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‎Guerre 39/45‎

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‎Alcott Louisa May; Gamberale C. (cur.)‎

‎Piccole donne-Piccole donne crescono. Ediz. integrale‎

‎ril. "Piccole donne" è il capolavoro di Louisa May Alcott, il romanzo che l'ha resa celebre e che ha conosciuto innumerevoli versioni cinematografiche (tra le quali spicca quella con Susan Sarandon e Wynona Rider). Conosciamo la famiglia March in un momento critico: ha subito rovesci economici e il padre è stato chiamato a partecipare alla guerra di Secessione; così le quattro figlie e la mamma restano sole ad affrontare piccoli e grandi problemi. La capricciosa Amy, la vivace Meg, la delicata Beth e soprattutto la ribelle e impulsiva Jo compongono un quartetto in cui diverse generazioni di lettrici si sono identificate e si identificano. "Piccole donne crescono" racconta la prima giovinezza delle quattro protagoniste, tra sogni, speranze e tanti progetti da realizzare. Due classici della letteratura giovanile, nei quali non è centrale l'attesa del principe azzurro ma una ricerca di valori morali, affetti solidi e sinceri e realizzazione personale, sia tra le gioie della serenità familiare, sia nell'espressione e nel riconoscimento del proprio talento. Introduzione di Chiara Gamberale.‎

‎Gary Romain‎

‎La vita davanti a sé‎

‎br. Eroe di guerra, diplomatico, cineasta, Romain Gary si suicidò il 3 dicembre 1980. La sua scomparsa fece scalpore ma il vero colpo di scena arrivò quando, pochi mesi dopo la morte, si scoprì che Gary ed Emile Ajar, autore del romanzo "La vita davanti a sé", erano in realtà la stessa persona. Il libro, che narra le vicende di Momo, ragazzo arabo nella banlieu di Belleville, figlio di nessuno, accudito da una vecchia prostituta ebrea, vinse il Goncourt inaugurando uno stile gergale da banlieu e da emigrazione, cantore di quella Francia multietnica che cominciava a cambiare il volto di Parigi.‎

‎Roberts Gregory David‎

‎Shantaram‎

‎br. Nel 1978, il giovane studente di filosofia e attivista politico Greg Roberts viene condannato a 19 anni di prigione per una serie di rapine a mano armata. È diventato eroinomane dopo la separazione dalla moglie e la morte della loro bambina. Ma gli anni che seguono vedranno Greg scappare da una prigione di massima sicurezza, vagare per anni per l'Australia come ricercato, vivere in nove paesi differenti, attraversarne quaranta, fare rapine, allestire a Bombay un ospedale per indigenti, recitare nei film di Bollywood, stringere relazioni con la mafia indiana, partire per due guerre, in Afghanistan e in Pakistan, tra le fila dei combattenti islamici, tornare in Australia a scontare la sua pena. E raccontare la sua vita in un romanzo epico di più di mille pagine.‎

‎Brookner Anita‎

‎Lasciando casa‎

‎br. Londra, fine anni Settanta. A ventisei anni, Emma Roberts è una giovane donna che vive un fragile equilibrio tra la sofferenza e il piacere che la solitudine le procura. Tratta la vita proprio come il giardino oggetto dei suoi studi: taglia, cura, accorcia le sue emozioni e i desideri per realizzare il proprio ideale, un'esistenza caratterizzata dal decoro e dalla moderazione. Aspira, come dice lei stessa, a condurre i suoi giorni "secondo l'ideale classico fatto di ordine, controllo e autonomia". Sa, tuttavia, anche che, se vuole pienamente realizzare le sue aspirazioni, deve in qualche modo sciogliere il cordone ombelicale che la lega alla madre. Quell'amore così intenso, e così esclusivo da mutarsi in angoscia, per una donna che è sopravvissuta alla vedovanza considerandola un ritorno al suo stato naturale, e che trascorre il suo tempo a leggere e a pensare, deve essere per un po' messo da parte per cercare sicurezza altrove, nel duro confronto con il mondo. Emma parte perciò per Parigi, con l'intenzione di riprendere nella capitale francese gli studi di progettazione del giardino. A Parigi, stringe una fragile amicizia con Françoise Desnoyers, una giovane bibliotecaria animata da un'energia tale da rendere la sua sola presenza pericolosa per il resto del mondo. Françoise, il cui viso s'illumina sovente di sincero divertimento, le lascia intravedere un modo di vita turbolento, ben diverso dal suo e spinge Emma a una disputa con sua madre sul futuro della loro tenuta di campagna.‎

‎Cather Willa‎

‎La casa del professore‎

‎br. Il professor St. Peter si rifiuta di abbandonare la vecchia casa in cui ha abitato con la moglie e le figlie, e dove ha dato forma al suo capolavoro di studioso, un saggio storico sulle spedizioni dei conquistadores in America. Ma è anche la casa dove ha accolto Tom Outland, il suo allievo più stravagante e geniale, morto durante la Prima Guerra Mondiale, che ha avviato agli studi e a un futuro brillante ma breve di scienziato e ricercatore. A poco più di cinquant'anni, il professore è vittima di uno scoramento che ha radici in un'insoddisfazione che il successo accademico e il benessere, anziché mitigare, rendono ancora più bruciante. L'arrivismo sociale della moglie, della figlia maggiore Rosamond e di suo marito Louie gli è estraneo e lo avvilisce. A rendere più dolorosi l'inquietudine e l'amarezza che affliggono Godfrey St. Peter è proprio il ricordo di Outland, la cui amicizia gli ha aperto una finestra sulla vita libera e appassionata che il giovane Godfrey "l'altro ragazzo" - ha solo vagheggiato nell'adolescenza. Durante una lunga estate solitaria, mentre lavora ad annotare il diario di Tom, il professore si trova a fare i conti con la propria vita. Inserito al centro della narrazione, come la tavola centrale di un trittico, il racconto di Tom Outland della scoperta della Città di roccia, sulla mesa che si alza in apparenza inaccessibile nella pianura del New Mexico, è il centro da cui si irradia l'energia che muove i passi del giovane eroe e soccorre il professore.‎

‎O'Brien Flann J.‎

‎Vita dura‎

‎br. È il 1890 e un grande cambiamento sta per avvenire nella vita di Finbarr e Manus, piccoli orfani irlandesi. La madre è appena volata, come ha detto Manus, verso "una terra migliore", e i due fratellini sono stati subito condotti nella zona meridionale di Dublino, dove Mr Collopy, fratellastro della madre, dovrà provvedere alla loro educazione col soccorso di Mrs Crotty, la sua seconda moglie. Che educazione può, tuttavia, offrire un uomo che se ne sta seduto per ore in cucina in una specie di poltrona di vimini, storta e sfondata, e si guarda minacciosamente intorno con due occhietti rossicci e la testa piegata in avanti? Un uomo che ha lunghi capelli grigi appiccicati sulla calotta cranica, la bocca nascosta da baffi scoloriti, il mento sfuggente che fa tutt'uno col collo fibroso e degli abiti che sembrano buttati a casaccio su una carcassa di bassa statura? Un uomo, infine, che nutre un fervente interesse per la dottrina e i dogmi della Chiesa e trascorre le giornate a discutere e ingollare whiskey con un sacerdote tedesco della Compagnia di Gesù?‎

