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‎Scott Michael‎

‎Ancient Worlds: An Epic History of East and West‎

‎Hadas-Lebel Mireille‎

‎Flavius Josephus: Eyewitness to Romes First-Century Conquest of Judaea‎

‎8vo, hardcover in dj, signature on blank first page. otherwise very good. 269 pages, with index.‎

‎Moscati Sabatino‎

‎Tra Cartagine e Roma‎

‎8vo, br. ed. copertina con alette, formato 15,5x21 , pagine 149, con 32 illustrazioni e IX tavole in nero fuori testo Ricostruendo la storia - Kerkouane e altre cittá - Le fortezze sul Capo Bon - Ricognizione a Pantelleria - Un santuario a Malta - Il dio di Selinunte - Le stele di Mozia - Grotta Regina - La fortezza di Monte Sirai - Il tempio di Antas - Sardegna punica - Le lamine di Pyrgi - Sulla Costa del Sole - La via dell' argento - Un tesoro in Portogallo - Tra Cartagine e Roma.; etc.‎

‎Bettini Maurizio, Pucci‎

‎Il mito di Medea. Immagini e racconti dalla Grecia a Oggi‎

‎8vo, tela ed. sovracop. pp.332. Si potrebbe dire di Medea ciò che dice Omero della nave Argo su cui essa ha viaggiato: è stata «raccontata da tutti». Tutti però l'hanno raccontata in modo differente. Nessuna delle più di quattrocento riletture letterarie, operistiche, cinematografiche, pittoriche ne ha restituito l'immagine completa e definitiva. Il suo nome è associato per sempre a un gesto inconcepibile - il figlicidio - ma Medea non ha una sola dimensione: è umana, ma è depositaria di saperi e poteri che trascendono quelli umani; è una donna, ma è più virile di tanti uomini; è passionale, ma non perde mai la sua lucidità; è una barbara, ma tiene testa a quanti passano per civilizzati, è portatrice di una cultura arcaica ma è emancipata più di qualunque donna greca, è una carnefice ma anche una vittima. Il suo segno è l'ambiguità. Medea incarna il diverso; compendia tutto ciò che è sospetto, inquietante, repulsivo, inaccettabile, e proprio per questo ci interpella sulla nostra capacità di includere nel nostro quotidiano ciò che non ci appare immediatamente omologabile. È una profuga che viene respinta da una nazione dopo l'altra e che uccide i figli forse anche volendo scongiurare loro una vita di vagabondaggio e di umiliazioni. Il destino di quest'antica migrante tocca nell'Europa di oggi dei nervi scoperti. Quando rivendica i suoi diritti di donna e di madre o quello di rimanere fedele alla sua cultura d'origine proviamo simpatia per lei; ma quando si spoglia della sua umanità per consegnarsi a un'alterità assoluta e insondabile non siamo più disposti a immedesimarci in lei. Trasferire, in tutto o in parte, sulle spalle degli 'altri' - ossia le nostre -le colpe di Medea equivale ad ammettere che Medea non è poi cosi 'altra'. Serve a esorcizzare il pensiero disturbante che Medea è, o potrebbe essere, una parte oscura di noi stessi. Del resto, le cronache di tutti i giorni ci dicono che le madri assassine non esistono solo nel mito, ma sono attorno a noi.‎

‎Coloru Omar‎

‎L'imperatore prigioniero. Valeriano, la Persia e la disfatta di Edessa‎

‎8vo, br. ed. pp.195. Nel 260 d.C. l'imperatore Valeriano viene catturato dal 're dei re' Shapur I: finirà i suoi giorni in Persia in una vergognosa prigionia. Per i Romani è una catastrofe senza precedenti, ancor più terribile di quella avvenuta a Carre nel 53 a.C. Roma si trova così a dover affrontare la fase peggiore della crisi che affligge l'impero nel terzo secolo. I Persiani premono sui confini orientali, i territori dell'Europa occidentale sono sconvolti dalle incursioni delle popolazioni barbariche, mentre in tutto l'impero infuria la persecuzione dei cristiani voluta dall'imperatore, che vede in questa religione una minaccia per la tenuta dello Stato. La cattura di Valeriano provoca movimenti separatisti all'interno dell'impero stesso che portano l'usurpatore Postumo a creare un impero delle Gallie. Ancora più della disfatta di Carre, la fine ingloriosa di Valeriano peserà come una macchia indelebile nell'immaginario romano.‎

‎Austin Mochel, Pierre vidal-Naquet‎

‎Economie e società Nella Grecia Antica‎

‎In 8, cm. 16 x 24, pp. 386 + (62) con alcune tavole in bianco e nero nel testo. Brossura editoriale illustrata. dedica a penna, altrimenti ottimo‎

