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‎CUCCIONI Tommaso (Roma, 1790 circa – 23 agosto 1864)‎

‎Veduta Generale di Roma dal Gianicolo‎

‎- TERZO STATO con l'imprint della Libreria Spithöver - Terzo stato, del celebre panorama dal Gianicolo che viene attribuito alla mano di Lugi Nisi-Cavalieri (Roma XIX sec.) e Augusto Marchetti (Forli 1813 – Roma 1871) per l'editore Tommaso Cuccioni.Scrive Barbara Jatta: "L'opera non è citata dai comuni repertori e la mancanza di iscrizioni ci induce a formulare solamente delle ipotesi attributive. È noto un esemplare della stampa (Roma, BASA) che indica come editore, e committente, Tommaso Cuccioni, attivo a via Condotti n. 18. Di lui si conosce anche un piccolo panorama della città che, perfettamente corrispondente a questo in esame, seppure di dimensioni molto ridotte, reca le indicazioni A. Marchetti inc il paesaggio L. Nisi-Cavalieri inc. il Panorama. Sembra dunque possibile, vista la corrispondenza tra i due incisori, che anche la presente sia da ricondurre ai medesimi autori. […] Il Cuccioni fu anche uno dei primi e più noti fotografi romani dell'Ottocento. […] Il panorama di Roma dal Gianicolo qui esposto ha senza dubbio una stretta relazione con gli esordi della tecnica fotografica. Eseguito ad acquaforte e bulino, esso deve la sua impostazione di base all'uso di strumenti meccanici". (cfr. Barbara Jatta in Roma Veduta, p. 230).Dunque, se l'attribuzione al Nisi-Cavalieri e al Marchetti è, sebbene plausibile, puramente congetturata, la commitenza di Tommaso Cuccioni e invece certa. Fatto che ci induce ad indicarlo, in qualità di editore, commitente e fotografo, come l'autore principale di questa veduta. Della grande vedute esiste una prova di stampa, prima di gran parte dei ritocchi a bulino, che possiamo considerare un primo stato della lastra. La stesura definitiva, con ritocco a bulino e completamento della lastra, reca l'imprint "Si trova vendibile presso l'Editore Tommaso Cuccioni, Negoziante di Stampe. Roma, Via della Croce n. 88". L'indirizzo di via della Croce 88 mette anche in dubbio la datazione assegnata da Barbara Jatta all'opera (1848 circa) che potrebbe essere quindi anche precedente. In accordo con le sue note biografiche infatti (cfr. Marina Miraglia - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31, 1985) il Cuccioni viene descritto gia attivo all'indirizzo di Via Condotti 18 nel prima della morte di papa Gregorio XVI (1846). Una datazione intorno al 1840, ci sembra più compatibile con le note biografiche.La terza stesura dell'opera - che qui presentiamo - reca l'imprint della Libreria Spithöver ed è probabilmente databile a dopo il 1864, anno della scomparsa di Cuccioni.Josef Spithöver (Sendenhorst, 11 oct. 1813 - Roma, 12 genn. 1892), nato in Germania, è stato un animatore della cultura romana di metà ottocento, gestendo una libreria-casa editrice. Fu anche un pioniere della fotografia.Acquaforte e bulino, stampata su tre fogli di carta databile alla seconda metà del'800, brunitura diffusa, macchie e ossidazioni sparse, strappi nel margine bianco, per il resto in buono stato di conservazione. - THIRD STATE with the imprint of the Spithöver Bookshop - Third state, of the famous panorama from the Janiculum Hill that is attributed to the hand of Lugi Nisi-Cavalieri (Rome XIX sec.) and Augusto Marchetti (Forli 1813 - Rome 1871) for the publisher Tommaso Cuccioni.Barbara Jatta writes: "The work is not mentioned by the common repertories and the lack of inscriptions leads us to formulate only attributive hypotheses. It is known a copy of the work (Rome, BASA) that indicates as publisher, and client, Tommaso Cuccioni, active in Rome, via Condotti n. 18. We also know of him a small panorama of the city that, perfectly corresponding to this one, even if of very small dimensions, bears the indications "A. Marchetti inc. il paesaggio L. Nisi-Cavalieri inc. il Panorama". It seems therefore possible, considering the correspondence between the two engravers, that also the present one is to be traced back to the same authors. [...] Cuccioni was also one of the first and most famous Roman photographers of the nineteenth century. [...] The panorama of Rome from the Janiculum Hill exhibited here has without doubt a close relationship with the beginnings of photographic technique. Carried out with etching and burin, it owes its basic approach to the use of mechanical instruments". (cf. Barbara Jatta in Roma Veduta, p. 230).Therefore, if the attribution to Nisi-Cavalieri and Marchetti is, although plausible, purely conjectured, the commission of Tommaso Cuccioni is certain. A fact that leads us to indicate him, as publisher, commissioner and photographer, as the main author of this view. Of the great view there is a proof, before most of the burin retouches, which we can consider a first state of the plate. The final issue, with the engraving additions, bears the imprint ""Si trova vendibile presso l'Editore Tommaso Cuccioni, Negoziante di Stampe. Roma, Via della Croce n. 88". The address of via della Croce 88 also puts in doubt the dating assigned by Barbara Jatta to the work (about 1848) that could be therefore also previous. In accordance with her biographical notes in fact (see Marina Miraglia - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31, 1985) Cuccioni is described already active at the address of Via Condotti 18 before the death of Pope Gregory XVI (1846). A dating around 1840, seems to us more compatible with the biographical notes.The third issue of the work - which we present here - bears the imprint of the Libreria Spithöver and can probably be dated after 1864, the year of Cuccioni's death.Josef Spithöver (Sendenhorst, 11 oct. 1813 - Rome, 12 Jan. 1892), born in Germany, was an animator of Roman culture in the mid-nineteenth century, managing a bookshop-publishing house. He was also a pioneer of photography.Etching and engraving, printed on three sheets of paper datable to the second half of the nineteenth century, widespread burnishing, scattered stains and oxidations, tears in the white margin, otherwise in good condition. Roma Veduta, p. 230, n. 72; Marigliani p. 364, n. 298.‎

‎CUCCIONI Tommaso (Roma, 1790 circa – 23 agosto 1864)‎

‎Veduta Generale di Roma presa dal Monte Gianicolo‎

‎RARISSIMO PRIMO STATO Primo stato, del celebre panorama dal Gianicolo che viene attribuito alla mano di Lugi Nisi-Cavalieri (Roma XIX sec.) e Augusto Marchetti (Forli 1813 – Roma 1871) per l'editore Tommaso Cuccioni.Prova avanti i ritocchi a bulino nel paesaggio e nel grande albero a sinistra; nel nostro esemplare l’uso del bulino si limita alla quinta arborea in primo piano, che inquadra la terrazza del Gianicolo, mentre la città ed il paesaggio è delineato a solo contorno.Scrive Barbara Jatta: "L'opera non è citata dai comuni repertori e la mancanza di iscrizioni ci induce a formulare solamente delle ipotesi attributive. È noto un esemplare della stampa (Roma, BASA) che indica come editore, e committente, Tommaso Cuccioni, attivo a via Condotti n. 18. Di lui si conosce anche un piccolo panorama della città che, perfettamente corrispondente a questo in esame, seppure di dimensioni molto ridotte, reca le indicazioni A. Marchetti inc il paesaggio L. Nisi-Cavalieri inc. il Panorama. Sembra dunque possibile, vista la corrispondenza tra i due incisori, che anche la presente sia da ricondurre ai medesimi autori. […] Il Cuccioni fu anche uno dei primi e più noti fotografi romani dell'Ottocento. […] Il panorama di Roma dal Gianicolo qui esposto ha senza dubbio una stretta relazione con gli esordi della tecnica fotografica. Eseguito ad acquaforte e bulino, esso deve la sua impostazione di base all'uso di strumenti meccanici". Inoltre: "Del panorama esiste anche un esemplare inciso al tratto acquafortistico, non terminato con il bulino, e avantilettera (Biblioteca Apostolica Vaticana, Stampe Ashby, Miscell. Panorami 24) che reca solamente un timbro a secco con le iniziali C. F. ad oggi non identificate" (cfr. Barbara Jatta in Roma Veduta, p. 230).Dunque, se l'attribuzione al Nisi-Cavalieri e al Marchetti è, sebbene plausibile, puramente congetturata, la commitenza di Tommaso Cuccioni e invece certa. Fatto che ci induce ad indicarlo, in qualità di editore, commitente e fotografo, come l'autore principale di questa veduta. Il timbro a secco che la Jatta identifica in "C. F." a noi appare chiaramente come un "C. T."; monogramma che identifica - fuori ogni dubbio - Tommaso Cuccioni.La stesura definitiva, con ritocco a bulino e completamento della lastra, reca l'imprint "Si trova vendibile presso l'Editore Tommaso Cuccioni, Negoziante di Stampe. Roma, Via della Croce n. 88". L'indirizzo di via della Croce 88 mette anche in dubbio la datazione assegnata da Barbara Jatta all'opera (1848 circa) che potrebbe essere quindi anche precedente. In accordo con le sue note biografiche infatti (cfr. Marina Miraglia - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31, 1985) il Cuccioni viene descritto gia attivo all'indirizzo di Via Condotti 18 nel prima della morte di papa Gregorio XVI (1846). Una datazione intorno al 1840, ci sembra più compatibile con le note biografiche.Acquaforte e bulino, stampata su tre fogli di carta databile alla prima metà del'800, con margini, in eccellente stato di conservazione. Rarissimo. VERY RARE FIRST STATE First state, of the famous panorama from the Janiculum Hill that is attributed to the hand of Lugi Nisi-Cavalieri (Rome XIX sec.) and Augusto Marchetti (Forli 1813 - Rome 1871) for the publisher Tommaso Cuccioni.A proof state, before the burin retouches in the landscape and in the large tree on the left; in our exemplar the use of the burin is limited to the foreground, which frames the terrace of the Janiculum hill, while the city and the landscape is outlined with the etching only.Barbara Jatta writes: "The work is not mentioned by the common repertories and the lack of inscriptions leads us to formulate only attributive hypotheses. It is known a copy of the work (Rome, BASA) that indicates as publisher, and client, Tommaso Cuccioni, active in Rome, via Condotti n. 18. We also know of him a small panorama of the city that, perfectly corresponding to this one, even if of very small dimensions, bears the indications "A. Marchetti inc. il paesaggio L. Nisi-Cavalieri inc. il Panorama". It seems therefore possible, considering the correspondence between the two engravers, that also the present one is to be traced back to the same authors. [...] Cuccioni was also one of the first and most famous Roman photographers of the nineteenth century. [...] The panorama of Rome from the Janiculum Hill exhibited here has without doubt a close relationship with the beginnings of photographic technique. Carried out with etching and burin, it owes its basic approach to the use of mechanical instruments". In addition: "Of the panorama there is also an exemple engraved on the etching, not finished with the burin, and before the letter (Biblioteca Apostolica Vaticana, Stampe Ashby, Miscell. Panorami 24) that bears only a mark with the initials C. F. to date unidentified" (cf. Barbara Jatta in Roma Veduta, p. 230).Therefore, if the attribution to Nisi-Cavalieri and Marchetti is, although plausible, purely conjectured, the commission of Tommaso Cuccioni is certain. A fact that leads us to indicate him, as publisher, commissioner and photographer, as the main author of this view. The mark that Barbara Jatta identifies in "C. F." clearly appears to us as a "C. T."; monogram that identifies - beyond any doubt - Tommaso Cuccioni.The final issue, with burin retouching and completion of the plate, bears the imprint "Si trova vendibile presso l'Editore Tommaso Cuccioni, Negoziante di Stampe. Roma, Via della Croce n. 88". The address of via della Croce 88 also puts in doubt the dating assigned by Barbara Jatta to the work (about 1848) that could be therefore also previous. In accordance with her biographical notes in fact (see Marina Miraglia - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31, 1985) Cuccioni is described already active at the address of Via Condotti 18 before the death of Pope Gregory XVI (1846). A dating around 1840, seems to us more compatible with the biographical notes.Etching and engraving, printed on three sheets of paper datable to the first half of the 19th century, with margins, in excellent condition. Very rare. Roma Veduta, p. 230, n. 72; Marigliani p. 364, n. 298.‎

‎SILVESTRE Israel (Nancy, 1621 - Parigi, 1691).‎

‎Vedute della Chiesa di S.to Pietro in Vaticano, et del Palazzo Papale, ed altri luoghi, disegnate in Roma fuori della porta‎

‎Acquaforte, 1652, firmata e datata in lastra in basso a sinistra Israel SIlvestre delineavit et sculpt. l'anne 1652 in Parigi. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, con ampi margini, in perfetto stato di conservazione. Inusuale veduta panoramica della città, presa dalle pendici colle Vaticano - fuori da Porta Cavalleggeri come indicato nel titolo - con un magnifico e accurato dettaglio della Basilica Vaticana prima del colonnato del Bernini (1665). In alto al centro, in un cartiglio con lo stemma araldico di Louis Hesselin troviamo la dedica di Jean Vivot: Illustrissimo Nobillissimoque Domino. D. Hesselin Regi il Secretioribus Consilijs, Palatij, et Camerae denariorum Magistro Observantissimus Seruus J. Viuot Dicat.  È probabile che Vivot, un comune gentiluomo della camera del Re, nominato nel 1670 custode dell'antiquariato, abbia commissionato al Silvestre questa veduta per dedicarla a Louis Hesselin, Seigneur de Condé aristocratico francese, funzionario del governo, mecenate e collezionista.  Il Silvestre, incisore e disegnatore, nasce a Nancy nel 1621. Tra il 1638 e il 1641 viaggiò in Italia; si hanno notizie della sua presenza nella Penisola ancora nel 1643 e nel 1653. Il suo stile fu, all’inizio, piuttosto sciolto, ma dal 1643 in poi divenne più raffinato e delicato, acquisendo accuratezza e precisione senza essere asciutto, risultando a volte simile a quello di Jacques Callot o di Stefano della Bella, con i quali ebbe rapporti di amicizia. Accanto alle testimonianze per la Roma antica mostrò ben presto un grandissimo interesse per la città "moderna", divenendo uno dei precursori del vedutismo - non solo nel campo incisorio - anticipando artisti come Lievin Cruyl e Gaspar van Wittel. Bibliografia L. E. Faucheux, Catalogue raisonné de toutes les estampes qui forment l'oeuvre d'Israel Silvestre: précédé d'une notice sur sa vie (1857), n. 31.1; F. Baré, Israël Silvestre et sa famille, suivi du catalogue de son oeuvre (1885), n. 768. Etching, 1652, signed and dated on the plate at lower left Israel SIlvestre delineavit et sculpt. l'anne 1652 in Parigi. Beautiful proof, printed on contemporary laid paper, with wide margins, in perfect condition. Unusual panoramic view of the city, taken from the slopes of the Vatican hill - outside Porta Cavallegeri as indicated in the title - with a magnificent and accurate detail of the Vatican Basilica before Bernini's colonnade (1665). In the upper center, in a cartouche with the heraldic coat of arms of Louis Hesselin we find the dedication of Jean Vivot: Illustrissimo Nobillissimoque Domino. D. Hesselin Regi the Secretioribus Consilijs, Palatij, et Camerae denariorum Magistro Observantissimus Seruus J. Viuot Dicat.  It is likely that Vivot, a common gentleman of the King's chamber, appointed in 1670 as keeper of antiques, commissioned Silvestre this view to dedicate it to Louis Hesselin, Seigneur de Condé French aristocrat, government official, patron and collector.  Silvestre, engraver and draftsman, was born in Nancy in 1621. Between 1638 and 1641 he traveled in Italy; we have news of his presence in the Peninsula again in 1643 and 1653. His style was, at the beginning, rather loose, but from 1643 onwards became more refined and delicate, acquiring accuracy and precision without being dry, resulting sometimes similar to that of Jacques Callot or Stefano della Bella, with whom he had relationships of friendship. Alongside the evidence for ancient Rome soon showed a great interest in the city "modern", becoming one of the precursors of vedutismo - not only in the field of engraving - anticipating artists such as Lievin Cruyl and Gaspar van Wittel. Literature L. E. Faucheux, Catalogue raisonné de toutes les estampes qui forment l'oeuvre d'Israel Silvestre: précédé d'une notice sur sa vie (1857), n. 31.1; F. Baré, Israël Silvestre et sa famille, suivi du catalogue de son oeuvre (1885), n. 768.‎