‎Yalom Irvin D.‎

‎La cura Schopenhauer‎

‎br. Julius Hertzfeld si è guardato allo specchio stamattina. Attorno alla bocca poche rughe. Occhi forti e sinceri che possono reggere lo sguardo di chiunque. Labbra piene e cordiali. La testa coperta di riccioli neri e ribelli che si stanno appena ingrigendo sulle basette. Il corpo senza un'oncia di grasso. Insomma, lo specchio gli ha detto che è ancora lui: Julius Hertzfeld, brillante professore di psichiatria presso l'università della California, terapeuta dal caldo sorriso e dalla solida reputazione, uomo prestante che non ha affatto l'aria del sessantacinquenne cui è stato appena comunicato, con fredda e brutale sincerità, che ha poco più di un anno di vita. Che fare quando la vita spensierata termina di colpo e il nemico, fino a quel momento invisibile, si materializza in tutta la sua terrificante realtà? Julius Hertzfeld non ha dubbi: sa esattamente come trascorrerà il suo anno finale. Continuerà a occuparsi dei suoi pazienti e a cercare di ridestare, nella terapia di gruppo, il sentimento della vita dentro di loro. Sa, anche, che non si sottrarrà all'ultima sfida rappresentata dal suo paziente più ostico: quel Philip Slate che ha dedicato tutta la propria energia vitale alla fornicazione e che ora sostiene di aver scoperto una terapia Schopenhauer, una cura che proviene dal pensiero stesso del filosofo tedesco.‎

‎Markham Beryl‎

‎A Occidente con la notte‎

‎br. Nel 1906 il capitano Charles Clutterbuck, educato alla prestigiosa accademia reale di Sandhurst, abbandona la sua casa nel Leicestershire e si trasferisce in Kenia. Misteriosamente, lascia in Inghilterra moglie e figlio maschio e porta con sé soltanto Beryl, la sua bambina di quattro anni. Beryl vivrà tutta la sua vita in Africa. Una vita cominciata in una capanna di fango, nella foresta che suo padre aveva deciso di disboscare per creare una fattoria, e terminata in una casetta vicina all'ippodromo di Nairobi. "A occidente con la notte" è il racconto di questa straordinaria esistenza in cui le ombre si dileguano dinanzi alle vette che essa fu in grado di raggiungere. Donna dalla meravigliosa andatura e dai lunghi capelli biondi che parlava lo swahili, il nandi e il masai, addestrava cavalli come pochi, volava come nessun'altra (fu la prima ad attraversare l'Atlantico da est a ovest in solitaria, decollando dall'Inghilterra e atterrando in Nova Scoria ventuno ore e venticinque minuti dopo), ebbe tre mariti e un figlio, inventò la caccia grossa con l'uso degli aerei, collezionò ogni sorta di trofei e finì i suoi giorni in un piccolo appartamento di Nairobi, dove fu anche percossa e rapinata, Beryl Markham fu una scrittrice di assoluto talento, capace di restituirci magnificamente l'Africa incantata della prima metà del secolo scorso.‎

‎Gaudé Laurent‎

‎La porta degli inferi‎

‎br. Nel porto di Napoli, all'altezza di via Nuova Marina, si ergono due torri antiche talmente rabberciate a colpi di mattoni che sembrano due verruche gemelle. Su un terrapieno in mezzo a quelle torri, erbacce, rovi e malvarosa ostruiscono una porta di legno tarlato. Da quella porta, più di venti anni fa, è uscito Filippo Scalfaro De Nittis. Era un bambino allora, ora è un uomo che ogni mattina entra dal retro del ristorante La Bersagliera. Seduto davanti alla macchina del caffè, aspetta che il padrone del ristorante gli faccia un cenno. Filippo Scalfaro De Nittis, infatti, non cucina, non porta i piatti, fa soltanto il caffè. E a Napoli nessuno può vantarsi di farlo meglio di lui: un caffè per ogni voglia, per ogni umore, violento come uno schiaffo per svegliarsi al mattino, rotondo e morbido contro il mal di testa, robusto e forte per non dormire. Oggi è un giorno speciale per lui, il giorno in cui farà il suo ultimo caffè, destinato a un cliente seduto nella grande sala della Bersagliera. Sta mangiando calamari fritti. Gli trema un po' la mano e la forchetta gli gioca ogni tanto degli scherzi. Si potrebbe prenderlo per un impiegato delle poste in pensione, calvo com'è e con le dita gonfie. Ma Filippo Scalfaro De Nittis sa di che cosa è capace, sa quale abisso di crudeltà tradisce la sua aria infastidita e il suo modo di rivolgersi ai camerieri come se si trattasse di cani. Si chiama Toto Cullaccio. E per lui che Filippo Scalfaro De Nittis è tornato dagli inferi...‎

‎Ghosh Amitav‎

‎Le linee d'ombra‎

‎br. A intervalli regolari di qualche mese, Tridib compare alla porta di casa dei suoi zii e cugini. Le gambe incrociate strette, la fronte coperta di sudore, dopo i necessari convenevoli imposti dall'etichetta, si precipita direttamente nella stanza da bagno, spinto dai capricci del suo apparato digerente, rovinato dai fiumi di tè nero ingollati nei chioschi ai margini delle strade di Calcutta. Quando ne riemerge, mostra il consueto piglio disinvolto del figlio di un funzionario del Foreign Office abituato agli agi di una spaziosa casa avita. Sprofondato nel divano buono, inizia a dissertare sui più svariati argomenti: le stele mesopotamiche, il jazz dell'Est europeo, i costumi delle scimmie arboricole, il teatro di Garcia Lorca e, soprattutto, l'Inghilterra, abitata da compite fanciulle come la signorina Price. Incantato, il cugino più piccolo di nove anni non perde una parola delle sue storie fantastiche, delle sue mirabolanti descrizioni di un'Inghilterra leggendaria e lontana. Assorbe a tal punto l'arte di narrare di quel parente bizzarro dal volto magro e stizzoso, dai capelli arruffati e dagli occhi neri che scintillano dietro le lenti cerchiate d'oro, da essere capace lui stesso, crescendo, di dare voce ai ricordi della sua infanzia, alle vicende della sua famiglia e a quelle più grandi dell'India moderna.‎

