da qui il termine immolare). In principio le vestali erano tre (o quattro) fanciulle vergini, in seguito il loro numero fu portato a sei fanciulle che erano sorteggiate all’interno di un gruppo di 20 bambine di età compresa fra i 6 e i 10 anni appartenenti a famiglie patrizie. La consacrazione al culto, officiata dal Pontefice massimo avveniva tramite il rito della captio e il servizio aveva una durata di 30 anni: nei primi dieci erano considerate novizie, nel secondo decennio erano addette al culto mentre gli ultimi dieci anni erano dedicati all’istruzione delle novizie. In seguito erano libere di abbandonare il servizio e sposarsi. Vesta, figlia di Saturno e di Opi, sorella di Giove, è una figura della mitologia romana, che corrisponde alla divinità greca Estia, con la differenza che il suo culto a Roma assunse una maggiore rilevanza. Vesta è la dea del Focolare domestico. Prima edizione in buone condizioni di conservazione di questo importante studio delle tradizioni dell’antica Roma. Non comune.‎

‎Barclay John‎

‎Ioannis Barclaii Argenis Editio Postrema‎

‎In 8° piccolo (14×8 cm); 647, (37) pp. Legatura coeva in piena pergamena molle con titolo manoscritto al dorso su pecetta settecentesca. Qualche lieve segno del tempo, un leggerissimo alone, praticamente invisibile, al margine alto ed esterno di alcune pagine e nel complesso, esemplare in buone condizioni di conservazione. Bellissimo frontespizio inciso con nel margine basse la marca tipografica di Giovanni Battista Bidelli, gatto con in bocca un topolino che riprende la marca tipografica cinquecentesca di Giovanni Battista Sessa. Bell'edizione milanese stampata da Bidelli di questa classica opera del celebre poeta, scrittore e satirista scozzese di orientamento cattolico, John Barclay, anche noto in italiano come Giovanni Barclays e in francese come Jean Barclay (Pont-à-Mousson, 28 gennaio 1582 - Roma, 15 agosto 1621). Barclay visse a lungo a Roma all'interno dello stato pontificio. A Roma morì nel 1621 ed è tutt'oggi sepolto nella Chieda di Sant'Onofrio al Gianicolo. Figlio di un noto giurista cattolico appartenente alla piccola nobiltà, in giovane età scappò in Francia dopo il fallimento cattolico del tentativo d'usurpazione della corona Inglese. A diciannove anni scrisse la sua prima opera di un certo rilievo, un commento alla Thebais di Stazio. Alla morte di Elisabetta I, Giacomo VI restituì i beni confiscati antecedentemente ai cattolici e la famiglia di John rientrò in Inghilterra e qui risedette per alcuni anni prima di spostarsi nuovamente in Francia, dove, il giovane autore ottenne una cattedra di Diritto che gli permise di dedicarsi con tranquillità alla composizione letteraria. Entrato nella cerchia ristretta degli amici di Giacomo VI divenne frequentatore abituale della corte inglese. I suoi componimenti erano sempre pervasi di una forte verve satirica che lo portò più volte al centro di sferzanti polemiche. Nel 1616 si trasferì a Roma dopo che Papa Paolo V gli concesse benevolenza e protezione. Qui frequentò il mondo politico e letterario della capitale italiana stringendo una fraterna amicizia con Maffeo Barberini, il futuro Papa Urbano VIII. A Roma compose quella che è considerata una delle sue opere principali, l'Argeneide un'allegoria del conflitto religioso che vide contrapposti in Francia, Enrico III e Enrico IV che portò a diversi conflitti religiosi e politici come lo scandalo di Overbury. Di posizione realista, l'opera è chiaramente un invettiva anti-aristocratica dove il Re riduce il potere della nobiltà terriera a favore dell'interesse del "paese" che si incarna a sua volta nella figura stessa del re. L'opera, uscita per la prima volta nel 1621, ebbe uno straordinario successo e numerose edizioni in pochissimo tempo. Rif. Bibl.: IT\ICCU\CAGE\022827.‎

‎Lancisi Giovanni Maria‎

‎Jo. Mariae Lancisii Intimi Cubicularii, Archiatri, Pontificii et in Romano Archilyceo primariam medicinae practicae Cathedram Moderantis Opera Varia in Unum Congesta, et in duos Tomos Distribuita. Tomus Primus – Secundus‎

