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‎MORTIER Pierre (1661 - 1711)‎

‎Roma Vetus - Rome Ancienne‎

‎Pianta di Roma antica, orientata con il nord a sinistra."A proiezione obliqua; orografica. Veduta a volo d'uccello con la raffigurazione dei soli edifici e monumenti pubblici principali, rappresentati in alzato" (cfr. Scaccia Scarafoni p. 36).La mappa deriva da quella di Johannes Blaeu del 1663, della quale è una perfetta riedizione, non derivante dalla stessa lastra: "Quella del Mortier non è dunque un ristampa della precedente del 1663, come si legge in qualche repertorio, ma una perfetta riedizione […] lo dimostrano alcune varianti, il titolo in latino al centro in alto rialzato per far posto alla sottostante traduzione in francese, i toponimi interamente riscritti e leggermente più grandi dell'originale, soprattutto la scomparsa del ricco stemma del nobile Simone van Hoorn e del cartiglio con la dedica allo stesso, a firma del Blaeu" (cfr. Caldana, p. 98).Opera tratta dal terzo volume del Nouveau Theatre de l’Italie.Acquaforte, con margini, in perfetto stato di conservazione. Map of ancient Rome, oriented with the north to the left."A proiezione obliqua; orografica. Veduta a volo d'uccello con la raffigurazione dei soli edifici e monumenti pubblici principali, rappresentati in alzato" (cfr. Scaccia Scarafoni p. 36).The map derives from Johannes Blaeu's map of 1663, of which it is a perfect re-edition, nor derived from the same plate: "Mortier's map is therefore not a reprint of the previous one of 1663, as we read in some repertoire, but a perfect re-edition [...] this is demonstrated by some variations, the Latin title in the center at the top raised to make way for the underlying French translation, the place names entirely rewritten and slightly larger than the original, especially the disappearance of the coat of arms of the noble Simone van Hoorn and the cartouche with the dedication signed by Blaeu" (cf. Caldana, p. 98).Work taken from the third volume of the Nouveau Theatre de l'Italie.Etching, with margins, in perfect condition. Caldana, "Roma Antica", 2013, p. 98, n. I.45; Scaccia Scarafoni, "Le Piante di Roma", n. 36.‎

‎LETAROUILLY Paul (Coutances, 1795 – Parigi, 1855)‎

‎Plan Topographique de Rome Moderne Avec les changemens et Accroissements nouveaux‎

‎Pianta a proiezione verticale, orografica, orientata con il nord in alto.Si tratta, di una derivazione ridotta ed aggiornata della pianta di Giovan Battista Nolli del 1748, pubblicata per la prima volta nel 1838 - priva dell'apparato decorativo in basso, derivante interamente dal Nolli, che appare solamente in questa ristampa del 1841, emendata sulla vecchia lastra. Sono aggiunti orografia e rappresentazione delle aree verdi. "In basso, sotto la pianta, sono state inoltre aggiunte a sinistra una vista del Colosseo e la colonna Traiana con le tre colonne del Foror Romano in primo piano e a destra il Campidoglio. I rioni sono contraddistinti in pianta da numeri romani. In basso a destra troviamo le firme dei vari incisori. Ai due lati legende divise per argomenti. Non è stato possibile verificarlo, ma è probabile che questa pianta venisse venduta avulsa dall'opera" (cfr. Marigliani p. 285).Acquaforte, stampata su carta coeva, tagliata ed applicata su tela e montata ad astuccio, piccole ossidazioni, per il resto in buono stato di conservazione. Vertical projection map, orographic, oriented with the north at the top.It is a reduced and updated derivation of Giovan Battista Nolli's map of 1748, published for the first time in 1838 - without the decorative apparatus at the bottom, deriving entirely from Nolli, which appears only in this reprint of 1841, amended on the old plate. Orography and representation of the green areas are added. At the bottom, under the map, a view of the Colosseum and the Trajan's column with the three columns of the Foror Romano in the foreground and the Capitol on the right have been added. The districts (rioni) are marked in the map by Roman numbers. At the bottom right we find the signatures of the various engravers. On the two sides legends divided by topics. Etching, printed on contemporary paper, cut and applied on canvas and mounted in a case, light foxing, for the rest in good condition. C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", n. 285; Scaccia Scarafoni, "Le Piante di Roma", n. 290.‎

‎Direzione Generale del Censo‎

‎Pianta Topografica di Roma pubblicata dalla Direzione Generale del Censo ed aggioranta a tutto il corrente anno MDCCCLXVI‎

‎Rara pianta della città, a proiezione verticale, orientata con il nord in alto.La pianta fu pubblicata per la prima volta nel 1829: "La pianta del Censo è senz'altro la più accurata e significativa pianta della Roma Papale nel sec. XIX. Gli edifici sono campiti a tratteggio; chiese e monumenti principali sono rappresentate con la pianta interna. L'orografia è chiaramente leggibile così come il disegno del verde. Ampia legenda sul lato sinistro ed in basso a destra elenco dei XIV rioni. È raffigurata la sola città entro il perimentro delle mura che risalta pertanto nitidamente sul fondo bianco. Il Cardinale Cesare Guerrieri, primo presidente della Congregazione dei Catasti (poi Censo) dal 1816 al 1832, fece incidere e pubblicare questa pianta, basandosi sulle mappe manoscritte del Catasto Urbano ordinate da PIO VII nel 1818 e completate nel 1822" (cfr. Marigliani p. 323). Una seconda stesura dell'opera viene alla luce nel 1854, ristampa delle lastre originali, che contiene l'indicazione del ponte di ferro costruito accanto a Ponte Rotto. La pianta fu poi definitivamente emendata nel 1866 - questa nostra edizione."E' la più accurata immagine della città subito prima che diventasse capitale. Compare il ponte di ferro a San Giovanni dei Fiorentini (1863) ed è indicata la fabbrica dei tabacchi (1863) con l'antistante Piazza Matai (1864). Ci sono le linee ferroviarie a Termini (1862) mentre manca ovviamente il fabbricato die viaggiatori (1867). È riportato infine il primo tratto di via Nazionale (fino a via Quattro Fontane), tracciata proprio nel 1866" (cfr. Marigliani p. 411).Acquaforte, stampata da 4 lastre su altrettanti fogli di carta coeva, tagliati, applicati su tela e montati ad astuccio. Tela leggermente lesionata nelle pieghe, per il resto in buono stato di conservazione.Esemplare con ex-libris della libreria di Ulderico Bossi, che aveva sede in Roma a via del Corso 401.BibliografiaA. P. Frutaz, "Le piante di Roma", n. 191; C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", n. 354; Scaccia Scarafoni, "Le Piante di Roma", n. 312. Rare map of the city, with vertical projection, oriented with the north at the top.The map was published for the first time in 1829, and is undoubtedly the most accurate and significant map of Papal Rome in the nineteenth century. Wide key-legend on the left side and at the bottom right list of the XIV districts. It is represented the only city within the perimeter of the walls that stands out clearly on the white background. Cardinal Cesare Guerrieri, first president of the Congregazione dei Catasti (later Censo) from 1816 to 1832, had this map engraved and published, based on the manuscript maps of the Catasto Urban ordered by PIO VII in 1818 and completed in 1822. A second issue of the map comes to light in 1854, reprint of the original plates, which contains the indication of the iron bridge built next to Ponte Rotto. The map was then definitively amended in 1866 - our edition.It is the most accurate image of the town just before it became capital of Italy. The iron bridge appears in San Giovanni dei Fiorentini (1863) and the tobacco factory (1863) is indicated with the opposite Piazza Matai (1864). There are the railway lines at Termini (1862) while the travellers' building (1867) is obviously missing. Finally, shows the first part of Via Nazionale, traced in 1866.Etching, printed from 4 plates on 4 sheets of contemporary paper, cut, applied on canvas and mounted in a box. Canvas slightly damaged in the folds, otherwise in good condition.Exemple with ex-libris of the book seller Ulderico Bossi, which was based in Rome in via del Corso 401.BibliografiaA. P. Frutaz, "Le piante di Roma", n. 191; C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", n. 354; Scaccia Scarafoni, "Le Piante di Roma", n. 312. A. P. Frutaz, "Le piante di Roma", n. 191; C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", n. 354; Scaccia Scarafoni, "Le Piante di Roma", n. 312.‎

‎MARRONI Salvatore (attivo a Roma prima metà del XIX secolo)‎

‎Li otto giorni del Carnevale di Roma, Incisi all’acquaforte da Salvatore Marroni‎

‎Serie completa di frontespizio e 8 incisioni all’aquaforte, 1835 circa, finemente colorate a mano, che raffigurano il carnevale di Roma tra via del Corso, Piazza del Popolo e Piazza Venezia. Stampato a Roma dall’editore Alessandro Depoletti. Opera rarissima in magnifica coloritura coeva; legata in oblungo. Sconosciuta al Colas. Dimensioni 165x120. A complete series of eight etchings plus the front page, 1835 approximately, fine hand colour. It depicts the Carnival of Rome winding along via del Corso, Piazza del Popolo and Piazza Venezia. This work was printed in Rome by the publisher Alessandro Depoletti. A very rare work, with contemporary colours, oblong bookbinding. This plate was unknown to Colas.‎

‎LAURO Giacomo (1561-1645/50)‎

‎Urbis Romae Novissima Delineatio‎

‎Piccola pianta di Roma proiezione obliqua, orientata col nord a sinistra.  "E' evidente la derivazione di questa pianta da quella più grande del Florimi, come giustamente rilevato dalla Jatta nel catalogo Roma Veduta. In basso a sinistra si legge Romae Anno 1618 cum privilegio Summi POntifici ed a destra: Jacobus Laurus f. Sul margine inferiore una legenda di 95 numeri che prosegue nel cartiglio in alto a destra fino al n. 121" (cfr. Marigliani, p. 185).  Tuttavia, ci sembra improbabile che sia derivazione del Florimi - che, tra l'altro, comprende una legenda di soli 86 numeri di legenda. Sembra più probabile la derivazione con le piante incise da Ambrogio Brambilla per il Franzini prima e per Nicola van Aelst poi (1590). Pianta tratta dall'Antiquae Urbis Splendor di Giacomo Lauro, opera per la prima volta pubblicata nel 1612, importante e ricercata raccolta di vedute e antichità romane, rappresenta il più importante lavoro del Lauro e godette di una incredibile fortuna. L'opera interamente illustrata con sintetici testi didascalici sulle bellezze e gli splendori di Roma antica e Roma moderna venne ristampata ed accresciuta. Le edizioni posteriori fanno sempre riferimento alla data di pubblicazione del 1612. La data e lo stampatore sono però dedotti dalla dedica di Giovanni Alto (jan Alten) da Lucerna, curatore del volume, ai lettori. Acquaforte e bulino, stampata su carta vergata coeva, in ottimo stato di conservazione. Bibliografia Frutaz n. 26; Scaccia Scarafoni n. 180; Huelsen 49; Roma Veduta n. 22; Marigliani p. 185, n. 90. Small map of Rome with an oblique projection, oriented with the north on the left.  It is evident the derivation of this map from the larger one of Florimi, as rightly noted by Jatta in the catalog Roma Veduta. In the lower left corner it reads Romae Anno 1618 cum privilegio Summi POntifici and on the right: Jacobus Laurus f. On the lower margin a legend of 95 numbers that continues in the cartouche in the upper right up to n. 121" (cf. Marigliani, p. 185).  However, it seems unlikely to us that it is a derivation of the Florimi - which, by the way, includes a legend of only 86 numbers. It seems more likely to be derived from the maps engraved by Ambrogio Brambilla for Franzini first and then for Nicola van Aelst (1590). The map is taken from Antiquae Urbis Splendor by Giacomo Lauro, a work published for the first time in 1612, an important and sought-after collection of Roman views and antiquities, it represents Lauro's most important work and enjoyed an incredible fortune. The work, entirely illustrated with concise didactic texts on the beauties and splendors of ancient and modern Rome, was reprinted and enlarged. Later editions always refer to the date of publication of 1612. The date and the printer are however deduced from the dedication of Giovanni Alto (jan Alten) from Lucerne, editor of the volume, to the readers. Etching and engraving, printed on contemporary laid paper, in excellent condition. Literature Frutaz n. 26; Scaccia Scarafoni n. 180; Huelsen 49; Roma Veduta n. 22; Marigliani p. 185, n. 90.‎

‎VILLAMENA Francesco (Assisi, 1564 - Roma, 7 Luglio 1624)‎

‎Basilica S Petri in Vaticano‎

‎Acquaforte e bulino, 1609, priva della firma. L'opera appartiene ad una serie di 7 tavole raffiguranti sei Basiliche di Roma. Ciascuna tavola presenta in alto al centro, il nome latino della basilica; una veduta prospettica, di circa 142x130mm; sotto l’immagine, una lunga notazione di carattere storico sull’edificazione della chiesa, sui relativi culti e le reliquia conservate.In fondo alla prima tavola - San Giovanni in Laterano - troviamo l’excudit Franciscus Vill’aęna excudit Romę. Cū Privilegio Sum. Pont et Superiorū licentia Anno 1609. L’opera è di estrema rarità e non è censita nei principali repertori. La raccolta era presente nella collezione del Palazzo Massimo, come si apprende da Vittorio Massimo, in Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane… del 1836. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, applicata su supporto cartaceo coevo (probabile l'appartenenza ad un piccolo album), in ottimo stato di conservazione.  Etching and engraving, 1609, unsigned. The work belongs to a series of 7 plates depicting Basilicas of Rome. Each plate presents in the upper center, the Latin name of the church; a perspective view, about 142x130mm; below the image, a long historical notation about the building of the church, its cults and relics preserved. At the bottom of the first panel - San Giovanni in Laterano - we find the excudit Franciscus Vill'aęna excudit Romę. Cū Privilegio Sum. Pont et Superiorū licentia Anno 1609. The work is extremely rare and is not listed in the main repertories. The collection was present in the collection of the Palazzo Massimo, as we learn from Vittorio Massimo, in Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane... of 1836. Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, with margins, applied to contemporary paper (probably belonging to a small album), in excellent condition.  V. Massimo, Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane…, 1836, p. 268‎

‎FALDA Giovanni Battista (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)‎

‎Piazza Colonna su' la via del Corso spianata et ampliata da N. S. papa Alesandro VII‎