‎McLain Paula‎

‎Una moglie a Parigi‎

‎br. Ottobre 1920. A Chicago, arriva dalla natia Oak Park un ragazzo di vent'anni alto e snello, con splendidi occhi castani, capelli nerissimi e una fossetta sulla guancia sinistra. A casa della famiglia Smith dov'è ospite, il ragazzo, che si chiama Ernest Hemingway, incanta gli astanti coi suoi racconti sulla Grande Guerra. Rapita più di tutti dall'aria spavalda e dallo sguardo scintillante del ragazzo è un'amica di Kate Smith: Hadley Richardson, una ventottenne che, dopo la morte dei genitori, vive con la severa sorella Fonnie e la sua famiglia a St. Louis. Una volta tornata a casa, riceve, meravigliosamente stropicciata, la lettera di Hemingway che esordisce con: "Penso sempre a Roma; ma che ne diresti di venirci con me... come mia moglie?". Senza soldi e alla ricerca di vita, felicità e successo, Hadley e il giovane Hemingway partono alla volta della vecchia Europa. Non si stabiliscono a Roma, ma a Parigi. Per Ernest è il periodo dell'elaborazione delle ferite interiori lasciate dalla guerra e della frequentazione dei salotti letterari. Quando, però, dopo un figlio, arrivano anche il denaro e la fama, nell'inquieto scrittore esplode il desiderio di una vita libera, accanto a nuove e stimolanti conoscenze come John Dos Passos e Scott e Zelda Fitzgerald. Una vita che Ernest finirà col non condividere più con la riservata Hadley. Così diversa da Pauline Pfeiffer, irresistibilmente chic con quella frangetta scura e un'esuberanza da ragazzino.‎

‎Yalom Irvin D.‎

‎Le lacrime di Nietzsche‎

‎br. Nella Vienna fin de siècle, abbandonato da Lou Salomé, giovane donna dal fascino incantevole con cui ha condiviso un esaltante ménage à trois, Friedrich Nietzsche, schivo, solitario, asociale, è in preda a una disperazione estrema che gli ha fatto tentare più volte il suicidio. Uno stato che si manifesta con una moltitudine impressionante di sintomi: emicrania, parziale cecità, nausea, insonnia, febbri, anoressia. Gli è accanto Joseph Breuer, stimato medico ebreo, futuro padre fondatore della psicanalisi, che sottopone il filosofo alle sue cure, basate sulla convinzione che la guarigione del corpo passi attraverso quella dell'anima. Reduce dal difficile rapporto con un'altra paziente, Anna O., su cui ha sperimentato un trattamento psicologico rivoluzionario, anche Breuer è in preda a una depressione profonda dovuta alla forte attrazione che prova per la donna, a dissapori matrimoniali, al senso di soffocante prigionia causata dai legami e dalle convenzioni della vita borghese. Tra Breuer e Nietzsche, nel corso di numerose sedute successive, si instaura un dialogo serrato e coinvolgente nel corso del quale il primo cerca invano di arrivare alle radici del male oscuro del filosofo e di indurlo ad aprirgli il cuore. Alla fine, il medico ha l'idea risolutiva: vestiti i panni del paziente e confessando tormenti, pene e preoccupazioni a Nietzsche, riesce a infrangerne l'impenetrabile isolamento e a provocare in lui una liberatoria catarsi emotiva.‎

‎Towles Amor‎

‎La buona società‎

‎br. È la notte di capodanno del 1937 all'Hotspot, un night club del Greenwich Village a New York. In fondo a una pista da ballo piccola e vuota, un quartetto jazz suona stancamente. A un tavolo appartato dell'Hotspot, tuttavia, Evelyn Ross e Katey Kontent ostentano senza problemi la loro giovanile e spensierata avvenenza. Evelyn, bionda naturale, capelli lunghi fino alle spalle, è una di quelle tipiche bellezze del Midwest che volgono a un certo punto le spalle alla casa paterna per avventurarsi nella grande metropoli newyorchese. Katey è un'attraente giovane donna di buone letture che, per sbarcare il lunario, sbriga la corrispondenza nello studio legale Quiggin &C Hale. Le due ragazze si sono scolate già una buona dose di gin e, visto che hanno in borsa una decina di centesimi ciascuna e in testa l'idea di continuare a bere, si apprestano a fare gli occhi dolci al contrabbassista o al barista di turno quando si verifica l'"apparizione". Dritto, alto un metro e settantacinque, capelli castani e occhi azzurri, cravatta nera e bellissimo cappotto appoggiato al braccio, un giovane uomo compare sulla soglia. Il giovane è Theodore Grey, detto Tinker, banchiere a Wall Street, con appartamento al 211 Central Park West. In una parola, l'uomo del destino per le due ragazze, colui che le condurrà nella "buona società" newyorchese della fine degli anni Trenta, prima di precipitare nel baratro di una guerra i cui venti spirano già in Europa.‎

‎Tsiolkas Christos‎

‎Lo schiaffo‎

‎br. È un delizioso pomeriggio di fine estate a Melbourne, un tempo perfetto per il barbecue di Aisha e Héctor. Affascinante indiana con la carnagione scura liscia e intatta, Aisha si aggira per il giardino di casa dispensando sorrisi. Héctor, suo marito, un quarantenne di origine greca con un po' di grigio sulle tempie, si guarda furtivo in giro. I suoi occhi sono alla disperata ricerca di Connie, una ragazza che lavora nell'ambulatorio di veterinaria di sua moglie. In un angolo del giardino, Bilal, un aborigeno appena convertito all'islam, cerca di rifiutare una birra portatagli da Manoli, padre di Héctor. Harry, il cugino che ha fatto fortuna con le sue imprese, incede invece con aria appagata tra gli ospiti del barbecue. Anouk, la sceneggiatrice di soap presenta tutti il suo ultimo trofeo: Rhys. Rosie deve già badare a Hugo, il suo piccolo di tre anni, bello come un putto, e al marito Gary. Insomma, il barbecue sarebbe un normale barbecue della Melbourne cosmopolita dei nostri giorni se non accadesse l'impensabile. Hugo, il putto tanto bello quanto pestifero, sferra un calcione negli stinchi di Harry. E il cugino Harry platealmente leva in alto il braccio a fendere l'aria e poi a colpire il bambino con uno schiaffo. Da quel momento l'esile equilibrio di quella piccola comunità, fatta di culture e mondi differenti, crolla. E i risentimenti, i pregiudizi sociali e razziali, le differenze di sesso e di età, riaffiorano prepotentemente, a scavare abissi incolmabili.‎