‎Virgilio, versione, introduzione e note di Enzio Cetrangolo con un saggio di Antonio La Penna‎

‎Tutte Le Opere‎

‎8vo, bross. ed. pp. CIV-888. piega in copertina altrimenti ottimo‎

‎Canali Luca‎

‎I Cavalieri Latini Dell'apocalisse‎

‎8vo, ril. ed. sovrac, pp.323. In un affascinante gioco di specchi, testi e commenti, affreschi storici e brani d'autore si riflettono a vicenda: Lucrezio, Catullo, Cesare, Virgilio, Petronio, Giovenale. Lucrezio, rivoluzionario nel suo dialogo con la scienza e ribelle nella sua adesione all'epicureismo. Catullo, tutto occupato da una meditazione sull'uomo e l'etica. Cesare, al contempo rivoluzionario e legalista. Virgilio, incline alla comprensione dei limiti dei protagonisti del suo universo mitologico. Petronio, "immerso nella turpitudine" e al tempo stesso totalmente estraneo all'oscenità. Giovenale, "sconfitto della storia" perché impotente e deluso di fronte al potere che domina la sua epoca.‎

‎Bradley Mark‎

‎Rome, Pollution and Propriety. Dirt, Disease and Hygiene in the Eternal City from Antiquity to Modernity.‎

‎8vo, br. ed. 1st paperback ed. XX,320p. ills.(B&W photographs and line drawings). Paperback. 'This volume aims ambitiously 'to identify the defining characteristics, functions and discourses of pollution in Rome' (XVIII) during antiquity and from the Renaissance to the twentieth century. It forms the proceedings of a conference held in 2007 at the British School at Rome, which brought together scholars with a wide range of specialisms all linked by an interest in the concept of pollution and its discourse through the lens of a singel city: Rome. Theories from Mary Douglas's 'Purity and Danger' (1966) are prominent in the majority of the papers in this volume, with a particular focus on her much-quoted statement that 'dirt is matter out of place' (.). Another theme linking this diverse collection of papers is the idea of pollution and purity as political weapons, especially wielded by religious authorities (3). Furthermore, the majority of the papers consider how pollution as metaphor interacts in multiple, and often conflicting, ways with pollution as a lived reality.' (.) This volume is as entertaining and thought-provoking as the conference itself and provides a novel way of thinking about the city of Rome, both past and present.' (ZENA KAMASH in The Journal of Romanan Studies, 2014, pp.252-53).‎

‎Quinn Josephine‎

‎In Search of the Phoenicians‎

‎8vo, Hardback. Condition: New. Language: English . Who were the ancient Phoenicians, and did they actually exist? The Phoenicians traveled the Mediterranean long before the Greeks and Romans, trading, establishing settlements, and refining the art of navigation. But who these legendary sailors really were has long remained a mystery. In Search of the Phoenicians makes the startling claim that the Phoenicians never actually existed. Taking readers from the ancient world to today, this monumental book argues that the notion of these sailors as a coherent people with a shared identity, history, and culture is a product of modern nationalist ideologies--and a notion very much at odds with the ancient sources. Josephine Quinn shows how the belief in this historical mirage has blinded us to the compelling identities and communities these people really constructed for themselves in the ancient Mediterranean, based not on ethnicity or nationhood but on cities, family, colonial ties, and religious practices. She traces how the idea of being Phoenician first emerged in support of the imperial ambitions of Carthage and then Rome, and only crystallized as a component of modern national identities in contexts as far-flung as Ireland and Lebanon. In Search of the Phoenicians delves into the ancient literary, epigraphic, numismatic, and artistic evidence for the construction of identities by and for the Phoenicians, ranging from the Levant to the Atlantic, and from the Bronze Age to late antiquity and beyond. A momentous scholarly achievement, this book also explores the prose, poetry, plays, painting, and polemic that have enshrined these fabled seafarers in nationalist histories from sixteenth-century England to twenty-first century Tunisia.‎

