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‎Anonimo‎

‎Raccolta di Interni del Vaticano‎

‎Esemplare privo di legatura contenente 21 tavole in bianco e nero degli interni del Vaticano. Leggere gore su alcune tavole (ognuna di dimensioni 30 x 23).‎

‎Affiche originale - Rome-Express. Hiver 1900-1901.‎

‎Manifesto litografico intelato, cm. 97x64 esemplare con difetti, margine superiore ed inferiore rifilati.. .‎

‎BENOIST, Felix.‎

‎Palazzo Venezia illuminato.‎

‎Bella e decorativa litografia a colori, mm. 290x390 applicata su carta coeva . Tratta dalla monumentale opera di Felix Benoist "Rome dans sa grandeur. Vues, monument ancient et modernes " stampata in 3 volumi, da Henri Charpentier, nel 1870. . .‎

‎Anonimo (XVI secolo)‎

‎Castrum Praetorium‎

‎Bulino misure: mm 320 x 519 Impressione eccellente. Delicati giochi chiaroscurali esaltano il modello. Foglio rifilato lungo la battuta come da edizione, Lafrery infatti tagliava i fogli per poi incollarli su una sorta di margini in carta in modo che una volta legati avessero tutti la stessa dimensione. Stato: I/II con l'indirizzo “Bolognini Zalterii formis” (Bolognino Zaltieri è editore in Venezia attivo fra il 1555 e il 1576) ma prima della sostituzione dell'indirizzo con quello di “Donati Rascicotti formis 1597”. La lastra deriva da un'altra dello stesso formato con il privilegio e l'indirizzo di Mich. Tramezini 1553.  Titolo dell'opera iscritto in lastra in alto a sinistra. Filigrana: “scudo con lettera M barrata sormontata da giglio” Bibliografia: Christian Huelsen, 1921, 35/aA.‎

‎Bartolomeo Pinelli (Roma 1781 – Roma 1835)‎

‎Muzio Scevola alla tenda di Porsenna, 1834‎

‎Acquaforte misure: mm 620 x 820 Pittore, incisore, litografo e scultore. Da giovanissimo si forma nella bottega del padre scultore per poi all'età di 11 anni trasferirsi a Bologna. Qui, affidato al pittore e incisore Giambattista Frulli, frequenta l’Accademia Clementina. Verso la fine del secolo si ritrasferisce a Roma e dal 1802 circa è ospite e collaboratore del paesaggista svizzero Franz Kaiserman con il quale sperimentò l’uso della camera ottica. Questo sodalizio può spiegare perchè molti acquerelli e incisioni nel 1805 sono firmate da Pinelli con il nome François. Del 1809 è la sua prima serie di incisioni dal titolo Raccolta di cinquanta costumi pittoreschi incisi all'acquaforte e nel 1816 realizza le illustrazioni per la Storia Romana e nel 1821 quelle per la Storia Greca. Pinelli ha prodotto circa quattromila incisioni e diecimila disegni. Un anno prima della sua morte, Pinelli iniziò a progettare una serie di sei soggetti di formato eccezionalmente grande raffiguranti episodi di storia romana, di questi solo tre saranno effettivamente da lui incisi. La circolazione di queste grandi opere è da considerarsi probabilmente molto limitata. I sei acquerelli preparatori per queste stampe furono esposti nel 1956 (Carrara, collezione Conte Giulio Lazzoni). Pinelli aveva già affrontato questo tema in una composizione di piccolo formato per la sua Istoria Romana dal 1818 al 1819. Qui viene rappresentato Muzio Scevola, invano trattenuto dalle guardie, dopo il suo fallito attentato al generale nemico Porsenna che posa, con sguardo fiero, la mano sul braciere per bruciarla e punirla così dell'errore. Impressione eccellente, dai neri decisi. I giochi chiaroscurali definiscono le armature, le pose e gli sguardi dei personaggi. Ottimo stato di conservazione eccetto lievi difetti nel margine inferiore. Inciso in lastra nel margine inferiore bianco sotto il soggetto oltre il titolo anche "Bartolomeo Pinelli inv. dis. e inc." Bibliografia: Oreste Raggi, “Cenni intorno alla vita ed alle opere principali di Bartolomeo Pinelli”, Roma 1835; G. Incisa della Rocchetta, “Bartolomeo Pinelli”, Roma 1956, n.314,­ 319.‎

‎copia da Stefano Della Bella (Firenze 1610 – Firenze 1664)‎

‎Piramide di Caio Cestio, 1646 ca.‎

‎Acquaforte misure: mm 132 x 132 Incisore e disegnatore, si dedicò sporadicamente alla pittura. Il padre Francesco, scultore allievo di Giambologna, morì prematuramente ma riuscì ad avviare tutti i suoi figli a mestieri d’arte. Stefano fu il solo ad eccellere, ebbe i primi insegnamenti presso botteghe di dimenticati orefici i quali ebbero tuttavia il pregio di fargli prender dimestichezza con il bulino. Fu sostanzialmente un autodidatta. Le fonti bibliografiche affermano che egli si esercitava a disegnare figure curiosamente partendo dai piedi e a copiare le incisioni di Jacques Callot avendo come unico confronto l'incisore Remigio Cantagallina. Fu notato poi dal pittore Giovan Battista Vanni che lo prese nella sua bottega e gli diede i primi insegnamenti di pittura e del disegno. La vocazione di Della Bella fu sicuramente l'incisione e già le sue prime opere rivelano i temi a lui più cari: scene di vita contemporanea, feste, battaglie e le decorazioni. Lo studio delle incisioni e dei disegno di maestri antichi, la conoscenza e il confronto con i maestri fiorentini e fiamminghi a lui contemporanei allora presenti alla corte medicea furono furono di grande stimolo. Egli è considerato un grafico puro, grazie ai suoi numerosi viaggi tra Roma e Parigi e grazie alla protezione dei Medici maturò un proprio linguaggio grafico, in vita e per tutto il XVIII secolo fu ricercato e collezionato in Francia e in Italia . Questa stampa fa parte della serie Paesaggi e rovine di Roma composta da 13 soggetti incisi all'interno di un tondo. Questa è una copia in controparte dell'opera di Stefano della Bella, senza iscrizioni incise oltre l'immagine. Viene rappresentata, a sinistra, la piramide di Caio Cestio affiancata da un muro in rovina. Sempre sulla sinistra in primo piano troviamo due pastori in ombra, uno adagiato molto probabilmente su una rovina l'altro in piedi che indica un punto in lontananza verso il fondo, forse la mandria appena accennata che si sta muovendo. Il centro della scena è occupato da due cavalli, uno di profilo destro mentre bruca l'erba e l'altro da tergo con il muso girato verso i pastori nell’atto di allattare un puledro. I contrasti chiaroscurali e il tratto deciso contribuiscono a definire il pelo e la criniera. Il cielo è tracciato appena mediante poche linee parallele. Impressione eccellente. Ottimo stato di conservazione. Ampi margini oltre la battuta del rame. Bibliografia: De Vesme-Massar 270, pag. 129.‎

‎Stefano Della Bella (Firenze 1610 – Firenze 1664)‎

‎Due uomini a cavallo in un paesaggio, 1656 ‎

‎Acquaforte misure: mm 307 x 267 Incisore e disegnatore, si dedicò sporadicamente alla pittura. Il padre Francesco, scultore allievo di Giambologna, morì prematuramente ma riuscì ad avviare tutti i suoi figli a mestieri d’arte. Stefano fu il solo ad eccellere, ebbe i primi insegnamenti presso botteghe di dimenticati orefici i quali ebbero tuttavia il pregio di fargli prender dimestichezza con il bulino. Fu sostanzialmente un autodidatta. Le fonti bibliografiche affermano che egli si esercitava a disegnare figure curiosamente partendo dai piedi e a copiare le incisioni di Jacques Callot avendo come unico confronto l'incisore Remigio Cantagallina. Fu notato poi dal pittore Giovan Battista Vanni che lo prese nella sua bottega e gli diede i primi insegnamenti di pittura e del disegno. La vocazione di Della Bella fu sicuramente l'incisione e già le sue prime opere rivelano i temi a lui più cari: scene di vita contemporanea, feste, battaglie e le decorazioni. Lo studio delle incisioni e dei disegno di maestri antichi, la conoscenza e il confronto con i maestri fiorentini e fiamminghi a lui contemporanei allora presenti alla corte medicea furono furono di grande stimolo. Egli è considerato un grafico puro, grazie ai suoi numerosi viaggi tra Roma e Parigi e grazie alla protezione dei Medici maturò un proprio linguaggio grafico, in vita e per tutto il XVIII secolo fu ricercato e collezionato in Francia e in Italia . In questa stampa, tratta dalla serie Vedute di Roma e della campagna circostante composta da sei tavole,  protagonisti sono il paesaggio e gli uomini a cavallo. Il primo piano è dominato da un maestoso albero di quercia, con grosse radici che escono dal terreno, con fronde ricche di foglie alcune illuminate dai raggi del sole, altre in ombra. La composizione è molto ben architettata, e appena lo sguardo si distacca dall'albero vediamo due figure a cavallo che cavalcano dal centro verso sinistra. Sono due uomini distinti, indossano un cappello e i loro corpi sono avvolti in un mantello. Entrambi hanno lo sguardo rivolto verso il basso, osservano le pecore che sembrano fuggire dal sentiero lungo il quale procedono. Un cane pastore abbaia al primo cavallo e sembra stia per dirigersi verso una contadina e un pastore che guidano questa transumanza. Alle loro spalle si apre allo sguardo un paesaggio collinare, ricco di piante e vegetazione,  si intravede una casa e la stalla degli animali. Tutto è descritto mediante forti contrasti chiaroscurali, che si affievoliscono dolcemente verso il cielo sullo sfondo tracciato mediante linee parallele. Nel margine inferiore, oltre l'immagine a sinistra, a puntasecca "SD (intrecciate) Bella In & F. cum Pri. Reg. christ." Impressione eccellente, dai neri intensi. Ottimo stato di conservazione. Minimi margini oltre la battuta del rame. Stato II/II, i due spazi bianchi verticali nel cielo a sinistra presenti nel I stato a causa di una cattiva morsura sono stati riempiti e si affievolisce la linea di fuga verticale che parte dal capello del primo cavaliere. Un disegno preparatorio per la stampa è conservato agli Uffizi 368 P. Filigrana: "GGLAUDET". Bibliografia: De Vesme-Massar 836, pag. 129.‎

‎Stefano Della Bella (Firenze 1610 – Firenze 1664)‎

‎Il vaso dei Medici, 1656 ‎

‎Acquaforte misure: mm 310 x 278 Incisore e disegnatore, si dedicò sporadicamente alla pittura. Il padre Francesco, scultore allievo di Giambologna, morì prematuramente ma riuscì ad avviare tutti i suoi figli a mestieri d’arte. Stefano fu il solo ad eccellere, ebbe i primi insegnamenti presso botteghe di dimenticati orefici i quali ebbero tuttavia il pregio di fargli prender dimestichezza con il bulino. Fu sostanzialmente un autodidatta. Le fonti bibliografiche affermano che egli si esercitava a disegnare figure curiosamente partendo dai piedi e a copiare le incisioni di Jacques Callot avendo come unico confronto l'incisore Remigio Cantagallina. Fu notato poi dal pittore Giovan Battista Vanni che lo prese nella sua bottega e gli diede i primi insegnamenti di pittura e del disegno. La vocazione di Della Bella fu sicuramente l'incisione e già le sue prime opere rivelano i temi a lui più cari: scene di vita contemporanea, feste, battaglie e le decorazioni. Lo studio delle incisioni e dei disegno di maestri antichi, la conoscenza e il confronto con i maestri fiorentini e fiamminghi a lui contemporanei allora presenti alla corte medicea furono furono di grande stimolo. Egli è considerato un grafico puro, grazie ai suoi numerosi viaggi tra Roma e Parigi e grazie alla protezione dei Medici maturò un proprio linguaggio grafico, in vita e per tutto il XVIII secolo fu ricercato e collezionato in Francia e in Italia . In questa stampa, tratta dalla serie Vedute di Roma e della campagna circostante composta da sei tavole, protagonista è un grande vaso dalle forme classiche. A destra, sulla terrazza del grande giardino di Villa Medici a Roma si vede un antico e maestoso vaso decorato con un bassorilievo che rappresenta il sacrificio di Ifigenia (oggi il vaso è nella Galleria di Firenze). A sinistra del vaso, è raffigurato un giovane ragazzo seduto a terra, di profilo a destra, con il volto incorniciato da morbidi capelli che scendono sulle spalle e con lo sguardo fisso verso il vaso. Si tratta di Cosimo III de Medici avvolto in un abito riccamente panneggiato intento a disegnare su un taccuino il vaso. Sullo sfondo viene descritto, attraverso un tratteggio più morbido, che conferisce un atmosfera argentea, il giardino ricco di molte varietà di alberi quali cipressi che si stagliano verso il cielo, statue, arbusti e una donna che passeggia sulla sinistra. In basso, al centro iscritto in lastra "Romae in Hortis Medicaeis Vas Marmoreum Eximium", a destra "SD (sovrapposti) Bella MDCLVI". Molti storici ritenevano che il ragazzo rappresentato fosse l'artista stesso, invece adesso si pensa che sia Cosimo III allora principe ereditario di Toscana. Impressione eccellente, dai neri intensi e tratto deciso su carta vergellata color avorio. Ottimo stato di conservazione. Buoni margini oltre la battuta del rame benché irregolari. Stato: II/III con il monogramma e la data modificata. Filigrana: “testa coronata di profilo” (Lieure, 21, Ortolani, 3). Bibliografia: De Vesme-Massar 832, pag. 128.‎