‎Splendida veduta di piazza Colonna dopo l'ampliamento voluto da papa Alessandro VII che comportò - nel 1659 - la demolizione delle case che sorgevano intorno alla Colonna e davanti a Palazzo Aldobrandini-Chigi. Il palazzo fu svenduto ai Chigi nel settembre del 1659.Esemplare dalla prima edizione de" Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII…". In tre volumi, editi da G. G. de Rossi tra il 1665 e il 1669, illustra le fabbriche realizzate o ampliate durante il pontificato di Alessandro VII Chigi, mentre il III si riferisce alle chiese restaurate dal pontefice Clemente IX. L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma, con i suoi palazzi, chiese e giardini, secondo un progetto unitario di espansione urbana, in sintonia con i criteri del colto e raffinato Fabio Chigi : il papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia.Prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie dì stampe da E. Dupérac a G. Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna.Dopo la morte del Falda, verrà pubblicato "Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma mooderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII", opera di Alessandro Specchi, edito nel 1699.Incisione su rame, in ottimo stato di conservazione.Magnifico esemplare, nel primo stato avanti il numero. From the first edition of " Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII…".Etching, in the first state before the page number, in perfect condition. One of the most important architectural projects of the seventeenth century was the urban renovation of Rome. Under the brilliant leadership of Pope Alessandro VII (1655-1667), Rome dramatically emerged as one of the most modern and beautiful cities of the new Baroque age. Within several decades spacious roadways were constructed, monumental buildings arose, and many public squares appeared with elaborate fountains and monuments. To be sure, this massive undertaking was meant to underline the absolute power of the Papacy but it also brought forth a new flowering of Italian art and architecture. The Nuovo Teatro was initiated in 1665 to depict the new Rome in a series of etchings. What it gave to future generations was a magnificent historical record of views etched by two of Italy's greatest architectural artists. The printing and publishing of these important etchings was entrusted to Giacomo de Rossi (1626-1691), the head of the most dominant Roman publishing house. ( Sons and nephews of de Rossi, in fact, continued the publishing house until 1738 when the business was sold to Pope Clement XII to form the basis of the Regia Calcografia.) Altogether, four sets of Nuovo Teatro were created during the seventeenth century. Volumes one and two were both published in the year of 1665 and dealt mainly in views of the new piazzas, gardens, terraces and their surrounding buildings. Volume 3 was published in 1669 and concentrated upon the newly constructed churches of Rome.Every plate from the first three sets was both designed and etched by the influential architectural artist, Giovanni Battista Falda (1643-1678).For reasons unknown the fourth and final volume (52 etchings) did not appear until 1699. It was published by Giacomo's successor, Domenico de Rossi, and featured views of the palaces and stately homes of Rome. Each plate was designed and etched by the famous architect and etcher, Alessandro Specchi (1668-1729).‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Chiesa di S. Eusebio‎

‎Veduta tratta dalla prima edizione della monumentale opera " Delle magnificenze di Roma antica e moderna ". Conosciuto dai più semplicemente come il "maestro" di Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi rivela in quest'opera monumentale la pienezza della sua creatività grafica. Le "Magnificenze" (divise in 10 volumi editi tra il 1747 e il 1762) forniscono un panorama completo e al tempo stesso anticonvenzionale dell'Urbe: così, insieme alle consuete, celeberrime inquadrature desunte dalla migliore tradizione vedutistica, si trova anche una Roma insolita, quella che, talvolta, non esiste più.Acquaforte, completa dei margini, in ottimo stato di conservazione.Pubblicata in 10 volumi dal 1747 al 1761, l’opera presenta 238 incisioni in rame, ciascuna incisione con testo narrativo che fornisce informazioni storiche e documentarie. From the first edition of Vasi’s Delle Magnificenze di Roma Antica e Moderna (1747-61), with a total of 238 views, is composed of ten books each dedicated to an architectural or urban typology.The "Magnificenze" provide an uncommon and complete view of the city of Rome: therefore, together with the famous and common views of the tradition, there is also an unusual Rome which, somethimes, doesn't exist any more. Etching, in very good condition. Scalabroni, 123‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Piazza della Trinità de' Monti‎

‎Veduta tratta dalla monumentale opera Delle magnificenze di Roma antica e moderna.Pubblicata in 10 volumi dal 1747 al 1761, l’opera presenta 238 incisioni in rame, ciascuna incisione con testo narrativo che fornisce informazioni storiche e documentarie.  Conosciuto dai più semplicemente come il "maestro" di Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi rivela in quest'opera monumentale la pienezza della sua creatività grafica. I 10 libri che la compongono hanno ognuno un frontespizio con titolo e data diversi: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. Le Magnificenze forniscono un panorama completo e al tempo stesso anticonvenzionale dell'Urbe: così, insieme alle consuete, celeberrime inquadrature desunte dalla migliore tradizione vedutistica, si trova anche una Roma insolita, quella che, talvolta, non esiste più. A quest'opera, di centrale importanza nell'editoria romana di metà Settecento, l'Autore aveva lavorato per quasi un ventennio realizzando una monumentale guida dell'Urbe dove accanto alle consuete e celeberrime inquadrature tratte dalla migliore tradizione vedutistica, immortala anche scorci insoliti che sono poi scomparsi con il cambiare della città. Il testo che accompagna le vedute nel primo volume è opera di Giuseppe Bianchini, nel secondo di Orazio Orlandi e nei restanti del Vasi stesso. A partire dall'edizione del 1786, l'opera del Vasi, fu aggiornata dal figlio Mariano, che la pubblicò col titolo Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, mostrando solo il nome del padre come autore. Questa nuova edizione presentava molte tavole della prima edizione, ed alcune nuove. Anche la pubblicazione di Mariano Vasi fu stampata più volte, sempre con l’aggiunta di nuove tavole. Esemplare tratto dalla seconda edizione dell'opera, edita nella seconda metà del '700. Acquaforte, stampata su carta vergata coeva, completa dei margini, in ottimo stato di conservazione.  View taken from the monumental work Delle magnificenze di Roma antica e moderna. Published in 10 volumes from 1747 to 1761, the work features 238 copper engravings, each engraving with a narrative text that provides historical and documentary information. Known by most simply as the "master" of Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi reveals in this monumental work the fullness of his graphic creativity. The 10 books that compose it each have a title page with a different title and date: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. The Magnificences provide a complete and at the same time unconventional panorama of the City: thus, together with the usual, celebrated shots taken from the best tradition of vedutistica, one also finds an unusual Rome, one that, at times, no longer exists. The author had worked on this work, of central importance in Roman publishing in the middle of the eighteenth century, for almost twenty years, producing a monumental guide to the “Urbe” where, alongside the usual and famous shots taken from the best tradition of vedutistica, he also immortalized unusual views that have since disappeared with the change of the city. The text that accompanies the views in the first volume is by Giuseppe Bianchini, in the second by Orazio Orlandi and in the remaining ones by Vasi himself. Starting from the edition of 1786, the work of Vasi, was updated by his son Mariano, who published it under the title Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, showing only the name of his father as author. This new edition presented many plates of the first edition, and some new ones. The publication of Mariano Vasi was also printed several times, always with the addition of new plates.    From the second edition of Vasi's Delle Magnificenze di Roma Antica e Moderna. Etching, printed on contemporary laid paper, in very good condition.‎

‎CHATELAIN Henri Abraham (1684 - 1743)‎

‎Rome Ancienne et Moderne‎

‎Pianta a proiezione verticale, orientata con il nord a sinistra.  "Questa pianta assai schematica deriva come base di rappresentazione dalla pianta grande del Falda e non da quella del De Rossi come sostenuto in passato dall'Huelsen. Raffigura Roma attorno al 1700: manca infatti non solo la scalinata di Trinità dei Monti realizzata tra il 1721 e il 1725 come notato da Scaccia Scarafoni ma anche il porto di Ripetta realizzato nel 1704 e gli interventi dovuti a Innocenzo XII ma la poca definizione del disegno non consente di verificarlo con certezza. I lotti edificati non hanno campitura ma una fitta serie di 320 numeri e varie lettere che rimandano alla legenda disposta ai due lati della pianta. è invece rappresentato con maggiore cura il disegno dei giardini e delle ville" (cfr. Marigliani p. 255).   Opera tratta dall'Atlas Historique, pubblicato ad Amsterdam tra il 1705 e il 1720. Incisione in rame, finemente colorata a mano, in perfette condizioni. Henri Abraham Chatelain (1684 - 1743) era un pastore ugonotto di origini parigine. È meglio conosciuto come cartografo olandese e più specificamente per il suo contributo cartografico nell’Atlas Historique in sette volumi, pubblicato ad Amsterdam tra il 1705 e il 1720. Innovativo per il suo tempo, l'Atlas Historique combinava incisioni e opere d'arte con studi di geografia, storia, etnologia, araldica e cosmografia. Alcuni studiosi suggeriscono che l'Atlas Historique non fu compilato esclusivamente da Henri Chatelain, come si crede comunemente, ma piuttosto fu un'impresa familiare che coinvolse Henri, suo padre Zacharie e suo fratello, sempre Zacharie. Bibliografia Huelsen (1915): n. 129b; Scaccia Scarafoni (1939): n. 219; Marigliani (2007): p. 255, n. 162. Vertical projection map of Rome, oriented with the north on the left.  This very schematic plan derives as a basis of representation from the large map of Falda and not from that of De Rossi as claimed in the past by Huelsen. It depicts Rome around 1700: in fact, not only the Spanish Steps are missing, made between 1721 and 1725 as noted by Scaccia Scarafoni, but also the port of Ripetta made in 1704 and the interventions due to Innocenzo XII, but the poor definition of the drawing does not allow to verify with certainty. The built lots do not have a field but a dense series of 320 numbers and various letters that refer to the legend placed on the two sides of the plan. It is instead represented with greater care the design of gardens and villas (cf. Marigliani p. 255).   Taken from "Atlas Historique" , this sheet includes a small map of the northern hemisphere including all of Europe and Asia and most of Africa, above the horn.  Henri Abraham Chatelain (1684 - 1743) was a Huguenot pastor of Parisian origins. He is best known as a Dutch cartographer and more specifically for his cartographic contribution in the seminal seven volume Atlas Historique, published in Amsterdam between 1705 and 1720. Innovative for its time, the Atlas Historique combined fine engraving and artwork with scholarly studies of geography, history, ethnology, heraldry, and cosmography. Some scholarship suggests that the Atlas Historique was not exclusively compiled by Henri Chatelain, as is commonly believed, but rather was a family enterprise involving Henri, his father Zacharie and his brother, also Zacharie. Copper engraving, with fine later hand colour, in excellent condition. Literature Huelsen (1915): n. 129b; Scaccia Scarafoni (1939): n. 219; Marigliani (2007): p. 255, n. 162.‎

‎GOYDRAND Claude (Sens 1620 – 1662)‎

‎Sacellum in Templo D. Mariae ad praesepe condidit felicis memoriae Paulus V. Pontifex Maximus…‎

‎Acquaforte, 1640 circa, nel margine inferiore, su due colonne, la descrizione in latino e in francese: Sacellum in Tempo D. Mariae ad praesepe condidit felicis memoriae Paulus V Pontifex Maximus, magnificum in primis ut facies/eius externa docet Imago Deiparae virginis a Sancto Luca delineata ad id operis pietatem pontificis accendit: voluit enim Tabu=/lam hanc sacram collocari in aediculae altari summo quod ex aere deaurato conflari iussit, et statuis argenteis ex lapide lazuro extantibus. Obeliscus/ autem qui non procul exinde surgit a Romanis olim cum aljis devectus este x Aegypto quem humi jacentem Sixt. V maximis jmpensis reigendum curavit. // Chapelle nastie a S.te Marie Major a Rome…// Firmata in basso a destra Goyran sculp. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con ampi margini, in perfetto stato di conservazione. Opera molto rara. Claude Goyrand  era incisore a bulino e all’acquaforte, e fu attivo a Parigi, Lione e Roma tra 1633 – 1648, nella cerchia di Henriet e Silvestre. Lavorò a Roma negli anni ’40 del secolo; dal 1650 si stabilì a Parigi; da questa data gran parte della sua opera fu commissionata dal re di Francia. Realizzò incisioni su disegni di Claude Lorrain, Stefano della Bella, Jacques Callot. Bibliografia McDonald, The Print Collection of Cassiano dal Pozzo, series C, part II – 1, n. 2124, p. 267. Etching, 1640 circa, in lower margin two columns of description, In Latin and French: Sacellum in Tempo D. Mariae ad praesepe condidit felicis memoriae Paulus V Pontifex Maximus, magnificum in primis ut facies/eius externa docet Imago Deiparae virginis a Sancto Luca delineata ad id operis pietatem pontificis accendit: voluit enim Tabu=/lam hanc sacram collocari in aediculae altari summo quod ex aere deaurato conflari iussit, et statuis argenteis ex lapide lazuro extantibus. Obeliscus/ autem qui non procul exinde surgit a Romanis olim cum aljis devectus este x Aegypto quem humi jacentem Sixt. V maximis jmpensis reigendum curavit. // Chapelle nastie a S.te Marie Major a Rome…// signed lower right Goyran sculp. A fine impression, printed on contemporary laid paper, with wide margins, perfect condition. Very rare. Claude Goyrand  was an engraver, etcher and copyist; 1633-48 active in Paris, Lyon and Rome. Engraver in circle of Henriet and Silvestre. Worked in Rome during 1640s; by 1650 established in Paris; from this date much of his work was commissioned by the King of France. Produced etchings after the designs of Claude Lorrain, Stefano della Bella, Jacques Callot, among others. Literature McDonald, The Print Collection of Cassiano dal Pozzo, series C, part II – 1, n. 2124, p. 267.‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Scenographia Pontis hodie Mollis, ostendens quod remanserat antiqui operis cum a Nicolao V. Pont. Max. restitutus fuit. A Ti‎