‎SILVESTRE Israel (Nancy, 1621 - Parigi, 1691).‎

‎Panorama di Roma da Monte Mario‎

‎Acquaforte, 1642, firmata in lastra in basso.Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, con ampi margini, in perfetto stato di conservazione.Inusuale veduta panoramica della città, presa dalle pendici di Monte Mario. La Basilica, in primo piano, è disegnata con grande dettaglio, come pure il panorama della città, dove sono riconoscibili numerose opere architettoniche. "L'incisione è la prima grande veduta di Roma realizzata da Israel Silvestre pochi anni dopo il suo arrivo in città. Questa è ripresa dalle pendici di Monte Mario e il panorama spazia dalla Porta del Popolo al complesso del Vaticano. Il formato oblungo e la scelta del punto di vista verrà largamente ripreso dagli artisti successivi. La veduta venne incisa da un disegno eseguito ad vivum da L. de Lincher, un disegnatore francese poco noto che fu attivo in quegli anni a Roma e fornì i sui disegni a diversi incisori fra i quali anche il conterraneo Francois Collignon" (cfr. Barbara Jatta in "Roma Veduta" p. 164),Il Silvestre, incisore e disegnatore, nasce a Nancy nel 1621. Tra il 1638 e il 1641 viaggiò in Italia; si hanno notizie della sua presenza nella Penisola ancora nel 1643 e nel 1653. Il suo stile fu, all’inizio, piuttosto sciolto, ma dal 1643 in poi divenne più raffinato e delicato, acquisendo accuratezza e precisione senza essere asciutto, risultando a volte simile a quello di Jacques Callot o di Stefano della Bella, con i quali ebbe rapporti di amicizia. Accanto alle testimonianze per la Roma antica mostrò ben presto un grandissimo interesse per la città "moderna", divenendo uno dei precursori del vedutismo - non solo nel campo incisorio - anticipando artisti come Lievin Cruyl e Gaspar van Wittel.Primo, in ordine cronologico, dei quattro panorami dedicati dall’artista francese alla città. Molto rara. Bibliografia Le Blanc III, p. 508, 224; Roma Veduta, pp. 164-165, n. 24; Faucheaux, Catalogue raisonné de l’oeuvre d’Israel Silvestre, 28 II/II. Etching, 1642, signed on lower plate.Beautiful work, printed on contemporary laid paper, wide margins, in very good condition. First, in chronological order, of the four panoramas dedicated by the French artist to the city.  The engraving is the first large view of Rome made by Israel Silvestre a few years after his arrival in the city. This is taken from the slopes of Monte Mario and the panorama ranges from the Porta del Popolo to the Vatican complex. The oblong format and the choice of the viewpoint will be largely taken up by the artists who followed. The view was engraved from a drawing made ad vivum by L. de Lincher, a little-known French artist who was active in Rome in those years and supplied his drawings to various engravers, including his fellow countryman Francois Collignon (cf. Barbara Jatta in "Roma Veduta" p. 164) Silvestre, engraver and draftsman, was born in Nancy in 1621. Between 1638 and 1641 he travelled in Italy; we have news of his presence in the Peninsula still in 1643 and 1653. His style was, at the beginning, rather loose, but from 1643 onwards he became more refined and delicate, acquiring accuracy and precision without being dry, sometimes similar to that of Jacques Callot or Stefano della Bella, with whom he had friendly relations. Alongside the evidence for ancient Rome, he soon showed great interest in the 'modern' city, becoming one of the precursors of vedutism - not only in the field of engraving - anticipating artists such as Lievin Vruyl and Gaspar van Wittel. Literature Le Blanc III, p. 508, 224; Roma Veduta, pp. 164-165, n. 24; Faucheaux, Catalogue raisonné de l’oeuvre d’Israel Silvestre, 28 II/II.‎

‎SILVESTRE Israel (Nancy, 1621 - Parigi, 1691).‎

‎Vue de Rome et du derrière de l'Eglise St Pierre prise sur les hauteurs du mont Vatican hors la ville‎

‎Acquaforte, 1646 circa, firmata in lastra in basso a sinistra. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, con ampi margini, in perfetto stato di conservazione. Inusuale veduta panoramica della città, presa dal colle Vaticano. La Basilica, in primo piano, è disegnata con grande dettaglio, come pure il panorama della città, dove sono riconoscibili numerose opere architettoniche. “È insolita la scelta del punto di vista di questa veduta romano, presa dal colle Vaticano, dietro la Basilica di San Pietro. Anche in quest’opera, sempre molto particolareggiata secondo lo stile tipico dell’artista, è forte l’influsso delle incisioni di Callot, sia nel linguaggio che nella costruzione della veduta, come ci conferma la quinta in primo piano con le mura vaticane"(cfr. Barbara Jatta in "Roma Veduta" p. 168). Il Silvestre, incisore e disegnatore, nasce a Nancy nel 1621. Tra il 1638 e il 1641 viaggiò in Italia; si hanno notizie della sua presenza nella Penisola ancora nel 1643 e nel 1653. Il suo stile fu, all’inizio, piuttosto sciolto, ma dal 1643 in poi divenne più raffinato e delicato, acquisendo accuratezza e precisione senza essere asciutto, risultando a volte simile a quello di Jacques Callot o di Stefano della Bella, con i quali ebbe rapporti di amicizia. Accanto alle testimonianze per la Roma antica mostrò ben presto un grandissimo interesse per la città "moderna", divenendo uno dei precursori del vedutismo - non solo nel campo incisorio - anticipando artisti come Lievin Cruyl e Gaspar van Wittel. Bibliografia Le Blanc III, p. 508, 225; Roma Veduta, pp. 168-169, n. 27; L. E. Faucheux, Catalogue raisonné de toutes les estampes qui forment l'oeuvre d'Israel Silvestre: précédé d'une notice sur sa vie (1857), n. 29.1; F. Baré, Israël Silvestre et sa famille, suivi du catalogue de son oeuvre (1885), n. 766. Etching, circa 1646, signed in plate at lower left. Beautiful proof, printed on contemporary laid paper, with wide margins, in perfect condition. Unusual panoramic view of the city, taken from the Vatican Hill. The Basilica, in the foreground, is drawn with great detail, as well as the panorama of the city, where many architectural works are recognizable. The choice of the point of view of this Roman view, taken from the Vatican Hill, behind St. Peter's Basilica, is unusual. Also in this work, always very detailed according to the typical style of the artist, the influence of Callot's engravings is strong, both in the language and in the construction of the view, as confirmed by the foreground with the Vatican walls (see Barbara Jatta in "Roma Veduta" p. 168). Silvestre, engraver and draftsman, was born in Nancy in 1621. Between 1638 and 1641 he traveled in Italy; we have news of his presence in the Peninsula again in 1643 and 1653. His style was, at the beginning, rather loose, but from 1643 onwards became more refined and delicate, acquiring accuracy and precision without being dry, resulting sometimes similar to that of Jacques Callot or Stefano della Bella, with whom he had relationships of friendship. Alongside the evidence for ancient Rome soon showed a great interest in the city "modern", becoming one of the precursors of vedutismo - not only in the field of engraving - anticipating artists such as Lievin Cruyl and Gaspar van Wittel. Literature Le Blanc III, p. 508, 225; Roma Veduta, pp. 168-169, n. 27; L. E. Faucheux, Catalogue raisonné de toutes les estampes qui forment l'oeuvre d'Israel Silvestre: précédé d'une notice sur sa vie (1857), n. 29.1; F. Baré, Israël Silvestre et sa famille, suivi du catalogue de son oeuvre (1885), n. 766.‎

‎FROMMEL Karl Ludwig (Birkenfeld 1789 - Ispringen 1863)‎

‎Rom‎

‎Panorama della città ripreso dalla via Flaminia, all'all'altezza di Ponte Milvio. L'opera deriva da un dipinto di Karl Ludwig Frommel, che lo stesso autore incide e fa pubblicare dal Bibliographisches Institut di Hildburghausen (ma aveva sede anche ad Amsterdam e a New York) verso il 1840. Acquaforte, finemente colorata a mano, in ottimo stato di conservazione.  Panorama of the city taken from Via Flaminia, outside of Ponte Milvio. The work is based on a painting by Karl Ludwig Frommel, which the same author engraved and had published by the Bibliographisches Institut of Hildburghausen (but he was also based in Amsterdam and New York) around 1840. Etching, finely hand-colored, in excellent condition. ‎

‎LAURO Giacomo (1561-1645/50)‎

‎Antiquae Urbis‎

‎Piccola pianta archeologica di Roma "Orientata col nord a sinistra. A proiezione obliqua; orografica; nell'angolo inferiore a destra 28 numeri di rubrica. Deriva dalla pianta archeologica del Panvinio del 1565, mutato però l'orientamento" (cfr. Scaccia Scarafoni p. 30).Pianta tratta dal " Antiquae Urbis Splendor" di Giacomo Lauro, opera per la prima volta pubblicata nel 1612, importante e ricercata raccolta di vedute e antichità romane, rappresenta il più importante lavoro del Lauro e godette di una incredibile fortuna.L'opera interamente illustrata con sintetici testi didascalici sulle bellezze e gli splendori di Roma antica e Roma moderna venne ristampata ed accresciuta. Le edizioni posteriori fanno sempre riferimento alla data di pubblicazione del 1612. La data e lo stampatore sono però dedotti dalla dedica di Giovanni Alto (jan Alten) da Lucerna, curatore del volume, ai lettori.Acquaforte e bulino, stampata su carta vergata coeva, in ottimo stato di conservazione. Piccola pianta archeologica di Roma "Orientata col nord a sinistra. A proiezione obliqua; orografica; nell'angolo inferiore a destra 28 numeri di rubrica. Deriva dalla pianta archeologica del Panvinio del 1565, mutato però l'orientamento" (cfr. Scaccia Scarafoni p. 30).Pianta tratta dal " Antiquae Urbis Splendor" di Giacomo Lauro, opera per la prima volta pubblicata nel 1612, importante e ricercata raccolta di vedute e antichità romane, rappresenta il più importante lavoro del Lauro e godette di una incredibile fortuna.L'opera interamente illustrata con sintetici testi didascalici sulle bellezze e gli splendori di Roma antica e Roma moderna venne ristampata ed accresciuta. Le edizioni posteriori fanno sempre riferimento alla data di pubblicazione del 1612. La data e lo stampatore sono però dedotti dalla dedica di Giovanni Alto (jan Alten) da Lucerna, curatore del volume, ai lettori.Acquaforte e bulino, stampata su carta vergata coeva, in ottimo stato di conservazione. Scaccia Scarafoni p. 30, n. 27.‎

‎TRAMEZINO o TRAMEZINI Francesco & Michele‎

‎Anteiquae Urbis Imago Accuratissime ex Vetusteis Monumenteis Formata‎

‎Pianta archeologica a proiezione verticale, con rappresentazione in alzato degli edifici antichi. Disegnata ed ideata da Pirro Ligorio, viene incisa da Jacob Bos per l’editore Tramezzino. Si tratta della grande pianta archeologica del Ligorio, frutto della sua valente esperienza di archeologo, che ebbe una grande influenza sulla produzione topografica della città per oltre due secoli. Per elaborare questa pianta, si avvalse della sua profonda conoscenza archeologica delle rovine di Roma, delle fonti classiche e di una vasta documentazione costituita da iscrizioni, bassorilievi e monete antiche. Per la parte topografica il Ligorio si basa sulla pianta del Bufalini del 1551.Roma entro le mura appare come un fantasioso insieme di edifici, alcuni noti e ancora presenti e altri che, sebbene localizzati con una certa esattezza, indubbiamente sono frutto di ricostruzioni abbastanza fantasiose. Non mancano gli errori di localizzazione, come ad esempio il Foro Romano, erroneamente collocato tra il Campidoglio ed il Palatino. Il primo stato della carta è noto solo attraverso gli esemplari conservati al British Museum e alla Philadelphia Library Company. La carta ebbe una ristampa inalterata, circa un secolo dopo per mano di Gian Battista de Rossi. Dopo un altro secolo circa (1773) anche Carlo Losi ne realizza una ristampa dalle lastre originali, che poi furono acquisite da Giovanni Scudellari e ristampate verso il 1820/30.In alto, lungo il bordo superiore, è impresso il titolo: ANTEIQUAE URBIS IMAGO ACCURATISSIME EX VETUSTEIS MONUMENTEIS FORMATA. Nel cartiglio all’angolo superiore sinistro si legge: EFFIGIES ANTIQUAE ROMAE EXVESTIGIIS AEDIFICIORUM RUINIS TESTIMONIO VETERUM AUCTORUM FIDE NUMISMATUM MONUMENTIS AENEIS PLUMBAEIS SAXEIS TIGLINISQUE COLLECTA ATQUE IN HANC TABELLAM REDACTA ATQUE DESCRIPTA A PYRRHO LIGORIO ROMANO PER XIIII REGIONES IN QUAS URBEM DIVISIT IMP CAESAR. AUG. PIOQUE IIII PONT MAX DICATA EXCUDERUNT ROMAE MICHAEL ET FRANCISCUS TRAMEZZINI M.D.LXI. Seguono l’indicazione del privilegio e la firma dell’incisore: Cum privilegio Sum[m]i Pont[ificis] et Senat[us] Venet[iani]. Iacobus Bossius belga incidebat. Orientazione fornita dal punto cardinale SEPTENTRIONE, indicazione collocata nell’angolo in alto a sinistra; il nord-est è in alto. Nella tavola alcuni monumenti e luoghi sono evidenziati attraverso il toponimo.Bulino, stampato su dodici fogli, applicati su tela e più volte ripiegati. Esemplare nel quarto stato finale, della tiratura Scudellari, finemente colorato a mano.Bibliografia:Bifolco - Ronca, Cartografia e Topografia italiana del XVI secolo (2018), pp. 2341-2342, tav. 1207, IV/IV; Destombes (1970): n. 94; Bevilacqua-Fagiolo (2012): p. 25; Caldana (2013): p. 22 e n. I.7; Frutaz (1962): n. XVIIa-b e tavv. 671-684; Hülsen (1915): VIII, pp. 52-53, nn. 31-35; Hülsen (1933): pp. 105-106, VIII; Karrow (1993): n. 51/11 e 51/11.4-51/11.7; Mandowsky-Mitchell (1963): tavv. 75-76; Scaccia Scarafoni (1939: nn. 11-13. Archaeological map with vertical projection, with representation in elevation of ancient buildings. Designed and conceived by Pirro Ligorio, it is engraved by Jacob Bos for the publisher Tramezzino. It is the great archaeological plant of Ligorio, the result of his valuable experience as an archaeologist, which had a great influence on the topographic production of the city for over two centuries. In order to elaborate this plan, he used his deep archaeological knowledge of the ruins of Rome, classical sources and a vast documentation consisting of inscriptions, bas-reliefs and ancient coins. For the topographic part Ligorio is based on the map by Bufalini of 1551.Rome within the walls appears as a fanciful set of buildings, some of them known and still present and others that, although located with a certain accuracy, are undoubtedly the result of quite fanciful reconstructions. There is no lack of localization errors, such as the Roman Forum, erroneously located between the Capitol and the Palatine Hill. The first state of the map is known only through the examples preserved at the British Museum and the Philadelphia Library Company. The ma was reprinted unchanged, about a century later by Gian Battista de Rossi. After another century or so (1773) Carlo Losi also made a reprint from the original plates, which were then acquired by Giovanni Scudellari and reprinted around 1820/30.At the top, along the upper edge, is engraved the title: ANTEIQUAE URBIS IMAGO ACCURATISSIME EX VETUSTEIS MONUMENTEIS FORMATA. In the cartouche in the upper left: EFFIGIES ANTIQUAE ROMAE EXVESTIGIIS AEDIFICIORUM RUINIS TESTIMONIO VETERUM AUCTORUM FIDE NUMISMATUM MONUMENTS AENEIS PLUMBAEIS SAXEIS TIGLINISQUE COLLECTA ATQUE IN HANC TABELLAM REDACTA ATQUE DESCRIPTA A PYRRHO LIGORIO ROMANO PER XIIII REGIONES IN QUAS URBEM DIVISIT IMP CAESAR. AUG. PIOQUE IIII PONT MAX DICATA EXCUDERUNT ROMAE MICHAEL ET FRANCISCUS TRAMEZZINI M.D.LXI. Follow the indication of the privilege and the signature of the engraver: Cum privilegio Sum[m]i Pont[ificis] et Senat[us] Venet[iani]. Iacobus Bossius Belgian incidebat. Orientation provided by the cardinal point SEPTENTRION, indication located in the upper left corner; the northeast is at the top. Engraving, printed on twelve sheets, applied on canvas and folded several times. Exemple in the fourth final state, of the edition by Scudellari. Literature:Bifolco - Ronca, Cartografia e Topografia italiana del XVI secolo (2018), pp. 2341-2342, tav. 1207, IV/IV; Destombes (1970): n. 94; Bevilacqua-Fagiolo (2012): p. 25; Caldana (2013): p. 22 e n. I.7; Frutaz (1962): n. XVIIa-b e tavv. 671-684; Hülsen (1915): VIII, pp. 52-53, nn. 31-35; Hülsen (1933): pp. 105-106, VIII; Karrow (1993): n. 51/11 e 51/11.4-51/11.7; Mandowsky-Mitchell (1963): tavv. 75-76; Scaccia Scarafoni (1939: nn. 11-13. Bifolco - Ronca, Cartografia e Topografia italiana del XVI secolo (2018), pp. 2341-2342, tav. 1207, IV/IV.‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Pianta di Roma e del Campo Marzo‎

‎La Pianta di Roma e del Campo Marzio appartiene al culmine della carriera del Piranesi.Nata dalla necessità di offrire una pianta di riferimento che accompagnasse le 135 tavole delle Vedute di Roma, l'opera fu intesa come tavola finale e indice dell'opera, con con cui veniva spesso venduta e rilegata. Attraverso le tre lastre che compongono questa grande piante, l'autore ha cercato di mettere in relazione le rovine superstiti di epoca antica con la contemporanea topografia di Roma, e di offrire dei riferimenti per i monumenti elencati ai due lati della mappa. Nella parte superiore ha realizzato una mappa della città contemporanea compresa entro le Mura Aureliane, estendendola a nord, a includere il territorio tra Porta del Popolo e Ponte Milvio, e inglobando anche l'area del Campo Marzio.Quest'area è mostrata nel dettaglio in una mappa isolata, in basso a destra, che mostra le antichità più importanti evidenziate da un numero che trova corrispondenza con quelli della mappa più grande. Ai lati, un indice dettagliato dei monumenti, con i numeri corrispondenti nella pianta grande, e con i rimandi ai passaggi più rilevanti delle sue opere maggiori: le Antichità Romane, Della Magnificenza ed Archittettura dei Romani e il Campo Marzio. L'opera è dedicata a papa Clemente XIV (1769-1774).La datazione dell'opera è complessa: - nel catalogo del 1792 di Francesco Piranesi, figlio dell'autore, l'opera è assegnata al 1778, data che, sebbene molto tarda - l'autore muore infatti il 9 novembre di quell'anno - viene accettata da Focillon e Hind. Questa datazione, tuttavia, è certamente basata su un errore, poiché nell'Avvertimento nella parte superiore della mappa, l'autore fa riferimento alla "approvazione che si è degnata mostrarne la Santità di N.ro Sig.re PAPA CLEMENTE XIV felicemente regnante", per cui l'opera non può essere successiva al 1774.A supporto di questa datazione, è un esemplare del Catalogo delle Opere, descritto da Scott, che contiene tre voci manoscritte per tre Vedute di Roma databili al 1774, e indica che la mappa era già disponibile.Esemplare dalla contemporanea edizione romana.Acquaforte e bulino, stampata da tre matrici su tre fogli carta vergata coeva uniti insieme, con filigrana "doppio cerchio e giglio", in ottimo stato di conservazione.Dimensione complessiva dei tre fogli: 132.1 x 82.1 cm Dimensioni complessive delle lastre: 121.2 x 71.1 cm Map of Rome and the Campus Martius, formed by three plates and usually found in association with the Vedute di Roma. He may have felt the need for a reference map to accompany collections of these plates and devised this work to fill this need. Exercising his skills in presenting formidable quantities of information coherently, he sought to relate the surviving remains of antiquity to the contemporary topography of Rome and to offer an easy reference to published information about them. He therefore produced a large map of the modern city within the Aurelian Walls, together with an extension showing the territory to the north, between Porta del Popolo and Ponte Milvio and including the Campus Martius area.This is augmented by a smaller map isolating the principal antiquities, which were marked with numbers correspondending to those in the larger map. Around these Piranesi arranged a detailed index listing the monuments according to their assigned numbers and referring to relevant passages in his major pubblications, including the Antichità Romane, Della Magnificenza ed Archittettura dei Romani and Campo Marzio.The dating of the map is problematic, since, although it is dedicated to Clemente XIV (1769-1774), Francesco Piranesi's 1792 cataloghe assigns is to 1778 and most authorities, including Giesecke, Focillon and Hind, have accepted a late, if not posthumous date; however this date is certainly based on error, since Giambattista, in his Avvertimento at the top of the main map, refers to "l'approvazione che si è degnata mostrarne la Santità di N.ro Sig.re PAPA CLEMENTE XIV felicemente regnante". Supporting evidence for an earlier date comes from an impression of the Catalogo delle Opere, referred to by Scott, which contains manuscript entries for the three Vedute di Roma datable to 1774 and indicates that the map was already available. Etching, printed from the plates on three sheets of contemporary laid paper with watermark, double circle with the fleurs-de-lys.A very good early impression for the contemporary roman edition. Hind, p. 87, [1778-9.]; Focillon 600; Ficacci 700; Wilton-Ely, II, 1008.‎