‎Antonio Piccinni (Trani 1846 – Roma 1920)‎

‎Uomini, donne e un prete in chiesa, 1875‎

‎Acquaforte misure: mm 169 x 234 Pittore e incisore italiano soprannominato "il re dei disegnatori". La più grande vocazione dell'artista è, infatti, la grafica. Dal 1860 studia a Napoli all'Istituto di Belle Arti sotto la guida di maestri come Domenico Morelli (Napoli 1826 - 1901), Filippo Palizzi (Vasto 1818 - Napoli 1889), Tommaso Aloysio Juvara (Messina 1809 - Roma 1875) e Francesco Pisante (Napoli 1830 - 1889). Qui egli studia la tecnica dell'acquaforte d'invenzione e aderisce al verismo di matrice palizziana. Agli inizi del 1873 si trasferisce a Roma e frequenta i corsi di incisione alla Calcografia Nazionale. Tra il 1878 e il 1880 è a Parigi presso l'editore Cadart e proprio questa parentesi parigina colloca il Piccinni tra gli artisti europei fautori della rinascita dell'acquaforte originale. Sperimentatore delle nuove possibilità legate al mezzo fotografico è tra i primi in Italia a impiegare la fotoincisione tra il 1874 ed il 1886. I temi affrontati da Piccinni dimostrano l'attenzione costante verso i gesti più semplici della quotidianità della vita, gli individui vengono rappresentati come modelli di categorie sociali. Il soggetto è riconducibile ad un gruppo di lavori appartenenti alle prime acqueforti di invenzione realizzate dall'artista che hanno per soggetti personaggi e situazioni colti durante il soggiorno romano. In questa stampa, la terza della cartella dei Souvenirs de Rome pubblicata nel 1878 dalla casa editrice parigina Cadart, vediamo rappresentati alcuni fedeli in chiesa. L'artista rimase affascinato dalla religiosità del popolo e l'interesse per questo soggetto risiede sia nell'aspetto artistico per la rappresentazione del vero, sia per il valore di "document moral". All'interno di una basilica romana, riconoscibile nonostante la tenue morsura dalla nicchia sul muro di fondo, dalle colonne e balaustra marmorea e da una pavimentazione geometrica, vediamo un gruppo di fedeli colti di profilo, verso destra, disposti su tre file di banchi e preceduti da una sedia impagliata. L'attenzione è rivolta verso i fedeli, i loro abiti e le loro espressioni sono descritti minuziosamente, giochi chiaroscurali accentuano le rughe della vecchiaia e le linee profonde e decise, enfatizzano gli abiti e i capelli. I fedeli hanno lo sguardo rivolto in basso in segno di devozione e di preghiera, profili sembrano goyeschi. A destra all'interno del soggetto inciso nome e anno. Oltre l'immagine in alto il n.3. In basso a sinistra "A. Piccinni pinx. et sc," a destra "V.ve A. Cadart Edit. Imp.Paris". Impressione eccellente, su carta vergata con parziale filigrana "Arches". Ottimo stato di conservazione. Ampi margini oltre la battuta del rame. Un altro esemplare è conservato presso la Raccolta Davoli di Reggio Emilia, Davoli 11340 Bibliografia: A. Petrucci, “A. Piccinni incisore”, 1931; G. Bassi “Antonio Piccinni”, Fasano di Puglia 1978; F. Fiorani G. Scaloni, “Antonio Piccinni incisore”, Roma 2005, 1.3, pag.66‎

‎Antonio Piccinni (Trani 1846 – Roma 1920)‎

‎Un Amphitheatre a Rome, 1878‎

‎Acquaforte misure: mm 167 x 212 Pittore e incisore italiano soprannominato "il re dei disegnatori". La più grande vocazione dell'artista è, infatti, la grafica. Dal 1860 studia a Napoli all'Istituto di Belle Arti sotto la guida di maestri come Domenico Morelli (Napoli 1826 - 1901), Filippo Palizzi (Vasto 1818 - Napoli 1889), Tommaso Aloysio Juvara (Messina 1809 - Roma 1875) e Francesco Pisante (Napoli 1830 - 1889). Qui egli studia la tecnica dell'acquaforte d'invenzione e aderisce al verismo di matrice palizziana. Agli inizi del 1873 si trasferisce a Roma e frequenta i corsi di incisione alla Calcografia Nazionale. Tra il 1878 e il 1880 è a Parigi presso l'editore Cadart e proprio questa parentesi parigina colloca il Piccinni tra gli artisti europei fautori della rinascita dell'acquaforte originale. Sperimentatore delle nuove possibilità legate al mezzo fotografico è tra i primi in Italia a impiegare la fotoincisione tra il 1874 ed il 1886. I temi affrontati da Piccinni dimostrano l'attenzione costante verso i gesti più semplici della quotidianità della vita, gli individui vengono rappresentati come modelli di categorie sociali. Il soggetto è riconducibile ad un gruppo di lavori appartenenti alle prime acqueforti di invenzione realizzate dall'artista, tutte hanno per soggetti personaggi e situazioni colti durante il soggiorno romano. In questa stampa vediamo rappresentati dodici spettatori a teatro che si sporgono dalla balconata per osservare meglio la rappresentazione. Grazie a potenti giochi chiaroscurali emergono dalla sfondo scuro e i loro volti indagati minuziosamente sono illuminati dalle luci teatrali della ribalta.  Le luci imbiancano anche i due pilastri con capitelli che spezzano l'andamento lineare e prospettico volto a sinistra della superficie della balconata. Proprio l'effetto di luce e il punto di osservazione da sotto in su trasforma i volti in una serie di maschere il che suggerisce un'analisi psicologica dei "tipi da teatro". In alto a sinistra all'interno del soggetto firma e data incisi. Oltre l'immagine in alto a destra numero 470, in basso "A. Piccinni pinx. et sc," titolo e "V.ve A. Cadart Edit. Imp. 56 B.ard Haussmann.Paris". Questa lastra fu pubblicata su L'Illustration Nouvelle, album edito dalla Maison Cadart nel marzo del 1879. Impressione eccellente con leggero effetto di tono, carta vergata. Ottimo stato di conservazione. Ampi margini oltre la battuta del rame. Timbro in alto a destra non identificato. Un altro esemplare è conservato presso la Raccolta Davoli di Reggio Emilia, Davoli 11329 Bibliografia: A. Petrucci, “A. Piccinni incisore”, 1931; G. Bassi “Antonio Piccinni”, Fasano di Puglia 1978; F. Fiorani G. Scaloni, “Antonio Piccinni incisore”, Roma 2005, 1.13.a, pag.75‎

‎Antonio Piccinni (Trani 1846 – Roma 1920)‎

‎Vecchio con bisacce, 1874‎

‎Acquaforte misure: mm 313 x 155 Pittore e incisore italiano soprannominato "il re dei disegnatori". La più grande vocazione dell'artista è, infatti, la grafica. Dal 1860 studia a Napoli all'Istituto di Belle Arti sotto la guida di maestri come Domenico Morelli (Napoli 1826 - 1901), Filippo Palizzi (Vasto 1818 - Napoli 1889), Tommaso Aloysio Juvara (Messina 1809 - Roma 1875) e Francesco Pisante (Napoli 1830 - 1889). Qui egli studia la tecnica dell'acquaforte d'invenzione e aderisce al verismo di matrice palizziana. Agli inizi del 1873 si trasferisce a Roma e frequenta i corsi di incisione alla Calcografia Nazionale. Tra il 1878 e il 1880 è a Parigi presso l'editore Cadart e proprio questa parentesi parigina colloca il Piccinni tra gli artisti europei fautori della rinascita dell'acquaforte originale. Sperimentatore delle nuove possibilità legate al mezzo fotografico è tra i primi in Italia a impiegare la fotoincisione tra il 1874 ed il 1886. I temi affrontati da Piccinni dimostrano l'attenzione costante verso i gesti più semplici della quotidianità della vita, gli individui vengono rappresentati come modelli di categorie sociali. Il soggetto è riconducibile ad un gruppo di lavori appartenenti alle prime acqueforti di invenzione realizzate dall'artista che hanno per soggetti personaggi e situazioni colti durante il soggiorno romano. In questa stampa, la settima della cartella dei Souvenirs de Rome pubblicata nel 1878 dalla casa editrice parigina Cadart, vediamo rappresentato un uomo anziano in piedi a figura intera, di profilo rivolto a destra. L'inquadratura dal basso verso l'alto conferisce maestosità per contrasto ad un individuo che appartiene al mondo degli ultimi, pare di trovarsi di fronte ad un gigante buono dalla forza straordinaria. Il mendicante, con il volto solcato da rughe profonde, guarda in modo scettico lo spettatore che viene catturato dall'intensità profonda dello sguardo. La figura emerge dal fondo scuro creato mediante tratti decisi, orizzontali e paralleli e grazie ai forti contrasti chiaroscurali. L'artista descrive con particolare attenzione la giacca con le toppe ai gomiti, i calzari con le stringhe, i risvolti sui pantaloni, il cappellaccio, l'ispida barba bianca, l bastone stretto sotto il braccio sinistro e la bisaccia a tracolla sulla spalla destra. In alto a sinistra, incisi firma e anno. Impressione eccellente con leggero effetto di tono, carta cina. Ottimo stato di conservazione. Ampi margini oltre la battuta del rame. Bibliografia: A. Petrucci, “A. Piccinni incisore”, 1931; G. Bassi “Antonio Piccinni”, Fasano di Puglia 1978; F. Fiorani - G. Scaloni, “Antonio Piccinni incisore”, Roma 2005, 1.7, pag.69‎

‎Camillo Cungi (San Sepolcro I metà del XVII secolo)‎

‎Santa Francesca Romana‎

‎Bulino misure: mm 207 x 147 Incisore italiano. Il luogo e la data di nascita e morte sono ad oggi sconosciuti ma sappiamo che fu attivo dalla metà del XVII secolo. Fu attivo a Roma dove collaborò con artisti quali Bernardo Castello, Lanfranco e Tempesta. Illustrò diversi libri e la prima opera che porta il suo nome fu proprio per illustrare la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Altra opera datata è l'incisione per il libro Vita di s. Francesca Romana, stampata a Roma nel 1675 presso Angelo Bernabò. Questa stampa è stata realizzata, da un'invenzione di Gregorio Grassi (notizie dal 1651), quale illustrazione per la biografia di santa Francesca Romana scritta da Maria Maddalena Anguillara superiora delle Oblate di Tor de' Specchi. Santa Francesca Bussa de’ Leoni (Roma 1384 - Roma 1440) fondò nel 1433 l'Ordine delle Oblate e il relativo monastero ancora esistente e attivo in via del Teatro di Marcello. Canonizzata nel 1608 da Paolo V Borghese è la co-patrona di Roma assieme ai Santi Pietro e Paolo e viene ricordata per le sue opere di misericordia spirituale e corporale. Inoltre Papa Pio XI, dal 1925, volle che diventasse patrona degli automobilisti poiché, secondo la tradizione, la Santa aveva la capacità di seguire l'angelo custode che la proteggeva durante la notte mentre percorreva le buie strade di Roma. Nell'incisione in basso, sullo sfondo, troviamo un gruppo di edifici eretti nella città di Roma (si riconosce per esempio Castel Sant'Angelo). In primo piano, con un segno grafico più incisivo, sorretta da rigonfie nuvole troviamo la Santa inginocchiata con le mani sul petto in segno di devozione, lo sguardo sereno e assorto rivolto al nome di Gesù IHS che spunta tra le nubi diradate. Intorno alla Santa degli angeli colti in pose e atteggiamenti differenti: uno sorregge lo stemma papale della famiglia Barberini con le tre api, quello alle spalle di Santa Francesca una tavoletta incisa, mentre l'angioletto al centro guarda lo spettatore e ha tra le mani una cartiglio con inciso il titolo dell'opera: Vita di santa francesca Romana data in luce da Santa Maria Maddalena Anguillara presidente di Tor di Specchi. In basso a sinistra è inciso "Greg. Grass. Inv" a destra "Cam. Cung. Sc". Impressione eccellente. Ottimo stato di conservazione, eccetto leggero foxing. Margini regolari oltre la battuta del rame. Filigrana: cerchio con all'interno una croce affiancata da due lettere. Bibliografia: L. De Angelis, Notizie degli intagliatori... aggiunte a G. Gori Gandellini, VIII, Siena 1810, pp. 248‎