‎In 2° (34,4x22 cm); due tomi in un volume: XXXVI, 260 pp. e una carta geografica più volte ripiegata, XII, 265, (27), (3) pp. e 10 c. di tav. fuori testo più una carta geografica più volte ripiegata. Completo. Legatura coeva in piena pergamena molle. Qualche lieve foxing al margine esterno di poche pagine, ininfluenti e nel complesso esemplare in buone condizioni di conservazione. Xilografia ai frontespizi. Primo frontespizio stampato in rosso e nero. Testane e finalini xilografici. dsc_0378_clipped_rev_1Prima edizione dell’opera “varia” del grande medico romano Giovanni Maria Lancisi (Roma, 26 ottobre 1654 – Roma, 20 gennaio 1720). Anatomista, fisiologo, botanico, fu anche un valente studioso di letteratura e conoscitore di antiquariato. In campo anatomico descrisse per le strie longitudinali mediali del corpo calloso, i così detti “nervi di Lancisi”, al “segno di Lancisi”, ed un particolare tipo di pulsazione nel polso giugulare, presente in casi di attacco cardiaco. A lui si deve l’intuizione della trasmissione della malaria attraverso il morso delle zanzare ed il consiglio di bonificare le paludi dell’Agro Pontino. Intuì che la malaria era un vera e propria forma di “pestem”, un’infezione che veniva trasmessa attraverso il contagio, scontrandosi così con i fautori dell’antico umoralismo. Arrivò ad ipotizzare che gli insetti depositassero organismi nei cibi che poi venivano assunti dagli uomini o che gli insetti iniettassero direttamente nelle ferite la loro saliva che secondo Lancisi, conteeva un “venifico liquido”.Tra le opere di medicina di Lancisi si ricordano il De subitaneis mortibus (1707), la Dissertatio de recta medicorum studiorum ratione instituenda (1715), e il postumo De motu cordis et aneurysmatibus (1728), con il quale contribuì allo sviluppo della fisiopatologia cardiocircolatoria. Fra le opere qui contenute: Dissertatio historica de Bovilla Peste; De recta studio rum Medicorum; De subitaneis morti bus; Dissertatio de nativis; De Noxiis Paludum Effluviis Libri (nella quale si preoccupò di problemi legati alla salute pubblica); Humani Corporis Anatomica Synopsis; De humorum secretionibus in genere; An acidum ex sanguine extrahi; De triplici interstinorum Polypo; De Physiognomia; De ortu, vegetaztioneac textura fungo rum; De Plinianae Viallae Ruderibus; De motu cordis & aneurysmatibus. "Lancisi, great Italian clinician, was the first to describe cardiac syphilis; he was also notable as an epidemiologist, with a clear insight into the theory of contagion. He was physician to Pope Clement XI, who turned over to him the forgotten copper plates executed by Eustachius in 1552. Lancisi published these with his own notes in 1714. [...] Lancisi's posthumous De aneurysmatibus published in 1728 appears only in later collected editions" (Garrison Morton). Opera non comune da reperirsi completa, nella sua legatura coeva ed in buone condizioni di conservazione.‎

‎Lucidi Emmanuele‎

‎Memorie Storiche dell’Antichissimo Municipio ora Terra dell’Ariccia e delle sue colonie Genzano, e Nemi dedicate a sua Eccellenza D. Agostino Chigi, Marescialllo perpetuo di S. Chiesa, Custode del Conclave, Principe di Farnese etc. Duca dell’Ariccia etc. etc. dal Canonico Emmanuele Lucidi‎

‎In 4° grande; (2 b.), XII, 502, (4) pp. Bella legatura coeva in mezza pelle chiara con titolo e fregi in oro al dorso e piatti foderati con carta marmorizzata coeva. Qualche piccolo difetto agli angoli esterni dei piatti, non importanti. Tagli spruzzati in rosso. Qualche lievissima brunitura ininfluente in poche pagine dovute alla qualità della carta ma nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione, Prima non comune edizione di questa monografia dedicata alla storia del territorio compreso fra i comuni di Ariccia, Genzano, Castel Savello e Nemi e del territorio dei Castelli Romani ad essi limitrofi. L’opera ripercorre la storia del territorio e dei personaggi famosi che ivi ebbero i natali. Prima edizione in buone-ottime condizioni di conservazione.‎

‎Manuzio Paolo Cicerone‎

‎Paulli Manutii, In M. Tullii Ciceronis Orationes, commentarius. Ad Gregorium XIII Pont. Opt. Max. Liberalium disciplina rum Maecenatem.‎

‎In 8° piccolo (16×9,7 cm); 794, (142) pp. Legatura coeva in piena pergamena moella con titolo chiosato a mano al dorso in chiaro corsivo. Qualche macchiolina. Un piccolo tarletto all’angolo alto di pagina 355 e di pagina 371 (probabilmente esistente prima della stampa dato che le pagine vicine sono in perfette condizioni) che sfiora il testo ma non lo lede. Altro piccolo tarletto al margine basso bianco di quattro carte, ininfluente. Firma di appartenenza privata seicentesca anticamente cancellata anche se in parte ancora leggibile. Nel complesso esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione che a differenza della maggioranza degli esemplari che si presentano molto bruniti a causa della qualità della carta, non presenta una brunitura particolare. Marca tipografica al frontespizio con “Gallina ai piedi di un albero in cornice ovale e motto “Utilia semper nova saepius profero”. Prima edizione nella versione edita da Arnold Erben Birckmann di questo celeberrimo commento del grande umanista veneziano, figlio di Aldo, Paolo Manuzio (in latino Paulus Manutius; Venezia, 12 giugno 1512 – Roma, 6 aprile 1574) alle orazioni Ciceroniane. Birckmann stampò poi negli anni seguenti due altri tomi anche se chiaramente nell’idea iniziale questo doveva essere l’unico volume che infatti non porta indicazione di altri volumi. Sembra in verità, da quanto riportato in ICCU, un’altra edizione dello stesso anno con numero di pagine uguali ma con leggere differenze al frontespizio (dove non comparirebbero le note editoriali e forse sarebbe presente la dicitura di primo volume) e al colophon (dove le note editoriali sarebbero abbreviate rispetto a questa edizione singola). Questa è comunque un volume a se stante di un’edizione assai rara. Paolo Manuzio “Figlio terzogenito di Aldo Manuzio, ne raccolse l’eredità a partire dal 1533, quando prese in mano le redini della famosa stamperia paterna, fino ad allora gestita da Andrea Torresano e dai suoi eredi. In questa veste curò, in particolare, l’edizione di testi latini, mantenendo lo stile e le innovazioni tipografiche introdotte con le aldine. Si occupò anche, dal 1558, per conto di Federico Badoer, della tipografia dell’Accademia della Fama, mentre dal 1561 si trasferì a Roma, che sarebbe diventata la seconda città per la produzione del libro. Qui, infatti, diresse la Stamperia del popolo romano, istituita nello stesso anno da Papa Pio IV, monopolizzando, di fatto, i privilegi di stampa relativi ai più importanti testi approvati dal Concilio di Trento, fra i quali il Catechismo e il Messale, peraltro chiedendo e ottenendo, dal pontefice, che l’autorizzazione – in considerazione dell’elevata domanda – fosse estesa anche a tipografi di altri luoghi. Erudito, di formazione umanistica, scrisse numerose dissertazioni, in particolare sulle antichità romane, fra le quali il De legibus (1557) e il De senatu (1581), e commentò diverse opere di Cicerone, come ad esempio le epistole a Pomponio Attico e a Junio Bruto Curò in tre libri, in volgare, a partire dal 1542, le Lettere di diuersi nobilissimi huomini et eccellentissimi ingegni. Molte sue prefazioni a testi latini uscirono postume, a cura del figlio Aldo, nel 1580, come postume furono pubblicate le sue Lettere rinvenute nella Biblioteca Ambrosiana”. Edizione rara, tre soli esemplari censiti in ICCU, in buone-ottime condizioni di conservazione. Cfr.: IT\ICCU\BVEE\005579.‎

