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‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Chiesa di S. Maria del Rosario sul Monte Mario‎

‎Veduta tratta dalla monumentale opera Delle magnificenze di Roma antica e moderna.Pubblicata in 10 volumi dal 1747 al 1761, l’opera presenta 238 incisioni in rame, ciascuna incisione con testo narrativo che fornisce informazioni storiche e documentarie.  Conosciuto dai più semplicemente come il "maestro" di Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi rivela in quest'opera monumentale la pienezza della sua creatività grafica. I 10 libri che la compongono hanno ognuno un frontespizio con titolo e data diversi: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. Le Magnificenze forniscono un panorama completo e al tempo stesso anticonvenzionale dell'Urbe: così, insieme alle consuete, celeberrime inquadrature desunte dalla migliore tradizione vedutistica, si trova anche una Roma insolita, quella che, talvolta, non esiste più. A quest'opera, di centrale importanza nell'editoria romana di metà Settecento, l'Autore aveva lavorato per quasi un ventennio realizzando una monumentale guida dell'Urbe dove accanto alle consuete e celeberrime inquadrature tratte dalla migliore tradizione vedutistica, immortala anche scorci insoliti che sono poi scomparsi con il cambiare della città. Il testo che accompagna le vedute nel primo volume è opera di Giuseppe Bianchini, nel secondo di Orazio Orlandi e nei restanti del Vasi stesso. A partire dall'edizione del 1786, l'opera del Vasi, fu aggiornata dal figlio Mariano, che la pubblicò col titolo Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, mostrando solo il nome del padre come autore. Questa nuova edizione presentava molte tavole della prima edizione, ed alcune nuove. Anche la pubblicazione di Mariano Vasi fu stampata più volte, sempre con l’aggiunta di nuove tavole. Acquaforte, stampata su carta vergata coeva, completa dei margini, in ottimo stato di conservazione.  Esemplare ante litteram, con il titolo manoscritto nel margine inferiore, tratto dalla prima edizione. Rara. View taken from the monumental work Delle magnificenze di Roma antica e moderna. Published in 10 volumes from 1747 to 1761, the work features 238 copper engravings, each engraving with a narrative text that provides historical and documentary information. Known by most simply as the "master" of Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi reveals in this monumental work the fullness of his graphic creativity. The 10 books that compose it each have a title page with a different title and date: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. The Magnificences provide a complete and at the same time unconventional panorama of the City: thus, together with the usual, celebrated shots taken from the best tradition of vedutistica, one also finds an unusual Rome, one that, at times, no longer exists. The author had worked on this work, of central importance in Roman publishing in the middle of the eighteenth century, for almost twenty years, producing a monumental guide to the “Urbe” where, alongside the usual and famous shots taken from the best tradition of vedutistica, he also immortalized unusual views that have since disappeared with the change of the city. The text that accompanies the views in the first volume is by Giuseppe Bianchini, in the second by Orazio Orlandi and in the remaining ones by Vasi himself. Starting from the edition of 1786, the work of Vasi, was updated by his son Mariano, who published it under the title Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, showing only the name of his father as author. This new edition presented many plates of the first edition, and some new ones. The publication of Mariano Vasi was also printed several times, always with the addition of new plates.    From the first edition of Vasi's Delle Magnificenze di Roma Antica e Moderna. Etching, printed on contemporary laid paper, in very good condition. Title hanwritten in lower margin.Example unlettered, from the first edition. Rare. Scalabroni 224‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Chiesa e Monastero di S. Chiara delle Suore del Terz' Ordine di S. Francesco‎

‎Veduta tratta dalla monumentale opera Delle magnificenze di Roma antica e moderna.Pubblicata in 10 volumi dal 1747 al 1761, l’opera presenta 238 incisioni in rame, ciascuna incisione con testo narrativo che fornisce informazioni storiche e documentarie.  Conosciuto dai più semplicemente come il "maestro" di Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi rivela in quest'opera monumentale la pienezza della sua creatività grafica. I 10 libri che la compongono hanno ognuno un frontespizio con titolo e data diversi: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. Le Magnificenze forniscono un panorama completo e al tempo stesso anticonvenzionale dell'Urbe: così, insieme alle consuete, celeberrime inquadrature desunte dalla migliore tradizione vedutistica, si trova anche una Roma insolita, quella che, talvolta, non esiste più. A quest'opera, di centrale importanza nell'editoria romana di metà Settecento, l'Autore aveva lavorato per quasi un ventennio realizzando una monumentale guida dell'Urbe dove accanto alle consuete e celeberrime inquadrature tratte dalla migliore tradizione vedutistica, immortala anche scorci insoliti che sono poi scomparsi con il cambiare della città. Il testo che accompagna le vedute nel primo volume è opera di Giuseppe Bianchini, nel secondo di Orazio Orlandi e nei restanti del Vasi stesso. A partire dall'edizione del 1786, l'opera del Vasi, fu aggiornata dal figlio Mariano, che la pubblicò col titolo Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, mostrando solo il nome del padre come autore. Questa nuova edizione presentava molte tavole della prima edizione, ed alcune nuove. Anche la pubblicazione di Mariano Vasi fu stampata più volte, sempre con l’aggiunta di nuove tavole. Esemplare tratto dalla seconda edizione dell'opera, edita nel 1772. Acquaforte, stampata su carta vergata coeva, completa dei margini, in ottimo stato di conservazione.  View taken from the monumental work Delle magnificenze di Roma antica e moderna. Published in 10 volumes from 1747 to 1761, the work features 238 copper engravings, each engraving with a narrative text that provides historical and documentary information. Known by most simply as the "master" of Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi reveals in this monumental work the fullness of his graphic creativity. The 10 books that compose it each have a title page with a different title and date: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. The Magnificences provide a complete and at the same time unconventional panorama of the City: thus, together with the usual, celebrated shots taken from the best tradition of vedutistica, one also finds an unusual Rome, one that, at times, no longer exists. The author had worked on this work, of central importance in Roman publishing in the middle of the eighteenth century, for almost twenty years, producing a monumental guide to the “Urbe” where, alongside the usual and famous shots taken from the best tradition of vedutistica, he also immortalized unusual views that have since disappeared with the change of the city. The text that accompanies the views in the first volume is by Giuseppe Bianchini, in the second by Orazio Orlandi and in the remaining ones by Vasi himself. Starting from the edition of 1786, the work of Vasi, was updated by his son Mariano, who published it under the title Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, showing only the name of his father as author. This new edition presented many plates of the first edition, and some new ones. The publication of Mariano Vasi was also printed several times, always with the addition of new plates.  View taken from the second edition of the Vasi’s Delle Magnificenze di Roma Antica e Moderna , edited in 1772. Etching, printed on contemporary laid paper, in very good condition. Scalabroni 256‎

‎Vergelli Giuseppe Tiburzio (Recanati, 1629 – 1700 circa)‎

‎Chiesa di Santa Maria della Scala dei PP. Carmelitani Scalzi nella Regione di Trastevere‎

‎Veduta della serie Il nuovo splendore delle fabriche in prospettiva di Roma moderna : fatte restaurare dalla fel. mem. di Papa Alessandro VII : nuouamente intagliato sotto il felice pontificato di N.S. Papa Innocentio XI copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia; da Matteo Gregorio Rossi, Romano ... [Matteo Gregorio Rossi] in Piazza Nauona all' insegna della Stampa, l'anno 1686 [-1688], edita in 3 volumi tra il 1686-1688, da Matteo Gregorio de Rossi. Dopo l'incredibile successo de del Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna. Libro primo (secondo, terzo) opera in 3 volumi, con le incisioni di Giovanni Battista Falda, edita da Gian Giacomo de Rossi della tipografia alla Pace, tra il 1665 e il 1669, la tipografia dei De Rossi con sede in piazza Navona, all’epoca diretta da Matteo Gregorio, tentò un'operazione commerciale allora ben diffusa: pubblicare un’opera analoga che potesse concorrere con quella del Falda. Nascono così i 3 volumi de Il nuovo splendore, editi tra il 1686 e il 1688, con incisioni realizzate da Giuseppe Tiburzio Vergelli copiando quelle del Falda, o imitandone lo stile in quelle di sua creazione originale. L’opera viene dedicata a Urbano Barberini, principe di Palestrina; nel titolo si dichiara apertamente la fonte delle tavole: copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia. Un quarto volume contenente le fontane di Roma, sempre copiate da Falda, esce nel 1690 con il titolo Le fontane pubbliche delle piazze di Roma disegnate da Gioseppe Triburno Vergelli relanatese intagliate da Pietro Paolo Girelli Romano. Acquaforte, stampata su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. View of the series Il nuovo splendore delle fabriche in prospettiva di Roma moderna : fatte restaurare dalla fel. mem. di Papa Alessandro VII : nuouamente intagliato sotto il felice pontificato di N.S. Papa Innocentio XI copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia; da Matteo Gregorio Rossi, Romano ... [Matteo Gregorio Rossi] in Piazza Nauona all' insegna della Stampa, the year 1686 [-1688], published in 3 volumes between 1686-1688, by Matteo Gregorio de Rossi. After the incredible success of Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna. Libro primo (secondo, terzo) a work in 3 volumes, with engravings by Giovanni Battista Falda, published by Gian Giacomo de Rossi of the Tipografia alla Pace, between 1665 and 1669, the De Rossi printing house in Piazza Navona, directed at the time by Matteo Gregorio, attempted a commercial operation that was then widespread: to publish a similar work that could compete with that of Falda. Thus were born the 3 volumes of Il nuovo splendore, published between 1686 and 1688, with engravings made by Giuseppe Tiburzio Vergelli copying those of Falda, or imitating the style in those of his original creation. The work is dedicated to Urbano Barberini, prince of Palestrina; the title openly declares the source of the plates: copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia. A fourth volume containing the fountains of Rome, again copied by Falda, came out in 1690 with the title Le fontane pubbliche delle piazze di Roma disegnate da Gioseppe Triburno Vergelli relanatese intagliate da Pietro Paolo Girelli Romano. Etching, printed on contemporary laid paper, with margins, in excellent condition. Rossetti 11301. Kissner 454.‎

‎Vergelli Giuseppe Tiburzio (Recanati, 1629 – 1700 circa)‎

‎Chiesa di S. Maria Traspontina de PP. Carmelitani nella Regione di Borgo nuovo‎

‎Veduta della serie Il nuovo splendore delle fabriche in prospettiva di Roma moderna : fatte restaurare dalla fel. mem. di Papa Alessandro VII : nuouamente intagliato sotto il felice pontificato di N.S. Papa Innocentio XI copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia; da Matteo Gregorio Rossi, Romano ... [Matteo Gregorio Rossi] in Piazza Nauona all' insegna della Stampa, l'anno 1686 [-1688], edita in 3 volumi tra il 1686-1688, da Matteo Gregorio de Rossi. Dopo l'incredibile successo de del Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna. Libro primo (secondo, terzo) opera in 3 volumi, con le incisioni di Giovanni Battista Falda, edita da Gian Giacomo de Rossi della tipografia alla Pace, tra il 1665 e il 1669, la tipografia dei De Rossi con sede in piazza Navona, all’epoca diretta da Matteo Gregorio, tentò un'operazione commerciale allora ben diffusa: pubblicare un’opera analoga che potesse concorrere con quella del Falda. Nascono così i 3 volumi de Il nuovo splendore, editi tra il 1686 e il 1688, con incisioni realizzate da Giuseppe Tiburzio Vergelli copiando quelle del Falda, o imitandone lo stile in quelle di sua creazione originale. L’opera viene dedicata a Urbano Barberini, principe di Palestrina; nel titolo si dichiara apertamente la fonte delle tavole: copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia. Un quarto volume contenente le fontane di Roma, sempre copiate da Falda, esce nel 1690 con il titolo Le fontane pubbliche delle piazze di Roma disegnate da Gioseppe Triburno Vergelli relanatese intagliate da Pietro Paolo Girelli Romano. Acquaforte, stampata su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione.   View of the series Il nuovo splendore delle fabriche in prospettiva di Roma moderna : fatte restaurare dalla fel. mem. di Papa Alessandro VII : nuouamente intagliato sotto il felice pontificato di N.S. Papa Innocentio XI copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia; da Matteo Gregorio Rossi, Romano ... [Matteo Gregorio Rossi] in Piazza Nauona all' insegna della Stampa, the year 1686 [-1688], published in 3 volumes between 1686-1688, by Matteo Gregorio de Rossi. After the incredible success of Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna. Libro primo (secondo, terzo) a work in 3 volumes, with engravings by Giovanni Battista Falda, published by Gian Giacomo de Rossi of the Tipografia alla Pace, between 1665 and 1669, the De Rossi printing house in Piazza Navona, directed at the time by Matteo Gregorio, attempted a commercial operation that was then widespread: to publish a similar work that could compete with that of Falda. Thus were born the 3 volumes of Il nuovo splendore, published between 1686 and 1688, with engravings made by Giuseppe Tiburzio Vergelli copying those of Falda, or imitating the style in those of his original creation. The work is dedicated to Urbano Barberini, prince of Palestrina; the title openly declares the source of the plates: copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia. A fourth volume containing the fountains of Rome, again copied by Falda, came out in 1690 with the title Le fontane pubbliche delle piazze di Roma disegnate da Gioseppe Triburno Vergelli relanatese intagliate da Pietro Paolo Girelli Romano. Etching, printed on contemporary laid paper, with margins, in excellent condition. Rossetti 11301. Kissner 454.‎

‎Vergelli Giuseppe Tiburzio (Recanati, 1629 – 1700 circa)‎

‎Prospetto della Chiesa di S.a M.a del Suffraggio in Strada Giulia‎

‎Della serie "Il Nuovo Splendore di Roma Moderna...", edita in 3 volumi, tra 1686-1688, da Matteo Gregorio de Rossi.Dopo l'incredibile successo de "Il Nuovo Teatro...", l'opera in 3 volumi, con le incisioni di Giovanni Battista Falda, edita da Gian Giacomo de Rossi "alla Pace", tra il 1665 e il 1669, la tipografia dei De Rossi "in piazza Navona", all'epoca diretta da Matteo Gregorio, tentò un'operazione commerciale allora ben diffusa: pubblicare un'opera analoga che potesse concorrere con quella del Falda. Nascono così i 3 volumi de "Il Nuovo Splendore di Roma Moderna", editi tra il 1686 e il 1688, con incisioni realizzate da Giuseppe Tiburzio Vergelli copiando quelle del Falda, o imitandone lo stile in quelle di sua creazione originale.Acquaforte, in ottimo stato di conservazione. Plate from "Il Nuovo Splendore di Roma di Roma Moderna…", 3 vv. published between 1686-1688 by Matteo Gregorio de Rossi.Etching, in very good condition.‎