‎Giovanni Battista Piranesi (Mojano di Mestre 1720 – Roma 1778)‎

‎Iscrizioni del Mausoleo della Famiglia de' Plauzi a Ponte Lugano‎

‎Acquaforte misure: mm  395 x 525 Architetto, disegnatore ed incisore, dopo una prima formazione a Venezia, si trasferisce a Roma, rimanendovi fino alla morte. Qualcuno lo ha soprannominato il “Rembrandt dell’architettura” per aver sapientemente rappresentato attraverso il chiaroscuro del linguaggio incisorio le antichità romane. Artista, antiquario e studioso attraverso l'incisione e i contatti con gli stranieri di massaggio a Roma ha alimentato l'interesse per le antichità creando un linguaggio e un gusto comune a tutta la classe colta della sua epoca. Ha inciso all’incirca mille acqueforti, molte di grande formato, raffiguranti oggetti di scavo, particolari architettonici o monumenti dell’antica Roma descritti con fantasia e grande libertà di segno. La serie di lastre con Vedute di Roma restituisce uno spaccato della città nel XVIII secolo quando antichità, natura, architetture contemporanea e vita quotidiana convivevano con uno straordinario potente equilibrio. E' inoltre ricordato per la serie delle Carceri, lastre raffiguranti architetture cupe e fantastiche, esoteriche, impossibili ma al tempo stesso realistiche, capricci architettonici così assoluti da essere spesso scambiati per opere d'arte contemporanea. Come architetto ha realizzato la sola chiesa di santa Maria del Priorato a Roma per l'ordine di Malta. La stampa è la Tavola n XI tratta dal tomo III delle Antichità Romane, Roma 1756 composto da cinquantacinque tavole di cui quattro non numerate e non incise da Piranesi ma da Girolamo Rossi su disegni di Antonio Buonamici. Nel tomo III, Piranesi riproduce dettagli de Gli Avanzi de Monumenti Sepolcrali esistenti in Roma, e nell' Agro Romano colle loro rispettve piante, elevazioni, sezioni, vedute esterne ed interne.  Piranesi dedica al Mausoleo della famiglia Plauzia tre tavole contenute nelle Antichità: questa delle lapidi con le iscrizioni, una veduta, e una stampa più tecnica con la pianta e l'alzato. Il Mausoleo, fatto costruire sulla via Tiburtina da Marco Plauzio Silvano console nel 2 d.C., rappresenta, con il Mausoleo di Cecilia Metella sull'Appia antica, un esempio ben conservato di una specifica tipologia di sepolcri “a tamburo” di tarda età repubblicana. Piranesi in questa prima tavola documenta tutte e tre le lapidi superstiti ai suoi tempi. In basso a sinistra Piranesi Archit. dis. ed inc. Impressione eccellente, ottimo stato di conservazione, eccetto foxing sparso. Ampi margini. Bibliografia: L. Ficacci, Giovanni Battista Piranesi, The Complete Etching, Taschen, 2000, n. 288, p. 261.‎

‎Giovanni Battista Piranesi (Mojano di Mestre 1720 – Roma 1778)‎

‎Dimostrazioni delle superficie de'Macigni che fra di loro connettono‎

‎Acquaforte misure: mm 280 x 380 Architetto, disegnatore ed incisore, dopo una prima formazione a Venezia, si trasferisce a Roma, rimanendovi fino alla morte. Qualcuno lo ha soprannominato il “Rembrandt dell’architettura” per aver sapientemente rappresentato attraverso il chiaroscuro del linguaggio incisorio le antichità romane. Artista, antiquario e studioso attraverso l'incisione e i contatti con gli stranieri di massaggio a Roma ha alimentato l'interesse per le antichità creando un linguaggio e un gusto comune a tutta la classe colta della sua epoca. Ha inciso all’incirca mille acqueforti, molte di grande formato, raffiguranti oggetti di scavo, particolari architettonici o monumenti dell’antica Roma descritti con fantasia e grande libertà di segno. La serie di lastre con Vedute di Roma restituisce uno spaccato della città nel XVIII secolo quando antichità, natura, architetture contemporanea e vita quotidiana convivevano con uno straordinario potente equilibrio. E' inoltre ricordato per la serie delle Carceri, lastre raffiguranti architetture cupe e fantastiche, esoteriche, impossibili ma al tempo stesso realistiche, capricci architettonici così assoluti da essere spesso scambiati per opere d'arte contemporanea. Come architetto ha realizzato la sola chiesa di santa Maria del Priorato a Roma per l'ordine di Malta. La tavola appartiene alla serie Trofeo o sia magnifica colonna coclide di marmo composta di grossi macigni ove si veggono scolpite le due guerre daciche fatte da Traiano 1774-78. L'opera è dedicata da Piranesi a Papa Clemente XIV e si tratta di un'edizione contenente 3 serie; La Colonna Traiana 16 tavole, La Colonna Antonina 2 tavole e La Colonna eretta in memoria dell'Apoteosi di Antonino Pio... 5 tavole. Numero VIII inciso in alto a destra. Vengono rappresentati e descritti minuziosamente, con legenda e rimandi, gli elementi della colonna traiana: basamento, rocco e capitello. L'attenzione è rivolta alla scala a chiocciola scavata all'interno della colonna e agli inviti per assemblare i pezzi del monumento. Impressione eccellente. Buono stato di conservazione. Esemplare rifilato alla linea di contorno sempre visibile e mancante del margine superiore con titolo. Bibliografia: L. Ficacci, Giovanni Battista Piranesi, The Complete Etching, Taschen, pag.568, n.711; Le Blanc, 13, V. 3 p. 207, 1854-59‎

‎Giovanni Battista Piranesi (Moiano di Mestre 1720 – Roma 1778)‎

‎Frammenti dell'antica pianta Roma‎

‎Acquaforte misure: mm 460 x 380/ 385 x 465 Architetto, disegnatore ed incisore, dopo una prima formazione a Venezia, si trasferisce a Roma, rimanendovi fino alla morte. Qualcuno lo ha soprannominato il “Rembrandt dell’architettura” per aver sapientemente rappresentato attraverso il chiaroscuro del linguaggio incisorio le antichità romane. Artista, antiquario e studioso attraverso l'incisione e i contatti con gli stranieri di massaggio a Roma ha alimentato l'interesse per le antichità creando un linguaggio e un gusto comune a tutta la classe colta della sua epoca. Ha inciso all’incirca mille acqueforti, molte di grande formato, raffiguranti oggetti di scavo, particolari architettonici o monumenti dell’antica Roma descritti con fantasia e grande libertà di segno. La serie di lastre con Vedute di Roma restituisce uno spaccato della città nel XVIII secolo quando antichità, natura, architetture contemporanea e vita quotidiana convivevano con uno straordinario potente equilibrio. E' inoltre ricordato per la serie delle Carceri, lastre raffiguranti architetture cupe e fantastiche, esoteriche, impossibili ma al tempo stesso realistiche, capricci architettonici così assoluti da essere spesso scambiati per opere d'arte contemporanea. Come architetto ha realizzato la sola chiesa di santa Maria del Priorato a Roma per l'ordine di Malta. Le due stampe sono tratte dal primo volume sulle Antichità Romane, quarantaquattro tavole numerate I-XLIIII, Roma 1756. Sono la tavola numero IV e V come inciso in alto a destra, mentre l'indicazione del tomo I relativo a Gli avanzi degli antichi Edifizj di Roma, è inciso in alto a sinistra. Piranesi attraverso queste tavole riposiziona alcuni frammenti in marmo della pianta antica di Roma, la Forma Urbis. I frammenti riprodotti, scrive Piranesi nel margine inferiore, furono estratti due secoli prima dalle rovine del tempio di Romolo e appartengono ora alle raccolte del Museo di Campidoglio. In uno dei due fogli l'effetto di tridimensionalità è accentuato per colpire lo spettatore, mentre nell'altra la sistemazioni dei resti marmorei è più casuale all'interno di linee verticali a simulare delle casse. Piranesi ci offre una sintesi perfetta tra il ricordo che genera un'emozione e la rappresentazione puntuale e scientifica. Impressione eccellente, ottimo stato di conservazione eccetto consueta piega editoriale al centro del foglio . Ampi margini. Filigrana: giglio nel doppio cerchio (XVIII secolo). Bibliografia: L. Ficacci, Giovanni Battista Piranesi, The Complete Etching, Taschen, 2000, n. 353, p. 300.‎

‎Giovanni Battista Piranesi (Moiano di Mestre 1720 – Roma 1778)‎

‎Indice dei frammenti in marmo della pianta di Roma antica‎

‎Acquaforte misure: mm 470 x 310 Architetto, disegnatore ed incisore, dopo una prima formazione a Venezia, si trasferisce a Roma, rimanendovi fino alla morte. Qualcuno lo ha soprannominato il “Rembrandt dell’architettura” per aver sapientemente rappresentato attraverso il chiaroscuro del linguaggio incisorio le antichità romane. Artista, antiquario e studioso attraverso l'incisione e i contatti con gli stranieri di massaggio a Roma ha alimentato l'interesse per le antichità creando un linguaggio e un gusto comune a tutta la classe colta della sua epoca. Ha inciso all’incirca mille acqueforti, molte di grande formato, raffiguranti oggetti di scavo, particolari architettonici o monumenti dell’antica Roma descritti con fantasia e grande libertà di segno. La serie di lastre con Vedute di Roma restituisce uno spaccato della città nel XVIII secolo quando antichità, natura, architetture contemporanea e vita quotidiana convivevano con uno straordinario potente equilibrio. E' inoltre ricordato per la serie delle Carceri, lastre raffiguranti architetture cupe e fantastiche, esoteriche, impossibili ma al tempo stesso realistiche, capricci architettonici così assoluti da essere spesso scambiati per opere d'arte contemporanea. Come architetto ha realizzato la sola chiesa di santa Maria del Priorato a Roma per l'ordine di Malta. Coppia di fogli tratti dal primo volume composto da quarantaquattro tavole numerate I-XLIIII intitolato: Antichità Romane, Roma 1756. Si tratta delle tavole VI e VII come inciso in alto a destra, mentre l'indicazione del tomo I, relativo a Gli avanzi degli antichi Edifizj di Roma, è inciso in alto a sinistra. Piranesi in queste tavole propone la sistemazione e l'interpretazione dei frammenti marmorei relativi all'antica pianta di Roma, la Forma Urbis, ritrovati nelle rovine del tempio di Romolo sulla via Sacra e trasferiti da Papa Benedetto XIV nel museo di Campidoglio.  "In quest'Indice richiamansi que' Frammenti sol tanto, i quali hanno qualche Iscrizione o intiera, o tronca. S'ella è intiera, / si spiega di per se; aggiungovi solamente qualche breve annotazione sopra il Monum.to: s'ella è tronca, aggiungovi la piu probabile interpreta-/ zione.(...)" Impressione eccellente, ottimo stato di conservazione eccetto consueta piega editoriale a metà del foglio. Ampi margini. Filigrana: giglio nel doppio cerchio, Roma XVIII secolo. Bibliografia: L. Ficacci, Giovanni Battista Piranesi, The Complete Etching, Taschen, 2000, n. 146, p. 176.‎

‎Martino Rota (Sebenico 1520 - Vienna 1583)‎

‎San Pietro incontra Cristo sulla via di Roma, 1578‎

‎Bulino misure: mm 254 x 350 Pittore e incisore di cui si hanno poche notizie biografiche riguardanti la sua primissima formazione. Nel 1540 è a Roma dove realizza opere sullo stile di Marcantonio Raimondi traducendo i soggetti da Raffaello, Luca Penni e Michelangelo. La più nota è la copia in formato ridotto dell'affresco del Giudizio Universale nella Cappella Sistina. Lasciata Roma si trasferì prima a Firenze e poi a Venezia dove incise opere da Tiziano e vedute della città. Infine nel 1568 è a Vienna nominato pittore e incisore di corte. In questa stampa traduce uno degli arazzi che Raffaello realizzò per la Cappella Sistina raffiguranti le storie dei Santi Pietro e Paolo. Attraverso un uso puntuale della tecnica e netti contrasti chiaroscurali che conferiscono dinamicità alle figure vediamo rappresentati in primo piano Cristo e Pietro appena fuori dall'ingresso delle porte della città di Roma. Secondo il libro apocrifo degli Atti di Pietro, durante la persecuzione dei cristiani ordinata dall'imperatore Nerone, San Pietro, che stringe le chiavi in mano, fugge da Roma per evitare il martirio e mentre si trova sulla via Appia gli appare Gesù che reca la croce del martirio. Pietro allora pronuncia la nota frase: Domine quo vadis? e Cristo risponde Eo Romam Iter crocifigi. Rota incide le due frasi sulla parete della torre collocata tra i volti dei due protagonisti. Sullo sfondo catene montuose ed elaborati profili degli edifici della città di Roma, un gruppo di soldati sulla destra sorreggono vessilli mentre escono dalla porta della città. Nell'inciso in basso rispettivamente da sinistra a destra: Lucas Bertellus Formis, Raphael Vrbino Pinxit inVaticano / Martin Rota Sebenzano F. 1578. La lastra è stato pubblicata dall'editore Luca Bertelli attivo a Venezia e probabilmente anche a Roma tra il 1560 e il 1580 circa. Impressione eccellente dai neri intensi. Ottimo stato di conservazione, esemplare rifilato lungo la battuta del rame. Un altro esemplare è conservato presso la Pinacoteca Repossi Bibliografia: Bartsch XVI n. 6; TIB . XXXIII  n. 6‎