‎Antonino Liberale‎

‎Le Metamorfosi‎

‎16mo, br. pp.417, ed. Attribuita a un Antonino Liberale di cui non si ha alcuna notizia e allestita con ogni probabilità tra il II e il III secolo, questa silloge di racconti di metamorfosi ci è stata tramandata da un codice di Heidelberg, il Palatinus Graecus 398. Il ricchissimo commento di Sonia Macrì e Tommaso Braccini ricostruisce con sapienza tutta la complessa rete mitografica, folklorica e antropologica che le fa da sfondo. «Tifone inseguì gli dèi, incalzandoli. Essi però gli sfuggirono, avendo la precauzione di mutare il proprio sembiante in quello di animali. E così, Apollo divenne uno sparviere, Ermes un ibis, Ares un pesce lepidoto, Artemide un gatto, Dioniso a sua volta si rese simile a un capro, Eracle a un cerbiatto, Efesto a un bue, Leto a un toporagno e ciascuno degli altri dèi cambiò aspetto nel modo in cui riuscì. Quando, poi, Zeus colpì Tifone con un fulmine, quello, consumato dal fuoco, si nascose nel mare e lì spense le fiamme. Zeus, però, non lo lasciò andare, ma gettò su Tifone il gigantesco monte Etna e sulla sua cima pose Efesto, come guardiano. Quest'ultimo, dopo aver fissato le incudini sul collo di Tifone, lavora la massa di metallo rovente». Nel mito greco era plausibile che uomini e donne potessero trasformarsi in animali, piante e rocce. Era l'ultima propaggine del regno della metamorfosi. E l'ultimo cantore di quelle storie fu Ovidio. Prima di lui e accanto a lui era fiorita su quei temi una intera letteratura, che il tempo ha sommerso. Ma almeno un prezioso relitto si è salvato: queste Metamorfosi di Antonino Liberale, che per alcune vicende sono una fonte unica e indispensabile e vanno poste accanto agli scritti di Apollodoro e di Igino come testimonianza di ciò che fu l'antica mitografia.‎

‎Gentile, Iginio, 1843-1893‎

‎Le Elezioni e Il Broglio Nella Repubblica Romana‎

‎8vo, br. ed. pp. xii-311‎

‎Staveley, E.S.‎

‎Greek and Roman Voting and Elections‎

‎22x14cms. (Aspects of Greek and Roman Life series) full, crimson cloth in dj 271pp illustrated with several b/w figs throughout text. incl index.‎

‎Toynbee, Jocelyn M. C.; Toynbee, J. M. C.‎

‎Death and Burial in the Roman World‎

‎8vo, cloth in d.j. 336 pp. with 30 figs. & 92 illus. prev owner's signature.ow. excellent copy. A volume in the series, ASPECTS OF GREEK AND ROMAN LIFE, under the general editorship of H. H. Scullard.‎

‎Adcock, Sir Frank E.‎

‎Greek and Macedonian Art of War Sather Classical Lectures Series: No. 30)‎

‎First Softcover Printing. 16mo - over 5¾" - 6¾" tall. An excellent brief discussion of strategy, tactics and resources of the Greek and Macedonian armies. Excellent chapter on "Cavalry, Elephants and Siegecraft." Indexed. 107 pp. Printed on good paper.‎

‎Diodoro Siculo‎

‎Biblioteca storica. Testo greco a fronte: 1, 2, 3, Tre Volumi‎

‎3 volumi in 16mo, pp. 837, 729, 1056, vol. 1: libri I-III, vol 2: libri IV-VIII; vol. 3: libri xi-xiii, Un'enciclopedica storia universale delle vicende di tutto il mondo greco e romano successive alla guerra di Troia fino all'età di Cesare: ecco l'ambizioso progetto concepito nel I secolo a.C. dallo storico siceliota Diodoro di Agirio. Dopo aver illustrato nei primi tre libri mitologia, storia ed etnografia delle principali genti anelleniche, nei cinque libri raccolti in questo volume Diodoro si occupa inizialmente delle medesime tematiche ma con riferimento al mondo greco. Il IV libro presenta una ricca panoramica dei cicli mitici ellenici, il V tratta il popolamento, l'etnografia e la topografia delle isole greche e il VI delinea una schematica sintesi della teogonia ellenica. La narrazione propriamente storica inizia con il VII libro, che si occupa del cosiddetto Medioevo ellenico - durante il quale andò prendendo forma la civiltà delle poleis - e delle origini di Roma, in un'esplorazione dell'affascinante zona di confine che separa il mito dalla storia.‎

‎Vernant Jean-Pierre‎

‎L'universo, Gli Dei, Gli Uomini. Il Raccomto Del Mito‎

‎Traduzione di Irene Babboni. Con otto illustrazioni a colori fuori testo di Giuliano Della Casa . 8vo. pp. 212. . Ottimo (Fine). . Prima edizione italiana‎

