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‎CASSINI Giovanni Maria (1745 - 1824)‎

‎Veduta della facciata di Palazzo Madama‎

‎Acquaforte, 1775 circa, firmata in basso a sinistra Gio. Cassini inc. Tavola 25 della serie  Nuova raccolta delle Migliori vedute antiche e moderne di Roma disegnate e incise da Giovanni Cassini l’anno MDCCLXXV pubblicata a Roma da Venanzio Monaldini. Etching, 1775 circa, signed at lower left Gio. Cassini inc. Plate 25 from the series Nuova raccolta delle Migliori vedute antiche e moderne di Roma disegnate e incise da Giovanni Cassini l’anno MDCCLXXV published in Rome by Venanzio Monaldini.‎

‎Lazzarini A. 1801- 1845 circa‎

‎Piazza di Spagna‎

‎Litografia, 1841, firmata in basso a sinistra A Lazzarini dis. Della serie Raccola delle Vedute di Roma e Tivoli edita a Roma da A. Depoletti, nel 1841. Ottimo stato di conservazione. Litograph, 1841, signed lower left A Lazzarini dis. Plate taken from "Raccola delle Vedute di Roma e Tivoli" (Rome: A. Depoletti, 1841). Excellent condition.‎

‎RICHTER Adrian Ludwig (Dresda 1803 - Loschwitz, Dresda, 1884)‎

‎Römische Landleute Versammeln sich Ulter den Päpstlichen Fahnen‎

‎Tavola tratta dall’opera Die Bilder-Chronik des Sächsischen Kunstvereins Dresden 1828 – 1836. Firmata in basso a destra Firmato in basso a destra "gest. v. L. Richter". Da un dipinto di Dietrich Wilhelm Lindau. Il titolo recita “I contadini romani si riuniscono sotto le bandiere papali”.  Acquaforte, in ottimo stato di conservazione. All'inizio del XIX secolo, un nuovo spirito si agitava nella società borghese in Germania: Nelle città si formarono dei circoli letterari, sostenuti e frequentati da uomini e donne di mentalità riformista. Questa situazione preparò il terreno per la fondazione delle prime associazioni d'arte negli stati tedeschi. Durante la celebrazione di Dürer a Dresda il 7 aprile 1828, Carl August Böttiger chiese la fondazione di un'associazione artistica. Giovani artisti sassoni come Carl Peschel, Ludwig Richter, Christian Friedrich Gille, Ernst Ferdinand Oehme e molti altri beneficiarono di questo sostegno. Ma anche i rappresentanti del primo romanticismo di Dresda come Caspar David Friedrich, Georg Friedrich Kersting e Louise Seidler poterono vendere i loro quadri attraverso il Kunstverein. La pubblicazione del Bilder-Chronik, in cui le opere acquistate venivano presentate ai membri del Kunstverein come incisioni su rame, serviva non solo alla diffusione dell'arte contemporanea, ma anche alla promozione globale dell'arte dell'incisione su rame. Fondamentalmente, la Sächsische Bilder-Chronik (Cronaca pittorica sassone) dal 1828 al 1836 offre l'opportunità di ottenere una visione completa dello sviluppo dell'arte nella prima metà del XIX secolo, che ha portato dal Classicismo al Romanticismo e all'inizio del Biedermeier.  ‎

‎Roomen Adrian van (Lovanio 1561 – Magonza 1615)‎

‎Roma‎

‎Pianta archeologica della città basata sul modello di Pirro Ligorio, pubblicata nel raro Parvum theatrum urbium sive urbium praecipuarum totius orbis brevis et methodica descriptio. Urbium praecipuarum totius orbis brevis et methodica descriptio [...]. di Adrian van Roomen, edita a Francoforte, Nicolaus Basse, 1595. Il Theatrum Urbium, stampato per la prima volta nel 1595 e quindi nel 1608, contiene 67 vedute silografiche di città.  “Contains descriptions of Florida, New-France, New-Spain, Nova Galicia, Yucatan, Cuba, Brazil, Peru, etc." Also with views of Constantinople, Jerusalem, Genoa, London, Rostock, Rome, Vienna, Prague, Riga, Zurich, Genf, Bremen, Dresden, Geneva, Lubeck, Cologne, Leipzig, Mainz, Marburg, Munich, Nuremberg, Strasbourg, Trier, Ulm, Venice, Wittenberg and many others. (Sabin). Rara.  Bibliografia Caldana, Roma Antica, Piante topografiche e vedute generali, p. 80, scheda I.11.Adams R 694. Bachmann 14. Muller 1376. Sabin 73000. Alden 595. Archaeological map of Rome based on the model of Pirro Ligorio (1561), published in the rare Parvum theatrum urbium sive urbium praecipuarum totius orbis brevis et methodica descriptio. Urbium praecipuarum totius orbis brevis et methodica descriptio [...]. by Adrian van Roomen, published in Frankfurt, Nicolaus Basse, 1595. The Theatrum Urbium, first printed in 1595 and again in 1608, contains 67 silographic views of cities.  "Contains descriptions of Florida, New-France, New-Spain, Nova Galicia, Yucatan, Cuba, Brazil, Peru, etc." Also with views of Constantinople, Jerusalem, Genoa, London, Rostock, Rome, Vienna, Prague, Riga, Zurich, Genf, Bremen, Dresden, Geneva, Lubeck, Cologne, Leipzig, Mainz, Marburg, Munich, Nuremberg, Strasbourg, Trier, Ulm, Venice, Wittenberg and many others. (Sabin). Rare.  Bibliography Caldana, Roma Antica, Piante topografiche e vedute generali, p. 80, scheda I.11.Adams R 694. Bachmann 14. Muller 1376. Sabin 73000. Alden 595.‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta della Gran Curia Innocenziana edificata sulle rovine dell'Anfiteatro di Statilio Tauro, che formano l'odierno Monte C‎

‎Acquaforte e bulino, 1752, firmata in lastra . Esemplare della contemporanea tiratura romana, primo stato di quattro, stampato dall'autore nella propria tipografia di Strada Felice. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana "doppio cerchio e giglio con lettere CB", con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma.L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi 2 vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Palazzo Tomati in Roma (scritta che appare su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le lastre furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale, e successivamente a Parigi. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, oggi Calcografia Nazionale, dove sono tuttora conservate. Le opere che proponiamo fanno parte di un album nella stesura definitiva, stampato a Roma tra il 1770 ed il 1780. Etching and engraving, 1752, signed on plate.Example from the contemporary Roman Edition, the first state of four, printed by Piranesi in his tipography of Strada Felice. A very good impression, printed on contemporary laid paper with watermark "double encircled fleur de lys with letters CB", with margins, good condition. Taken from Vedute di Roma; the whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher in Palazzo Tomati in Rome (as it is written on m,any plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris. The Calcografia Camerale, nowadays Calcografia Nazionale, has then bought the plates which are now kept inside the building. Hind n. 23, I/IV; Focillon 738.‎

‎ZUCCAGNI ORLANDINI Attilio (Fiesole 1784 - Firenze 1872)‎

‎Veduta di Ponte Molle presso la Citta di Roma‎

‎Veduta pubblicata nel noto Atlante illustrativo, ossia Raccolta dei principali monumenti italiani antichi, del Medio evo e moderni, e di alcune vedute pittoriche… di Attilio Zuccagni-Orlandini, edito in 3 tomi nel 1845 a Firenze, per servire di corredo alla Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia…, opera in 12 volumi, pubblicati dal 1837 al 1845, corredata - oltre che dall'Atlante illustrativo sopra descritto - anche da un Atlante geografico degli Stati italiani, in due tomi.   Incisione su rame all'acquaforte, in ottimo stato di conservazione. View published in the famous Atlante illustrativo, ossia Raccolta dei principali monumenti italiani antichi, del Medio evo e moderni, e di alcune vedute pittoriche... di Attilio Zuccagni-Orlandini, published in 3 volumes in Florence, 1845, to accompany the Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia..., a work in 12 volumes, published from 1837 to 1845, accompanied - in addition to the Atlante illustrativo described above - also by a Atlante geografico degli Stati italiani, in two volumes.   Etching, in excellent condition.‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Topographia Vestigiorum Veteris Urbis et Campi Martii‎

‎Acquaforte, bulino e puntasecca, circa 1762, firmata in lastra in basso. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con margini, in eccellente stato di conservazione. Tavola tratta da Il Campo Marzio dell’Antica Roma opera di G.B. Piranesi socio della Real Società degli Antiquari di Londra. Sebbene pubblicata solo nel 1762 questa fondamentale opera, che appare come una delle più complesse del Piranesi, veniva già annunciata dall’artista nelle Antichità Romane (1756) delle quali, secondo Focillon, può essere considerata come il quinto tomo. La vicenda del Campo Marzio si intrecciano con l’amicizia con lo scozzese Robert Adam, al quale l’opera è dedicata. Adam era giunto a Roma nel 1755 e ben presto aveva conosciuto Piranesi, forse per mezzo del comune amico Charles-Louis Clerisseau, trovando nella comune passione archeologica la base di una reciproca stima, che continuò anche dopo il ritorno dell’architetto Londra. Fu proprio Adam che, durante le ricognizioni dei resti dei monumenti del Campo Marzio, suggerì al Piranesi l’idea di realizzare una mappa dell’intera area, che inizialmente doveva essere inclusa nelle Antichità, e poi finì per costituire la base di un progetto ben più ambizioso, dando alla luce questa importante opera. Negli scritti iniziali l’autore annuncia lo scopo di questo lavoro, affermando la volontà di voler tracciare la storia di questa vasta area compresa tra il Tevere ed i colli, cercando di ricostruirne la conformazione ed il volto. Egli sottolinea la difficoltà di tale lavoro di ricostruzione, poiché l’antico Campo Marzio ha coinciso con l’area più intensamente popolata e riedificata della città dal medioevo all’epoca attuale, non nascondendo il margine di ipotetica insito nell’opera. Il risultato è che l’attendibilità dei risultati rimane quanto mai problematica, sia per la pionieristica ricerca archeologica del tempo, sia per la carica visionaria che porta l’artista e l’architetto a superare di slancio i limiti della realtà storica progettando il passato in funzione del presente, portando il genio artistico a prevalere di gran lunga sull’archeologo, conferendo senso e vigore a tutta l’opera. Bibliografia Focillon 437, Wilton Ely 568.  Etching, engraving and drypoint, circa 1762, signed in plate at the bottom. Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, in excellent condition. Plate taken from Il Campo Marzio dell’Antica Roma opera di G.B. Piranesi socio della Real Società degli Antiquari di Londra. Although published only in 1762, this fundamental work, which appears to be one of Piranesi's most complex, had already been announced by the artist in the Antichità Romane (1756) of which, according to Focillon, it can be considered as the fifth volume. The story of the Campus Martius is intertwined with the friendship with the Scotsman Robert Adam, to whom the work is dedicated. Adam had arrived in Rome in 1755 and soon got to know Piranesi, perhaps through their mutual friend Charles-Louis Clerisseau, finding in their common archaeological passion the basis of a mutual esteem, which continued even after the architect's return to London. It was Adam himself who, during the reconnaissance of the remains of the monuments of the Campus Martius, suggested to Piranesi the idea of creating a map of the entire area, which initially was to be included in the Antiquities, and then ended up forming the basis of a much more ambitious project, giving birth to this important work. In the initial writings the author announces the purpose of this work, stating the will to trace the history of this vast area between the Tiber and the hills, trying to reconstruct the conformation and the face. He underlines the difficulty of this reconstruction work, since the ancient Campus Martius coincided with the most intensely populated and rebuilt area of the city from the Middle Ages to the present time, not hiding the margin of hypothetic inherent in the work. The result is that the reliability of the results remains very problematic, both for the pioneering archaeological research of the time, and for the visionary charge that leads the artist and the architect to overcome the limits of historical reality designing the past in function of the present, bringing the artistic genius to prevail by far on the archaeologist, giving sense and vigor to the whole work. Literature Focillon 437, Wilton Ely 568. ‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Veduta della Galleria Urbana nel Palazzo Apostolico Vaticano, ornata di pitture e di stucchi‎