‎Augusto Baracchi (Modena 1878 - Milano 1942)‎

‎Roma. Ruderi Teatro Marcello‎

‎Acquaforte misure: mm 355 x 500; foglio mm 505 x 700 Pittore e incisore italiano formatosi presso l'Istituto di Belle Arti di Modena seguendo i corsi di Salvatore Postiglione (Napoli 1861 - Napoli 1906). Si interessò sia alla pittura che all'incisione e realizzò circa duecento lastre impiegando l'acquaforte, l'acquatinta e la puntasecca. Le sue opere vennero apprezzate sia dal pubblico che dalle critica ed espose in molte città italiane ed estere come Parigi, Berlino, Chicago ed Atene. Le sue incisioni vennero premiate nel 1930 alla XVII Biennale di Venezia.  Il Teatro di Marcello, costruito per spettacoli, è uno dei più antichi edifici romani giunto fino a noi. Costruito per volere di Giulio Cesare e poi ripreso da Augusto si ergeva nella zona meridionale del Campo Marzio. Nel foglio l'artista rappresenta un dettaglio di un rudere solitario, privo della presenza umana. Il tempo sembra essersi fermato, l'abbagliante luce solare avvolge gli edifici in un potente chiaroscuro. Il primo piano si apre con la trama dell'antico selciato levigato dal tempo, poi si innalzano gli edifici in una sorta di metafisica natura morta. Tutto è avvolto in un'atmosfera grigio-argentea, sospesa. L'impianto è fortemente prospettico, la via di fuga centrale aperta verso il fondo e le due aperture laterali simulano un palcoscenico vuoto, ci si aspetterebbe di veder giungere gli attori da un momento all'altro. In basso a destra nell'inciso: A Baracchi. In basso oltre l'inciso a matita: Roma Ruderi Teatro Marcello 19/50 e firma. Impressione eccellente, dai neri intensi. Ottimo stato di conservazione. Ampi margini oltre la battuta del rame.‎

‎Augusto Baracchi (Modena 1878 - Milano 1942)‎

‎Roma. Tempio di Marte Ultore‎

‎Acquaforte misure: mm 375 x 488; foglio mm 505 x 700 Pittore e incisore italiano formatosi presso l'Istituto di Belle Arti di Modena seguendo i corsi di Salvatore Postiglione (Napoli 1861 - Napoli 1906). Si interessò sia alla pittura che all'incisione e realizzò circa duecento lastre impiegando l'acquaforte, l'acquatinta e la puntasecca. Le sue opere vennero apprezzate sia dal pubblico che dalle critica ed espose in molte città italiane ed estere come Parigi, Berlino, Chicago ed Atene. Le sue incisioni vennero premiate nel 1930 alla XVII Biennale di Venezia.  Nel foglio mediante un ardito scorcio prospettico viene proposto un dettaglio dei resti del Tempio di Marte Ultore. Questo antico tempio romano faceva da chiusura al Foro di Augusto ed è proprio l'imperatore ad aver dedicato il tempio a Marte per celebrare la vittoria nella Battaglia di Filippi. Al tempo dell'esecuzione della lastra i resti erano appena affiorati grazie agli scavi condotti tra il 1930 e il 1932 dall'archeologo Corrado Ricci (Ravenna 1858 - Roma 1934). Il contrasto chiaroscurale ed l'abile morsura, nonché la scelta del punto d'osservazione ribassato, ravvicinato e dallo spigolo del basamento, esaltano l'imponenza della grande scalinata centrale dalla quale si accedeva al Tempio, alcune colonne in rovina e due delle tre colonne corinzie superstiti che reggono ancora oggi una parte di architrave. Sullo sfondo profili di alcuni edifici romani moderni e il cielo solcato da rigonfie nubi. In basso a destra nell'inciso: Roma Foro d'Augusto/Tempio di Marte Ultore. In basso oltre l'inciso a matita titolo Roma Tempio di Marte Ultore, numerazione 16/50 e firma. Impressione eccellente, dai neri intensi. Ottimo stato di conservazione. Ampi margini oltre la battuta del rame.‎

‎Enea Vico (Parma 1523 - Ferrara 1567)‎

‎Punizione della cortigiana che aveva deriso Virgilio, 1542‎

‎Bulino misure: mm 178 x 280 Antiquario, disegnatore, numismatico e incisore, dopo una prima formazione nella città natale, l'artista si trasferisce a Roma. Qui lavora per lo stampatore Salamanca e per Tommaso Barlacchi incidendo molti rami fra cui una serie di Grottesche edite nel 1542; si forma soprattutto studiando le incisioni di Marcantonio Raimondi e della sua scuola (del 1541 è la copia in controparte della Lucrezia di Raimondi, incisa per Barlacchi). Dopo un soggiorno a Firenze si trasferisce a Venezia e infine a Ferrara alla corte di Alfonso II. Oggi conosciamo circa cinquecento incisioni a bulino eseguite da Vico: ritratti, serie di vasi antichi, gemme e cammei, incisioni da opere di Raffaello, Michelangelo, Salviati, ecc. Il soggetto descritto in questa incisione deriva da un invenzione di Perino del Vaga (Firenze 1501 - Roma 1547) ed è ispirato ad una leggenda legata a Virgilio che lo vede innamorato di una giovane fanciulla figlia di un imperatore romano. La donna però non solo non ricambia l'amore ma si prende gioco del Poeta; finge di accoglierlo nelle sue stanze mediante l'espediente di una cesta per farlo arrivare di nascosto alla finestra, ma poi la cesta si ferma e Virgilio rimane appeso fino al giorno dopo, tra le risa del popolo. Il poeta si vendica spegnendo tutto il fuoco di Roma e solo attraverso la donna il popolo avrebbe potuto procurarselo. Così la figlia dell'imperatore venne posta sulla pubblica piazza e Virgilio fu vendicato. Nella stampa, davanti ad obelischi, colonne e edifici romani possiamo osservare un primo piano gremito di persone colte in pose e atteggiamenti differenti, il tumulto e la concitazione sono creati mediante una forte gestualità, un tratto netto e velatura argentea. A destra la donna viene soggiogata dal popolo e sullo sfondo Virgilio è appeso allo cesta. Monogramma EV in basso a sinistra nella tavoletta, mentre oltre l'immagine nel margine bianco il distico e la data VIRGILIVM ELVDENS MERITAS DAT FOEMINA POENAS ROMAE ANNO 1542. Impressione eccellente, splendido effetto di velatura grigio argentea di fondo. Ottimo stato di conservazione eccetto una mancanza integrata lungo il margine destro, qualche assottigliamento della carta. Rifilata alla battuta del rame. Filigrana: ancora nel cerchio (Centro Italia, metà XVI secolo) . Esemplare III/III con l'indirizzo di Salamanca, in basso al centro. Bibliografia: Bartsch XV.304.46; Gori Gandinelli V, pp. 49-50; TIB 30.65.46; Borea 1980, pp. 271-72‎

‎SILVESTRE Israel (Nancy, 1621 - Parigi, 1691).‎

‎Veduta del Campo Vaccino, e duna parte delle Città, di Roma….‎

‎Acquaforte, 1652 circa, priva di firma in lastra dove troviamo la sola indicazione del privilegio. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, in perfetto stato di conservazione. Veduta panoramica di Roma raffigurante presa dagli Orti Farnesiani, con il Foro Romano in primo piano. LO stemma araldico di Luigi XIV, con le armi di Francia e Navarra, è inciso al centro con la scritta Dédié au Roy. “L’impianto di questa veduta di Campo Vaccino, dedicata a Luigi XIV, che spazia dal Campidoglio alla Basilica di Massenzio, appartiene alla seconda fase della sua produzione, contraddistinta dall’estrema precisione nella rappresentazione degli edifici. È probabile che l’artista abbia scelto come punto di vista gli Horti Farnesiani sul Palatino che gli permettevano una visione dall’alto della città. Oltre alla raffigurazione dei monumenti antichi, la veduta è caratterizzata, seppure in secondo piano, dalla presenza di numerose architetture moderne della zona nord-orientale di Roma, tra le quali la chiesa di S. Maria di Loreto, Villa Medici, il Quirinale e il palazzo del cardinale Mazzarino alle Quattro Fontane” (cfr. Barbara Jatta in "Roma Veduta" p. 167). Il Silvestre, incisore e disegnatore, nasce a Nancy nel 1621. Tra il 1638 e il 1641 viaggiò in Italia; si hanno notizie della sua presenza nella Penisola ancora nel 1643 e nel 1653. Il suo stile fu, all’inizio, piuttosto sciolto, ma dal 1643 in poi divenne più raffinato e delicato, acquisendo accuratezza e precisione senza essere asciutto, risultando a volte simile a quello di Jacques Callot o di Stefano della Bella, con i quali ebbe rapporti di amicizia. Accanto alle testimonianze per la Roma antica mostrò ben presto un grandissimo interesse per la città "moderna", divenendo uno dei precursori del vedutismo - non solo nel campo incisorio - anticipando artisti come Lievin Cruyl e Gaspar van Wittel. Bibliografia Le Blanc III, p. 508, 228; Roma Veduta (2000), p. 167, n. 26; Faucheaux, Catalogue raisonné de l’oeuvre d’Israel Silvestre, 32.1; C. Marigliani, Le Piante di Roma delle collezioni private, tav. 122 Etching, about 1652, without signature on the plate where we find only the indication of the privilege. Beautiful proof, printed on contemporary laid paper, later hand colour, with margins, in perfect condition. Panoramic view of Rome taken from the Orti Farnesiani, with the Roman Forum in the foreground. The heraldic coat of arms of Louis XIV, with the arms of France and Navarre, is engraved in the center with the inscription Dédié au Roy. The layout of this view of Campo Vaccino, dedicated to Louis XIV, ranging from the Capitol to the Basilica of Maxentius, belongs to the second phase of his production, marked by extreme precision in the representation of the buildings. It is likely that the artist chose as a point of view the Horti Farnesiani on the Palatine, which allowed him a view of the city from above. In addition to the depiction of ancient monuments, the view is characterized, albeit in the background, by the presence of numerous modern buildings in the north-eastern area of Rome, including the church of S. Maria di Loreto, Villa Medici, the Quirinale and the palace of Cardinal Mazzarino at the Quattro Fontane (see Barbara Jatta in "Roma Veduta" p. 167). Silvestre, engraver and draftsman, was born in Nancy in 1621. Between 1638 and 1641 he traveled in Italy; we have news of his presence in the Peninsula again in 1643 and 1653. His style was, at the beginning, rather loose, but from 1643 onwards became more refined and delicate, acquiring accuracy and precision without being dry, resulting sometimes similar to that of Jacques Callot or Stefano della Bella, with whom he had relationships of friendship. Alongside the evidence for ancient Rome soon showed a great interest in the city "modern", becoming one of the precursors of vedutismo - not only in the field of engraving - anticipating artists such as Lievin Cruyl and Gaspar van Wittel. Literature Le Blanc III, p. 508, 228; Roma Veduta, p. 167, n. 26; Faucheaux, Catalogue raisonné de l'oeuvre d'Israel Silvestre, 32.1; C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", n. 122.‎

‎FALDA Giovanni Battista (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)‎

‎Chiesa di S. Caterina di Siena col' Monastero delle Monache di S. Domenico a Monte Magnanapoli Architettura d Gio. Battista‎