‎Ingegneri Angelo‎

‎Del buon segretario libri tre di Angelo Ingegneri. All'Illustr,mo et Rever.mo suo Padrone il Signor Cinthio Aldobrandini Cardinale di S. Giorgio.‎

‎In 4° (22,5x16 cm); (8), 117, (3) pp. Legatura coeva muta in piena pergamena<BR>(probabilmente di recupero). Piccolo rinforzo al margine interno di pagina 2 e 3, ininfluente. Piccolo tarletto al margine superiore interno bianco delle prime 4 carte, anche questo non fastidioso ed ininfluente e un piccolo forellino al frontespizio che tocca lo stemma del Cardinale Aldobrandino, praticamente invisibile. Testatine, finalini e iniziali animati. Prima edizione (una seconda, più comune a reperirsi uscì nel 1595) di questo celebre studio letterato veneziano, Angelo Ingegneri che fu segretario di vari importanti Signori (fra i quali i Gonzaga, i Savoia ed il Duca d'Urbino) e del Cardinale Cinzio Aldobrandini al quale è dedicata l'opera. Celebre drammaturgo, fu amico di Torquato Tasso, che ospitò e protesse a Torino e pubblicò due edizioni della Gerusalemme Liberata (una a Parma e l'altra a Casalmaggiore). L'opera, divenuta subito celebre (tanto da vedere una seconda edizione già nel 1595), canonizza le caratteristiche politico-diplomatiche di segretezza e fedeltà del Segretario privato indicandone anche lo stile da tenere nella compilazione di ogni testo. Prima edizione assai poco comune stampata da Faciotto a Roma. Rif. Bibl.: IT\ICCU\TO0E\001577.‎

‎Gualdo Priorato‎

‎Vita et attioni di Don Federico Colonna vice Re' di Valenza‎

‎6 pp. Fascicolo originale tratto dall'opera "Vite, et azzioni di personaggi militari, e politici, descritte dal Conte Gualdo Priorato, stampato a Vienna da Thunmayer tra il 1673 e il 1674. Il fascicolo misura 28,7x19,7 cm. Bell'acquaforte originale con lo stemma araldico del personaggio del quale si raccontano le gesta. Il fascicolo contiene la vita completa del personaggio trattato. L'opera ripercorre la vita e le gesta di Don Federico Colonna nato a Roma nel 1601 dal ricco e potente Filippo (gran contestabile del Regno dal 1611) di Fabrizio e da Lucrezia di Girolamo Tomacelli, una nobildonna napoletana vantante tra gli antenati il papa Bonifacio IX. Fu un abile comandante militare e si distinse nella difesa di Tarragona (dove morì dopo essere riuscito a resistere ad un lungo assedio) e a Perpignano.‎

‎Platina Battista‎

‎Delle Vite de' Sommi Pontefici, dal Salvator Nostro sino a Paolo II. Ampliato con le historie de' Papi Moderni da Sisto IV fino a Paolo V. Scritte dal P. F. Onofrio Panuinio veronese, da Antonio Cicare lli da Foligno e da D. Gio. Stringa venetiano. Con l'annotazioni del Panuinio e con la Cronologia Ecclesiastica dello stesso, ampliata da Bartolomeo Dionigi, da Lauro Testa. Oltre i nomi, cognomi e patrie di tutti gli Cardinali, raccolti per il sudetto Dionigi dall'opere del Pa‎