‎Tozer, Henry Fanshawe‎

‎Lectures on the Geography of Greece‎

‎8vo pp. xvi, 405,‎

‎Pomeroy Sarah B.‎

‎The Murder of Regilla: A Case of Domestic Violence in Antiquilty‎

‎8vo, hardcover dj 249pp. From an acclaimed author comes a fascinating story of the life, marriage, and death of an all but forgotten Roman woman. Born to an illustrious Roman family in 125 CE, Regilla was married at the age of fifteen to Herodes, a wealthy Greek who championed his country s values at a time when Rome ruled. Twenty years later - and eight months pregnant with her sixth child - Regilla died under mysterious circumstances, after a blow to the abdomen delivered by Herodes freedman. Regilla s brother charged Herodes with murder, but a Roman court (at the urging of Marcus Aurelius) acquitted him. Sarah Pomeroy s investigation suggests that despite Herodes erection of numerous monuments to his deceased wife, he was in fact guilty of the crime. A pioneer in the study of ancient women, Pomeroy gathers a broad, unique array of evidence, from political and family history to Greco-Roman writings and archaeology, to re-create the life and death of Regilla. Teasing out the tensions of class, gender, and ethnicity that gird this story of marriage and murder, Pomeroy exposes the intimate life and tragedy of an elite Roman couple. Part archaeological investigation, part historical re-creation, and part detective story,‎

‎Jedrkiewicz Stefano‎

‎Il convitato sullo sgabello. Plutarco, Esopo ed I sette Savi‎

‎8vo br. ed. 171pp.‎

‎Isnardi Parente Margherita‎

‎Sofistica e Democrazia Antica‎

‎16mo, br. ed.‎

‎Gabba Emilio‎

‎Italia Romana‎

‎8vo, br. ed. 315pp.‎

‎Gordon Childe Vere‎

‎L'alba Della civiltà Europea‎

‎terza edizione. Traduzione di M.Leva Pistoi. 8 ,pg.xviii-446. br. ed. con soracoperta policroma. Illustrazioni nel testo. come nuovo.‎

‎Ricci Giovanni‎

‎Povertà, vergogna, superbia. I declassati fra Medioevo e età Moderna‎

‎8vo, br. ed. 272pp. Ricci studia la categoria di coloro che da benestanti sono diventati "nuovi poveri", illustrando in primo luogo la dottrina formatasi in materia negli scrittori cristiani antichi e nel Duecento, poi le prime provvidenze per i "poveri vergognosi", cui fra Quattro e Cinquecento vengono dedicate numerose istituzioni assistenziali; il discorso si allarga in seguito ai sentimenti della vergogna e della superbia, alle truffe che fiorivano attorno alla carità per i vergognosi, alle testimonianze iconografiche del declassamento, alle differenze registrabili tra declassamento in ambiente urbano e rurale, e infine al decadere tra Sette e Ottocento, della figura sociale del decaduto.‎

‎Jörg Rüpke‎

‎Pantheon . Una Nuova Storia Della Religione Romana‎

‎Traduzione di Alciati R. e Dell'Isola M. Torino, 2018;8vo, rilegatura ed. br., pp. 492. (Biblioteca Einaudi). Pur focalizzandosi principalmente su Roma, "Pantheon" integra le molte tradizioni religiose riscontrabili in tutta l'area mediterranea, per raccontare la storia di un mutamento epocale, quando da un mondo dove si praticavano rituali religiosi si passò a un mondo dove si appartiene a una religione. Il volume, ampiamente illustrato, sottolinea con particolare enfasi la «religione vissuta», una prospettiva che mette in evidenza quanto le esperienze e le pratiche degli individui trasformino la religione in qualcosa di diverso dalla sua forma ufficiale; offrendo in tal modo al lettore una rappresentazione radicalmente nuova della religione romana e di un periodo cruciale per le religioni occidentali, che ha influenzato l'ebraismo, il cristianesimo, l'islam e perfino la stessa idea moderna di «religione». Utilizzando con sapienza fonti letterarie e riscontri archeologici, Rüpke dimostra come la religione romana abbia modellato e sia stata modellata dal mutare dei contesti storici dal IX secolo a.C. al IV d.C. Nel mondo romano essa non costituiva una sfera a sé stante, ed è quindi necessario collocarla sempre in relazione con gli sviluppi politici, sociali, economici e culturali. L'autore sottolinea ogni peculiarità della religione romana, presentando, tra l'altro, una nuova visione di concetti centrali quali «tempio» e «altare», e dei ruoli maschili e femminili nelle pratiche religiose.‎

‎Meier Christian‎

‎La nascita della categoria del politico in Grecia‎

‎8vo, copertina rigida pp.520.‎

‎Bocchiola Massimo (Autore), Marco Sartori (Autore) Con Un Saggio Di Siegmund Ginzberg‎