‎Bella veduta della chiesa di S. Caterina da Siena, a largo magnanapoli. La costruzione della chiesa avvenne tra il 1628 ed il 1641, per volontà di papa Urbano VIII, su progetto di Giovan Battista Soria. È ben visibile la Torre delle Milizie che il Falda riporta come "fabricata da Bonifacio VII", perché all'inizio del XIII sec. fu acquistata da Papa Bonifacio VIII Caetani che ne fece un poderoso baluardo costruendovi accanto un palazzo-fortezza, per difendersi dai suoi acerrimi nemici i Colonna che lo minacciavano dai Santissimi Apostoli. La veduta è anche un prezioso documento della Roma Sparita in quanto include il monastero delle monache domenicane demolito agli inizi del XX sec. Esemplare di primo stato, avanti la numerazione, tratto da Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII. Opera in tre volumi, edita da Giovanni Giacomo de Rossi tra il 1665 e il 1669, illustra le fabbriche realizzate o ampliate durante il pontificato di Alessandro VII Chigi, mentre il III si riferisce alle chiese restaurate dal pontefice Clemente IX. L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma, con i suoi palazzi, chiese e giardini, secondo un progetto unitario di espansione urbana, in sintonia con i criteri del colto e raffinato Fabio Chigi: il papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia. Prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie dì stampe da Etienne Dupérac a Giacomo Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna. Giovan Battista Falda ha contribuito, con la vasta serie di incisioni di vedute, a divulgare un'immagine della città di Roma legata alla magnificenza e munificenza dei Papi seicenteschi: città ricca di chiese, palazzi, giardini che si affiancavano ai resti del glorioso passato. L'incisore dedicò tutta la sua pur breve vita a creare, attraverso precise ed attente vedute prospettiche, piante e stampe su avvenimenti cittadini, canonizzazioni, ingressi di pontefici e reali stranieri, un grosso affresco unitario che celebrasse nel suo insieme la nuova grandezza raggiunta dalla Roma moderna, grazie soprattutto alla geniale e lungimirante opera di papa Alessandro VII Chigi (1655 - 1667). Dopo la morte del Falda, verrà pubblicato, sempre dalla tipografia De Rossi, Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma moderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII, di Alessandro Specchi, edito nel 1699 e naturale prosecuzione della raccolta. Acquaforte, impressa su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Beautiful view form largo Mgnanapoli that shows the church of s. Caterina da Siena and the Torre delle Milizie. Example in the first state, before the number, taken from Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII. One of the most important architectural projects of the seventeenth century was the urban renovation of Rome. Under the brilliant leadership of Pope Alessandro VII (1655-1667), Rome dramatically emerged as one of the most modern and beautiful cities of the new Baroque age. Within several decades spacious roadways were constructed, monumental buildings arose, and many public squares appeared with elaborate fountains and monuments. To be sure, this massive undertaking was meant to underline the absolute power of the Papacy but it also brought forth a new flowering of Italian art and architecture.  The Nuovo Teatro was initiated in 1665 to depict the new Rome in a series of etchings. What it gave to future generations was a magnificent historical record of views etched by two of Italy's greatest architectural artists. The printing and publishing of these important etchings was entrusted to Giacomo de Rossi (1626-1691), the head of the most dominant Roman publishing house. ( Sons and nephews of de Rossi, in fact, continued the publishing house until 1738 when the business was sold to Pope Clement XII to form the basis of the Regia Calcografia.)  Altogether, four sets of Nuovo Teatro were created during the seventeenth century. Volumes one and two were both published in the year of 1665 and dealt mainly in views of the new piazzas, gardens, terraces and their surrounding buildings. Volume 3 was published in 1669 and concentrated upon the newly constructed churches of Rome. Every plate from the first three sets was both designed and etched by the influential architectural artist, Giovanni Battista Falda (1643-1678). For reasons unknown the fourth and final volume Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma moderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII, (52 etchings) did not appear until 1699. It was published by Giacomo's successor, Domenico de Rossi, and featured views of the palaces and stately homes of Rome. Each plate was designed and etched by the famous architect and etcher, Alessandro Specchi (1668-1729).  Etching, printed on contemporary laid paper, with margins, in good condition.‎

‎FALDA Giovanni Battista (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)‎

‎Chiesa dedicata a Sant' Ignatio de PP. Della Compagnia di Giesù nel Rione della Pigna condotta da varij disegni Dl P. Horat‎

‎Splendida veduta della chiesa barocca di S. Ignazio, costruita dal cardinal Ludovisi nel 1626 in onore di S. Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù. La chiesa fu edificata contiguamente al palazzo del Collegio Romano e sostituì la cinquecentesca chiesa di S. Maria Annunziata. Il progetto di realizzazione venne affidato ad Orazio Grassi che si avvalse dei disegni di Carlo Maderno, Paolo Martucelli ed Orazio Torriani. Nella piazza antistante era allora visibile l'obelisco di S. Macuto (cosiddetto appunto per la sua posizione dinanzi alla chiesa di S. Macuto), rinvenuto durante gli scavi della vicina chiesa di S. Maria sopra Minerva, che dal 1711 fu situato nella vicina piazza della Rotonda. Esemplare di primo stato, avanti la numerazione, tratto da Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII. Opera in tre volumi, edita da Giovanni Giacomo de Rossi tra il 1665 e il 1669, illustra le fabbriche realizzate o ampliate durante il pontificato di Alessandro VII Chigi, mentre il III si riferisce alle chiese restaurate dal pontefice Clemente IX.   L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma, con i suoi palazzi, chiese e giardini, secondo un progetto unitario di espansione urbana, in sintonia con i criteri del colto e raffinato Fabio Chigi: il papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia. Prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie dì stampe da Etienne Dupérac a Giacomo Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna.  Giovan Battista Falda ha contribuito, con la vasta serie di incisioni di vedute, a divulgare un'immagine della città di Roma legata alla magnificenza e munificenza dei Papi seicenteschi: città ricca di chiese, palazzi, giardini che si affiancavano ai resti del glorioso passato. L'incisore dedicò tutta la sua pur breve vita a creare, attraverso precise ed attente vedute prospettiche, piante e stampe su avvenimenti cittadini, canonizzazioni, ingressi di pontefici e reali stranieri, un grosso affresco unitario che celebrasse nel suo insieme la nuova grandezza raggiunta dalla Roma moderna, grazie soprattutto alla geniale e lungimirante opera di papa Alessandro VII Chigi (1655 - 1667).   Dopo la morte del Falda, verrà pubblicato, sempre dalla tipografia De Rossi, Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma moderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII, di Alessandro Specchi, edito nel 1699 e naturale prosecuzione della raccolta.   Acquaforte, impressa su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Beautiful view of the church of S. Ignazio di Loyola in Campo Marzio, built in Baroque style between 1626 and 1650. Example in the first state, before the number, taken from Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII. One of the most important architectural projects of the seventeenth century was the urban renovation of Rome. Under the brilliant leadership of Pope Alessandro VII (1655-1667), Rome dramatically emerged as one of the most modern and beautiful cities of the new Baroque age. Within several decades spacious roadways were constructed, monumental buildings arose, and many public squares appeared with elaborate fountains and monuments. To be sure, this massive undertaking was meant to underline the absolute power of the Papacy but it also brought forth a new flowering of Italian art and architecture.  The Nuovo Teatro was initiated in 1665 to depict the new Rome in a series of etchings. What it gave to future generations was a magnificent historical record of views etched by two of Italy's greatest architectural artists. The printing and publishing of these important etchings was entrusted to Giacomo de Rossi (1626-1691), the head of the most dominant Roman publishing house. ( Sons and nephews of de Rossi, in fact, continued the publishing house until 1738 when the business was sold to Pope Clement XII to form the basis of the Regia Calcografia.)  Altogether, four sets of Nuovo Teatro were created during the seventeenth century. Volumes one and two were both published in the year of 1665 and dealt mainly in views of the new piazzas, gardens, terraces and their surrounding buildings. Volume 3 was published in 1669 and concentrated upon the newly constructed churches of Rome. Every plate from the first three sets was both designed and etched by the influential architectural artist, Giovanni Battista Falda (1643-1678). For reasons unknown the fourth and final volume Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma moderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII, (52 etchings) did not appear until 1699. It was published by Giacomo's successor, Domenico de Rossi, and featured views of the palaces and stately homes of Rome. Each plate was designed and etched by the famous architect and etcher, Alessandro Specchi (1668-1729).  Etching, printed on contemporary laid paper, with margins, in good condition.‎

‎MAGGI Giovanni (1566-1618)‎

‎Columna Traiani‎

‎Rarissima veduta, incisa da Giovanni Maggi, pubblicata nell’opera “Deliciae urbis Romae, divinae et humanae, anno sacro Jubilaei MDC...ex chalcographia Dominicj Custod. C. August ”, edita per la volta ad Augsburg nel 1600, dall’incisore ed editore Dominicus Custos, in occasione dell'anno giubilare. Della Città Eterna l’opera raffigura e descrive le "deliciae divinae", ovvero le chiese, e le "deliciae humanae", ovvero ponti, obelischi, colonne. L’incisione della maggior parte delle tavole è da attribuire al Maggi. Se alcune sono riferibili agli anni 1596-98, altre appaiono precedenti e maturate nel clima del giubileo sistino del 1590. Acquaforte e bulino , su carta vergata coeva, testo in latino al margine e al verso, in ottime condizioni. A very rare work, engraved by Giovanni Maggi, published in the "Deliciae Urbis Romae, divinae et Humanae, sacred year Jubilaei former MDC ... chalcographia Dominicj Custod. C. August", published for the first time in Augsburg, 1600, by the engraver and publisher Dominicus Custos, on the occasion of the Jubilee Year. Of the Eternal City's work depicts and describes the "deliciae divinae", or churches, and the "deliciae Humanae", or bridges, obelisks, columns. The engraving of most of the plates is to be attributed to Giovanni Maggi. If some are referring to the years 1596-98, others appear earlier and matured in the climate of the Sistine jubilee of 1590. Etching and engraving, on contemporary laid paper, text in Latin at the margin and on verso, in very good conditions. S. Borsi, Roma di Urbano VIII: la pianta di Giovanni Maggi, 1625, in Officina, 1990, p. 24; Rossetti 2080, Cicognara 3693, Kissner 100, Olschki 16789.‎

‎ACQUARONI Antonio (Civitavecchia 1801?- Roma 1874)‎

‎Piazza del Popolo‎

‎Rara e deliziosa veduta di piazza del Popolo, sapientemente delineata da Antonio Acquaroni, dalla parte di porta Flaminia, che abbraccia il panorama dalla nota terrazza del Pincio a via di Ripetta. La rappresentazione è dinamica, sono raffigurati diversi tipi di carrozze, ben distribuite nello spazio semicircolare; a destra, una vivace scene di folklore di balli a suon di tamburelli. Tra gli attenti spettatori adunati, anche due guardie in uniforme, rappresentati di spalle in atteggiamento di riposo. Lo spettacolo richiama l'attenzione di una delle due guardie a cavallo, rivolto di profilo verso il gruppo, mentre un venditore ambulante vende qualcosa ad uomo con una bambina. Nel resto della piazza, diverse persone passeggiano coi loro eleganti abiti, sullo sfondo di distinguono anche due chierici e, più indietro, un uomo tira faticosmente il suo asino. Le sfumature del cielo collocano la scena nelle ore pomeridiane. Rara e deliziosa veduta di piazza del Popolo, sapientemente delineata da Antonio Acquaroni, dalla parte di porta Flaminia, che abbraccia il panorama dalla nota terrazza del Pincio a via di Ripetta. La rappresentazione è dinamica, sono raffigurati diversi tipi di carrozze, ben distribuite nello spazio semicircolare; a destra, una vivace scene di folklore di balli a suon di tamburelli. Tra gli attenti spettatori adunati, anche due guardie in uniforme, rappresentati di spalle in atteggiamento di riposo. Lo spettacolo richiama l'attenzione di una delle due guardie a cavallo, rivolto di profilo verso il gruppo, mentre un venditore ambulante vende qualcosa ad uomo con una bambina. Nel resto della piazza, diverse persone passeggiano coi loro eleganti abiti, sullo sfondo di distinguono anche due chierici e, più indietro, un uomo tira faticosmente il suo asino. Le sfumature del cielo collocano la scena nelle ore pomeridiane.‎

‎EDER Joseph‎

‎Prospect der Stadt Rom‎

‎Raffigurazione della città con deformazione verticale dei monumenti, panorama della città da Monte Mario. Incisa da A. Sommer e stampata a Vienna intorno al 1770. (Marigliani indica erronemente la data di stampa in 1730). La veduta prospettica (incisione su rame) rappresenta Roma secondo il modulo inaugurato dai disegnatori tedeschi nella prima metà del sec. XVIII. Editore e autore del disegno sono, rispettivamente, i poco documentati J. Eder e A. Sommer, le cui firme compaiono agli angoli sotto il margine inferiore.Poche notizie si hanno a riguardo dell’editore Joseph Eder, nativo di Vienna. Sommer potrebbe essere lo pseudonimo di Alois Sonne von Sonnefeld, incisore sempre originario della capitale austriaca. Incisione in rame, in ottimo stato di conservazione. Rara. Raffigurazione della città con deformazione verticale dei monumenti, panorama della città da Monte Mario. Incisa da A. Sommer e stampata a Vienna intorno al 1770. (Marigliani indica erronemente la data di stampa in 1730). La veduta prospettica (incisione su rame) rappresenta Roma secondo il modulo inaugurato dai disegnatori tedeschi nella prima metà del sec. XVIII. Editore e autore del disegno sono, rispettivamente, i poco documentati J. Eder e A. Sommer, le cui firme compaiono agli angoli sotto il margine inferiore.Poche notizie si hanno a riguardo dell’editore Joseph Eder, nativo di Vienna. Sommer potrebbe essere lo pseudonimo di Alois Sonne von Sonnefeld, incisore sempre originario della capitale austriaca. Incisione in rame, in ottimo stato di conservazione. Rara. C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", tav. 184‎

‎PARBONI Pietro (1783 - 1841)‎

‎Veduta del Ponte Molle ristaurato dal Sommo Pontefice Pio VII e forata la Torre nel mezzo, e ridotta in forma d'Arco trionfa‎