‎Penkov Miroslav‎

‎A est dell'Occidente‎

‎br. In "Makedonija", il racconto che apre la raccolta, Nora e suo marito vivono da otto anni in un ospizio a qualche chilometro da Sofia. Vivono accettando più o meno serenamente le ingiurie degli anni, i malanni, la nostalgia del passato. Finché un giorno il marito di Nora si imbatte in una dolorosa scoperta. Gli cade di mano il portagioie della moglie, il coperchio si spalanca e, sul fondo, uno scomparto segreto rivela le lettere che qualcuno ha scritto a Nora più di sessant'anni prima, quando lei aveva appena sedici anni. Da quell'istante l'uomo diventa preda della gelosia, un'assurda gelosia per il giovane fidanzato della moglie morto da oltre mezzo secolo, alimentata dal desiderio di voler essere lui quel ragazzo che ha amato Nora quand'era vicina all'inizio della sua vita e non alla fine. Nel secondo racconto, "A est dell'Occidente", Naso incontra Vera nel 1970 quando lui ha sei anni e abita con i genitori sulla sponda bulgara del fiume del suo paese, mentre lei vive sull'altra riva, quella serba. La incontra durante la grande riunione in cui i due paesi concedono alle due famiglie di passare qualche ora insieme, e per tutta la vita, nei diversi luoghi in cui lui e Vera si ritroveranno a vivere, cercherà invano di abolire il confine reale e immaginario che lo separa irrimediabilmente da lei. In "Comprando Lenin", un ragazzo decide di lasciare la Bulgaria ed emigrare in America. Non c'è nessuna guerra o miseria che lo costringa ad approdare su rive straniere. Se ne va perché può farlo.‎

‎McKay Ami‎

‎La casa delle vergini‎

‎br. Nel 1871 a New York le grandi Avenue sono piene di immagini di benessere, luminose e sgargianti: case che brillano con la loro illuminazione a gas; uomini d'affari che camminano a passo svelto nei loro bei completi di ottimo taglio. Basta, però, avventurarsi in una strada laterale per imbattersi in tutt'altra visione. A Chrystie Street, ad esempio, vivere comporta anche avere eccellenti probabilità di morire, uccisi dalle malattie o dalla fame, dalla rabbia di un vicino, o di propria mano. Moth è nata nella zona più povera di Chrystie Street, da una chiromante dei bassifondi e da un uomo scappato di casa quando lei aveva tre anni. Il destino di Moth è alla Bowery, la zona della città piena di case vistose e chiassose, sale da ballo, alberghi di terza categoria, teatri di varietà. Lì Moth incontra Miss Everett, una bruna raffinata e affascinante, che al 73 della East Houston Street gestisce una pensione speciale che ospita "cinque giovani signorine il cui allegro temperamento tende a scacciare la malinconia". Moth viene accolta al 73 della East Houston Street e istruita con eleganza da Miss Everett che le insegna a comportarsi come una lady e a soddisfare nel modo migliore le necessità di un gentiluomo. Nella casa Moth fa, tuttavia, anche la conoscenza della dottoressa Sadie, una donna raffinata e colta, che le insegna, invece, ad avere rispetto e cura di sé e a cercare di sottrarre il proprio corpo e la propria anima a un destino forse ineluttabile.‎

‎Lerner Ben‎

‎Un uomo di passaggio‎

‎br. Adam Gordon, giovane poeta americano, vincitore di un prestigioso premio letterario, si trasferisce in Spagna grazie a una borsa di studio della durata di un anno. Ideologico e post-ideologico insieme, impegnato e spettatore del corso del mondo, attraente e terribilmente molesto quando vuole, Adam è un perfetto esempio dell'homo literatus del XXI secolo. Apparentemente non presenta scopi di sorta, e tuttavia ostenta un'intelligenza equilibrata, incline al paradosso e agli artifici dialettici, fondata su una "profonda esperienza dell'assenza di profondità". Passa il tempo a leggere il Don Chisciotte e soprattutto i Selected Poems di John Ashbery e, come un moderno flàneur, se ne va in giro per bar a bere mojito e al Prado a contemplare sotto l'effetto di caffeina e hashish la Deposizione dalla croce di Roger van der Weyden. Partecipa di buon grado a qualunque festa venga invitato, dove, se gli capita di essere fuori posto per una qualche inesplicabile ragione, prende puntualmente un'espressione di vago scetticismo venato di familiarità, di noia arginata da un distaccato interesse antropologico; si innamora di ben due ragazze spagnole, Teresa e Isabel, e fa di tutto per scansare il presidente della fondazione che ha finanziato il suo soggiorno spagnolo. Si pone, infine, un milione di domande che sembrano formulate apposta per non ricevere risposte certe; anzi, via via i dubbi crescono. Su se stesso, innanzitutto.‎

‎Piccirillo Paolo‎

‎La terra del sacerdote‎

‎br. È notte e la ragazza corre nella campagna buia più veloce che può, senza voltarsi indietro. È finalmente riuscita a scappare dalla gabbia in cui la vecchia la teneva prigioniera. Il vento gelido le taglia la faccia e la terra brulla i piedi, ma quasi non se ne accorge, perché il dolore delle doglie la rende insensibile a tutto il resto. La ragazza si accascia, urla e partorisce, ma a quell'urlo di dolore ancestrale non segue alcun pianto che annunci la vita. Lascia il bambino morto sotto un albero e prosegue fino a un fienile dove spera di potersi nascondere e riposare. La ragazza non lo sa ma la terra su cui sta cercando rifugio è conosciuta da tutti come "la terra del Sacerdote". Agapito è un uomo burbero e solitario, arido e secco come la sua terra. Tanti anni prima aveva provato a fuggire la povertà della sua terra, il Molise, emigrando in Germania; lì era divenuto sacerdote ma ormai di quel saio e della promessa fatta prendendo i voti è rimasto solo un soprannome. Dalla Germania è tornato con un segreto troppo grande e ha barattato il suo silenzio con la terra su cui vive. Quando Agapito scopre la ragazza nascosta nel fienile si trova di colpo al centro di un affare molto più grande di lui; la ragazza è un'immigrata clandestina, portata con l'inganno dall'Est dell' Europa e costretta a ripagare il passaggio in Italia in modo disumano: rinchiusa come un animale in gabbia e utilizzata per partorire figli da destinare all'adozione o al traffico d'organi.‎