‎Acquaforte, bulino e puntasecca, circa 1762, firmata in lastra in basso. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con margini, in eccellente stato di conservazione. Tavola tratta da Il Campo Marzio dell’Antica Roma opera di G.B. Piranesi socio della Real Società degli Antiquari di Londra. Sebbene pubblicata solo nel 1762 questa fondamentale opera, che appare come una delle più complesse del Piranesi, veniva già annunciata dall’artista nelle Antichità Romane (1756) delle quali, secondo Focillon, può essere considerata come il quinto tomo. La vicenda del Campo Marzio si intrecciano con l’amicizia con lo scozzese Robert Adam, al quale l’opera è dedicata. Adam era giunto a Roma nel 1755 e ben presto aveva conosciuto Piranesi, forse per mezzo del comune amico Charles-Louis Clerisseau, trovando nella comune passione archeologica la base di una reciproca stima, che continuò anche dopo il ritorno dell’architetto Londra. Fu proprio Adam che, durante le ricognizioni dei resti dei monumenti del Campo Marzio, suggerì al Piranesi l’idea di realizzare una mappa dell’intera area, che inizialmente doveva essere inclusa nelle Antichità, e poi finì per costituire la base di un progetto ben più ambizioso, dando alla luce questa importante opera. Negli scritti iniziali l’autore annuncia lo scopo di questo lavoro, affermando la volontà di voler tracciare la storia di questa vasta area compresa tra il Tevere ed i colli, cercando di ricostruirne la conformazione ed il volto. Egli sottolinea la difficoltà di tale lavoro di ricostruzione, poiché l’antico Campo Marzio ha coinciso con l’area più intensamente popolata e riedificata della città dal medioevo all’epoca attuale, non nascondendo il margine di ipotetica insito nell’opera. Il risultato è che l’attendibilità dei risultati rimane quanto mai problematica, sia per la pionieristica ricerca archeologica del tempo, sia per la carica visionaria che porta l’artista e l’architetto a superare di slancio i limiti della realtà storica progettando il passato in funzione del presente, portando il genio artistico a prevalere di gran lunga sull’archeologo, conferendo senso e vigore a tutta l’opera. Bibliografia Focillon 437, Wilton Ely 568.  Etching, engraving and drypoint, circa 1762, signed in plate at the bottom. Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, in excellent condition. Plate taken from Il Campo Marzio dell’Antica Roma opera di G.B. Piranesi socio della Real Società degli Antiquari di Londra. Although published only in 1762, this fundamental work, which appears to be one of Piranesi's most complex, had already been announced by the artist in the Antichità Romane (1756) of which, according to Focillon, it can be considered as the fifth volume. The story of the Campus Martius is intertwined with the friendship with the Scotsman Robert Adam, to whom the work is dedicated. Adam had arrived in Rome in 1755 and soon got to know Piranesi, perhaps through their mutual friend Charles-Louis Clerisseau, finding in their common archaeological passion the basis of a mutual esteem, which continued even after the architect's return to London. It was Adam himself who, during the reconnaissance of the remains of the monuments of the Campus Martius, suggested to Piranesi the idea of creating a map of the entire area, which initially was to be included in the Antiquities, and then ended up forming the basis of a much more ambitious project, giving birth to this important work. In the initial writings the author announces the purpose of this work, stating the will to trace the history of this vast area between the Tiber and the hills, trying to reconstruct the conformation and the face. He underlines the difficulty of this reconstruction work, since the ancient Campus Martius coincided with the most intensely populated and rebuilt area of the city from the Middle Ages to the present time, not hiding the margin of hypothetic inherent in the work. The result is that the reliability of the results remains very problematic, both for the pioneering archaeological research of the time, and for the visionary charge that leads the artist and the architect to overcome the limits of historical reality designing the past in function of the present, bringing the artistic genius to prevail by far on the archaeologist, giving sense and vigor to the whole work. Literature Focillon 437, Wilton Ely 568. ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta, nella Via del Corso, del Palazzo dell'Accademia istituita da Luigi XIV, Re di Francia per i Nazionali Francesi studi‎

‎Acquaforte e bulino, 1752 circa, firmata in lastra in basso. Contemporanea tiratura “romana” della lastra, esemplare nel secondo stato di cinque, con indirizzo e prezzo descritto da Hind: “Presso l’autore a Strada Felice nel Palazzo Tomati vicino alla Trinità de’ Monti. A paoli due e mezzo”. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione.  Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 24, II/V; Focillon (1918): n. 739.   Etching and engraving, 1752 circa, signed on plate. Example of the second state of five described by Hind, from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "double encircled flur-de-lys" watermark, with margins, very good condition.  Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 24, II/V; Focillon (1918): n. 739.  ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta degli avanzi superiori delle Terme di Diocleziano a S. Maria degli Angeli‎

‎Acquaforte e bulino, 1774 circa, firmata in lastra in basso. Contemporanea tiratura “romana” della lastra, esemplare nel primo stato di tre descritto da Hind. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 116, I/III; Focillon (1918): n. 834.   Etching and engraving, 1766 circa, signed on plate. Example of the first state of three described by Hind, from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "double encircled flur-de-lys" watermark, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 116, I/III; Focillon (1918): n. 834.  ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta della Basilica di S. Sebastiano fuori delle mura di Roma, su la via Appia‎

‎Acquaforte e bulino, 1750 circa, firmata in lastra in basso. Contemporanea tiratura “romana” della lastra, esemplare nel primo stato di quattro descritto da Hind. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 13, I/III; Focillon (1918): n. 731.   Etching and engraving, 1750 circa, signed on plate. Example of the first state of four described by Hind, from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "double encircled flur-de-lys" watermark, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 13, I/III; Focillon (1918): n. 731.  ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta della Basilica di San Paolo fuor delle Mura‎

‎Acquaforte e bulino, 1748 circa, firmata in lastra in basso. Contemporanea tiratura “romana” della lastra, esemplare nel rarissimo primo stato di sei descritto da Hind, avanti l’indirizzo di Bouchard e Gravier. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 6, I/VI; Focillon (1918): n. 723.   Etching and engraving, 1748 circa, signed on plate. Example of the very rare first state of six described by Hind, before the Bouchard and Gravier imprint,from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "double encircled flur-de-lys" watermark, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 6, I/VI; Focillon (1918): n. 723.  ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta del Tempio di Bacco, inoggi Chiesa di S. Urbano, distante due miglia da Roma fuori della Porta di S. Sebastiano…‎

‎Acquaforte e bulino, 1758 circa, firmata in lastra in basso. Tiratura “postuma romana” della lastra, esemplare nel terzo stato di cinque, con indirizzo descritto da Hind: “Presso l’autore a Strada Felice nel palazzo Tomati vicino alla Trinità de’ Monti”. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 48, III/V; Focillon (1918): n. 753.   Etching and engraving, 1758 circa, signed on plate. Example of the third state of five described by Hind, from the late Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 48, III/V; Focillon (1918): n. 753.  ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta dell'Arco di Settimio Severo‎

‎Acquaforte e bulino, 1772 circa, firmata in lastra in basso. Contemporanea tiratura “romana” della lastra, esemplare nel primo stato di tre descritto da Hind. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 99, I/III; Focillon (1918): n. 754.   Etching and engraving, 1772 circa, signed on plate. Example of the first state of three described by Hind,from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "double encircled flur-de-lys" watermark, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 99, I/III; Focillon (1918): n. 754.  ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta della Facciata della Basilica di S. Giovanni Laterano, Architettura di Alessandro Gallilei…‎

‎Acquaforte e bulino, 1775 circa, firmata in lastra in basso. Tiratura “postuma romana” della lastra, nel secondo stato di quattro descritto da Hind. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con filigrana “Bracciano”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 122, II/IV; Focillon (1918): n. 724.   Etching and engraving, 1775 circa, signed on plate. Example of the second state of four described by Hind, from the late Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "Bracciano" watermark, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 122, II/IV; Focillon (1918): n. 724.  ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta degli Avanzi del Tablino della Casa Aurea di Nerone, detti volgarmente il Tempio della Pace‎

‎Acquaforte e bulino, 1757, firmata in lastra in basso. Contemporanea tiratura “romana” della lastra, esemplare nel terzo stato di sei, con indirizzo e prezzo descritto da Hind: “Presso l’autore a Strada Felice vicino alla Trinità de’ Monti. A paoli due e mezzo”. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 45, III/VI; Focillon (1918): 813.   - THIRD STATE OF SIX - Etching and engraving, 1757, signed on plate. Example of the third state of six described by Hind, from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "double encircled flur-de-lys" watermark, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 45, III/VI; Focillon (1918): 813.  ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta delle due Chiese, l'una detta della Madonna di Loreto l'altra del Nome di Maria presso la Colonna Trajana. Salita al‎

‎Acquaforte e bulino, 1762 circa, firmata in lastra in basso. Esemplare della contemporanea tiratura “romana” della lastra, nel primo stato di tre, con indirizzo e prezzo, descritto da Hind: “Si vende presso l’autore a paoli due e mezzo”. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 66, I/IV; Focillon (1918): n. 849.   Etching and engraving, 1766 circa, signed on plate. Example of the first state of four described by Hind, from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "double encircled flur-de-lys" watermark, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 66, I/IV; Focillon (1918): n. 849.  ‎

‎BARRIERE Dominique (Marsiglia, 1618; Roma, 18 Settembre 1678).‎

‎Prospetiva della Chiesa di S.ta Maria della Pace di Roma‎

‎Acquaforte, 1658, in basso a sinistra “Petrus Berrettin. Corton. Arch.”; in basso a destra “Dominicus Barriere Marsilien delin. et sculp”; al centro la dedica al papa Alessandro VII:"Alexandro VII Pontifici Optimo Maximo Quae olim, Beatissime Pater, sub Glandibus Pax Aurea Terras incoluit,...". Da un disegno di Pietro da Cortona (Pietro Berrettini). Rarissima incisione della facciata di Santa Maria della Pace, eseguita da Dominique Barriere. Con ogni probabilità è riferibile al 1658, quando ne incise una versione ridotta, e con qualche variante, per la terza edizione dell’opera “Roma ricercata nel suo sito” (la prima edizione della fortunata guida risale al 1644) di Fioravante Martinelli (1599-1667), pubblicata a Roma da G. B. de Rossi appunto nel 1658. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con ampi margini, in perfetto stato di conservazione. Rara ed importante opera sulla Roma barocca di Alessandro VII. Etching, 1658 circa, lettered in cartouche upper left 'Prospetiva della Chiesa di Sta Maria della Pace di Roma'. Along bottom 'Petrus Berrettin Corton Arch / Dominicus Barriere Marsilien delin et sculp' followed by Alexander's name and 'Jo. Jacobus de Rubeis'. EXTREMELY RARE work showing the façade of Santa Maria della Pace's church, with Pope Alexander VII and his suite on the square. The work probably dates back to 1658, when D. Barriere engraved a reduced version, with some variations, for the third edition of the guide “Roma ricercata nel suo sito” by Fioravante Martinelli (1599-1667), published in Rome by G. G. de Rossi in 1658 (the first edition in 1644). A great impression, printed on contemporary laid paper, with wide margins, perfect condition. A very rare work.‎

‎SPECCHI Alessandro (Roma, 1668 - Roma, 1729)‎

‎Prospetto della Basilica Vaticana Architettura di Carlo Maderno…‎

‎Acquaforte, 1705, in basso i dati editoriali “Data in luce da Domenico de Rossi in Roma a S. M.a della Pace con priv. Del S. P. l’An. 1705”e la lunga dedica “dedicato/ Al Rev(erendissi)mo. Padre Sig(no)r(e) Padron Col(tissi)mo Il Padre Fra Giovanni Guerrero Procuratore Generale, e Maestro della Religione, di S. Bernardo di Spagna. Per onorare le mie stampe del nome onoratissimo di V. Rev(erendisssi)ma non ho saputo eleggere oggetto più adeequato al suo merito, e alla sua pietà della gran Basilica Vaticana, che presentemente esce dal medesme; poichè ella non solamente è la maraviglia maggiore di Roma, anzi del mondo tutto, mà è anche quell'insigne Santuario, in cui si venerano le cenere del Principe dell'Apostolato, sopra del quale stà ferma, e stabile, come su pietra fondamentale, la nostra Religione, e la nostra Fede. La supplico dunque a gradire l'offerta, e l'0ssequio di un suo Dev(otissi)mo e Obblig(atissi)mo Servitore. Lorenzo Filippo de Rossi”. In basso a destra: Alessandro Specchi Architetto misurò, disegnò e intagliò. L’opera venne probabilmente pubblicata da Domenico De Rossi in diverse edizioni poiché il Le Blanc ne riporta una del 1694. L’esemplare in esame è uno stato del 1705 ed è dedicato al Padre Giovanni Guerrero, maestro dell’Ordine di San Bernardo di Spagna. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, in perfetto stato di conservazione. Etching, lettered below with title followed by 'dato in luce da Domenico de Rossi in Roma a S.M. della Pace con Priv. del S.P. l'an.1705', and with dedication to Fra Giovanni Guerrero by Lorenzo Filippo de' Rossi: dedicato/ Al Rev(erendissi)mo. Padre Sig(no)r(e) Padron Col(tissi)mo Il Padre Fra Giovanni Guerrero Procuratore Generale, e Maestro della Religione, di S. Bernardo di Spagna. Per onorare le mie stampe del nome onoratissimo di V. Rev(erendisssi)ma non ho saputo eleggere oggetto più adeequato al suo merito, e alla sua pietà della gran Basilica Vaticana, che presentemente esce dal medesme; poichè ella non solamente è la maraviglia maggiore di Roma, anzi del mondo tutto, mà è anche quell'insigne Santuario, in cui si venerano le cenere del Principe dell'Apostolato, sopra del quale stà ferma, e stabile, come su pietra fondamentale, la nostra Religione, e la nostra Fede. La supplico dunque a gradire l'offerta, e l'0ssequio di un suo Dev(otissi)mo e Obblig(atissi)mo Servitore. Lorenzo Filippo de Rossi. At lower right, Alessandro Specchi Architetto misuro, disegno, e intaglio. Orthogonal view of the façade of St Peter's, with a plan below. The work was probably published by Domenico De Rossi in various editions since the Le Blanc carries one of 1694. The sample under observation is a status of 1705 and is dedicated to Father Giovanni Guerrero, Master of the Order of San Bernardo of Spain. A fine impression printed on contemporary laid paper, with margins, perfect conditions.‎

‎SPECCHI Alessandro (Roma, 1668 - Roma, 1729)‎

‎Prospetto del Palazzo della Gran Curia Innocenziana per Residenza dei Tribunali fatto erigere nuovamente nel Monte Citorio d‎

‎Acquaforte, nel margine, sotto l’immagine superiore, dopo il titolo: Architettura principiata dal Cav.re Gio: Lorenzo Bernini, e terminata con la Porta, Orologgio, Cortile, e Fabrica interiore dal Cavaliere Carlo Fontana con suo disegno.” A sinistra: Disegnato e intagliato da Allesandro Specchi Architetto'  e a destra: 'dato in luce da Dom.co de Rossi erede di Gio. Giac. de Rossi dalle sue stampe in Roma alla Pace con licenza de Sup. e Privil. del Som. Pont. Nell’immagine in basso a sinistra, lungo la parte superiore dell’immagine: Prospetto interiore del cortile della Curia Innocenziana verso la porta”; nell’immagine a destra “Altro prospetto interiore infaccia all’ingresso. L'incisione riproduce il progetto di Carlo Fontana per la facciata principale della Curia Apostolica da costruirsi sul preesistente palazzo Ludovisi, rimasto incompiuto. I1 prospetto ideato dal Bernini resta inalterato. Solo qualche variante viene proposta in ordine alla funzionalità dell'edificio: l'ingresso a tre fornici e la torre campanaria con l'orologio. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, in perfetto stato di conservazione. Etching and engraving, 1703, in lower margin: Architettura principiata dal Cav.re Gio: Lorenzo Bernini, e terminata con la Porta, Orologgio, Cortile, e Fabrica interiore dal Cavaliere Carlo Fontana con suo disegno.” A sinistra: Disegnato e intagliato da Allesandro Specchi Architetto'  e a destra: 'dato in luce da Dom.co de Rossi erede di Gio. Giac. de Rossi dalle sue stampe in Roma alla Pace con licenza de Sup. e Privil. del Som. Pont. At lower left: Prospetto interiore del cortile della Curia Innocenziana verso la porta”; nell’immagine a destra “Altro prospetto interiore infaccia all’ingresso. The engraving reproduces the project by Carlo Fontana for the main facade of the Curia Apostolica to be built on the pre-existing Ludovisi palace, which remained unfinished. The prospectus designed by Bernini remains unchanged. Only a few variations are proposed regarding the functionality of the building: the entrance with three arches and the bell tower with the clock. A fine impression, printed on contemporary laid paper, with margins, perfect conditions.‎