‎Veduta tratta dall’opera “Nuova Raccolta delle principali vedute antiche e moderne dell’alma città di Roma e sue vicinane…” edita da Giacomo Antonelli a Roma intorno al 1830.Le tavole dell’opera, furono incise tra il 1825 e il 1829 da diversi incisori.Ciascuna reca il nome dell’incisione, l’indirizzo editoriale e una doppia didascalia in italiano e in francese.Acquaforte, in ottimo stato di conservazione. Nice large view , from “Nuova Raccolta delle principali vedute antiche e moderne dell’alma città di Roma e sue vicinane…” published in Roma by Giacomo Antonelli around 1830.The plates was engraved between 1825-1829.All plates bear the engraver’s name, the editor’s address and captions in Italian and French.Etching, in very good condition.‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Villa, e Casino Borghese detta Pinciana‎

‎Veduta tratta dalla monumentale opera Delle magnificenze di Roma antica e moderna.Pubblicata in 10 volumi dal 1747 al 1761, l’opera presenta 238 incisioni in rame, ciascuna incisione con testo narrativo che fornisce informazioni storiche e documentarie.  Conosciuto dai più semplicemente come il "maestro" di Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi rivela in quest'opera monumentale la pienezza della sua creatività grafica. I 10 libri che la compongono hanno ognuno un frontespizio con titolo e data diversi: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. Le Magnificenze forniscono un panorama completo e al tempo stesso anticonvenzionale dell'Urbe: così, insieme alle consuete, celeberrime inquadrature desunte dalla migliore tradizione vedutistica, si trova anche una Roma insolita, quella che, talvolta, non esiste più. A quest'opera, di centrale importanza nell'editoria romana di metà Settecento, l'Autore aveva lavorato per quasi un ventennio realizzando una monumentale guida dell'Urbe dove accanto alle consuete e celeberrime inquadrature tratte dalla migliore tradizione vedutistica, immortala anche scorci insoliti che sono poi scomparsi con il cambiare della città. Il testo che accompagna le vedute nel primo volume è opera di Giuseppe Bianchini, nel secondo di Orazio Orlandi e nei restanti del Vasi stesso. A partire dall'edizione del 1786, l'opera del Vasi, fu aggiornata dal figlio Mariano, che la pubblicò col titolo Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, mostrando solo il nome del padre come autore. Questa nuova edizione presentava molte tavole della prima edizione, ed alcune nuove. Anche la pubblicazione di Mariano Vasi fu stampata più volte, sempre con l’aggiunta di nuove tavole. Esemplare tratto dall'edizione del 1786. Acquaforte, stampata su carta vergata coeva, completa dei margini, in ottimo stato di conservazione.  View taken from the monumental work Delle magnificenze di Roma antica e moderna. Published in 10 volumes from 1747 to 1761, the work features 238 copper engravings, each engraving with a narrative text that provides historical and documentary information. Known by most simply as the "master" of Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi reveals in this monumental work the fullness of his graphic creativity. The 10 books that compose it each have a title page with a different title and date: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. The Magnificences provide a complete and at the same time unconventional panorama of the City: thus, together with the usual, celebrated shots taken from the best tradition of vedutistica, one also finds an unusual Rome, one that, at times, no longer exists. The author had worked on this work, of central importance in Roman publishing in the middle of the eighteenth century, for almost twenty years, producing a monumental guide to the “Urbe” where, alongside the usual and famous shots taken from the best tradition of vedutistica, he also immortalized unusual views that have since disappeared with the change of the city. The text that accompanies the views in the first volume is by Giuseppe Bianchini, in the second by Orazio Orlandi and in the remaining ones by Vasi himself. Starting from the edition of 1786, the work of Vasi, was updated by his son Mariano, who published it under the title Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, showing only the name of his father as author. This new edition presented many plates of the first edition, and some new ones. The publication of Mariano Vasi was also printed several times, always with the addition of new plates.  View taken from 1786 edition of the Vasi’s Delle Magnificenze di Roma Antica e Moderna. Etching, printed on contemporary laid paper, in very good condition. Scalabroni, 290‎

‎WOLFF Jeremias (1633 - 1724)‎

‎Roma‎

‎Rara veduta panoramica della città edita dagli eredi di Jeremias Wollf ad Augsburg. La stampa, corredata da una legenda di 17 voci, mostra numerosi personaggi e animali sul primo piano. Il Tevere segue l'errato corso tipico di tutte le vedute della città di produzione nordica, tuttavia in questa incisione gli edifici sono disegnati in maniera molto più realistica e corrispondente al vero. Il prototipo iniziale per questa tipologia di panorami è identificabile nella veduta generale incisa da Israel SIlvestre nel 1642.Incisione in rame, coloritura coeva, in ottime condizioni. Rare panorama of the city edited by the heirs of Jeremias Wollf in Augsburg.  The print, accompanied by a 17-item key-legend, shows numerous characters and animals in the foreground.  The Tiber follows the wrong course typical of all city views of Nordic production, but in this engraving the buildings are drawn in a much more realistic way and correspond to reality. The initial prototype for this type of panorama can be identified in the general view engraved by Israel SIlvestre in 1642. Copper engraving, contemporary coloring, in very good condition. C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", tav. 105.‎

‎MONALDINI Venanzio (attivo 1765 - 1829 circa)‎

‎Pianta della Citta di Roma con la indicazione di tutte le Antichita e in Nuovi Abbellimenti‎

‎Incisione in rame, montata su tela coeva e divisa in 32 stacchi. Riporta in basso la nota “Publicata spese di Venanzio Monaldini Libraio e Cartolaro in Piaz.ª di Spagna Nº19 an.º 1824”. Molto ben conservata. La mappa raffigura la città entro la cinta delle mura, come incisa su una lastra di pietra. Sui lati la pianta è arricchita da sono16 piccole vedute raffiguranti alcuni tra i maggiori monumenti: Basilica di S. Pietro; Basilica di S.M. Maggiore; Pantheon di Agrippa; Foro romano; Basilica di S. Giovanni in Laterano; Basilica di S. Paolo; Campidoglio; Anfiteatro Flavio; Piramide di C. Cestio; Foro Trajano; Monte Cavallo. Ai lati della pianta vi è poi un lungo elenco di toponimi.Prima edizione della più nota e migliore pianta di Pietro Ruga, pubblicata da Venanzio Monaldini. La città è raffigurata come se fosse incisa su una grande lastra di pietra affissa a parete mediante grappe metalliche, riprendendo in questo un'invenzione del Piranesi (la pianta inserita nell'opera Le Antichità Romane del 1756). Piazza del Popolo è rappresentata con i due emicicli appena completati (1823). Secondo Scaccia Scarafoni la pianta ha una scla di 1:7000. First edition of the "marble map" of Rome by Pietro Ruga.Copper engraving, mounted on coeval canvas and divided into 32 pieces.Below is the note ublicata spese di Venanzio Monaldini Libraio e Cartolaro in Piaz.ª di Spagna Nº19 an.º 1824".Very well preserved. The map depicts the city within the walls, as carved on a stone. On the sides the plant is enriched by 16 small views representing some of the major monuments: Basilica di S. Pietro; Basilica di S.M. Maggiore; Pantheon di Agrippa; Foro romano; Basilica di S. Giovanni in Laterano; Basilica di S. Paolo; Campidoglio; Anfiteatro Flavio; Piramide di C. Cestio; Foro Trajano; Monte Cavallo. On the sides of the plant there is also a long list of toponyms. Marigliani, Le Piante di Roma nelle collezioni private, p. 319, n. 249; Frutaz 188, Scaccia Scarafoni n. 264.‎

‎MONALDINI Venanzio (attivo 1765 - 1829 circa)‎

‎Nuova Pianta di Roma Moderna estratta dalla grande del Nolli corretta ed accresciuta de' nomi delle contrate indicati al lor‎

‎Pianta della città di Roma basata sulla mappa di Giovanni Battista Nolli (1692-1756). Incisione di Pietro Ruga. Con una legenda (I - XIV), scala e titolo "Nuova pianta di Roma moderna estratta dalla grande del Nolli: nell'angolo in basso a destra, corretta ed accresciuta de 'nomi delle contrade indicate al loro rispettivo sito".Include 4 piani inserti del Pantheon, della basilica di San Paolo, del mausoleo di Santa Costanza e della chiesa di San Lorenzo.Si tratta della prima edizione della pianta che il Ruga disegnò ed incise per l'editore Venanzio Monaldini, il cui successo e diffusione è testimoniato dal fatto che venne ristampata in successive sei edizioni fino al 1843. Sul lato destro sono raffigurate le piante del Mausoleo di Santa Costanza, Basilica di San Paolo e Panthon; in alto a destra San Lorenzo fuori le mura. IN basso a destra, sopra al titolo, è inciso l'elenco dei 14 Rioni. Nella pianta, assai dettagliata, da notare l'emiciclo di Piazza del Popolo realizzato solo per metà.Incisione in rame, in 20 sezioni posate su lino e più volte ripiegate, racchiuse in astuccio in cartonato coevo. Ottime condizioni. Town plan of Rome based on map by Giovanni Battista Nolli, ( fl. 1692-1756). Engraved by Pietro Ruga. With a key (I - XIV), scale and text "Nuova pianta di Roma moderna estratta dalla grande del Nolli : corretta ed accresciuta de' nomi delle contrade indicati al loro rispettivo sito", in lower right corner.Includes 4 inset plans of the Pantheon, St. Paul's basilica, the mausoleum of St. Costanza and the church of San Lorenzo.Dissected in 20 sections and laid on linen, as issued. Fine condition.A fine and rare 1843 case format map of Rome, Italy by Venanzio Monaldini. This extraordinary map of Rome heavily references, with various updates and revisions, the seminal 1734 map of Rome by Giovanni Battista Nolli. Nolli’s map was the first modern map of Rome and basis of almost all subsequent maps of Rome until approximately 1870, when Rome became the capitol of Italy and more modern plans were issued. Depicts the city in extraordinary detail labeling all streets, ferry crossings, bridges, parks, and historic buildings. Surrounded by plans of important buildings including the Mausoleum of Saint Constance, the Basilica of St. Paul, a layout of the Pantheon, and the floor of the Church of Saint Lorenzo. This map was designed with the traveler in mind and thus bisected and backed with linen for easy folding. Comes with original slipcase. Most likely engraved by Pietro Ruga, a prominent Rome based engraver best known for his architectural plans and views. Published from Venanzio Monaldini’s bookshop on 79 Piaza di Spagna, Rome, Italy. Marigliani, Le Piante di Roma nelle collezioni private, p. 307, n. 233. Scaccia Scarafoni p. 258.‎

‎MERIAN "il vecchio" Matthaus (Basilea 1593 - Bad Schwalbach 1650)‎

‎Roma‎

‎Pianta della città incisa ed edita dal Merian, e pubblicata per la prima volta nell'Itinerario Italiae di Martin Zeiller. La carta è la copia in formato ridotto della grande pianta realizzata da Antonio Tempesta nel 1593. "Contenuta oltre che nell'opera di Martin Zeiler del 1640 anche nell'opera del Werdenhaen, De Rebus publicis Hanseaticis, tav. 173 - Francoforte 1641. è certamente la più nota e diffusa riduzione della pianta del Tempesta. Non presenta alcun aggiornamento rispetto al suo prototipo e pertanto raffigura la città nell'anno 1593, sebben sia stata incisa oltre mezzo secolo dopo. Una curiosa correzione rispetto al Tempesta riguarda la Piramide, da questi erroneamente raffigurata all'interno delle mura, è invece qui disegnata più correttamente a cavallo delle stesse" (cfr. Marigliani p. 175). Matthäus Merian il vecchio (1593-1650) incisore svizzero nativo di Basilea, lavorò a Francoforte dove ebbe modo di lavorare nella bottega fondata da Theodor de Bry. Merian si segnalò, tanto da sposare Maria Magdalena de Bry, figlia di Johann Theodore de Bry, e dal 1625 circa da prendere in mano l'azienda, dandole un notevole incremento ed occupandosi in particolare dello sviluppo dei libri di topografia e di viaggi. Nella tipografia Merian lavorarono anche i figli Kaspar e soprattutto il quotato Matthaeus il giovane, i quali dopo la morte del padre proseguirono con immutato successo la gestione dell'attività che continuò fino al 1727. Nel 1638 Merian stampò la Neuwe Archontologia cosmica, das ist, Beschreibung aller Kaÿserthumben, Königreichen und Republicken der gantzen Welt opera sulla descrizione del Mondo già uscita dieci anni prima con una veste modesta che Merian rivoluzionò arricchendola con 98 tavole alcune delle quali a doppio foglio. L'Archontologia conobbe altre quattro edizioni fino al 1695 con testo o in latino o in tedesco, non omogenee per numero e tipologia di incisioni inserite. Nel 1640 venne pubblicato Itinerarium Italiæ Nov-antiquæ scritto da Martin Zeiller, ristampato nel 1688 col titolo Topographiæ Italiæ. Incisione in rame stampata su due fogli uniti verticalmente, piccolo strappo perfettamente restaurato, nel complesso in ottimo stato di conservazione. Meraviglioso esemplare di una delle più belle e decorative rappresentazioni della città. Plan of Rome, engraved and published by Merian. It was first issued in the Itinerario Italie of Martin Zeiller. The map is a reduction of the big map realized by Antonio Tempesta in 1593. "Contained not only in the 1640 work of Martin Zeiler but also in the work of Werdenhaen, De Rebus publicis Hanseaticis, pl. 173 - Frankfurt 1641. It is certainly the best known and most widespread reduction of the map of Antonio Tempesta. It does not present any update with respect to the its prototype and therefore depicts the city in the year 1593, although it was engraved over half a century later. A curious correction with respect to Tempesta concerns the Pyramid, which he erroneously depicted inside the walls, is instead drawn here more correctly astride themselves "(see Marigliani p. 175).Engraving printed on two sheets, joined up vertically, perfectly repaired tear, geberally in very good condition. Matthäus Merian the Elder (1593-1650) Swiss engraver native of Basel, worked in Frankfurt where he was able to work in the workshop founded by Theodor de Bry. Merian distinguished himself, so much so that he married Maria Magdalena de Bry, daughter of Johann Theodore de Bry, and from about 1625 he took over the company, giving it a considerable increase and dealing in particular with the development of topography and travel books. The Kaspar sons and above all the renowned Matthaeus the younger also worked in the Merian typography, who after the death of their father continued with unchanged success the management of the business which continued until 1727. In 1638 Merian printed the Neuwe Archontologia cosmica, das ist, Beschreibung aller Kaÿserthumben, Königreichen und Republicken der gantzen Welt works on the description of the World already published ten years earlier with a modest look that Merian revolutionized by enriching it with 98 tables, some of which are double sheets. The Archontologia went through four other editions up to 1695 with text either in Latin or in German, not homogeneous in terms of the number and type of engravings inserted. In 1640 Itinerarium Italiæ Nov-antiquæ written by Martin Zeiller was published, reprinted in 1688 with the title Topographiæ Italiæ. Magnificent example of one of the most beautiful and highly decorative representations of the city. A. P. Frutaz, "Le piante di Roma", CXXXV, tav. 275; Hulsen 88, Scaccia Scarafoni 186; C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", tav. 76.‎