‎FALDA Giovanni Battista (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)‎

‎Porta e Portico Interiore che conducono alla Cappella Pontificia nel Vaticano fatti da N. S. Papa Alesandro VII.‎

‎Magnifica incisione che raffigura la porta e il portico che conducono alla Scala Regia, visibile sullo sfondo. Esemplare di primo stato, avanti la numerazione, tratto da Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII.Opera in tre volumi, edita da Giovanni Giacomo de Rossi tra il 1665 e il 1669, illustra le fabbriche realizzate o ampliate durante il pontificato di Alessandro VII Chigi, mentre il III si riferisce alle chiese restaurate dal pontefice Clemente IX. L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma, con i suoi palazzi, chiese e giardini, secondo un progetto unitario di espansione urbana, in sintonia con i criteri del colto e raffinato Fabio Chigi: il papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia. Prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie dì stampe da Etienne Dupérac a Giacomo Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna. Giovan Battista Falda ha contribuito, con la vasta serie di incisioni di vedute, a divulgare un'immagine della città di Roma legata alla magnificenza e munificenza dei Papi seicenteschi: città ricca di chiese, palazzi, giardini che si affiancavano ai resti del glorioso passato. L'incisore dedicò tutta la sua pur breve vita a creare, attraverso precise ed attente vedute prospettiche, piante e stampe su avvenimenti cittadini, canonizzazioni, ingressi di pontefici e reali stranieri, un grosso affresco unitario che celebrasse nel suo insieme la nuova grandezza raggiunta dalla Roma moderna, grazie soprattutto alla geniale e lungimirante opera di papa Alessandro VII Chigi (1655 - 1667). Dopo la morte del Falda, verrà pubblicato, sempre dalla tipografia De Rossi, Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma moderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII, di Alessandro Specchi, edito nel 1699 e naturale prosecuzione della raccolta. Acquaforte, impressa su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Beatiful engraving schowing the formal entrance to the Vatican and to Scala Regia, on the background. Example in the first state, before the number, taken from Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII. One of the most important architectural projects of the seventeenth century was the urban renovation of Rome. Under the brilliant leadership of Pope Alessandro VII (1655-1667), Rome dramatically emerged as one of the most modern and beautiful cities of the new Baroque age. Within several decades spacious roadways were constructed, monumental buildings arose, and many public squares appeared with elaborate fountains and monuments. To be sure, this massive undertaking was meant to underline the absolute power of the Papacy but it also brought forth a new flowering of Italian art and architecture.  The Nuovo Teatro was initiated in 1665 to depict the new Rome in a series of etchings. What it gave to future generations was a magnificent historical record of views etched by two of Italy's greatest architectural artists. The printing and publishing of these important etchings was entrusted to Giacomo de Rossi (1626-1691), the head of the most dominant Roman publishing house. ( Sons and nephews of de Rossi, in fact, continued the publishing house until 1738 when the business was sold to Pope Clement XII to form the basis of the Regia Calcografia.)  Altogether, four sets of Nuovo Teatro were created during the seventeenth century. Volumes one and two were both published in the year of 1665 and dealt mainly in views of the new piazzas, gardens, terraces and their surrounding buildings. Volume 3 was published in 1669 and concentrated upon the newly constructed churches of Rome. Every plate from the first three sets was both designed and etched by the influential architectural artist, Giovanni Battista Falda (1643-1678). For reasons unknown the fourth and final volume Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma moderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII, (52 etchings) did not appear until 1699. It was published by Giacomo's successor, Domenico de Rossi, and featured views of the palaces and stately homes of Rome. Each plate was designed and etched by the famous architect and etcher, Alessandro Specchi (1668-1729).  Etching, printed on contemporary laid paper, with margins, in good condition. TIB, 4725.090‎

‎Vergelli Giuseppe Tiburzio (Recanati, 1629 – 1700 circa)‎

‎Chiesa e Convento di S. Francesco à Ripa Grande de Padri reformati‎

‎Veduta della serie Il nuovo splendore delle fabriche in prospettiva di Roma moderna : fatte restaurare dalla fel. mem. di Papa Alessandro VII : nuouamente intagliato sotto il felice pontificato di N.S. Papa Innocentio XI copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia; da Matteo Gregorio Rossi, Romano ... [Matteo Gregorio Rossi] in Piazza Nauona all' insegna della Stampa, l'anno 1686 [-1688], edita in 3 volumi tra il 1686-1688, da Matteo Gregorio de Rossi. Dopo l'incredibile successo de del Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna. Libro primo (secondo, terzo) opera in 3 volumi, con le incisioni di Giovanni Battista Falda, edita da Gian Giacomo de Rossi della tipografia alla Pace, tra il 1665 e il 1669, la tipografia dei De Rossi con sede in piazza Navona, all’epoca diretta da Matteo Gregorio, tentò un'operazione commerciale allora ben diffusa: pubblicare un’opera analoga che potesse concorrere con quella del Falda. Nascono così i 3 volumi de Il nuovo splendore, editi tra il 1686 e il 1688, con incisioni realizzate da Giuseppe Tiburzio Vergelli copiando quelle del Falda, o imitandone lo stile in quelle di sua creazione originale. L’opera viene dedicata a Urbano Barberini, principe di Palestrina; nel titolo si dichiara apertamente la fonte delle tavole: copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia. Un quarto volume contenente le fontane di Roma, sempre copiate da Falda, esce nel 1690 con il titolo Le fontane pubbliche delle piazze di Roma disegnate da Gioseppe Triburno Vergelli relanatese intagliate da Pietro Paolo Girelli Romano. Acquaforte, stampata su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. View of the series Il nuovo splendore delle fabriche in prospettiva di Roma moderna : fatte restaurare dalla fel. mem. di Papa Alessandro VII : nuouamente intagliato sotto il felice pontificato di N.S. Papa Innocentio XI copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia; da Matteo Gregorio Rossi, Romano ... [Matteo Gregorio Rossi] in Piazza Nauona all' insegna della Stampa, the year 1686 [-1688], published in 3 volumes between 1686-1688, by Matteo Gregorio de Rossi. After the incredible success of Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna. Libro primo (secondo, terzo) a work in 3 volumes, with engravings by Giovanni Battista Falda, published by Gian Giacomo de Rossi of the Tipografia alla Pace, between 1665 and 1669, the De Rossi printing house in Piazza Navona, directed at the time by Matteo Gregorio, attempted a commercial operation that was then widespread: to publish a similar work that could compete with that of Falda. Thus were born the 3 volumes of Il nuovo splendore, published between 1686 and 1688, with engravings made by Giuseppe Tiburzio Vergelli copying those of Falda, or imitating the style in those of his original creation. The work is dedicated to Urbano Barberini, prince of Palestrina; the title openly declares the source of the plates: copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia. A fourth volume containing the fountains of Rome, again copied by Falda, came out in 1690 with the title Le fontane pubbliche delle piazze di Roma disegnate da Gioseppe Triburno Vergelli relanatese intagliate da Pietro Paolo Girelli Romano. Etching, printed on contemporary laid paper, with margins, in excellent condition. Rossetti 11301. Kissner 454.‎

‎Vergelli Giuseppe Tiburzio (Recanati, 1629 – 1700 circa)‎

‎Facciata della Chiesa di S. Maria in via officiata da Padri de Servi di M.a Vergine Architettura…‎

‎Veduta della serie Il nuovo splendore delle fabriche in prospettiva di Roma moderna : fatte restaurare dalla fel. mem. di Papa Alessandro VII : nuouamente intagliato sotto il felice pontificato di N.S. Papa Innocentio XI copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia; da Matteo Gregorio Rossi, Romano ... [Matteo Gregorio Rossi] in Piazza Nauona all' insegna della Stampa, l'anno 1686 [-1688], edita in 3 volumi tra il 1686-1688, da Matteo Gregorio de Rossi. Dopo l'incredibile successo de del Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna. Libro primo (secondo, terzo) opera in 3 volumi, con le incisioni di Giovanni Battista Falda, edita da Gian Giacomo de Rossi della tipografia alla Pace, tra il 1665 e il 1669, la tipografia dei De Rossi con sede in piazza Navona, all’epoca diretta da Matteo Gregorio, tentò un'operazione commerciale allora ben diffusa: pubblicare un’opera analoga che potesse concorrere con quella del Falda. Nascono così i 3 volumi de Il nuovo splendore, editi tra il 1686 e il 1688, con incisioni realizzate da Giuseppe Tiburzio Vergelli copiando quelle del Falda, o imitandone lo stile in quelle di sua creazione originale. L’opera viene dedicata a Urbano Barberini, principe di Palestrina; nel titolo si dichiara apertamente la fonte delle tavole: copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia. Un quarto volume contenente le fontane di Roma, sempre copiate da Falda, esce nel 1690 con il titolo Le fontane pubbliche delle piazze di Roma disegnate da Gioseppe Triburno Vergelli relanatese intagliate da Pietro Paolo Girelli Romano. Acquaforte, stampata su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. View of the series Il nuovo splendore delle fabriche in prospettiva di Roma moderna : fatte restaurare dalla fel. mem. di Papa Alessandro VII : nuouamente intagliato sotto il felice pontificato di N.S. Papa Innocentio XI copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia; da Matteo Gregorio Rossi, Romano ... [Matteo Gregorio Rossi] in Piazza Nauona all' insegna della Stampa, the year 1686 [-1688], published in 3 volumes between 1686-1688, by Matteo Gregorio de Rossi. After the incredible success of Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna. Libro primo (secondo, terzo) a work in 3 volumes, with engravings by Giovanni Battista Falda, published by Gian Giacomo de Rossi of the Tipografia alla Pace, between 1665 and 1669, the De Rossi printing house in Piazza Navona, directed at the time by Matteo Gregorio, attempted a commercial operation that was then widespread: to publish a similar work that could compete with that of Falda. Thus were born the 3 volumes of Il nuovo splendore, published between 1686 and 1688, with engravings made by Giuseppe Tiburzio Vergelli copying those of Falda, or imitating the style in those of his original creation. The work is dedicated to Urbano Barberini, prince of Palestrina; the title openly declares the source of the plates: copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia. A fourth volume containing the fountains of Rome, again copied by Falda, came out in 1690 with the title Le fontane pubbliche delle piazze di Roma disegnate da Gioseppe Triburno Vergelli relanatese intagliate da Pietro Paolo Girelli Romano. Etching, printed on contemporary laid paper, with margins, in excellent condition. Rossetti 11301. Kissner 454.‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Palazzo Barberini‎

‎Acquaforte, 1745 circa, firmata in lastra. Magnifica prova, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione.Opera tratta dalle “Varie Vedute di Roma Antica, e Moderna. Disegnate e Intagliate da Celebri Autori” stampata in Roma “a spese di Fausto Amidei”, 1748.La raccolta, in 4° oblungo, viene pubblicata da Fausto Amidei in varie edizioni dal 1745 al 1750, e da Giovanni Bouchard nel 1752. Conteneva frontespizio inciso e 93/96 tavole, delle quali 47 firmate Piranesi in lastra ed altre da Giraud, Carloni, Nicole, Mogalli, Bellicard, Le Geay, ed Anesi.Opere giovanili del Piranesi, appena giunto a Roma dove fu allievo della bottega di Giuseppe Vasi. Vasi lavora alle sue vedute, che presentate come raccolta, prenderanno dal 1747 il nome delle 'Magnificenze di Roma'; agli inizi dell’opera Piranesi lo affianca, ma, almeno dal 1744, produce sue proprie vedutine, che nel 1745 formano il nucleo più importante delle 'Varie Vedute di Roma antica e moderna disegnate e intagliate da celebri autori' per il libraio ed editore Amidei. Etching, around 1745, signed in plate. A very good impression with full margins, in perfect condition.Taken from the “Varie Vedute di Roma Antica, e Moderna. Disegnate e Intagliate da Celebri Autori” printe in Rome by Fausto Amidei, 1748.The collection, in 4th oblong, is published by Fausto Amidei in various editions from 1745 to 1750, and by Giovanni Bouchard in 1752. It contained an engraved frontispiece and 93/96 plates, of which 47 signed by Piranesi and others by Giraud, Carloni, Nicole, Mogalli, Bellicard, Le Geay, and Anesi.Early works by Piranesi, who had just arrived in Rome where he was a student of the workshop of Giuseppe Vasi. Vasi’s works will take the name of the 'Magnificenze di Roma'; from 1747; at the beginning of the work Piranesi joined him, but, at least since 1744, he produced his own views, which in 1745 formed the most important nucleus of the 'Varie Vedute di Roma antica e moderna disegnate e intagliate da celebri autori' for the bookseller and editor Amidei.‎