‎La battaglia di Canne‎

‎8vo, br. ed. 372 pp. All'alba del 2 agosto 316 a.C, nella piana di Canne, si fronteggiano due schieramenti: l'esercito romano, guidato dai consoli Lucio Emilio Paolo e Gaio Terenzio Varrone, e l'armata del cartaginese Annibale, che ha valicato le Alpi con i suoi elefanti e disceso la penisola, travolgendo le difese dei popoli fedeli a Roma. Nonostante un esercito numericamente inferiore ed eterogeneo per lingue, costumi e credenze, i generali cartaginesi avrebbero presto sbaragliato le celebri legioni romane. La sottile mezzaluna dei soldati cartaginesi distruggerà, infatti, la compatta formazione oplitica romana, in una manovra a tenaglia che sarà di ispirazione per molti altri grandi generali, primo su tutti Napoleone Bonaparte. A scontrarsi a Canne non sono però soltanto due eserciti, ma due civiltà: due diversi modi di fare la guerra, di strutturare il potere e la società, due modi di intendere la virtù. Ripercorrendo le fasi della battaglia, dalla preparazione alla disfatta. Massimo Bocchiola e Marco Sartori allargano lo sguardo sui retroscena di entrambi gli eserciti, sul dramma dei condottieri e dei soldati semplici destinati a trucidarsi a vicenda in un lungo scontro all'arma bianca. Quell'esempio magistrale di tattica bellica, quel caso da manuale nella storia della strategia richiese infatti uno spaventoso tributo di sangue che sembra rivaleggiare in termini di vittime con Hiroshima e Nagasaki, tragedie figlie di altri tempi e di altre, terribili tecnologie. Il paragone potrebbe sembrare fuori luogo, ma tutta la vicenda di Canne riecheggia in avvenimenti recenti se non recentissimi, tra populismi, complotti e scontri di civiltà, come evidenzia bene Siegmund Ginzberg nel saggio che chiude il volume. Ma l'eterna attualità di Canne è anche nel suo essere la storia di tutte le battaglie campali: geometriche coreografie belliche e sanguinosa miseria della carne, il genio del singolo e il sacrificio di molti, la bellezza e la morte, tutto concorre al fascino eterno e sinistro di uno scontro senza tempo, e senza pari. con un saggio di Siegmund Ginzberg: populismi, complotti e scontri di civiltà nel 216 a.c.‎

‎Romilly, Jacqueline De‎

‎Alcibiade, Ou, Les Dangers De L'ambition‎

‎Ed. FALLOIS, 1995,. Excellent état, Broché, Avec bandeau annonce. 275 pages. Ce livre n'est pas une biographie romancée: il rapporte les faits, cite les textes, donne les sources; mais on pourrait s'y tromper, tant la vie même d'Alcibiade multiplie les aventures et les péripéties les plus romanesques. Pupille de Péricles, ami de Socrate, paré de mille dons, il semblait devoir dominer la vie politique d'Athènes au Ve siècle avant Jésus-Christ. Il le fit, au début. Mais Il était ambitieux et imprudent; les scandales le guettaient. Il fut exilé, condamné à mort, rappelé, chassé à nouveau -non sans avoir, entre-temps, présidé à la politique des ennemis d'Athènes, Sparte ou les satrapes perses. Cela fait beaucoup de désordres; et déjà les historiens anciens voyaient dans ces désordres l'effet d'une crise frappant alors la démocratie athénienne. Avec les rivalités politiques, les affaires , les intrigues, cette démocratie faillit sombrer et Athènes perdit sa puissance. Comment s'étonner si tous les auteurs d'alors se sont intéressés au personnage ? Et comment ne pas reconnaître que ces soubresauts d'une vie haute en couleur offrent une riche matière à réflexion dans notre XXe siècle ? La réflexion, ici, adhère au récit, sans jamais s'en écarter ni l'interrompre.‎

‎De Romilly Jacqueline‎

‎Alcibiade. Un avventuriero in una democrazia in Crisi‎

‎8vo, br, ed. pp.244. La biografia di Alcibiade, carismatico leader ateniese del V secolo a. C., pare uno straordinario romanzo d'avventure, intessuto di vagabondaggi e peripezie, promesse e delusioni, successi sfolgoranti e rovinose sconfitte. Pupillo di Socrate e amico di Pericle, il giovane e seducente Alcibiade sembrava destinato a dominare la vita politica della sua città. All'inizio soddisfò ogni attesa, grazie anche al suo sfrontato opportunismo. Ma era troppo ambizioso e imprudente. Braccato da scandali finanziari e sessuali e da complotti politici, fu esiliato, condannato a morte, richiamato in patria, nuovamente esiliato. Cercò di consolidare ed espandere la potenza ateniese, ma si trovò a dirigere la politica estera dei nemici della sua patria.‎