‎SICKLER Friedrich Charles Louis‎

‎Veduta di Roma ad Monte Mario‎

‎Schematica veduta a contorno di Roma da Monte Mario, pubblicata nel 1816, e ristampata più volte assieme al testo esplicativo, che, priva di finalità artistiche, era indirizzata, come avverte l'autore, "à l'usage des voyageurs". Si tratta del "Pantogramma des Environs de Rome destiné à faire suite au Plan Topographique due même pays" di F. Ch. L. Sickler, Membre de l'Academie des Antiquités à Rome". Nelle otto fitte righe presenti nella parte superiore dell'incisione, oblunga e in tre rami, sono riportati i nomi degli antichi popoli del Lazio, delle località e paesi dei dintorni, antichi e moderni, i monumenti più importanti, le chiese, molti palazzi e le strade principali del centro cittadino.Acquaforte, impressa su carta vergata coeva, più volte ripiegata, leggere ossidazioni per il resto in ottimo stato di conservazione. Schematic view of Rome from Monte Mario, published in 1816, that was realized "à l'usage des voyageurs". Taken from the "Pantogramma des Environs de Rome destiné à faire suite au Plan Topographique due même pays" by F. Ch. L. Sickler, Membre de l'Academie des Antiquités à Rome ".In the eight dense lines in the upper part of the engraving are listed the names of the ancient peoples of Lazio, the localities and villages of the surroundings, ancient and modern, the most important monuments, churches, many palaces and streets of the city center.Etching, printed on contemporary laid paper and folded, some foxing otherwise very good. Frutaz p. 12; Roma Veduta pp. 88-89; Arrigoni Bertarelli n. 208.‎

‎SPECCHI Alessandro (Roma, 1668 - Roma, 1729)‎

‎Prospetto dell'Anfiteatro Flavio, Fabbricato da Vespasiano Imperatore, Terminato e Dedicato da Tito Suo Figliolo, detto Volg‎

‎Veduta del Colosseo, con ricostruzione degli esterni e degli interni in tre disegni più piccoli in basso: "Prospetto di tutto l'Anfiteatro intiero, conforme fù nel suo antico stato, e splendore.", "Pianta dell'Anfiteatro divisa nelli suoi quattro piani", "Spaccato, e veduta interiore dell'Anfiteatro".Visibili e presenti in didascalia: 1. Arco di Costantino erettogli dal senato Romano dopo la vittoria ottenuta contro Massenzio, ornato di sculture, parte rozze fatte in quel tempo, e parte bellissime, che furno dell'arco di Traiano, in quele era nel suo foro.; 2. Vestigie della meta sudante, che fù fontana doviziosa d'acque fatta nella piazza dell'Anfiteatro, per ornamento del medesimo, è per commodità di quelli, che intervenivano alli spettacoli, la quale fabricata quasi in modo di piramide acquistò tal nome dall'acqua, che versata dalla sua cima, scendeva già per essa, e bagnandola tutta.Iscrizione contente, oltre al titolo: "Nella Stamp.a di Domenico de Rossi erede di Gio: Giac.o de Rossi in Roma alla Pace, con privil.o del Som. Pont., e licenza dè Sup.ri l'An.1703", e "Disegnati e Intagliati dà Alessandro Specchi Architetto".Incisione in rame, in perfetto stato di conservazione. Rara. View of the Colosseum in Rome, with above an exterior view as it stood at the time, and a reconstruction of the exterior and interior in elevation and plan in three views below.Visible and present in the caption: 1. Arch of Constantine; 2. Vestigie della meta sudante, which was a fountain full of water made in the square of the Amphitheater.In addition to the title: "Nella Stamp.a di Domenico de Rossi erede di Gio: Giac.o de Rossi in Roma alla Pace, con privil.o del Som. Pont., e licenza dè Sup.ri l'An.1703", e "Disegnati e Intagliati dà Alessandro Specchi Architetto".Copper engraving, in perfect condition. Rare.‎

‎Vergelli Giuseppe Tiburzio (Recanati, 1629 – 1700 circa)‎

‎Prospetto della Nobile e Vaga Piazza Navona Con le misure d'essa lunga palmi Romani, 1150: larga 250, Nuovamente data alle S‎

‎Veduta di Piazza Navonaincisa da Tiburzio Vergelli per la tipografia di Matteo Gregorio de Rossi.Acquaforte e bulino, firmata in lastra in basso a sinistra. Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, piccoli restauri perfettamente eseguiti, nel complesso in ottimo stato di conservazione. Opera molto rara.Oltre al titolo dell'opera, il contenuto dell'iscrizione in alto, in un cartiglio decorativo "le misure d'essa lunga palmi Romani; 1150: larga 250; Nuovamente data alle Stampe Originali da Matteo Gregorio Rossi Romano habitante in detta Piazza, all'Insegna della Stampa l'anno 1688 con un privilegio papale". In basso: "Giuseppe Tiburtio Vergelli da Recanati disegnò e misurò" e una dedica al principe Giovanni Battista Pamphili Aldobrandini.Sempre in basso è presente anche l'elenco numerato con 10 elementi importanti della veduta: 1. Palazzo del Ecc.mo Sig.re Prencipe Panfilij; 2. Chiesa e Collegio di S. Agnese fatta fabricare da fondamenti della felic. memoria di Papa Innocentio X; 3. Obelisco e fontana eretta dal sopradetto Pontefice; 4. Palazzo delli Sig.ri de Cupis; 5. Chiesa et Ospitale de S. Giacomo della natione spaniola; 6. Fontana dell'Nettuno; 7. Altra fontana; 8, Campanile di S. Agostino; 9. Campanile della Chiesa di S. Apolinare, Collegio Germanito et Ungaro; 10. Palazzo del Sig.r Duca Altemps,; 11. Chiesa et Ospitale di S. Maria dell'Anima della Natione Tedesca, e Fiamengo. View of Piazza Navona in Rome. Etching and engraving, signed at lower left.A fine impression, on contemporary laid paper, trimmed to the platemark, small repairs, otherwiese very good.Inscription Content: Lettered along the top on a ribband, followed by 'con le misure d'essa lunga palmi Romani 1150 larga 250, nuovamente data alle stampe originali da Matteo Gregorio Rossi Romano habitante in detta Piazza, all'insegna della stampa l'anno 1688' with a Papal privilege. At bottom 'Giuseppe Tiburtio Vergelli da Recanati disegno e misuro', and a key to the plate numbered 1 to 10 and with a dedication to Prince Giovanni Battista Pamphili Aldobrandini by the publisher'.A very rare work.‎

‎Du Bosc Claude (1682–1745?)‎

‎The Pope going in Ceremony to take Possession of the Pontificate in Saint John's of Lateran, which is the Capital of all the‎

‎Cerimonia del conclave pubblicata nel celebre "Cérémonies et coutumes religieuses de tous les peuples du monde" di Bernard Picart, pubblicato tra il 1723 ed il 1743.Acquaforte, due fogli uniti, carta leggermente bruynita nella parte inferiore, per il resto in ottimo stato di conservazione. Showing the ceremony to take possession of the Pontificate. Taken from Bernard Picart "Cérémonies et coutumes religieuses de tous les peuples du monde", appearing from 1723 to 1743.Etching, some foxing at the bottom corners, otherwise very good.‎

‎SILVESTRE Israel (Nancy, 1621 - Parigi, 1691).‎

‎(Panorama di Roma)‎

‎Acquaforte, 1645/50 circa, firmata in lastra in basso a destra..Inusuale veduta panoramica della città, con vista su vari monumenti, descritti in basso in un legenda di 9 punti, riportata in basso in italiano e francese e che comprende: 1. Vestigij del Tempio della Pace . 2. Chiesa di S.ta Francesca Romana . 3. Vigna Fanesia . 4. Vestigij del Palazzo Maggiore. 5. Vestigij della Casa di Cicerone. 6. St. Maria liberatrice . 7. St. Pietro Montorio. 8. Frontespitio dell'Acqua Paula. 9. Colonne restate del Tempio di Giove Statore. La Basilica, in primo piano, è disegnata con grande dettaglio, come pure il panorama della città, dove sono riconoscibili numerose opere architettoniche. Come per il panorama generale di Roma, anche questa veduta generale venne probabilmente incisa "da un disegno eseguito ad vivum da L. de Lincher, un disegnatore francese poco noto che fu attivo in quegli anni a Roma e fornì i sui disegni a diversi incisori fra i quali anche il conterraneo Francois Collignon" (cfr. Barbara Jatta in "Roma Veduta" p. 164),Il Silvestre, incisore e disegnatore, nasce a Nancy nel 1621. Tra il 1638 e il 1641 viaggiò in Italia; si hanno notizie della sua presenza nella Penisola ancora nel 1643 e nel 1653. Il suo stile fu, all’inizio, piuttosto sciolto, ma dal 1643 in poi divenne più raffinato e delicato, acquisendo accuratezza e precisione senza essere asciutto, risultando a volte simile a quello di Jacques Callot o di Stefano della Bella, con i quali ebbe rapporti di amicizia. Accanto alle testimonianze per la Roma antica mostrò ben presto un grandissimo interesse per la città "moderna", divenendo uno dei precursori del vedutismo - non solo nel campo incisorio - anticipando artisti come Lievin Cruyl e Gaspar van Wittel. Bellissima prova, con ampli margini, pieghe verticali dovute alla conservazione - più volte ripiegata e conservata il album - in ottimo stato di conservazione. Rara. Etching, circa 1645/50, signed on the lower right-hand plate. Unusual panoramic view of the city, with a view of various monuments, described in a 9-point legend at the bottom in Italian and French, including: 1. Vestigij del Tempio della Pace . 2. Chiesa di S.ta Francesca Romana . 3. Vigna Fanesia . 4. Vestigij del Palazzo Maggiore. 5. Vestigij della Casa di Cicerone. 6. St. Maria liberatrice . 7. St. Pietro Montorio. 8. Frontespitio dell'Acqua Paula. 9. Colonne restate del Tempio di Giove Statore. The Basilica, in the foreground, is drawn in great detail, as is the panorama of the city, where numerous architectural works are recognisable. As with the general view of Rome, this panorama was probably engraved "from a drawing made ad vivum by L. de Lincher, a little-known French draughtsman who was active in Rome in those years and supplied his drawings to various engravers, including his fellow countryman Francois Collignon" (cf. Barbara Jatta in "Roma Veduta" p. 164). Silvestre, engraver and draughtsman, was born in Nancy in 1621. Between 1638 and 1641 he travelled in Italy; there are records of his presence in the Peninsula again in 1643 and 1653. His style was rather loose at first, but from 1643 onwards it became more refined and delicate, acquiring accuracy and precision without being dry, sometimes resembling that of Jacques Callot or Stefano della Bella, with whom he was friends. Alongside the evidence for ancient Rome, he soon showed great interest in the "modern" city, becoming one of the forerunners of vedutism - not only in the field of engraving - anticipating artists such as Lievin Cruyl and Gaspar van Wittel. Beautiful proof, with wide margins, vertical folds due to storage - folded several times and stored in the album - in excellent condition. Rare.‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta del Tempio delle Camene, anticamente circondato da un bosco nella valle di Egeria, si vede fuori di Porta Latina nell‎