‎MORTIER Pierre (1661 - 1711)‎

‎Veue du Palais de la Grand Curia au Mont Citorio a Rome…‎

‎Veduta del palazzo di Montecitorio, tratta dal terzo volume del Nouveau Theatre de l'Italie pubblicato per la prima volta ad Amsterdam nel 1704/5, quale integrazione al progetto di Johannes Blaeu, iniziato nel 1663, del grande "libro delle città" d'Italia.Il grande successo dell’opera diede origine ad un’ulteriore ristampa, praticamente identica, curata da Rutgert Christoffel Alberts edita nel 1724/5. In questa edizione compaiono per la prima volta le vedute dei luoghi "moderni" di Roma, edite da Mortier ma inserite solo in questa edizione di Alberts.Le vedute, di grande formato sono molto ricche di particolari e particolarmente popolate di figure. Derivano da modelli presenti nell'editoria romana contemporanea. In particolare sono delle semplici derivazioni di opere edite tra la fine del XVII e il primo decennio del '700 da artisti quali Alessandro Specchi, Tiburzio Vergelli, Matteo Gregorio de Rossi e dal fiammingo Wouters.Incisione in rame, stampata su carta vergata coeva, con margini, in buono stato di conservazione. Bibliografia Cremonini pp. 83-90‎

‎du CERCEAU Jacques Androuet (Parigi circa 1520 – Ginevra 1586 circa)‎

‎Ruinarum Templi Pacis Prospectus I‎

‎Acquaforte, 1555 circa, priva di indicazioni editoriali. Opera appartenente alla rarissima serie Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta vivis prospectibus ad veri imitationem affabre designate, attribuita alla mano di Jacques Androuet Du Cerceau. Si tratta di una serie di incisioni basate sull’omonima opera di Hieronimus Cock, stampata ad Anversa nel 1551 (frontespizio e 24 tavole). Tutte le rovine sono sinonimo di persistenza e decadenza. Eppure la specificità delle rovine romane, per l'editore di Anversa Hieronymus Cock (c. 1510-1570), risiede meno in una sublimità carica che in un persistente potere di modellare, di fornire modelli nel suo qui-e-ora olandese. La sorprendente serie di incisioni di Cock, i Praecipua Aliquot Romanae Monimenta fu pubblicata nel 1551. Uno dei primi prodotti della rivoluzionaria ditta Aux Quatre Vents di Cock, la Praecipua si è a lungo dimostrata problematica per gli storici dell'arte, poiché non sembra tanto documentare l'antica Roma quanto presentare la città come un paesaggio, una distesa di strutture disastrate. Scrivendo nel 1907, l'archeologo Hülsen si lamentava che le vedute di Cock "non ci insegnano quasi nulla" dell'antichità, e "descrivono solo quanto grave sia diventato lo sttao id conservazione dei monumenti". Eppure il fascino cinquecentesco delle stampe di Cock risiedeva proprio in questa rappresentazione della decadenza. Per il suo pubblico Cock frammentava le vedute del Colosseo, confondeva le distanze tra edifici come il Settizonio e le Terme di Diocleziano e corredava le rovine con piccoli animali e figure umane. In definitiva, le incisioni non erano importanti come documenti antiquari, ma come stampe di modelli, che vennero riutilizzati ed estrapolati da intarsisti tedeschi, fabbri olandesi e pittori italiani. Era il mezzo di stampa che permetteva a tali copie di ricostruire una Roma che non c'era più, non tanto mostrandola quanto rimettendola in scena attraverso una sorta di virtualità antiquaria. (cfr. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). La serie del Du Cerceau è una fedele riduzione delle incisioni di Cock. Si dovrebbe comporre di 24 tavole, ma la sua estrema rarità - non ci risultano esemplari completi della raccolta, ma solo pochissime piccole collezioni delle tavole (13 tavole, incluso il frontespizio, sono conservati a Roma, BIASA [Rari I 93]) – non permette di stabilirlo con certezza. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, foro di tarlo nella parte inferior, per il resto in perfetto stato di conservazione. Rarissima Bibliografia Per Du Cerceau: Inventaire du fonds français 1932, v. I, p. 53; Les Du Cerceau, leur vie et leur oeuvre, d'après de nouvelles recherches par le baron Henry de Geymüller (1887); Jean Guillaume, Peter Fuhring Jacques Androuet du Cerceau: un des plus grands architectes qui se soient jamais trouvés en France, Parigi, 2010. Per Hieronymus Cock: H. Coch, The Reinassance in Print, pp. 90-103; Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408. Etching, circa 1555, lacking editorial indications. Work belonging to the exceedingly rare series Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta vivis prospectibus ad veri imitationem affabre designate, attributed to the hand of Jacques Androuet Du Cerceau. This is a series of engravings based on the work of the same name by Hieronimus Cock, printed in Antwerp in 1551 (frontispiece and 24 plates). “All ruins bespeak both persistence and decay. Yet the specificity of Roman ruins, for the Antwerp publisher Hieronymus Cock (c. 1510—1570), lay less in a charged sublimnity than in a lingering power to model, to furnish templates in his Netherlandish here-and-now. Cock's astonishing series of etchings, the Praecipua Aliquot Romanae Monimenta was published in 1551. One of the earliest products of Cock's revolutionary Aux Quatre Vents firm, the Praecipua has long proven problematic to art historians, since it seems less to document ancient Rome than to present the city as landscape, a sprawl of disabled structures. Writing in 1907, for example, the archaeologist Hülsen complained that Cock's views 'teach us nearly nothing' of antiquity, and 'depict only how grave the monuments' "en-rubblement" (Verschüttung) has become'. Yet the sixteenth-century appeal of Cock's prints lay precisely with this enactment of decay. For his audiences Cock fragmented views of the Colosseum, blurred distances between buildings like the Septizodium and the Baths of Diocletian and dotted the ruins with tiny animals and human figures. Ultimately, the etchings mattered not as antiquarian documents but as pattern prints, templates re-used and excerpted by German intarsists, Dutch metalsmiths, and Italian painters. It was the print medium that enabled such copia to reconstruct a Rome that was no longer there, less by showing it than re-staging via a kind of antiquarian virtuality, its aesthetic of bricolage” (cf. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). The Du Cerceau series is a faithful reduction of Cock's engravings. It should consist of 24 plates, but its extreme rarity - there are no complete set of the collection, but only very few small collections of the plates (13 plates, including the frontispiece, are preserved in Rome, BIASA [Rari I 93]) - does not allow us to establish this with certainty. Beautiful proof, printed on contemporary laid paper, trimmed to the platemark, woodworm hole in lower part, otherwise in perfect condition. Exceedingly rare. Literature Inventaire du fonds français 1932, v. I, p. 53; Les Du Cerceau, leur vie et leur oeuvre, d'après de nouvelles recherches par le baron Henry de Geymüller (1887); Jean Guillaume, Peter Fuhring Jacques Androuet du Cerceau: un des plus grands architectes qui se soient jamais trouvés en France, Parigi, 2010; H. Coch, The Reinassance in Print, pp. 90-103; Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408.‎

‎du CERCEAU Jacques Androuet (Parigi circa 1520 – Ginevra 1586 circa)‎

‎Colossaei Ro Prospectus‎

‎Acquaforte, 1555 circa, priva di indicazioni editoriali. Opera appartenente alla rarissima serie Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta vivis prospectibus ad veri imitationem affabre designate, attribuita alla mano di Jacques Androuet Du Cerceau. Si tratta di una serie di incisioni basate sull’omonima opera di Hieronimus Cock, stampata ad Anversa nel 1551 (frontespizio e 24 tavole). Tutte le rovine sono sinonimo di persistenza e decadenza. Eppure la specificità delle rovine romane, per l'editore di Anversa Hieronymus Cock (c. 1510-1570), risiede meno in una sublimità carica che in un persistente potere di modellare, di fornire modelli nel suo qui-e-ora olandese. La sorprendente serie di incisioni di Cock, i Praecipua Aliquot Romanae Monimenta fu pubblicata nel 1551. Uno dei primi prodotti della rivoluzionaria ditta Aux Quatre Vents di Cock, la Praecipua si è a lungo dimostrata problematica per gli storici dell'arte, poiché non sembra tanto documentare l'antica Roma quanto presentare la città come un paesaggio, una distesa di strutture disastrate. Scrivendo nel 1907, l'archeologo Hülsen si lamentava che le vedute di Cock "non ci insegnano quasi nulla" dell'antichità, e "descrivono solo quanto grave sia diventato lo sttao id conservazione dei monumenti". Eppure il fascino cinquecentesco delle stampe di Cock risiedeva proprio in questa rappresentazione della decadenza. Per il suo pubblico Cock frammentava le vedute del Colosseo, confondeva le distanze tra edifici come il Settizonio e le Terme di Diocleziano e corredava le rovine con piccoli animali e figure umane. In definitiva, le incisioni non erano importanti come documenti antiquari, ma come stampe di modelli, che vennero riutilizzati ed estrapolati da intarsisti tedeschi, fabbri olandesi e pittori italiani. Era il mezzo di stampa che permetteva a tali copie di ricostruire una Roma che non c'era più, non tanto mostrandola quanto rimettendola in scena attraverso una sorta di virtualità antiquaria. (cfr. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). La serie del Du Cerceau è una fedele riduzione delle incisioni di Cock. Si dovrebbe comporre di 24 tavole, ma la sua estrema rarità - non ci risultano esemplari completi della raccolta, ma solo pochissime piccole collezioni delle tavole (13 tavole, incluso il frontespizio, sono conservati a Roma, BIASA [Rari I 93]) – non permette di stabilirlo con certezza. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, foro di tarlo nella parte inferior, per il resto in perfetto stato di conservazione. Rarissima Bibliografia Per Du Cerceau: Inventaire du fonds français 1932, v. I, p. 53; Les Du Cerceau, leur vie et leur oeuvre, d'après de nouvelles recherches par le baron Henry de Geymüller (1887); Jean Guillaume, Peter Fuhring Jacques Androuet du Cerceau: un des plus grands architectes qui se soient jamais trouvés en France, Parigi, 2010. Per Hieronymus Cock: H. Coch, The Reinassance in Print, pp. 90-103; Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408. Etching, circa 1555, lacking editorial indications. Work belonging to the exceedingly rare series Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta vivis prospectibus ad veri imitationem affabre designate, attributed to the hand of Jacques Androuet Du Cerceau. This is a series of engravings based on the work of the same name by Hieronimus Cock, printed in Antwerp in 1551 (frontispiece and 24 plates). “All ruins bespeak both persistence and decay. Yet the specificity of Roman ruins, for the Antwerp publisher Hieronymus Cock (c. 1510—1570), lay less in a charged sublimnity than in a lingering power to model, to furnish templates in his Netherlandish here-and-now. Cock's astonishing series of etchings, the Praecipua Aliquot Romanae Monimenta was published in 1551. One of the earliest products of Cock's revolutionary Aux Quatre Vents firm, the Praecipua has long proven problematic to art historians, since it seems less to document ancient Rome than to present the city as landscape, a sprawl of disabled structures. Writing in 1907, for example, the archaeologist Hülsen complained that Cock's views 'teach us nearly nothing' of antiquity, and 'depict only how grave the monuments' "en-rubblement" (Verschüttung) has become'. Yet the sixteenth-century appeal of Cock's prints lay precisely with this enactment of decay. For his audiences Cock fragmented views of the Colosseum, blurred distances between buildings like the Septizodium and the Baths of Diocletian and dotted the ruins with tiny animals and human figures. Ultimately, the etchings mattered not as antiquarian documents but as pattern prints, templates re-used and excerpted by German intarsists, Dutch metalsmiths, and Italian painters. It was the print medium that enabled such copia to reconstruct a Rome that was no longer there, less by showing it than re-staging via a kind of antiquarian virtuality, its aesthetic of bricolage” (cf. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). The Du Cerceau series is a faithful reduction of Cock's engravings. It should consist of 24 plates, but its extreme rarity - there are no complete set of the collection, but only very few small collections of the plates (13 plates, including the frontispiece, are preserved in Rome, BIASA [Rari I 93]) - does not allow us to establish this with certainty. Beautiful proof, printed on contemporary laid paper, trimmed to the platemark, woodworm hole in lower part, otherwise in perfect condition. Exceedingly rare. Literature Inventaire du fonds français 1932, v. I, p. 53; Les Du Cerceau, leur vie et leur oeuvre, d'après de nouvelles recherches par le baron Henry de Geymüller (1887); Jean Guillaume, Peter Fuhring Jacques Androuet du Cerceau: un des plus grands architectes qui se soient jamais trouvés en France, Parigi, 2010; H. Coch, The Reinassance in Print, pp. 90-103; Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408.‎