‎Ieranò Giorgio‎

‎Isole Miti Del Mar Egeo‎

‎Anonimo ateniese (Autore), L. Canfora (a cura di)‎

‎La democrazia come Violenza‎

‎16mo, br. ed.‎

‎Gnoli Tommaso‎

‎Le guerre di Giuliano Imperatore‎

‎16mo, br. ed. 189pp.‎

‎Brizzi Giovanni‎

‎Annibale. Come Un'autobiografia‎

‎8vo, tela in sovracop. copia perfetta.‎

‎De Romilly Jacqueline‎

‎Les grands sophistes dans l'Athènes de Périclès‎

‎16mo, broch. pp.343. Tous les grands auteurs du " siècle de Périclès " ont été les disciples de ces maîtres d'un nouveau genre que furent les sophistes. Avec la rhétorique, ceux-ci ont offert un enseignement nouveau. Ils ont développé l'art de raisonner. Ils ont aussi ouvert la voie à toutes les formes de la libre pensée. Trop souvent attaqués et malmenés par une tradition ingrate, il fallait rendre aux sophistes et leur place et leur rôle dans la formation de la culture occidentale. Jacqueline de Romilly s'y emploie dans ce texte brillant et rigoureux qui montre l'influence considérable qu'ils exercèrent sur le développement intellectuel de l'Athènes du Ve siècle avant J.-C.‎

‎Boitani Piero‎

‎Dieci lezioni sui Classici‎

‎8vo, br. ed. pp.265. Libri che «non hanno finito mai di dire quel che hanno da dire», i classici sono davvero «infinitamente futuri». Qui Piero Boitani ci consegna pagine acuminate in cui interroga fra l'altro l'Iliade, il poema della forza e della guerra, anzi di un conflitto cosmico, ma anche della pietà che rende l'uomo civile; l'Odissea, il primo e più affascinante romanzo del mondo; Lucrezio, il quale, dopo che i greci hanno scoperto la meraviglia, il pensiero e la scienza, ne ha fatto poesia straordinaria; Virgilio, che consacra la storia del piccolo villaggio divenuto capitale del mondo; Tacito, che denuncia con forza la natura imperialistica del potere romano; Ovidio, che con le Metamorfosi, poema del continuo divenire, crea il primo grande classico post-moderno.‎

‎Anonimo‎

‎Un'altra storia di Roma. Origo gentis Romanae. Testo latino a Fronte‎

‎16mo, ril. tela ed. in sovracoperta bianca strisce rosse, "I racconti sulle origini di Roma erano già antichi quando i primi autori della letteratura latina - storici come Fabio Pittore o poeti come Nevio provvidero a fissarli per la prima volta in forma scritta, nella seconda metà del III secolo a.C, e nei secoli successivi hanno continuato senza sosta a evolversi, modificarsi, arricchirsi. È solo il naufragio di questa amplissima produzione letteraria, della quale possediamo oggi soltanto una manciata di frammenti, ad aver artificialmente semplificato il quadro, inducendo l'erronea opinione che la variante infine affermatasi come standard fosse anche l'unica elaborata dalla cultura latina. In realtà, su quel segmento della propria vicenda più remota i Romani avevano lavorato per secoli: e come sempre accade nel caso del mito, questo lavoro aveva prodotto una miriade di varianti, di sviluppi rimasti isolati o invece di tradizioni parallele che convivevano fianco a fianco." (dall'introduzione di Mario Lentano)‎

‎Schachermeyr Fritz‎

‎Pericle‎

‎8vo, Traduz.di Mauro Tosti Croce. cm.15,5x23, pp.324, 8 tavv.ft. Coll.Profili‎

‎Fezzi Luca‎

‎Modelli politici di Roma Antica‎

‎8vo, br. ed. 189pp. Quali istituzioni politiche hanno accompagnato e determinato la straordinaria vicenda storica di Roma antica? Che cosa conosciamo del loro funzionamento e della loro evoluzione? Quali sono stati i principali interrogativi della lunghissima tradizione esegetica della quale siamo debitori? In base a quali suggestioni, invece, per secoli si è reinterpretato, attualizzato e, non da ultimo, strumentalizzato il vincente - e avvincente - "modello romano" nelle sue varie declinazioni? Per quali ragioni la comprensione di concetti politici d'indubbia attualità non può prescindere dallo studio di Roma antica? Tenendo presenti questi interrogativi di fondo, l'autore propone una guida sintetica al complesso sistema politico-istituzionale romano: un sistema che, lungi dall'essere morto o troppo lontano, offre ancora molti spunti di riflessione.‎