‎SCHAYCK Goert van (Attivo a Roma intorno alla metà del XVII sec.)‎

‎Roma Antiqua‎

‎Pianta archeologica a proiezione verticale, con rappresentazione in alzato degli edifici antichi. Pubblicata da Goffredo de Scacchi (nato a Utrecht come Goert van Schayck), la tavola reca lo stemma del Sacro Romano Imprero di Federico II d'Ausburgo, e la dedica al suo console Johann Vincentio. Esemplare nel primo stato di due, avanti l'imprint di Carlo Losi.In alto: a sinistra in un riquadro il titolo ROMA ANTIQUA e una legenda numerica disposta su due colonne di cinquantadue rimandi a luoghi e monumenti notabili, a destra in un cartiglio con in alto lo stemma nobiliare la dedica IOANNI VINCENTIO SAC. ROM. IMP. ATQ[UE] COMITI Domino Penedarum, Drenae, Spinedi, et Restauri Invict.mi FERDINANDI II Romanor Imperatoris & Co[n]siliario et à Cubiculis. Ordinis Militiae Christ.nae Equiti, et Priori Comitat Tirolis, et Heluetiae, Eiusde[m] q[ue] Ord.is ad Sum.mi Pontif. Caeterosq[ue] Italiae Principes Legato. Gotfridus de Scachijs DDD.Acquaforte e bulino, impressa su carta vergata coeva, con margini, minimi restauri e pieghe di carta visibili al verso, per il resto in ottimo stato di conservazione. Rara. BibliografiaArrigoni-Bertarelli (1930): p. 8, n. 76; Christie’s (1998): n. 1033; Ganado (1994): p. 171, n. 117 e p. 213, n. 52; Frutaz (1962): p. 73, n. XXVIII, Tav. 62; Hülsen (1915): VIIId, pp. 56, nn. 42-43; Scaccia Scarafoni (1939): p. 31, n. 28. Engraved bird's-eye view of ancient Rome on a Royal sheet. Example of the first state of two, before the address of Carlo Losi.Title and key to principal buildings set at upper left, dedication in scrolled cartouche suromounted by the arms of the Holy Roman Emperor, Ferdinand II (Habsburg), dedicated by his councillor, Johann Vincentio. Little is known about Geert van Schayk save that he was active as a publisher between 1620 and 1635. (See A.J. van der Aa Biographisch woordenboek der Nederlanden , XVII, p. 230). A fine impression, printed on contemporary laid paper, with margins, repaired areas and paper fold visible on verso, otherwise good condition. Rare.BibliografiaArrigoni-Bertarelli (1930): p. 8, n. 76; Christie’s (1998): n. 1033; Ganado (1994): p. 171, n. 117 e p. 213, n. 52; Frutaz (1962): p. 73, n. XXVIII, Tav. 62; Hülsen (1915): VIIId, pp. 56, nn. 42-43; Scaccia Scarafoni (1939): p. 31, n. 28.‎

‎LAFRERI Antonio (Orgelet 1512 - Roma 1577)‎

‎Urbis Rome, totius olim orbis dominitricis, situs: cum adhuit extantibus, sacrosancte…‎

‎Rarissima ristampa della lastra anonima - attribuita ad Antonio Lafreri, databile al 1555/60. Esemplare nel quarto stato di quattro descritto in Bifolco-Ronca, pagina 2377, con l'indirizzo di Jollain. In alto a sinistra l’iscrizione Urbis Rome totius olim orbis domitricis, situs: cum adhuc extantibus, sacrosancte vetustatis monumentis PIRRHO LIGORIO NEAP. INVENTOR. Orientazione nei quattro lati al centro con il nome dei punti cardinali SEPTENTRIO, MERIDIES, ORIENS, OCCIDENS, il nord a sinistra. Anonima pianta prospettica della città, basata sulla pianta di Pirro Ligorio, edita da Michele Tramezzini nel 1552. La pianta è inserita in alcuni esemplari dello Speculum Romanae Magnificentiae di Antonio Lafreri, al quale, pertanto, viene attribuita. Il grande interesse storico di questa pianta non è dato dall’opera stessa, una semplice copia del lavoro del Ligorio, ma è rappresentato dalle tirature successive di questa lastra. Il secondo stato, databile alla seconda metà del XVII secolo, è completamente emendato ed arricchito da toponomastica in lingua francese. Viene inserita anche una lunga descrizione della città, sempre in lingua francese. Alla morte di Antonio Lafreri (1577), i due terzi delle lastre furono divisi tra i nipoti Stefano e Claudio Duchetti. Il restante terzo venne suddiviso tra più editori. Questa lastra, quindi, potrebbe avere preso la via di Parigi, dove venne ristampata circa un secolo dopo. In alternativa, la carta potrebbe essere stampata Roma ed emendata in lingua francese. Tale edizione viene descritta da Hülsen (1915), che la annovera tra le “Copie e ristampe”, come "Incisa nel sec. XVII ex.ovvero XVIII. Ne vidi una copia presso il sig. Lang nel 1914" (la libreria antiquaria Lang di Roma). Un altro esemplare, che tuttavia potrebbe essere lo stesso citato da Hülsen, è descritto nella biblioteca della British School of Rome, appartenuto alla celebre collezione di Thomas Ashby (1874-1931), direttore dell’accademia dal 1906 al 1925. Sempre Hülsen cataloga lo stato finale dell’opera, con l’indirizzo dell’editore francese Francois Jollain. L’opera appartiene allo Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica.  Lo Speculum ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla m... A very rare map of the city, published in Paris in the mid-seventeenth century using the plate made in Rome by Antonio Lafreri. Example of the fourth state of four, with the Jollain's imprint. The map is based on that of Pirro Ligorio, 1552, edited by Michele Tramezini in Rome, and its subsequent and numerous variants. In the upper left the inscription Urbis Rome totius olim orbis domitricis, situs: cum adhuc extantibus, sacrosancte vetustatis monumentis PIRRHO LIGORIO NEAP. INVENTOR. Orientation in the four sides to the center with the name of the cardinal points SEPTENTRIO, MERIDIES, ORIENS, OCCIDENS, the north on the left. Anonymous map of the city, based on the work byPirro Ligorio, published by Michele Tramezzini in 1552. The ma is inserted in some of the Speculum Romanae Magnificentiae of Antonio Lafreri, to which therefore it is attributed. The great historical interest of this map is not given by the work itself, a simple copy of Ligorio's work, but is represented by the subsequent issues of this plate. The second state, datable to the second half of the seventeenth century, is completely amended and enriched by toponymy in French. A long description of the city is also included, again in French. It is known that, at the death of Antonio Lafreri (1577), two thirds of the plates were divided between his nephews Stefano and Claudio Duchetti. The remaining third was divided among several publishers. This plate therefore may have taken the road to Paris, where it was reprinted about a century later.  This edition is described by Hülsen (1915), who lists it among the "Copies and reprints", as "Engraved in the seventeenth century ex.ovvero XVIII. According with Bifolco-Ronca this is the final state of the work, with the address of the French publisher Francois Jollain. The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome.  The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; through his son Francesco, they goes to Nicolas van Aelst's. Other editors who contributed to the Speculum were the brothers Michele and Francesco Tramezzino (authors of numerous plates that flowed in part to the Lafreri printing house), Tommaso Barlacchi,...‎

‎Jenichen Balthasar (attivo dal 1560, morto nel 1599)‎

‎Roma‎

‎La rarissima veduta aerea di Roma di Balthasar Jenichen, pubblicata a Norimberga. La veduta di Jenichen deriva a sua volta da una xilografia della Cosmographia di Sebastian Münster (Basilea, 1550), che raffigura Roma così com'era intorno al 1490 (Per la veduta di Münster si veda A. Frutaz, Le piante di Roma, XCVIII)."Orientata con nord in basso. A proiezione obliqua; veduta prospettica. È una ripetizione del panorama comparso la prima volta col Bergomensis (1490) e, con lievi modificazioni, ripetuto poi nello Schedel, nel Munster e in altre edizioni tutte inspirate al panorama, detto di Mantova, e che rappresenta Roma sotto il Pontificato di Alessandro VI. Forse lo Jenicken ricalca un vecchio rame senza mai aver visto Roma, sicché non riesce ad interpretare la linea della cupola del Pantheon, colloca l'Aventino presso la Porta del Popolo e qua e là dissemina altri errori topografici. L'assenza del Colosseo ricollega la presente pianta più direttamente al Munster" (cfr. Scaccia Scarafoni, p. 74)."In alto a sinistra legenda con lettere di rimando in veduta (A-Z). È noto un solo altro esemplare con iscrizioni in caratteri gotici conservato al Paul Getty Museum ed un altro con iscrizioni in caratteri romani conservato presso la BVE. Si tratta pertanto di una pianta di estrema rarità e peraltro graficamente assai raffinata" (cfr. Marigliani p. 121, che erroneamente raffigura e attribuisce la copia con caratteri gotici allo Jenichen).Il lettering del nostro esemplare è in latino, mentre esiste una copia con caratteri gotici, di dimensioni ridotte. Un esempio (ex collezione Pecci-Blunt) si trova al Getty Museum, un altro è pubblicato su Marigliani, altro ancora è descritto da Scaccia Scarafoni alla Biblioteca Nazionale di Roma.La veduta dello Jenichen è sconosciuta a Frutaz, mentre Hollstein ne descrive solo 2 esemplari nelle collezioni dei gabinetti delle stampe di Berlino e Monaco. Scaccia Scarafoni descrive l'esemplare presso la Biblioteca Nazionale di Roma; Jenichen è stato il principale editore tedesco di carte topografiche. Insieme al connazionale Matthias Zündt si interessarono particolarmente alle cosiddette carte d'occasione - nate per documentare avvenimenti - e ne produssero diverse sulla scia e nella tradizione di quelle dei loro omologhi editori italiani. Data la loro natura effimera, sono tutte rare o introvabili.La veduta di Roma, priva di data, può essere ricondotta la periodo 1562-1590 in base alle informazioni sul periodo di attività dell'artista. Una datazione intorno al 1570 ci sembra più compatibile con alcuni dei lavori topografici - datati - dell'artista.Acquaforte e bulino, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, con margini, in perfetto stato di conservazione. Rarissima.BibliografiaScaccia Scarafoni, Le Piante di Roma, pp. 74-75, n. 129; Marigliani, Le piante di Roma nelle collezioni private, p. 121, n. 17; Hollstein XL B, p. 54, n. 150; G.K. Nagler, Lexicon, VI, p. 439, n. 2; Andresen II, Nr. 279; Passavant IV, p. 429, n. 27; Le Blanc, II, p. 429, n. 27. The very rare Balthasar Jenichen's etched bird's-eye view of Rome, published in Nuremberg. Jenichen's view in turn derived from a woodcut in Sebastian Münster's Cosmographia (Basel, 1550), which depicts Rome as it was about 1490 (For Münster's view, see A. Frutaz, Le piante di Roma, XCVIII).Münster's table with lettered names keyed to buildings and monuments on the view has been shifted from the foot to the upper left-hand corner in Jenichen and the present view. In its place at foot are eight quatrains of German verse on the rulers of Rome, the last line of which reads: Das spricht Balthasar Jenichen. Lettering in the present view is Latin, while there is a copy with Gothic lettering, reduced in size. One example (ex Pecci-Blunt collection's) is at the Getty Museum, another one is published in Marigliani - who erroneously attributes the copy with Gothic characters to Jenichen. Unknown by Frutaz; Hollstein describes only 2 example of this very rare work. Scaccia Scarafoni listed the further example at the Biblioteca Nazionale di Roma (that own also the copy with Gothic text).Jenichen was the leading German publisher of news-sheet maps. Jenichen and compatriot Matthias Zündt took particular interest in the conflict and produced views and maps of it that equaled and surpassed those of their Italian counterparts. Given their ephemeral nature, all are rare and desirable.The view of Rome, undated, can be traced back to the period 1562-1590 according to the artist's period of activity. A dating around 1570 seems to us to be more compatible with some of the artist's topographical and dated works.Etching and engraving, printed on contemporary laid paper, with margins, perfect condition.LiteratureScaccia Scarafoni, Le Piante di Roma, pp. 74-75, n. 129; Marigliani, Le piante di Roma nelle collezioni private, p. 121, n. 17; Hollstein XL B, p. 54, n. 150; G.K. Nagler, Lexicon, VI, p. 439, n. 2; Andresen II, Nr. 279; Passavant IV, p. 429, n. 27; Le Blanc, II, p. 429, n. 27.‎

‎BERTELLI Ferrando (attivo a Venezia seconda metà del XVI secolo)‎

‎Roma Antiqua‎

‎Rara pianta archeologica della città, basata sul modello della cosiddetta pianta della guerra di Napoli del 1557 - incisa da Nicolas Beatrizet per l'editore Antonio Lafrery - orientata con il nord a destra. Sono riportate le nuove fortificazioni volute da papa Paolo IV. Dal punto di vista archeologico, date anche le dimensioni ridotte dell’opera, risulta assai sintetica."Si tratta di una frettolosa copia della precedente pianta di Paolo Forlani ed è riconducibile alla tipografia di Ferrando Bertelli. Oltre a comparire in alcune raccolte cinquecentesche di grande formato (Biblioteca Estense e Monaco di Baviera) la pianta si trova infatti inclusa nella raccolta Civitatum aliquot insigniorum et locorum, magis munitorum exacta delineatio: cum additione aliquot insularum principalium, edita da Ferrando Bertelli a Venezia nel 1568" (cfr. B/R p. 2353).Aquaforte e bulino, impressa su carta vergata coeva, con ampi margini, in perfetto stato di conservazione.BibliografiaBifolco - Ronca, Cartografia e Topografia italiana del XVI secolo (2018), p. 2353, tav. 1211; Destombes (1970): n. 201; Meurer (2002): n. 146; Tavernari (2014): n. 141; cfr. Caldana (2013): p. 79; Marigliani (2007): n. 48; Nordenskiöld (1981): n. 12(2); cfr. Valerio (1998): p. 42, n. 2. Rare archaeological map of the city, based on the model of the so-called map of the war of Naples of 1557 - engraved by Nicolas Beatrizet for the publisher Antonio Lafrery - oriented with the north to the right. The new fortifications commissioned by Pope Paul IV are reported. From the archaeological point of view, given the small size of the work, it is very synthetic."It is a copy of the previous map by Paolo Forlani and is referable to the printing house of Ferrando Bertelli. In addition to appearing in some large sixteenth-century collections (Biblioteca Estense and Strabo Atlas of Munich) the map is also included in the collection "Civitatum aliquot insigniorum et locorum, magis munitorum exacta delineatio: cum additione aliquot insularum principalium", published by Ferrando Bertelli in Venice in 1568". (see B/R p. 2353).Etching with engraving, printed on contemporary laid paper, with wide margins, in perfect condition.LiteratureBifolco - Ronca, Cartografia e Topografia italiana del XVI secolo (2018), p. 2353, tav. 1211; Destombes (1970): n. 201; Meurer (2002): n. 146; Tavernari (2014): n. 141; cfr. Caldana (2013): p. 79; Marigliani (2007): n. 48; Nordenskiöld (1981): n. 12(2); cfr. Valerio (1998): p. 42, n. 2. Bifolco - Ronca, Cartografia e Topografia italiana del XVI secolo (2018), p. 2353, tav. 1211.‎