‎Corduba Francesco (Bitonto 1594 circa - ?)‎

‎Giardino De Gl'Ill.mi Sig.ri Mattei‎

‎La veduta è parte di una serie di otto incisioni sui giardini di Roma che sono incise da Mattheus Greuter e Francesco Corduba e pubblicate per la prima volta dalla stesso Greuter e dal genero, il fiammingo Goffredo de Scacchi (Gottfried van Schayck) intonro al 1623.Le lastre furono poi acquistate da Giovanni Giacomo de Rossi, che le ristampa intorno al 1650.La serie include:Villa Borghesia / Gio. Iacomo Rossi formis Romae alla pace alla insegna di ParigiGiardino del ill.mo Card. Montalto / M. Greuter fe[cit] co[n] privileggio [earlier imprint obscured]Disegno et sito del sontuoso giardino et palazzo del ser.mo gran duca di Toscana in Roma / Giovan. Domenico Rossi, le stampa in Roma alla paceVilla de l'ecc.mo s.re principe Panfilio fuora de la Porta di S. Pancratio / si stampano per Gio. Iacomo Rossi formis Romae all' insegna di Parigi all pace[R]itratto nel quale si representa il vero sito dell' horti et fontane che con ingeniosissimi adornamenti et maraviglie si vedono nella villa in Tivoli ... D. Hippolito Da Este, Card. di Ferrara / Franciscus Corduba fecitIl palazzo papale à Monte Cavallo incominciato da Sisto V et da N.S. Papa Paolo V, finito, amplificato et in meglior forma redotto con la sala reggia et cappella papale fatta di nuouo da fondamenti / [without imprint]Giardino de gl' ill.mi sig.ri Mattei / Giovan. Domenico Rossi, stampa in Roma alla paceGiardino di Belvedere col palazzo del papa in Vaticano / In Roma f. Gio. Domenico Rossi alla pace.Incisione in rame, con margini, in ottimo stato di conservazione.Rara. It's part of a collection of eight engravings of Roman gardens and palaces engraved by Mattheus Greuter and Francesco Corduba and first published by Greuter and his brother in law Gottfried van Schayck, and later reprinted (around 1650) by Giovanni Giacomo de Rossi.The set iclude:Villa Borghesia / Gio. Iacomo Rossi formis Romae alla pace alla insegna di ParigiGiardino del ill.mo Card. Montalto / M. Greuter fe[cit] co[n] privileggio [earlier imprint obscured]Disegno et sito del sontuoso giardino et palazzo del ser.mo gran duca di Toscana in Roma / Giovan. Domenico Rossi, le stampa in Roma alla paceVilla de l'ecc.mo s.re principe Panfilio fuora de la Porta di S. Pancratio / si stampano per Gio. Iacomo Rossi formis Romae all' insegna di Parigi all pace[R]itratto nel quale si representa il vero sito dell' horti et fontane che con ingeniosissimi adornamenti et maraviglie si vedono nella villa in Tivoli ... D. Hippolito Da Este, Card. di Ferrara / Franciscus Corduba fecitIl palazzo papale à Monte Cavallo incominciato da Sisto V et da N.S. Papa Paolo V, finito, amplificato et in meglior forma redotto con la sala reggia et cappella papale fatta di nuouo da fondamenti / [without imprint]Giardino de gl' ill.mi sig.ri Mattei / Giovan. Domenico Rossi, stampa in Roma alla paceGiardino di Belvedere col palazzo del papa in Vaticano / In Roma f. Gio. Domenico Rossi alla pace.Copperplate, with margins, very good condition. Very rare.‎

‎FALDA Giovanni Battista (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)‎

‎Scala interiore che conduce alla Cappella Pontificia nel Vaticano fatta da N. Sig. Papa Alessandro VII‎

‎Esemplare di primo stato, avanti la numerazione, tratto da Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII.Opera in tre volumi, edita da Giovanni Giacomo de Rossi tra il 1665 e il 1669, illustra le fabbriche realizzate o ampliate durante il pontificato di Alessandro VII Chigi, mentre il III si riferisce alle chiese restaurate dal pontefice Clemente IX. L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma, con i suoi palazzi, chiese e giardini, secondo un progetto unitario di espansione urbana, in sintonia con i criteri del colto e raffinato Fabio Chigi: il papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia. Prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie dì stampe da Etienne Dupérac a Giacomo Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna. Giovan Battista Falda ha contribuito, con la vasta serie di incisioni di vedute, a divulgare un'immagine della città di Roma legata alla magnificenza e munificenza dei Papi seicenteschi: città ricca di chiese, palazzi, giardini che si affiancavano ai resti del glorioso passato. L'incisore dedicò tutta la sua pur breve vita a creare, attraverso precise ed attente vedute prospettiche, piante e stampe su avvenimenti cittadini, canonizzazioni, ingressi di pontefici e reali stranieri, un grosso affresco unitario che celebrasse nel suo insieme la nuova grandezza raggiunta dalla Roma moderna, grazie soprattutto alla geniale e lungimirante opera di papa Alessandro VII Chigi (1655 - 1667). Dopo la morte del Falda, verrà pubblicato, sempre dalla tipografia De Rossi, Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma moderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII, di Alessandro Specchi, edito nel 1699 e naturale prosecuzione della raccolta. Acquaforte, impressa su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Beautiful engraving showing the Scala Regia, in Vatican. This flight of steps is part of the formal entrance to the Vatican and connects St Peter's Basilica to the Vatican Palace.The Scala Regia was built by Antonio da Sangallo the Younger in the early 16th century and was restored by Gian Lorenzo Bernini from 1663 to 1666. The site for the stairs, a comparatively narrow sliver of land between church and palace, is awkwardly shaped with irregular converging walls. Bernini used a number of typically theatrical, baroque effects in order to exalt this entry point into the Vatican. The staircase proper takes the form of a barrel-vaulted colonnade that necessarily becomes narrower at the end of the vista, exaggerating the distance. Above the arch at the beginning of this vista is the coat of arms of Alexander VII, flanked by two sculpted angels. At the base of the stairs, Bernini placed his equestrian statue of the Roman emperor Constantine the Great. Example in the first state, before the number, taken from Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII. One of the most important architectural projects of the seventeenth century was the urban renovation of Rome. Under the brilliant leadership of Pope Alessandro VII (1655-1667), Rome dramatically emerged as one of the most modern and beautiful cities of the new Baroque age. Within several decades spacious roadways were constructed, monumental buildings arose, and many public squares appeared with elaborate fountains and monuments. To be sure, this massive undertaking was meant to underline the absolute power of the Papacy but it also brought forth a new flowering of Italian art and architecture.  The Nuovo Teatro was initiated in 1665 to depict the new Rome in a series of etchings. What it gave to future generations was a magnificent historical record of views etched by two of Italy's greatest architectural artists. The printing and publishing of these important etchings was entrusted to Giacomo de Rossi (1626-1691), the head of the most dominant Roman publishing house. ( Sons and nephews of de Rossi, in fact, continued the publishing house until 1738 when the business was sold to Pope Clement XII to form the basis of the Regia Calcografia.)  Altogether, four sets of Nuovo Teatro were created during the seventeenth century. Volumes one and two were both published in the year of 1665 and dealt mainly in views of the new piazzas, gardens, terraces and their surrounding buildings. Volume 3 was published in 1669 and concentrated upon the newly constructed churches of Rome. Every plate from the first three sets was both designed and etched by the influential architectural artist, Giovanni Battista Falda (1643-1678). For reasons unknown the fourth and final volume Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma moderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII, (52 etchings) did not appear until 1699. It was published by Giacomo's successor, Domenico de Rossi, and featured views of the palaces and stately homes of Rome. Each plate was designed and etched by the famous architect and etcher, Alessandro Specchi (1668-1729).  Etching, printed on contemporary laid paper, with margins, in good condition. TIB, 4725.091‎

‎FALDA Giovanni Battista (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)‎

‎Veduta di dentro di S. Maria del' Popolo reastaurata et adornata da N. S. Papa Alessandro VII‎

‎Splendida veduta dell'interno della chiesa di S. Maria del Popolo dopo la ristrutturazione promossa da papa Alessandro VII. In una delle cappelle della chiesa, progettata da Raffaello, era sepolto Agostino Chigi, ma la cappella, come del resto tutta chiesa, era caduta in abbandono. I lavori, avviati nel giugno del 1655, si conclusero nell'estate del 1657. Esemplare di primo stato, avanti la numerazione, tratto da Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII. Opera in tre volumi, edita da Giovanni Giacomo de Rossi tra il 1665 e il 1669, illustra le fabbriche realizzate o ampliate durante il pontificato di Alessandro VII Chigi, mentre il III si riferisce alle chiese restaurate dal pontefice Clemente IX.   L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma, con i suoi palazzi, chiese e giardini, secondo un progetto unitario di espansione urbana, in sintonia con i criteri del colto e raffinato Fabio Chigi: il papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia. Prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie dì stampe da Etienne Dupérac a Giacomo Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna.  Giovan Battista Falda ha contribuito, con la vasta serie di incisioni di vedute, a divulgare un'immagine della città di Roma legata alla magnificenza e munificenza dei Papi seicenteschi: città ricca di chiese, palazzi, giardini che si affiancavano ai resti del glorioso passato. L'incisore dedicò tutta la sua pur breve vita a creare, attraverso precise ed attente vedute prospettiche, piante e stampe su avvenimenti cittadini, canonizzazioni, ingressi di pontefici e reali stranieri, un grosso affresco unitario che celebrasse nel suo insieme la nuova grandezza raggiunta dalla Roma moderna, grazie soprattutto alla geniale e lungimirante opera di papa Alessandro VII Chigi (1655 - 1667).   Dopo la morte del Falda, verrà pubblicato, sempre dalla tipografia De Rossi, Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma moderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII, di Alessandro Specchi, edito nel 1699 e naturale prosecuzione della raccolta.   Acquaforte, impressa su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Example in the first state, before the number, taken from Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII. One of the most important architectural projects of the seventeenth century was the urban renovation of Rome. Under the brilliant leadership of Pope Alessandro VII (1655-1667), Rome dramatically emerged as one of the most modern and beautiful cities of the new Baroque age. Within several decades spacious roadways were constructed, monumental buildings arose, and many public squares appeared with elaborate fountains and monuments. To be sure, this massive undertaking was meant to underline the absolute power of the Papacy but it also brought forth a new flowering of Italian art and architecture.  The Nuovo Teatro was initiated in 1665 to depict the new Rome in a series of etchings. What it gave to future generations was a magnificent historical record of views etched by two of Italy's greatest architectural artists. The printing and publishing of these important etchings was entrusted to Giacomo de Rossi (1626-1691), the head of the most dominant Roman publishing house. ( Sons and nephews of de Rossi, in fact, continued the publishing house until 1738 when the business was sold to Pope Clement XII to form the basis of the Regia Calcografia.)  Altogether, four sets of Nuovo Teatro were created during the seventeenth century. Volumes one and two were both published in the year of 1665 and dealt mainly in views of the new piazzas, gardens, terraces and their surrounding buildings. Volume 3 was published in 1669 and concentrated upon the newly constructed churches of Rome. Every plate from the first three sets was both designed and etched by the influential architectural artist, Giovanni Battista Falda (1643-1678). For reasons unknown the fourth and final volume Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma moderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII, (52 etchings) did not appear until 1699. It was published by Giacomo's successor, Domenico de Rossi, and featured views of the palaces and stately homes of Rome. Each plate was designed and etched by the famous architect and etcher, Alessandro Specchi (1668-1729).  Etching, printed on contemporary laid paper, with margins, in good condition. TIB, 4725.094‎

‎FALDA Giovanni Battista (Valduggia, Novara, 1643; Rome, 1678)‎

‎Veduta di dentro di S. Maria della Pace, restaurata et adornata da N.S. Papa Alessandro VII‎

‎Splendida veduta dell'interno della chiesa di S. Maria della Pace, dopo i lavori di restauro promossi dal papa Alessandro VII. Il primo progetto di restauro di papa Alessandro VII fu quello delle cappelle della famiglia Chigi, una in S. Maria del Popolo e l'altra a S. Maria della Pace, celebre per le Sibille di Raffaello. Pietro da Cortona ornò e modificò anche esteriormente la facciata della chiesa, creando un atrio a semicerchio con otto colonne accoppiate, in modo che anche l'aspetto della piazza risultasse più armonioso. Esemplare di primo stato, avanti la numerazione, tratto da Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII. Opera in tre volumi, edita da Giovanni Giacomo de Rossi tra il 1665 e il 1669, illustra le fabbriche realizzate o ampliate durante il pontificato di Alessandro VII Chigi, mentre il III si riferisce alle chiese restaurate dal pontefice Clemente IX.   L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma, con i suoi palazzi, chiese e giardini, secondo un progetto unitario di espansione urbana, in sintonia con i criteri del colto e raffinato Fabio Chigi: il papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia. Prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie dì stampe da Etienne Dupérac a Giacomo Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna.  Giovan Battista Falda ha contribuito, con la vasta serie di incisioni di vedute, a divulgare un'immagine della città di Roma legata alla magnificenza e munificenza dei Papi seicenteschi: città ricca di chiese, palazzi, giardini che si affiancavano ai resti del glorioso passato. L'incisore dedicò tutta la sua pur breve vita a creare, attraverso precise ed attente vedute prospettiche, piante e stampe su avvenimenti cittadini, canonizzazioni, ingressi di pontefici e reali stranieri, un grosso affresco unitario che celebrasse nel suo insieme la nuova grandezza raggiunta dalla Roma moderna, grazie soprattutto alla geniale e lungimirante opera di papa Alessandro VII Chigi (1655 - 1667).   Dopo la morte del Falda, verrà pubblicato, sempre dalla tipografia De Rossi, Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma moderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII, di Alessandro Specchi, edito nel 1699 e naturale prosecuzione della raccolta.   Acquaforte, impressa su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Beautiful view that shows the interior of the church of S. Maria della Pace finished in 1656 by Pietro da Cortona. The first churches that pope Alexander VII had restored were S. Maria del Popolo and S. Maria della Pace, with Chigi chapels. Example in the first state, before the number, taken from Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna, sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessandro VII. One of the most important architectural projects of the seventeenth century was the urban renovation of Rome. Under the brilliant leadership of Pope Alessandro VII (1655-1667), Rome dramatically emerged as one of the most modern and beautiful cities of the new Baroque age. Within several decades spacious roadways were constructed, monumental buildings arose, and many public squares appeared with elaborate fountains and monuments. To be sure, this massive undertaking was meant to underline the absolute power of the Papacy but it also brought forth a new flowering of Italian art and architecture.  The Nuovo Teatro was initiated in 1665 to depict the new Rome in a series of etchings. What it gave to future generations was a magnificent historical record of views etched by two of Italy's greatest architectural artists. The printing and publishing of these important etchings was entrusted to Giacomo de Rossi (1626-1691), the head of the most dominant Roman publishing house. ( Sons and nephews of de Rossi, in fact, continued the publishing house until 1738 when the business was sold to Pope Clement XII to form the basis of the Regia Calcografia.)  Altogether, four sets of Nuovo Teatro were created during the seventeenth century. Volumes one and two were both published in the year of 1665 and dealt mainly in views of the new piazzas, gardens, terraces and their surrounding buildings. Volume 3 was published in 1669 and concentrated upon the newly constructed churches of Rome. Every plate from the first three sets was both designed and etched by the influential architectural artist, Giovanni Battista Falda (1643-1678). For reasons unknown the fourth and final volume Il quarto libro del nuovo teatro delli palazzi in prospettiva di Roma moderna dato in luce sotto il felice pontificato di nostro signore papa Innocenzo XII, (52 etchings) did not appear until 1699. It was published by Giacomo's successor, Domenico de Rossi, and featured views of the palaces and stately homes of Rome. Each plate was designed and etched by the famous architect and etcher, Alessandro Specchi (1668-1729).  Etching, printed on contemporary laid paper, with margins, in good condition. TIB, 4725.114‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Piazza di Pietra‎