‎Veduta della Galleria Urbana, o Galleria delle carte geografiche, incisa da Giuseppe Vasi su disegno di Francesco Panini. L'opera appartiene ad una serie di vedute di Roma stampate nella seconda metà del '700 per volere del Panini, che si avvalse della collaborazione dei migliori incisori dell’epoca: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani e Volpato. Le tavole vengono stampate dalla Calcografia della Reverenda Camera Apostolica. Francesco Panini o Pannini (Roma 1738 - 10 aprile 1800) si formò con il padre Giovanni Paolo (Piacenza, 1691 - Roma, 1765) e ne proseguì l'attività vedutistica dedicandosi in modo particolare a realizzare raffinate opere su carta. In effetti, la scarsa attenzione critica a lui dedicata, tradisce la reale portata storica del pittore, che è da considerare tra i migliori interpreti della grafica settecentesca. La sua produzione, infatti, pur perpetuando una precisa tradizione riesce a esprimere un vero e proprio rinnovamento in chiave neoclassica. Dimostrandosi un abile prospettico, Panini fu elogiato dal Mariette e gli autori del 'Vignola illustrato' Giambattista Spampani e Carlo Antonini lo annoverano tra i pochi illustri prospettici e quale esempio per gli studiosi di architettura. Ma la produzione dell'artista conta altresì diverse imprese a fresco come la decorazione di Villa Albani, del piano nobile del Palazzo Cesarini Sforza e in Palazzo Doria, per conto del Cardinale Antonio Maria dipinse nel 1794 degli eleganti pannelli a grottesche.  A lui si devono, con tutta probabilità, molte delle opere di collezioni pubbliche e private considerate della ‘scuola di Panini’ o ‘cerchia di Panini’ se non dello stesso Panini, e ciò pone un problema non piccolo per il catalogo dell’artista anche negli anni della maturità. Al contrario del padre Giovanni Paolo, uno dei più celebri e apprezzati pittori settecenteschi, Francesco Panini è stato oggetto di pochi studi. I dipinti e i disegni che oggi vengono riconosciuti alla sua mano mostrano vedute della Roma antica o di quella a lui contemporanea dove elaborate e grandiose architetture sono animate da piccole ed eleganti figure, proprio come nel foglio qui offerto. Una sua serie di acquarelli con Vedute di San Pietro è conservata presso il Dipartimento di Arti Grafiche del Louvre: tra queste è presente la stessa raffigurazione del prospetto principale della basilica vaticana se pur con un punto di vista più ravvicinato. L’attività indipendente di Francesco, pur sempre nel solco del genitore, riguardò soprattutto disegni con vedute romane per importanti incisori dell’epoca: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani e Volpato. Acquaforte e bulino, stampata su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Bibliografia L. Salerno, 'I pittori di vedute in Italia', Roma 1991, pp. 290-291; M. Celeste Cola, 'L'inventario di Francesco Pannini, dipinti, disegni e contorni nello studio di Palazzo Moroni', Pisa 2012, pp. 199-224. View of the Galleria Urbana engraved by Giuseppe Vasi after a drawing by Francesco Panini. The work belongs to a series of views of Rome printed in the second half of the 18th century at the behest of Panini, who availed himself of the collaboration of the best engravers of the time: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani, Volpato and many others. The plates are printed by the Calcografia of Reverenda Camera Apostolica. Francesco Panini or Pannini (Rome 1738 - April 10, 1800) trained with his father Giovanni Paolo (Piacenza, 1691 - Rome, 1765) and continued the activity of vedutistica devoting himself in particular to the realization of refined works on paper. In fact, the scarce critical attention dedicated to him, betrays the real historical importance of the painter, who is to be considered among the best interpreters of eighteenth-century graphics. His production, in fact, while perpetuating a precise tradition manages to express a real renewal in a neoclassical key. Proving to be an able perspective artist, Panini was praised by Mariette and the authors of the 'Vignola illustrato' Giambattista Spampani and Carlo Antonini counted him among the few illustrious perspective artists and as an example for the scholars of architecture. But the production of the artist also counts several works in fresco as the decoration of Villa Albani, the main floor of the Palazzo Cesarini Sforza and Palazzo Doria, on behalf of Cardinal Antonio Maria painted in 1794 of the elegant grotesque panels.  To him we owe, in all probability, many of the works in public and private collections considered to be of the 'school of Panini' or 'circle of Panini' if not of Panini himself, and this poses no small problem for the artist's catalog even in his mature years. Contrary to his father Giovanni Paolo, one of the most famous and appreciated 18th century painters, Francesco Panini has been the object of few studies. The paintings and drawings that today are attributed to his hand show views of ancient Rome or of that contemporary to him where elaborate and grandiose architectures are animated by small and elegant figures, just as in the sheet offered here. A series of his watercolors with views of St. Peter's is preserved in the Department of Graphic Arts of the Louvre: among them is the same depiction of the main facade of the Vatican basilica, albeit with a closer point of view. Etching and engraving, printed on contemporary laid paper, with margins, in excellent condition. Literature L. Salerno, 'I pittori di vedute in Italia', Rome 1991, pp. 290-291; M. Celeste Cola, 'L'inventario di Francesco Pannini, dipinti, disegni e contorni nello studio di Palazzo Moroni', Pisa 2012, pp. 199-224.‎

‎MONTAGU Dominique‎

‎Veduta Del di dentro di S. Pietro, con l'occhiata dell'Interno della gran Cupola sopra la Confessione‎

‎Veduta dell'interno di San Pietro, incisa da Dominique Montagù su disegno di Francesco Panini. L'opera appartiene ad una serie di vedute di Roma stampate nella seconda metà del '700 per volere del Panini, che si avvalse della collaborazione dei migliori incisori dell’epoca: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani e Volpato. Le tavole vengono stampate dalla Calcografia della Reverenda Camera Apostolica. Francesco Panini o Pannini (Roma 1738 - 10 aprile 1800) si formò con il padre Giovanni Paolo (Piacenza, 1691 - Roma, 1765) e ne proseguì l'attività vedutistica dedicandosi in modo particolare a realizzare raffinate opere su carta. In effetti, la scarsa attenzione critica a lui dedicata, tradisce la reale portata storica del pittore, che è da considerare tra i migliori interpreti della grafica settecentesca. La sua produzione, infatti, pur perpetuando una precisa tradizione riesce a esprimere un vero e proprio rinnovamento in chiave neoclassica. Dimostrandosi un abile prospettico, Panini fu elogiato dal Mariette e gli autori del 'Vignola illustrato' Giambattista Spampani e Carlo Antonini lo annoverano tra i pochi illustri prospettici e quale esempio per gli studiosi di architettura. Ma la produzione dell'artista conta altresì diverse imprese a fresco come la decorazione di Villa Albani, del piano nobile del Palazzo Cesarini Sforza e in Palazzo Doria, per conto del Cardinale Antonio Maria dipinse nel 1794 degli eleganti pannelli a grottesche.  A lui si devono, con tutta probabilità, molte delle opere di collezioni pubbliche e private considerate della ‘scuola di Panini’ o ‘cerchia di Panini’ se non dello stesso Panini, e ciò pone un problema non piccolo per il catalogo dell’artista anche negli anni della maturità. Al contrario del padre Giovanni Paolo, uno dei più celebri e apprezzati pittori settecenteschi, Francesco Panini è stato oggetto di pochi studi. I dipinti e i disegni che oggi vengono riconosciuti alla sua mano mostrano vedute della Roma antica o di quella a lui contemporanea dove elaborate e grandiose architetture sono animate da piccole ed eleganti figure, proprio come nel foglio qui offerto. Una sua serie di acquarelli con Vedute di San Pietro è conservata presso il Dipartimento di Arti Grafiche del Louvre: tra queste è presente la stessa raffigurazione del prospetto principale della basilica vaticana se pur con un punto di vista più ravvicinato. L’attività indipendente di Francesco, pur sempre nel solco del genitore, riguardò soprattutto disegni con vedute romane per importanti incisori dell’epoca: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani e Volpato. Acquaforte e bulino, stampata su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Bibliografia L. Salerno, 'I pittori di vedute in Italia', Roma 1991, pp. 290-291; M. Celeste Cola, 'L'inventario di Francesco Pannini, dipinti, disegni e contorni nello studio di Palazzo Moroni', Pisa 2012, pp. 199-224. View of the interiour of St. Peter, engraved by Dominique Montagù after a drawing by Francesco Panini. The work belongs to a series of views of Rome printed in the second half of the 18th century at the behest of Panini, who availed himself of the collaboration of the best engravers of the time: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani, Volpato and many others. The plates are printed by the Calcografia of Reverenda Camera Apostolica. Francesco Panini or Pannini (Rome 1738 - April 10, 1800) trained with his father Giovanni Paolo (Piacenza, 1691 - Rome, 1765) and continued the activity of vedutistica devoting himself in particular to the realization of refined works on paper. In fact, the scarce critical attention dedicated to him, betrays the real historical importance of the painter, who is to be considered among the best interpreters of eighteenth-century graphics. His production, in fact, while perpetuating a precise tradition manages to express a real renewal in a neoclassical key. Proving to be an able perspective artist, Panini was praised by Mariette and the authors of the 'Vignola illustrato' Giambattista Spampani and Carlo Antonini counted him among the few illustrious perspective artists and as an example for the scholars of architecture. But the production of the artist also counts several works in fresco as the decoration of Villa Albani, the main floor of the Palazzo Cesarini Sforza and Palazzo Doria, on behalf of Cardinal Antonio Maria painted in 1794 of the elegant grotesque panels.  To him we owe, in all probability, many of the works in public and private collections considered to be of the 'school of Panini' or 'circle of Panini' if not of Panini himself, and this poses no small problem for the artist's catalog even in his mature years. Contrary to his father Giovanni Paolo, one of the most famous and appreciated 18th century painters, Francesco Panini has been the object of few studies. The paintings and drawings that today are attributed to his hand show views of ancient Rome or of that contemporary to him where elaborate and grandiose architectures are animated by small and elegant figures, just as in the sheet offered here. A series of his watercolors with views of St. Peter's is preserved in the Department of Graphic Arts of the Louvre: among them is the same depiction of the main facade of the Vatican basilica, albeit with a closer point of view. Etching and engraving, printed on contemporary laid paper, with margins, in excellent condition. Literature L. Salerno, 'I pittori di vedute in Italia', Rome 1991, pp. 290-291; M. Celeste Cola, 'L'inventario di Francesco Pannini, dipinti, disegni e contorni nello studio di Palazzo Moroni', Pisa 2012, pp. 199-224.‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Veduta Intiera Del Portico avanti l'Ingresso della Basilica di S. Pietro in Vaticano‎

‎Veduta dell'interno di San Pietro, incisa da Giuseppe Vasi su disegno di Francesco Panini. L'opera appartiene ad una serie di vedute di Roma stampate nella seconda metà del '700 per volere del Panini, che si avvalse della collaborazione dei migliori incisori dell’epoca: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani e Volpato. Le tavole vengono stampate dalla Calcografia della Reverenda Camera Apostolica. Francesco Panini o Pannini (Roma 1738 - 10 aprile 1800) si formò con il padre Giovanni Paolo (Piacenza, 1691 - Roma, 1765) e ne proseguì l'attività vedutistica dedicandosi in modo particolare a realizzare raffinate opere su carta. In effetti, la scarsa attenzione critica a lui dedicata, tradisce la reale portata storica del pittore, che è da considerare tra i migliori interpreti della grafica settecentesca. La sua produzione, infatti, pur perpetuando una precisa tradizione riesce a esprimere un vero e proprio rinnovamento in chiave neoclassica. Dimostrandosi un abile prospettico, Panini fu elogiato dal Mariette e gli autori del 'Vignola illustrato' Giambattista Spampani e Carlo Antonini lo annoverano tra i pochi illustri prospettici e quale esempio per gli studiosi di architettura. Ma la produzione dell'artista conta altresì diverse imprese a fresco come la decorazione di Villa Albani, del piano nobile del Palazzo Cesarini Sforza e in Palazzo Doria, per conto del Cardinale Antonio Maria dipinse nel 1794 degli eleganti pannelli a grottesche.  A lui si devono, con tutta probabilità, molte delle opere di collezioni pubbliche e private considerate della ‘scuola di Panini’ o ‘cerchia di Panini’ se non dello stesso Panini, e ciò pone un problema non piccolo per il catalogo dell’artista anche negli anni della maturità. Al contrario del padre Giovanni Paolo, uno dei più celebri e apprezzati pittori settecenteschi, Francesco Panini è stato oggetto di pochi studi. I dipinti e i disegni che oggi vengono riconosciuti alla sua mano mostrano vedute della Roma antica o di quella a lui contemporanea dove elaborate e grandiose architetture sono animate da piccole ed eleganti figure, proprio come nel foglio qui offerto. Una sua serie di acquarelli con Vedute di San Pietro è conservata presso il Dipartimento di Arti Grafiche del Louvre: tra queste è presente la stessa raffigurazione del prospetto principale della basilica vaticana se pur con un punto di vista più ravvicinato. L’attività indipendente di Francesco, pur sempre nel solco del genitore, riguardò soprattutto disegni con vedute romane per importanti incisori dell’epoca: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani e Volpato. Acquaforte e bulino, stampata su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Bibliografia L. Salerno, 'I pittori di vedute in Italia', Roma 1991, pp. 290-291; M. Celeste Cola, 'L'inventario di Francesco Pannini, dipinti, disegni e contorni nello studio di Palazzo Moroni', Pisa 2012, pp. 199-224. View of the interriour of St. Peter, engraved by Giuseppe Vasi after a drawing by Francesco Panini. The work belongs to a series of views of Rome printed in the second half of the 18th century at the behest of Panini, who availed himself of the collaboration of the best engravers of the time: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani, Volpato and many others. The plates are printed by the Calcografia of Reverenda Camera Apostolica. Francesco Panini or Pannini (Rome 1738 - April 10, 1800) trained with his father Giovanni Paolo (Piacenza, 1691 - Rome, 1765) and continued the activity of vedutistica devoting himself in particular to the realization of refined works on paper. In fact, the scarce critical attention dedicated to him, betrays the real historical importance of the painter, who is to be considered among the best interpreters of eighteenth-century graphics. His production, in fact, while perpetuating a precise tradition manages to express a real renewal in a neoclassical key. Proving to be an able perspective artist, Panini was praised by Mariette and the authors of the 'Vignola illustrato' Giambattista Spampani and Carlo Antonini counted him among the few illustrious perspective artists and as an example for the scholars of architecture. But the production of the artist also counts several works in fresco as the decoration of Villa Albani, the main floor of the Palazzo Cesarini Sforza and Palazzo Doria, on behalf of Cardinal Antonio Maria painted in 1794 of the elegant grotesque panels.  To him we owe, in all probability, many of the works in public and private collections considered to be of the 'school of Panini' or 'circle of Panini' if not of Panini himself, and this poses no small problem for the artist's catalog even in his mature years. Contrary to his father Giovanni Paolo, one of the most famous and appreciated 18th century painters, Francesco Panini has been the object of few studies. The paintings and drawings that today are attributed to his hand show views of ancient Rome or of that contemporary to him where elaborate and grandiose architectures are animated by small and elegant figures, just as in the sheet offered here. A series of his watercolors with views of St. Peter's is preserved in the Department of Graphic Arts of the Louvre: among them is the same depiction of the main facade of the Vatican basilica, albeit with a closer point of view. Etching and engraving, printed on contemporary laid paper, with margins, in excellent condition. Literature L. Salerno, 'I pittori di vedute in Italia', Rome 1991, pp. 290-291; M. Celeste Cola, 'L'inventario di Francesco Pannini, dipinti, disegni e contorni nello studio di Palazzo Moroni', Pisa 2012, pp. 199-224.‎