‎BRAMBILLA Ambrogio attivo a Roma tra il 1579 ed il 1599‎

‎Nova Urbis Romae Descriptio Anni 1587‎

‎Rarissima pianta prospettica della città dal Gianicolo, incisa da Ambrogio Brambilla per il tipografo Girolamo Franzini. Si tratta di una piccola pianta, dipendente da quella che il Brambilla stesso incise per Claudio Duchetti nel 1582, aggiornata in parte alla riforma urbanistica di Sisto V. Sono raffigurati gli obelischi di S. Pietro, S. Giovanni e S. M. Maggiore e la via Nova. L’opera è di grandissima rarità; Hülsen (1915) descrive due esemplari nei cataloghi di inizio secolo delle librerie antiquarie romane Rappaport e Lang. Marigliani (2007) riproduce l’esemplare di una collezione privata romana, con una legenda è molto nutrita, addirittura stampata su una lastra separata; è composta da 136 rimandi, dei quali i primi 114 derivano dalla pianta del 1582.In alto, nel riquadro di sinistra, troviamo il titolo e le indicazioni editoriali: NOVA URBIS ROMAE DESCRIPTIO ANNI 1587. Per Ambrosiu s brambilla spictore[m] delineatu s et incisa m. Nel riquadro di destra si legge: Roma fu edifficata gl’anni del mondo 5550 e da poi la destruttione de Troia anni 753 da Romolo, e Remo, fratelli nati da Silvia figliola de Numitore Re de Albano: fu anticame[n]te il suo circuito de le mura miglia 32.Orientazione nei quattro lati al centro con il nome dei punti cardinali: SEPTENTRIO, MERIDIES, OCCIDENS, ORIENS, il nord è a sinistra. Acquaforte e bulino, stampata su carta vergata coeva, con ampi margini, in perfetto stato di conservazione.BibliografiaBifolco - Ronca, Cartografia e Topografia italiana del XVI secolo (2018), pp. 2406-2407, tav. 1238; Ganado (1994): II, n. 116 e III. n. 93; Hülsen (1915): XVIa, p. 63-64, n. 80; Marigliani (2007): n. 60. A very rare map of the city from the Janiculum Hill, engraved by Ambrogio Brambilla for the publisher Girolamo Franzini. It is a small map, based on the one that Brambilla himself engraved for Claudio Duchetti in 1582, partly updated to the urban reform of Sixtus V. The obelisks of S. Pietro, S. Giovanni and S. M. Maggiore and the via Nova are represented. The work is of great rarity; Hülsen (1915) describes two examples in the catalogs of the beginning of the century of the Roman antique bookshops Rappaport and Lang. Marigliani (2007) reproduces the exemple of a private Roman collection, with a very large legend, even printed on a separate plate; it is composed of 136 references, of which the first 114 derive from the map of 1582.Above, in the left box, we find the title and the printing details: NOVA URBIS ROMAE DESCRIPTIO ANNI 1587. For Ambrosiu s brambilla spictore[m] delineatu s et incisa m. Orientation in the four sides with the name of the cardinal points: SEPTENTRIO, MERIDIES, OCCIDENS, ORIENS, the north is on the left. Etching and engraving, printed on contempoary laid paper, with wide margins, in perfect condition.LiteratureBifolco - Ronca, Cartografia e Topografia italiana del XVI secolo (2018), pp. 2406-2407, tav. 1238; Ganado (1994): II, n. 116 e III. n. 93; Hülsen (1915): XVIa, p. 63-64, n. 80; Marigliani (2007): n. 60. Bifolco - Ronca, Cartografia e Topografia italiana del XVI secolo (2018), pp. 2406-2407, tav. 1238.‎

‎HOMANN Eredi Johannes Baptiste (1730 - 1813)‎

‎Urbis Romae Ichnographia à Leonardo Bufalino…‎

‎Pianta geometrica con elevazione, pubblicata a Norimberga dalla tipografia degli eredi di Johannes Baptiste Homann nel 1755. Si tratta di una rielaborazione, senza alcun aggiornamento, dell'importante rilievo di Leonardo Bufalini (1551), riportato in voga da Giovan Battista Nolli nel 1748. La legenda di 307 rimandi in latino è ripesa proprio dalla riduzione di Nolli, e ne dimostra la diretta derivazione. Tuttavia la pianta degli eredi Homann, stampata su quattro fogli e quindi di dimensioni maggiori, risulta decisamente più leggibile.  "La pianta di Roma di Leonardo Bufalini è la prima rappresentazione coerente della città e la più importante raffigurazione ortogonale fino alla pianta grande di Giambattista Nolli (1748). Bufalini si occupò di tutte le fasi della sua realizzazione, dal rilievo all’incisione, impiegando un lungo tempo: sette anni, secondo Onofrio Panvinio, venti secondo l’editore Antonio Trevisi. La Pianta di Roma fu stampata presso il tipografo Antonio Blado il 26 maggio 1551 a Roma, con privilegio decennale della Repubblica di Venezia e la dedica a Carlo V e a papa Giulio III. Si tratta di un’opera monumentale: una xilografia in dodici fogli e quattro strisce laterali. Nessun esemplare della prima edizione è noto; se ne conoscono solo tre della seconda edizione, pubblicata sempre a Roma, dall’editore Antonio Trevisi da Lecce, due conservati alla Biblioteca Vaticana (di cui uno incompleto) e un terzo alla British Library di Londra. Sebbene la pianta sia basata su rilievi effettuati dall’autore con grande perizia, non mancano elementi di fantasia: molti monumenti antichi sono stati aggiunti, completati e ricostruiti liberamente. Del resto, è lo stesso autore a sottolineare questa ambivalenza, dichiarando di voler presentare “la città che oggi è abitata…aggiungendo la [città] antica, un tempo sovrana del mondo…” Bufalini incluse nella pianta anche un autoritratto in cui è raffigurato con in mano il compasso a due punte, mentre a sinistra sono rappresentati i suoi strumenti di lavoro, fra cui la squadra e la bussola nautica. Per una più completa trattazione degli strumenti di misurazione utilizzati e per l’accuratezza della pianta bufaliniana si rimanda ai numerosi studi pubblicati. La fonte primaria utilizzata da Bufalini è la Roma antica di Bartolomeo Marliano, inserita nella sua Urbis Romae Topographia, che ha lo stesso orientamento e la stessa precisione nei particolari. Fin dalla sua pubblicazione nel 1551, la pianta del Bufalini esercitò una notevole influenza sulle successive piante della città fino al 1748, anno in cui Giambattista Nolli ne pubblicò una copia ridotta insieme alla sua pianta grande, che si impose quale nuovo modello" (cfr. B/R p. 2372). Johann Baptist Homann è stato un geografo e cartografo tedesco; nel 1702 fondò la sua casa editrice. Homann acquisì fama come uno dei principali cartografi tedeschi, e nel 1715 fu nominato geografo imperiale dall'imperatore Carlo VI. Nello stesso anno fu anche nominato membro dell'Accademia Prussiana delle Scienze a Berlino. Nel 1716 Homann pubblicò il suo capolavoro Grosser Atlas ueber die ganze Welt. Numerose mappe furono redatte in collaborazione con l'incisore Christoph Weigel. Homann morì a Norimberga nel 1724. Gli successe suo figlio Johann Christoph (1703-1730). L'azienda continuò dopo la sua morte come azienda degli eredi Homann, gestita da Johann Michael Franz e Johann Georg Ebersberger. Dopo successivi cambiamenti nella gestione, l'azienda si sciolse nel 1852.  Acquaforte, 4 lastre di dimensioni 495x365 mm ciascuna, stampate su altrettanti fogli di carta vergata coeva, con margini e ancora da unire, in perfetto stato di conservazione. Bibliografia Huelsen (1915), n. 3; Scaccia Scarafoni (1939), n. 136; Marigliani (2007): n. 32. Per la pianta del Bufalini: Bifolco/Ronca (2018), Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, pp. 2372-73, tav. 1221. Geometric plan with elevation, published in Nuremberg by the printing hose of Johannes Baptiste Homann's heirs in 1755. It is a reworking, without any updating, of the important relief by Leonardo Bufalini (1551), brought back by Giovan Battista Nolli in 1748. The key-legend of 307 references in Latin is taken from Nolli's reduction, and demonstrates its direct derivation. However, the map of the Homann heirs, printed on four sheets and therefore larger in size, is much more clear. Leonardo Bufalini's map of Rome is the first coherent representation of the city and the most important orthogonal representation up to the large plan by Giambattista Nolli (1748). Bufalini took care of all the phases of its realization, from relief to engraving, using a long time: seven years, according to Onofrio Panvinio, twenty according to the publisher Antonio Trevisi. The Map of Rome was printed at the typographer Antonio Blado on May 26, 1551 in Rome, with the ten-year privilege of the Republic of Venice and dedicates it to Charles V and Pope Julius III. It is a monumental work: a woodcut in twelve sheets and four lateral strips.  Although the map is based on reliefs made by the author, there is no lack of elements of fantasy: many ancient monuments have been added, completed and rebuilt freely.  The primary source used by Bufalini is Bartolomeo Marliano's ancient Rome, inserted in his Urbis Romae Topographia, which has the same orientation and the same precision in detail. Since its publication in 1551, Bufalini's map exerted a notable influence on the subsequent plans of the city until 1748, the year in which Giambattista Nolli published a reduced copy together with his large plan, which became the new model. Johann Baptist Homann was a German geographer and cartographer; in 1702 he founded his own publishing house. Homann acquired renown as a leading German cartographer, and in 1715 was appointed Imperial Geographer by Emperor Charles VI. In the same year he was also named a member of the Prussian Academy of Sciences in Berlin. In 1716 Homann published his masterpiece Grosser Atlas ueber die ganze Welt; numerous maps were drawn up in cooperation with the engraver Christoph Weigel the Elder. Homann died in Nuremberg in 1724 and was succeeded by his son Johann Christoph (1703-1730). The company carried on upon his death as Homann heirs company, managed by Johann Michael Franz and Johann Georg Ebersberger. After subsequent changes in management the company folded in 1852.  Etching, 4 plates 495x365 mm each, printed on as many sheets of coeval laid paper, with margins and yet to be joined, in perfect condition. Literature Huelsen (1915), no. 3; Scaccia Scarafoni (1939), n. 136; Marigliani (2007): n. 32. ‎

‎Lattré Jean‎

‎Plan de la Ville de Rome d'après celui publié par J. B. Nolli...‎

‎Rarissima pianta di Roma a proiezione verticale, orientata con il nord in alto.Prima edizione dell'opera, pubblicata a Parigi da Jean Lattré sulla base della pianta di Giovan Battista Nolli del 1748."Prima sconosciuta edizione della pianta incisa dal Lattré usando come modello quella del Nolli. La Pianta si presenta raccolta in una cornice campata a mano in giallo. Il titolo scritto in francese si trova sulla destra dell'incisione ed in fondo, dopo la dedica al monsignor Antoine Eleonor Leon, si legge la data 1788. La colorazione aggiunta manualmente consente di distinguere le antichità e le emergenze architettoniche campite in rosso, le chiese campite in azzurro e raffigurate in pianta con le uniche eccezioni di San Pietro e Castel Sant'Angelo campite in giallo. I lotti edificati sono delineati con una sottile linea perimetrale rosa. In basso a destra è presente una descrizione in lingua francese ed a destra una legenda di 170 numeri. La presente pianta venne ristampata nel 1801 dall'editore Jean (vedi Scaccia Scarafoni n. 247)" [cfr. Marigliani p. 296].Il solo esemplare noto nelle raccolte pubbliche è quello alla Biblioteca Apostolica Vaticana, mentre della ristampa del 1801 esiste quello della collezione della Biblioteca Nazionale di Roma.Acquaforte, finemente colorata a mano in epoca, piccoli restauri nei margini laterali, per il resto in ottimo stato di conservazione. Very rare map of Rome with vertical projection, oriented with the north at the top.First edition of the work, published in Paris by Jean Lattré and based on the map by Giovan Battista Nolli (1748).The title written in French is on the right of the engraving and at the bottom, after the dedication to Monsignor Antoine Eleonor Leon, the date 1788. The coloring added manually allows to distinguish the antiquities and architectural emergencies campite in red, the churches campite in blue and represented in plan with the only exceptions of St. Peter and Castel Sant'Angelo campite in yellow. The lots built are outlined with a thin pink perimeter line. At the bottom right there is a description in French and on the right a legend of 170 numbers. The present map was reprinted in 1801 by the publisher Jean (see Scaccia Scarafoni n. 247 and Marigliani p. 296).The only known exemplar in the public collections is that of the Vatican Library, while the reprint of 1801 is that of the collection of the Biblioteca Nazionale of Rome.Etching, fine original colouring, small restorations in the lateral margins, otherwise excellent condition. C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", n. 218; Scaccia Scarafoni, "Le Piante di Roma", n. 247.‎

‎Rocque John‎

‎A Plan of Rome… / La Topographia di Roma da G. B. Nolli… / Plan de Rome...‎

‎Pianta di Roma a proiezione verticale, orientata con il nord in alto.Incisa da R. Benning per il cartografo inglese John Rocque e basata sulla pianta di Giovan Battista Nolli del 1748."Come annunciato nel titolo (ripetuto anche in italiano e francese), si tratta di una diretta derivazione della pianta piccola del Nolli che l'autore ha voluto riportare nella scala in cui aveva già pubblicato la pianta della città di Londra. In basso a sinistra indice delle fabriche più ragguardevoli contenute nella pianta con 170 voci suddivise in sei colonne. In basso a destra dedica a Sir. Bouchier Wrey. Le emergenze architettoniche sono campite in nero ed il resto degli isolati a tratteggio diagonale. In basso a sinistra il nome dell'incisore R. Benning sc. La stessa pianta fu rstampata nel 1773 dal Sawyer" (cfr. Marigliani p. 274).Acquaforte, finemente colorata a mano, in buono stato di conservazione. Non comune. Vertical projection map of Rome, oriented with the north at the top.Published in 1750 by John Roque, from the earlier plan by Goivanni Battista Noli published in 1748 (These dates are printed on the map).As announced in the title (also repeated in Italian and French), this is a direct derivation of the small map of Nolli that the author wanted to bring back to the scale in which he had already published the map of the city of London. At the bottom left index of the most remarkable fabrications contained in the plan with 170 entries divided into six columns. Bottom right dedication to Sir. Bouchier Wrey. The architectural buildings are in black and the rest of the blocks are in diagonal hatching. Bottom left the name of the engraver R. Benning sc. The same plan was printed in 1773 by Sawyer (see Marigliani p. 274).Etching, finely colored by hand, in good condition. Not common. C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", n. 192; Scaccia Scarafoni, "Le Piante di Roma", n. 230.‎

‎Förster Ernst Joachim (8 April 1800 – 29 April 1885)‎

‎Roma. Rioni, Regionen oder Abtheilungen Rom's‎

‎Pianta della città di Roma con la carta topografica di Roma e dei suoi contorni. Leggenda molto dettagliata ed estesa che elenca circa 200 edifici, monumenti e luoghi di interesse a Roma. Litografia, dimensioni complessive 54,5 x 65 cm, dimensioni dell'immagine 52 x 63 cm, pieghe multiple orizzontali e verticali come piegate in un libro, nel complesso in ottime condizioni. Opera tratta da Handbuch für Reisende in Italien von Dr. Ernst Förster,  stampata a München dal Literarisch-Artistische Anstalt nel 1857. Large city plan of Rome titled: Roma. Rioni, Regionen oder Abtheilungen Rom's, with inset map Carta topografica di Roma e dei suoi contorni. Very detailed, extensive legend listing approx. 200 buildings, monuments and places of interest in Rome. Overall size 54.5 x 65 cm, image size 52 x 63 cm, multiple horizontal and vertical folds as folded in a book, overall in very good condition. From: Handbuch für Reisende in Italien von Dr. Ernst Förster, München, Literarisch-Artistische Anstalt, 1857.‎

‎CHATELAIN Henri Abraham (1684 - 1743)‎

‎Nouveau Plan de la Ville de Rome tiré par ordre du Pape par Matteo Gregoria de Romans Tres Utille pour les Voiageurs‎

‎Pianta a proiezione mista, orientata con il nord a sinistra, 1706 circa.  Basata sula pianta di Roma di Lievin Cruyl del 1665 e successiva ristampa del 1696. Per Scaccia Scarafoni prima e Marigliani poi “fu pubblicata ad Amsterdam nel 1706 senza alcun aggiornamento e raffigura pertanto Roma come si presentava alla fine del ‘600. In alto a sinistra è riportata la piantina dei dintorni di Roma” (cfr. Marigliani p. 252). La pianta è inclusa nell'Atlas Historique, pubblicato ad Amsterdam tra il 1705 e il 1720. L'atlante, in 7 volumi, è innovativo per la sua epoca perché combina le mappe geografiche con incisioni e informazioni di carattere geografico, storico, etnografico e araldico. Acquaforte, in ottimo stato di conservazione.  Henri Abraham Chatelain (1684 - 1743) era un pastore ugonotto di origini parigine. È meglio conosciuto come cartografo olandese e più specificamente per il suo contributo cartografico nell’Atlas Historique in sette volumi, pubblicato ad Amsterdam tra il 1705 e il 1720. Innovativo per il suo tempo, l'Atlas Historique combinava incisioni e opere d'arte con studi di geografia, storia, etnologia, araldica e cosmografia. Alcuni studiosi suggeriscono che l'Atlas Historique non fu compilato esclusivamente da Henri Chatelain, come si crede comunemente, ma piuttosto fu un'impresa familiare che coinvolse Henri, suo padre Zacharie e suo fratello, sempre Zacharie. Bibliografia Scaccia Scarafoni (1939): p. 113, n. 213; Marigliani (2007): p. 252, n. 158. Mixed projection map of Rome, oriented with north to the left, circa 1706.  Based on the map of Rome by Lievin Cruyl (1665) and subsequent reprint of 1696. For Scaccia Scarafoni first and then Marigliani was published in Amsterdam in 1706 without any update and therefore represents Rome as it was at the end of '600. At the top left is the map of the surroundings of Rome (see Marigliani p. 252). The map is included in the Atlas Historique, published in Amsterdam between 1705 and 1720.  Henri Abraham Chatelain (1684 - 1743) was a Huguenot pastor of Parisian origins. He is best known as a Dutch cartographer and more specifically for his cartographic contribution in the seminal seven volume Atlas Historique, published in Amsterdam between 1705 and 1720. Innovative for its time, the Atlas Historique combined fine engraving and artwork with scholarly studies of geography, history, ethnology, heraldry, and cosmography. Some scholarship suggests that the Atlas Historique was not exclusively compiled by Henri Chatelain, as is commonly believed, but rather was a family enterprise involving Henri, his father Zacharie and his brother, also Zacharie. Etching, in excellent condition.  Literature Scaccia Scarafoni (1939): p. 113, n. 213; Marigliani (2007): p. 252, n. 158.‎