‎du CERCEAU Jacques Androuet (Parigi circa 1520 – Ginevra 1586 circa)‎

‎Colossae. Ro alius prospectus‎

‎Acquaforte, 1555 circa, priva di indicazioni editoriali. Opera appartenente alla rarissima serie Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta vivis prospectibus ad veri imitationem affabre designate, attribuita alla mano di Jacques Androuet Du Cerceau. Si tratta di una serie di incisioni basate sull’omonima opera di Hieronimus Cock, stampata ad Anversa nel 1551 (frontespizio e 24 tavole). Tutte le rovine sono sinonimo di persistenza e decadenza. Eppure la specificità delle rovine romane, per l'editore di Anversa Hieronymus Cock (c. 1510-1570), risiede meno in una sublimità carica che in un persistente potere di modellare, di fornire modelli nel suo qui-e-ora olandese. La sorprendente serie di incisioni di Cock, i Praecipua Aliquot Romanae Monimenta fu pubblicata nel 1551. Uno dei primi prodotti della rivoluzionaria ditta Aux Quatre Vents di Cock, la Praecipua si è a lungo dimostrata problematica per gli storici dell'arte, poiché non sembra tanto documentare l'antica Roma quanto presentare la città come un paesaggio, una distesa di strutture disastrate. Scrivendo nel 1907, l'archeologo Hülsen si lamentava che le vedute di Cock "non ci insegnano quasi nulla" dell'antichità, e "descrivono solo quanto grave sia diventato lo sttao id conservazione dei monumenti". Eppure il fascino cinquecentesco delle stampe di Cock risiedeva proprio in questa rappresentazione della decadenza. Per il suo pubblico Cock frammentava le vedute del Colosseo, confondeva le distanze tra edifici come il Settizonio e le Terme di Diocleziano e corredava le rovine con piccoli animali e figure umane. In definitiva, le incisioni non erano importanti come documenti antiquari, ma come stampe di modelli, che vennero riutilizzati ed estrapolati da intarsisti tedeschi, fabbri olandesi e pittori italiani. Era il mezzo di stampa che permetteva a tali copie di ricostruire una Roma che non c'era più, non tanto mostrandola quanto rimettendola in scena attraverso una sorta di virtualità antiquaria. (cfr. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). La serie del Du Cerceau è una fedele riduzione delle incisioni di Cock. Si dovrebbe comporre di 24 tavole, ma la sua estrema rarità - non ci risultano esemplari completi della raccolta, ma solo pochissime piccole collezioni delle tavole (13 tavole, incluso il frontespizio, sono conservati a Roma, BIASA [Rari I 93]) – non permette di stabilirlo con certezza. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, foro di tarlo nella parte inferior, per il resto in perfetto stato di conservazione. Rarissima Bibliografia Per Du Cerceau: Inventaire du fonds français 1932, v. I, p. 53; Les Du Cerceau, leur vie et leur oeuvre, d'après de nouvelles recherches par le baron Henry de Geymüller (1887); Jean Guillaume, Peter Fuhring Jacques Androuet du Cerceau: un des plus grands architectes qui se soient jamais trouvés en France, Parigi, 2010. Per Hieronymus Cock: H. Coch, The Reinassance in Print, pp. 90-103; Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408. Etching, circa 1555, lacking editorial indications. Work belonging to the exceedingly rare series Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta vivis prospectibus ad veri imitationem affabre designate, attributed to the hand of Jacques Androuet Du Cerceau. This is a series of engravings based on the work of the same name by Hieronimus Cock, printed in Antwerp in 1551 (frontispiece and 24 plates). “All ruins bespeak both persistence and decay. Yet the specificity of Roman ruins, for the Antwerp publisher Hieronymus Cock (c. 1510—1570), lay less in a charged sublimnity than in a lingering power to model, to furnish templates in his Netherlandish here-and-now. Cock's astonishing series of etchings, the Praecipua Aliquot Romanae Monimenta was published in 1551. One of the earliest products of Cock's revolutionary Aux Quatre Vents firm, the Praecipua has long proven problematic to art historians, since it seems less to document ancient Rome than to present the city as landscape, a sprawl of disabled structures. Writing in 1907, for example, the archaeologist Hülsen complained that Cock's views 'teach us nearly nothing' of antiquity, and 'depict only how grave the monuments' "en-rubblement" (Verschüttung) has become'. Yet the sixteenth-century appeal of Cock's prints lay precisely with this enactment of decay. For his audiences Cock fragmented views of the Colosseum, blurred distances between buildings like the Septizodium and the Baths of Diocletian and dotted the ruins with tiny animals and human figures. Ultimately, the etchings mattered not as antiquarian documents but as pattern prints, templates re-used and excerpted by German intarsists, Dutch metalsmiths, and Italian painters. It was the print medium that enabled such copia to reconstruct a Rome that was no longer there, less by showing it than re-staging via a kind of antiquarian virtuality, its aesthetic of bricolage” (cf. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). The Du Cerceau series is a faithful reduction of Cock's engravings. It should consist of 24 plates, but its extreme rarity - there are no complete set of the collection, but only very few small collections of the plates (13 plates, including the frontispiece, are preserved in Rome, BIASA [Rari I 93]) - does not allow us to establish this with certainty. Beautiful proof, printed on contemporary laid paper, trimmed to the platemark, woodworm hole in lower part, otherwise in perfect condition. Exceedingly rare. Literature Inventaire du fonds français 1932, v. I, p. 53; Les Du Cerceau, leur vie et leur oeuvre, d'après de nouvelles recherches par le baron Henry de Geymüller (1887); Jean Guillaume, Peter Fuhring Jacques Androuet du Cerceau: un des plus grands architectes qui se soient jamais trouvés en France, Parigi, 2010; H. Coch, The Reinassance in Print, pp. 90-103; Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408.‎

‎du CERCEAU Jacques Androuet (Parigi circa 1520 – Ginevra 1586 circa)‎

‎Septizonii Severi Imp Cum Contaguis Ruinis Prospectus Unus.‎

‎Acquaforte, 1555 circa, priva di indicazioni editoriali. Opera appartenente alla rarissima serie Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta vivis prospectibus ad veri imitationem affabre designate, attribuita alla mano di Jacques Androuet Du Cerceau. Si tratta di una serie di incisioni basate sull’omonima opera di Hieronimus Cock, stampata ad Anversa nel 1551 (frontespizio e 24 tavole). Tutte le rovine sono sinonimo di persistenza e decadenza. Eppure la specificità delle rovine romane, per l'editore di Anversa Hieronymus Cock (c. 1510-1570), risiede meno in una sublimità carica che in un persistente potere di modellare, di fornire modelli nel suo qui-e-ora olandese. La sorprendente serie di incisioni di Cock, i Praecipua Aliquot Romanae Monimenta fu pubblicata nel 1551. Uno dei primi prodotti della rivoluzionaria ditta Aux Quatre Vents di Cock, la Praecipua si è a lungo dimostrata problematica per gli storici dell'arte, poiché non sembra tanto documentare l'antica Roma quanto presentare la città come un paesaggio, una distesa di strutture disastrate. Scrivendo nel 1907, l'archeologo Hülsen si lamentava che le vedute di Cock "non ci insegnano quasi nulla" dell'antichità, e "descrivono solo quanto grave sia diventato lo sttao id conservazione dei monumenti". Eppure il fascino cinquecentesco delle stampe di Cock risiedeva proprio in questa rappresentazione della decadenza. Per il suo pubblico Cock frammentava le vedute del Colosseo, confondeva le distanze tra edifici come il Settizonio e le Terme di Diocleziano e corredava le rovine con piccoli animali e figure umane. In definitiva, le incisioni non erano importanti come documenti antiquari, ma come stampe di modelli, che vennero riutilizzati ed estrapolati da intarsisti tedeschi, fabbri olandesi e pittori italiani. Era il mezzo di stampa che permetteva a tali copie di ricostruire una Roma che non c'era più, non tanto mostrandola quanto rimettendola in scena attraverso una sorta di virtualità antiquaria. (cfr. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). La serie del Du Cerceau è una fedele riduzione delle incisioni di Cock. Si dovrebbe comporre di 24 tavole, ma la sua estrema rarità - non ci risultano esemplari completi della raccolta, ma solo pochissime piccole collezioni delle tavole (13 tavole, incluso il frontespizio, sono conservati a Roma, BIASA [Rari I 93]) – non permette di stabilirlo con certezza. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, foro di tarlo nella parte inferior, per il resto in perfetto stato di conservazione. Rarissima Bibliografia Per Du Cerceau: Inventaire du fonds français 1932, v. I, p. 53; Les Du Cerceau, leur vie et leur oeuvre, d'après de nouvelles recherches par le baron Henry de Geymüller (1887); Jean Guillaume, Peter Fuhring Jacques Androuet du Cerceau: un des plus grands architectes qui se soient jamais trouvés en France, Parigi, 2010. Per Hieronymus Cock: H. Coch, The Reinassance in Print, pp. 90-103; Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408. Etching, circa 1555, lacking editorial indications. Work belonging to the exceedingly rare series Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta vivis prospectibus ad veri imitationem affabre designate, attributed to the hand of Jacques Androuet Du Cerceau. This is a series of engravings based on the work of the same name by Hieronimus Cock, printed in Antwerp in 1551 (frontispiece and 24 plates). “All ruins bespeak both persistence and decay. Yet the specificity of Roman ruins, for the Antwerp publisher Hieronymus Cock (c. 1510—1570), lay less in a charged sublimnity than in a lingering power to model, to furnish templates in his Netherlandish here-and-now. Cock's astonishing series of etchings, the Praecipua Aliquot Romanae Monimenta was published in 1551. One of the earliest products of Cock's revolutionary Aux Quatre Vents firm, the Praecipua has long proven problematic to art historians, since it seems less to document ancient Rome than to present the city as landscape, a sprawl of disabled structures. Writing in 1907, for example, the archaeologist Hülsen complained that Cock's views 'teach us nearly nothing' of antiquity, and 'depict only how grave the monuments' "en-rubblement" (Verschüttung) has become'. Yet the sixteenth-century appeal of Cock's prints lay precisely with this enactment of decay. For his audiences Cock fragmented views of the Colosseum, blurred distances between buildings like the Septizodium and the Baths of Diocletian and dotted the ruins with tiny animals and human figures. Ultimately, the etchings mattered not as antiquarian documents but as pattern prints, templates re-used and excerpted by German intarsists, Dutch metalsmiths, and Italian painters. It was the print medium that enabled such copia to reconstruct a Rome that was no longer there, less by showing it than re-staging via a kind of antiquarian virtuality, its aesthetic of bricolage” (cf. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). The Du Cerceau series is a faithful reduction of Cock's engravings. It should consist of 24 plates, but its extreme rarity - there are no complete set of the collection, but only very few small collections of the plates (13 plates, including the frontispiece, are preserved in Rome, BIASA [Rari I 93]) - does not allow us to establish this with certainty. Beautiful proof, printed on contemporary laid paper, trimmed to the platemark, woodworm hole in lower part, otherwise in perfect condition. Exceedingly rare. Literature Inventaire du fonds français 1932, v. I, p. 53; Les Du Cerceau, leur vie et leur oeuvre, d'après de nouvelles recherches par le baron Henry de Geymüller (1887); Jean Guillaume, Peter Fuhring Jacques Androuet du Cerceau: un des plus grands architectes qui se soient jamais trouvés en France, Parigi, 2010; H. Coch, The Reinassance in Print, pp. 90-103; Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408.‎

‎Pallot Philippe (attivo a Roma nell'ultimo quarto del XVII secolo)‎

‎Piazza Navona‎

‎Rarissima veduta disegnata dal vivo ed incisa all’acquaforte da Philippe Pallot. La veduta apparterrebbe ad una serie di 12 tavole (alcune delle quali con data 1686 e firma P. Pallot del. inc.) incise da Philippe Pallot. La raccolta viene citata solo da Charles Le Blanc nel suo celebre Manuel de l'amateur d'estampes (1854/88), mentre non siamo riusciti a trovarne traccia in altra bibliografia. Abbiamo trovato esemplari conservati alla Bertarelli e alla Panizzi (una sola incisione in entrambe le raccolte) mentre 6 incisioni della serie risultano dalla vendita all’asta della collezione Petzold (1842) che le definisce già rare: “Suite de 6 est[ampes] rares, in– 8. Gravées à l’eau-forte et marques Fil. Pallot del. inc. 1686” (cfr. Benjamin Petzold, Catalogue de vente d'une belle collection d'estampes colligée par Benj. Petzold, p. 63, n. 916). Pochissime le notizie bibliografiche sull’autore, di cui queste sono probabilmente le uniche opere. Benezit lo descrive come “dessinateur et graveur au burin en 1680. Grava des vues de Rome”. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini intonsi, in perfetto stato di conservazione. Bibliografia cfr. Le Blanc, t. III, pag. 136; cfr. Benezit, p. 493; La raccolta di stampe Angelo Davoli: catalogo generale (2008), p. 66; P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservata nella Raccolta delle stampe e dei disegni (1931), p. 141. Very rare view drawn and etched by Philippe Pallot. The view would belong to a series of 12 plates (some of which are dated 1686 and signed P. Pallot del. inc.) engraved by Philippe Pallot. The collection is mentioned only by Charles Le Blanc in his famous Manuel de l'amateur d'estampes (1854/88), while we could not find any trace of it in other bibliographies. We found single works conserved at the Raccolta Bertarelli and at the Biblioteca Panizzi (only one engraving in both collections) while 6 engravings of the series result from the auction sale of the Petzold collection (1842) that defines them already rare: "Suite de 6 est[ampes] rares, in- 8. Gravées à l'eau-forte et marques Fil. Pallot del. inc. 1686" (see Benjamin Petzold, Catalogue de vente d'une belle collection d'estampes colligée par Benj. Petzold, p. 63, n. 916). There is very little bibliographical information on the author, of whom these are probably the only works. Benezit describes him as "dessinateur et graveur au burin en 1680. Grava des vues de Rome". Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, with intact margins, in perfect condition. Bibliografia cfr. Le Blanc, t. III, pag. 136; cfr. Benezit, p. 493; La raccolta di stampe Angelo Davoli: catalogo generale (2008), p. 66; P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservata nella Raccolta delle stampe e dei disegni (1931), p. 141.‎

‎Pallot Philippe (attivo a Roma nell'ultimo quarto del XVII secolo)‎

‎Foro Romano‎

‎Rarissima veduta disegnata dal vivo ed incisa all’acquaforte da Philippe Pallot. La veduta apparterrebbe ad una serie di 12 tavole (alcune delle quali con data 1686 e firma P. Pallot del. inc.) incise da Philippe Pallot. La raccolta viene citata solo da Charles Le Blanc nel suo celebre Manuel de l'amateur d'estampes (1854/88), mentre non siamo riusciti a trovarne traccia in altra bibliografia. Abbiamo trovato esemplari conservati alla Bertarelli e alla Panizzi (una sola incisione in entrambe le raccolte) mentre 6 incisioni della serie risultano dalla vendita all’asta della collezione Petzold (1842) che le definisce già rare: “Suite de 6 est[ampes] rares, in– 8. Gravées à l’eau-forte et marques Fil. Pallot del. inc. 1686” (cfr. Benjamin Petzold, Catalogue de vente d'une belle collection d'estampes colligée par Benj. Petzold, p. 63, n. 916). Pochissime le notizie bibliografiche sull’autore, di cui queste sono probabilmente le uniche opere. Benezit lo descrive come “dessinateur et graveur au burin en 1680. Grava des vues de Rome”. La firma dell'incisore è su un masso in basso al centro. La stampa raffigura al centro il tempio di Castore e Polluce e sullo sfondo monumenti. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini intonsi, in perfetto stato di conservazione. Bibliografia cfr. Le Blanc, t. III, pag. 136; cfr. Benezit, p. 493; La raccolta di stampe Angelo Davoli: catalogo generale (2008), p. 66; P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservata nella Raccolta delle stampe e dei disegni (1931), p. 141. Very rare view drawn and etched by Philippe Pallot. The view would belong to a series of 12 plates (some of which are dated 1686 and signed P. Pallot del. inc.) engraved by Philippe Pallot. The collection is mentioned only by Charles Le Blanc in his famous Manuel de l'amateur d'estampes (1854/88), while we could not find any trace of it in other bibliographies. We found single works conserved at the Raccolta Bertarelli and at the Biblioteca Panizzi (only one engraving in both collections) while 6 engravings of the series result from the auction sale of the Petzold collection (1842) that defines them already rare: "Suite de 6 est[ampes] rares, in- 8. Gravées à l'eau-forte et marques Fil. Pallot del. inc. 1686" (see Benjamin Petzold, Catalogue de vente d'une belle collection d'estampes colligée par Benj. Petzold, p. 63, n. 916). There is very little bibliographical information on the author, of whom these are probably the only works. Benezit describes him as "dessinateur et graveur au burin en 1680. Grava des vues de Rome". The engraver's signature is on a boulder in the lower center. The print depicts the temple of Castor and Pollux in the center and monuments in the background. Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, with intact margins, in perfect condition. Bibliografia cf. Le Blanc, t. III, pag. 136; cf. Benezit, p. 493; La raccolta di stampe Angelo Davoli: catalogo generale (2008), p. 66; P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservata nella Raccolta delle stampe e dei disegni (1931), p. 141.‎