‎Stuttard David‎

‎Nemesis: Alcibiades and the Fall of Athens‎

‎8vo, hardcovdr in dj, pp.380. Alcibiades was one of the most dazzling figures of the Golden Age of Athens. A ward of Pericles and a friend of Socrates, he was spectacularly rich, bewitchingly handsome and charismatic, a skilled general, and a ruthless politician. He was also a serial traitor, infamous for his dizzying changes of loyalty in the Peloponnesian War. Nemesis tells the story of this extraordinary life and the turbulent world that Alcibiades set out to conquer. David Stuttard recreates ancient Athens at the height of its glory as he follows Alcibiades from childhood to political power. Outraged by Alcibiades? celebrity lifestyle, his enemies sought every chance to undermine him. Eventually, facing a capital charge of impiety, Alcibiades escaped to the enemy, Sparta. There he traded military intelligence for safety until, suspected of seducing a Spartan queen, he was forced to flee again?this time to Greece?s long-term foes, the Persians. Miraculously, though, he engineered a recall to Athens as Supreme Commander, but?suffering a reversal?he took flight to Thrace, where he lived as a warlord. At last in Anatolia, tracked by his enemies, he died naked and alone in a hail of arrows. As he follows Alcibiades? journeys crisscrossing the Mediterranean from mainland Greece to Syracuse, Sardis, and Byzantium, Stuttard weaves together the threads of Alcibiades? adventures against a backdrop of cultural splendor and international chaos. Navigating often contradictory evidence, Nemesis provides a coherent and spellbinding account of a life that has gripped historians, storytellers, and artists for more than two thousand years.‎

‎Barnes Christopher L. H.‎

‎Images and Insults: Ancient Historiography and the Outbreak of the Tarentine War‎

‎8vo, br. ed. 170pp. The Pyrrhic War attracted a great deal of attention in antiquity as the first contest between the burgeoning Roman Empire and the powers of the Hellenistic world. While blame for the initiation of hostilities fell squarely upon the polity of the Tarentines, scholars have long been wary of accounts relating how this conflict began. Three episodes set at Taras prove important for the construction both of Roman history and of narratives in antiquity. Approached as a case study of inventio in historiography, this monograph examines the aims and techniques of authors from Polybius to Zonaras in their depictions of the war's onset. No two of our sources offer the same version of events and new details emerge over the course of time. Analysis of the perception of injury, on the part of the Romans and the Tarentines, considers the implications of the æjust' war on the writing of history.‎

‎ZANKER Paul‎

‎La città romana‎

‎br. ed. pp. 135. "Chi parla di una tipica 'città romana' intende, di norma, una città a pianta ortogonale, come quelle che si incontrano nelle regioni che una volta formavano la parte occidentale dell'Impero". È quasi un paradosso: rispetto a questa struttura, Roma non si presenta affatto come una tipica 'città romana'. Ma è Roma che ha fatto da modello per intere generazioni, in particolare per le più importanti tipologie di edifici pubblici.‎

‎Luciano‎

‎Storia Vera, a Cura Di Quintino Cataudella‎

‎16mo, br. ed. testo greco a fronte.‎

‎Bignone Ettore, Pres. Vittorio Enzo Alfieri‎

‎L'ARISTOTELE PERDUTO E LA FORMAZIONE FILOSOFICA DI EPICURO. 2 Voll‎

‎2 volumi, pp.xxvi-672, 521,21 cm. ril. tutta tela ed. sovracoperta trasp. come nuovi‎

‎DUGGAN Alfred‎

‎Caio Giulio Cesare‎

‎Traduzione di Anacleto Benedetti. Introduzione di Leone Bortone. In-16° gr., pp. 197 (5) (8) cat. edit. Bross. lucida con alette, ritr. b/n di Cesare entro medaglione al piatto ant., soldati romani b/n al piatto post., tit. bianco su riquadro arancio al piatto ant., tit. nero al ds. Segni del tempo alla brossura, dorso leggermente scolorito. Tagli fioriti. Macchie di umidità alle sguardie. sottolin. e note a matita, altrim. ottimo.‎

‎Davies, John Kenyon‎

‎Democracy and Classical Greece‎

‎8vo - l. ; 308 pages with index, Second Edition;(The art of classical Greece, along with its political and philosophical ideas, had a profound influence on Western Civilization, and here J.K. Davies, Rathbone Professor of Ancient History and Classical Archaelogy, traces the flowering of this extraordinary society, drawing on a wealth of documentary material of houses and graves, sculpture and vases, and writings of historians, orators, biographers, dramatists, and philosophers. It was in the fifth and fourth centuries B.C., that this culture - material, political and intellectual, reached its zenith, but it's also been said that while the Greek states were at their most powerful, it was also the most quarrelsome‎

‎Canfora Luciano‎

‎Storici della rivoluzione Romana‎

‎8vo, br. ed. pp.80. In 8, cm. 14 x 21, pp. 82 + (6), brossura editoriale illustrata. Collana Saggi n. 16‎