‎CUCCIONI Tommaso (Roma, 1790 circa – 23 agosto 1864)‎

‎Pianta Topografica di Roma‎

‎Rara pianta a proiezione verticale, orientata con il nord in alto. Incisa da Filippo Troiani per l'editore Tommaso Cuccioni. A sinistra rubrica: Indice de' principali edifizi di Roma moderna. A destra: Indice degli avanzi de' monumenti antichi posti nelle loro Regioni. "Stampata in quattro fogli. In basso notizia che cita il nome del pontefice Gregorio XVI (1830-1846), da cui la datazione al 1840 circa. Nella sua accurata rappresentazione della città il Troiani tenne certamente a riferimento la pianta del Censo edita una decina d'anni prima ma ancora di fatto attuale. In alto a sinistra dedica ad Agostino Feoli, amministratore generale della Banca Romana" (cfr. Marigliani, 2007, pp. 346-347). Acquaforte, stampata su quattro grandi fogli, tagliati, applicati su tela coeva e più volte ripiegati ad astuccio, piccole ossidazioni, per il resto in buono stato di conservazione.  Bibliografia Scaccia Scarafoni (1939): n. 289; Frutaz (1962): n. 196; Marigliani (2007): pp. 346-347, n. 279. Rare vertical projection map, oriented with north at the top. Engraved by Filippo Troiani for the publisher Tommaso Cuccioni. On the left heading: Indice de' principali edifizi di Roma moderna. On the right: Indice degli avanzi de' monumenti antichi posti nelle loro Regioni. Printed in four sheets. At the bottom news that mentions the name of Pope Gregory XVI (1830-1846), hence the dating to about 1840. In its accurate representation of the city Troiani certainly held to reference the map by Census edited a decade earlier but still current. At the top left dedication to Agostino Feoli, general administrator of the Banca Romana (see Marigliani, 2007, pp. 346-347). Etching, printed on four large sheets, cut, applied on original canvas and folded several times to a case, small oxidation, otherwise in good condition.  Literature Scaccia Scarafoni (1939): n. 289; Frutaz (1962): n. 196; Marigliani (2007): pp. 346-347, n. 279.‎

‎Pronti Domenico (1750 - 1815 circa)‎

‎Prima Urbis Inter, Divum Domus Aurea Roma‎

‎Pianta a proiezione verticale, orientata con il nord in alto, 1769 circa. Si tratta di una piccola e rara riduzione del Nolli. Scaccia Scarafoni cita un esemplare con sottoscrizione Dom. Pront. F. in R(oma) 1770, mentre il nostro esemplare e quello illustrato su Marigliani sono probabilmente prove ante la firma. “Titolo scritto sul piedistallo di una statua in basso a sinistra. In basso a destra veduta di piazza del Popolo. A destra una legenda di 116 numeri su due colonne. La pianta è incisa con cura grafica e dovizia di dettagli a dispetto del formato ridotto; alcune chiese, come ad esempio San Carlo al Corso e ovviamente San Pietro, vengono persino rappresentate con la pianta interna. I lotti edificati sono campiti in nero” (cfr. Marigliani p. 282). Acquaforte, in ottimo stato di conservazione. Bibliografia Scaccia Scarafoni (1939): p. 116, n. 232; Marigliani (2007): p. 282, n. 202. Vertical projection map, oriented with north at the top, circa 1769. This is a small and rare reduction of the Nolli map of Rome (1748). Scaccia Scarafoni mentions an example with subscription Dom. Pront. F. in R(oma) 1770, while our example and the one illustrated on Marigliani are probably proofs, before the imprint. Title written on the pedestal of a statue in the lower left corner. Bottom right view of Piazza del Popolo. To the right a legend of 116 numbers in two columns. The map is engraved with graphic care and abundance of detail despite the small format, some churches, such as San Carlo al Corso and of course St. Peter, are even represented with the internal plan. The built lots are depicted in black (cf. Marigliani p. 282). Etching, in excellent condition. Literature Scaccia Scarafoni (1939): p. 116, n. 232; Marigliani (2007): p. 282, n. 202.‎

‎MORTIER Pierre (1661 - 1711)‎

‎Roma Vetus - Rome Ancienne‎

‎Pianta di Roma antica, orientata con il nord a sinistra."A proiezione obliqua; orografica. Veduta a volo d'uccello con la raffigurazione dei soli edifici e monumenti pubblici principali, rappresentati in alzato" (cfr. Scaccia Scarafoni p. 36).La mappa deriva da quella di Johannes Blaeu del 1663, della quale è una perfetta riedizione, non derivante dalla stessa lastra: "Quella del Mortier non è dunque un ristampa della precedente del 1663, come si legge in qualche repertorio, ma una perfetta riedizione […] lo dimostrano alcune varianti, il titolo in latino al centro in alto rialzato per far posto alla sottostante traduzione in francese, i toponimi interamente riscritti e leggermente più grandi dell'originale, soprattutto la scomparsa del ricco stemma del nobile Simone van Hoorn e del cartiglio con la dedica allo stesso, a firma del Blaeu" (cfr. Caldana, p. 98).Opera tratta dal terzo volume del Nouveau Theatre de l’Italie.Acquaforte, con margini, in perfetto stato di conservazione. Map of ancient Rome, oriented with the north to the left."A proiezione obliqua; orografica. Veduta a volo d'uccello con la raffigurazione dei soli edifici e monumenti pubblici principali, rappresentati in alzato" (cfr. Scaccia Scarafoni p. 36).The map derives from Johannes Blaeu's map of 1663, of which it is a perfect re-edition, nor derived from the same plate: "Mortier's map is therefore not a reprint of the previous one of 1663, as we read in some repertoire, but a perfect re-edition [...] this is demonstrated by some variations, the Latin title in the center at the top raised to make way for the underlying French translation, the place names entirely rewritten and slightly larger than the original, especially the disappearance of the coat of arms of the noble Simone van Hoorn and the cartouche with the dedication signed by Blaeu" (cf. Caldana, p. 98).Work taken from the third volume of the Nouveau Theatre de l'Italie.Etching, with margins, in perfect condition. Caldana, "Roma Antica", 2013, p. 98, n. I.45; Scaccia Scarafoni, "Le Piante di Roma", n. 36.‎

‎LETAROUILLY Paul (Coutances, 1795 – Parigi, 1855)‎

‎Plan Topographique de Rome Moderne Avec les changemens et Accroissements nouveaux‎

‎Pianta a proiezione verticale, orografica, orientata con il nord in alto.Si tratta, di una derivazione ridotta ed aggiornata della pianta di Giovan Battista Nolli del 1748, pubblicata per la prima volta nel 1838 - priva dell'apparato decorativo in basso, derivante interamente dal Nolli, che appare solamente in questa ristampa del 1841, emendata sulla vecchia lastra. Sono aggiunti orografia e rappresentazione delle aree verdi. "In basso, sotto la pianta, sono state inoltre aggiunte a sinistra una vista del Colosseo e la colonna Traiana con le tre colonne del Foror Romano in primo piano e a destra il Campidoglio. I rioni sono contraddistinti in pianta da numeri romani. In basso a destra troviamo le firme dei vari incisori. Ai due lati legende divise per argomenti. Non è stato possibile verificarlo, ma è probabile che questa pianta venisse venduta avulsa dall'opera" (cfr. Marigliani p. 285).Acquaforte, stampata su carta coeva, tagliata ed applicata su tela e montata ad astuccio, piccole ossidazioni, per il resto in buono stato di conservazione. Vertical projection map, orographic, oriented with the north at the top.It is a reduced and updated derivation of Giovan Battista Nolli's map of 1748, published for the first time in 1838 - without the decorative apparatus at the bottom, deriving entirely from Nolli, which appears only in this reprint of 1841, amended on the old plate. Orography and representation of the green areas are added. At the bottom, under the map, a view of the Colosseum and the Trajan's column with the three columns of the Foror Romano in the foreground and the Capitol on the right have been added. The districts (rioni) are marked in the map by Roman numbers. At the bottom right we find the signatures of the various engravers. On the two sides legends divided by topics. Etching, printed on contemporary paper, cut and applied on canvas and mounted in a case, light foxing, for the rest in good condition. C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", n. 285; Scaccia Scarafoni, "Le Piante di Roma", n. 290.‎

‎Direzione Generale del Censo‎

‎Pianta Topografica di Roma pubblicata dalla Direzione Generale del Censo ed aggioranta a tutto il corrente anno MDCCCLXVI‎

‎Rara pianta della città, a proiezione verticale, orientata con il nord in alto.La pianta fu pubblicata per la prima volta nel 1829: "La pianta del Censo è senz'altro la più accurata e significativa pianta della Roma Papale nel sec. XIX. Gli edifici sono campiti a tratteggio; chiese e monumenti principali sono rappresentate con la pianta interna. L'orografia è chiaramente leggibile così come il disegno del verde. Ampia legenda sul lato sinistro ed in basso a destra elenco dei XIV rioni. È raffigurata la sola città entro il perimentro delle mura che risalta pertanto nitidamente sul fondo bianco. Il Cardinale Cesare Guerrieri, primo presidente della Congregazione dei Catasti (poi Censo) dal 1816 al 1832, fece incidere e pubblicare questa pianta, basandosi sulle mappe manoscritte del Catasto Urbano ordinate da PIO VII nel 1818 e completate nel 1822" (cfr. Marigliani p. 323). Una seconda stesura dell'opera viene alla luce nel 1854, ristampa delle lastre originali, che contiene l'indicazione del ponte di ferro costruito accanto a Ponte Rotto. La pianta fu poi definitivamente emendata nel 1866 - questa nostra edizione."E' la più accurata immagine della città subito prima che diventasse capitale. Compare il ponte di ferro a San Giovanni dei Fiorentini (1863) ed è indicata la fabbrica dei tabacchi (1863) con l'antistante Piazza Matai (1864). Ci sono le linee ferroviarie a Termini (1862) mentre manca ovviamente il fabbricato die viaggiatori (1867). È riportato infine il primo tratto di via Nazionale (fino a via Quattro Fontane), tracciata proprio nel 1866" (cfr. Marigliani p. 411).Acquaforte, stampata da 4 lastre su altrettanti fogli di carta coeva, tagliati, applicati su tela e montati ad astuccio. Tela leggermente lesionata nelle pieghe, per il resto in buono stato di conservazione.Esemplare con ex-libris della libreria di Ulderico Bossi, che aveva sede in Roma a via del Corso 401.BibliografiaA. P. Frutaz, "Le piante di Roma", n. 191; C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", n. 354; Scaccia Scarafoni, "Le Piante di Roma", n. 312. Rare map of the city, with vertical projection, oriented with the north at the top.The map was published for the first time in 1829, and is undoubtedly the most accurate and significant map of Papal Rome in the nineteenth century. Wide key-legend on the left side and at the bottom right list of the XIV districts. It is represented the only city within the perimeter of the walls that stands out clearly on the white background. Cardinal Cesare Guerrieri, first president of the Congregazione dei Catasti (later Censo) from 1816 to 1832, had this map engraved and published, based on the manuscript maps of the Catasto Urban ordered by PIO VII in 1818 and completed in 1822. A second issue of the map comes to light in 1854, reprint of the original plates, which contains the indication of the iron bridge built next to Ponte Rotto. The map was then definitively amended in 1866 - our edition.It is the most accurate image of the town just before it became capital of Italy. The iron bridge appears in San Giovanni dei Fiorentini (1863) and the tobacco factory (1863) is indicated with the opposite Piazza Matai (1864). There are the railway lines at Termini (1862) while the travellers' building (1867) is obviously missing. Finally, shows the first part of Via Nazionale, traced in 1866.Etching, printed from 4 plates on 4 sheets of contemporary paper, cut, applied on canvas and mounted in a box. Canvas slightly damaged in the folds, otherwise in good condition.Exemple with ex-libris of the book seller Ulderico Bossi, which was based in Rome in via del Corso 401.BibliografiaA. P. Frutaz, "Le piante di Roma", n. 191; C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", n. 354; Scaccia Scarafoni, "Le Piante di Roma", n. 312. A. P. Frutaz, "Le piante di Roma", n. 191; C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", n. 354; Scaccia Scarafoni, "Le Piante di Roma", n. 312.‎

‎MARRONI Salvatore (attivo a Roma prima metà del XIX secolo)‎

‎Li otto giorni del Carnevale di Roma, Incisi all’acquaforte da Salvatore Marroni‎

‎Serie completa di frontespizio e 8 incisioni all’aquaforte, 1835 circa, finemente colorate a mano, che raffigurano il carnevale di Roma tra via del Corso, Piazza del Popolo e Piazza Venezia. Stampato a Roma dall’editore Alessandro Depoletti. Opera rarissima in magnifica coloritura coeva; legata in oblungo. Sconosciuta al Colas. Dimensioni 165x120. A complete series of eight etchings plus the front page, 1835 approximately, fine hand colour. It depicts the Carnival of Rome winding along via del Corso, Piazza del Popolo and Piazza Venezia. This work was printed in Rome by the publisher Alessandro Depoletti. A very rare work, with contemporary colours, oblong bookbinding. This plate was unknown to Colas.‎

‎LAURO Giacomo (1561-1645/50)‎

‎Urbis Romae Novissima Delineatio‎

‎Piccola pianta di Roma proiezione obliqua, orientata col nord a sinistra.  "E' evidente la derivazione di questa pianta da quella più grande del Florimi, come giustamente rilevato dalla Jatta nel catalogo Roma Veduta. In basso a sinistra si legge Romae Anno 1618 cum privilegio Summi POntifici ed a destra: Jacobus Laurus f. Sul margine inferiore una legenda di 95 numeri che prosegue nel cartiglio in alto a destra fino al n. 121" (cfr. Marigliani, p. 185).  Tuttavia, ci sembra improbabile che sia derivazione del Florimi - che, tra l'altro, comprende una legenda di soli 86 numeri di legenda. Sembra più probabile la derivazione con le piante incise da Ambrogio Brambilla per il Franzini prima e per Nicola van Aelst poi (1590). Pianta tratta dall'Antiquae Urbis Splendor di Giacomo Lauro, opera per la prima volta pubblicata nel 1612, importante e ricercata raccolta di vedute e antichità romane, rappresenta il più importante lavoro del Lauro e godette di una incredibile fortuna. L'opera interamente illustrata con sintetici testi didascalici sulle bellezze e gli splendori di Roma antica e Roma moderna venne ristampata ed accresciuta. Le edizioni posteriori fanno sempre riferimento alla data di pubblicazione del 1612. La data e lo stampatore sono però dedotti dalla dedica di Giovanni Alto (jan Alten) da Lucerna, curatore del volume, ai lettori. Acquaforte e bulino, stampata su carta vergata coeva, in ottimo stato di conservazione. Bibliografia Frutaz n. 26; Scaccia Scarafoni n. 180; Huelsen 49; Roma Veduta n. 22; Marigliani p. 185, n. 90. Small map of Rome with an oblique projection, oriented with the north on the left.  It is evident the derivation of this map from the larger one of Florimi, as rightly noted by Jatta in the catalog Roma Veduta. In the lower left corner it reads Romae Anno 1618 cum privilegio Summi POntifici and on the right: Jacobus Laurus f. On the lower margin a legend of 95 numbers that continues in the cartouche in the upper right up to n. 121" (cf. Marigliani, p. 185).  However, it seems unlikely to us that it is a derivation of the Florimi - which, by the way, includes a legend of only 86 numbers. It seems more likely to be derived from the maps engraved by Ambrogio Brambilla for Franzini first and then for Nicola van Aelst (1590). The map is taken from Antiquae Urbis Splendor by Giacomo Lauro, a work published for the first time in 1612, an important and sought-after collection of Roman views and antiquities, it represents Lauro's most important work and enjoyed an incredible fortune. The work, entirely illustrated with concise didactic texts on the beauties and splendors of ancient and modern Rome, was reprinted and enlarged. Later editions always refer to the date of publication of 1612. The date and the printer are however deduced from the dedication of Giovanni Alto (jan Alten) from Lucerne, editor of the volume, to the readers. Etching and engraving, printed on contemporary laid paper, in excellent condition. Literature Frutaz n. 26; Scaccia Scarafoni n. 180; Huelsen 49; Roma Veduta n. 22; Marigliani p. 185, n. 90.‎

‎VILLAMENA Francesco (Assisi, 1564 - Roma, 7 Luglio 1624)‎

‎Basilica S Petri in Vaticano‎

‎Acquaforte e bulino, 1609, priva della firma. L'opera appartiene ad una serie di 7 tavole raffiguranti sei Basiliche di Roma. Ciascuna tavola presenta in alto al centro, il nome latino della basilica; una veduta prospettica, di circa 142x130mm; sotto l’immagine, una lunga notazione di carattere storico sull’edificazione della chiesa, sui relativi culti e le reliquia conservate.In fondo alla prima tavola - San Giovanni in Laterano - troviamo l’excudit Franciscus Vill’aęna excudit Romę. Cū Privilegio Sum. Pont et Superiorū licentia Anno 1609. L’opera è di estrema rarità e non è censita nei principali repertori. La raccolta era presente nella collezione del Palazzo Massimo, come si apprende da Vittorio Massimo, in Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane… del 1836. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, applicata su supporto cartaceo coevo (probabile l'appartenenza ad un piccolo album), in ottimo stato di conservazione.  Etching and engraving, 1609, unsigned. The work belongs to a series of 7 plates depicting Basilicas of Rome. Each plate presents in the upper center, the Latin name of the church; a perspective view, about 142x130mm; below the image, a long historical notation about the building of the church, its cults and relics preserved. At the bottom of the first panel - San Giovanni in Laterano - we find the excudit Franciscus Vill'aęna excudit Romę. Cū Privilegio Sum. Pont et Superiorū licentia Anno 1609. The work is extremely rare and is not listed in the main repertories. The collection was present in the collection of the Palazzo Massimo, as we learn from Vittorio Massimo, in Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane... of 1836. Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, with margins, applied to contemporary paper (probably belonging to a small album), in excellent condition.  V. Massimo, Notizie istoriche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane…, 1836, p. 268‎

‎FALDA Giovanni Battista (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)‎

‎Piazza Colonna su' la via del Corso spianata et ampliata da N. S. papa Alesandro VII‎