‎BARBAZZA Francesco (Attivo a Roma 1771 – 1789)‎

‎Veduta interna della Sagrosanta Basilica di San Giovanni in Laterano o sia Costantiniana, fatta da Papa Innocente X. ristaur‎

‎Veduta dell'interno della basilica di San Giovanni in Laterano, incisa da Francesco Barbazza su disegno di Francesco Panini. L'opera appartiene ad una serie di vedute di Roma stampate nella seconda metà del '700 per volere del Panini, che si avvalse della collaborazione dei migliori incisori dell’epoca: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani e Volpato. Le tavole vengono stampate dalla Calcografia della Reverenda Camera Apostolica. Francesco Panini o Pannini (Roma 1738 - 10 aprile 1800) si formò con il padre Giovanni Paolo (Piacenza, 1691 - Roma, 1765) e ne proseguì l'attività vedutistica dedicandosi in modo particolare a realizzare raffinate opere su carta. In effetti, la scarsa attenzione critica a lui dedicata, tradisce la reale portata storica del pittore, che è da considerare tra i migliori interpreti della grafica settecentesca. La sua produzione, infatti, pur perpetuando una precisa tradizione riesce a esprimere un vero e proprio rinnovamento in chiave neoclassica. Dimostrandosi un abile prospettico, Panini fu elogiato dal Mariette e gli autori del 'Vignola illustrato' Giambattista Spampani e Carlo Antonini lo annoverano tra i pochi illustri prospettici e quale esempio per gli studiosi di architettura. Ma la produzione dell'artista conta altresì diverse imprese a fresco come la decorazione di Villa Albani, del piano nobile del Palazzo Cesarini Sforza e in Palazzo Doria, per conto del Cardinale Antonio Maria dipinse nel 1794 degli eleganti pannelli a grottesche.  A lui si devono, con tutta probabilità, molte delle opere di collezioni pubbliche e private considerate della ‘scuola di Panini’ o ‘cerchia di Panini’ se non dello stesso Panini, e ciò pone un problema non piccolo per il catalogo dell’artista anche negli anni della maturità. Al contrario del padre Giovanni Paolo, uno dei più celebri e apprezzati pittori settecenteschi, Francesco Panini è stato oggetto di pochi studi. I dipinti e i disegni che oggi vengono riconosciuti alla sua mano mostrano vedute della Roma antica o di quella a lui contemporanea dove elaborate e grandiose architetture sono animate da piccole ed eleganti figure, proprio come nel foglio qui offerto. Una sua serie di acquarelli con Vedute di San Pietro è conservata presso il Dipartimento di Arti Grafiche del Louvre: tra queste è presente la stessa raffigurazione del prospetto principale della basilica vaticana se pur con un punto di vista più ravvicinato. L’attività indipendente di Francesco, pur sempre nel solco del genitore, riguardò soprattutto disegni con vedute romane per importanti incisori dell’epoca: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani e Volpato. Acquaforte e bulino, stampata su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Bibliografia L. Salerno, 'I pittori di vedute in Italia', Roma 1991, pp. 290-291; M. Celeste Cola, 'L'inventario di Francesco Pannini, dipinti, disegni e contorni nello studio di Palazzo Moroni', Pisa 2012, pp. 199-224. View of the interiour of San Giovanni in Laterano, engraved by Francesco Barbazza after a drawing by Francesco Panini. The work belongs to a series of views of Rome printed in the second half of the 18th century at the behest of Panini, who availed himself of the collaboration of the best engravers of the time: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani, Volpato and many others. The plates are printed by the Calcografia of Reverenda Camera Apostolica. Francesco Panini or Pannini (Rome 1738 - April 10, 1800) trained with his father Giovanni Paolo (Piacenza, 1691 - Rome, 1765) and continued the activity of vedutistica devoting himself in particular to the realization of refined works on paper. In fact, the scarce critical attention dedicated to him, betrays the real historical importance of the painter, who is to be considered among the best interpreters of eighteenth-century graphics. His production, in fact, while perpetuating a precise tradition manages to express a real renewal in a neoclassical key. Proving to be an able perspective artist, Panini was praised by Mariette and the authors of the 'Vignola illustrato' Giambattista Spampani and Carlo Antonini counted him among the few illustrious perspective artists and as an example for the scholars of architecture. But the production of the artist also counts several works in fresco as the decoration of Villa Albani, the main floor of the Palazzo Cesarini Sforza and Palazzo Doria, on behalf of Cardinal Antonio Maria painted in 1794 of the elegant grotesque panels.  To him we owe, in all probability, many of the works in public and private collections considered to be of the 'school of Panini' or 'circle of Panini' if not of Panini himself, and this poses no small problem for the artist's catalog even in his mature years. Contrary to his father Giovanni Paolo, one of the most famous and appreciated 18th century painters, Francesco Panini has been the object of few studies. The paintings and drawings that today are attributed to his hand show views of ancient Rome or of that contemporary to him where elaborate and grandiose architectures are animated by small and elegant figures, just as in the sheet offered here. A series of his watercolors with views of St. Peter's is preserved in the Department of Graphic Arts of the Louvre: among them is the same depiction of the main facade of the Vatican basilica, albeit with a closer point of view. Etching and engraving, printed on contemporary laid paper, with margins, in excellent condition. Literature L. Salerno, 'I pittori di vedute in Italia', Rome 1991, pp. 290-291; M. Celeste Cola, 'L'inventario di Francesco Pannini, dipinti, disegni e contorni nello studio di Palazzo Moroni', Pisa 2012, pp. 199-224.‎

‎BARBAZZA Francesco (Attivo a Roma 1771 – 1789)‎

‎Prospetto Esteriore della Basilica di S. Paolo sulla Via Ostensie‎

‎Veduta del cortile della basilica di San Paolo fuori le mura incisa da Francesco Barbazza su disegno di Francesco Panini. L'opera appartiene ad una serie di vedute di Roma stampate nella seconda metà del '700 per volere del Panini, che si avvalse della collaborazione dei migliori incisori dell’epoca: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani e Volpato. Le tavole vengono stampate dalla Calcografia della Reverenda Camera Apostolica. Francesco Panini o Pannini (Roma 1738 - 10 aprile 1800) si formò con il padre Giovanni Paolo (Piacenza, 1691 - Roma, 1765) e ne proseguì l'attività vedutistica dedicandosi in modo particolare a realizzare raffinate opere su carta. In effetti, la scarsa attenzione critica a lui dedicata, tradisce la reale portata storica del pittore, che è da considerare tra i migliori interpreti della grafica settecentesca. La sua produzione, infatti, pur perpetuando una precisa tradizione riesce a esprimere un vero e proprio rinnovamento in chiave neoclassica. Dimostrandosi un abile prospettico, Panini fu elogiato dal Mariette e gli autori del 'Vignola illustrato' Giambattista Spampani e Carlo Antonini lo annoverano tra i pochi illustri prospettici e quale esempio per gli studiosi di architettura. Ma la produzione dell'artista conta altresì diverse imprese a fresco come la decorazione di Villa Albani, del piano nobile del Palazzo Cesarini Sforza e in Palazzo Doria, per conto del Cardinale Antonio Maria dipinse nel 1794 degli eleganti pannelli a grottesche.  A lui si devono, con tutta probabilità, molte delle opere di collezioni pubbliche e private considerate della ‘scuola di Panini’ o ‘cerchia di Panini’ se non dello stesso Panini, e ciò pone un problema non piccolo per il catalogo dell’artista anche negli anni della maturità. Al contrario del padre Giovanni Paolo, uno dei più celebri e apprezzati pittori settecenteschi, Francesco Panini è stato oggetto di pochi studi. I dipinti e i disegni che oggi vengono riconosciuti alla sua mano mostrano vedute della Roma antica o di quella a lui contemporanea dove elaborate e grandiose architetture sono animate da piccole ed eleganti figure, proprio come nel foglio qui offerto. Una sua serie di acquarelli con Vedute di San Pietro è conservata presso il Dipartimento di Arti Grafiche del Louvre: tra queste è presente la stessa raffigurazione del prospetto principale della basilica vaticana se pur con un punto di vista più ravvicinato. L’attività indipendente di Francesco, pur sempre nel solco del genitore, riguardò soprattutto disegni con vedute romane per importanti incisori dell’epoca: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani e Volpato. Acquaforte e bulino, stampata su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Bibliografia L. Salerno, 'I pittori di vedute in Italia', Roma 1991, pp. 290-291; M. Celeste Cola, 'L'inventario di Francesco Pannini, dipinti, disegni e contorni nello studio di Palazzo Moroni', Pisa 2012, pp. 199-224. View of the church of San Paolo fuori le mura, engraved by Francesco Barbazza after a drawing by Francesco Panini. The work belongs to a series of views of Rome printed in the second half of the 18th century at the behest of Panini, who availed himself of the collaboration of the best engravers of the time: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani, Volpato and many others. The plates are printed by the Calcografia of Reverenda Camera Apostolica. Francesco Panini or Pannini (Rome 1738 - April 10, 1800) trained with his father Giovanni Paolo (Piacenza, 1691 - Rome, 1765) and continued the activity of vedutistica devoting himself in particular to the realization of refined works on paper. In fact, the scarce critical attention dedicated to him, betrays the real historical importance of the painter, who is to be considered among the best interpreters of eighteenth-century graphics. His production, in fact, while perpetuating a precise tradition manages to express a real renewal in a neoclassical key. Proving to be an able perspective artist, Panini was praised by Mariette and the authors of the 'Vignola illustrato' Giambattista Spampani and Carlo Antonini counted him among the few illustrious perspective artists and as an example for the scholars of architecture. But the production of the artist also counts several works in fresco as the decoration of Villa Albani, the main floor of the Palazzo Cesarini Sforza and Palazzo Doria, on behalf of Cardinal Antonio Maria painted in 1794 of the elegant grotesque panels.  To him we owe, in all probability, many of the works in public and private collections considered to be of the 'school of Panini' or 'circle of Panini' if not of Panini himself, and this poses no small problem for the artist's catalog even in his mature years. Contrary to his father Giovanni Paolo, one of the most famous and appreciated 18th century painters, Francesco Panini has been the object of few studies. The paintings and drawings that today are attributed to his hand show views of ancient Rome or of that contemporary to him where elaborate and grandiose architectures are animated by small and elegant figures, just as in the sheet offered here. A series of his watercolors with views of St. Peter's is preserved in the Department of Graphic Arts of the Louvre: among them is the same depiction of the main facade of the Vatican basilica, albeit with a closer point of view. Etching and engraving, printed on contemporary laid paper, with margins, in excellent condition. Literature L. Salerno, 'I pittori di vedute in Italia', Rome 1991, pp. 290-291; M. Celeste Cola, 'L'inventario di Francesco Pannini, dipinti, disegni e contorni nello studio di Palazzo Moroni', Pisa 2012, pp. 199-224.‎

‎MONTAGU Dominique‎

‎Intiero Prospetto dello Esteriore Della Chiesa, e gran Cuppola di S. Pietro in Vaticano‎