‎In 4° (22,4x16 cm); 2 parti in un volume: (24), 9-912 pp. e (14 ), 222 pp. La seconda parte, con frontespizio proprio contiene “La cronologia ecclesiastica del R. P. F. Honofrio Panvinio Veronese, Frate Eremitano di Sant’Agostino. Dall’Imperio di C. Giulio Cesare Dittatore, fin’ all’Imperator Cesare Massimiliano II. d’Austria, Pio, Felice, Perpetuo, Augusto. Tadotto nuovamente dalla lingua Latina nell’Italiana, supplita, & ampliata daò MDLXVI. Sin l’Anno MDCVI. Dal R. M. Bartolomeo Dionigi da Fano et dall’Anno MDCVI. Fin’ all’Anno MDCXII. da D. Lauro Testa, & altri”. Bella legatura coeva in piena pergamena con titolo chiosato da abile mano coeva al dorso. Leggere tracce di polvere alla legatura. Antica firma di appartenenza privata al frontespizio “Ad usum de Rossi”. Nel primo frontespizio, stampato in rosso e nero, armi papali, nel secondo frontespizio la bella marca tipografica di Barezzo Barezzi. L’opera presenta oltre 200 xilografie con i ritratti dei Papi e gli stemmi delle famiglie di provenienza, testatine, capolettera e finalini incisi. Una piccola mancanza di carta all’angolo inferiore basso di carta a5 della seconda opera, dovuta ad un difetto della carta antecedente la stampa che interessa solo la parte bianca e non il testo, del tutto ininfluente. Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Bell’edizione veneziana notevolmente aumentata ed aggiornata al 1623 di questa celeberrima fonte storica opera del famoso umanista e gastronomo, Bartolomeo Sacchi, detto il Plàtina (Piadena in provincia di Cremona, 1421 – Roma, 21 settembre 1481). Dopo aver prestato servizio militare presso Francesco Sforza e Niccolò Piccinino come mercenario si trasferì poi a Mantova per avviarsi agli s tudi umanistici sotto la guida di Ognibene da Lonigo. Nel 1453 il Platina entrò al servizio diretto dei Gonzaga divenendo precettore di Ludovico III Gonzaga. Nel 1457 si stabilì a Firenze per seguire le lezioni di Giovanni Argiropulo, celebre umanista di orientamento platonico. Qui strinse amicizia con celebri umanisti quali Marsilio Ficino, Poggio Bracciolini, Francesco Filelfo, Cristoforo Landino, Leon Battista Alberti, Giovanni Pico della Mirandola e molti altri. Sempre a Firenze divenne precettore presso la famiglia Medici e legandosi anche, alla famiglia Capponi, di parte repubblicana. Amante dei classici latini e greci fu anche abile storico. Nel 1461, seguendo il Cardinale Francesco Gonzaga si stabilì a Roma dove, entrato in contatto con la corte pontificia, venne da questa precettato in qualità di “abbreviatore”. Servì sotto i papi Pio II, Paolo II e Sisto IV. In particolare sotto il secondo è da ricordare che fu da questi, insieme ad altri “abbreviatori” rinchiuso nelle carceri pontificie e torturato con l’accusa di aver cospirato contro il papa. Scagionato da ogni accusa fu ben accolto da papa Sisto IV che lo nominò direttore della Biblioteca Vaticana. Qui potendo attingere liberamente alle enormi riserve di notizie conservate presso l’istituto, compose alcune delle sue opere più celebri quali il Liber de vita Christi ac omnium pontificum, il De Principe, il De Vera Nobiltate, il De falso et vero e bono ed appunto Delle vite de’ Sommi Pontefici. E’ di questi anni anche il suo celebre trattato gastronomico, il De honesta voluptate et valetudine. L’opera del Platina è qui notevolmente integrata grazie al contributo di diversi studiosi come Ciccarelli Antonio, Stringa Giovanni, Dionigi Bartolomeo, Tomasucci Francesco. Onofrio Panvinio e Testa Lauro. Importante fonte storica ed iconografica per la storia del papato romano. Esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: ICCU IT\ICCU\UM1E\001384.‎

‎Aa. Vv.‎

‎Il Don Pirlone Giornale di Caricature Politiche Venerdì 1 Settembre 1848 – 2 luglio 1849. 234 numeri. Completo, tutto il pubblicato.‎

‎31,2x24 cm per il Don Pirlone originale, Legatura coeva in tutto cartoncino rigido foderato con bella carta marmorizzata blu coeva. Prima edizione. Opera completa di tutti i 234 numeri pubblicati. All’interno i numeri si presentano ad ampi margini, in parte in barbe ed in buone-ottime condizioni di conservazione. Su ogni numero, al frontespizio, la celebre immagine della Maschera del Don Pirlone con il cappello a falda larga a sovrastare il motto “Intendami chi può, ch’i’ m’intend’io” ispirata da una maschera senese del 1711 che voleva raffigura l’ottuso benpensante. Opera assai rara a trovarsi completa di tutti i numeri. Le tipografie che pubblicarono il giornale, uscito dal 1 settembre del 1848 al 2 luglio del 1849, cambiarono più volte durante i mesi di uscita passando da Natali a Pallade e da Bertinelli a Pierra. Il Don Pirlone è passato alla storia in quanto fu il primo giornale che attaccò senza remore e con uno stile satirico estremamente graffiante il governo pontificio e numerosi suoi alti funzionari. In modo particolare, dopo la fuga del pontefice da Roma, allo scoppio dei moti rivoluzionari, il Don Pirlone contribuì ad attizzare il clima politico romano. L’opera presenta in ogni numero un grande disegno satirico a piena pagina realizzato dal celebre pittore, disegnatore, incisore, litografo, illustratore e caricaturista italiano nato ad Aviano nel 1813, Antonio Musatti. Il giornale nacque nel 1848 ad opera dei liberali dell'Epoca che ne andarono a costituire il gruppo redazionale. Tra essi quello che ne divenne il direttore, Michelangelo Pinto. La fama del giornale fu tale che all’epoca del suo maggior successo arrivò a toccare i 1.200 abbonamenti, numero altissimo per un giornale cittadino dell’epoca anche se nel Don Pirlone non mancano numerosi articoli inerenti a fatti di interesse italiano. Gli articoli in esso contenuti, come anche il nome dell’autore delle vignette rimasero a lungo anonimi. Il giornale, si ritiene oggi, ebbe un ruolo fondamentale d’ispirazione per la maggior parte dei giornali risorgimentali. Già dopo i primi numeri il giornale attirò l’attenzione del ministro degli interni Pellegrino Rossi, che tentò più volte di farlo chiudere tramite l'intervento del Consiglio di censura. La sua uscita si concluse nel 1849 con la fine della breve ma intensa esperienza della “Repubblica Romana” dopo averne anticipato l’avvento ed averne accompagnato la nascita e lo sviluppo. Bibl. Rif.: Molinari, La Stampa periodica romana dell'Ottocento, I, pp. 317-18.‎