‎Splendida veduta di piazza Colonna dopo l'ampliamento voluto da papa Alessandro VII che comportò - nel 1659 - la demolizione delle case che sorgevano intorno alla Colonna e davanti a Palazzo Aldobrandini-Chigi. Il palazzo fu svenduto ai Chigi nel settembre del 1659.Esemplare dalla prima edizione de" Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII…". In tre volumi, editi da G. G. de Rossi tra il 1665 e il 1669, illustra le fabbriche realizzate o ampliate durante il pontificato di Alessandro VII Chigi, mentre il III si riferisce alle chiese restaurate dal pontefice Clemente IX. L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma, con i suoi palazzi, chiese e giardini, secondo un progetto unitario di espansione urbana, in sintonia con i criteri del colto e raffinato Fabio Chigi : il papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia.Prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie dì stampe da E. Dupérac a G. Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna.Dopo la morte del Falda, verrà pubblicato "Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma mooderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII", opera di Alessandro Specchi, edito nel 1699.Incisione su rame, in ottimo stato di conservazione.Magnifico esemplare, nel primo stato avanti il numero. From the first edition of " Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII…".Etching, in the first state before the page number, in perfect condition. One of the most important architectural projects of the seventeenth century was the urban renovation of Rome. Under the brilliant leadership of Pope Alessandro VII (1655-1667), Rome dramatically emerged as one of the most modern and beautiful cities of the new Baroque age. Within several decades spacious roadways were constructed, monumental buildings arose, and many public squares appeared with elaborate fountains and monuments. To be sure, this massive undertaking was meant to underline the absolute power of the Papacy but it also brought forth a new flowering of Italian art and architecture. The Nuovo Teatro was initiated in 1665 to depict the new Rome in a series of etchings. What it gave to future generations was a magnificent historical record of views etched by two of Italy's greatest architectural artists. The printing and publishing of these important etchings was entrusted to Giacomo de Rossi (1626-1691), the head of the most dominant Roman publishing house. ( Sons and nephews of de Rossi, in fact, continued the publishing house until 1738 when the business was sold to Pope Clement XII to form the basis of the Regia Calcografia.) Altogether, four sets of Nuovo Teatro were created during the seventeenth century. Volumes one and two were both published in the year of 1665 and dealt mainly in views of the new piazzas, gardens, terraces and their surrounding buildings. Volume 3 was published in 1669 and concentrated upon the newly constructed churches of Rome.Every plate from the first three sets was both designed and etched by the influential architectural artist, Giovanni Battista Falda (1643-1678).For reasons unknown the fourth and final volume (52 etchings) did not appear until 1699. It was published by Giacomo's successor, Domenico de Rossi, and featured views of the palaces and stately homes of Rome. Each plate was designed and etched by the famous architect and etcher, Alessandro Specchi (1668-1729).‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Chiesa di S. Eusebio‎

‎Veduta tratta dalla prima edizione della monumentale opera " Delle magnificenze di Roma antica e moderna ". Conosciuto dai più semplicemente come il "maestro" di Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi rivela in quest'opera monumentale la pienezza della sua creatività grafica. Le "Magnificenze" (divise in 10 volumi editi tra il 1747 e il 1762) forniscono un panorama completo e al tempo stesso anticonvenzionale dell'Urbe: così, insieme alle consuete, celeberrime inquadrature desunte dalla migliore tradizione vedutistica, si trova anche una Roma insolita, quella che, talvolta, non esiste più.Acquaforte, completa dei margini, in ottimo stato di conservazione.Pubblicata in 10 volumi dal 1747 al 1761, l’opera presenta 238 incisioni in rame, ciascuna incisione con testo narrativo che fornisce informazioni storiche e documentarie. From the first edition of Vasi’s Delle Magnificenze di Roma Antica e Moderna (1747-61), with a total of 238 views, is composed of ten books each dedicated to an architectural or urban typology.The "Magnificenze" provide an uncommon and complete view of the city of Rome: therefore, together with the famous and common views of the tradition, there is also an unusual Rome which, somethimes, doesn't exist any more. Etching, in very good condition. Scalabroni, 123‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Piazza della Trinità de' Monti‎

‎Veduta tratta dalla monumentale opera Delle magnificenze di Roma antica e moderna.Pubblicata in 10 volumi dal 1747 al 1761, l’opera presenta 238 incisioni in rame, ciascuna incisione con testo narrativo che fornisce informazioni storiche e documentarie.  Conosciuto dai più semplicemente come il "maestro" di Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi rivela in quest'opera monumentale la pienezza della sua creatività grafica. I 10 libri che la compongono hanno ognuno un frontespizio con titolo e data diversi: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. Le Magnificenze forniscono un panorama completo e al tempo stesso anticonvenzionale dell'Urbe: così, insieme alle consuete, celeberrime inquadrature desunte dalla migliore tradizione vedutistica, si trova anche una Roma insolita, quella che, talvolta, non esiste più. A quest'opera, di centrale importanza nell'editoria romana di metà Settecento, l'Autore aveva lavorato per quasi un ventennio realizzando una monumentale guida dell'Urbe dove accanto alle consuete e celeberrime inquadrature tratte dalla migliore tradizione vedutistica, immortala anche scorci insoliti che sono poi scomparsi con il cambiare della città. Il testo che accompagna le vedute nel primo volume è opera di Giuseppe Bianchini, nel secondo di Orazio Orlandi e nei restanti del Vasi stesso. A partire dall'edizione del 1786, l'opera del Vasi, fu aggiornata dal figlio Mariano, che la pubblicò col titolo Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, mostrando solo il nome del padre come autore. Questa nuova edizione presentava molte tavole della prima edizione, ed alcune nuove. Anche la pubblicazione di Mariano Vasi fu stampata più volte, sempre con l’aggiunta di nuove tavole. Esemplare tratto dalla seconda edizione dell'opera, edita nella seconda metà del '700. Acquaforte, stampata su carta vergata coeva, completa dei margini, in ottimo stato di conservazione.  View taken from the monumental work Delle magnificenze di Roma antica e moderna. Published in 10 volumes from 1747 to 1761, the work features 238 copper engravings, each engraving with a narrative text that provides historical and documentary information. Known by most simply as the "master" of Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi reveals in this monumental work the fullness of his graphic creativity. The 10 books that compose it each have a title page with a different title and date: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. The Magnificences provide a complete and at the same time unconventional panorama of the City: thus, together with the usual, celebrated shots taken from the best tradition of vedutistica, one also finds an unusual Rome, one that, at times, no longer exists. The author had worked on this work, of central importance in Roman publishing in the middle of the eighteenth century, for almost twenty years, producing a monumental guide to the “Urbe” where, alongside the usual and famous shots taken from the best tradition of vedutistica, he also immortalized unusual views that have since disappeared with the change of the city. The text that accompanies the views in the first volume is by Giuseppe Bianchini, in the second by Orazio Orlandi and in the remaining ones by Vasi himself. Starting from the edition of 1786, the work of Vasi, was updated by his son Mariano, who published it under the title Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, showing only the name of his father as author. This new edition presented many plates of the first edition, and some new ones. The publication of Mariano Vasi was also printed several times, always with the addition of new plates.    From the second edition of Vasi's Delle Magnificenze di Roma Antica e Moderna. Etching, printed on contemporary laid paper, in very good condition.‎

‎CHATELAIN Henri Abraham (1684 - 1743)‎

‎Rome Ancienne et Moderne‎

‎Pianta a proiezione verticale, orientata con il nord a sinistra.  "Questa pianta assai schematica deriva come base di rappresentazione dalla pianta grande del Falda e non da quella del De Rossi come sostenuto in passato dall'Huelsen. Raffigura Roma attorno al 1700: manca infatti non solo la scalinata di Trinità dei Monti realizzata tra il 1721 e il 1725 come notato da Scaccia Scarafoni ma anche il porto di Ripetta realizzato nel 1704 e gli interventi dovuti a Innocenzo XII ma la poca definizione del disegno non consente di verificarlo con certezza. I lotti edificati non hanno campitura ma una fitta serie di 320 numeri e varie lettere che rimandano alla legenda disposta ai due lati della pianta. è invece rappresentato con maggiore cura il disegno dei giardini e delle ville" (cfr. Marigliani p. 255).   Opera tratta dall'Atlas Historique, pubblicato ad Amsterdam tra il 1705 e il 1720. Incisione in rame, finemente colorata a mano, in perfette condizioni. Henri Abraham Chatelain (1684 - 1743) era un pastore ugonotto di origini parigine. È meglio conosciuto come cartografo olandese e più specificamente per il suo contributo cartografico nell’Atlas Historique in sette volumi, pubblicato ad Amsterdam tra il 1705 e il 1720. Innovativo per il suo tempo, l'Atlas Historique combinava incisioni e opere d'arte con studi di geografia, storia, etnologia, araldica e cosmografia. Alcuni studiosi suggeriscono che l'Atlas Historique non fu compilato esclusivamente da Henri Chatelain, come si crede comunemente, ma piuttosto fu un'impresa familiare che coinvolse Henri, suo padre Zacharie e suo fratello, sempre Zacharie. Bibliografia Huelsen (1915): n. 129b; Scaccia Scarafoni (1939): n. 219; Marigliani (2007): p. 255, n. 162. Vertical projection map of Rome, oriented with the north on the left.  This very schematic plan derives as a basis of representation from the large map of Falda and not from that of De Rossi as claimed in the past by Huelsen. It depicts Rome around 1700: in fact, not only the Spanish Steps are missing, made between 1721 and 1725 as noted by Scaccia Scarafoni, but also the port of Ripetta made in 1704 and the interventions due to Innocenzo XII, but the poor definition of the drawing does not allow to verify with certainty. The built lots do not have a field but a dense series of 320 numbers and various letters that refer to the legend placed on the two sides of the plan. It is instead represented with greater care the design of gardens and villas (cf. Marigliani p. 255).   Taken from "Atlas Historique" , this sheet includes a small map of the northern hemisphere including all of Europe and Asia and most of Africa, above the horn.  Henri Abraham Chatelain (1684 - 1743) was a Huguenot pastor of Parisian origins. He is best known as a Dutch cartographer and more specifically for his cartographic contribution in the seminal seven volume Atlas Historique, published in Amsterdam between 1705 and 1720. Innovative for its time, the Atlas Historique combined fine engraving and artwork with scholarly studies of geography, history, ethnology, heraldry, and cosmography. Some scholarship suggests that the Atlas Historique was not exclusively compiled by Henri Chatelain, as is commonly believed, but rather was a family enterprise involving Henri, his father Zacharie and his brother, also Zacharie. Copper engraving, with fine later hand colour, in excellent condition. Literature Huelsen (1915): n. 129b; Scaccia Scarafoni (1939): n. 219; Marigliani (2007): p. 255, n. 162.‎

‎GOYDRAND Claude (Sens 1620 – 1662)‎

‎Sacellum in Templo D. Mariae ad praesepe condidit felicis memoriae Paulus V. Pontifex Maximus…‎

‎Acquaforte, 1640 circa, nel margine inferiore, su due colonne, la descrizione in latino e in francese: Sacellum in Tempo D. Mariae ad praesepe condidit felicis memoriae Paulus V Pontifex Maximus, magnificum in primis ut facies/eius externa docet Imago Deiparae virginis a Sancto Luca delineata ad id operis pietatem pontificis accendit: voluit enim Tabu=/lam hanc sacram collocari in aediculae altari summo quod ex aere deaurato conflari iussit, et statuis argenteis ex lapide lazuro extantibus. Obeliscus/ autem qui non procul exinde surgit a Romanis olim cum aljis devectus este x Aegypto quem humi jacentem Sixt. V maximis jmpensis reigendum curavit. // Chapelle nastie a S.te Marie Major a Rome…// Firmata in basso a destra Goyran sculp. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con ampi margini, in perfetto stato di conservazione. Opera molto rara. Claude Goyrand  era incisore a bulino e all’acquaforte, e fu attivo a Parigi, Lione e Roma tra 1633 – 1648, nella cerchia di Henriet e Silvestre. Lavorò a Roma negli anni ’40 del secolo; dal 1650 si stabilì a Parigi; da questa data gran parte della sua opera fu commissionata dal re di Francia. Realizzò incisioni su disegni di Claude Lorrain, Stefano della Bella, Jacques Callot. Bibliografia McDonald, The Print Collection of Cassiano dal Pozzo, series C, part II – 1, n. 2124, p. 267. Etching, 1640 circa, in lower margin two columns of description, In Latin and French: Sacellum in Tempo D. Mariae ad praesepe condidit felicis memoriae Paulus V Pontifex Maximus, magnificum in primis ut facies/eius externa docet Imago Deiparae virginis a Sancto Luca delineata ad id operis pietatem pontificis accendit: voluit enim Tabu=/lam hanc sacram collocari in aediculae altari summo quod ex aere deaurato conflari iussit, et statuis argenteis ex lapide lazuro extantibus. Obeliscus/ autem qui non procul exinde surgit a Romanis olim cum aljis devectus este x Aegypto quem humi jacentem Sixt. V maximis jmpensis reigendum curavit. // Chapelle nastie a S.te Marie Major a Rome…// signed lower right Goyran sculp. A fine impression, printed on contemporary laid paper, with wide margins, perfect condition. Very rare. Claude Goyrand  was an engraver, etcher and copyist; 1633-48 active in Paris, Lyon and Rome. Engraver in circle of Henriet and Silvestre. Worked in Rome during 1640s; by 1650 established in Paris; from this date much of his work was commissioned by the King of France. Produced etchings after the designs of Claude Lorrain, Stefano della Bella, Jacques Callot, among others. Literature McDonald, The Print Collection of Cassiano dal Pozzo, series C, part II – 1, n. 2124, p. 267.‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Scenographia Pontis hodie Mollis, ostendens quod remanserat antiqui operis cum a Nicolao V. Pont. Max. restitutus fuit. A Ti‎

‎Acquaforte, bulino e puntasecca, circa 1762, firmata in lastra in basso. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con margini, in eccellente stato di conservazione. Tavola tratta da Il Campo Marzio dell’Antica Roma opera di G.B. Piranesi socio della Real Società degli Antiquari di Londra. Sebbene pubblicata solo nel 1762 questa fondamentale opera, che appare come una delle più complesse del Piranesi, veniva già annunciata dall’artista nelle Antichità Romane (1756) delle quali, secondo Focillon, può essere considerata come il quinto tomo. La vicenda del Campo Marzio si intrecciano con l’amicizia con lo scozzese Robert Adam, al quale l’opera è dedicata. Adam era giunto a Roma nel 1755 e ben presto aveva conosciuto Piranesi, forse per mezzo del comune amico Charles-Louis Clerisseau, trovando nella comune passione archeologica la base di una reciproca stima, che continuò anche dopo il ritorno dell’architetto Londra. Fu proprio Adam che, durante le ricognizioni dei resti dei monumenti del Campo Marzio, suggerì al Piranesi l’idea di realizzare una mappa dell’intera area, che inizialmente doveva essere inclusa nelle Antichità, e poi finì per costituire la base di un progetto ben più ambizioso, dando alla luce questa importante opera. Negli scritti iniziali l’autore annuncia lo scopo di questo lavoro, affermando la volontà di voler tracciare la storia di questa vasta area compresa tra il Tevere ed i colli, cercando di ricostruirne la conformazione ed il volto. Egli sottolinea la difficoltà di tale lavoro di ricostruzione, poiché l’antico Campo Marzio ha coinciso con l’area più intensamente popolata e riedificata della città dal medioevo all’epoca attuale, non nascondendo il margine di ipotetica insito nell’opera. Il risultato è che l’attendibilità dei risultati rimane quanto mai problematica, sia per la pionieristica ricerca archeologica del tempo, sia per la carica visionaria che porta l’artista e l’architetto a superare di slancio i limiti della realtà storica progettando il passato in funzione del presente, portando il genio artistico a prevalere di gran lunga sull’archeologo, conferendo senso e vigore a tutta l’opera. Bibliografia Focillon 437, Wilton Ely 568.  Etching, engraving and drypoint, circa 1762, signed in plate at the bottom. Magnificent proof, printed on contemporary laid paper, in excellent condition. Plate taken from Il Campo Marzio dell’Antica Roma opera di G.B. Piranesi socio della Real Società degli Antiquari di Londra. Although published only in 1762, this fundamental work, which appears to be one of Piranesi's most complex, had already been announced by the artist in the Antichità Romane (1756) of which, according to Focillon, it can be considered as the fifth volume. The story of the Campus Martius is intertwined with the friendship with the Scotsman Robert Adam, to whom the work is dedicated. Adam had arrived in Rome in 1755 and soon got to know Piranesi, perhaps through their mutual friend Charles-Louis Clerisseau, finding in their common archaeological passion the basis of a mutual esteem, which continued even after the architect's return to London. It was Adam himself who, during the reconnaissance of the remains of the monuments of the Campus Martius, suggested to Piranesi the idea of creating a map of the entire area, which initially was to be included in the Antiquities, and then ended up forming the basis of a much more ambitious project, giving birth to this important work. In the initial writings the author announces the purpose of this work, stating the will to trace the history of this vast area between the Tiber and the hills, trying to reconstruct the conformation and the face. He underlines the difficulty of this reconstruction work, since the ancient Campus Martius coincided with the most intensely populated and rebuilt area of the city from the Middle Ages to the present time, not hiding the margin of hypothetic inherent in the work. The result is that the reliability of the results remains very problematic, both for the pioneering archaeological research of the time, and for the visionary charge that leads the artist and the architect to overcome the limits of historical reality designing the past in function of the present, bringing the artistic genius to prevail by far on the archaeologist, giving sense and vigor to the whole work. Literature Focillon 437, Wilton Ely 568. ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta, nella Via del Corso, del Palazzo dell'Accademia istituita da Luigi XIV, Re di Francia per i Nazionali Francesi studi‎

‎Acquaforte e bulino, 1752 circa, firmata in lastra in basso. Contemporanea tiratura “romana” della lastra, esemplare nel secondo stato di cinque, con indirizzo e prezzo descritto da Hind: “Presso l’autore a Strada Felice nel Palazzo Tomati vicino alla Trinità de’ Monti. A paoli due e mezzo”. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione.  Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 24, II/V; Focillon (1918): n. 739.   Etching and engraving, 1752 circa, signed on plate. Example of the second state of five described by Hind, from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "double encircled flur-de-lys" watermark, with margins, very good condition.  Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 24, II/V; Focillon (1918): n. 739.  ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta degli avanzi superiori delle Terme di Diocleziano a S. Maria degli Angeli‎