‎Veduta laterale di San Pietro, incisa da Dominique Montagù su disegno di Francesco Panini. L'opera appartiene ad una serie di vedute di Roma stampate nella seconda metà del '700 per volere del Panini, che si avvalse della collaborazione dei migliori incisori dell’epoca: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani e Volpato. Le tavole vengono stampate dalla Calcografia della Reverenda Camera Apostolica. Francesco Panini o Pannini (Roma 1738 - 10 aprile 1800) si formò con il padre Giovanni Paolo (Piacenza, 1691 - Roma, 1765) e ne proseguì l'attività vedutistica dedicandosi in modo particolare a realizzare raffinate opere su carta. In effetti, la scarsa attenzione critica a lui dedicata, tradisce la reale portata storica del pittore, che è da considerare tra i migliori interpreti della grafica settecentesca. La sua produzione, infatti, pur perpetuando una precisa tradizione riesce a esprimere un vero e proprio rinnovamento in chiave neoclassica. Dimostrandosi un abile prospettico, Panini fu elogiato dal Mariette e gli autori del 'Vignola illustrato' Giambattista Spampani e Carlo Antonini lo annoverano tra i pochi illustri prospettici e quale esempio per gli studiosi di architettura. Ma la produzione dell'artista conta altresì diverse imprese a fresco come la decorazione di Villa Albani, del piano nobile del Palazzo Cesarini Sforza e in Palazzo Doria, per conto del Cardinale Antonio Maria dipinse nel 1794 degli eleganti pannelli a grottesche.  A lui si devono, con tutta probabilità, molte delle opere di collezioni pubbliche e private considerate della ‘scuola di Panini’ o ‘cerchia di Panini’ se non dello stesso Panini, e ciò pone un problema non piccolo per il catalogo dell’artista anche negli anni della maturità. Al contrario del padre Giovanni Paolo, uno dei più celebri e apprezzati pittori settecenteschi, Francesco Panini è stato oggetto di pochi studi. I dipinti e i disegni che oggi vengono riconosciuti alla sua mano mostrano vedute della Roma antica o di quella a lui contemporanea dove elaborate e grandiose architetture sono animate da piccole ed eleganti figure, proprio come nel foglio qui offerto. Una sua serie di acquarelli con Vedute di San Pietro è conservata presso il Dipartimento di Arti Grafiche del Louvre: tra queste è presente la stessa raffigurazione del prospetto principale della basilica vaticana se pur con un punto di vista più ravvicinato. L’attività indipendente di Francesco, pur sempre nel solco del genitore, riguardò soprattutto disegni con vedute romane per importanti incisori dell’epoca: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani e Volpato. Acquaforte e bulino, stampata su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Bibliografia L. Salerno, 'I pittori di vedute in Italia', Roma 1991, pp. 290-291; M. Celeste Cola, 'L'inventario di Francesco Pannini, dipinti, disegni e contorni nello studio di Palazzo Moroni', Pisa 2012, pp. 199-224. View of St. Peter's church, engraved by Dominique Montagù after a drawing by Francesco Panini. The work belongs to a series of views of Rome printed in the second half of the 18th century at the behest of Panini, who availed himself of the collaboration of the best engravers of the time: Vasi, Antonini, Barbazza, Cigni, Montagu, Polanzani, Volpato and many others. The plates are printed by the Calcografia of Reverenda Camera Apostolica. Francesco Panini or Pannini (Rome 1738 - April 10, 1800) trained with his father Giovanni Paolo (Piacenza, 1691 - Rome, 1765) and continued the activity of vedutistica devoting himself in particular to the realization of refined works on paper. In fact, the scarce critical attention dedicated to him, betrays the real historical importance of the painter, who is to be considered among the best interpreters of eighteenth-century graphics. His production, in fact, while perpetuating a precise tradition manages to express a real renewal in a neoclassical key. Proving to be an able perspective artist, Panini was praised by Mariette and the authors of the 'Vignola illustrato' Giambattista Spampani and Carlo Antonini counted him among the few illustrious perspective artists and as an example for the scholars of architecture. But the production of the artist also counts several works in fresco as the decoration of Villa Albani, the main floor of the Palazzo Cesarini Sforza and Palazzo Doria, on behalf of Cardinal Antonio Maria painted in 1794 of the elegant grotesque panels.  To him we owe, in all probability, many of the works in public and private collections considered to be of the 'school of Panini' or 'circle of Panini' if not of Panini himself, and this poses no small problem for the artist's catalog even in his mature years. Contrary to his father Giovanni Paolo, one of the most famous and appreciated 18th century painters, Francesco Panini has been the object of few studies. The paintings and drawings that today are attributed to his hand show views of ancient Rome or of that contemporary to him where elaborate and grandiose architectures are animated by small and elegant figures, just as in the sheet offered here. A series of his watercolors with views of St. Peter's is preserved in the Department of Graphic Arts of the Louvre: among them is the same depiction of the main facade of the Vatican basilica, albeit with a closer point of view. Etching and engraving, printed on contemporary laid paper, with margins, in excellent condition. Literature L. Salerno, 'I pittori di vedute in Italia', Rome 1991, pp. 290-291; M. Celeste Cola, 'L'inventario di Francesco Pannini, dipinti, disegni e contorni nello studio di Palazzo Moroni', Pisa 2012, pp. 199-224.‎

‎PIRANESI Francesco (Roma 1758 - Parigi 1810)‎

‎Prospetto interiore del Tempio Vaticano veduto nelle sere di Giovedì, e del Venerdì Santi al chiarore della gran Croce di‎

‎Prospetto interiore del Tempio Vaticano veduto nelle sere di Giovedi, e del Venerdi Santi al chiarore della gran croce di metallo illuminata sospesa nella nave principale dinnanzi all'altar maggiore quando la Santità Sua si porta alla venerazione del Volto Santo. Acquaforte e bulino, circa 1783 da un soggetto di Louis Jean Desprez.  Esemplare di secondo stato, con l’iscrizione Prospetto interiore del Tempio Vaticano ... Dêspres del. Ca. Frañco Piranesi inc. 1787. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con pieni margini, in ottimo stato di conservazione.  La rappresentazione di cerimonie religiose all'interno delle più importanti chiese, prima fra tutte San Pietro, era diffusa nel Settecento. Il commercio di vedute legato alla committenza straniera non mancava, infatti, di fornire immagini suggestive di queste liturgie che suscitavano notevole curiosità nei viaggiatori in visita a Roma. Era, infatti, consuetudine diffusa nell'itinerario seguito dai grandtourists in Italia di fare in modo di seguire le funzioni religiose della settimana di Pasqua a Roma. Giá Lalande (cfr. Voyage d'un François en Italie, fait dans les années 1765 et 1766, Venezia e Parigi 1769, V, p. 122) che aveva potuto assistere alla cerimonia della croce durante il suo viaggio nel 1766, racconta, infatti, di «una croce da diciotto a venti piedi di altezza, illuminata la sera con lampade ad olio che offre un colpo d’occhio spettacolare” La stessa scena è rappresentata anche in una serie di incisioni colorate a mano frutto della collaborazione tra Francesco Piranesi e Louis Jean Desprez. L'inquadratura è pressoche la stessa, in entrambe le vedute la cerimonia è ripresa dal transetto sinistro in modo da inquadrare il baldacchino berniniano illuminato dai riflessi della luce, consentendo di distinguere anche la sagoma del san Longino sul piliere della cupola. Il taglio verticale dell'incisione di Piranesi e Desprez lascia meno spazio ai dettagli architettonici; l'interno di San Pietro con la cerimonia della Croce è riprodotto da Desprez anche in un disegno ora al Louvre ripreso da un punto di vista diverso, in modo tale da riuscire a scorgere solo una piccola parte del baldacchino (cfr. Fabrizia Lucilla Spirito, Vedutismo e Grand Tour: Giovan Battista Lusieri e i suoi contemporanei, Napoli 2006, p. 52). Bellissimo esemplare. Bibliografia Wollin, Nils Gustaf, Desprez en Italie; dessins topographiques et d'architecture (1935), p. 156, n. 1, II/II. Etching and engraving, circa 1783 from a subject by Louis Jean Desprez. Example of the second state, inscribed Prospetto interiore del Tempio Vaticano ... Dêspres del. Ca. Frañco Piranesi inc. 1787.  Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, with full margins, in excellent condition. The representation of religious ceremonies inside the most important churches, first of all St. Peter's, was widespread in the eighteenth century. The trade of views linked to foreign clients did not fail, in fact, to provide suggestive images of these liturgies that aroused considerable curiosity in travelers visiting Rome. It was, in fact, a widespread custom in the itinerary followed by grandtourists in Italy to make sure to follow the religious functions of Easter week in Rome. Giá Lalande (cf. Voyage d'un François en Italie, fait dans les années 1765 et 1766, Venice and Paris 1769, V, p. 122), who had been able to witness the ceremony of the cross during his trip in 1766, tells, in fact, of "a cross eighteen to twenty feet high, illuminated in the evening with oil lamps that offers a spectacular view."  The same scene is also depicted in a series of hand-colored engravings resulting from the collaboration between Francesco Piranesi and Louis Jean Desprez. The framing is almost the same, in both views the ceremony is taken from the left transept so as to frame Bernini's canopy illuminated by the reflections of light, allowing one to distinguish the silhouette of St. Longinus on the piliere of the dome. The vertical cut of the engraving by Piranesi and Desprez leaves less space for architectural details; the interior of St. Peter's with the ceremony of the Cross is also reproduced by Desprez in a drawing now at the Louvre taken from a different point of view, so that only a small part of the canopy can be seen (see Fabrizia Lucilla Spirito, Vedutismo e Grand Tour: Giovan Battista Lusieri e i suoi contemporanei, Naples 2006, p. 52). Beautiful example.   Bibliografia  Wollin, Nils Gustaf, Desprez en Italie; dessins topographiques et d'architecture (1935), p. 156, n. 1, II/II.‎

‎FEOLI Vincenzo (Roma, 1760 c. – Roma, 1831)‎

‎Prospetto della Gran Fabbrica dell'Ospizio Aspost.co di S. Michele in Roma eretta dalla S.M. di PP. Innocenzo XII…‎

‎Acquaforte, 1796 circa, in basso didascalia su tre righe separate al centro dallo stemma araldico di Pio VI. “PROSPETTO DELLA GRAN FABBRICA DELL’OSPIZIO APOST.CO DI S. MICHELE IN ROMA ERETTA DALLA S.M. DI PP. INNOCENZO XII IN ASILO ED EDUCAZIONE DE’ PUTTI ORFANI COME/ ALLE L[ETTE]RE =A= PROSEGUITA DAL PONTEFICE CLEMENTE XI A COMODO E SOLLIEVO DELLE VECCHIE E VECCHU INVALIDI CON L’AGGIUNTA DELLA CASA DI CORREZIONE COME ALLE L[ETTE]RE =B=/ PERFEZIONATA POI E COMPITA DALLA MAGNAMINITà E BENEFICENZA DI N.S. PP PIO SESTO FELICEME.TE REG.TE IN RICOVERO E CUSTODIA DELLE ZITELLE ORFANE COME ALLE L[ETTE]RE =C= /LUIGI GAZZOLI PRIMO PRESIDENTE IN DETTO OSPIZIO UMILIA AL TRONO DELLA SANTITà SUA” Firmata sotto l’immagine: “Francesco Pannini disegnò” e “Vincenzo Feoli incise”. Lievissime e sporadiche fioriture, nel complesso ottimo lo stato di conservazione. Incisa da Vincenzo Feoli dal disegno di Francesco Pannini del 1794 realizzato in occasione del completamento degli edifici aggiunti per volere di Pio VI. “L'acquaforte del Feoli descrive con rigore topografico l'ampia veduta, definendo la diversa intensità luminosa della superficie architettonica e dell'acqua del fiume sottostante, mentre il bulino disegna i contorni più mobili e frastagliati della vegetazione, delle imbarcazioni e delle scene di genere che popolano l'immagine (Arrigoni-Bertarelli, 1939, n. 2002; Il Settecento a Roma, 1959, p. 253, n. 1080; Piranesi e la veduta del Settecento a Roma [catal.], Roma 1989, p. 95; un esemplare del Gabinetto comunale delle stampe di Roma, MR 40650, riporta a penna la data 1796)” (Rossella Leone - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 46 (1996), “Vincenzo Feoli”). Nato da un’idea “illuminata” del papa Benedetto Odescalchi, poi ripresa da Innocenzo XII Pignatelli nel 1693, l’Istituto Apostolico del San Michele venne edificato con l’intento di offrire ai poveri e vagabondi, oltre a un tetto, un avviamento professionale che permettesse loro di reinserirsi nella società. Nei trentacinque anni successivi al primo corpo di fabbrica detto “Odescalchi”, l’edificio crebbe fino a raggiungere i due terzi dell’attuale estensione, ma il progetto architettonico venne più volte interrotto e poi ripreso, tanto che il complesso monumentale si concluse soltanto 150 anni dopo la posa della sua prima pietra. Etching, 1796 circa, at bottom caption on three lines separated at center by the heraldic coat of arms of Pius VI. Signed below the image: “Francesco Pannini disegnò” e “Vincenzo Feoli incise”. Inscribed: PROSPETTO DELLA GRAN FABBRICA DELL’OSPIZIO APOST.CO DI S. MICHELE IN ROMA ERETTA DALLA S.M. DI PP. INNOCENZO XII IN ASILO ED EDUCAZIONE DE’ PUTTI ORFANI COME/ ALLE L[ETTE]RE =A= PROSEGUITA DAL PONTEFICE CLEMENTE XI A COMODO E SOLLIEVO DELLE VECCHIE E VECCHU INVALIDI CON L’AGGIUNTA DELLA CASA DI CORREZIONE COME ALLE L[ETTE]RE =B=/ PERFEZIONATA POI E COMPITA DALLA MAGNAMINITà E BENEFICENZA DI N.S. PP PIO SESTO FELICEME.TE REG.TE IN RICOVERO E CUSTODIA DELLE ZITELLE ORFANE COME ALLE L[ETTE]RE =C= /LUIGI GAZZOLI PRIMO PRESIDENTE IN DETTO OSPIZIO UMILIA AL TRONO DELLA SANTITà SUA. Engraved by Vincenzo Feoli after a 1794 drawing by Francesco Pannini made on the occasion of the completion of the buildings added at the behest of Pius VI. Occasional foxing, otherwise in very good condition. “L'acquaforte del Feoli descrive con rigore topografico l'ampia veduta, definendo la diversa intensità luminosa della superficie architettonica e dell'acqua del fiume sottostante, mentre il bulino disegna i contorni più mobili e frastagliati della vegetazione, delle imbarcazioni e delle scene di genere che popolano l'immagine (Arrigoni-Bertarelli, 1939, n. 2002; Il Settecento a Roma, 1959, p. 253, n. 1080; Piranesi e la veduta del Settecento a Roma [catal.], Roma 1989, p. 95; un esemplare del Gabinetto comunale delle stampe di Roma, MR 40650, riporta a penna la data 1796)” (Rossella Leone - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 46 (1996), “Vincenzo Feoli”). According to President de Brosses, a French traveller who visited Rome in 1739, beggars amounted to a quarter of the population; maybe his assessment was not based on accurate research, but certainly pauperism, the state of being poor and relying on charitable assistance for living, was a normal condition for a significant part of the population of Rome. The city attracted poor people from the countryside and the many institutions founded by the popes to tackle pauperism in a way caused its growth. In 1686 Carlo Tommaso Odescalchi, a relative of Pope Innocent XI, felt that a partial solution could be found in teaching a job to the abandoned male children of the poor; he bought a piece of land near Porto di Ripa Grande and by 1689 a building was completed (probably designed by Mattia de' Rossi); it was located in the second from the left of the five identical blocks which make up today's Ospizio di S. Michele. In 1693 Pope Innocent XII bought the charitable institution and commissioned Carlo Fontana to enlarge the existing building; Fontana added another storey to it and built two identical blocks at its sides; a fourth block was completed by 1714. The new complex housed in separate sections also old people and unmarried women. The boys worked in a wool factory, but also a printing press was installed in the premises reserved to them. Fontana built also a large church inside one of the blocks; its bells can be seen from the outside.‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Il Prospetto Principale del Tempio e Piazza di S. Pietro… / La Veduta di Fianco destro della Basilica Vaticana con l'Ordin‎