‎Veduta tratta dalla monumentale opera Delle magnificenze di Roma antica e moderna.Pubblicata in 10 volumi dal 1747 al 1761, l’opera presenta 238 incisioni in rame, ciascuna incisione con testo narrativo che fornisce informazioni storiche e documentarie.  Conosciuto dai più semplicemente come il "maestro" di Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi rivela in quest'opera monumentale la pienezza della sua creatività grafica. I 10 libri che la compongono hanno ognuno un frontespizio con titolo e data diversi: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. Le Magnificenze forniscono un panorama completo e al tempo stesso anticonvenzionale dell'Urbe: così, insieme alle consuete, celeberrime inquadrature desunte dalla migliore tradizione vedutistica, si trova anche una Roma insolita, quella che, talvolta, non esiste più. A quest'opera, di centrale importanza nell'editoria romana di metà Settecento, l'Autore aveva lavorato per quasi un ventennio realizzando una monumentale guida dell'Urbe dove accanto alle consuete e celeberrime inquadrature tratte dalla migliore tradizione vedutistica, immortala anche scorci insoliti che sono poi scomparsi con il cambiare della città. Il testo che accompagna le vedute nel primo volume è opera di Giuseppe Bianchini, nel secondo di Orazio Orlandi e nei restanti del Vasi stesso. A partire dall'edizione del 1786, l'opera del Vasi, fu aggiornata dal figlio Mariano, che la pubblicò col titolo Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, mostrando solo il nome del padre come autore. Questa nuova edizione presentava molte tavole della prima edizione, ed alcune nuove. Anche la pubblicazione di Mariano Vasi fu stampata più volte, sempre con l’aggiunta di nuove tavole. Esemplare tratto dalla seconda edizione dell'opera, edita nella seconda metà del '700. Acquaforte, stampata su carta vergata coeva, completa dei margini, in ottimo stato di conservazione.  View taken from the monumental work Delle magnificenze di Roma antica e moderna. Published in 10 volumes from 1747 to 1761, the work features 238 copper engravings, each engraving with a narrative text that provides historical and documentary information. Known by most simply as the "master" of Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi reveals in this monumental work the fullness of his graphic creativity. The 10 books that compose it each have a title page with a different title and date: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. The Magnificences provide a complete and at the same time unconventional panorama of the City: thus, together with the usual, celebrated shots taken from the best tradition of vedutistica, one also finds an unusual Rome, one that, at times, no longer exists. The author had worked on this work, of central importance in Roman publishing in the middle of the eighteenth century, for almost twenty years, producing a monumental guide to the “Urbe” where, alongside the usual and famous shots taken from the best tradition of vedutistica, he also immortalized unusual views that have since disappeared with the change of the city. The text that accompanies the views in the first volume is by Giuseppe Bianchini, in the second by Orazio Orlandi and in the remaining ones by Vasi himself. Starting from the edition of 1786, the work of Vasi, was updated by his son Mariano, who published it under the title Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, showing only the name of his father as author. This new edition presented many plates of the first edition, and some new ones. The publication of Mariano Vasi was also printed several times, always with the addition of new plates.    From the second edition of Vasi's Delle Magnificenze di Roma Antica e Moderna. Etching, printed on contemporary laid paper, in very good condition. Scalabroni 91‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Porta S. Giovanni olim Coelimontana‎

‎Veduta tratta dalla monumentale opera Delle magnificenze di Roma antica e moderna.Pubblicata in 10 volumi dal 1747 al 1761, l’opera presenta 238 incisioni in rame, ciascuna incisione con testo narrativo che fornisce informazioni storiche e documentarie.  Conosciuto dai più semplicemente come il "maestro" di Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi rivela in quest'opera monumentale la pienezza della sua creatività grafica. I 10 libri che la compongono hanno ognuno un frontespizio con titolo e data diversi: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. Le Magnificenze forniscono un panorama completo e al tempo stesso anticonvenzionale dell'Urbe: così, insieme alle consuete, celeberrime inquadrature desunte dalla migliore tradizione vedutistica, si trova anche una Roma insolita, quella che, talvolta, non esiste più. A quest'opera, di centrale importanza nell'editoria romana di metà Settecento, l'Autore aveva lavorato per quasi un ventennio realizzando una monumentale guida dell'Urbe dove accanto alle consuete e celeberrime inquadrature tratte dalla migliore tradizione vedutistica, immortala anche scorci insoliti che sono poi scomparsi con il cambiare della città. Il testo che accompagna le vedute nel primo volume è opera di Giuseppe Bianchini, nel secondo di Orazio Orlandi e nei restanti del Vasi stesso. A partire dall'edizione del 1786, l'opera del Vasi, fu aggiornata dal figlio Mariano, che la pubblicò col titolo Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, mostrando solo il nome del padre come autore. Questa nuova edizione presentava molte tavole della prima edizione, ed alcune nuove. Anche la pubblicazione di Mariano Vasi fu stampata più volte, sempre con l’aggiunta di nuove tavole. Esemplare tratto dalla seconda edizione dell'opera, edita nella seconda metà del '700. Acquaforte, stampata su carta vergata coeva, completa dei margini, in ottimo stato di conservazione.  View taken from the monumental work Delle magnificenze di Roma antica e moderna. Published in 10 volumes from 1747 to 1761, the work features 238 copper engravings, each engraving with a narrative text that provides historical and documentary information. Known by most simply as the "master" of Giovanni Battista Piranesi, Giuseppe Vasi reveals in this monumental work the fullness of his graphic creativity. The 10 books that compose it each have a title page with a different title and date: Libro primo che contiene le porte e mura; Libro secondo, che contiene le piazze principali di Roma con obelischi, colonne, ed altri ornamenti; Libro terzo, che contiene le basiliche e chiese antiche di Roma; Libro quarto che contiene i palazzi e le vie più celebri; Libro quinto che contiene i ponti e gli edifizj sul Libro sesto che contiene la chiese parrocchiali; Libro settimo che contiene i conventi e case dei chierici regolari; Libro ottavo che contiene i monasteri e conservatorj di donne; Libro nono che contiene i collegj, spedali, e luoghi pii; decimo che contiene le ville e giardini più rimarchevoli. The Magnificences provide a complete and at the same time unconventional panorama of the City: thus, together with the usual, celebrated shots taken from the best tradition of vedutistica, one also finds an unusual Rome, one that, at times, no longer exists. The author had worked on this work, of central importance in Roman publishing in the middle of the eighteenth century, for almost twenty years, producing a monumental guide to the “Urbe” where, alongside the usual and famous shots taken from the best tradition of vedutistica, he also immortalized unusual views that have since disappeared with the change of the city. The text that accompanies the views in the first volume is by Giuseppe Bianchini, in the second by Orazio Orlandi and in the remaining ones by Vasi himself. Starting from the edition of 1786, the work of Vasi, was updated by his son Mariano, who published it under the title Raccolta delle più belle vedute antiche, e moderne di Roma, showing only the name of his father as author. This new edition presented many plates of the first edition, and some new ones. The publication of Mariano Vasi was also printed several times, always with the addition of new plates.    From the second edition of Vasi's Delle Magnificenze di Roma Antica e Moderna. Etching, printed on contemporary laid paper, in very good condition. Scalabroni 72‎

‎REMONDINI Giuseppe Antonio (1745 - 1811)‎

‎Veduta della Piazza di Spagna in Roma‎

‎Fascinosa veduta di Piazza di Spagna, con la fontana della Barcaccia in primo piano e la Scalinata di Trinità dei Monti sulla destra. L'opera deriva dalla veduta di Giovanni Battista Piranesi del 1748 circa.Le vedute edite dai Remondini rappresentano a pieno merito la stampa popolare italiana: semplici nel tratto, spesso colorate con poche tinte in maniera rapida e decisa, affascinano per la loro immediatezza e sono state oggetto di numerose mostre, raccolte e studi negli ultimi anni. Le vedute erano preparate per essere inserite nel Mondo Nuovo, dove i popolani potevano vederle illuminate e conoscere così le città del mondo.Incisione in rame, in ottimo stato di conservazione. Rara. Fascinosa veduta di Piazza di Spagna, con la fontana della Barcaccia in primo piano e la Scalinata di Trinità dei Monti sulla destra. L'opera deriva dalla veduta di Giovanni Battista Piranesi del 1748 circa.Le vedute edite dai Remondini rappresentano a pieno merito la stampa popolare italiana: semplici nel tratto, spesso colorate con poche tinte in maniera rapida e decisa, affascinano per la loro immediatezza e sono state oggetto di numerose mostre, raccolte e studi negli ultimi anni. Le vedute erano preparate per essere inserite nel Mondo Nuovo, dove i popolani potevano vederle illuminate e conoscere così le città del mondo.Incisione in rame, in ottimo stato di conservazione. Rara.‎

‎BARBAULT Jean (Viarmes, presso Chantilly, 1 Agosto 1718; Roma, 28 Maggio 1762).‎

‎Piramide di Caius Cestius‎

‎Veduta tratta da "Les Plus Beaux Monuments de Rome ancienne" pubbliicata a Roma da Bouchard & Gravier - Komarek, nel 1761.Ricca ed elegante raccolta testuale e iconografica delle bellezze artistiche e architettoniche di Roma antica e moderna. Le grandi tavole ad ampi margini sono realizzate principalmente da Barbault; altri incisori delle tavole furono Montagu, Bouchard, Freicenet. Barbault si differenziò dal suo rivale artistico Giambattista Piranesi, scegliendo di rappresentare edfici ed antichi monumenti che Piranesi aveva raffigurato da angolazioni e punti di vista differenti, cosicché potesse colmare i vuoti iconografici che potevano trovarsi nei lavori dell'architetto.Incisione in rame, in ottimo stato di conservazione. Taken from « Les Plus Beaux Monuments de Rome ancienne », printed in Rome by Bouchard & Gravier - Komarek, 1761. The work is a rich and elegant textual and iconographic collection of the artistic and architectural beauties of ancient and modern Rome. The plates - often with wide margins - are mainly made by Barbault; other engravers on the plates were Montagu, Bouchard, Freicenet. Barbault differentiated himself from his artistic rival Giambattista Piranesi, choosing to represent buildings and ancient monuments that Piranesi had portrayed from different angles and points of view, so that he could fill the iconographic gaps that could be found in the architect's works. Rossetti 755; Berlin Katalog 1897; Cicognara 3593.‎

‎GREUTER Mattheus (Roma 1564 - 1638)‎

‎Giardino del Ill.mo Card. Montalto‎

‎La veduta è parte di una serie di otto incisioni sui giardini di Roma che sono incise da Mattheus Greuter e Francesco Corduba e pubblicate per la prima volta dalla stesso Greuter e dal genero, il fiammingo Goffredo de Scacchi (Gottfried van Schayck) intonro al 1623.Le lastre furono poi acquistate da Giovanni Giacomo de Rossi, che le ristampa intorno al 1650.La serie include:Villa Borghesia / Gio. Iacomo Rossi formis Romae alla pace alla insegna di ParigiGiardino del ill.mo Card. Montalto / M. Greuter fe[cit] co[n] privileggio [earlier imprint obscured]Disegno et sito del sontuoso giardino et palazzo del ser.mo gran duca di Toscana in Roma / Giovan. Domenico Rossi, le stampa in Roma alla paceVilla de l'ecc.mo s.re principe Panfilio fuora de la Porta di S. Pancratio / si stampano per Gio. Iacomo Rossi formis Romae all' insegna di Parigi all pace[R]itratto nel quale si representa il vero sito dell' horti et fontane che con ingeniosissimi adornamenti et maraviglie si vedono nella villa in Tivoli ... D. Hippolito Da Este, Card. di Ferrara / Franciscus Corduba fecitIl palazzo papale à Monte Cavallo incominciato da Sisto V et da N.S. Papa Paolo V, finito, amplificato et in meglior forma redotto con la sala reggia et cappella papale fatta di nuouo da fondamenti / [without imprint]Giardino de gl' ill.mi sig.ri Mattei / Giovan. Domenico Rossi, stampa in Roma alla paceGiardino di Belvedere col palazzo del papa in Vaticano / In Roma f. Gio. Domenico Rossi alla pace.Incisione in rame, con margini, in ottimo stato di conservazione.Rara. Bird's eye view of Villa Montalto (also known as Villa Peretti) and its lavish formal gardens; with the main gate visible in the upper right section, at centre a building with adjoining enclosed garden, and at upper left an oval basin surrounded by statues. Villa Montalto (or Villa Peretti and later known as Villa Negroni) no longer exists.Lettered with title, explanatory captions within the image, three lines of text alongside the bottom: 'Questo é quel bellissino giardino fatto da Papa Sisto V...', and production detail: 'M. Greuter fe. co. Privileggio'. A publication address in the bottom right corner has been burnished off the plate; it should have read : 'Gottifredo de Scaichi exc.'.It's part of a collection of eight engravings of Roman gardens and palaces engraved by Mattheus Greuter and Francesco Corduba and first published by Greuter and his brother in law Gottfried van Schayck, and later reprinted (around 1650) by Giovanni Giacomo de Rossi.The set iclude:Villa Borghesia / Gio. Iacomo Rossi formis Romae alla pace alla insegna di ParigiGiardino del ill.mo Card. Montalto / M. Greuter fe[cit] co[n] privileggio [earlier imprint obscured]Disegno et sito del sontuoso giardino et palazzo del ser.mo gran duca di Toscana in Roma / Giovan. Domenico Rossi, le stampa in Roma alla paceVilla de l'ecc.mo s.re principe Panfilio fuora de la Porta di S. Pancratio / si stampano per Gio. Iacomo Rossi formis Romae all' insegna di Parigi all pace[R]itratto nel quale si representa il vero sito dell' horti et fontane che con ingeniosissimi adornamenti et maraviglie si vedono nella villa in Tivoli ... D. Hippolito Da Este, Card. di Ferrara / Franciscus Corduba fecitIl palazzo papale à Monte Cavallo incominciato da Sisto V et da N.S. Papa Paolo V, finito, amplificato et in meglior forma redotto con la sala reggia et cappella papale fatta di nuouo da fondamenti / [without imprint]Giardino de gl' ill.mi sig.ri Mattei / Giovan. Domenico Rossi, stampa in Roma alla paceGiardino di Belvedere col palazzo del papa in Vaticano / In Roma f. Gio. Domenico Rossi alla pace.Copperplate, with margins, very good condition. Very rare. The New Hollstein (German) 241.II; Fuhring 2004 8003‎