‎Pallot Philippe (attivo a Roma nell'ultimo quarto del XVII secolo)‎

‎La Trinità de Monti‎

‎Rarissima veduta disegnata dal vivo ed incisa all’acquaforte da Philippe Pallot. La veduta apparterrebbe ad una serie di 12 tavole (alcune delle quali con data 1686 e firma P. Pallot del. inc.) incise da Philippe Pallot. La raccolta viene citata solo da Charles Le Blanc nel suo celebre Manuel de l'amateur d'estampes (1854/88), mentre non siamo riusciti a trovarne traccia in altra bibliografia. Abbiamo trovato esemplari conservati alla Bertarelli e alla Panizzi (una sola incisione in entrambe le raccolte) mentre 6 incisioni della serie risultano dalla vendita all’asta della collezione Petzold (1842) che le definisce già rare: “Suite de 6 est[ampes] rares, in– 8. Gravées à l’eau-forte et marques Fil. Pallot del. inc. 1686” (cfr. Benjamin Petzold, Catalogue de vente d'une belle collection d'estampes colligée par Benj. Petzold, p. 63, n. 916). Pochissime le notizie bibliografiche sull’autore, di cui queste sono probabilmente le uniche opere. Benezit lo descrive come “dessinateur et graveur au burin en 1680. Grava des vues de Rome”. La firma dell'incisore è su un masso in basso al centro.  Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini intonsi, in perfetto stato di conservazione. Bibliografia cfr. Le Blanc, t. III, pag. 136; cfr. Benezit, p. 493; La raccolta di stampe Angelo Davoli: catalogo generale (2008), p. 66; P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservata nella Raccolta delle stampe e dei disegni (1931), p. 141. Very rare view drawn and etched by Philippe Pallot. The view would belong to a series of 12 plates (some of which are dated 1686 and signed P. Pallot del. inc.) engraved by Philippe Pallot. The collection is mentioned only by Charles Le Blanc in his famous Manuel de l'amateur d'estampes (1854/88), while we could not find any trace of it in other bibliographies. We found single works conserved at the Raccolta Bertarelli and at the Biblioteca Panizzi (only one engraving in both collections) while 6 engravings of the series result from the auction sale of the Petzold collection (1842) that defines them already rare: "Suite de 6 est[ampes] rares, in- 8. Gravées à l'eau-forte et marques Fil. Pallot del. inc. 1686" (see Benjamin Petzold, Catalogue de vente d'une belle collection d'estampes colligée par Benj. Petzold, p. 63, n. 916). There is very little bibliographical information on the author, of whom these are probably the only works. Benezit describes him as "dessinateur et graveur au burin en 1680. Grava des vues de Rome". The engraver's signature is on a boulder in the lower center.  Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, with intact margins, in perfect condition. Bibliografia cf. Le Blanc, t. III, pag. 136; cf. Benezit, p. 493; La raccolta di stampe Angelo Davoli: catalogo generale (2008), p. 66; P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservata nella Raccolta delle stampe e dei disegni (1931), p. 141.‎

‎Pallot Philippe (attivo a Roma nell'ultimo quarto del XVII secolo)‎

‎Il Coloseo‎

‎Rarissima veduta disegnata dal vivo ed incisa all’acquaforte da Philippe Pallot. La veduta apparterrebbe ad una serie di 12 tavole (alcune delle quali con data 1686 e firma P. Pallot del. inc.) incise da Philippe Pallot. La raccolta viene citata solo da Charles Le Blanc nel suo celebre Manuel de l'amateur d'estampes (1854/88), mentre non siamo riusciti a trovarne traccia in altra bibliografia. Abbiamo trovato esemplari conservati alla Bertarelli e alla Panizzi (una sola incisione in entrambe le raccolte) mentre 6 incisioni della serie risultano dalla vendita all’asta della collezione Petzold (1842) che le definisce già rare: “Suite de 6 est[ampes] rares, in– 8. Gravées à l’eau-forte et marques Fil. Pallot del. inc. 1686” (cfr. Benjamin Petzold, Catalogue de vente d'une belle collection d'estampes colligée par Benj. Petzold, p. 63, n. 916). Pochissime le notizie bibliografiche sull’autore, di cui queste sono probabilmente le uniche opere. Benezit lo descrive come “dessinateur et graveur au burin en 1680. Grava des vues de Rome”. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini intonsi, in perfetto stato di conservazione. Bibliografia cfr. Le Blanc, t. III, pag. 136; cfr. Benezit, p. 493; La raccolta di stampe Angelo Davoli: catalogo generale (2008), p. 66; P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservata nella Raccolta delle stampe e dei disegni (1931), p. 141. Very rare view drawn and etched by Philippe Pallot. The view would belong to a series of 12 plates (some of which are dated 1686 and signed P. Pallot del. inc.) engraved by Philippe Pallot. The collection is mentioned only by Charles Le Blanc in his famous Manuel de l'amateur d'estampes (1854/88), while we could not find any trace of it in other bibliographies. We found single works conserved at the Raccolta Bertarelli and at the Biblioteca Panizzi (only one engraving in both collections) while 6 engravings of the series result from the auction sale of the Petzold collection (1842) that defines them already rare: "Suite de 6 est[ampes] rares, in- 8. Gravées à l'eau-forte et marques Fil. Pallot del. inc. 1686" (see Benjamin Petzold, Catalogue de vente d'une belle collection d'estampes colligée par Benj. Petzold, p. 63, n. 916). There is very little bibliographical information on the author, of whom these are probably the only works. Benezit describes him as "dessinateur et graveur au burin en 1680. Grava des vues de Rome". Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, with intact margins, in perfect condition. Bibliografia cf. Le Blanc, t. III, pag. 136; cf. Benezit, p. 493; La raccolta di stampe Angelo Davoli: catalogo generale (2008), p. 66; P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservata nella Raccolta delle stampe e dei disegni (1931), p. 141.‎

‎Pallot Philippe (attivo a Roma nell'ultimo quarto del XVII secolo)‎

‎Porta S. Paolo‎

‎Rarissima veduta disegnata dal vivo ed incisa all’acquaforte da Philippe Pallot. La veduta apparterrebbe ad una serie di 12 tavole (alcune delle quali con data 1686 e firma P. Pallot del. inc.) incise da Philippe Pallot. La raccolta viene citata solo da Charles Le Blanc nel suo celebre Manuel de l'amateur d'estampes (1854/88), mentre non siamo riusciti a trovarne traccia in altra bibliografia. Abbiamo trovato esemplari conservati alla Bertarelli e alla Panizzi (una sola incisione in entrambe le raccolte) mentre 6 incisioni della serie risultano dalla vendita all’asta della collezione Petzold (1842) che le definisce già rare: “Suite de 6 est[ampes] rares, in– 8. Gravées à l’eau-forte et marques Fil. Pallot del. inc. 1686” (cfr. Benjamin Petzold, Catalogue de vente d'une belle collection d'estampes colligée par Benj. Petzold, p. 63, n. 916). Pochissime le notizie bibliografiche sull’autore, di cui queste sono probabilmente le uniche opere. Benezit lo descrive come “dessinateur et graveur au burin en 1680. Grava des vues de Rome”. La firma dell'incisore è su un masso in basso al centro. La stampa raffigura al centro il tempio di Castore e Polluce e sullo sfondo monumenti. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini intonsi, in perfetto stato di conservazione. Bibliografia cfr. Le Blanc, t. III, pag. 136; cfr. Benezit, p. 493; La raccolta di stampe Angelo Davoli: catalogo generale (2008), p. 66; P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservata nella Raccolta delle stampe e dei disegni (1931), p. 141. Very rare view drawn and etched by Philippe Pallot. The view would belong to a series of 12 plates (some of which are dated 1686 and signed P. Pallot del. inc.) engraved by Philippe Pallot. The collection is mentioned only by Charles Le Blanc in his famous Manuel de l'amateur d'estampes (1854/88), while we could not find any trace of it in other bibliographies. We found single works conserved at the Raccolta Bertarelli and at the Biblioteca Panizzi (only one engraving in both collections) while 6 engravings of the series result from the auction sale of the Petzold collection (1842) that defines them already rare: "Suite de 6 est[ampes] rares, in- 8. Gravées à l'eau-forte et marques Fil. Pallot del. inc. 1686" (see Benjamin Petzold, Catalogue de vente d'une belle collection d'estampes colligée par Benj. Petzold, p. 63, n. 916). There is very little bibliographical information on the author, of whom these are probably the only works. Benezit describes him as "dessinateur et graveur au burin en 1680. Grava des vues de Rome". The engraver's signature is on a boulder in the lower center. The print depicts the temple of Castor and Pollux in the center and monuments in the background. Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, with intact margins, in perfect condition. Bibliografia cf. Le Blanc, t. III, pag. 136; cf. Benezit, p. 493; La raccolta di stampe Angelo Davoli: catalogo generale (2008), p. 66; P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservata nella Raccolta delle stampe e dei disegni (1931), p. 141.‎

‎Pallot Philippe (attivo a Roma nell'ultimo quarto del XVII secolo)‎

‎S. Maria in Trastevere‎

‎Rarissima veduta disegnata dal vivo ed incisa all’acquaforte da Philippe Pallot. La veduta apparterrebbe ad una serie di 12 tavole (alcune delle quali con data 1686 e firma P. Pallot del. inc.) incise da Philippe Pallot. La raccolta viene citata solo da Charles Le Blanc nel suo celebre Manuel de l'amateur d'estampes (1854/88), mentre non siamo riusciti a trovarne traccia in altra bibliografia. Abbiamo trovato esemplari conservati alla Bertarelli e alla Panizzi (una sola incisione in entrambe le raccolte) mentre 6 incisioni della serie risultano dalla vendita all’asta della collezione Petzold (1842) che le definisce già rare: “Suite de 6 est[ampes] rares, in– 8. Gravées à l’eau-forte et marques Fil. Pallot del. inc. 1686” (cfr. Benjamin Petzold, Catalogue de vente d'une belle collection d'estampes colligée par Benj. Petzold, p. 63, n. 916). Pochissime le notizie bibliografiche sull’autore, di cui queste sono probabilmente le uniche opere. Benezit lo descrive come “dessinateur et graveur au burin en 1680. Grava des vues de Rome”. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini intonsi, in perfetto stato di conservazione. Bibliografia cfr. Le Blanc, t. III, pag. 136; cfr. Benezit, p. 493; La raccolta di stampe Angelo Davoli: catalogo generale (2008), p. 66; P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservata nella Raccolta delle stampe e dei disegni (1931), p. 141. Very rare view drawn and etched by Philippe Pallot. The view would belong to a series of 12 plates (some of which are dated 1686 and signed P. Pallot del. inc.) engraved by Philippe Pallot. The collection is mentioned only by Charles Le Blanc in his famous Manuel de l'amateur d'estampes (1854/88), while we could not find any trace of it in other bibliographies. We found single works conserved at the Raccolta Bertarelli and at the Biblioteca Panizzi (only one engraving in both collections) while 6 engravings of the series result from the auction sale of the Petzold collection (1842) that defines them already rare: "Suite de 6 est[ampes] rares, in- 8. Gravées à l'eau-forte et marques Fil. Pallot del. inc. 1686" (see Benjamin Petzold, Catalogue de vente d'une belle collection d'estampes colligée par Benj. Petzold, p. 63, n. 916). There is very little bibliographical information on the author, of whom these are probably the only works. Benezit describes him as "dessinateur et graveur au burin en 1680. Grava des vues de Rome". Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, with intact margins, in perfect condition. Bibliografia cf. Le Blanc, t. III, pag. 136; cf. Benezit, p. 493; La raccolta di stampe Angelo Davoli: catalogo generale (2008), p. 66; P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservata nella Raccolta delle stampe e dei disegni (1931), p. 141.‎

‎Pallot Philippe (attivo a Roma nell'ultimo quarto del XVII secolo)‎

‎Piazza di Monte Giordano‎

‎Rarissima veduta disegnata dal vivo ed incisa all’acquaforte da Philippe Pallot. La veduta apparterrebbe ad una serie di 12 tavole (alcune delle quali con data 1686 e firma P. Pallot del. inc.) incise da Philippe Pallot. La raccolta viene citata solo da Charles Le Blanc nel suo celebre Manuel de l'amateur d'estampes (1854/88), mentre non siamo riusciti a trovarne traccia in altra bibliografia. Abbiamo trovato esemplari conservati alla Bertarelli e alla Panizzi (una sola incisione in entrambe le raccolte) mentre 6 incisioni della serie risultano dalla vendita all’asta della collezione Petzold (1842) che le definisce già rare: “Suite de 6 est[ampes] rares, in– 8. Gravées à l’eau-forte et marques Fil. Pallot del. inc. 1686” (cfr. Benjamin Petzold, Catalogue de vente d'une belle collection d'estampes colligée par Benj. Petzold, p. 63, n. 916). Pochissime le notizie bibliografiche sull’autore, di cui queste sono probabilmente le uniche opere. Benezit lo descrive come “dessinateur et graveur au burin en 1680. Grava des vues de Rome”. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini intonsi, in perfetto stato di conservazione. Bibliografia cfr. Le Blanc, t. III, pag. 136; cfr. Benezit, p. 493; La raccolta di stampe Angelo Davoli: catalogo generale (2008), p. 66; P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservata nella Raccolta delle stampe e dei disegni (1931), p. 141. Very rare view drawn and etched by Philippe Pallot. The view would belong to a series of 12 plates (some of which are dated 1686 and signed P. Pallot del. inc.) engraved by Philippe Pallot. The collection is mentioned only by Charles Le Blanc in his famous Manuel de l'amateur d'estampes (1854/88), while we could not find any trace of it in other bibliographies. We found single works conserved at the Raccolta Bertarelli and at the Biblioteca Panizzi (only one engraving in both collections) while 6 engravings of the series result from the auction sale of the Petzold collection (1842) that defines them already rare: "Suite de 6 est[ampes] rares, in- 8. Gravées à l'eau-forte et marques Fil. Pallot del. inc. 1686" (see Benjamin Petzold, Catalogue de vente d'une belle collection d'estampes colligée par Benj. Petzold, p. 63, n. 916). There is very little bibliographical information on the author, of whom these are probably the only works. Benezit describes him as "dessinateur et graveur au burin en 1680. Grava des vues de Rome". Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, with intact margins, in perfect condition. Bibliografia cf. Le Blanc, t. III, pag. 136; cf. Benezit, p. 493; La raccolta di stampe Angelo Davoli: catalogo generale (2008), p. 66; P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservata nella Raccolta delle stampe e dei disegni (1931), p. 141.‎