‎Meraviglioso set, completo, delle tre grandi vedute della Basilica di San Pietro (1090 x 745 mm cad.) di Giuseppe Vasi. Esemplari stampati su carta vergata coeva, con margini, sporadiche leggere ossidazioni, nel complesso in eccellente stato di conservazione. Le opere, vennero realizzate in data diversa, dal 1774 al 1778. Ad eccezione della prima tavola, documentano momenti diversi di cerimonie papali.  I Titolo: Il prospetto principale del tempio e piazza S. Pietro in Vaticano, e palazzo pontificio presenta, e dedica l'umilissimo devotissimo obbligatissimo servo Giuseppe Vasi conte palatino e cavaliere dell'aula lateranense, dal medesimo disegnato ed inciso l'anno 1774. Dedica: All'altezza reale eminentissima di Errigo Benedetto Maria Vescovo di Frascati. Splendida veduta a volo d'uccello mostra la Basilica Vaticana, Piazza San Pietro e il Palazzo Vaticano, con una resa dettagliata del colonnato del Bernini, così come del paesaggio e degli edifici circostanti. Molte piccole figure popolano la piazza: pellegrini, chierici, mendicanti, curiosi ben vestiti e carrozze. Acquaforte, 1774, stampata da due lastre su due fogli uniti al centro, in ottime condizioni. Quest'opera è dedicata a Enrico Benedetto Stuart, il cardinale duca di York, nipote del re Giacomo II ed erede cattolico al trono britannico. II Dedica e titolo nel margine inferiore: Alla Santità del Sommo Pontefice Papa PIO VI. Felicemente Regnante L'interno della basilica vaticana colla rappresentanza dell'ordine, con cui l'ecclesiastica gerarchia de' cardinali, arcivescovi, vescovi, prelati, ed altri personaggi, processionalmente colla Santità Sua si porta per celebrare le sagre solenni funzioni/ prostrato à Suoi Ss. piedi Giuseppe Vasi conte palatino, e cavaliere dell'aula lateranense, da se disegnato, ed inciso in rame l'anno del giubileo 1775, umilmente da, dona, e dedica. Disegnata e incisa durante l'anno giubilare del 1775, la stampa mostra una veduta interna di San Pietro in cui Papa Pio VI, cardinali, arcivescovi, vescovi, prelati e altri dignitari procedono lungo la navata nell'esercizio di funzioni solenni; gli spettatori inginocchiati guardano verso il papa, che è seduto su una portantina sotto un baldacchino o drappo, affiancato da ufficiali che tengono i flabelli. L'architettura della navata è resa nel dettaglio, con didascalie che elencano le tombe, le sculture, i tabernacoli, le cappelle e le decorazioni pittoriche. Acquaforte, 1775, stampata da due lastre su due fogli uniti al centro, in ottime condizioni. Bibliografia: Scalabroni 434 III Dedica e titolo nel margine inferiore: All'Eminentissimo e Reverendissimo Principe Il Cardinal Leonardo Antonelli del Titolo di S. Sabbina La Veduta del Fianco destro della Basilica Vaticana con l'Ordinanza della Solenne Cavalcata del Som.o Pontefice de se disegnata e medesimamente incisa in rame l'anno 1778. La stampa mostra la partenza da San Pietro a Roma di una cavalcata che accompagna Papa Pio VI. Presenta una vista prominente del lato Sud della Basilica. Acquaforte, 1778, stampata da due lastre su due fogli uniti al centro, in ottime condizioni. Bibliografia: Scalabroni 435 Wonderful set, complete, of the three large views of St. Peter's Church (1090 x 745 mm each) by Giuseppe Vasi. Examples printed on contemporary laid paper, with margins, occasional light oxidation, overall in excellent condition. The works were made at different dates, from 1774 to 1778. With the exception of the first plate, they document different moments of papal ceremonies. I plate Title in lower margin: Il prospetto principale del tempio e piazza S. Pietro in Vaticano, e palazzo pontificio presenta, e dedica l'umilissimo devotissimo obbligatissimo servo Giuseppe Vasi conte palatino e cavaliere dell'aula lateranense, dal medesimo disegnato ed inciso l'anno 1774. Dedication in the lower margin: All'altezza reale eminentissima di Errigo Benedetto Maria Vescovo di Frascati. A bird eye's view shows the Basilica Vaticana, the Piazza San Pietro, and the Palazzo Vaticano, with a detailed rendering of Bernini's colonnade, as well as the surrounding landscape and buildings. Many small figures populate the space. This staffage includes pilgrims, clerics, beggars, well-dressed onlookers, and carriages. Etching, 1774, printed from two plates on two sheets joined down the centre, in excellent condition. This work is dedicated to Henry Benedict Stuart, the Cardinal Duke of York, grandson of King James II and Catholic heir to the British throne.  Reference: Scalabroni 435 II plate Dedication and title in lower margin:  Alla Santità del Sommo Pontefice Papa PIO VI. Felicemente Regnante L'interno della basilica vaticana colla rappresentanza dell'ordine, con cui l'ecclesiastica gerarchia de' cardinali, arcivescovi, vescovi, prelati, ed altri personaggi, processionalmente colla Santità Sua si porta per celebrare le sagre solenni funzioni;/ prostrato à Suoi Ss. piedi Giuseppe Vasi conte palatino, e cavaliere dell'aula lateranense, da se disegnato, ed inciso in rame l'anno del giubileo 1775, umilmente da, dona, e dedica. Designed and etched during the jubilee year of 1775, the print shows an interior view of St. Peter's in which Pope Pius VI, cardinals, archbishops, bishops, prelates, and other dignitaries proceed down the nave in performance of solemn functions; Kneeling viewers look toward the pope, who is seated on a sedan chair below a baldachin or canopy, flanked by officers holding flabella. The architecture of the nave is rendered in detail, with captions listing the tombs, sculptures, tabernacles, chapels, and pictorial decorations. Etching, 1775, printed from two plates on two sheets joined down the centre, in excellent condition. Reference: Scalabroni 434 III plate Dedication and title in lower margin: All'Eminentissimo e Reverendissimo Principe Il Cardinal Leonardo Antonelli del Titolo di S. Sabbina La Veduta del Fianco destro della Basilica Vaticana con l'Ordinanza della Solenne Cavalcata del Som.o Pontefice de se disegnata e medesimamente incisa in rame l'anno 1778. The print shows the departure from St. Peter's in Rome of a cavalcade accompanying Pope Pius VI. It features a prominent view of the south side of the basilica. Etching, 1778, printed from two plates on two sheets joined down the centre, in excellent condition.‎

‎MAGNAN Dominique (29 maggio 1731, Reillanne, Francia - agosto 1796, Firenze)‎

‎Parionis Regio VI. Romana qualis erat anno 1777‎

‎Pianta del rione tratta dalla celebre guida di Roma di Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778.   Dominique Magnan (1731–1796), dotto abate francese del convento della Trinità dei Monti, dell'ordine dei minimi, a Roma, che fu profondamente coinvolto nella vita intellettuale della sua comunità durante la seconda metà del XVIII secolo. Ha studiato all'università di Avignone, poi si è unito ai Minimi di La Ciotat all'età di 20 anni, dove ha iniziato la sua carriera come collezionista di monete e medaglie antiche. Nominato professore di teologia a Marsiglia, ha continuato il suo lavoro. Si mise in contatto con i più famosi antiquari dell'epoca, sia in Italia che in Germania, e acquisì rapidamente una vasta reputazione. I suoi primi libri hanno ricevuto il plauso della critica. Ma i suoi lavori più significativi erano sulla numismatica sebbene fortemente criticati dagli specialisti dell'epoca in quanto la copertura universale e completa del soggetto poteva mantenere la confusione tra monete autentiche e false.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363. Map taken from the famous guide of Rome by Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778.   Dominique Magnan (1731–1796), a learned French abbot of the Trinità dei Monti convent, of the order of the minims, in Rome, who was deeply involved in the intellectual life of his community during the second half of the 18th century.  He studied at the University of Avignon, then joined the Minims of La Ciotat at age 20, where he began his career as a collector of ancient coins and medals. Appointed professor of theology in Marseille, he continued his work. He got in touch with the most famous antiquaries of the time, both in Italy and Germany, and speedily acquired an extensive reputation. His first books received critical acclaim. But his most significant works were on numismatics though heavily criticized by specialists of the time in that universal and complete coverage of the subject could maintain confusion between authentic coins and the fake ones.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363.‎

‎MAGNAN Dominique (29 maggio 1731, Reillanne, Francia - agosto 1796, Firenze)‎

‎Montes Regio I. Romana qualis erat anno 1777‎

‎Pianta del rione tratta dalla celebre guida di Roma di Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778.   Dominique Magnan (1731–1796), dotto abate francese del convento della Trinità dei Monti, dell'ordine dei minimi, a Roma, che fu profondamente coinvolto nella vita intellettuale della sua comunità durante la seconda metà del XVIII secolo. Ha studiato all'università di Avignone, poi si è unito ai Minimi di La Ciotat all'età di 20 anni, dove ha iniziato la sua carriera come collezionista di monete e medaglie antiche. Nominato professore di teologia a Marsiglia, ha continuato il suo lavoro. Si mise in contatto con i più famosi antiquari dell'epoca, sia in Italia che in Germania, e acquisì rapidamente una vasta reputazione. I suoi primi libri hanno ricevuto il plauso della critica. Ma i suoi lavori più significativi erano sulla numismatica sebbene fortemente criticati dagli specialisti dell'epoca in quanto la copertura universale e completa del soggetto poteva mantenere la confusione tra monete autentiche e false.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363. Map taken from the famous guide of Rome by Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), a learned French abbot of the Trinità dei Monti convent, of the order of the minims, in Rome, who was deeply involved in the intellectual life of his community during the second half of the 18th century.  He studied at the University of Avignon, then joined the Minims of La Ciotat at age 20, where he began his career as a collector of ancient coins and medals. Appointed professor of theology in Marseille, he continued his work. He got in touch with the most famous antiquaries of the time, both in Italy and Germany, and speedily acquired an extensive reputation. His first books received critical acclaim. But his most significant works were on numismatics though heavily criticized by specialists of the time in that universal and complete coverage of the subject could maintain confusion between authentic coins and the fake ones. Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363.‎

‎MAGNAN Dominique (29 maggio 1731, Reillanne, Francia - agosto 1796, Firenze)‎

‎Trivii Regio II Romana qualis erat anno 1775‎

‎Pianta del rione tratta dalla celebre guida di Roma di Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778.   Dominique Magnan (1731–1796), dotto abate francese del convento della Trinità dei Monti, dell'ordine dei minimi, a Roma, che fu profondamente coinvolto nella vita intellettuale della sua comunità durante la seconda metà del XVIII secolo. Ha studiato all'università di Avignone, poi si è unito ai Minimi di La Ciotat all'età di 20 anni, dove ha iniziato la sua carriera come collezionista di monete e medaglie antiche. Nominato professore di teologia a Marsiglia, ha continuato il suo lavoro. Si mise in contatto con i più famosi antiquari dell'epoca, sia in Italia che in Germania, e acquisì rapidamente una vasta reputazione. I suoi primi libri hanno ricevuto il plauso della critica. Ma i suoi lavori più significativi erano sulla numismatica sebbene fortemente criticati dagli specialisti dell'epoca in quanto la copertura universale e completa del soggetto poteva mantenere la confusione tra monete autentiche e false.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363. Map taken from the famous guide of Rome by Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778.   Dominique Magnan (1731–1796), a learned French abbot of the Trinità dei Monti convent, of the order of the minims, in Rome, who was deeply involved in the intellectual life of his community during the second half of the 18th century.  He studied at the University of Avignon, then joined the Minims of La Ciotat at age 20, where he began his career as a collector of ancient coins and medals. Appointed professor of theology in Marseille, he continued his work. He got in touch with the most famous antiquaries of the time, both in Italy and Germany, and speedily acquired an extensive reputation. His first books received critical acclaim. But his most significant works were on numismatics though heavily criticized by specialists of the time in that universal and complete coverage of the subject could maintain confusion between authentic coins and the fake ones.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363.‎

‎MAGNAN Dominique (29 maggio 1731, Reillanne, Francia - agosto 1796, Firenze)‎

‎Columnae Regio III Romana qualis erat anno 1777‎

‎Pianta del rione tratta dalla celebre guida di Roma di Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), dotto abate francese del convento della Trinità dei Monti, dell'ordine dei minimi, a Roma, che fu profondamente coinvolto nella vita intellettuale della sua comunità durante la seconda metà del XVIII secolo. Ha studiato all'università di Avignone, poi si è unito ai Minimi di La Ciotat all'età di 20 anni, dove ha iniziato la sua carriera come collezionista di monete e medaglie antiche. Nominato professore di teologia a Marsiglia, ha continuato il suo lavoro. Si mise in contatto con i più famosi antiquari dell'epoca, sia in Italia che in Germania, e acquisì rapidamente una vasta reputazione. I suoi primi libri hanno ricevuto il plauso della critica. Ma i suoi lavori più significativi erano sulla numismatica sebbene fortemente criticati dagli specialisti dell'epoca in quanto la copertura universale e completa del soggetto poteva mantenere la confusione tra monete autentiche e false.  Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363. Map taken from the famous guide of Rome by Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778.   Dominique Magnan (1731–1796), a learned French abbot of the Trinità dei Monti convent, of the order of the minims, in Rome, who was deeply involved in the intellectual life of his community during the second half of the 18th century.  He studied at the University of Avignon, then joined the Minims of La Ciotat at age 20, where he began his career as a collector of ancient coins and medals. Appointed professor of theology in Marseille, he continued his work. He got in touch with the most famous antiquaries of the time, both in Italy and Germany, and speedily acquired an extensive reputation. His first books received critical acclaim. But his most significant works were on numismatics though heavily criticized by specialists of the time in that universal and complete coverage of the subject could maintain confusion between authentic coins and the fake ones.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363.‎