‎Lorraine Claude (o Caludio Gelée), Guattani Giuseppe Antonio‎

‎Paesaggi in Tavola, giudicati di Claudio Gelée con il testo di Giuseppe Antonio Guattani‎

‎In folio; (28) pp. e 10 magnifiche c. di tav. fuori testo in sanguigna opera di Claude Lorraine (Claudio di Lorena) ed incise da L. Carracciolo. Legatura coeva in mezza-tela con piatti foderati con bella carta marmorizzata. Antica firma d'appartenenza privata al margine basso del frontespizio. Qualche macchiolina di foxing, fra l’altro meno intense che negli altri, pochi, tipiche dell’opera, causate dalla qualità utilizzata nella stampa ma nel complesso esemplare in buone condizioni di conservazione. Titolo manoscritto su fascetta al piatto anteriore. Prima ed unica edizione di questo magnifico volume che illustra questa raccolta di 10 magnifiche tavole. Le tavole sono minuziosamente descritte da dal celebre archeologo, scrittore, musicista, professore di Storia e di Mitologia, Giuseppe Antonio Guattani (Roma, 18 settembre 1748 – Roma, 29 dicembre 1830), che di illustri natali (il padre fu medico personale di tre pontefici), fu a lungo segretario perpetuo dell'Accademia di Belle Arti e dell'Accademia di Archeologia di Roma. A lui si deve una celebre descrizione dei monumenti romani. In quest’opera, il testo di Guattani affianca le 10 magnifiche tavole del grande pittore francese Claude Gellée (o Gelée) detto Lorrain, o anche Claudio Lorenese (Chamagne, 16 dicembre 1600 – Roma, 23 novembre 1682), che fu a lungo attivo a Roma e che insieme a Nicolas Poussin, è considerato il maestro del genere del paesaggio ideale. Lorraine elaborò la sua estetica sull’interpretazione classicistica della natura operata dai grandi pittori bolognesi, Annibale Carracci e Domenichino. Guattani racconta “Dieci tavole colorite a Tempera dall’immortale Claudio Lorenese sono state acquistate dal Sig.r Carlo Trebbj negoziante di oggetti d’arte in Roma. Così bella Decade ne sembra un tesoro per l’Arte del Paesaggio, formando una serie di Claudj, dove il trovarne uno a gran fortuna reca …”. La tavola con “Lotta in un Parco di Londra” riprende una scena di pugilato “Richiama tal combattimento l’antico Pugillato che Cesto non fosse; il quale esercizio non già esclusivamente, ma come in propria sede fiorisce tutt’ora nella Gran Bretagna, fino ad esserne scuola e maestranza”. Guattani, individua poi nelle seguenti tavole, un’ispirazione dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, assegnando ad ognuna un titolo. Si vedono così le tavole: Erminia che dorme; Erminia ed il Pastore; Erminia alla Capanna; Si disegna il viaggio di Carlo e di Ubaldo; Carlo, Ubaldo ed il Mago; Ancelle di Armida con offerte; Armida con Ancelle Danzanti; Armida lascia per momenti Rinaldo; Liberazione di Rinaldo. Molto raro. Rif. Bibl.: IT\ICCU\LO1E\002623.‎

‎Muratori Ludovico Antonio, Soli Muratori Gian Francesco‎

‎Dissertazioni sopra le Antichità Italiane. Già composte e pubblicate in Latino dal proposto Ludovico Antonio Muratori, E da esso poscia compendiate e trasportate nell'Italiana favella. Opera postuma Data in luce dal Proposto Gianfrancesco Soli Muratori suo Nipote. Tomo Primo – Secondo - Terzo‎