‎Vergelli Giuseppe Tiburzio (Recanati, 1629 – 1700 circa)‎

‎Strada che ascende al Quirinale detta Monte Magnanpoli Spianata et Abbellita da N. S. Papa Alesandro VII‎

‎Veduta della serie Il nuovo splendore delle fabriche in prospettiva di Roma moderna : fatte restaurare dalla fel. mem. di Papa Alessandro VII : nuouamente intagliato sotto il felice pontificato di N.S. Papa Innocentio XI copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia; da Matteo Gregorio Rossi, Romano ... [Matteo Gregorio Rossi] in Piazza Nauona all' insegna della Stampa, l'anno 1686 [-1688], edita in 3 volumi tra il 1686-1688, da Matteo Gregorio de Rossi. Dopo l'incredibile successo de del Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna. Libro primo (secondo, terzo) opera in 3 volumi, con le incisioni di Giovanni Battista Falda, edita da Gian Giacomo de Rossi della tipografia alla Pace, tra il 1665 e il 1669, la tipografia dei De Rossi con sede in piazza Navona, all’epoca diretta da Matteo Gregorio, tentò un'operazione commerciale allora ben diffusa: pubblicare un’opera analoga che potesse concorrere con quella del Falda. Nascono così i 3 volumi de Il nuovo splendore, editi tra il 1686 e il 1688, con incisioni realizzate da Giuseppe Tiburzio Vergelli copiando quelle del Falda, o imitandone lo stile in quelle di sua creazione originale. L’opera viene dedicata a Urbano Barberini, principe di Palestrina; nel titolo si dichiara apertamente la fonte delle tavole: copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia. Un quarto volume contenente le fontane di Roma, sempre copiate da Falda, esce nel 1690 con il titolo Le fontane pubbliche delle piazze di Roma disegnate da Gioseppe Triburno Vergelli relanatese intagliate da Pietro Paolo Girelli Romano. Acquaforte, stampata su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. View of the series Il nuovo splendore delle fabriche in prospettiva di Roma moderna : fatte restaurare dalla fel. mem. di Papa Alessandro VII : nuouamente intagliato sotto il felice pontificato di N.S. Papa Innocentio XI copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia; da Matteo Gregorio Rossi, Romano ... [Matteo Gregorio Rossi] in Piazza Nauona all' insegna della Stampa, the year 1686 [-1688], published in 3 volumes between 1686-1688, by Matteo Gregorio de Rossi. After the incredible success of Il nuovo teatro delle fabriche, et edificii, in prospettiva di Roma moderna. Libro primo (secondo, terzo) a work in 3 volumes, with engravings by Giovanni Battista Falda, published by Gian Giacomo de Rossi of the Tipografia alla Pace, between 1665 and 1669, the De Rossi printing house in Piazza Navona, directed at the time by Matteo Gregorio, attempted a commercial operation that was then widespread: to publish a similar work that could compete with that of Falda. Thus were born the 3 volumes of Il nuovo splendore, published between 1686 and 1688, with engravings made by Giuseppe Tiburzio Vergelli copying those of Falda, or imitating the style in those of his original creation. The work is dedicated to Urbano Barberini, prince of Palestrina; the title openly declares the source of the plates: copiate dalle stampe di gia intagliate da Gio. Batt. Falda da Valdugia. A fourth volume containing the fountains of Rome, again copied by Falda, came out in 1690 with the title Le fontane pubbliche delle piazze di Roma disegnate da Gioseppe Triburno Vergelli relanatese intagliate da Pietro Paolo Girelli Romano. Etching, printed on contemporary laid paper, with margins, in excellent condition. Rossetti 11301. Kissner 454.‎

‎PERELLE Gabriel (Vernon-sur-Seine 1604 – Parigi 1677)‎

‎L'Arc de Constantin a Rome‎

‎Veduta tratta dalla rara opera di Gabriel Perelle "Veües de Rome et des environs", pubblicata per la prima volta con imprint Paris: chez Mariette e contenente 20 tavole, non tuttte dedicate a Roma e dintorni.Gabriel Perelle era allievo di Daniel Rabel e collaboratore del pittore Simon Vouet."Il s'inspira dans ses compositions de Claude Lorrain, de Francisque Millet, mais il conserva une facture personnelle, qui fait reconnaître ses estampes à première vue" (Bénézit).Incisione in rame, con margini, in ottimo stato di conservazione. Veduta tratta dalla rara opera di Gabriel Perelle "Veües de Rome et des environs", pubblicata per la prima volta con imprint Paris: chez Mariette e contenente 20 tavole, non tuttte dedicate a Roma e dintorni.Gabriel Perelle era allievo di Daniel Rabel e collaboratore del pittore Simon Vouet."Il s'inspira dans ses compositions de Claude Lorrain, de Francisque Millet, mais il conserva une facture personnelle, qui fait reconnaître ses estampes à première vue" (Bénézit).Incisione in rame, con margini, in ottimo stato di conservazione.‎

‎PERELLE Gabriel (Vernon-sur-Seine 1604 – Parigi 1677)‎

‎La Veuë de l'Arc de Septmius Severe et du Capitole a Rome‎

‎Veduta tratta dalla rara opera di Gabriel Perelle "Veües de Rome et des environs", pubblicata per la prima volta con imprint Paris: chez Mariette e contenente 20 tavole, non tuttte dedicate a Roma e dintorni.Gabriel Perelle era allievo di Daniel Rabel e collaboratore del pittore Simon Vouet."Il s'inspira dans ses compositions de Claude Lorrain, de Francisque Millet, mais il conserva une facture personnelle, qui fait reconnaître ses estampes à première vue" (Bénézit).Incisione in rame, con margini, in ottimo stato di conservazione. Veduta tratta dalla rara opera di Gabriel Perelle "Veües de Rome et des environs", pubblicata per la prima volta con imprint Paris: chez Mariette e contenente 20 tavole, non tuttte dedicate a Roma e dintorni.Gabriel Perelle era allievo di Daniel Rabel e collaboratore del pittore Simon Vouet."Il s'inspira dans ses compositions de Claude Lorrain, de Francisque Millet, mais il conserva une facture personnelle, qui fait reconnaître ses estampes à première vue" (Bénézit).Incisione in rame, con margini, in ottimo stato di conservazione.‎

‎PERELLE Gabriel (Vernon-sur-Seine 1604 – Parigi 1677)‎

‎Vestige du Septizone de l'Empereur Severe a Rome‎

‎Veduta tratta dalla rara opera di Gabriel Perelle "Veües de Rome et des environs", pubblicata per la prima volta con imprint Paris: chez Mariette e contenente 20 tavole, non tuttte dedicate a Roma e dintorni.Gabriel Perelle era allievo di Daniel Rabel e collaboratore del pittore Simon Vouet."Il s'inspira dans ses compositions de Claude Lorrain, de Francisque Millet, mais il conserva une facture personnelle, qui fait reconnaître ses estampes à première vue" (Bénézit).Incisione in rame, con margini, in ottimo stato di conservazione. Veduta tratta dalla rara opera di Gabriel Perelle "Veües de Rome et des environs", pubblicata per la prima volta con imprint Paris: chez Mariette e contenente 20 tavole, non tuttte dedicate a Roma e dintorni.Gabriel Perelle era allievo di Daniel Rabel e collaboratore del pittore Simon Vouet."Il s'inspira dans ses compositions de Claude Lorrain, de Francisque Millet, mais il conserva une facture personnelle, qui fait reconnaître ses estampes à première vue" (Bénézit).Incisione in rame, con margini, in ottimo stato di conservazione.‎

‎PERELLE Gabriel (Vernon-sur-Seine 1604 – Parigi 1677)‎

‎L'Entrée de la Vigne du Prince Pamphile hors la porte de St. Pancrace a Rome‎

‎Veduta tratta dalla rara opera di Gabriel Perelle "Veües de Rome et des environs", pubblicata per la prima volta con imprint Paris: chez Mariette e contenente 20 tavole, non tuttte dedicate a Roma e dintorni.Gabriel Perelle era allievo di Daniel Rabel e collaboratore del pittore Simon Vouet."Il s'inspira dans ses compositions de Claude Lorrain, de Francisque Millet, mais il conserva une facture personnelle, qui fait reconnaître ses estampes à première vue" (Bénézit).Incisione in rame, con margini, in ottimo stato di conservazione. Veduta tratta dalla rara opera di Gabriel Perelle "Veües de Rome et des environs", pubblicata per la prima volta con imprint Paris: chez Mariette e contenente 20 tavole, non tuttte dedicate a Roma e dintorni.Gabriel Perelle era allievo di Daniel Rabel e collaboratore del pittore Simon Vouet."Il s'inspira dans ses compositions de Claude Lorrain, de Francisque Millet, mais il conserva une facture personnelle, qui fait reconnaître ses estampes à première vue" (Bénézit).Incisione in rame, con margini, in ottimo stato di conservazione.‎

‎PERELLE Gabriel (Vernon-sur-Seine 1604 – Parigi 1677)‎

‎Veue de l'Amphiteatre de la Vigne Pamphile‎

‎Veduta tratta dalla rara opera di Gabriel Perelle "Veües de Rome et des environs", pubblicata per la prima volta con imprint Paris: chez Mariette e contenente 20 tavole, non tuttte dedicate a Roma e dintorni.Gabriel Perelle era allievo di Daniel Rabel e collaboratore del pittore Simon Vouet."Il s'inspira dans ses compositions de Claude Lorrain, de Francisque Millet, mais il conserva une facture personnelle, qui fait reconnaître ses estampes à première vue" (Bénézit).Incisione in rame, con margini, in ottimo stato di conservazione. Veduta tratta dalla rara opera di Gabriel Perelle "Veües de Rome et des environs", pubblicata per la prima volta con imprint Paris: chez Mariette e contenente 20 tavole, non tuttte dedicate a Roma e dintorni.Gabriel Perelle era allievo di Daniel Rabel e collaboratore del pittore Simon Vouet."Il s'inspira dans ses compositions de Claude Lorrain, de Francisque Millet, mais il conserva une facture personnelle, qui fait reconnaître ses estampes à première vue" (Bénézit).Incisione in rame, con margini, in ottimo stato di conservazione.‎

‎PERELLE Gabriel (Vernon-sur-Seine 1604 – Parigi 1677)‎

‎La Fonteine de Venus de la Vigne Pamphile‎

‎Veduta tratta dalla rara opera di Gabriel Perelle "Veües de Rome et des environs", pubblicata per la prima volta con imprint Paris: chez Mariette e contenente 20 tavole, non tuttte dedicate a Roma e dintorni.Gabriel Perelle era allievo di Daniel Rabel e collaboratore del pittore Simon Vouet."Il s'inspira dans ses compositions de Claude Lorrain, de Francisque Millet, mais il conserva une facture personnelle, qui fait reconnaître ses estampes à première vue" (Bénézit).Incisione in rame, con margini, in ottimo stato di conservazione. Veduta tratta dalla rara opera di Gabriel Perelle "Veües de Rome et des environs", pubblicata per la prima volta con imprint Paris: chez Mariette e contenente 20 tavole, non tuttte dedicate a Roma e dintorni.Gabriel Perelle era allievo di Daniel Rabel e collaboratore del pittore Simon Vouet."Il s'inspira dans ses compositions de Claude Lorrain, de Francisque Millet, mais il conserva une facture personnelle, qui fait reconnaître ses estampes à première vue" (Bénézit).Incisione in rame, con margini, in ottimo stato di conservazione.‎

‎PERELLE Gabriel (Vernon-sur-Seine 1604 – Parigi 1677)‎

‎Le Nouveau Capitole‎

‎Veduta tratta dalla rara opera di Gabriel Perelle "Veües de Rome et des environs", pubblicata per la prima volta con imprint Paris: chez Mariette e contenente 20 tavole, non tuttte dedicate a Roma e dintorni.Gabriel Perelle era allievo di Daniel Rabel e collaboratore del pittore Simon Vouet."Il s'inspira dans ses compositions de Claude Lorrain, de Francisque Millet, mais il conserva une facture personnelle, qui fait reconnaître ses estampes à première vue" (Bénézit).Incisione in rame, con margini, in ottimo stato di conservazione. Veduta tratta dalla rara opera di Gabriel Perelle "Veües de Rome et des environs", pubblicata per la prima volta con imprint Paris: chez Mariette e contenente 20 tavole, non tuttte dedicate a Roma e dintorni.Gabriel Perelle era allievo di Daniel Rabel e collaboratore del pittore Simon Vouet."Il s'inspira dans ses compositions de Claude Lorrain, de Francisque Millet, mais il conserva une facture personnelle, qui fait reconnaître ses estampes à première vue" (Bénézit).Incisione in rame, con margini, in ottimo stato di conservazione.‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Tempio antico volgarmente detto della Salute su la Via d'Albano, cinque miglia lontan0 da Roma…‎

‎Secondo stato di quattro.Acquaforte e bulino, 1763, firmata in lastra in basso a sinistra. Magnifica prova, impressa su carta vergata con filigrana "Bracciano" (Robison 59), con ampli margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. - THE SECOND STATE OF FOUR-Etching with engraving, 1763, signed on plate at lower right. From the Roman Edition. A very good impression,of he second state of four, on laid paper, with "Bracciano" watermark (Robison 59), with wide margins, in perfect condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. W.E. 204, Focillon 776, Hind 71 II/IV‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta interna dell’Atrio del Portico di Ottavia‎

‎- RARISSIMO PRIMO STATO DI SEI -Acquaforte e bulino, 1760, firmata in lastra in basso a destra. Esemplare nel rarissimo primo stato di sei, prima dell’indirizzo dell’editore Bouchard e Gravier e dei ritocchi a bulino, della contemporanea edizione romana. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. - THE VERY RARE FIRST STATE OF SIX -Etching with engraving, 1760, signed on plate. Example belonging to the extremely rare first state out of six, before the address of the editor Bouchard & Gravier and finishing touches (engravings) were added. From the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary laid paper, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Hind 59 I/VI, Focillon 816.‎