‎MAGNAN Dominique (29 maggio 1731, Reillanne, Francia - agosto 1796, Firenze)‎

‎Campi Martii Regio IV Romana qualis erat anno 1777‎

‎Pianta del rione tratta dalla celebre guida di Roma di Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), dotto abate francese del convento della Trinità dei Monti, dell'ordine dei minimi, a Roma, che fu profondamente coinvolto nella vita intellettuale della sua comunità durante la seconda metà del XVIII secolo. Ha studiato all'università di Avignone, poi si è unito ai Minimi di La Ciotat all'età di 20 anni, dove ha iniziato la sua carriera come collezionista di monete e medaglie antiche. Nominato professore di teologia a Marsiglia, ha continuato il suo lavoro. Si mise in contatto con i più famosi antiquari dell'epoca, sia in Italia che in Germania, e acquisì rapidamente una vasta reputazione. I suoi primi libri hanno ricevuto il plauso della critica. Ma i suoi lavori più significativi erano sulla numismatica sebbene fortemente criticati dagli specialisti dell'epoca in quanto la copertura universale e completa del soggetto poteva mantenere la confusione tra monete autentiche e false.  Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363. Map taken from the famous guide of Rome by Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), a learned French abbot of the Trinità dei Monti convent, of the order of the minims, in Rome, who was deeply involved in the intellectual life of his community during the second half of the 18th century.  He studied at the University of Avignon, then joined the Minims of La Ciotat at age 20, where he began his career as a collector of ancient coins and medals. Appointed professor of theology in Marseille, he continued his work. He got in touch with the most famous antiquaries of the time, both in Italy and Germany, and speedily acquired an extensive reputation. His first books received critical acclaim. But his most significant works were on numismatics though heavily criticized by specialists of the time in that universal and complete coverage of the subject could maintain confusion between authentic coins and the fake ones.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363.‎

‎MAGNAN Dominique (29 maggio 1731, Reillanne, Francia - agosto 1796, Firenze)‎

‎Pinea Regio IX Romana qualis erat anno 1777‎

‎Pianta del rione tratta dalla celebre guida di Roma di Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), dotto abate francese del convento della Trinità dei Monti, dell'ordine dei minimi, a Roma, che fu profondamente coinvolto nella vita intellettuale della sua comunità durante la seconda metà del XVIII secolo. Ha studiato all'università di Avignone, poi si è unito ai Minimi di La Ciotat all'età di 20 anni, dove ha iniziato la sua carriera come collezionista di monete e medaglie antiche. Nominato professore di teologia a Marsiglia, ha continuato il suo lavoro. Si mise in contatto con i più famosi antiquari dell'epoca, sia in Italia che in Germania, e acquisì rapidamente una vasta reputazione. I suoi primi libri hanno ricevuto il plauso della critica. Ma i suoi lavori più significativi erano sulla numismatica sebbene fortemente criticati dagli specialisti dell'epoca in quanto la copertura universale e completa del soggetto poteva mantenere la confusione tra monete autentiche e false.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363. Map taken from the famous guide of Rome by Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), a learned French abbot of the Trinità dei Monti convent, of the order of the minims, in Rome, who was deeply involved in the intellectual life of his community during the second half of the 18th century.  He studied at the University of Avignon, then joined the Minims of La Ciotat at age 20, where he began his career as a collector of ancient coins and medals. Appointed professor of theology in Marseille, he continued his work. He got in touch with the most famous antiquaries of the time, both in Italy and Germany, and speedily acquired an extensive reputation. His first books received critical acclaim. But his most significant works were on numismatics though heavily criticized by specialists of the time in that universal and complete coverage of the subject could maintain confusion between authentic coins and the fake ones.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363.‎

‎MAGNAN Dominique (29 maggio 1731, Reillanne, Francia - agosto 1796, Firenze)‎

‎Sancti Angeli Regio XI Romana qualis erat anno 1777‎

‎Pianta del rione tratta dalla celebre guida di Roma di Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), dotto abate francese del convento della Trinità dei Monti, dell'ordine dei minimi, a Roma, che fu profondamente coinvolto nella vita intellettuale della sua comunità durante la seconda metà del XVIII secolo. Ha studiato all'università di Avignone, poi si è unito ai Minimi di La Ciotat all'età di 20 anni, dove ha iniziato la sua carriera come collezionista di monete e medaglie antiche. Nominato professore di teologia a Marsiglia, ha continuato il suo lavoro. Si mise in contatto con i più famosi antiquari dell'epoca, sia in Italia che in Germania, e acquisì rapidamente una vasta reputazione. I suoi primi libri hanno ricevuto il plauso della critica. Ma i suoi lavori più significativi erano sulla numismatica sebbene fortemente criticati dagli specialisti dell'epoca in quanto la copertura universale e completa del soggetto poteva mantenere la confusione tra monete autentiche e false.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363. Map taken from the famous guide of Rome by Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), a learned French abbot of the Trinità dei Monti convent, of the order of the minims, in Rome, who was deeply involved in the intellectual life of his community during the second half of the 18th century.  He studied at the University of Avignon, then joined the Minims of La Ciotat at age 20, where he began his career as a collector of ancient coins and medals. Appointed professor of theology in Marseille, he continued his work. He got in touch with the most famous antiquaries of the time, both in Italy and Germany, and speedily acquired an extensive reputation. His first books received critical acclaim. But his most significant works were on numismatics though heavily criticized by specialists of the time in that universal and complete coverage of the subject could maintain confusion between authentic coins and the fake ones.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363.‎

‎MAGNAN Dominique (29 maggio 1731, Reillanne, Francia - agosto 1796, Firenze)‎

‎Ripae Regio XIII. Romana qualis erat anno 1777‎

‎Pianta del rione tratta dalla celebre guida di Roma di Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), dotto abate francese del convento della Trinità dei Monti, dell'ordine dei minimi, a Roma, che fu profondamente coinvolto nella vita intellettuale della sua comunità durante la seconda metà del XVIII secolo. Ha studiato all'università di Avignone, poi si è unito ai Minimi di La Ciotat all'età di 20 anni, dove ha iniziato la sua carriera come collezionista di monete e medaglie antiche. Nominato professore di teologia a Marsiglia, ha continuato il suo lavoro. Si mise in contatto con i più famosi antiquari dell'epoca, sia in Italia che in Germania, e acquisì rapidamente una vasta reputazione. I suoi primi libri hanno ricevuto il plauso della critica. Ma i suoi lavori più significativi erano sulla numismatica sebbene fortemente criticati dagli specialisti dell'epoca in quanto la copertura universale e completa del soggetto poteva mantenere la confusione tra monete autentiche e false.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363. Map taken from the famous guide of Rome by Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), a learned French abbot of the Trinità dei Monti convent, of the order of the minims, in Rome, who was deeply involved in the intellectual life of his community during the second half of the 18th century.  He studied at the University of Avignon, then joined the Minims of La Ciotat at age 20, where he began his career as a collector of ancient coins and medals. Appointed professor of theology in Marseille, he continued his work. He got in touch with the most famous antiquaries of the time, both in Italy and Germany, and speedily acquired an extensive reputation. His first books received critical acclaim. But his most significant works were on numismatics though heavily criticized by specialists of the time in that universal and complete coverage of the subject could maintain confusion between authentic coins and the fake ones.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363.‎

‎MAGNAN Dominique (29 maggio 1731, Reillanne, Francia - agosto 1796, Firenze)‎

‎Arenula seu Regula Regio VII‎

‎Pianta del rione tratta dalla celebre guida di Roma di Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), dotto abate francese del convento della Trinità dei Monti, dell'ordine dei minimi, a Roma, che fu profondamente coinvolto nella vita intellettuale della sua comunità durante la seconda metà del XVIII secolo. Ha studiato all'università di Avignone, poi si è unito ai Minimi di La Ciotat all'età di 20 anni, dove ha iniziato la sua carriera come collezionista di monete e medaglie antiche. Nominato professore di teologia a Marsiglia, ha continuato il suo lavoro. Si mise in contatto con i più famosi antiquari dell'epoca, sia in Italia che in Germania, e acquisì rapidamente una vasta reputazione. I suoi primi libri hanno ricevuto il plauso della critica. Ma i suoi lavori più significativi erano sulla numismatica sebbene fortemente criticati dagli specialisti dell'epoca in quanto la copertura universale e completa del soggetto poteva mantenere la confusione tra monete autentiche e false.  Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363. Map taken from the famous guide of Rome by Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), a learned French abbot of the Trinità dei Monti convent, of the order of the minims, in Rome, who was deeply involved in the intellectual life of his community during the second half of the 18th century.  He studied at the University of Avignon, then joined the Minims of La Ciotat at age 20, where he began his career as a collector of ancient coins and medals. Appointed professor of theology in Marseille, he continued his work. He got in touch with the most famous antiquaries of the time, both in Italy and Germany, and speedily acquired an extensive reputation. His first books received critical acclaim. But his most significant works were on numismatics though heavily criticized by specialists of the time in that universal and complete coverage of the subject could maintain confusion between authentic coins and the fake ones.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363.‎

‎MAGNAN Dominique (29 maggio 1731, Reillanne, Francia - agosto 1796, Firenze)‎

‎Sancti Eustachii Regio VIII Romana qualis erat anno 1777‎

‎Pianta del rione tratta dalla celebre guida di Roma di Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), dotto abate francese del convento della Trinità dei Monti, dell'ordine dei minimi, a Roma, che fu profondamente coinvolto nella vita intellettuale della sua comunità durante la seconda metà del XVIII secolo. Ha studiato all'università di Avignone, poi si è unito ai Minimi di La Ciotat all'età di 20 anni, dove ha iniziato la sua carriera come collezionista di monete e medaglie antiche. Nominato professore di teologia a Marsiglia, ha continuato il suo lavoro. Si mise in contatto con i più famosi antiquari dell'epoca, sia in Italia che in Germania, e acquisì rapidamente una vasta reputazione. I suoi primi libri hanno ricevuto il plauso della critica. Ma i suoi lavori più significativi erano sulla numismatica sebbene fortemente criticati dagli specialisti dell'epoca in quanto la copertura universale e completa del soggetto poteva mantenere la confusione tra monete autentiche e false.  Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363. Map taken from the famous guide of Rome by Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), a learned French abbot of the Trinità dei Monti convent, of the order of the minims, in Rome, who was deeply involved in the intellectual life of his community during the second half of the 18th century.  He studied at the University of Avignon, then joined the Minims of La Ciotat at age 20, where he began his career as a collector of ancient coins and medals. Appointed professor of theology in Marseille, he continued his work. He got in touch with the most famous antiquaries of the time, both in Italy and Germany, and speedily acquired an extensive reputation. His first books received critical acclaim. But his most significant works were on numismatics though heavily criticized by specialists of the time in that universal and complete coverage of the subject could maintain confusion between authentic coins and the fake ones.  Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363.‎

‎MAGNAN Dominique (29 maggio 1731, Reillanne, Francia - agosto 1796, Firenze)‎

‎Roma qualis erat anno 1777‎

‎Pianta tratta dalla celebre guida di Roma di Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), dotto abate francese del convento della Trinità dei Monti, dell'ordine dei minimi, a Roma, che fu profondamente coinvolto nella vita intellettuale della sua comunità durante la seconda metà del XVIII secolo. Ha studiato all'università di Avignone, poi si è unito ai Minimi di La Ciotat all'età di 20 anni, dove ha iniziato la sua carriera come collezionista di monete e medaglie antiche. Nominato professore di teologia a Marsiglia, ha continuato il suo lavoro. Si mise in contatto con i più famosi antiquari dell'epoca, sia in Italia che in Germania, e acquisì rapidamente una vasta reputazione. I suoi primi libri hanno ricevuto il plauso della critica. Ma i suoi lavori più significativi erano sulla numismatica sebbene fortemente criticati dagli specialisti dell'epoca in quanto la copertura universale e completa del soggetto poteva mantenere la confusione tra monete autentiche e false.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363. Map taken from the famous guide of Rome by Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), a learned French abbot of the Trinità dei Monti convent, of the order of the minims, in Rome, who was deeply involved in the intellectual life of his community during the second half of the 18th century.  He studied at the University of Avignon, then joined the Minims of La Ciotat at age 20, where he began his career as a collector of ancient coins and medals. Appointed professor of theology in Marseille, he continued his work. He got in touch with the most famous antiquaries of the time, both in Italy and Germany, and speedily acquired an extensive reputation. His first books received critical acclaim. But his most significant works were on numismatics though heavily criticized by specialists of the time in that universal and complete coverage of the subject could maintain confusion between authentic coins and the fake ones.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363.‎

‎MAGNAN Dominique (29 maggio 1731, Reillanne, Francia - agosto 1796, Firenze)‎

‎Transtiberina Regio XIII Romana qualis erat anno 1777‎

‎Pianta del rione tratta dalla celebre guida di Roma di Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), dotto abate francese del convento della Trinità dei Monti, dell'ordine dei minimi, a Roma, che fu profondamente coinvolto nella vita intellettuale della sua comunità durante la seconda metà del XVIII secolo. Ha studiato all'università di Avignone, poi si è unito ai Minimi di La Ciotat all'età di 20 anni, dove ha iniziato la sua carriera come collezionista di monete e medaglie antiche. Nominato professore di teologia a Marsiglia, ha continuato il suo lavoro. Si mise in contatto con i più famosi antiquari dell'epoca, sia in Italia che in Germania, e acquisì rapidamente una vasta reputazione. I suoi primi libri hanno ricevuto il plauso della critica. Ma i suoi lavori più significativi erano sulla numismatica sebbene fortemente criticati dagli specialisti dell'epoca in quanto la copertura universale e completa del soggetto poteva mantenere la confusione tra monete autentiche e false.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363. Map taken from the famous guide of Rome by Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), a learned French abbot of the Trinità dei Monti convent, of the order of the minims, in Rome, who was deeply involved in the intellectual life of his community during the second half of the 18th century.  He studied at the University of Avignon, then joined the Minims of La Ciotat at age 20, where he began his career as a collector of ancient coins and medals. Appointed professor of theology in Marseille, he continued his work. He got in touch with the most famous antiquaries of the time, both in Italy and Germany, and speedily acquired an extensive reputation. His first books received critical acclaim. But his most significant works were on numismatics though heavily criticized by specialists of the time in that universal and complete coverage of the subject could maintain confusion between authentic coins and the fake ones.   Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363.‎