‎Acquaforte e bulino, 1774 circa, firmata in lastra in basso. Contemporanea tiratura “romana” della lastra, esemplare nel primo stato di tre descritto da Hind. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 116, I/III; Focillon (1918): n. 834.   Etching and engraving, 1766 circa, signed on plate. Example of the first state of three described by Hind, from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "double encircled flur-de-lys" watermark, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 116, I/III; Focillon (1918): n. 834.  ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta della Basilica di S. Sebastiano fuori delle mura di Roma, su la via Appia‎

‎Acquaforte e bulino, 1750 circa, firmata in lastra in basso. Contemporanea tiratura “romana” della lastra, esemplare nel primo stato di quattro descritto da Hind. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 13, I/III; Focillon (1918): n. 731.   Etching and engraving, 1750 circa, signed on plate. Example of the first state of four described by Hind, from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "double encircled flur-de-lys" watermark, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 13, I/III; Focillon (1918): n. 731.  ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta della Basilica di San Paolo fuor delle Mura‎

‎Acquaforte e bulino, 1748 circa, firmata in lastra in basso. Contemporanea tiratura “romana” della lastra, esemplare nel rarissimo primo stato di sei descritto da Hind, avanti l’indirizzo di Bouchard e Gravier. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 6, I/VI; Focillon (1918): n. 723.   Etching and engraving, 1748 circa, signed on plate. Example of the very rare first state of six described by Hind, before the Bouchard and Gravier imprint,from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "double encircled flur-de-lys" watermark, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 6, I/VI; Focillon (1918): n. 723.  ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta del Tempio di Bacco, inoggi Chiesa di S. Urbano, distante due miglia da Roma fuori della Porta di S. Sebastiano…‎

‎Acquaforte e bulino, 1758 circa, firmata in lastra in basso. Tiratura “postuma romana” della lastra, esemplare nel terzo stato di cinque, con indirizzo descritto da Hind: “Presso l’autore a Strada Felice nel palazzo Tomati vicino alla Trinità de’ Monti”. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 48, III/V; Focillon (1918): n. 753.   Etching and engraving, 1758 circa, signed on plate. Example of the third state of five described by Hind, from the late Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 48, III/V; Focillon (1918): n. 753.  ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta dell'Arco di Settimio Severo‎

‎Acquaforte e bulino, 1772 circa, firmata in lastra in basso. Contemporanea tiratura “romana” della lastra, esemplare nel primo stato di tre descritto da Hind. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 99, I/III; Focillon (1918): n. 754.   Etching and engraving, 1772 circa, signed on plate. Example of the first state of three described by Hind,from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "double encircled flur-de-lys" watermark, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 99, I/III; Focillon (1918): n. 754.  ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta della Facciata della Basilica di S. Giovanni Laterano, Architettura di Alessandro Gallilei…‎

‎Acquaforte e bulino, 1775 circa, firmata in lastra in basso. Tiratura “postuma romana” della lastra, nel secondo stato di quattro descritto da Hind. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con filigrana “Bracciano”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 122, II/IV; Focillon (1918): n. 724.   Etching and engraving, 1775 circa, signed on plate. Example of the second state of four described by Hind, from the late Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "Bracciano" watermark, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 122, II/IV; Focillon (1918): n. 724.  ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta degli Avanzi del Tablino della Casa Aurea di Nerone, detti volgarmente il Tempio della Pace‎

‎Acquaforte e bulino, 1757, firmata in lastra in basso. Contemporanea tiratura “romana” della lastra, esemplare nel terzo stato di sei, con indirizzo e prezzo descritto da Hind: “Presso l’autore a Strada Felice vicino alla Trinità de’ Monti. A paoli due e mezzo”. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 45, III/VI; Focillon (1918): 813.   - THIRD STATE OF SIX - Etching and engraving, 1757, signed on plate. Example of the third state of six described by Hind, from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "double encircled flur-de-lys" watermark, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 45, III/VI; Focillon (1918): 813.  ‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta delle due Chiese, l'una detta della Madonna di Loreto l'altra del Nome di Maria presso la Colonna Trajana. Salita al‎

‎Acquaforte e bulino, 1762 circa, firmata in lastra in basso. Esemplare della contemporanea tiratura “romana” della lastra, nel primo stato di tre, con indirizzo e prezzo, descritto da Hind: “Si vende presso l’autore a paoli due e mezzo”. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Bibliografia Hind (1922): n. 66, I/IV; Focillon (1918): n. 849.   Etching and engraving, 1766 circa, signed on plate. Example of the first state of four described by Hind, from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "double encircled flur-de-lys" watermark, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Bibliografia Hind (1922): n. 66, I/IV; Focillon (1918): n. 849.  ‎

‎BARRIERE Dominique (Marsiglia, 1618; Roma, 18 Settembre 1678).‎

‎Prospetiva della Chiesa di S.ta Maria della Pace di Roma‎

‎Acquaforte, 1658, in basso a sinistra “Petrus Berrettin. Corton. Arch.”; in basso a destra “Dominicus Barriere Marsilien delin. et sculp”; al centro la dedica al papa Alessandro VII:"Alexandro VII Pontifici Optimo Maximo Quae olim, Beatissime Pater, sub Glandibus Pax Aurea Terras incoluit,...". Da un disegno di Pietro da Cortona (Pietro Berrettini). Rarissima incisione della facciata di Santa Maria della Pace, eseguita da Dominique Barriere. Con ogni probabilità è riferibile al 1658, quando ne incise una versione ridotta, e con qualche variante, per la terza edizione dell’opera “Roma ricercata nel suo sito” (la prima edizione della fortunata guida risale al 1644) di Fioravante Martinelli (1599-1667), pubblicata a Roma da G. B. de Rossi appunto nel 1658. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con ampi margini, in perfetto stato di conservazione. Rara ed importante opera sulla Roma barocca di Alessandro VII. Etching, 1658 circa, lettered in cartouche upper left 'Prospetiva della Chiesa di Sta Maria della Pace di Roma'. Along bottom 'Petrus Berrettin Corton Arch / Dominicus Barriere Marsilien delin et sculp' followed by Alexander's name and 'Jo. Jacobus de Rubeis'. EXTREMELY RARE work showing the façade of Santa Maria della Pace's church, with Pope Alexander VII and his suite on the square. The work probably dates back to 1658, when D. Barriere engraved a reduced version, with some variations, for the third edition of the guide “Roma ricercata nel suo sito” by Fioravante Martinelli (1599-1667), published in Rome by G. G. de Rossi in 1658 (the first edition in 1644). A great impression, printed on contemporary laid paper, with wide margins, perfect condition. A very rare work.‎

‎SPECCHI Alessandro (Roma, 1668 - Roma, 1729)‎

‎Prospetto della Basilica Vaticana Architettura di Carlo Maderno…‎

‎Acquaforte, 1705, in basso i dati editoriali “Data in luce da Domenico de Rossi in Roma a S. M.a della Pace con priv. Del S. P. l’An. 1705”e la lunga dedica “dedicato/ Al Rev(erendissi)mo. Padre Sig(no)r(e) Padron Col(tissi)mo Il Padre Fra Giovanni Guerrero Procuratore Generale, e Maestro della Religione, di S. Bernardo di Spagna. Per onorare le mie stampe del nome onoratissimo di V. Rev(erendisssi)ma non ho saputo eleggere oggetto più adeequato al suo merito, e alla sua pietà della gran Basilica Vaticana, che presentemente esce dal medesme; poichè ella non solamente è la maraviglia maggiore di Roma, anzi del mondo tutto, mà è anche quell'insigne Santuario, in cui si venerano le cenere del Principe dell'Apostolato, sopra del quale stà ferma, e stabile, come su pietra fondamentale, la nostra Religione, e la nostra Fede. La supplico dunque a gradire l'offerta, e l'0ssequio di un suo Dev(otissi)mo e Obblig(atissi)mo Servitore. Lorenzo Filippo de Rossi”. In basso a destra: Alessandro Specchi Architetto misurò, disegnò e intagliò. L’opera venne probabilmente pubblicata da Domenico De Rossi in diverse edizioni poiché il Le Blanc ne riporta una del 1694. L’esemplare in esame è uno stato del 1705 ed è dedicato al Padre Giovanni Guerrero, maestro dell’Ordine di San Bernardo di Spagna. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, in perfetto stato di conservazione. Etching, lettered below with title followed by 'dato in luce da Domenico de Rossi in Roma a S.M. della Pace con Priv. del S.P. l'an.1705', and with dedication to Fra Giovanni Guerrero by Lorenzo Filippo de' Rossi: dedicato/ Al Rev(erendissi)mo. Padre Sig(no)r(e) Padron Col(tissi)mo Il Padre Fra Giovanni Guerrero Procuratore Generale, e Maestro della Religione, di S. Bernardo di Spagna. Per onorare le mie stampe del nome onoratissimo di V. Rev(erendisssi)ma non ho saputo eleggere oggetto più adeequato al suo merito, e alla sua pietà della gran Basilica Vaticana, che presentemente esce dal medesme; poichè ella non solamente è la maraviglia maggiore di Roma, anzi del mondo tutto, mà è anche quell'insigne Santuario, in cui si venerano le cenere del Principe dell'Apostolato, sopra del quale stà ferma, e stabile, come su pietra fondamentale, la nostra Religione, e la nostra Fede. La supplico dunque a gradire l'offerta, e l'0ssequio di un suo Dev(otissi)mo e Obblig(atissi)mo Servitore. Lorenzo Filippo de Rossi. At lower right, Alessandro Specchi Architetto misuro, disegno, e intaglio. Orthogonal view of the façade of St Peter's, with a plan below. The work was probably published by Domenico De Rossi in various editions since the Le Blanc carries one of 1694. The sample under observation is a status of 1705 and is dedicated to Father Giovanni Guerrero, Master of the Order of San Bernardo of Spain. A fine impression printed on contemporary laid paper, with margins, perfect conditions.‎

‎SPECCHI Alessandro (Roma, 1668 - Roma, 1729)‎

‎Prospetto del Palazzo della Gran Curia Innocenziana per Residenza dei Tribunali fatto erigere nuovamente nel Monte Citorio d‎

‎Acquaforte, nel margine, sotto l’immagine superiore, dopo il titolo: Architettura principiata dal Cav.re Gio: Lorenzo Bernini, e terminata con la Porta, Orologgio, Cortile, e Fabrica interiore dal Cavaliere Carlo Fontana con suo disegno.” A sinistra: Disegnato e intagliato da Allesandro Specchi Architetto'  e a destra: 'dato in luce da Dom.co de Rossi erede di Gio. Giac. de Rossi dalle sue stampe in Roma alla Pace con licenza de Sup. e Privil. del Som. Pont. Nell’immagine in basso a sinistra, lungo la parte superiore dell’immagine: Prospetto interiore del cortile della Curia Innocenziana verso la porta”; nell’immagine a destra “Altro prospetto interiore infaccia all’ingresso. L'incisione riproduce il progetto di Carlo Fontana per la facciata principale della Curia Apostolica da costruirsi sul preesistente palazzo Ludovisi, rimasto incompiuto. I1 prospetto ideato dal Bernini resta inalterato. Solo qualche variante viene proposta in ordine alla funzionalità dell'edificio: l'ingresso a tre fornici e la torre campanaria con l'orologio. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, in perfetto stato di conservazione. Etching and engraving, 1703, in lower margin: Architettura principiata dal Cav.re Gio: Lorenzo Bernini, e terminata con la Porta, Orologgio, Cortile, e Fabrica interiore dal Cavaliere Carlo Fontana con suo disegno.” A sinistra: Disegnato e intagliato da Allesandro Specchi Architetto'  e a destra: 'dato in luce da Dom.co de Rossi erede di Gio. Giac. de Rossi dalle sue stampe in Roma alla Pace con licenza de Sup. e Privil. del Som. Pont. At lower left: Prospetto interiore del cortile della Curia Innocenziana verso la porta”; nell’immagine a destra “Altro prospetto interiore infaccia all’ingresso. The engraving reproduces the project by Carlo Fontana for the main facade of the Curia Apostolica to be built on the pre-existing Ludovisi palace, which remained unfinished. The prospectus designed by Bernini remains unchanged. Only a few variations are proposed regarding the functionality of the building: the entrance with three arches and the bell tower with the clock. A fine impression, printed on contemporary laid paper, with margins, perfect conditions.‎

‎MORTIER Pierre (1661 - 1711)‎

‎Veue du Palais de la Grand Curia au Mont Citorio a Rome…‎

‎Veduta del palazzo di Montecitorio, tratta dal terzo volume del Nouveau Theatre de l'Italie pubblicato per la prima volta ad Amsterdam nel 1704/5, quale integrazione al progetto di Johannes Blaeu, iniziato nel 1663, del grande "libro delle città" d'Italia.Il grande successo dell’opera diede origine ad un’ulteriore ristampa, praticamente identica, curata da Rutgert Christoffel Alberts edita nel 1724/5. In questa edizione compaiono per la prima volta le vedute dei luoghi "moderni" di Roma, edite da Mortier ma inserite solo in questa edizione di Alberts.Le vedute, di grande formato sono molto ricche di particolari e particolarmente popolate di figure. Derivano da modelli presenti nell'editoria romana contemporanea. In particolare sono delle semplici derivazioni di opere edite tra la fine del XVII e il primo decennio del '700 da artisti quali Alessandro Specchi, Tiburzio Vergelli, Matteo Gregorio de Rossi e dal fiammingo Wouters.Incisione in rame, stampata su carta vergata coeva, con margini, in buono stato di conservazione. Bibliografia Cremonini pp. 83-90‎

‎du CERCEAU Jacques Androuet (Parigi circa 1520 – Ginevra 1586 circa)‎

‎Ruinarum Templi Pacis Prospectus I‎

‎Acquaforte, 1555 circa, priva di indicazioni editoriali. Opera appartenente alla rarissima serie Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta vivis prospectibus ad veri imitationem affabre designate, attribuita alla mano di Jacques Androuet Du Cerceau. Si tratta di una serie di incisioni basate sull’omonima opera di Hieronimus Cock, stampata ad Anversa nel 1551 (frontespizio e 24 tavole). Tutte le rovine sono sinonimo di persistenza e decadenza. Eppure la specificità delle rovine romane, per l'editore di Anversa Hieronymus Cock (c. 1510-1570), risiede meno in una sublimità carica che in un persistente potere di modellare, di fornire modelli nel suo qui-e-ora olandese. La sorprendente serie di incisioni di Cock, i Praecipua Aliquot Romanae Monimenta fu pubblicata nel 1551. Uno dei primi prodotti della rivoluzionaria ditta Aux Quatre Vents di Cock, la Praecipua si è a lungo dimostrata problematica per gli storici dell'arte, poiché non sembra tanto documentare l'antica Roma quanto presentare la città come un paesaggio, una distesa di strutture disastrate. Scrivendo nel 1907, l'archeologo Hülsen si lamentava che le vedute di Cock "non ci insegnano quasi nulla" dell'antichità, e "descrivono solo quanto grave sia diventato lo sttao id conservazione dei monumenti". Eppure il fascino cinquecentesco delle stampe di Cock risiedeva proprio in questa rappresentazione della decadenza. Per il suo pubblico Cock frammentava le vedute del Colosseo, confondeva le distanze tra edifici come il Settizonio e le Terme di Diocleziano e corredava le rovine con piccoli animali e figure umane. In definitiva, le incisioni non erano importanti come documenti antiquari, ma come stampe di modelli, che vennero riutilizzati ed estrapolati da intarsisti tedeschi, fabbri olandesi e pittori italiani. Era il mezzo di stampa che permetteva a tali copie di ricostruire una Roma che non c'era più, non tanto mostrandola quanto rimettendola in scena attraverso una sorta di virtualità antiquaria. (cfr. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). La serie del Du Cerceau è una fedele riduzione delle incisioni di Cock. Si dovrebbe comporre di 24 tavole, ma la sua estrema rarità - non ci risultano esemplari completi della raccolta, ma solo pochissime piccole collezioni delle tavole (13 tavole, incluso il frontespizio, sono conservati a Roma, BIASA [Rari I 93]) – non permette di stabilirlo con certezza. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, foro di tarlo nella parte inferior, per il resto in perfetto stato di conservazione. Rarissima Bibliografia Per Du Cerceau: Inventaire du fonds français 1932, v. I, p. 53; Les Du Cerceau, leur vie et leur oeuvre, d'après de nouvelles recherches par le baron Henry de Geymüller (1887); Jean Guillaume, Peter Fuhring Jacques Androuet du Cerceau: un des plus grands architectes qui se soient jamais trouvés en France, Parigi, 2010. Per Hieronymus Cock: H. Coch, The Reinassance in Print, pp. 90-103; Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408. Etching, circa 1555, lacking editorial indications. Work belonging to the exceedingly rare series Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta vivis prospectibus ad veri imitationem affabre designate, attributed to the hand of Jacques Androuet Du Cerceau. This is a series of engravings based on the work of the same name by Hieronimus Cock, printed in Antwerp in 1551 (frontispiece and 24 plates). “All ruins bespeak both persistence and decay. Yet the specificity of Roman ruins, for the Antwerp publisher Hieronymus Cock (c. 1510—1570), lay less in a charged sublimnity than in a lingering power to model, to furnish templates in his Netherlandish here-and-now. Cock's astonishing series of etchings, the Praecipua Aliquot Romanae Monimenta was published in 1551. One of the earliest products of Cock's revolutionary Aux Quatre Vents firm, the Praecipua has long proven problematic to art historians, since it seems less to document ancient Rome than to present the city as landscape, a sprawl of disabled structures. Writing in 1907, for example, the archaeologist Hülsen complained that Cock's views 'teach us nearly nothing' of antiquity, and 'depict only how grave the monuments' "en-rubblement" (Verschüttung) has become'. Yet the sixteenth-century appeal of Cock's prints lay precisely with this enactment of decay. For his audiences Cock fragmented views of the Colosseum, blurred distances between buildings like the Septizodium and the Baths of Diocletian and dotted the ruins with tiny animals and human figures. Ultimately, the etchings mattered not as antiquarian documents but as pattern prints, templates re-used and excerpted by German intarsists, Dutch metalsmiths, and Italian painters. It was the print medium that enabled such copia to reconstruct a Rome that was no longer there, less by showing it than re-staging via a kind of antiquarian virtuality, its aesthetic of bricolage” (cf. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). The Du Cerceau series is a faithful reduction of Cock's engravings. It should consist of 24 plates, but its extreme rarity - there are no complete set of the collection, but only very few small collections of the plates (13 plates, including the frontispiece, are preserved in Rome, BIASA [Rari I 93]) - does not allow us to establish this with certainty. Beautiful proof, printed on contemporary laid paper, trimmed to the platemark, woodworm hole in lower part, otherwise in perfect condition. Exceedingly rare. Literature Inventaire du fonds français 1932, v. I, p. 53; Les Du Cerceau, leur vie et leur oeuvre, d'après de nouvelles recherches par le baron Henry de Geymüller (1887); Jean Guillaume, Peter Fuhring Jacques Androuet du Cerceau: un des plus grands architectes qui se soient jamais trouvés en France, Parigi, 2010; H. Coch, The Reinassance in Print, pp. 90-103; Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408.‎