‎AQUILA Francesco (Palermo 1676 circa – Roma 1740 circa)‎

‎Monumento funebre a Innocenzo XIII‎

‎Acquaforte, 1724, firmata in lastra. Magnifica prova di questa rara incisione, impressa su carta vergata coeva, rifilata alla linea marginale, tracce di pieghe di carta visibili al verso, per il resto in ottimo stato di conservazione. L’opera raffigura il catafalco eretto a San Pietro nel marzo 1724, in occasione della morte di papa Innocenzo XIII. Dimensioni 350x560. Etching, 1724, signed on plate. Magnificent work, printed on contemporary laid paper, trimmed to platemark, signs of folds on verso, otherwise in good condition. The work depicts the coffin built in St. Peter on March 1724, when Pope Innocenzo XIII died.‎

‎SANDBY Paul (Nottingham, 1731 - Londra,1809)‎

‎Carnevale romano‎

‎Acquatinte stampate ad inchiostro bistro, 1781, firmate in lastra in basso a destra e datate in basso al centro. Magnifiche prove, impresse su carta vergata coeva con filigrana, sottili margini, leggere abrasioni al verso, nel complesso in eccellente stato di conservazione. Serie completa delle quattro famose vedute del carnevale romane incise dal Sandby su disegno di David Allan (Alloa 1744 - Edimburgo 1796). Alla grande maggioranza di pitture, incisioni, acquerelli e disegni che illustrano le feste del carnevale romano con un eccesso di "colore", si contrappone questa serie, che descrive quei medesimi festosi eventi con un asciutto e spiritoso sguardo pur rilevandone la nascosta eleganza e sontuosità. Le acquetinte di Sandby sono tratte da una serie di dieci disegni di Allan eseguiti durante i suoi soggiorni romani e ora conservati nella Collezione Reale del Castello di Windsor.La tecnica dell’acquatinta, conferisce all’opera quel particolare tono simile all’acquarello rendendo le opere molto affascinanti. Raro set completo in straordinario stato di conservazione. Dimensioni 550x370 circa ognuna. Paul Sandby was a landscape painter and printmaker. David Allan was one of the first painters in Scotland to record the everyday life of ordinary people. He was based in Rome from around 1767 to 1777 where he painted historical subjects, portraits and the everyday life around him in a series of watercolours. In Scotland he enjoyed a successful career as both an artist and a teacher of art. Some of David Allan's watercolours of Rome were copied by Paul Sandby in London, as prints. The technique of aquatint (used here) allowed the engraver to create the effect of colour washes with the addition of etched lines for detail. This is a technique that provides an additional layer of meaning to the scene. The aquatint allows tonal variation and contrast which in turn creates atmosphere. There is a tremendous amount of detail in the print, and any British observer at the time would have received a good impression of what Rome was like from this print. Sandby's re-creation of Allan's watercolour would have made the image much more accessible through multiple copies. Only the most popular or marketable images would be copied as prints. The composition is quite complex. The background of the street and buildings is rendered with single point perspective, where the landscape appears to recede away to a single point in the distance. The viewpoint Allan chose was a low one. This means that the buildings appear to loom over the scene and a lot of sky is shown. In contrast, the action on the ground occupies only the lower third of the composition; Allan did not "zoom in" on any one aspect but created a general view of the scene. In this view, two British travellers on horseback are confronted by the extravagant costumes and masked figures from the entertainers at a Roman carnival. Despite their politeness these grotesque figures are slightly disturbing. Perhaps this scene demonstrates the alien and disorientating feeling of visiting a new city and discovering bizarre customs which the traveller has never experienced before.‎

‎ANESI Paolo (Roma, 9 Luglio 1697 - 1773)‎

‎Paesaggio romano‎

‎Acquaforte, circa 1740, firmata in lastra in basso a destra. Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, con sottili margini, in eccellente stato di conservazione. Molto rara. Etching, circa 1740, signed at lower right. A fine impression, on contemporary paper, tirmmed to the platemark, in very good condition.Very rare work.‎

‎Anonimo‎

‎Trasporto Funebre del Corteo di N. S. Papa Clemente XIV‎

‎Acquaforte e bulino, 1774, datata in lastra in alto al centro. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, in eccellente stato di conservazione. Impressa dalla tipografia di Benedetto Lavizzario. Molto rara. Ex collezione Laetitia Pecci Blunt. Dimensioni 400x287. Etching and engraving, 1774, dated on upper centre plate. Magnificent work printed on contemporary laid paper with margins, in excellent condition. It was printed by the typography of Benedetto Lavizzario. Very rare. Ex collezione Laetitia Pecci Blunt.‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta del Palazzo Farnese‎

‎Acquaforte e bulino, 1773, firmata in lastra in basso a sinistra. Esemplare del primo stato di tre. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Etching and engraving, signed at lower left. Example of the first state of three described by Hind. A fine impression, printed on contemporary laid paper, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Wilton Ely 240; Focillon 828; Hind 107 I/III.‎

‎BARBAZZA Francesco (Attivo a Roma 1771 – 1789)‎

‎Obelisco e piazza di Montecitorio‎

‎Acquaforte e bulino, 1789 circa, firmata in lastra in basso a destra. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “Fabriano”, con margini, piccolo strappo sul lato destro perfettamente restaurato, per il resto in ottimo stato di conservazione. L’opera viene stampata in occasione della sistemazione definitiva della piazza di Montecitorio, opera dell’architetto Giovanni Antinori. Nel 1789, infatti, Pio VI conferì, all'architetto Antinori l’incarico di innalzare al centro della piazza l'obelisco che l'Imperatore Augusto, dopo la conquista dell'Egitto, aveva portato a Roma. La stele - trovata nel 1748 nei pressi di piazza San Lorenzo in Lucina - proveniva da Eliopoli dove era stata innalzata in onore di Psammetico II, fra il 594 e il 589 a.C., per commemorare la vittoria sugli Etiopi. Sulla cima, Pio VI volle fosse posto un globo di bronzo con una fessura centrale attraverso la quale, a mezzogiorno, passa il sole, disegnando così un punto luminoso nell'ombra che l'obelisco proietta sul pavimento della Piazza, in ricordo dell'antica funzione di gnomone, il cui quadrante era stato già disegnato sul pavimento di una piazza presso San Lorenzo in Lucina, alla quale l'imperatore Augusto l'aveva destinato. Opera di grandissima rarità.Dimensioni 515x725. Etching with engraving, about 1789, signed in plate lower right. Beautiful proof, printed on contemporary laid paper with watermark "Fabriano", with margins, small tear on the right side perfectly restored, otherwise in excellent condition. The work is printed at the final settlement of the square of the House, designed by architect Giovanni Antinori. In 1789, in fact, Pius VI gave Antinori to task the center of the square with the obelisk which the Emperor Augustus had brought to Rome. The stele - found in 1748 near Piazza San Lorenzo in Lucina - came from Heliopolis where he was raised in honor of Psammetichus II, between 594 and 589 BC, to commemorate the victory over the Ethiopians. On top, Pius VI took place was a globe of bronze with a central slot through which, at noon, the sun passes, drawing a bright spot in the shade so that the obelisk casts on the floor of the square, in memory of function gnomon, the dial of which had already been drawn on the floor of a plaza at San Lorenzo in Lucina, to which the Emperor Augustus had intended. Work of great rarity. Size 515x725.‎

‎LORRAINE Claude (Champagne, Toul, 1600 - Roma 1682)‎

‎Foro Romano‎

‎Acquaforte, 1636, firmata e datata in lastra nella parte inferiore. Da un soggetto di Herman van Swanevelt.Esemplare nel sesto stato di nove. Buona prova, impressa su carta vergata priva di filigrana, con piccoli margini, in ottimo stato di conservazione. Questa è l’unica incisione di Claude Lorraine che descrive una reale veduta di Roma ed è ispirata dal dipinto di Herman van Swanevelt. Bibliografia: Bartsch 17;, Mannocci 17 VI/IX; Le Blanc 3, 23 III/V. Dimensioni 257x197. Etching, 1636, signed and dated on lower plate. Example in the sixth state of nine. Good work printed on contemporary laid paper without watermark, with small margins, in excellent condition. This is the sole engraving belonging to Claude Lorraine that depicts a real view of the city of Rome and derives from a painting of Herman van Swanevelt. Bartsch 17;, Mannocci 17 VI/IX; Le Blanc 3, 23 III/V.‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Disegno della Prima Machina rappresentante la Parte Principale del Campidoglio felicemente ornato a Celebrare le Belle Arti‎

‎Acquaforte e bulino, 1775. Da un soggetto di Paolo Posi.Bella prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, minimi difetti, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della Chinea. Chinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small tear perfectly repaired, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations. Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle. The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies. The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723. Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance. Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection. The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines. Scalabroni 362; Iusco pp. 61/64.‎

‎VASI Giuseppe (Corleone, 27 Agosto 1710 - Roma, 16 Aprile 1782)‎

‎Disegno della Seconda Machina rappresentante la tanto al Popolo aggradevole Caccia de' Tori..‎

‎Acquaforte e bulino, 1775. Da un soggetto di Paolo Posi.Bella prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, minimi difetti, per il resto in buone condizioni.Le macchine del fuoco per la festa della ChineaChinea in senso letterale, era la mula bianca (o il cavallo ambiatore delle Asturie) che i Re di Spagna presentavano annualmente al papa in forma solenne per il pagamento del censo per il Regno di Napoli. Il cavallo, convenientemente ammaestrato, s'inginocchiava davanti al pontefice e gli offriva la somma di danaro contenuta in un vaso d'argento fissato alla sella. L'offerta era preceduta da una solenne cavalcata della durata di due ore e mezza, lungo un itinerario preciso. Per rendere più solenne la cerimonia, con decreto del 12 maggio 1691 di Carlo II, si obbligavano i “grandi” di Spagna a partecipare al solenne corteo, al quale seguivano per due sere spari di macchine pirotecniche accompagnati da esecuzioni musicali, balli e rinfreschi. La chinea, per la sua regolarità, non era soltanto la festa estiva per eccellenza, ma il migliore biglietto da visita della monarchia spagnola (poi di quella napoletana) nella città eterna, l'arma propagandistica più convincente per guadagnare un consenso universale e l'appoggio politico delle altre potenze. Le celebrazioni erano fastosissime, malgrado i problemi politici della nazione, ed il consueto ritardo nell'invio del danaro per il loro svolgimento. In occasione della festa, palazzo di Spagna e, successivamente, palazzo Colonna e palazzo Farnese, diventavano per due mesi all'anno l'atelier di inventori, pittori, disegnatori e architetti di macchine, nonché il momento di aggregazione di artificieri, fuocaroli, musicisti, fornitori e cuochi. Questi palazzi, inoltre, diventavano, per due giorni all'anno, sede dell'ambasciata straordinaria, luogo dal quale partiva la cavalcata e davanti al quale si innalzavano le « stupefacenti » macchine per i fuochi d'artificio, dove si disponevano le luminarie tenute accese le sere della vigilia e il giorno della festività dei santi Pietro e Paolo. Risale agli inizi del Settecento la consuetudine di allestire, il 28 e 29 giugno, due sontuose macchine in piazza santissimi Apostoli (più raramente in piazza Farnese), di cui conosciamo le caratteristiche grazie alle minuziose incisioni, accompagnate da esaurienti didascalie, che vennero stampate annualmente dal 1723. Monopolizzarono la costruzione e progettazione delle macchine di questo periodo Paolo Posi, architetto camerale della Repubblica di Venezia e di casa Colonna, in collaborazione con il suo allievo, l'architetto camerale Giuseppe Palazzi, e con l'incisore Giuseppe Vasi. Posi, ultimo epigono del barocco, celebrava Ferdinando negli apparati come appassionato archeologo, e come l'entusiasta monarca favorevole al trasporto in piazza di elementi popolari sulla platea d'un sontuoso edificio destinato al divertimento pubblico. Più che mai per tali apparati, ove l'incisore lavorò su disegni altrui, come d'altronde per spettacolari cortei o cavalcate cittadine, il Vasi è prezioso testimone ed interprete del suo tempo. Etching, printed on contemporary laid paper, small tear perfectly repaired, otherwise in good conditionThe engravings have been laid on canvas and framed; after a long work to repair them, they now look almost perfect. Signs of glue on verso, on recto signs of abrasions and oxidations. Chinea literally means white female mule, the one the Kings of Spain offered every year to the Pope as a solemn payment of the income of the Kingdome of Naples. The horse, duly trained, knelt in front of the Pope and to offer him a silver vase with money inside, that was fastened to its saddle. The offer was preceded by a solemn ride of two and a half hours, a long and precise itinerary. To make it even more solemn, as per Charles II decree of the 12 of May 1691, the Greats of Spain were obliged to take part to the cortege, which was then followed by two series of pyrotechnical shots and music, dances and food. The chinea, due to its reiteration, was not only the most important summer party, but was even the best way for the Spanish monarchy to present itself in Rome, the best promotional campaign to gain universal consent and political support from the other monarchies. The celebration was massive, notwithstanding the political problems and the late remittance to pay it. When the celebration was organized, and even after that, Palazzo Colonna and Palazzo Farnese became for two months the workshops for inventors, painters, drawers, architects and even pyrotechnists, musicians, suppliers and cooks. These Palazzi became also, for two days, the extraordinary embassy, the starting point of the solemn ride and in front of which the “fabulous” pyrotechnical machines shot their fireworks, where all the light were lightened on the eve and the very day of the celebration of St. Peter and St. Paul. The tradition of building the fireworks machines in the square of Santissimi Apostoli, on the 28 and the 29 of June, was started in the XVIII century (just sometimes in piazza Farnese); all we know about this habit derives from the detailed engravings and the texts that have been printed yearly, starting from 1723. Paolo Posi, architect of the Venetian Republic and of the Colonna Family, and his scholar Giuseppe Palazzi, together with Giuseppe Vasi, literally monopolized the art of building these machines. Posi, the last baroque artist, celebrated King Ferdinando in his creations and the King was absolutely enthusiastic about offering this public spectacular performance. Vasi was, on the other side, an important witness and interpreter of his own time. The set of engravings we present here comes from a Roman collection. The bibliography mentions 45 different works of Vasi dedicates to the pyrotechnical machines. Scalabroni 363; Iusco pp. 61/64.‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Villa Panfili fuori di Porta S. Pancrazio‎