‎DE ROSSI Giovanni Giacomo (Roma 1627 - 1691)‎

‎Disegno della Prospettiva de Portici...‎

‎Disegno della Prospettiva de Portici che nuovamente si fanno d’ordine della S.ta  Di N. S Papa Alessandro VII nella Piazza di S.Pietro di Roma in Vaticano. Bulino, 1665 circa, in basso a sinistra: ‘Si stampano in Roma da Gio . lacomo Rossi alla Pace con Licenza de ' Sup . L'opera figura tra le incisioni prima attribuite a Giovan Battista Falda, poi scartate da Bellini. La pianta mostra il progetto originario di Bernini per la sistemazione di piazza S. Pietro, con il famoso “terzo braccio” che non venne mai realizzato. Nel 1666, dopo il completamento dei colonnati nord e sud, questa struttura doveva ancora essere costruita.  Nel febbraio del 1667 venne discussa la demolizione del gruppo di edifici che allora riempiva l'apertura tra il colonnato. In quell'occasione Bernini presentò la sua proposta di aggiungere una torre dell'orologio al terzo braccio, trasformandolo in un propileo formale (Kitao 1974, pp. 49-56). Rarissima. Bibliografia McDonald, The Print Collection of Cassiano dal Pozzo, series C, part II – 1, n. 2061, p. 237. Disegno della Prospettiva de Portici che nuovamente si fanno d’ordine della S.ta  Di N. S Papa Alessandro VII nella Piazza di S.Pietro di Roma in Vaticano Engraving, 1665 circa, lettered along bottom: Disegno della Prospettiva de Portici che nuovamente si fanno d’ordine della S.ta  Di N. S Papa Alessandro VII nella Piazza di S.Pietro di Roma in Vaticano / Si stampano in Roma da Gio . lacomo Rossi alla Pace con Licenza de ' Sup . The print shows Bernini’s original plan for the square including the terzo braccio. In 1666, after the north and south colonnades had been completed, this structure was still to be built.  In February 1667, the demolition of the group of buildings which then filled the opening between the colonnade, the Palazzo del Priorato di Malta, came up for discussion. At that time Bernini presented his proposal for adding a clocktower to the terzo braccio, making it into a formal propylaeum, but this was not carried out. The work was ascribed to Giovan Battista Falda but Bellini reject this attribution. A very rare item. Literature McDonald, The Print Collection of Cassiano dal Pozzo, series C, part II – 1, n. 2061, p. 237.‎

‎DE ROSSI Giovanni Giacomo (Roma 1627 - 1691)‎

‎Romani Pontificis Publicae et Solennes Actiones‎

‎Acquaforte, in basso, sotto la vignetta centrale, la dedica al cardinale Virginio Orsini: EMIN.MO ET R.MO DNO D VIRGINIO S R E CAR URSINO REGNORUM POLONIAE ET SVETIAE PROTECTORI Ioannes Iacobus de Rubeis DDD; in basso al centro: Romae Cum Privilegio Summi Pontificis Superiorum permissu 1670. L'incisione raffigura al centro papa Clemente X (Emilio Altieri), sulla sedia gestatoria e portato in processione, intorno, sono disposte 10 vignette, di dimensioni più piccole, che illustrano scene di cerimonie pontificie: L'apertura della Porta Santa, il concistoro con l'udienza degli oratori dei sovrani; la messa solenne della Canonizzazione; la presentazione della chinea; la cavalcata per il possesso; l'adorazione dei cardinali; la riunione con il pontefice nella Cappella Sistina; la benedizione della loggia di San Pietro; la processione del "Corpus Domini" e la solenne incoronazione. Le scene si riferiscono a cerimonie che venivano celebrate nel corso dell'anno giubilare. La lastra, infatti, fu realizzata e pubblicata per la prima volta in occasione del Giubileo straordinario indetto da papa Alessandro VII nel 1655. Con le dovute modifiche, il rame fu poi riutilizzato per tre diversi pontefici: Clemente IX (1667); Clemente X (1670) e infine Alessandro VIII, nel 1689. La dedica al cardinale Orsini (1615-1676) rimane invariata in tutti gli stati della lastra. Bell'esemplare, impresso su carta vergata coeva, con margini, in buono stato di conservazione. Bibliografia S. Tozzi, Incisioni barocche di Feste e avvenimenti, pp. 179-180. Etching, 1689, lettered with title, captions to each image, and production detail. Central image of Pope Clemens X (Emilio Altieri) chaired and carried in procession at shoulder-height, surrounded by ten smaller images of him performing ceremonial and official rituals during the Jubilee. The anonimous engraving was published for the first time by Gian Giacomo de Rossi on the occasion of the extraordinary jubilee proclaimed by Pope Alexander VII in 1655, and later used, with appropriate variations, for pope Clemente IX 1667; Clemente X - 1670 and in 1689 for Alessandro VIII. Printed on contemporary laid paper, with margins, in good condition. Bibliografia S. Tozzi, Incisioni barocche di Feste e avvenimenti, pp. 179-180.‎

‎DE ROSSI Giovanni Giacomo (Roma 1627 - 1691)‎

‎Disegno et Prospettiva della Piazza del Popolo di Roma con le due Chiese della Madonna di Monte Santo, et della Madonna de m‎

‎Disegno et Prospettiva della Piazza del Popolo di Roma con le due chiese della Madonna di Monte Santo, et della Madonna de miracoli che di nuovo si fanno d’ordine della Santità di N. S. Alessandro VII. Bulino, 1676 circa, in basso a destra, nell’immagine: Eques C. Rainaldus Inv./ Si Stampano in Roma da Gio. Iacomo Rossi alla Pace con Licenza di Sup Veduta della Piazza del Popolo in prospettiva a sud verso le chiese gemelle di Santa Maria in Montesanto (sinistra, costruita nel 1662-75) e Santa Maria dei Miracoli (destra, costruita nel 1675-79), al centro si erge l'obelisco egizio di Ramesse II di Eliopoli. Veduta finamente incisa all'acquaforte da un disegno di Carlo Rainaldi, che raffigura la piazza dopo le modifiche volute da papa Alessandro VII. La lastra, stampata dalla tipografia di Giovanni Giacomo de Rossi potrebbe essere attibuita alla mano di Giovan Battista Falda o di Dominique Barriere. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con ampi margini, in perfetto stato di conservazione. Opera sconosciuta ai repertori consultati. Forse da identificarsi con la “Entrata della Porta del Popolo di Roma colla veduta delle due nuove Chiese fatte fabbricare dal Cardinal Castaldi con Architettura del Cavalier Rainaldi, intagliata a bulino da Clovet in foglio reale per traverso” che troviamo nell'Indice De Rossi [p. 30 c. 9 (cfr. Grelle Iusco p. 200)]. Engraving, 1676 circa, lettered lower left of image 'Eques C. Rainaldus Inv / Si stampano in Roma da Gio. Iacomo de Rossi alla Pace con Licenza di Sup'. Along bottom 'Disegno et prospettiva della Piazza del Popolo di Roma con le due Chiese della Madonna di Monte Santo, et della Madonna de miracoli che di nuovo si fanno d’ordine della Santità di N. S. Alessandro VII. View of the Piazza del Popolo looking south toward the twin churches of Santa Maria in Montesanto (left, built 1662-75) and Santa Maria dei Miracoli (right, built 1675-79), in the centre stands the Egyptian obelisk of Ramesses II from Heliopolis. Finely etched view from a drawing by Carlo Rainaldi, depicting the square after the modifications desired by Pope Alexander VII. The plate, printed by the tipography house of Giovanni Giacomo de Rossi, could be attributed to the hand of Giovan Battista Falda or Dominique Barriere.  Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, with wide margins, in perfect condition. Work unknown to the repertories consulted.‎

‎ROUHIER Louis (attivo a Roma intorno al 1650)‎

‎Obelisco Panfilio, eretto dalla Santita di N.S. Innocentio X in Piazza Navona Sopra la Nobilissima, et Maravigliosa Fontana‎

‎Obelisco Panfilio, eretto dalla santita di n.s. Innocentio. X. in piazza Navona sopra la nobilissima, et maravigliosa fontana inventione et opera del, cavalier. Gio: Lorenzzo Bernino. scoperta li. 12. givngnio. 1651. Parte orientale. In basso a sinistra Louis Rouhier sculpsit. Veduta della Fontana dei Fumi a Piazza Navona. L'opera appartiene ad una coppia di incisioni firmate dall’incisore francese Louis Rouhier, originario di Dijon ma principalmente attivo a Roma, per l’editore Giovan Giacomo de Rossi. Le opere sono stampe d’occasione realizzate appositamente per documentare l’inaugurazione della Fontana dei Fiumi del Bernini in Piazza Navona, del 12 giugno 1651. Raffigurano la piazza e la fontana con una veduta da est ed una da ovest, per mostrare la scultura in tutta la sua straordinaria bellezza. “[…] edita dal De Rossi proprio nel 1651, ci mostra infatti la fontana dei Quattro Fiumi con l'obelisco appena collocato. La data che leggiamo, 12 giugno 1651, è quella del giorno dell’inaugurazione della famosissima scultura che, come è noto, il Bernini realizzò dopo essere caduto in disgrazia presso i Pamphilj; la sua grande fama infatti aveva subito una battuta d'arresto, a seguito dell'insuccesso riportato dal suo campanile in San Pietro e per aver lavorato con la famiglia Barberini, da sempre in antagonismo con quella dei Pamphilj. Fu la cognata donna Olimpia, a sottoporre ad Innocenzo X la visione del modello in argento della fontana del Bernini, che lasció molto favorevolmente impressionato il pontefice, e così l'importante committenza fu affidata allo scultore, il quale elaborò la straordinaria allegoria che voleva esprimere il trionfo della Chiesa cattolica sui quattro continenti simbolizzati dalle personificazioni dei fiumi: Nilo, Gange, Rio della Plata, Danubio. Inevitabile è l'accostamento tra questa incisione e il dipinto conservato presso il Museo di Roma (inv. MR 35459) che però sembra riferirsi ad una visita "informale" effettuata dal pontefice qualche giorno prima dell'inaugurazione e precisamente, l'8 giugno 1651. L'acquaforte offre una piacevolissima scena di vita romana fornendo una puntuale riproduzione dei costumi dei personaggi raffigurati nelle loro carrozze o nell'atto di contemplare la nuova, meravigliosa creazione” (cfr. Simonetta Tozzi, in Incisioni barocche di Feste e avvenimenti, pp. 179-182, IV.9). “In a pair of prints etched by Louis Rouhier and published by Giovanni Giacomo de Rossi, the space is forged as public through the specificities of time and space. Access to the fountain is now extended over two images, and this is just one of the ways in which the prints seek to bring a new approach to visuality within public space. In each, the fountain defines the field of vision, taking in the most concentrated views of its own world geography as well as all the parts of the surrounding buildings that such viewpoints might reveal. These are rendered in exacting topographical vocabulary and become part of the ways the eye is not allowed to settle on an overall shape but is kept constantly on the move. This movement might start from the fountain to take in all of its details and its attentive and enthusiastic promenaders and then progress upward toward the height of the obelisk, finally reaching the surmounting Pamphili dove holding an olive branch. In other words, the earlier coherence of the space is replaced with an eye that penetrates the space activated by the visual power of the fountain. Thus instead of being conceptualized by what is lacking, the piazza is conceprualized by what fills it. In fact, the desire is to fill, and constantly refill, the Space. It is filled with gushing water, rhetorical bodily gestures, the flora and fauna of the world at large, the continuous movement of people around the fountain, and even time, be it back to antiquiry pace seem all too empty, this one seems astonishingly full. Visual observation is what fills the space, supplying it ... Obelisco Panfilio, eretto dalla santita di n.s. Innocentio. X. in piazza Navona sopra la nobilissima, et maravigliosa fontana inventione et opera del, cavalier. Gio: Lorenzzo Bernino. scoperta li. 12. givngnio. 1651. Parte orientale. Signed at lower left Louis Rouhier sculpsit. View of the Fountain of the Four Rivers in Piazza Navona. Belong of a pair of views of the west an east side of the Fountain of Four Rivers, signed by the French engraver Louis Rouhier, originally from Dijon but mainly active in Rome, for the publisher Giovan Giacomo de Rossi. The works are made specifically to document the inauguration of Bernini's Fountain of Rivers in Piazza Navona on June 12, 1651. They depict the square and the fountain with a view from the east and one from the west, to show the sculpture in all its extraordinary beauty. The fountais is made by the Domitian's obelisk, transferred by order of Giambattista Pamphilj or Innocent X, from the Circus of Maxentius to Piazza Navona and integrated by Gianlorenzo Bernini in the design of the Fountain of Four Rivers. “[…] edita dal De Rossi proprio nel 1651, ci mostra infatti la fontana dei Quattro Fiumi con l'obelisco appena collocato. La data che leggiamo, 12 giugno 1651, è quella del giorno dell’inaugurazione della famosissima scultura che, come è noto, il Bernini realizzò dopo essere caduto in disgrazia presso i Pamphilj; la sua grande fama infatti aveva subito una battuta d'arresto, a seguito dell'insuccesso riportato dal suo campanile in San Pietro e per aver lavorato con la famiglia Barberini, da sempre in antagonismo con quella dei Pamphilj. Fu la cognata donna Olimpia, a sottoporre ad Innocenzo X la visione del modello in argento della fontana del Bernini, che lasció molto favorevolmente impressionato il pontefice, e così l'importante committenza fu affidata allo scultore, il quale elaborò la straordinaria allegoria che voleva esprimere il trionfo della Chiesa cattolica sui quattro continenti simbolizzati dalle personificazioni dei fiumi: Nilo, Gange, Rio della Plata, Danubio. Inevitabile è l'accostamento tra questa incisione e il dipinto conservato presso il Museo di Roma (inv. MR 35459) che però sembra riferirsi ad una visita "informale" effettuata dal pontefice qualche giorno prima dell'inaugurazione e precisamente, l'8 giugno 1651. L'acquaforte offre una piacevolissima scena di vita romana fornendo una puntuale riproduzione dei costumi dei personaggi raffigurati nelle loro carrozze o nell'atto di contemplare la nuova, meravigliosa creazione” (cf. Simonetta Tozzi, in Incisioni barocche di Feste e avvenimenti, pp. 179-182, IV.9). “In a pair of prints etched by Louis Rouhier and published by Giovanni Giacomo de Rossi, the space is forged as public through the specificities of time and space. Access to the fountain is now extended over two images, and this is just one of the ways in which the prints seek to bring a new approach to visuality within public space. In each, the fountain defines the field of vision, taking in the most concentrated views of its own world geography as well as all the parts of the surrounding buildings that such viewpoints might reveal. These are rendered in exacting topographical vocabulary and become part of the ways the eye is not allowed to settle on an overall shape but is kept constantly on the move. This movement might start from the fountain to take in all of its details and its attentive and enthusiastic promenaders and then progress upward toward the height of the obelisk, finally reaching the surmounting Pamphili dove holding an olive branch. In other words, the earlier coherence of the space is replaced with an eye that penetrates the space activated by the visual power of the fountain. Thus instead of being conceptualized by what is lacking, the piazza is conceprualized by what fills it. In fact, the desire is to fill, and constantly refill, the Space. It is filled with gushing water, rhetorical bodily gestures, the f...‎