‎Remarque Erich Maria‎

‎Tre camerati‎

‎br. Nel 1923 Robert Lohkamp guadagnava duecento miliardi di marchi al mese. Faceva l'addetto alla pubblicità di una fabbrica tedesca di articoli di gomma. Veniva pagato due volte al giorno e si precipitava continuamente nei negozi a comperare qualcosa prima che il marco valesse la metà. La vita movimentata al tempo della grande inflazione. Dopo un impiego alle ferrovie in Turingia e un lavoretto come pianista al Café International, alla fine degli anni Venti Robert Lohkamp non può, tuttavia, dire di passarsela male. Lavora alla "Koster & Co.", l'officina meccanica aperta in una vecchia baracca da Otto Koster e Gottfried Lenz, i commilitoni con cui ha condiviso gli orrori della Grande Guerra. Koster, il comandante della compagnia, ha fatto il pilota d'aviazione, si è dato alle gare automobilistiche, ha frequentato qualche corso all'università prima di votarsi a quello cui è da sempre destinato: riparare automobili. Lenz invece ha girovagato qualche annetto per l'America del Sud, poi è tornato all'ovile o, meglio, alla turbolenta vita tedesca della fine degli anni Venti. Il lavoro all'officina è duro ma Lohkamp, Koster e Lenz sono ancora giovani, sani e forti. Certo di sera riaffiorano le immagini del passato coi loro occhi di morte, ma a quello come antidoto c'è l'acquavite. O, come accade da un po' di tempo a questa parte per Robert Lohkamp, c'è Patrice Hollmann. È apparsa un giorno al seguito di un eccentrico industriale, il proprietario di una fabbrica di cappotti.‎

‎Remarque Erich Maria‎

‎La notte di Lisbona‎

‎br. È il 1942 a Lisbona. Un uomo osserva attentamente una nave ancorata nel Tago, poco distante dalla banchina. Al vivo bagliore delle lampadine scoperte, sull'imbarcazione si sbrigano le operazioni di carico. Si stivano carichi di carne, pesce, conserve, pane e legumi. Come tutti i piroscafi che, in quei tumultuosi giorni del 1942, lasciano l'Europa per l'America, la nave sembra un'arca ai tempi del diluvio. Un'arca incaricata di porre in salvo una gran folla di disperati, di profughi inseguiti dalle acque fetide del nazismo che hanno inondato da un pezzo Germania e Austria, e già sommerso Amsterdam, Bruxelles, Copenaghen, Oslo e Parigi. Anche l'uomo che la contempla è un profugo, senza alcuna speranza, però, di raggiungere New York, la terra promessa. Da mesi i posti sulla nave sono esauriti e, oltre al permesso di entrata in America, all'uomo mancano anche i trecento dollari del viaggio. Sarebbe certamente destinato a perdersi e dissanguarsi nel groviglio dei rifiutati visti d'entrata e d'uscita, degli irraggiungibili permessi di lavoro e di soggiorno, dei campi d'internamento, della burocrazia e della solitudine, se la sorte non venisse in suo aiuto. Un uomo, che non ha l'aria di un poliziotto, lo approccia e in tedesco gli dice di avere due biglietti per la nave ancorata nel Tago. Due biglietti che non gli servono più e che è disposto a cedere gratis a una sola condizione: che il futuro possessore non lo lasci solo quella notte e sia disposto ad ascoltare la sua storia...‎

‎Gary Romain‎

‎La vita davanti a sé‎

‎ril. Eroe di guerra, diplomatico, cineasta, Romain Gary si suicidò il 3 dicembre 1980. La sua scomparsa fece scalpore ma il vero colpo di scena arrivò quando, pochi mesi dopo la morte, si scoprì che Gary ed Emile Ajar, autore del romanzo "La vita davanti a sé", erano in realtà la stessa persona. Il libro, che narra le vicende di Momo, ragazzo arabo nella banlieu di Belleville, figlio di nessuno, accudito da una vecchia prostituta ebrea, vinse il Goncourt inaugurando uno stile gergale da banlieu e da emigrazione, cantore di quella Francia multietnica che cominciava a cambiare il volto di Parigi.‎

‎Gary Romain‎

‎Una pagina di storia e altri racconti‎

‎br. A tutti è dato a un certo punto di dover fare i conti con le proprie ambizioni, i propri sogni e le proprie realizzazioni. A coloro, tuttavia, per i quali sogni, ambizioni e realizzazioni hanno il compito di tenere a bada o celare una natura fragile, una sensibilità eccessiva o un'origine sconveniente, questi momenti critici si danno spesso sotto forma di naufragi definitivi, catastrofi ineludibili, vergogne inappellabili. In queste storie, contenute in "Les oiseaux vont mourìr au Pérou", un'opera più ampia scritta nel 1960, subito dopo aver lasciato la diplomazia, Romain Gary tratta con ironia e tono scanzonato di queste catastrofi e di queste inappellabili, sublimi vergogne. C'è, ad esempio, il conte di N., ambasciatore di stanza a Istanbul, la città in cui le civiltà vengono a morire in bellezza. Alto, sottile, con un'eleganza che ben si accompagna a mani lunghe e delicate, il conte vagheggia di essere nominato a Roma. In realtà, un segreto struggimento lo rode, una fragilità che le buone maniere non sempre bastano a proteggere, e che lui attribuisce a un temperamento artistico inappagato. Il tono scanzonato con cui Gary tratta di questi destini non deve ingannare. Come lui stesso ebbe modo di dichiarare, al centro di questi racconti è "le phénomène humain", qualcosa che non cessava di sconcertarlo al punto da "farlo esitare tra la speranza di una qualche rivoluzione biologica o di una rivoluzione in quanto tale".‎

‎Rakoff Joanna‎

‎Un anno con Salinger‎

‎br. Gonna e maglioncino da ragazza perbene, stile Sylvia Plath allo Smith College, ogni mattina Joanna Rakoff si reca sulla Quarantanovesima ed entra nel palazzo stretto e anonimo in cui ha sede l'agenzia letteraria dove lavora. Un'agenzia antica, prestigiosissima, probabilmente la più antica tra quelle ancora in attività nella metà degli anni Novanta a New York. Lì sta seduta tutto il giorno, con le gambe accavallate su una poltroncina girevole a rispondere agli ordini del suo capo, la "direttrice" dalle dita lunghe, snelle, bianche che si accende una sigaretta dietro l'altra con un'enfasi degna di Lauren Bacali. Ogni frase, ogni gesto e commento della direttrice, e di Olivia, Max e Lucy gli agenti, un distillato del fascino démodé dell'Agenzia con le loro presentazioni al KGB Bar, e la loro vita fatta di una sequenza infinita di feste - le rammentano che l'agenzia non è solo un'azienda, ma uno stile di vita, una cultura, una comunità, una casa. Qualcosa di più simile a una società segreta o a una religione, con dei rituali ben definiti e delle divinità da adorare: Fitzgerald, una sorta di semidio; Dylan Thomas, Faulkner, Langston Hughes e Agatha Christie, divinità minori e, alla guida del pantheon, la più pura, assoluta divinità, lo Scrittore rappresentato da sempre dall'agenzia: Jerry, alias J.D. Salinger. Avvezza già all'era digitale dei Macintosh nella New York della metà degli anni Novanta, Joanna viene spedita davanti a un dittafono, un aggeggio degli anni Cinquanta deliziosamente arcaico e, insieme, sinistramente futuribile, e poi di fronte a una macchina da scrivere, a battere lettere sulla carta intestata dell'Agenzia - cento grammi, giallastra, di un formato piú piccolo del normale -, lettere indirizzate ai fan dell'autore del Giovane Holden, che contengono un testo standard: «Come forse saprà, il signor Salinger non desidera ricevere posta dai lettori, quindi non possiamo inoltrargli il suo cortese messaggio...» I destinatari rappresentano la vasta costellazione degli holdeniani: pazzi che sproloquiano del giovane Caulfield in pagine scarabocchiate a matita; studentesse che dichiarano il loro amore per l'eroe salingeriano; adolescenti spossati dalla tirannia del mondo materiale. Può, però, una luminosa ragazza con ambizioni poetiche fare semplicemente da «buttafuori editoriale»? Di nascosto dalla direttrice, Joanna decide di dedicarsi anima e corpo alla posta del cuore di Jerry, parlando in prima persona e firmandosi con il nome e cognome dell'autore. Finché, in «un pomeriggio ventoso di novembre, un uomo alto e magro» fa il suo ingresso in agenzia: Jerry, alias J.D. Salinger in persona...‎