‎Haldon John‎

‎L'impero che non voleva morire. Il paradosso di Bisanzio (640-740 d.C.)‎

‎8vo, br. ed. pp.420. Se nel VI secolo l'Impero romano d'Oriente era il piú vasto stato nell'Eurasia, appena un secolo dopo esso si era ridotto drasticamente. Circondato da nemici, devastato da conflitti e malattie, sembrava destinato al collasso, ma non fu così, e questo saggio ci spiega tutti i motivi per cui ciò non avvenne. Nel 700 d.C. l'Impero aveva perso tre quarti del suo territorio a vantaggio del Califfato islamico. Ma l'accidentata geografia dei territori rimanenti in Anatolia e nell'Egeo fu strategicamente vantaggiosa, poiché impedì ai nemici di occupare permanentemente le città, rendendoli vulnerabili ai contrattacchi romani. Più l'Impero si riduceva, più si calamitava intorno a Costantinopoli, la cui capacità di resistere ai diversi assedi si rivelò decisiva. Anche i cambiamenti climatici ebbero un ruolo, poiché imposero di diversificare la produzione agricola, aiutando così l'economia imperiale. La crisi costrinse la corte ad avvicinarsi alle classi dirigenti delle province e alla Chiesa. Nonostante le perdite territoriali, l'Impero non patì gravi crisi politiche. Ciò che restava divenne il cuore di uno stato romano cristiano medievale, la cui potente teologia politica predisse che l'imperatore avrebbe infine prevalso contro i nemici, sancendo il dominio mondiale del cristianesimo ortodosso.‎

‎Watts Edward Jay‎

‎Mortal Republic: How Rome Fell into Tyranny‎

‎8vo, hardcover i dj, In Mortal Republic, prize-winning historian Edward J. Watts offers a new history of the fall of the Roman Republic that explains why Rome exchanged freedom for autocracy. For centuries, even as Rome grew into the Mediterranean's premier military and political power, its governing institutions, parliamentary rules, and political customs successfully fostered negotiation and compromise. By the 130s BC, however, Rome's leaders increasingly used these same tools to cynically pursue individual gain and obstruct their opponents. As the center decayed and dysfunction grew, arguments between politicians gave way to political violence in the streets. The stage was set for destructive civil wars--and ultimately the imperial reign of Augustus. The death of Rome's Republic was not inevitable. In Mortal Republic, Watts shows it died because it was allowed to, from thousands of small wounds inflicted by Romans who assumed that it would last forever.‎

‎A cura G. Vannini‎

‎Storia di Apollonio re di Tiro. Testo latino a Fronte‎

‎8vo, ril. ed. sovracop. pp443. «Nella città di Antiochia c'era una volta un re di nome Antioco, da cui la città stessa ebbe nome Antiochia.» Così si apre la Storia di Apollonio re di Tiro, per concludersi con un tranquillo «Dopo che fu trascorso il tempo che si è detto, morirono serenamente a conclusione di una felice vecchiaia». Sembrerebbe dunque, dal tono e dall'andamento, una favola con tanto di happy ending. Ma la trama si aggroviglia sin dal principio, dal momento in cui quello stesso Antioco, per tenersi accanto la bellissima figlia - con la quale continua, dopo averla violentata, a commettere incesto -, pone indovinelli irrisolvibili e fatali ai potenziali mariti di lei. E si complica ancora di più quando sulla scena compare Apollonio, che all'indovinello risponde senza esitazione denunciando la verità. La narrazione si fa dunque avvincente e drammatica, piena di avventure e di meraviglia: tempeste, naufragi, pirati e bordelli; morti apparenti e riconoscimenti. Tutti questi ingredienti fanno della "Historia Apollonii regis Tyriun romanzo", l'ultimo dei tre in latino che conosciamo, dopo il Satyricon di Petronio e le Metamorfosi di Apuleio. L'opera appartiene a una tradizione narrativa di ascendenza ellenistica, quella del romanzo serio-idealizzato, del quale sembra costituire un'evoluzione che può essere definita «romanzo di virtù morali». L'Apollonio esalta infatti «le virtù morali dei personaggi e la contrapposizione fra bene e male», ed è «come se l'ideale classico del kalos kai agathos, che sancisce l'equivalenza fra bellezza e nobiltà, fosse stato sostituito da quello dell'agathos kai sophos, che associa la nobiltà all'istruzione». Dietro alla Storia, popolarissima nel Medioevo e nel Rinascimento, già si sentono le voci di Chaucer e di Shakespeare: il quale la trasferirà, cambiando solo i nomi e aggiungendovi il genio, in uno dei suoi più grandi drammi romanzeschi: Pericle, Principe di Tiro.‎

‎Citti Vittorio‎

‎Tragedia e lotta di classe in Grecia‎

‎8vo, br. ed. pp.306.‎

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