‎Bombelli Pietro Leone (1737 - 1809)‎

‎Prospetto del Battistero Lateranense Restaurato dal Pontefice Urbano VIII‎

‎Prospetto del Battistero Lateranense Restaurato dal Pontefice Urbano VIII Acquaforte, firmata sotto l’immagine, a sinistra: Vinc. Brenna Arch.o del.  A destra: Pietro Leone Bombelli Incisore Datata nel margine inferiore, in basso al centro, In Roma con Lic. De’ Sup. 1769. Legenda numerica 1-8, distribuita su de colonne. Stampa raffigurante l'interno del Battistero Lateranense con gruppi di prelati e di fedeli. Della serie: Vita di S. Giovanni Battista dipinta in otto tavole da Andrea Sacchi romano nel Battistero Lateranese disegnata da Desiderio De Angelis da Ferentino e incisa e dedicata da Pietro Leone Bombelli a sua altezza reale il serenissimo arciduca di Austria Pietro Leopoldo granduca di Toscana con l’aggiunta di due altri rami l’uno rappresentante il Battistero e l’altro il sepolcro col ritratto del suddetto pittore, Roma 1796. Ottimo esemplare, impresso su carta vergata coeva con filigrana “giglio nel cerchio sormontato dalla lettera V”, ampi margini, in eccellente stato conservativo. Etching, signed lower left, beneath the image: Vinc. Brenna Arch.o del. lower right: Pietro Leone Bombelli Dated in lower centre margin: In Roma con Lic. De’ Sup. 1769. Key 1-8, distribued on 2 columns. Plate depicting the interior of the Lateran Baptistery with groups of prelates and devotees. From the series: Vita di S. Giovanni Battista dipinta in otto tavole da Andrea Sacchi romano nel Battistero Lateranese disegnata da Desiderio De Angelis da Ferentino e incisa e dedicata da Pietro Leone Bombelli a sua altezza reale il serenissimo arciduca di Austria Pietro Leopoldo granduca di Toscana con l’aggiunta di due altri rami l’uno rappresentante il Battistero e l’altro il sepolcro col ritratto del suddetto pittore, Roma 1796. Excellent example, printed on contemporary laid paper with "lily in the circle surmounted by the letter V" watermark. large margins, in excellent state of preservation.‎

‎BRAZZA Augusto di‎

‎Porta di S. Paolo‎

‎Litografia tinta, firmata in basso a sinistra A di Brazzà f a destra Roma 1824. Porta san Paolo con la Piramide Cestia, litografia di Ascanio Savorgnan di Brazzà (1793–1877). Molto rara. Tinthed lithography, signed lower left  A di Brazzà f  lower right Roma 1824. Very good condition.‎

‎MALLET Allain Manneson (1630 - 1706)‎

‎Plan et Porfil de la Ville de Roma Moderne‎

‎Pianta della città - con un panorama da Ponte Milvio in alto - tratta dal l'edizione francese del Description de l'Univers, contenant les differents systêmes du monde, les cartes generales & particulieres de la geographie ancienne & moderne: les plans & les profils des principales villes & des autres lieux plus considerables de la Terre; avec les Portraits des Souverains qui y commandent, leurs Blasons, Titres & Livrées: Et les Moeurs, Religions, Gouvernemens & divers habillemens de chaque Nation. Dediée au Roy. Par Allain Manesson Mallet, Maistre de Mathematiques des Pages de la petite Escurie de sa Majesté, cy-devant Ingenieur & Sergent Major d'Artillerie en Portugal, stampato a Parigi da Denys Thierry nel 1683 e poi tradotto e ristampato a Colonia alla fine del secolo.Incisione in rame, in ottimo stato di conservazione. Map of Rome - with a panorama from Ponte MIlvio in the upper part - taken from the French edition of Description de l'Univers, contenant les differents systêmes du monde, les cartes generales & particulieres de la geographie ancienne & moderne: les plans & les profils des principales villes & des autres lieux plus considerables de la Terre; avec les Portraits des Souverains qui y commandent, leurs Blasons, Titres & Livrées: Et les Moeurs, Religions, Gouvernemens & divers habillemens de chaque Nation. Dediée au Roy. Par Allain Manesson Mallet, Maistre de Mathematiques des Pages de la petite Escurie de sa Majesté, cy-devant Ingenieur & Sergent Major d'Artillerie en Portugal. Etching, very good condition.‎

‎GMELIN William F.‎

‎Veduta del luogo sepolcrale per gli Acattolici, presso la Piramide di Cajo Cestio in Roma‎

‎Acquaforte, 1809 - 1811 circa, firmata in basso a destra W F Gimelin ad nat. Del. Et sculp. Nel margine inferiore, sotto al titolo: In Roma presso l’Autore. Rara veduta del cimitero acattolico o cimitero degli Inglesi di Roma, luogo tra i più suggestivi della città. Disegno e incisione di Wilhelm Friedrich Gmelin. In ottimo stato di conservazione. Etching, 1809- 1811 circa, signed on plate  at lower right W F Gimelin ad nat. Del. Et sculp Rare view of the Cemetery of the Non-Catholics in Rome, etched by Wilhelm Friedrich Gmelin Rome's Non-Catholic Cemetery contains possibly the highest density of famous and important graves anywhere in the world. It is the final resting-place of the poets Shelley and Keats, of many painters, sculptors and authors, a number of scholars, several diplomats, Goethe's only son, and Antonio Gramsci, a founding father of European Communism, to name only a few. It is hard to think of another urban site quite so glorious. Its towering cypress trees and abundant flowers and greenery shelter a heterogeneity of elaborate and eclectic graves and monuments, nestled on a slope in the shadows of the Pyramid of Cestius and adjacent to a section of Rome's ancient Aurelian wall. Very good condition.‎

‎MECHAU Jacob Wilhelm (16 gennaio 1745, Lipsia - 14 marzo 1808, Dresda)‎

‎Ponte Molle‎

‎Veduta tratta dalla famosa serie di acqueforti "Collection ou suite pittoresque de l'Italie dessinées d'après nature et gravées à l'eau forte a Rome par trois peintres allemands AC Dies, Charles Reinhart, Jacques Mechau", 1792 -98, 1799.Si tratta di una serie di vedute tratta dalla natura e incise a Roma insieme a Johann Christian Reinhart, che aveva incontrato a Dresda, e Albert Christoph Dies. La raccolta venne pubblicata da Johann Friedrich Frauenholz a Norimberga nel 1799.Acquaforte, pieni margini, in ottimo stato di conservazione. Etching from the famous series "Collection ou suite pittoresque de l'Italie dessinées d'après nature et gravées à l'eau forte a Rome par trois peintres allemands AC Dies, Charles Reinhart, Jacques Mechau", 1792 -98, 1799.A series of 72 views taken from nature and engraved in Rome together with Johann Christian Reinhart, whom he had met in Dresden, and Albert Christoph Dies. The collection was published by Johann Friedrich Frauenholz in Nuremberg in 1799.Good condition.‎

‎Pronti Domenico (1750 - 1815 circa)‎

‎Prospetto della Gran Piazza e Tempio Vaticano‎

‎Acquaforte, firmata sotto l’immagine: in basso a sinistra Giovanni Antolini Arch.todisegno’ e, in basso a destra: Domenico Pronti incise Roma 1789. Nel margine inferiore la dedica dell’editore Franzetti a monsignore Tiberio Soderini:  All’Ill.mo, e R.mo Monsig.r Tiberio Soderini/Uditore della Sagra Ruota e Protettore delle belle Arti/ In segno di vera stima Agapito Franzetti Calcografo Romano Dedica ed Offre Magnifico esemplare, con ampi margini, in ottimo stato di conservazione. Etching, signed beneath the image, at left Giovanni Antolini Arch.todisegno’ at right signed and dated: Domenico Pronti incise Roma 1789. In lower margin the dedication to Monsignor Tiberio Soderini:  All’Ill.mo, e R.mo Monsig.r Tiberio Soderini/Uditore della Sagra Ruota e Protettore delle belle Arti/ In segno di vera stima Agapito Franzetti Calcografo Romano Dedica ed Offre Very good condition.‎

‎VILLAMENA Francesco (Assisi, 1564 - Roma, 7 Luglio 1624)‎

‎Basilica S Pauli Apostoli‎

‎Acquaforte e bulino, 1609, priva della firma. L'opera appartiene ad una serie di 7 tavole raffiguranti sei Basiliche di Roma. Ciascuna tavola presenta in alto al centro, il nome latino della basilica; una veduta prospettica, di circa 142x130mm; sotto l’immagine, una lunga notazione di carattere storico sull’edificazione della chiesa, sui relativi culti e le reliquia conservate.In fondo alla prima tavola - San Giovanni in Laterano - troviamo l’excudit Franciscus Vill’aęna excudit Romę. Cū Privilegio Sum. Pont et Superiorū licentia Anno 1609. L’opera è di estrema rarità e non è censita nei principali repertori.La raccolta era presente nella collezione del Palazzo Massimo, come si apprende da Vittorio Massimo, in Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane… del 1836. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, applicata su supporto cartaceo coevo (probabile l'appartenenza ad un piccolo album), in ottimo stato di conservazione.  Etching and engraving, 1609, unsigned. The work belongs to a series of 7 plates depicting Basilicas of Rome. Each plate presents in the upper center, the Latin name of the church; a perspective view, about 142x130mm; below the image, a long historical notation about the building of the church, its cults and relics preserved. At the bottom of the first panel - San Giovanni in Laterano - we find the excudit Franciscus Vill'aęna excudit Romę. Cū Privilegio Sum. Pont et Superiorū licentia Anno 1609. The work is extremely rare and is not listed in the main repertories. The collection was present in the collection of the Palazzo Massimo, as we learn from Vittorio Massimo, in Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane... of 1836. Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, with margins, applied to contemporary paper (probably belonging to a small album), in excellent condition. ‎

‎VILLAMENA Francesco (Assisi, 1564 - Roma, 7 Luglio 1624)‎

‎Lateranensis Basilica S Ioannis‎

‎Acquaforte e bulino, 1609, firmata e datata in basso. L'opera appartiene ad una serie di 7 tavole raffiguranti sei Basiliche di Roma. Ciascuna tavola presenta in alto al centro, il nome latino della basilica; una veduta prospettica, di circa 142x130mm; sotto l’immagine, una lunga notazione di carattere storico sull’edificazione della chiesa, sui relativi culti e le reliquia conservate.In fondo alla prima tavola - San Giovanni in Laterano - troviamo l’excudit Franciscus Vill’aęna excudit Romę. Cū Privilegio Sum. Pont et Superiorū licentia Anno 1609. L’opera è di estrema rarità e non è censita nei principali repertori.La raccolta era presente nella collezione del Palazzo Massimo, come si apprende da Vittorio Massimo, in Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane… del 1836. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, applicata su supporto cartaceo coevo (probabile l'appartenenza ad un piccolo album), in ottimo stato di conservazione.  Etching and engraving, 1609, signed and dated at the bottom. The work belongs to a series of 7 plates depicting Basilicas of Rome. Each plate presents in the upper center, the Latin name of the church; a perspective view, about 142x130mm; below the image, a long historical notation about the building of the church, its cults and relics preserved. At the bottom of the first panel - San Giovanni in Laterano - we find the excudit Franciscus Vill'aęna excudit Romę. Cū Privilegio Sum. Pont et Superiorū licentia Anno 1609. The work is extremely rare and is not listed in the main repertories. The collection was present in the collection of the Palazzo Massimo, as we learn from Vittorio Massimo, in Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane... of 1836. Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, with margins, applied to contemporary paper (probably belonging to a small album), in excellent condition. ‎

‎VILLAMENA Francesco (Assisi, 1564 - Roma, 7 Luglio 1624)‎

‎Basilica S Laurenti extra muros‎

‎Acquaforte e bulino, 1609, priva della firma. L'opera appartiene ad una serie di 7 tavole raffiguranti sei Basiliche di Roma. Ciascuna tavola presenta in alto al centro, il nome latino della basilica; una veduta prospettica, di circa 142x130mm; sotto l’immagine, una lunga notazione di carattere storico sull’edificazione della chiesa, sui relativi culti e le reliquia conservate.In fondo alla prima tavola - San Giovanni in Laterano - troviamo l’excudit Franciscus Vill’aęna excudit Romę. Cū Privilegio Sum. Pont et Superiorū licentia Anno 1609. L’opera è di estrema rarità e non è censita nei principali repertori.La raccolta era presente nella collezione del Palazzo Massimo, come si apprende da Vittorio Massimo, in Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane… del 1836. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, applicata su supporto cartaceo coevo (probabile l'appartenenza ad un piccolo album), in ottimo stato di conservazione.  Etching and engraving, 1609, unsigned. The work belongs to a series of 7 plates depicting Basilicas of Rome. Each plate presents in the upper center, the Latin name of the church; a perspective view, about 142x130mm; below the image, a long historical notation about the building of the church, its cults and relics preserved. At the bottom of the first panel - San Giovanni in Laterano - we find the excudit Franciscus Vill'aęna excudit Romę. Cū Privilegio Sum. Pont et Superiorū licentia Anno 1609. The work is extremely rare and is not listed in the main repertories. The collection was present in the collection of the Palazzo Massimo, as we learn from Vittorio Massimo, in Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane... of 1836. Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, with margins, applied to contemporary paper (probably belonging to a small album), in excellent condition. ‎

‎VILLAMENA Francesco (Assisi, 1564 - Roma, 7 Luglio 1624)‎

‎Ecclesia S Sebastiani‎

‎Acquaforte e bulino, 1609, priva della firma. L'opera appartiene ad una serie di 7 tavole raffiguranti sei Basiliche di Roma. Ciascuna tavola presenta in alto al centro, il nome latino della basilica; una veduta prospettica, di circa 142x130mm; sotto l’immagine, una lunga notazione di carattere storico sull’edificazione della chiesa, sui relativi culti e le reliquia conservate.In fondo alla prima tavola - San Giovanni in Laterano - troviamo l’excudit Franciscus Vill’aęna excudit Romę. Cū Privilegio Sum. Pont et Superiorū licentia Anno 1609. L’opera è di estrema rarità e non è censita nei principali repertori.La raccolta era presente nella collezione del Palazzo Massimo, come si apprende da Vittorio Massimo, in Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane… del 1836. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, applicata su supporto cartaceo coevo (probabile l'appartenenza ad un piccolo album), in ottimo stato di conservazione.  Etching and engraving, 1609, unsigned. The work belongs to a series of 7 plates depicting Basilicas of Rome. Each plate presents in the upper center, the Latin name of the church; a perspective view, about 142x130mm; below the image, a long historical notation about the building of the church, its cults and relics preserved. At the bottom of the first panel - San Giovanni in Laterano - we find the excudit Franciscus Vill'aęna excudit Romę. Cū Privilegio Sum. Pont et Superiorū licentia Anno 1609. The work is extremely rare and is not listed in the main repertories. The collection was present in the collection of the Palazzo Massimo, as we learn from Vittorio Massimo, in Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane... of 1836. Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, with margins, applied to contemporary paper (probably belonging to a small album), in excellent condition. ‎

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