‎- PRIMO STATO DI QUATTRO -Acquaforte e bulino, 1773, firmata in lastra . Esemplare della contemporanea tiratura romana. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. - THE FIRST STATE OF FOUR -Etching with engraving, 1773, signed on plate. From the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary laid paper with watermark "double encircled fleur de lys with letters CB", with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Hind 106, I/IV; Focillon 827; Wilton Ely 239.‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta dell'avanzo del Castello, che prendendo una posizione dell'Acqua Giulia dal Condotto principale, parte ne diffondeva‎

‎Acquaforte e bulino, 1753 circa, firmata in basso. Esemplare del quarto stato di sei descritto da Hind, della tiratura postuma romana. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Etching and engraving, circa 1753, signed on plate at the bottom. Example of the fourth state of six, from the late Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary laid paper, with margins, perfect condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Wilton-Ely 169,Focillon 822, Hind 34 IV/VI‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta del Ponte Lugano su l'Anione nella via Tiburtina risarcito ne' tempi bassi‎

‎- PRIMO STATO DI QUATTRO -Acquaforte e bulino, 1763, firmata in lastra . Esemplare della contemporanea tiratura romana. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. - THE FIRST STATE OF FOUR -Etching with engraving, 1763, signed on plate. From the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary laid paper with watermark "double encircled fleur de lys with letters CB", with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Hind 68, I/IV; Focillon 773; Wilton Ely 201.‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta del Pazazzo Stopani‎

‎- PRIMO STATO DI TRE -Acquaforte e bulino, 1776, firmata in lastra . Esemplare della contemporanea tiratura romana. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con letter CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. - THE FIRST STATE OF THREE -Etching with engraving, 1776, signed on plate. From the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary laid paper with watermark "double encircled fleur de lys with letters CB", with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Hind 128, I/III; Focillon 842; Wilton Ely 261.‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Altra veduta degli avanzi del Pronao del Tempio della Concordia‎

‎- PRIMO STATO DI TRE -Acquaforte e bulino, 1774, firmata in lastra . Esemplare della contemporanea tiratura romana. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. - THE FIRST STATE OF THREE -Etching with engraving, 1774, signed on plate. From the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary laid paper with watermark "double encircled fleur de lys with letters CB", with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Hind 110, I/III; Focillon 830; Wilton Ely 243.‎

‎LAURO Giacomo (1561-1645/50)‎

‎Roma Antiqua Triumphatrix‎

‎Pianta archeologica di Roma incisa da Giacomo Lauro e pubblicata dalla tipografia de Rossi.In alto al centro il titolo e l’imprint editoriale ROMA ANTIQUA TRIUMPHATRIX AB ANTIQUIS MONUMENTIS ET RERUM GESTARUM MEMORIIS ERUTA HICA IACOBO LAURO ROMANO AUCTORE ET SCULPTORE GRAPHICE EXPRESSA. Io. Iacobus de Rubeis formis Romae ad Templu[m] Pacis cu[m] Priv. S. Pont. In basso al centro Romae Cum Privilegio Summi Pontificis. A destra e sinistra della carta una lunga legenda numerica di 279 rimandi a luoghi e monumenti notabili e due piccole mappe. La carta è circondata da un testo inciso e da venti vignette che simboleggiano momenti significativi nella storia antica della città. Carta priva di orientazione. Acquaforte e bulino, mm 482x736.La carta è circondata da un testo inciso e da venti vignette che simboleggiano momenti significativi nella storia antica della città, mentre due piccole mappe raffigurano i sette colli sui quali sorge Roma. Incerta è la datazione della stessa, che il Frutaz colloca tra il 1612 e prima del 1650. Cartograficamente ispirata a quella realizzata da Etienne Duperac nel 1574, la pianta venne pubblicata da Giacomo de Rossi tra il 1649 e il 1677, anno in cui viene elencata nel celebre Indice della stamperia De Rossi.Acquaforte e bulino, impressa su carta vergata coeva, con margini,  colori coevi, lieve restauro con parziale perdita di testo in basso al centro, nel complesso in eccellente stato di conservazione.BibliografiaArrigoni-Bertarelli (1930): p. 10, n. 77; Christie’s (1998): n. 1034; Frutaz (1962): p. 72, n. XXVII, Tavv. 59-61; Hülsen (1915): XXIII, p. 86, n. 107; Iusco. Indice delle stampe de' Rossi, p. 379 (p.16 c.2); Scaccia Scarafoni (1939): pp. 32-33, n. 32. The bird's-eye view of ancient Rome by Giacomo Lauro was derived from Etienne du Pérac's large view of Rome.Printed from two separate plates on two sheets subsequently joined at vertical edges. List of buildings and sites numbered 1-279, keyed to view. At outer margin is a band of 16 engraved scenes from Roman history interspersed with 20 numbered explanatory texts. Heads of the 7 kings of Rome appear at upper left, heads of the 12 Caesars at upper right. Title and imprint at top center. Oriented with east at top.In marginal text, Lauro refers to his Antiquae urbis splendor (published 1612), so the view must have been engraved between that date and his death in 1650. This span is narrowed by the probability that the present view is that signed by Lauro in 1635. It must have been published by Giovanni Giacomo de Rossi between the beginning of his publishing activity in 1649 and the 1677 index of his publications whichincludes this view.Etching with engraving, printed on contemporary laid paper, with margins,  contemporary colour, light repair with the loss of part of the text on lower part, otherwise in excellent condition.LiteratureArrigoni-Bertarelli (1930): p. 10, n. 77; Christie’s (1998): n. 1034; Frutaz (1962): p. 72, n. XXVII, Tavv. 59-61; Hülsen (1915): XXIII, p. 86, n. 107; Iusco. Indice delle stampe de' Rossi, p. 379 (p.16 c.2); Scaccia Scarafoni (1939): pp. 32-33, n. 32.‎

‎CAFFI Ippolito (Belluno 1809 – Lissa 1866)‎

‎Panorama di Roma veduta dalla Torre del Campidoglio‎

‎Litografia, 1839, firmata e datata in basso a destra e sinistra. Bellissima prova, impressa su quattro fogli di carta coeva uniti, leggere ossidazioni, per il resto in ottimo stato di conservazione. Questo panorama è idealmente preso dalla torre del Campidoglio ruotando da sinistra verso destra di 360 gradi, con una raffigurazione che inizia dal Pincio e si chiude a Piazza del Popolo. L’opera è stampata dalla litografia Kier di Venezia e nel margine inferiore reca una leggenda di 69 numeri. L’impianto della veduta è ancora quello di un pittore di tradizione settecentesca, in sintonia con la definizione che lo stesso Caffi, allora trentenne, dava di se stesso: “pittore prospettico”. Emilio Re nella biografia sull’artista della mostra romana del 1959 definisce, già allora, “rara” la veduta. Bibliografia: Vedute Romane, pp. 13, 50, n. 74; Roma Veduta, p. 221, 67; Le piante di Roma nelle collezioni private, p. 344, 276. Lithograph, 1839, signed and dated on lower right and left. Beautiful work, printed on four sheets of contemporary paper - joined together - light oxidations otherwise in excellent condition. This panorama is ideally seen from the tower of the Campidoglio, rotating towards the right side of 360 degrees, starting from the Pincio and ending in Piazza del Popolo. The work has been printed by the Kier lithography in Venice; on lower margin it bears 69 numbers. The setting of the view recalls that of an XVIII century painter, according to the definition that Caffi himself, at the age of thirty, gave of his art: “perspective painter”. In his biography of the artist, written on the occasion of the 1959 exhibition, Emilio Re defined this subject “rare”. Bibliografia: Vedute Romane, pp. 13, 50, n. 74; Roma Veduta, p. 221, 67; Le piante di Roma nelle collezioni private, p. 344, 276. Dimensioni 1450x145. Vedute Romane, pp. 13, 50, n. 74; M. Gori Sassoli (a cura di), "Roma Veduta", p. 221, s. 67; C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", tav. 276.‎

‎BLASI Alfredo‎

‎Roma (Veduta dal Gianicolo)‎

‎Veduta panoramica della città dal Gianicolo. Pubblicazione fatta a cura del Consiglio Centrale per l'Italia dalla Pontificia Opera della Propagazione della Fede.In basso una legenda di 46 richiami sui luoghi notabili della città.Xilografia a colori, di Alfredo Blasi, la cui firma è in basso a destra.Rara. Veduta panoramica della città dal Gianicolo. Pubblicazione fatta a cura del Consiglio Centrale per l'Italia dalla Pontificia Opera della Propagazione della Fede.In basso una legenda di 46 richiami sui luoghi notabili della città.Xilografia a colori, di Alfredo Blasi, la cui firma è in basso a destra.Rara.‎

‎BARBAULT Jean (Viarmes, presso Chantilly, 1 Agosto 1718; Roma, 28 Maggio 1762).‎

‎Temple de Minerve Medica prés la Porte Majeure‎

‎Veduta tratta da "Les Plus Beaux Monuments de Rome ancienne" pubbliicata a Roma da Bouchard & Gravier - Komarek, nel 1761.Ricca ed elegante raccolta testuale e iconografica delle bellezze artistiche e architettoniche di Roma antica e moderna. Le grandi tavole ad ampi margini sono realizzate principalmente da Barbault; altri incisori delle tavole furono Montagu, Bouchard, Freicenet. Barbault si differenziò dal suo rivale artistico Giambattista Piranesi, scegliendo di rappresentare edfici ed antichi monumenti che Piranesi aveva raffigurato da angolazioni e punti di vista differenti, cosicché potesse colmare i vuoti iconografici che potevano trovarsi nei lavori dell'architetto. Incisione in rame, in ottimo stato di conservazione. Taken from « Les Plus Beaux Monuments de Rome ancienne », printed in Rome by Bouchard & Gravier - Komarek, 1761. The work is a rich and elegant textual and iconographic collection of the artistic and architectural beauties of ancient and modern Rome. The plates - often with wide margins - are mainly made by Barbault; other engravers on the plates were Montagu, Bouchard, Freicenet. Barbault differentiated himself from his artistic rival Giambattista Piranesi, choosing to represent buildings and ancient monuments that Piranesi had portrayed from different angles and points of view, so that he could fill the iconographic gaps that could be found in the architect's works.Copperplate, in very good conditions. Rossetti 755; Berlin Katalog 1897; Cicognara 3593.‎

‎MOREL François (ca. 1768 – ca. 1840)‎

‎Veduta del Ponte Lucano su la via Tiburtina, il quale fu rifatto da Tiberio Plauzio, che presso del Ponte si vede il Sepolcr‎

‎Bella veduta incisa da François Morel per l’editore Agapito Franzetti. Tratta da Raccolta di N 40 vedute antiche, et moderne della città di Roma et sue Vicinanze. Incise da Morel, Acquaroni, Parboni, ed altri celebri bulini, senza data ma circa 1800. François Morel o Francesco Morelli (1768 circa - 1840 circa) è stato un pittore e incisore franco-italiano. Fu attivo a Napoli e noto come pittore o incisore di soggetti pompeiani. Nato nella Franche-Comté, si recò giovanissimo a Roma, dove fu allievo di Francesco Volpato. Con Hackert e Luigi Sabatelli portò a termine una serie di incisioni raffiguranti la cosiddetta Villa di Orazio a Licenza. Bella impressione su carta vergata coeva, con margini pieni, in buono stato di conservazione. Beautiful view engraved by François Morel for the publisher Agapito Franzetti. Taken from Raccolta di N 40 vedute antiche, et moderne della città di Roma et sue Vicinanze. Incise da Morel, Acquaroni, Parboni, ed altri celebri bulini, undated but circa 1800. François Morel or Francesco Morelli (ca. 1768 – ca. 1840) was a French-Italian painter and engraver. He was active in Naples and known as a painter or engraver of Pompeian subjects. He was born in the Franche-Comté, and then traveled to Rome, where was a pupil of Francesco Volpato. He completed a series of engravings depicting the so-called Villa of Horace in Licenza with Hackert and Luigi Sabatelli. A fine impression on contemporary paper, with full margins, good condition.‎

‎Pronti Domenico (1750 - 1815 circa)‎

‎Veduta della Piazza di Monte Cavallo .‎

‎Veduta di Piazza del Quirinale. All'interno della piazza scena di vita quotidiana con molte figure e cavalli.Acquaforte in buono stato di conservazione. View of Piazza del Quirinale. Inside the square scene of daily life with many figures and horses.Etching in good condition.‎

‎Pronti Domenico (1750 - 1815 circa)‎

‎Veduta del Tempio di Vesta‎

‎Veduta del Tempio, con scena di vita quotidiana e animali al pascolo.Acquaforte in buono stato di conservazione. View of the Temple, with scene of daily life and animals.Etching in good condition.‎

‎Pronti Domenico (1750 - 1815 circa)‎

‎Veduta della Gran Piazza e Basilica Vaticana.‎

‎Veduta dall'alto di Piazza San Pietro con la Basilica e il colonnato. All'interno della piazza scena di vita quotidiana con molte figure e carrozze con cavalli.Acquaforte in buono stato di conservazione. View from above of St. Peter's Square with the Basilica and the colonnade. Inside the square scene of daily life with many figures and carriages with horses.Etching in good condition.‎

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