‎Seiko Ito‎

‎Radio Imagination‎

‎br. C'è una radio che non ha bisogno di microfoni, frequenze e studi di registrazione perché va in onda soltanto nell'immaginazione di chi l'ascolta. Il suo speaker è "il superlogorroico dalla lingua sciolta" DJ Ark che trasmette dalla cima di una cryptomeria. DJ Ark ha la netta sensazione di trovarsi impigliato tra i rami di quella pianta da un bel pezzo, ma ha un vago ricordo di ciò che gli è accaduto. Ricorda soltanto di aver sentito uno strattone improvviso e di essere stato sballottato e trascinato a decine di metri dal suolo da una forza improvvisa. Certo, sa di avere trentotto anni, un passato senza gloria da musicista rock e da manager musicale, una moglie dolcissima di nome Misato e un figlio, Sosuke, che studia negli Stati Uniti; ma, per quanto si sforzi, non riesce a trovare una spiegazione razionale che chiarisca il motivo per cui si trovi lassù, tra i rami alti di quella pianta, come fosse il monaco buddhista Roben che, secondo la leggenda, fu preso da un'aquila quando era ancora in fasce e lasciato, appunto, in cima a una cryptomeria. In ogni caso fa davvero freddo da quelle parti e a DJ Ark non resta che trasmettere musica a tutto spiano, dai Monkees a Bob Geldof, a Jobim, e lanciare nell'etere una quantità esorbitante di argomenti, sovraccarico com'è, come un camion sferragliante che traballa a destra e a manca.‎

‎Montasser Thomas‎

‎La libreria di zia Charlotte‎

‎br. Mai e poi mai una neolaureata in economia aziendale come Valerie si sarebbe immaginata di ritrovarsi a gestire una vecchia, antiquata libreria dal nome impronunciabile come la "Ringelnatz & Co.". Bella sorpresa le ha fatto sua zia Charlotte! Scomparire dal giorno alla notte, senza dire niente a nessuno, dopo aver lasciato dieci euro in cassa e un bigliettino sul tavolo della cucina... "Sarà mia nipote Valerie a occuparsi di tutto". Occuparsi di tutto?! Del parquet logoro o delle pile di volumi polverosi che si innalzano come giganti davanti alle finestre, impedendo alla luce di filtrare? Oppure dei tavolini traballanti, dei tendaggi di velluto liso e del registratore di cassa che sembra uscito da un film degli anni Trenta? Occuparsi, insomma, di quel "posto antidiluviano"? Lei? Forse poteva essere l'aspirazione di una vecchietta mite e solitaria come Charlotte, che si era cucita addosso quella libreria come un vecchio, elegante vestito sdrucito. Valerie, però, è giovane, pragmatica e sogna un arrembante futuro come consulente di una multinazionale scandinava. Per questo ha deciso di mettere in vendita la "Ringelnatz & Co.". Peccato che Valerie ignori il potere di un bel libro e il piacere di ritagliarsi del tempo per se stessa.‎

‎Petri Romana‎

‎Le serenate del Ciclone‎

‎br. I libri sui padri sono sempre una resa dei conti col morto che, in quanto tale, non parla. Non così questo libro, per metà puro romanzo e per l'altra metà memoir familiare, che parte invece dal giorno in cui il futuro padre nasce e ne reinventa la storia. Romana Petri racconta così i sessantatré anni di vita di un uomo, dal 1922 al 1985, ma anche quelli italiani, dal fascismo alla guerra alla ricostruzione al boom economico e oltre. C'è l'infanzia nell'Italia rurale nella campagna vicino a Perugia, e poi l'adolescenza condivisa con una banda di scavezzacollo in quella città allora poco più grande di un paese, tra serenate notturne al balcone della bella di turno ed esuberanti scazzottate coi soldati alleati giunti dopo la liberazione. E poi c'è una Roma carica di promesse, in anni in cui nessuna meta è preclusa: il benessere, le auto sportive, le villeggiature, le conquiste amorose, un successo che pare senza limiti. Infine, la realtà che cancella l'illusione di non poter mai più tornare indietro: la caduta, le crisi, le difficoltà da cui riemergere con la tenacia degli anni formativi. Mario Petri detto "Ciclone" è un padre ingombrante. È grande e grosso ma capace di coltivare una sua fine sensibilità. Ha l'animo di un cavaliere antico, e il suo futuro sarà quello di un uomo di spettacolo nato per vestire i panni di personaggi eroici tanto nell'opera lirica quanto nel cinema. Intorno a Mario e Lena e ai figli nati dal loro grande amore s'incontrano tanti personaggi famosi...‎

‎Benjamin Melanie‎

‎I cigni della Quinta Strada‎

‎br. Il 17 ottobre 1975 fa la sua comparsa nelle edicole americane un numero speciale di "Esquire" che mostra in copertina la foto di profilo di un Truman Capote grasso e pallido, e una didascalia che reclamizza l'ultimo, attesissimo racconto dell'acclamato autore di "A sangue freddo". Titolo: "La Côte Basque 1965". Capote si è incamminato da tempo lungo la china dell'autodistruzione. Quasi costantemente in preda all'alcol e alle droghe, è soltanto una smorta controfigura del trentenne dagli occhi pieni di passione e inquietudine che sedusse il bel mondo newyorchese vent'anni prima. Su quel mondo, che lo ha tacitamente messo da parte, posa ora la sua astiosa penna, narrando del santuario che ne è al centro e che ha le sue vestali nei Cigni della Quinta Strada: Babe Paley, Slim Keith, Gloria Vanderbilt, Pamela Harriman, le regine dei cocktail, delle feste di beneficenza, dei party più esclusivi, dei dinner e dei lunch alla Côte Basque, il ristorante dove, appunto, pranzi e cene sono diventati un appuntamento imprescindibile della mondanità newyorchese. Il racconto di "Esquire" muove da un incontro alla Côte Basque in cui i Cigni della Quinta Strada si lasciano andare a inattese confessioni e riprovevoli giudizi.‎