‎In 4°; tre tomi: (20), 492 pp. e 7 c. di tav. (compreso ritratto di Muratori in antiporta) delle quali una più volte ripiegate, (6), 500 pp. e 2 c. di tav. più volte ripiegate, (8), 509, (3) pp. Legature coeve in piena pergamena con titolo e numero del volume impressi in oro al dorso. Qualche macchiolina di foxing nel testo dovuto alla qualità della carta utilizzata e caratteristica di ogni esemplare e nel complesso, esemplare in buone-ottime condizioni di conservazione. Dedicatoria al Presidente del Sacro Regio Consiglio e della Real Camera di S. Chiara, Carlo Danza sormontato da stemma araldico. Testatine, finalini ed iniziali ornate. Bello stemma xilografica in ogni frontespizio. Edizione napoletana uscita lo stesso anno dell'edizione milanese di Pasquali ma con più tavole rispetto a questa, di una delle opere più celebri del grande storico ed erudito vignolese, Ludovico Antonio Muratori. L'opera, nata negli intenti di Muratori come completamento agli Annali d'Italia, fu pubblicata per la prima volta in latino nel 1738. Dopo il 1738 il Muratori si diede a tradurla e ad ampliarla, ma morì il 27 gennaio 1750 prima di completare il suo lavoro, sicché Pietro Gherardi s'incaricò di tradurre le ultime due delle 65 dissertazioni e il nipote Gio. Francesco Muratori provvide a curarne l'edizione che vide la luce per la prima volta nel 1751 e che conteneva 75 dissertazioni: Genti barbare che assuggettarono l'Italia; Duchi e principi antichi d'Italia; Antichi marchesi; Conti; Uomini liberi o arimanni; Servi; Arte del tessere e vesti de secoli rozzi; Milizia; Zecca o diritto di batter moneta; Spettacoli e giochi pubblici ne' secoli di mezzo; Mercati e mercatura; Origine della lingua italiana; Origine o etimologia delle voci italiane; Diplomi, carte antiche, o dubbiose o false; Sigilli; Livelli, precarie, decime de' laici ne' secoli di mezzo; Spedali de'pellegrini, fanciulli esposti; Giudizi di Dio o sia sperimenti usati dagli antichi per indagare delitti o innocenza delle persone; Duello; Nomi e soprannomi; Fortuna delle lettere in Italia dopo l'anno MC e erezione delle pubbliche scuole e università; Libertà, esenzioni, privilegj delle città e de' principi ne' vecchi secoli; Istituzione de' cavalieri e insegne che chiamiamo armi; Semi delle superstizioni ne' secoli scuri d'Italia; Quali eresie ne' secoli barbarici abbiano infestata l'Italia; Origine e istituzione de' cardinali e canonici; Maniere colle quali anticamente chiese, canonici, monisteri e altre università religiose acquistarono gran copia di ricchezze; Redenzione de' peccati per cui molti beni colarono ne sacri luoghi e origine delle sacre indulgenze; Censi e rendite spettanti alla S.Chiesa Romana; Immunità, privilegi, aggravi del clero e delle chiese dopo la venuta de' barbari; Potenza de' vescovi, abbati, e altri ecclesiastici e regalie concedute e a tali corpi; Cagioni per le quali ne' vecchi tempi si sminuì la potenza temporale degli ecclesiastici; Pie confraternite de' laici, de' flagellanti e delle s. missioni. Prima edizione ancora in barbe ed in ottime condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: ICCU IT\ICCU\NAPE\001428.‎

‎AA. VV.‎

‎Giudizio dell'episcopato italiano sulla causa dei gesuiti‎

‎20,8x13,5 cm; 144 pp. Bella legatura coeva in mezza pelle con titolo impresso in oro entro cornice su tassello chiaro. Piatti foderati con carta marmorizzata azzurra. Piccolo forellino di tarlo al margine interno bianco delle prime tre carte e per il resto in magnifiche condizioni di conservazione dalla carta pulita e fresca. Interessante raccolta di testimonianze che si ricollegano alla disputa della soppressione dell'ordine dei gesuiti. Molte sotto forma di lettere di vari eminenti personaggi. Le testimonianze riguardano principalmente lo Stato pontificio, il Regno delle Due Sicilie, il Ducato di Modena, quello di Parma e il Regno Lombardo-Veneto. Bella copia arricchita dalla bella legatura. Bell'esemplare.‎

‎Anonimo‎

‎Nuova relatione del modo come si sono ritrovati li Ven. Corpi de’SS. Rosio, & Anastasio Preti, e Martiri nella Chiesa della Rotonda di Roma, Col ragguaglio perche vi furono posti assieme con altre Reiquie insigni, con altre cose curiose appartenenti detti Santi. Al Signor Abbate Domenico Viva, Canonico, e Sagrestano maggiore di S. Maria della Rotonda.‎

‎In 12° (14,2x9 cm); (8) pp. Legatura novecentesca in cartoncino alla rustica. Due pagine bianche ottocentesche di recupero alla fine ed inizio dell’opera. Antichi numeri delle pagine (utilizzati per numerare una miscellanea) chiosati da mano coeva al margine alto e ripresi in piccoli timbretti ottocenteschi. Una piccola vignetta con “natura morta” al frontespizio. Un’iniziale xilografica. Esemplare in buone condizioni di conservazione. Curiosa relazione del miracoloso ritrovamento dei corpi dei santi Rosio e Anastasio nell’anno del Giubileo del 1675 nella chiesa della Rotonda di Roma ovvero Pantheon. Nell’opera si parla anche della Sacra Sindone. Secondo quanto scritto nella plachetta il 13 maggio 607 San Bonifacio Papa “per solennizzare questa [del Pantheon] consacrazione collocò solennemente sotto l’Altare maggiore li Corpi de i Santi Martiri Rasio, & Anastasio Preti, e Martiri, & anco detto Santo Pontefice fece portare in esso Tempio 28. Carri di Ossa di altri Santi Martiri, quali furono fatti porre nella parte destra quando si discende dall’Altare grande, &anco fu portato dalla Città di Gierusalemme in questo Tempio il Santissimo Sudario di Giesù Christo, quale hoggi si mostra in San Pietro, con una Imagine della gloriosa Vergine Maria, che dipinse San Luca Evangelista, e detto Sudario fu collocato in una Cassa, la quale fu posta in una finestra sopra la Sacristia, & infino adesso decentemente si conserva. La detta Cassa haveva prima tredici chiavi….”. I corpi dei Santi Martiri furono ritrovati in una cassa recuperata durante una pulizia del Pantheon, dal fango accumulatosi durante varie inondazioni del Tevere. Nello stesso luogo venne ritrovata anche una cassa con “Ligno Sanctissime Crucis de Reliquiis Sanctorum Apostolorum Petri, & Pauli, Zenonis, & Sociorum, ac Longini Martyrum”. Rarità e curiosità bibliografica.‎