‎du CERCEAU Jacques Androuet (Parigi circa 1520 – Ginevra 1586 circa)‎

‎Colossaei Ro Prospectus‎

‎Acquaforte, 1555 circa, priva di indicazioni editoriali. Opera appartenente alla rarissima serie Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta vivis prospectibus ad veri imitationem affabre designate, attribuita alla mano di Jacques Androuet Du Cerceau. Si tratta di una serie di incisioni basate sull’omonima opera di Hieronimus Cock, stampata ad Anversa nel 1551 (frontespizio e 24 tavole). Tutte le rovine sono sinonimo di persistenza e decadenza. Eppure la specificità delle rovine romane, per l'editore di Anversa Hieronymus Cock (c. 1510-1570), risiede meno in una sublimità carica che in un persistente potere di modellare, di fornire modelli nel suo qui-e-ora olandese. La sorprendente serie di incisioni di Cock, i Praecipua Aliquot Romanae Monimenta fu pubblicata nel 1551. Uno dei primi prodotti della rivoluzionaria ditta Aux Quatre Vents di Cock, la Praecipua si è a lungo dimostrata problematica per gli storici dell'arte, poiché non sembra tanto documentare l'antica Roma quanto presentare la città come un paesaggio, una distesa di strutture disastrate. Scrivendo nel 1907, l'archeologo Hülsen si lamentava che le vedute di Cock "non ci insegnano quasi nulla" dell'antichità, e "descrivono solo quanto grave sia diventato lo sttao id conservazione dei monumenti". Eppure il fascino cinquecentesco delle stampe di Cock risiedeva proprio in questa rappresentazione della decadenza. Per il suo pubblico Cock frammentava le vedute del Colosseo, confondeva le distanze tra edifici come il Settizonio e le Terme di Diocleziano e corredava le rovine con piccoli animali e figure umane. In definitiva, le incisioni non erano importanti come documenti antiquari, ma come stampe di modelli, che vennero riutilizzati ed estrapolati da intarsisti tedeschi, fabbri olandesi e pittori italiani. Era il mezzo di stampa che permetteva a tali copie di ricostruire una Roma che non c'era più, non tanto mostrandola quanto rimettendola in scena attraverso una sorta di virtualità antiquaria. (cfr. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). La serie del Du Cerceau è una fedele riduzione delle incisioni di Cock. Si dovrebbe comporre di 24 tavole, ma la sua estrema rarità - non ci risultano esemplari completi della raccolta, ma solo pochissime piccole collezioni delle tavole (13 tavole, incluso il frontespizio, sono conservati a Roma, BIASA [Rari I 93]) – non permette di stabilirlo con certezza. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, foro di tarlo nella parte inferior, per il resto in perfetto stato di conservazione. Rarissima Bibliografia Per Du Cerceau: Inventaire du fonds français 1932, v. I, p. 53; Les Du Cerceau, leur vie et leur oeuvre, d'après de nouvelles recherches par le baron Henry de Geymüller (1887); Jean Guillaume, Peter Fuhring Jacques Androuet du Cerceau: un des plus grands architectes qui se soient jamais trouvés en France, Parigi, 2010. Per Hieronymus Cock: H. Coch, The Reinassance in Print, pp. 90-103; Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408. Etching, circa 1555, lacking editorial indications. Work belonging to the exceedingly rare series Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta vivis prospectibus ad veri imitationem affabre designate, attributed to the hand of Jacques Androuet Du Cerceau. This is a series of engravings based on the work of the same name by Hieronimus Cock, printed in Antwerp in 1551 (frontispiece and 24 plates). “All ruins bespeak both persistence and decay. Yet the specificity of Roman ruins, for the Antwerp publisher Hieronymus Cock (c. 1510—1570), lay less in a charged sublimnity than in a lingering power to model, to furnish templates in his Netherlandish here-and-now. Cock's astonishing series of etchings, the Praecipua Aliquot Romanae Monimenta was published in 1551. One of the earliest products of Cock's revolutionary Aux Quatre Vents firm, the Praecipua has long proven problematic to art historians, since it seems less to document ancient Rome than to present the city as landscape, a sprawl of disabled structures. Writing in 1907, for example, the archaeologist Hülsen complained that Cock's views 'teach us nearly nothing' of antiquity, and 'depict only how grave the monuments' "en-rubblement" (Verschüttung) has become'. Yet the sixteenth-century appeal of Cock's prints lay precisely with this enactment of decay. For his audiences Cock fragmented views of the Colosseum, blurred distances between buildings like the Septizodium and the Baths of Diocletian and dotted the ruins with tiny animals and human figures. Ultimately, the etchings mattered not as antiquarian documents but as pattern prints, templates re-used and excerpted by German intarsists, Dutch metalsmiths, and Italian painters. It was the print medium that enabled such copia to reconstruct a Rome that was no longer there, less by showing it than re-staging via a kind of antiquarian virtuality, its aesthetic of bricolage” (cf. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). The Du Cerceau series is a faithful reduction of Cock's engravings. It should consist of 24 plates, but its extreme rarity - there are no complete set of the collection, but only very few small collections of the plates (13 plates, including the frontispiece, are preserved in Rome, BIASA [Rari I 93]) - does not allow us to establish this with certainty. Beautiful proof, printed on contemporary laid paper, trimmed to the platemark, woodworm hole in lower part, otherwise in perfect condition. Exceedingly rare. Literature Inventaire du fonds français 1932, v. I, p. 53; Les Du Cerceau, leur vie et leur oeuvre, d'après de nouvelles recherches par le baron Henry de Geymüller (1887); Jean Guillaume, Peter Fuhring Jacques Androuet du Cerceau: un des plus grands architectes qui se soient jamais trouvés en France, Parigi, 2010; H. Coch, The Reinassance in Print, pp. 90-103; Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408.‎

‎du CERCEAU Jacques Androuet (Parigi circa 1520 – Ginevra 1586 circa)‎

‎Colossae. Ro alius prospectus‎

‎Acquaforte, 1555 circa, priva di indicazioni editoriali. Opera appartenente alla rarissima serie Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta vivis prospectibus ad veri imitationem affabre designate, attribuita alla mano di Jacques Androuet Du Cerceau. Si tratta di una serie di incisioni basate sull’omonima opera di Hieronimus Cock, stampata ad Anversa nel 1551 (frontespizio e 24 tavole). Tutte le rovine sono sinonimo di persistenza e decadenza. Eppure la specificità delle rovine romane, per l'editore di Anversa Hieronymus Cock (c. 1510-1570), risiede meno in una sublimità carica che in un persistente potere di modellare, di fornire modelli nel suo qui-e-ora olandese. La sorprendente serie di incisioni di Cock, i Praecipua Aliquot Romanae Monimenta fu pubblicata nel 1551. Uno dei primi prodotti della rivoluzionaria ditta Aux Quatre Vents di Cock, la Praecipua si è a lungo dimostrata problematica per gli storici dell'arte, poiché non sembra tanto documentare l'antica Roma quanto presentare la città come un paesaggio, una distesa di strutture disastrate. Scrivendo nel 1907, l'archeologo Hülsen si lamentava che le vedute di Cock "non ci insegnano quasi nulla" dell'antichità, e "descrivono solo quanto grave sia diventato lo sttao id conservazione dei monumenti". Eppure il fascino cinquecentesco delle stampe di Cock risiedeva proprio in questa rappresentazione della decadenza. Per il suo pubblico Cock frammentava le vedute del Colosseo, confondeva le distanze tra edifici come il Settizonio e le Terme di Diocleziano e corredava le rovine con piccoli animali e figure umane. In definitiva, le incisioni non erano importanti come documenti antiquari, ma come stampe di modelli, che vennero riutilizzati ed estrapolati da intarsisti tedeschi, fabbri olandesi e pittori italiani. Era il mezzo di stampa che permetteva a tali copie di ricostruire una Roma che non c'era più, non tanto mostrandola quanto rimettendola in scena attraverso una sorta di virtualità antiquaria. (cfr. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). La serie del Du Cerceau è una fedele riduzione delle incisioni di Cock. Si dovrebbe comporre di 24 tavole, ma la sua estrema rarità - non ci risultano esemplari completi della raccolta, ma solo pochissime piccole collezioni delle tavole (13 tavole, incluso il frontespizio, sono conservati a Roma, BIASA [Rari I 93]) – non permette di stabilirlo con certezza. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, foro di tarlo nella parte inferior, per il resto in perfetto stato di conservazione. Rarissima Bibliografia Per Du Cerceau: Inventaire du fonds français 1932, v. I, p. 53; Les Du Cerceau, leur vie et leur oeuvre, d'après de nouvelles recherches par le baron Henry de Geymüller (1887); Jean Guillaume, Peter Fuhring Jacques Androuet du Cerceau: un des plus grands architectes qui se soient jamais trouvés en France, Parigi, 2010. Per Hieronymus Cock: H. Coch, The Reinassance in Print, pp. 90-103; Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408. Etching, circa 1555, lacking editorial indications. Work belonging to the exceedingly rare series Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta vivis prospectibus ad veri imitationem affabre designate, attributed to the hand of Jacques Androuet Du Cerceau. This is a series of engravings based on the work of the same name by Hieronimus Cock, printed in Antwerp in 1551 (frontispiece and 24 plates). “All ruins bespeak both persistence and decay. Yet the specificity of Roman ruins, for the Antwerp publisher Hieronymus Cock (c. 1510—1570), lay less in a charged sublimnity than in a lingering power to model, to furnish templates in his Netherlandish here-and-now. Cock's astonishing series of etchings, the Praecipua Aliquot Romanae Monimenta was published in 1551. One of the earliest products of Cock's revolutionary Aux Quatre Vents firm, the Praecipua has long proven problematic to art historians, since it seems less to document ancient Rome than to present the city as landscape, a sprawl of disabled structures. Writing in 1907, for example, the archaeologist Hülsen complained that Cock's views 'teach us nearly nothing' of antiquity, and 'depict only how grave the monuments' "en-rubblement" (Verschüttung) has become'. Yet the sixteenth-century appeal of Cock's prints lay precisely with this enactment of decay. For his audiences Cock fragmented views of the Colosseum, blurred distances between buildings like the Septizodium and the Baths of Diocletian and dotted the ruins with tiny animals and human figures. Ultimately, the etchings mattered not as antiquarian documents but as pattern prints, templates re-used and excerpted by German intarsists, Dutch metalsmiths, and Italian painters. It was the print medium that enabled such copia to reconstruct a Rome that was no longer there, less by showing it than re-staging via a kind of antiquarian virtuality, its aesthetic of bricolage” (cf. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). The Du Cerceau series is a faithful reduction of Cock's engravings. It should consist of 24 plates, but its extreme rarity - there are no complete set of the collection, but only very few small collections of the plates (13 plates, including the frontispiece, are preserved in Rome, BIASA [Rari I 93]) - does not allow us to establish this with certainty. Beautiful proof, printed on contemporary laid paper, trimmed to the platemark, woodworm hole in lower part, otherwise in perfect condition. Exceedingly rare. Literature Inventaire du fonds français 1932, v. I, p. 53; Les Du Cerceau, leur vie et leur oeuvre, d'après de nouvelles recherches par le baron Henry de Geymüller (1887); Jean Guillaume, Peter Fuhring Jacques Androuet du Cerceau: un des plus grands architectes qui se soient jamais trouvés en France, Parigi, 2010; H. Coch, The Reinassance in Print, pp. 90-103; Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408.‎

‎du CERCEAU Jacques Androuet (Parigi circa 1520 – Ginevra 1586 circa)‎

‎Septizonii Severi Imp Cum Contaguis Ruinis Prospectus Unus.‎

‎Acquaforte, 1555 circa, priva di indicazioni editoriali. Opera appartenente alla rarissima serie Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta vivis prospectibus ad veri imitationem affabre designate, attribuita alla mano di Jacques Androuet Du Cerceau. Si tratta di una serie di incisioni basate sull’omonima opera di Hieronimus Cock, stampata ad Anversa nel 1551 (frontespizio e 24 tavole). Tutte le rovine sono sinonimo di persistenza e decadenza. Eppure la specificità delle rovine romane, per l'editore di Anversa Hieronymus Cock (c. 1510-1570), risiede meno in una sublimità carica che in un persistente potere di modellare, di fornire modelli nel suo qui-e-ora olandese. La sorprendente serie di incisioni di Cock, i Praecipua Aliquot Romanae Monimenta fu pubblicata nel 1551. Uno dei primi prodotti della rivoluzionaria ditta Aux Quatre Vents di Cock, la Praecipua si è a lungo dimostrata problematica per gli storici dell'arte, poiché non sembra tanto documentare l'antica Roma quanto presentare la città come un paesaggio, una distesa di strutture disastrate. Scrivendo nel 1907, l'archeologo Hülsen si lamentava che le vedute di Cock "non ci insegnano quasi nulla" dell'antichità, e "descrivono solo quanto grave sia diventato lo sttao id conservazione dei monumenti". Eppure il fascino cinquecentesco delle stampe di Cock risiedeva proprio in questa rappresentazione della decadenza. Per il suo pubblico Cock frammentava le vedute del Colosseo, confondeva le distanze tra edifici come il Settizonio e le Terme di Diocleziano e corredava le rovine con piccoli animali e figure umane. In definitiva, le incisioni non erano importanti come documenti antiquari, ma come stampe di modelli, che vennero riutilizzati ed estrapolati da intarsisti tedeschi, fabbri olandesi e pittori italiani. Era il mezzo di stampa che permetteva a tali copie di ricostruire una Roma che non c'era più, non tanto mostrandola quanto rimettendola in scena attraverso una sorta di virtualità antiquaria. (cfr. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). La serie del Du Cerceau è una fedele riduzione delle incisioni di Cock. Si dovrebbe comporre di 24 tavole, ma la sua estrema rarità - non ci risultano esemplari completi della raccolta, ma solo pochissime piccole collezioni delle tavole (13 tavole, incluso il frontespizio, sono conservati a Roma, BIASA [Rari I 93]) – non permette di stabilirlo con certezza. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, foro di tarlo nella parte inferior, per il resto in perfetto stato di conservazione. Rarissima Bibliografia Per Du Cerceau: Inventaire du fonds français 1932, v. I, p. 53; Les Du Cerceau, leur vie et leur oeuvre, d'après de nouvelles recherches par le baron Henry de Geymüller (1887); Jean Guillaume, Peter Fuhring Jacques Androuet du Cerceau: un des plus grands architectes qui se soient jamais trouvés en France, Parigi, 2010. Per Hieronymus Cock: H. Coch, The Reinassance in Print, pp. 90-103; Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408. Etching, circa 1555, lacking editorial indications. Work belonging to the exceedingly rare series Praecipua aliquot Romanae antiquitatis ruinarum monimenta vivis prospectibus ad veri imitationem affabre designate, attributed to the hand of Jacques Androuet Du Cerceau. This is a series of engravings based on the work of the same name by Hieronimus Cock, printed in Antwerp in 1551 (frontispiece and 24 plates). “All ruins bespeak both persistence and decay. Yet the specificity of Roman ruins, for the Antwerp publisher Hieronymus Cock (c. 1510—1570), lay less in a charged sublimnity than in a lingering power to model, to furnish templates in his Netherlandish here-and-now. Cock's astonishing series of etchings, the Praecipua Aliquot Romanae Monimenta was published in 1551. One of the earliest products of Cock's revolutionary Aux Quatre Vents firm, the Praecipua has long proven problematic to art historians, since it seems less to document ancient Rome than to present the city as landscape, a sprawl of disabled structures. Writing in 1907, for example, the archaeologist Hülsen complained that Cock's views 'teach us nearly nothing' of antiquity, and 'depict only how grave the monuments' "en-rubblement" (Verschüttung) has become'. Yet the sixteenth-century appeal of Cock's prints lay precisely with this enactment of decay. For his audiences Cock fragmented views of the Colosseum, blurred distances between buildings like the Septizodium and the Baths of Diocletian and dotted the ruins with tiny animals and human figures. Ultimately, the etchings mattered not as antiquarian documents but as pattern prints, templates re-used and excerpted by German intarsists, Dutch metalsmiths, and Italian painters. It was the print medium that enabled such copia to reconstruct a Rome that was no longer there, less by showing it than re-staging via a kind of antiquarian virtuality, its aesthetic of bricolage” (cf. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). The Du Cerceau series is a faithful reduction of Cock's engravings. It should consist of 24 plates, but its extreme rarity - there are no complete set of the collection, but only very few small collections of the plates (13 plates, including the frontispiece, are preserved in Rome, BIASA [Rari I 93]) - does not allow us to establish this with certainty. Beautiful proof, printed on contemporary laid paper, trimmed to the platemark, woodworm hole in lower part, otherwise in perfect condition. Exceedingly rare. Literature Inventaire du fonds français 1932, v. I, p. 53; Les Du Cerceau, leur vie et leur oeuvre, d'après de nouvelles recherches par le baron Henry de Geymüller (1887); Jean Guillaume, Peter Fuhring Jacques Androuet du Cerceau: un des plus grands architectes qui se soient jamais trouvés en France, Parigi, 2010; H. Coch, The Reinassance in Print, pp. 90-103; Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408.‎

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