‎Chevalier T. (cur.)‎

‎L'ho sposato, lettore mio. Sulle tracce di Charlotte Brontë‎

‎br. Per quale ragione "L'ho sposato, lettore mio" è una delle frasi più celebri e citate della letteratura inglese? La risposta, tutt'altro che ovvia, risiede nel capolavoro da cui è tratta: "Jane Eyre" (1847), la storia di un'orfana che, grazie alla sola intelligenza e caparbietà, riesce a convolare a nozze con il nobile signor Rochester. Per affermare il suo successo, e il cambiamento della propria condizione sociale, invece di dichiarare "mi ha sposata, lettore mio" - com'era da aspettarsi nella maschilista società vittoriana - Jane dice: "l'ho sposato, lettore mio". Una sfumatura nella forma verbale che ha lo scopo di rimarcare la coscienza femminile della protagonista, e quella dell'autrice Charlotte Brontë, e che si ergerà a manifesto, ispirazione e stimolo per tutte le scrittrici a venire. Quando Tracy Chevalier ha chiesto alle migliori autrici in lingua inglese di raccontare una storia ispirata a quella celebre battuta, non l'ha fatto solo per festeggiare i duecento anni della nascita di Charlotte Brontë, ma anche per ridare significato a quelle parole, per renderle di nuovo vive e attuali nella società odierna.‎

‎Formaggi Francesco‎

‎Il cortile di pietra‎

‎br. Nell'Italia rurale del dopoguerra, Pietro, un bambino di sei anni, non vive una vita semplice: i suoi genitori sono contadini in miseria e la casa in cui vivono cade a pezzi. Un giorno, a portarlo via da li, via dai genitori, via da tutto ciò che conosce, si presenta un uomo enorme, con una grossa pancia e la testa completamente pelata, tonda e liscia come il fondo consunto di una pentola di rame: è l'ispettore incaricato di condurlo in collegio. Mentre si allontana su un carro cigolante, Pietro si ripete che tornerà presto a casa, quando suo padre, con una bocca in meno da sfamare, smetterà di essere povero, e quando la mamma guarirà dalla malattia che, spesso, la costringe a letto per giorni interi. Da lontano il collegio ricorda un cimitero, con l'alto muro di pietra dietro il quale svettano gli alberi. Dentro tutto è sporco, freddo, trascurato, quasi marcescente, e le suore, soprattutto quelle anziane, sono donne dall'animo gelido, indifferenti e severe. Nel refettorio, silenzioso e cupo, viene servito cibo rancido, ma chi prova a lamentarsi o a protestare resta a digiuno. I pavimenti sono neri e appiccicosi sotto le scarpe, le pareti sembrano unte d'olio e c'è sempre un tanfo terribile. Nelle mattine d'inverno il gelo punge sulle ginocchia come aghi di pino e, poiché non ci sono bracieri per riscaldarsi, le mani tremano al punto che non riescono nemmeno a intingere i pennini nell'inchiostro. Le suore non esitano a infliggere punizioni e cinghiate e, all'occorrenza, a rinchiudere i bambini nella torre. Per sopravvivere agli orrori del collegio, Pietro stringe amicizia con Mario, un ragazzino sveglio e intelligente. Nonostante sia più grande di un anno, Mario ha il corpo minuto ed è più basso degli altri bambini della sua età, come se non fosse cresciuto abbastanza. Le suore lo chiamano «la peste», per via del suo spirito ribelle che, più di una volta, lo ha portato a tentare la fuga. E sempre stato riacciuffato e picchiato, ma Mario non si è mai arreso, fino al giorno in cui una punizione più dura del solito lo fa cadere malato. Solo allora Pietro capisce che dovrà mettere da parte la paura e scoprire il coraggio se vuole salvare l'amico e ritrovare la libertà.‎

‎Nevo Eshkol‎

‎Tre piani‎

‎br. In Israele, nei pressi di Tel Aviv, si erge una tranquilla palazzina borghese di tre piani. Eppure, dietro quelle porte blindate, la vita non è affatto dello stesso tenore. Al primo piano vive una coppia di giovani genitori, Arnon e Ayelet. Hanno una bambina, Ofri, che occasionalmente affidano alle cure degli anziani vicini in pensione. Ruth e Hermann sono persone educate, giunte in Israele dalla Germania, lui va in giro agghindato in giacca e cravatta, lei insegna pianoforte al conservatorio e usa espressioni come «di grazia». Un giorno Hermann, che da tempo mostra i primi sintomi dell'Alzheimer, «rapisce» Ofri per un pomeriggio, scatenando una furia incontenibile in Arnon, inconsciamente e, dunque, irrimediabilmente convinto che dietro quel gesto, in apparenza dettato dalla malattia, si celi ben altro. Al secondo piano Hani, madre di due bambini e moglie di Assaf, costantemente all'estero per lavoro, combatte una silenziosa battaglia contro la solitudine e lo spettro della follia che, da quando sua madre è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico, non smette mai di tormentarla. Un giorno Eviatar, il cognato che non vede da dieci anni, bussa alla sua porta e le chiede di sottrarlo alla caccia di creditori e malintenzionati con cui è finito nei guai. Hani non esita a ospitarlo e a trovare cosi un riparo alla sua solitudine. Salvo poi chiedersi se l'intera vicenda non sia un semplice frutto dell'immaginazione e dei desideri del suo Io. Dovrà, giudice in pensione che vive al terzo piano, avverte l'impellente bisogno di dialogare con il marito defunto e per farlo si serve di una vecchia segreteria telefonica appartenutagli. Sorto da una brillante idea narrativa: descrivere la vita di tre famiglie sulla base delle tre diverse istanze freudiane - Es, Io, Super-io -della personalità, "Tre piani" si inoltra nel cuore delle relazioni umane: dal bisogno di amore al tradimento; dal sospetto alla paura di lasciarsi andare. E dona al lettore personaggi umani e profondi, sempre pronti, nonostante i colpi inferti dalla vita, a rialzarsi per riprendere a lottare.‎