‎Relandus Hadrian, Adriaan Reland‎

‎De Spoliis Templi Hierosolymitani in Arcu Titiano Romae Conspicuis Liber Singularis. Arcum ipsum & spolia templi in eo sculpta tabulae in aes incisae exhibent.‎

‎In 8° (15,5x9,5 cm); (2 b.), (4), 138, (26), (2 b.) pp. e 7 c. di tav. delle quali 4 più volte ripiegate. Presenti anche due incisioni nel testo. Legatura coeva in piena pergamena con titolo manoscritto da mano coeva al dorso. Tagli spruzzati. Un piccolo tunnel di tarlo al margine alto bianco delle prime 24 carte che in una decina di carte sfi ora il titolo alto della pagina e tocca due tavole. Per il resto nel complesso in buone condizioni di conservazione. Testo i latino ed ebraico. Prima edizione di questa celebre opera dedicata alla storia della distruzione del tempio di Gerusalemme narrata sull'Arco di Tito a Roma, scritto del famoso orientalista, cartografo e filologo olandese, Adriaan Reland (noto anche come Adriaen Reeland / Reelant, Hadrianus Relandus) (17 luglio 1676, De Rijp, Olanda Settentrionale - 5 febbraio 1718, Utrecht) al quale viene riconosciuto di aver dato uno dei primi e più importanti contributi alla geografia storica della Palestina antica. Studente precoce già a 11 anni iniziò lo studio del latino. Nel 1693 si iscrisse all'Università di Utrecht studiando teologia e filosofia. Inizialmente interessato al siriaco e all'ebraico, approfondì in seguito, anche lo studio della lingua araba. Nel 1699 ottenne il dottorato e nello stesso anno ottenne la cattedra di fisica e metafisica all'Università di Harderwijk. A quest'epoca era in grado di esprimersi fluidamente in arabo, ebraico e diverse al tre lingue semitiche. Nel 1701, all'età di 25 anni, fu nominato professore di lingue orientali all'Università di Utrecht. A partire dal 1713, insegnò anche antichità ebraiche e le sue lezioni ebbero tale successo che venne istituita, appositamente per lui, una cattedra di Antichità ebraiche. Reland è diventato famoso per i suoi studi riguardanti la linguistica islamica. Oggi il suo lavoro è considerato come uno dei primi esempi di linguistica comparata. Studioso di persiano, fu interessato alle relazioni dei miti orientali con l'Antico Testamento. A lui si deve la scoperta del collegamento tra la lingua malese ed i dizionari del Pacifico occidentale elaborati da Willem Schouten e Jacob Le Maire. La sua opera “De religione Mohamme dica libri duo” edita nel 1705, è considerata la prima indagine obiettiva sulle credenze e le pratiche islamiche. Appassionato lettore della Bibbia si interessò attivamente all'identificazione della posizione geografica dei luoghi in essa descritti che lo portò, di conseguenza, anche ad interessarsi di archeologia e geografia palestinese. A lui si devono due testi chiave sull'argomento come il “Antiquitates Sacrae veterum Hebraeorum” (1708) ed il “Palaestina ex monumentis veteribus illustrata” (1714). Lo studio qui presentato è un dotto trattato sulla storia narrata sull'Arco di Tito dove oltre alla distruzione del tempio, viene narrata la consistenza dell'enorme tesoro che in esso era contenuto e che venne portato a Roma durante il “Trionfo” dell'imperatore Tito nel 71 A. c. dopo la fine delle Guerre Giudaiche. Prima edizione, in buone condizioni di conservazione. Rif. Bibl.: Brunet IV: 1204.‎

‎Sergei Vasilievich Flerov‎

‎Kartinki Italii. Pisma iz Rima i Florentsii‎

‎In 8°; (8 compresa antiporta illustrata), 329, (9) pp. e 19 c. di tav. fuori testo con scorci di monumenti e vedute, ognuna protetta da velina. Legatura realizzata intorno al 1950 in mezza-tela con piatti foderati con carta rossa. L'opera venne tirata in soli 600 esemplari. Prima, assai rara edizione, di questo viaggio descrittivo fra le bellezze artistiche di Roma e Firenze, scritto dal celebre storico del teatro, critico e giornalista russo che scrisse sotto lo pseudonimo di S. Vasiliev. Dal 1875 Flerov collaborò stabilmente al "Russian Bulletin" e al "Moskovskiye Vedomosti", dove pubblicò feuilletons teatrali, rassegne musicali e reportage su mostre d'arte, firmandoli con lo pseudonimo di S. Vasiliev. Ha collaborato con "Russian Word" e "Russian Review", dove sono stati pubblicati numerosi suoi articoli sul teatro. Il libro "Pictures of Italy" contiene lettere e appunti dal viaggio in Italia di Sergei Flerov: la diversità della vita culturale delle città europee, recensioni di eventi di alto profilo nella vita teatrale, concerti d'opera. In particolare, Vasiliev ha ascoltato l'esecuzione delle opere di Ciajkovskij sui palcoscenici europei, ha letto le traduzioni delle opere di grandi scrittori russi nella stampa locale e ha visitato una mostra di dipinti di artisti suoi compatrioti come Vereshchagin. Per descrivere ad esempio Firenze, Flerov narra: "Non crediate che l'epiteto città dei fiori rimandi a qualcosa di allegorico. Firenze è letteralmente inondata di fiori. Si vendono ovunque, a ogni piè sospinto, a ogni angolo, a ogni portone. La mattina non appena apro la finestra, ecco che scorgo dei fiori. Sulle enormi panche di marmo che costeggiano il Palazzo Strozzi (si trova proprio di fronte alle mie finestre) fanno bella mostra migliaia di fiori; intorno ad essi si accalca la folla, a mezzogiorno non è rimasto neanche un mazzolino (…) Si scrive e si legge, si fa colazione e si pranza sempre in mezzo ai fiori (…)" (Vasil'ev 1894: 324). Prima assai rara edizione, completa di tutte e 20 le tavole (una delle quali all'antiporta).‎