‎MAGNAN Dominique (29 maggio 1731, Reillanne, Francia - agosto 1796, Firenze)‎

‎Vaticanum Suburbium Regio XIV. Romana qualis erat anno 1782‎

‎Pianta del rione tratta dalla celebre guida di Roma di Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), dotto abate francese del convento della Trinità dei Monti, dell'ordine dei minimi, a Roma, che fu profondamente coinvolto nella vita intellettuale della sua comunità durante la seconda metà del XVIII secolo. Ha studiato all'università di Avignone, poi si è unito ai Minimi di La Ciotat all'età di 20 anni, dove ha iniziato la sua carriera come collezionista di monete e medaglie antiche. Nominato professore di teologia a Marsiglia, ha continuato il suo lavoro. Si mise in contatto con i più famosi antiquari dell'epoca, sia in Italia che in Germania, e acquisì rapidamente una vasta reputazione. I suoi primi libri hanno ricevuto il plauso della critica. Ma i suoi lavori più significativi erano sulla numismatica sebbene fortemente criticati dagli specialisti dell'epoca in quanto la copertura universale e completa del soggetto poteva mantenere la confusione tra monete autentiche e false. Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363. Map taken from the famous guide of Rome by Dominique Magnan La ville de Rome, ou, Description abrégée de cette superbe ville: divisée en quatre volumes: et ornée de 425 planches en taille douce. A Rome: De l'imprimerie d'Archange Casaletti ... : Chez Venan. Monaldini, Bouchard et Gravier : Gregoire Settari ..., 1778. Dominique Magnan (1731–1796), a learned French abbot of the Trinità dei Monti convent, of the order of the minims, in Rome, who was deeply involved in the intellectual life of his community during the second half of the 18th century.  He studied at the University of Avignon, then joined the Minims of La Ciotat at age 20, where he began his career as a collector of ancient coins and medals. Appointed professor of theology in Marseille, he continued his work. He got in touch with the most famous antiquaries of the time, both in Italy and Germany, and speedily acquired an extensive reputation. His first books received critical acclaim. But his most significant works were on numismatics though heavily criticized by specialists of the time in that universal and complete coverage of the subject could maintain confusion between authentic coins and the fake ones. Bibliografia: Rossetti, G-1285; Schudt 363.‎

‎Parr Nathaniel (XVIII secolo – Città di Westminster, tra il 3 e il 5 dicembre 1751)‎

‎The Gate Settimiana Near whichwas formerly placd 12 Statues the Symbols of the Months‎

‎Acquaforte, circa 1750, da un soggetto di Giuseppe Vasi. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, in buono stato di conservazione.  Nathaniel Parr (XVIII secolo – Città di Westminster, tra il 3 e il 5 dicembre 1751) è stato un incisore e editore britannico. Fu probabilmente il padre o il fratello maggiore di Remigius Parr, anch'egli incisore. Remigius e Nathaniel condivisero lo stesso stile artistico, tanto che spesso è difficile attribuire con certezza un'opera all'uno o all'altro. Entrambi, inoltre, lavorarono per la casa editrice di Thomas Bowles a Londra. Fu autore di numerosi ritratti, illustrazioni librarie, paesaggi marini e urbani, fra i quali molti dedicati a Venezia e Firenze. Le incisioni di Firenze si basarono sui disegni di Giuseppe Zocchi. Le vedute di Roma furono invece ispirate dalle Magnificenze di Giuseppe Vasi. Morì tra il 3 e il 5 dicembre 1751 nella parrocchia di San Clemente dei Danesi dove risiedeva nella Città di Westminster. La sua opera principale è da considerarsi la Several beautifull prospects of the palaces and other publick buildings on the Grand Canal at Venice in Italy, London, Henry Overton, 1747. Acquaforte, circa 1750, da un soggetto di Giuseppe Vasi. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, in buono stato di conservazione.  Nathaniel Parr (XVIII secolo – Città di Westminster, tra il 3 e il 5 dicembre 1751) è stato un incisore e editore britannico. Fu probabilmente il padre o il fratello maggiore di Remigius Parr, anch'egli incisore. Remigius e Nathaniel condivisero lo stesso stile artistico, tanto che spesso è difficile attribuire con certezza un'opera all'uno o all'altro. Entrambi, inoltre, lavorarono per la casa editrice di Thomas Bowles a Londra. Fu autore di numerosi ritratti, illustrazioni librarie, paesaggi marini e urbani, fra i quali molti dedicati a Venezia e Firenze. Le incisioni di Firenze si basarono sui disegni di Giuseppe Zocchi. Le vedute di Roma furono invece ispirate dalle Magnificenze di Giuseppe Vasi. Morì tra il 3 e il 5 dicembre 1751 nella parrocchia di San Clemente dei Danesi dove risiedeva nella Città di Westminster. La sua opera principale è da considerarsi la Several beautifull prospects of the palaces and other publick buildings on the Grand Canal at Venice in Italy, London, Henry Overton, 1747.‎

‎Parr Nathaniel (XVIII secolo – Città di Westminster, tra il 3 e il 5 dicembre 1751)‎

‎A View of the Angelich Gate‎

‎Acquaforte, circa 1750, da un soggetto di Giuseppe Vasi. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, in buono stato di conservazione. Nathaniel Parr (XVIII secolo – Città di Westminster, tra il 3 e il 5 dicembre 1751) è stato un incisore e editore britannico. Fu probabilmente il padre o il fratello maggiore di Remigius Parr, anch'egli incisore. Remigius e Nathaniel condivisero lo stesso stile artistico, tanto che spesso è difficile attribuire con certezza un'opera all'uno o all'altro. Entrambi, inoltre, lavorarono per la casa editrice di Thomas Bowles a Londra. Fu autore di numerosi ritratti, illustrazioni librarie, paesaggi marini e urbani, fra i quali molti dedicati a Venezia e Firenze. Le incisioni di Firenze si basarono sui disegni di Giuseppe Zocchi. Le vedute di Roma furono invece ispirate dalle Magnificenze di Giuseppe Vasi. Morì tra il 3 e il 5 dicembre 1751 nella parrocchia di San Clemente dei Danesi dove risiedeva nella Città di Westminster. La sua opera principale è da considerarsi la Several beautifull prospects of the palaces and other publick buildings on the Grand Canal at Venice in Italy, London, Henry Overton, 1747. Acquaforte, circa 1750, da un soggetto di Giuseppe Vasi. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, in buono stato di conservazione. Nathaniel Parr (XVIII secolo – Città di Westminster, tra il 3 e il 5 dicembre 1751) è stato un incisore e editore britannico. Fu probabilmente il padre o il fratello maggiore di Remigius Parr, anch'egli incisore. Remigius e Nathaniel condivisero lo stesso stile artistico, tanto che spesso è difficile attribuire con certezza un'opera all'uno o all'altro. Entrambi, inoltre, lavorarono per la casa editrice di Thomas Bowles a Londra. Fu autore di numerosi ritratti, illustrazioni librarie, paesaggi marini e urbani, fra i quali molti dedicati a Venezia e Firenze. Le incisioni di Firenze si basarono sui disegni di Giuseppe Zocchi. Le vedute di Roma furono invece ispirate dalle Magnificenze di Giuseppe Vasi. Morì tra il 3 e il 5 dicembre 1751 nella parrocchia di San Clemente dei Danesi dove risiedeva nella Città di Westminster. La sua opera principale è da considerarsi la Several beautifull prospects of the palaces and other publick buildings on the Grand Canal at Venice in Italy, London, Henry Overton, 1747.‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Disegno della Seconda Machina rappresentante una Villa adorna di antichi Monumenti...‎

‎Acquaforte e bulino, 1774. Da un soggetto di Paolo Posi.Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, leggere abrasioni e strappetti laterali, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della Chinea. Chinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small tear and abrasions, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations.Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle.The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies.The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723.Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance.Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection.The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines.‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Disegno della Prima Macchina rappresentante un Tempio eretto da Numa Pompilio a Giano...‎

‎Acquaforte e bulino, 1782. Da un soggetto di Giuseppe Palazzi.Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, leggere abrasioni e strappetti laterali, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della Chinea. Chinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small tear and abrasions, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations.Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle.The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies.The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723.Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance.Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection.The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines.‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Disegno della Seconda Machina rappresentante una Villa adorna di Antichi Monumenti...‎

‎Acquaforte e bulino, 1774. Da un soggetto di Paolo Posi. Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, leggere abrasioni, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della Chinea. Chinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small tear and abrasions, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations.Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle.The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies.The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723.Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance.Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection.The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines.‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Disegno della Seconda Macchina, rappresentante un Notturno Villereccio Divertimento...‎

‎Acquaforte e bulino, 1782. Da un soggetto di Giuseppe Palazzi.Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, leggere abrasioni e strappetti laterali, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della Chinea. Chinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small tear and abrasions, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations.Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle.The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies.The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723.Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance.Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection.The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines.‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Prospetto della Prima Machina eretta per Commando di Sua Eccellenza il Sig.r Principe Don Lorenzo Colonna...‎

‎Acquaforte e bulino, 1758. Da un soggetto di Paolo Posi.Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, leggere abrasioni, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della Chinea. Chinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small abrasions, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations.Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle.The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies.The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723.Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance.Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection.The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines.‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Disegno della Prima Macchina rappresentante un Tempio eretto da Numa Pompilio a Giano...‎

‎Acquaforte e bulino, 1782.Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, leggere abrasioni, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della Chinea. Chinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small abrasions, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations.Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle.The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies.The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723.Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance.Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection.The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines.‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Disegno della Prima Macchina rappresentante Nobil'Edifizio a diporto in Luogo di Delizia...‎

‎Acquaforte e bulino, 1776. Da un soggetto di Giuseppe Palazzi.Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, leggere abrasioni, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della Chinea. Chinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small tear and abrasions, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations.Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle.The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies.The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723.Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance.Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection.The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines. Scalabroni 364‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Disegno della Seconda Machina rappresentante una Cuccagna...‎

‎Acquaforte e bulino, 1757. Da un soggetto di Paolo Posi.Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, leggere abrasioni, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della Chinea. Chinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small abrasions, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations.Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle.The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies.The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723.Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance.Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection.The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines.‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Disegno della Prima Machina rappresentante i Magnifici Portici d'Athene...‎

‎Acquaforte e bulino, 1757. Da un soggetto di Giuseppe Palazzi.Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, leggere abrasioni, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della Chinea. Chinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small abrasions, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations.Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle.The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies.The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723.Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance.Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection.The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines.‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Disegno della Prima Macchina rappresentante il Prospetto d'un Delizioso Belvedere...‎

‎Acquaforte e bulino, 1778. Da un soggetto di Giuseppe Palazzi.Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, leggere abrasioni e piccoli strappi laterali, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della Chinea. Chinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small tear and abrasions, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations.Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle.The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies.The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723.Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance.Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection.The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines.‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Disegno della prima Machina rappresentante un Tempio dedicato alla Pace...‎

‎Acquaforte e bulino, 1773. Da un soggetto di Paolo Posi e Giuseppe Palazzi.Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, leggere abrasioni, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della Chinea. Chinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small abrasions, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations.Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle.The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies.The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723.Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance.Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection.The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines. Scalabroni 358‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Disegno della Seconda Machina rappresentate la celebre publica Fabricazione della Triaca...‎

‎Acquaforte e bulino, 1773. Da un soggetto di Paolo Posi.Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, leggere abrasioni, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della Chinea. Chinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small abrasions, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations.Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle.The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies.The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723.Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance.Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection.The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines. Scalabroni 359‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Disegno della Prima Machina rappresentante un magnifico Arco...‎

‎Acquaforte e bulino, 1767. Da un soggetto di Paolo Posi e Giuseppe Palazzi.Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, leggere abrasioni e strappetti laterali, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della Chinea. Chinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small tear and abrasions, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations.Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle.The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies.The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723.Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance.Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection.The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines. Scalabroni 350‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Disegno della Seconda Macchina rappresentante un Palazzo festivamente ornato con Loggia...‎

‎Acquaforte e bulino, 1776. Da un soggetto di Giuseppe Palazzi.Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, leggere abrasioni e strappetti laterali, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della Chinea. Chinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small tear and abrasions, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations.Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle.The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies.The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723.Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance.Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection.The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines. Scalabroni 365‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Disegno della Seconda Machina rappresentante una Piazza con Mercato di Cacciagione...‎

‎Acquaforte e bulino, 1772. Da un soggetto di Paolo Posi e Giuseppe Palazzi.Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, leggere abrasioni, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della Chinea. Chinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small abrasions, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations.Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle.The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies.The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723.Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance.Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection.The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines. Scalabroni 357‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Chiesa della SS. Trinità ed Ospizio de' Pellegrini‎