‎- PRIMO STATO DI TRE -Acquaforte e bulino, 1776, firmata in lastra in basso al centro. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con letter CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. - THE FIRST STATE OF THREE -Etching with engraving, 1754, signed on plate at lower right. From the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary laid paper with watermark "double encircled fleur de lys with letters CB", with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Hind 124 I/III‎

‎Anonimo‎

‎Romani Pontificis publicae et solennes actiones‎

‎Acquaforte, 1689, datata e iscritta in basso al centro: Romae Cum privilegio Summi Pontificis Su.riorum permissu 1689"; più in alto "Gio. Iacomo Rossi le stampa in Roma alla Pace".Bell'esemplare, ricco di toni, impresso su carta vergata coeva filigranata, a pieni margini, lievi fioriture sui margini bianchi, per il resto in ottimo stato di conservazione.L'incisione raffigura al centro papa Alessandro VIII sulla sedia gestatoria e portato in processione, intorno, sono disposte 10 vignette, di dimensioni più piccole, che illustrano scene di cerimonie pontificie: L'apertura della Porta Santa, il concistoro con l'udeinza degli oratori dei sovrani; la messa solenne della Canonizzazione; la presentazione della chinea; la cavalcata per il possesso; l'adorazione dei cardinali; la riunione con il pontefice nella Cappella Sistina; la benedizione della loggia di San Pietro; la processione del "Corpus Domini" e la solenne incoronazione.Le scene si riferiscono a cerimonie che venivano celebrate nel corso dell'anno giubilare.La lastra, infatti, fu realizzata e pubblicata per la prima volta in occasione del Giubileo straordinario indetto da papa Alessandro VII nel 1655.Con le dovute modifiche, il rame fu poi riutilizzato per tre diversi pontefici: Clemente IX (1667); Clemente X (1670) e infine Alessandro VIII, appunto nel 1689. Etching, 1689, lettered with title, captions to each image, and production detail.Central image of Pope Alexander VIII chaired and carried in procession at shoulder-height, surrounded by ten smaller images of him performing ceremonial and official rituals during the Jubilee.The anonimous engraving was published for the first time by Gian Giacomo de Rossi and later used, with appropriate variations, for pope Clemente IX 1667; Clemente X - 1670 and in 1689 for Alessandro VIII .Printed on contemporary laid paper, uncut copy, occasional foxing on the white margins. S. Tozzi, Incisioni barocche di Feste e avvenimenti, pp. 179-180‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta del Sepolcro di Cajo Cestio‎

‎- PRIMO STATO DI SEI -Acquaforte e bulino, 1755 circa, firmata in lastra in basso a destra. Esemplare della contemporanea tiratura romana. Magnifica prova, ricca di toni impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, con pieni margini, lieve traccia della consueta piega centrale, per il resto in perfetto stato di conservazione. Esemplare in barbe nel rarissimo primo stato di sei, avanti i ritocchi nel cielo e l'indrizzo degli editori Bouchard e Gravier. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. - THE FIRST STATE OF SIX -Etching and engraving, 175, signed on plate at the lower right.Example from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper without watermark, with margins, very good condition. The first state of six, before the retouches of the plate and the address of Bouchard and Gravier. Very rare. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Hind 35 I/VI; Focillon 810.‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Piazza di Montecitorio - Veduta del Piedistallo dell'Apoteosi di Antonino Pio e di Faustina sua moglie…‎

‎Acquaforte e bulino, 1776-79 circa, firmata in lastra in basso a destra.Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, con margini, in perfetto stato di conservazione.Rarissima veduta della piazza di Montecitorio. L'opera fa parte del non comune lavoro "Trofeo o sia Magnifica Colonna Coclide di marmo…" edita da Piranesi tra il 1774 ed il 1779.In primo piano il basamento della colonna.Magnifica tiratura coeva. Etching with engraving, 1776-79 circa, signed at lower right.A magnific impression, printed with tone on contemporary laid paper, with margins, perfect condition.A very rare work, taken form "Trofeo o sia Magnifica Colonna Coclide di marmo…" published by Piranesi 1774-79.A great, early, impression. Focillon 573; Wilton Ely 713.‎

‎COCK Hieronimus (Anversa 1518 - 1570)‎

‎Rovine romane‎

‎Acquaforte, 1550, firmato in lastra, in basso a sinistra “H. Cock. F.” In alto a sinistra Incerte cuisdam ruine prospectus”. Bella prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Questa incisione appartiene alla celebre suite Monimenta Praecipua Aliquot Romanae Antiquitatis Ruinarum Monumenta […], edita ad Anversa nel 1551. Le stampe della serie riproducono delle vedute che Cock aveva disegnato a Roma (1546-1548) e, eventualmente, bozzetti di altri artisti. Il corpus comprende alcune delle rovine più grandi di Roma, la Basilica di Costantino, il Colosseo e il Palatino, ma nessuna è topograficamente accurata né strutturalmente precisa, al punto che il famoso archeologo famoso e topografo Christian Hulsen fu portato a concludere che la loro divergenza dai resti fisici li ha resi "senza valore". Tuttavia, la precisione archeologica non era l’obiettivo perseguito da Cock, dal momento che la sua finalità dichiarata era quella di fornire un repertorio di motivi architettonici ad uso degli artisti nordici che non potevano studiare le antichità di prima mano. La popolarità della serie fu tale da essere ristampata nel 1570; la casa editrice di Cock produsse altri due compendi di rovine romane nel 1561 e il 1562. A differenza dei suoi contemporanei Antonio Lafreri e Antonio Salamanca, che proposero le immagini ricostruite dei singoli edifici, Cock mostra in queste incisioni il suo gusto per le rovine inserite nei paesaggi. Questa incisione, ad esempio, nonostante la sua iscrizione, che letteralmente significa “veduta di una qualche rovina oscura”, non è aderente “al vero” (come si sostiene nel lungo titolo), ma è un vero e proprio capriccio. Un ruscello che si origina da una piccola cascata sullo sfondo, si snoda poi in tre rami, di cui uno attraversa l'architettura come un canale. L’apertura nella volta a botte non è presente in nessuna architettura romana antica, e non è chiaro quale funzione avrebbe potuto avere un simile edificio. Etching, 1550, signed on platea t lower left “H. Cock. F.”. Inscribed at top left “Incerte cuisdam ruine prospectus”. Good example, printed on contemporary laid paper, with margins, in very good condition. From the series Monimenta Praecipua Aliquot Romanae Antiquitatis Ruinarum Monumenta […] published in Antwerp in 1551. The prints of the series reproduces views that Cock drawn in Rome (1546-48) and possibly sketches by other artists. The corpus comprised some of Rome's grandest ruins, the Basilica of Constantine, the Colosseum, and the Palatine, but none is topographically accurate nor structurally precise, causing the reversed celebrated archaeologist and topographer Christian Hulsen to conclude that their divergence from the physical remains made them “worthless." However, archaeological precision was not uppermost in Cock's mind, for his avowed intention was to provide a building repertoire of motifs for the use of northern artists unable to study the antiquities at first hand. The popularity of the prints was such that the Monumenta was reprinted in 1570, and Cock’s publishing house issued two other compendia of Roman ruins in 1561 and 1562. Unlike his contemporaries Antonio Lafreri and Antonio Salamanca who speculatively reconstructed individual buildings, Cock exhibited a taste for ruins in the landascape and the entrophy of the ruins themselves (which he the emphasized in the title print of the Monumenta with a poem by Cornelis Grapheus).   This View of Unidentified Ruins- such a despite its inscription, which translates literally as"a view of some obscure ruin is not "true to life" (as the preface claims) but is really a capriccio. A brook wends its unconvincing way from the background over a small waterfall to fork three ways, with two branches flowing off the margins, and the third winding back through the architecture like a canal. This structure is evidently a pastiche. The oculus piercing the barrel vault appears in no authentic Roman architecture and was derived either from observing the apertures in a collapsed vault at the Colosseum or possibly the refectory of the convent of Santa Caterina da Siena a Largo Magnanapoli, where sich a skylight was cut through the ancient vault. The parabolic stone arch (unknown in Western architecture before preface the seventeenth century) overlying a flattened one is equally improbable. Finally, it is unclear what function such an edifice could have had, though what appears to be a raked wall for seating can be glimpsed at the left middle distance, suggesting that this caprice began life as another view of the oculus Colosseum or the waterlogged Circus Maximus. (Fabio Berry) Barryte, p. 516 n. 114.1; Hollstein, 45‎

‎CLEEVE Hendrick van (Anversa 1524 - 1589)‎

‎Forum Boarium Romae‎

‎Veduta tratta dalla raccolta Ruinarum varii prospectus, ruriumque aliquot delineationes pubblicato da Philip Galle con incisioni tratte da disegni di Hendrick van Cleve o Cliven III. Figlio e allievo di William van Cleve, si trasferisce in Italia nella metà del XVI secolo; oltre ad un dipinto raffigurante una veduta di Roma, datato 1550, realizza un cospicuo numero di disegni che serviranno come modelli per l’opera incisa, realizzata al ritorno ad Anversa e pubblicata nel 1587. Le vedute, che raffigurano principalmente Roma ma anche altre città europee, recano in basso l’iscrizione “Henri. Cliven. inven." o "Henri Cliven pingebat" che ne attestano la derivazione ma non l'autografia. È certo che Hendrick viaggiò in Italia. Gli studiosi non sono d'accordo sui tempi del suo soggiorno, che alcuni collocano prima del 1551, anno in cui divenne maestro della Gilda, mentre altri lo collocano tra il 1551 e il 1555, data in cui si sposò. In Italia fece molti disegni di vedute di montagne, edifici e paesaggi urbani, che poi utilizzò nelle sue opere. Sulla base dei suoi disegni noti di città italiane, probabilmente trascorse del tempo a Roma, Firenze e Napoli. Hendrick van Cleve era un artista di paesaggio, creando sia vedute topografiche che paesaggi immaginari. I suoi paesaggi sono in stile italianizzante e tipicamente raffigurano ampie vedute con rovine che possono essere o meno interamente immaginarie. Le rovine sono di solito una compilazione di elementi caratteristici dell'architettura classica. Alcune sono basate su rovine esistenti che possono essere identificate, mentre altre sono costruzioni completamente di fantasia dell’artista. I disegni di Hendrik van Cleve furono quindi usati dai tipografi contemporanei di Anversa. Due serie di stampe secondo i disegni di van Cleve furono pubblicate dal famoso incisore ed editore Philips Galle. La prima serie, Regionem, rurium, fundormumq[ue], varii atove amoeni prospectus fu pubblicata nel 1587. Consiste di 10 tavole che raffigurano principalmente paesaggi pastorali immaginari con rovine. Hendrik van Cleve è menzionato come disegnatore su ogni stampa e Philip Galle come incisore. La seconda serie intitolata Ruinarum varii prospectus, ruriumq[ue] aliquot delineationes non è datata ma fu probabilmente pubblicata intorno allo stesso periodo della prima. Le 38 stampe mostrano vedute mediterranee. Non è chiaro chi abbia inciso questa serie. La firma con il monogramma di H. van Cleve appare su tutte le 38 incisioni, ad eccezione dell'incisione n. 22 della serie. Anche la firma di Philip Galle appare su tutte le incisioni mentre quella di suo figlio Theodoor appare solo su una. Anche Hendrick van Cleve stesso potrebbe essere stato l'incisore della serie. Incisione al bulino, bella impressione su carta vergata coeva, in ottimo stato di conservazione. A nice view taken from the rare Ruinarum vari prospectus ruriumq. Aliquot delinationes. Hendrick van Cleve or Cliven III, son and pupil of William van Cleve, moved to Italy in the second half of the XVI century; besides a painting depicting a view of Rome (1550), he realized a considerable amount of drawing which he afterwards used as preparatory for the engravings he realized in Antwerp and published by Philip Galle in 1587. The views, whose main subject is Rome but there are also other European cities, bear the inscription “Henri. Cliven. inven" or "Henri Cliven pingebat" on lower part, which testify their origin, but not necessarily the fact that he realized them. It is certain that Hendrick travelled to Italy. Scholars disagree about the timing of his stay in Italy. Some place it before 1551, the year in which he became a master of the Guild, while others place it between 1551 and 1555, the date on which he got married. In Italy he made many drawings of mountain views, buildings and cityscapes, which he later used in his works. Based on his known drawings of Italian cities, he likely spent time in Rome, Florence and Naples. Hendrick van Cleve was a landscape artist. He created topographical views as well as imaginary landscapes. His landscapes are in the Italianising style and typically depict wide views with ruins that may or may not be entirely imaginary. The ruins are usually a compilation of characteristic elements from classical architecture. Some are based on existing ruins which can be identified. Others are completely fabricated constructions Hendrik van Cleve's drawings were used by contemporary printmakers in Antwerp as designs. Two series of prints after van Cleve's designs were published by the renowned engraver and publisher, Philips Galle. The first series, Regionem, rurium, fundormumq[ue], varii atove amoeni prospectus was published in 1587. It consists of 10 plates that mainly depict imaginary pastoral landscapes with ruins. Hendrik van Cleve is mentioned as the designer on each print and Philip Galle as the engraver. The second series entitled Ruinarum varii prospectus, ruriumq[ue] aliquot delineationes is undated but was likely published around the same time as the first one. The 38 prints show Mediterranean views. It is not clear who engraved this series. H. van Cleve's signature and monogram appear on all 38 engravings with the exception of engraving n.22 of the set which lacks the monogram. Philip Galle's signature also appears on all the engravings while that of his son Theodoor appears on engraving only. Hendrick van Cleve III may also have been the engraver as his monogram is present on the print. Engraving, with fine later hand colour, some paper fold perfectly restored, otherwise good conditions. Hollstein, F. W. H. Dutch and Flemish Etchings, Engravings, and Woodcuts, v.4, pl.170, n.1-38 and v.7, p.80, n.423-460.‎