‎Falke Jakob von‎

‎Ellade e Roma: quadro storico e artistico dell'antichità classica per Jacopo di Falke. Opera illustrata da 371 incisioni di Alma Tadema, Feuerbach, Siemiradsky, ecc.‎

‎In folio; (8), 320 pp. e 52 c. di tav. fuori testo. Legatura coeva in piena-tela con titolo impresso in oro al dorso. Un leggerissimo alone al margine esterna bianco di metà del volume, ininfluente. Qualche macchiolina di foxing e nel complesso in buone condizioni di conservazione. Prima edizione in buone condizioni di conservazione di questa monografia dedicata alla storia dell'arte classica, del noto critico d'arte tedesco, Jacob von Falke (nato il 21 giugno 1825 a Ratzeburg, l'8 giugno 1897 a Lovran, Croazia). "Nel 1855 fu nominato curatore del Museo Germanico di Norimberga, e nel 1858 dal principe Liechtenstein come bibliotecario e direttore della sua pinacoteca a Vienna, dove nel 1864 prese anche la carica di curatore e vicedirettore presso la k. K. Museo austriaco di arte e industria, e fu nominato membro del consiglio governativo nel 1871 e direttore del museo al posto di Rudolf Eitelberger nel 1885. Nel 1873 ricevette l'Ordine della Corona di Ferro e fu elevato alla nobiltà (Jacob Ritter von Falke)". Esemplare in buone condizioni di conservazione.‎

‎TRILUSSA‎

‎ER SERRAJO 2° migliaio‎

‎20,2x12,2 cm; 58, (6) pp. Brossura editoriale. Prima edizione secondo migliaio di questa raccolta di tre componimenti del grande poeta vernacolare romano, Carlo Alberto Salustri, conosciuto come Trilussa. Prima edizione. Buono stato di conservazione.‎

‎Anonimo‎

‎Novena in onore di Gesù Nazareno Divino Redentore del Mondo, Da praticarsi per nove giorni avanti la sua festa, o in altro tempo dell'anno, secondo li bisogni sì spirituali, che temporali, che avrà la persona, che voglia praticarli.‎

‎In 12°; 46 pp.Senza brossura ma non slegato. Le prime 12 pagine contengono la storia della miracolosa immagine. Esemplare in buone condizioni di conservazione. Rara edizione di questo devozionalia dedicato alla miracolosa immagine di Gesù Nazareno qui riprodotta in antiporta. Non ci sono, al momento copie di quest'opera censite in ICCU. "Nel 1600 la statua lignea di Gesù Nazareno, alta m 1,73, opera di un artista sivigliano, viene donata alla chiesa dei Cappuccini che si trovava a Mamora, città marocchina fortificata appartenente alla Spagna, insieme ad altre immagini sacre. Il 26 aprile 1681 la fortezza di Mamora fu assediata e conquistata nei giorni successivi da un esercito di Mori del re Muley Ismail, che presero in ostaggio, oltre ai prigionieri, le immagini sacre trovate in chiesa e le portarono a Mequinez, alla corte del re. Le immagini subirono oltraggi di ogni genere e la statua di Gesù Nazareno fu addirittura gettata in un letamaio, fino a quando un frate laico, fra Pedro de Los Angeles dei padri Trinitari Scalzi, in virtù del suo carisma, chiese il riscatto di sette immagini sacre in cambio di sette mori, che il re avrebbe potuto scegliere tra i prigionieri catturati dagli spagnoli con la condizione che il religioso sarebbe stato bruciato vivo se non avesse tenuto fede all’accordo. Il re accettò a patto che il frate trovasse il denaro corrispondente al peso della statua che era di legno massiccio. Al momento del peso bastarono 30 monete d’oro che il re Carlo II aveva inviato per il riscatto, a simbolo dei 30 denari con cui Giuda aveva venduto Gesù. Da quel momento la statua fu considerata miracolosa dai cristiani ma accese l’ira dei musulmani che volevano incendiare la città. Una terribile peste fece strage nella città e i musulmani si disinteressarono della statua, ritenendola riscattata dai 30 denari. Così le statue furono portate a Ceuta dove, al termine di una solenne processione, furono collocate nel Real Convento dei Padri Trinitari Scalzi e si cantò il Te Deum di ringraziamento; il tutto avvenne il 28 gennaio 1682".‎

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