‎Veduta tratta dalla monumentale opera Delle magnificenze di Roma antica e moderna.Pubblicata in 10 volumi dal 1747 al 1761, l’opera presenta 238 incisioni in rame, ciascuna incisione con testo narrativo che fornisce informazioni storiche e documentarie.  Conosciuto dai più semplicemente come il "maestro" di Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi rivela in quest'opera monumentale la pienezza della sua creatività grafica. I 10 libri che la compongono hanno ognuno un frontespizio con titolo e data diversi: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. Le Magnificenze forniscono un panorama completo e al tempo stesso anticonvenzionale dell'Urbe: così, insieme alle consuete, celeberrime inquadrature desunte dalla migliore tradizione vedutistica, si trova anche una Roma insolita, quella che, talvolta, non esiste più. A quest'opera, di centrale importanza nell'editoria romana di metà Settecento, l'Autore aveva lavorato per quasi un ventennio realizzando una monumentale guida dell'Urbe dove accanto alle consuete e celeberrime inquadrature tratte dalla migliore tradizione vedutistica, immortala anche scorci insoliti che sono poi scomparsi con il cambiare della città. Il testo che accompagna le vedute nel primo volume è opera di Giuseppe Bianchini, nel secondo di Orazio Orlandi e nei restanti del Vasi stesso. A partire dall'edizione del 1786, l'opera del Vasi, fu aggiornata dal figlio Mariano, che la pubblicò col titolo Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, mostrando solo il nome del padre come autore. Questa nuova edizione presentava molte tavole della prima edizione, ed alcune nuove. Anche la pubblicazione di Mariano Vasi fu stampata più volte, sempre con l’aggiunta di nuove tavole. Esemplare tratto dalla seconda edizione del 1772. Acquaforte, stampata su carta vergata coeva, completa dei margini, in ottimo stato di conservazione.  View taken from the monumental work Delle magnificenze di Roma antica e moderna. Published in 10 volumes from 1747 to 1761, the work features 238 copper engravings, each engraving with a narrative text that provides historical and documentary information. Known by most simply as the "master" of Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi reveals in this monumental work the fullness of his graphic creativity. The 10 books that compose it each have a title page with a different title and date: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. The Magnificences provide a complete and at the same time unconventional panorama of the City: thus, together with the usual, celebrated shots taken from the best tradition of vedutistica, one also finds an unusual Rome, one that, at times, no longer exists. The author had worked on this work, of central importance in Roman publishing in the middle of the eighteenth century, for almost twenty years, producing a monumental guide to the “Urbe” where, alongside the usual and famous shots taken from the best tradition of vedutistica, he also immortalized unusual views that have since disappeared with the change of the city. The text that accompanies the views in the first volume is by Giuseppe Bianchini, in the second by Orazio Orlandi and in the remaining ones by Vasi himself. Starting from the edition of 1786, the work of Vasi, was updated by his son Mariano, who published it under the title Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, showing only the name of his father as author. This new edition presented many plates of the first edition, and some new ones. The publication of Mariano Vasi was also printed several times, always with the addition of new plates.  View taken from the second edition of the Vasi’s Delle Magnificenze di Roma Antica e Moderna (first edition, in X books, published between 1747-61), edited in 1772. Etching, printed on contemporary laid paper, in very good condition.‎

‎FALDA Giovanni Battista (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)‎

‎Chiesa di Sant'Athanagio, e Collegio della Natione de' Greci...‎

‎Bella e accurata veduta della chiesa La chiesa di S. Atanasio dei Greci, in via del Babuino, è stata fondata nel 1583 da Gregorio XIII Boncompagni a servizio del Pontificio Collegio Greco, fondato nel 1577.  Il progetto della chiesa fu affidato a Giacomo della Porta.  Esemplare di primo stato, avanti la numerazione, tratto da Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII. Opera in tre volumi, edita da Giovanni Giacomo de Rossi tra il 1665 e il 1669, illustra le fabbriche realizzate o ampliate durante il pontificato di Alessandro VII Chigi, mentre il III si riferisce alle chiese restaurate dal pontefice Clemente IX.   L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma, con i suoi palazzi, chiese e giardini, secondo un progetto unitario di espansione urbana, in sintonia con i criteri del colto e raffinato Fabio Chigi: il papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia. Prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie dì stampe da Etienne Dupérac a Giacomo Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna.  Giovan Battista Falda ha contribuito, con la vasta serie di incisioni di vedute, a divulgare un'immagine della città di Roma legata alla magnificenza e munificenza dei Papi seicenteschi: città ricca di chiese, palazzi, giardini che si affiancavano ai resti del glorioso passato. L'incisore dedicò tutta la sua pur breve vita a creare, attraverso precise ed attente vedute prospettiche, piante e stampe su avvenimenti cittadini, canonizzazioni, ingressi di pontefici e reali stranieri, un grosso affresco unitario che celebrasse nel suo insieme la nuova grandezza raggiunta dalla Roma moderna, grazie soprattutto alla geniale e lungimirante opera di papa Alessandro VII Chigi (1655 - 1667).   Dopo la morte del Falda, verrà pubblicato, sempre dalla tipografia De Rossi, Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma moderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII, di Alessandro Specchi, edito nel 1699 e naturale prosecuzione della raccolta.   Acquaforte, impressa su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Beautiful view of Sant'Atanasio, in Via del Babuino. The church and the college attached to it, the Pontificio Collegio Greco Sant'Atanasio, were founded by Pope Gregory XIII (1572–1585) in 1583 and 1577. The college established itself on its present site in the year of its foundation, but had to wait six years for its church. This was designed by Giacomo della Porta.  Example in the first state, before the number, taken from Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII.   One of the most important architectural projects of the seventeenth century was the urban renovation of Rome. Under the brilliant leadership of Pope Alessandro VII (1655-1667), Rome dramatically emerged as one of the most modern and beautiful cities of the new Baroque age. Within several decades spacious roadways were constructed, monumental buildings arose, and many public squares appeared with elaborate fountains and monuments. To be sure, this massive undertaking was meant to underline the absolute power of the Papacy but it also brought forth a new flowering of Italian art and architecture.   The Nuovo Teatro was initiated in 1665 to depict the new Rome in a series of etchings. What it gave to future generations was a magnificent historical record of views etched by two of Italy's greatest architectural artists. The printing and publishing of these important etchings was entrusted to Giacomo de Rossi (1626-1691), the head of the most dominant Roman publishing house. ( Sons and nephews of de Rossi, in fact, continued the publishing house until 1738 when the business was sold to Pope Clement XII to form the basis of the Regia Calcografia.)    Altogether, four sets of Nuovo Teatro were created during the seventeenth century. Volumes one and two were both published in the year of 1665 and dealt mainly in views of the new piazzas, gardens, terraces and their surrounding buildings. Volume 3 was published in 1669 and concentrated upon the newly constructed churches of Rome. Every plate from the first three sets was both designed and etched by the influential architectural artist, Giovanni Battista Falda (1643-1678).   For reasons unknown the fourth and final volume Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma moderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII, (52 etchings) did not appear until 1699. It was published by Giacomo's successor, Domenico de Rossi, and featured views of the palaces and stately homes of Rome. Each plate was designed and etched by the famous architect and etcher, Alessandro Specchi (1668-1729).    Etching, printed on contemporary laid paper, with margins, in good condition.‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Palazzo Borghese‎

‎Veduta tratta dalla monumentale opera Delle magnificenze di Roma antica e moderna.Pubblicata in 10 volumi dal 1747 al 1761, l’opera presenta 238 incisioni in rame, ciascuna incisione con testo narrativo che fornisce informazioni storiche e documentarie.  Conosciuto dai più semplicemente come il "maestro" di Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi rivela in quest'opera monumentale la pienezza della sua creatività grafica. I 10 libri che la compongono hanno ognuno un frontespizio con titolo e data diversi: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. Le Magnificenze forniscono un panorama completo e al tempo stesso anticonvenzionale dell'Urbe: così, insieme alle consuete, celeberrime inquadrature desunte dalla migliore tradizione vedutistica, si trova anche una Roma insolita, quella che, talvolta, non esiste più. A quest'opera, di centrale importanza nell'editoria romana di metà Settecento, l'Autore aveva lavorato per quasi un ventennio realizzando una monumentale guida dell'Urbe dove accanto alle consuete e celeberrime inquadrature tratte dalla migliore tradizione vedutistica, immortala anche scorci insoliti che sono poi scomparsi con il cambiare della città. Il testo che accompagna le vedute nel primo volume è opera di Giuseppe Bianchini, nel secondo di Orazio Orlandi e nei restanti del Vasi stesso. A partire dall'edizione del 1786, l'opera del Vasi, fu aggiornata dal figlio Mariano, che la pubblicò col titolo Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, mostrando solo il nome del padre come autore. Questa nuova edizione presentava molte tavole della prima edizione, ed alcune nuove. Anche la pubblicazione di Mariano Vasi fu stampata più volte, sempre con l’aggiunta di nuove tavole. Esemplare tratto dalla seconda edizione del 1772. Acquaforte, stampata su carta vergata coeva, completa dei margini, in ottimo stato di conservazione.  View taken from the monumental work Delle magnificenze di Roma antica e moderna. Published in 10 volumes from 1747 to 1761, the work features 238 copper engravings, each engraving with a narrative text that provides historical and documentary information. Known by most simply as the "master" of Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi reveals in this monumental work the fullness of his graphic creativity. The 10 books that compose it each have a title page with a different title and date: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. The Magnificences provide a complete and at the same time unconventional panorama of the City: thus, together with the usual, celebrated shots taken from the best tradition of vedutistica, one also finds an unusual Rome, one that, at times, no longer exists. The author had worked on this work, of central importance in Roman publishing in the middle of the eighteenth century, for almost twenty years, producing a monumental guide to the “Urbe” where, alongside the usual and famous shots taken from the best tradition of vedutistica, he also immortalized unusual views that have since disappeared with the change of the city. The text that accompanies the views in the first volume is by Giuseppe Bianchini, in the second by Orazio Orlandi and in the remaining ones by Vasi himself. Starting from the edition of 1786, the work of Vasi, was updated by his son Mariano, who published it under the title Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, showing only the name of his father as author. This new edition presented many plates of the first edition, and some new ones. The publication of Mariano Vasi was also printed several times, always with the addition of new plates.  View taken from the second edition of the Vasi’s Delle Magnificenze di Roma Antica e Moderna edited in 1772. Etching, printed on contemporary laid paper, in very good condition. Scalabroni 149‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Palazzo Odescalchi‎

‎Veduta tratta dalla monumentale opera Delle magnificenze di Roma antica e moderna.Pubblicata in 10 volumi dal 1747 al 1761, l’opera presenta 238 incisioni in rame, ciascuna incisione con testo narrativo che fornisce informazioni storiche e documentarie.  Conosciuto dai più semplicemente come il "maestro" di Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi rivela in quest'opera monumentale la pienezza della sua creatività grafica. I 10 libri che la compongono hanno ognuno un frontespizio con titolo e data diversi: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. Le Magnificenze forniscono un panorama completo e al tempo stesso anticonvenzionale dell'Urbe: così, insieme alle consuete, celeberrime inquadrature desunte dalla migliore tradizione vedutistica, si trova anche una Roma insolita, quella che, talvolta, non esiste più. A quest'opera, di centrale importanza nell'editoria romana di metà Settecento, l'Autore aveva lavorato per quasi un ventennio realizzando una monumentale guida dell'Urbe dove accanto alle consuete e celeberrime inquadrature tratte dalla migliore tradizione vedutistica, immortala anche scorci insoliti che sono poi scomparsi con il cambiare della città. Il testo che accompagna le vedute nel primo volume è opera di Giuseppe Bianchini, nel secondo di Orazio Orlandi e nei restanti del Vasi stesso. A partire dall'edizione del 1786, l'opera del Vasi, fu aggiornata dal figlio Mariano, che la pubblicò col titolo Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, mostrando solo il nome del padre come autore. Questa nuova edizione presentava molte tavole della prima edizione, ed alcune nuove. Anche la pubblicazione di Mariano Vasi fu stampata più volte, sempre con l’aggiunta di nuove tavole. Esemplare tratto dalla prima edizione della monumentale opera.  La presente tavola è la num. 64 del IV volume e - come riporta l'iscrizione, raffigura anche 1) Palazzo Colonna; 2) Palazzo Bonelli Spinelli (ora Valentini); 3) Colonna Traiana; 4) S. Maria di Loreto; 5) Palazzo Ruffi. Acquaforte, stampata su carta vergata coeva, completa dei margini, in ottimo stato di conservazione.  View taken from the monumental work Delle magnificenze di Roma antica e moderna. Published in 10 volumes from 1747 to 1761, the work features 238 copper engravings, each engraving with a narrative text that provides historical and documentary information. Known by most simply as the "master" of Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi reveals in this monumental work the fullness of his graphic creativity. The 10 books that compose it each have a title page with a different title and date: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. The Magnificences provide a complete and at the same time unconventional panorama of the City: thus, together with the usual, celebrated shots taken from the best tradition of vedutistica, one also finds an unusual Rome, one that, at times, no longer exists. The author had worked on this work, of central importance in Roman publishing in the middle of the eighteenth century, for almost twenty years, producing a monumental guide to the “Urbe” where, alongside the usual and famous shots taken from the best tradition of vedutistica, he also immortalized unusual views that have since disappeared with the change of the city. The text that accompanies the views in the first volume is by Giuseppe Bianchini, in the second by Orazio Orlandi and in the remaining ones by Vasi himself. Starting from the edition of 1786, the work of Vasi, was updated by his son Mariano, who published it under the title Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, showing only the name of his father as author. This new edition presented many plates of the first edition, and some new ones. The publication of Mariano Vasi was also printed several times, always with the addition of new plates.    From the first edition of Vasi's Delle Magnificenze di Roma Antica e Moderna. This in the plate n. 64, book IV.In the description below the plate Vasi made reference to: 1) Palazzo Colonna; 2) Palazzo Bonelli Spinelli (now Valentini); 3) Colonna Traiana; 4) S. Maria di Loreto; 5) Palazzo Ruffi. Etching, printed on contemporary laid paper, in very good condition. Scalabroni, 144‎

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