‎CLEEVE Hendrick van (Anversa 1524 - 1589)‎

‎S. Maria Rotunda‎

‎Veduta tratta dalla raccolta Ruinarum varii prospectus, ruriumque aliquot delineationes pubblicata da Philip Galle con incisioni tratte da disegni di Hendrick van Cleve o Cliven III. Figlio e allievo di William van Cleve, si trasferisce in Italia nella metà del XVI secolo. Oltre ad un dipinto raffigurante una veduta di Roma, datato 1550, realizza un cospicuo numero di disegni che serviranno come modelli per l’opera incisa, realizzata al ritorno ad Anversa e pubblicata nel 1587. Le vedute, che raffigurano principalmente Roma ma anche altre città europee, recano in basso le iscrizioni “Henri. Cliven. inven.” o “Henri Cliven pingebat”, che ne attestano la derivazione, ma non l'autografia.   È certo che Hendrick viaggiò in Italia. Gli studiosi non sono d'accordo sui tempi del suo soggiorno: alcuni lo collocano prima del 1551, anno in cui divenne maestro della Gilda, altri tra il 1551 e il 1555, data in cui si sposò. In Italia fece molti disegni di vedute di montagne, edifici e paesaggi urbani, che poi utilizzò nelle sue opere. Sulla base dei suoi disegni noti di città italiane, probabilmente trascorse del tempo a Roma, Firenze e Napoli. Hendrick van Cleve era un artista di paesaggio, creava sia vedute topografiche sia paesaggi immaginari. Questi sono in stile italianizzante, raffigurano ampie vedute con rovine che possono essere o meno interamente immaginarie. Le rovine sono di solito una compilazione di elementi caratteristici dell'architettura classica; alcune sono basate su rovine esistenti che possono essere identificate, altre sono costruzioni completamente di fantasia dell’artista. I disegni di Hendrik van Cleve furono, quindi, usati dai tipografi contemporanei di Anversa. Due serie di stampe, secondo i disegni di van Cleve, furono pubblicate dal famoso incisore ed editore Philips Galle. La prima serie, Regionem, rurium, fundormumq[ue], varii atove amoeni prospectus, pubblicata nel 1587, comprende 10 tavole che raffigurano principalmente paesaggi pastorali immaginari con rovine. Hendrik van Cleve è menzionato come disegnatore su ogni stampa e Philip Galle come incisore. La seconda serie intitolata Ruinarum varii prospectus, ruriumq[ue] aliquot delineationes non è datata, ma fu, probabilmente, pubblicata nello stesso periodo della prima. Le 38 stampe mostrano vedute mediterranee, non è chiaro chi abbia inciso questa serie.   La firma con il monogramma di H. van Cleve appare su tutte le 38 incisioni, ad eccezione della n° 22. La firma di Philip Galle appare su tutte le incisioni mentre quella di suo figlio Theodoor si vede solo su una. Anche Hendrick van Cleve stesso potrebbe essere stato l'incisore della serie.   Incisione al bulino, bella impressione su carta vergata coeva, in ottimo stato di conservazione. A nice view taken from the rare Ruinarum vari prospectus ruriumq. Aliquot delinationes.   Hendrick van Cleve or Cliven III, son and pupil of William van Cleve, moved to Italy in the second half of the XVI century; besides a painting depicting a view of Rome (1550), he realized a considerable amount of drawing which he afterwards used as preparatory for the engravings he realized in Antwerp and published by Philip Galle in 1587. The views, whose main subject is Rome but there are also other European cities, bear the inscription “Henri. Cliven. Inven” or “Henri Cliven pingebat” on lower part, which testify their origin, but not necessarily the fact that he realized them.   It is certain that Hendrick travelled to Italy. Scholars disagree about the timing of his stay in Italy. Some place it before 1551, the year in which he became a master of the Guild, while others place it between 1551 and 1555, the date on which he got married. In Italy he made many drawings of mountain views, buildings and cityscapes, which he later used in his works. Based on his known drawings of Italian cities, he likely spent time in Rome, Florence and Naples. Hendrick van Cleve was a landscape artist. He created topographical views as well as imaginary landscapes. His landscapes are in the Italianising style and typically depict wide views with ruins that may or may not be entirely imaginary. The ruins are usually a compilation of characteristic elements from classical architecture. Some are based on existing ruins which can be identified. Others are completely fabricated constructions Hendrik van Cleve’s drawings were used by contemporary printmakers in Antwerp as designs. Two series of prints after van Cleve's designs were published by the renowned engraver and publisher, Philips Galle. The first series, Regionem, rurium, fundormumq[ue], varii atove amoeni prospectus was published in 1587. It consists of 10 plates that mainly depict imaginary pastoral landscapes with ruins. Hendrik van Cleve is mentioned as the designer on each print and Philip Galle as the engraver. The second series entitled Ruinarum varii prospectus, ruriumq[ue] aliquot delineationes is undated but was likely published around the same time as the first one. The 38 prints show Mediterranean views. It is not clear who engraved this series.   H. van Cleve’s signature and monogram appear on all 38 engravings with the exception of engraving n.22 of the set which lacks the monogram. Philip Galle’s signature also appears on all the engravings while that of his son Theodoor appears on engraving only. Hendrick van Cleve III may also have been the engraver as his monogram is present on the print.   Engraving, good impression on contemporary laid paper, in very good conditions.  Hollstein, F. W. H. Dutch and Flemish Etchings, Engravings, and Woodcuts, v.4, pl.170, n.1-38 and v.7, p.80, n.423-460.‎

‎Anonimo‎

‎S. Pietro‎

‎Bulino, circa 1625; in basso a sinistra: Joan[n]es Maggius Roma[n]us delineavit , più avanti: Con privil.[egi]o.Bella prova, ricca di toni, impressa su carta filigranata coeva, rifilata ai margini, in ottimo stato di conservazione. Engraving, circa 1625, at lower left: Joan[n]es Maggius Roma[n]us delineavit, followed by Con privil.[egi]o.Good example, printed on contemporary laid paper, with watermark, trimmed at margins, in very good condition.‎

‎BLONDEAU Jacques (1655 - 1698)‎

‎Chatedram S. Petri interiori templi…‎

‎Acquaforte, 1692, datato in lastra, in basso al centro, dopo l’indirizzo editoriale “Roma ex Typographia Dominici de Rubeis Haeredis Io. Iacobi de Ribeis ad Tem. S. M. de Pace cum Super. perm. Anno 1692”; in basso a destra il nome dell’incisore “Iac. Blondeau Sculp.”, a sinistra l’inventor “Eques Io. Lourenz. Bernini Inv.”Nel margine inferiore, il titolo con una breve notizia relativa alla costruzione del Baldacchino del Bernini, nel 1666, “CATHEDRAM S. PETRI in interiori templi fronte ingredientibus ab ipso limine, e regione aspectabilem,ALEXANDER VII. PONT. MAX. decentius collocavit, exornavitq./Sancti EcclesiaeDoctores Athanasius, Io. Chrysostomus, Ambrosius, Augustinus, colossea statua unica aeris fusura expressi, threcam sustinent, qua includitur. Angeli, nubes,radij de celo ambiunt. Spiritus Sanctus columbae specie/supereminens opuscoronat. Basis ex laspide, vario pretiosoq. distincta lapide. Caetera ex AEreauro superinducto. A.S. MDCLXVI” e la “Scala di Palmi 50 Romani”.Magnifico esemplare, impresso si carta vergata coeva, con filigrana “doppio cerchio con giglio”, completa dei margini bianchi, in eccellente stato di conservazione.Grande veduta della Cattedra di S. Pietro, progettata dal Bernini per l’antica sedia lignea, considerata la cattedra vescovile appartenuta a S. Pietro (in realtà il manufatto risale IX secolo). La legenda sottolinea la visibilità dall'ingresso come una qualità centrale: Cathedram S Petri in interiori templi fronte ingredientibus ab ipso limine aspectabilem. Il monumento berniniano fu fortemente voluto da papa Alessandro VII. Domenico Bernini riteneva che “le due Opere e del Portico, e della Cathedra, furono per così dire il principio, el fine della magnificenza di quella gran Basilica” (D. Bernini, Vita…, p. 109). Etching and engraving, 1692, at lower centre the imprinting “Romae ex Typographia Dominicide Rubeis Heredis Io. Iacobi de Rubeis ad Temp. S.M. de Pace cum Super. perm. Anno 1692”, signed at lower right “Iac. Blondeau Sculp”, at lower left “Io.Lourenz. Bernini Eques Inv.”. In the lower margin, the caption CATHEDRAM S. PETRI in interiori templi fronte ingredientibus ab ipso limine, e regione aspectabilem,ALEXANDER VII. PONT. MAX. decentius collocavit, exornavitq./Sancti EcclesiaeDoctores Athanasius, Io. Chrysostomus, Ambrosius, Augustinus, colossea statua unica aeris fusura expressi, threcam sustinent, qua includitur. Angeli, nubes,radij de celo ambiunt. Spiritus Sanctus columbae specie/supereminens opuscoronat. Basis ex laspide, vario pretiosoq. distincta lapide. Caetera ex AEreauro superinducto. A.S. MDCLXVI”, with an account of the St. Peter’s Baldachin and its construction in 1666 and a scale of measurement.Large view of Bernini's cathedra for St Peter's over the high altar of St. Peter’s Basilica. The Cathedra of St Peter, venerated since the 12th-13th century as the actual episcopal chair used by the Apostle, is a late ninth-century “sella apostolica.Magnificient example, printed on contemporary laid paper, with “double encircled fleur-de-lys”, excellent condition.‎

‎Anonimo‎

‎Molis Aeneae quam fusili artificio Urbanus VIII…‎

‎Titolo completo: Molis aeneae quam fusili artificio Urbanus VIII. Pont. Max. super S.S. Aposr. Petri et pauli : tumulum excitavit ornauiqueIoannes Laurentius Berninus Eques qui in Templo Vaticano opus perfecit hic de lineationem expressitAcquaforte e bulino, 1650 circa, in basso a destra, nell’immagine, l’indirizzo editoriale: 'Gio Giacomo rossi Formi Roma alla Pace' Bell’esemplare, impresso su carta vergata coeva, con filigrana, margini bianchi, in ottimo stato di conservazione.L’incisione mostra il celebre baldacchino di Gian Lorenzo Bernini, che fu commissionato da papa Urbano VIII nel 1624. La struttura è mostrata in prospettiva dalla navata della basilica. La scala dell'immagine è indicata sul lato sinistro della stampa: 'Scala palos Roma . 50.' Title: Molis aeneae quam fusili artificio Urbanus VIII. Pont. Max. super S.S. Aposr. Petri et pauli : tumulum excitavit ornauiqueIoannes Laurentius Berninus Eques qui in Templo Vaticano opus perfecit hic de lineationem expressit.Etching and engraving, 1650 circa, below in the image, at right, the publisher’address 'Gio Giacomo rossi Formi Roma alla Pace' Good example, printed on contemporary laid watermaked paper, white margins, in very good condition.The print shows an elevation of Gian Lorenzo Bernini's baldachin, which Pope Urban VIII commissioned in 1624. The ornamentation and sculptures of the baldachin are depicted in detail. The structure is shown in perspective from the nave of the basilica. The scale of the image on the print has been indicated on the left side of the print: 'Scala palos Roma . 50.'‎

‎Anonimo‎

‎Romani Pontificis publicae et solennes actiones‎

‎Acquaforte, 1655, datata e iscritta in basso al centro: “Romae Cum privilegio Summi Pontificis Su.riorum permissu 1655"; al centro, sotto l’immagine più grande “EMIN.MO ET R.MO DNO D/VIGINIO S.R.E. CAR.LI/URSINIO REGNORUM POLONIAE ET SVETIAE/ PROTECTORI/ Ioannes Jacobus De Rubeis D.D.D./Gio: Iacomo Rossi le stampa in Roma alla Pace". Prima edizione.Bell'esemplare, ricco di toni, impresso su carta vergata coeva filigranata, a pieni margini, restauro integrativo nell’angolo superiore destro e nella parte inferiore del margine destro, per il resto in ottimo stato di conservazione.L'incisione, anonima, raffigura al centro papa Alessandro VII sulla sedia gestatoria portato in processione; intorno, sono disposte 10 vignette, di dimensioni più piccole, che illustrano scene di cerimonie pontificie, ciascuna accompagnata dalla relativa didascalia: l'apertura della Porta Santa, il concistoro con l'udienza degli oratori dei sovrani; la messa solenne della Canonizzazione; la presentazione della chinea; la cavalcata per il possesso; l'adorazione dei cardinali; la riunione con il pontefice nella Cappella Sistina; la benedizione della loggia di San Pietro; la processione del "Corpus Domini" e la solenne incoronazione. Si tratta delle cerimonie che venivano celebrate nel corso dell'anno giubilare.La lastra, infatti, fu pubblicata per la prima volta da Gian Giacomo de Rossi in occasione del Giubileo straordinario indetto da papa Alessandro VII nel 1655.Con le dovute modifiche, il rame fu poi riutilizzato per tre diversi pontefici: Clemente IX (1667); Clemente X (1670) e infine Alessandro VIII, nel 1689. Etching, 1655, lettered with title, captions to each image, and production detail. First edition. Central image of Pope Alexander VII chaired and carried in procession at shoulder-height, surrounded by ten smaller images of him performing ceremonial and official rituals during the Jubilee.The anonimous engraving was published for the first time by Gian Giacomo de Rossi and later used, with appropriate variations, for pope Clemente IX 1667; Clemente X - 1670 and in 1689 for Alessandro VIII .Printed on contemporary laid paper, watermarked, restorations on the upper right corner and along the right margin, otherwise in good condition S. Tozzi, Incisioni barocche di Feste e avvenimenti, pp. 179-180‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta della Piazza del Popolo‎

‎- PRIMO STATO DI SETTE -Acquaforte e bulino, 1750. Tiratura avanti la firma e l'indirizzo di Bouchard e Gravier. Esemplare della contemporanea tiratura romana. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, con pieni margini, minimi restauri alla piega centrale, per il resto in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. THE FIRST STATE OF SEVEN -Etching and engraving, 1750, signed on plate at the lower right.Example from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper without watermark, with margins, very good condition. The first state of seven, before the retouches of the plate and the address of Bouchard and Gravier. Very rare. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Hind 14, I/VII; Focillon 794.‎

‎PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)‎

‎Veduta degli Avanzi della Circonferenza delle antiche Fabbriche di una dele Piazze della Villa Adriana oggidì chiamata Piaz‎

‎- PRIMO STATO DI QUATTRO -Acquaforte e bulino, 1776. Tiratura avanti il numero, esemplare della contemporanea tiratura romana. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana "doppio cerchio e giglio", con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. - THE FIRST STATE OF FOUR -Etching and engraving, 1776, signed on plate.Example from the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary strong laid paper with "double encircled flur-de-lys" watermark, with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Hind 132, I/IV; Focillon 846.‎

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