‎Simonson Helen‎

‎L'estate prima della guerra‎

‎br. È l'estate del 1914 a Rye, un piccolo centro che emerge dalle paludi piatte del Sussex come una magnifica isola di tetti rossi protesa verso il mare. L'arciduca Francesco Ferdinando è stato assassinato a Sarajevo, ma la vita in paese scorre tranquilla. L'eco di quanto accade a Whitehall, la sede londinese del Foreign Office, di solito sonnolenta in quella stagione, e ora brulicante di funzionari affaccendati, politici e generali, giunge decisamente attutita tra le strade della piccola città. Giacca e gonna strette, secondo i dettami della moda, collo lungo e capelli castani delicatamente raccolti sulla nuca, Beatrice Nash sbarca a Rye per prendere possesso dell'incarico di insegnante di latino nel locale ginnasio. I membri dell'amministrazione della scuola, l'arcigna moglie del sindaco, Mrs Fothergill, Lady Agatha Kent, dama in vista del paese che sogna di veder emergere un giorno dei grandi leader dai figli dei contadini con i calzoni corti e le ginocchia sporche, erano pronte ad accogliere "un'insignificante fanciulla", come Lady Marbely si era premurata di assicurare. Grande è dunque la loro sorpresa quando si imbattono in una giovane donna attraente che si è lasciata presto alle spalle la frivolezza dell'infanzia, accompagnando il padre letterato nei suoi numerosi viaggi e, dopo la morte del genitore, decidendosi a vivere del suo lavoro senza convolare a nozze, come impone il costume del tempo a una ragazza orfana.‎

‎Berto Giuseppe; Trevi Emanuele‎

‎Il male oscuro‎

‎br. Apparso per la prima volta nel 1964, "Il male oscuro" ottenne subito un grande successo, vincendo nello stesso anno il Premio Viareggio e il Premio Campiello. L'apprezzamento critico che ne segui, tuttavia, non colse forse pienamente la grandezza di quest'opera e della figura di Giuseppe Berto nel panorama della letteratura italiana del secondo Novecento. Come sovente accade, questo romanzo e lo stesso Berto conoscono forse soltanto oggi quella che Benjamin definiva «l'ora della leggibilità». Comparato con le opere di quell'epoca caratterizzata da una società in piena espansione, "Il male oscuro", come nota Emanuele Trevi nello scritto che accompagna questa nuova edizione, appare come «lo specchio, frantumato ma straordinariamente nitido, di un intero mondo, di un'epoca storica», un capolavoro assoluto dotato di «un'autorevolezza paradossale, che si basa sulla travolgente energia degli stati d'animo». Come i grandi libri, il romanzo presuppone una genealogia. Berto ha ammesso più volte il suo debito con "La coscienza di Zeno" di Svevo e "La cognizione del dolore" di Gadda, dalla quale ricavò il titolo stesso del suo libro. "Il male oscuro", tuttavia, segna una svolta fondamentale rispetto a queste opere precorritrici: non descrive semplicemente una nevrosi, ma la mima e la incarna. Il suo linguaggio è la manifestazione stessa del male, «l'epifania tragicomica della sua oscurità» (Trevi). Un'assoluta novità artistica e letteraria che Berto non esitò a battezzare «stile psicoanalitico». Una prosa modernissima che, narrando di un male assolutamente personale, fa scorrere davanti ai nostri occhi «la Roma della Dolce Vita e di via Veneto, i medici e le loro contrastanti e fallaci diagnosi, l'industria del cinema con tutte le sue bassezze e le sue assurde viltà, la famiglia borghese e la sua economia domestica, i cambiamenti del costume sessuale, i rotocalchi a colori e le villeggiature in montagna»... la malattia di un'epoca apparentemente felice.‎

‎Agualusa José Eduardo‎

‎Teoria generale dell'oblio‎

‎br. Portogallo, 1975. A Ludovica Fernandes Mano, detta Ludo, non è mai piaciuto affrontare il cielo. Terrorizzata dagli spazi aperti, capaci di farla sentire fragile e vulnerabile come una tartaruga alla quale abbiano strappato la corazza, Ludo vive con la sorella maggiore Odete senza mai mettere piede fuori di casa. Un giorno Odete si innamora di Orlando, un ingegnere minerario angolano che lavora per una società di diamanti, e tutto cambia per Ludo. Orlando insiste perché vada a vivere con lui e Odete in Angola, in un appartamento all'ultimo piano di uno dei palazzi più lussuosi di Luanda, il Palazzo degli Invidiati. In una soleggiata mattina di aprile, Luanda cade in preda a una grande confusione, la guerra per l'Indipendenza dal Portogallo esplode per le strade e i giorni si susseguono, agitati, tra manifestazioni, scioperi e comizi. I primi spari segnano l'inizio delle grandi feste di commiato: il Palazzo degli Invidiati si svuota rapidamente ed è durante una di queste feste che Orlando e Odete svaniscono nel nulla. Davanti all'orrore di essere rimasta sola, alla mercé di rivoluzionari e mercenari che hanno invaso la città, Ludo non si fa remore. Servendosi di cemento, sabbia e mattoni tira su una parete in mezzo al corridoio del piano, separando il suo appartamento dal resto del palazzo. Lì, isolata dal mondo esterno che tanto la spaventa, deve ingegnarsi per non morire di stenti e paura. Per dissetarsi raccoglie l'acqua piovana in secchi, catini e bottiglie vuote. Nell'orto sul terrazzo pianta semi di limone, mais, fagioli, patate. Sulle pareti di ogni stanza, anno dopo anno, annota i suoi pensieri, l'unica cosa capace di tenerla ancorata a una realtà che, ogni giorno di più, va dissolvendo i suoi contorni. Il tempo corre veloce e mentre Ludo sembra svanire nell'oblio, dimenticata da tutti, nel mondo esterno si intrecciano le storie di altri personaggi: il Capitano Jeremias Carrasco, detto il boia, un avido mercenario desideroso di impossessarsi di alcune pietre preziose con-servate nell'appartamento di Orlando; l'investigatore Monte, un fervente comunista con un odio viscerale nei confronti dei portoghesi; Daniel Benchimol, un giornalista che colleziona storie di sparizioni in Angola ...‎

‎Roberts Gregory David‎

‎Shantaram‎

‎ril. Il bus della scalcagnata Veterans' Bus Service, una compagnia di veterani dell'esercito indiano, è appena arrivato al capolinea di Colaba, la zona di Bombay dove si concentrano gli alberghi a buon mercato. Greg è il primo a mettere piede sul predellino e a farsi largo tra la folla di faccendieri, venditori di droga e trafficanti d'ogni genere in attesa davanti alla portiera. Ha una chitarra a tracolla, un passaporto falso in tasca e un turbinio di pensieri ed emozioni in testa. Nel tragitto dall'aeroporto a Colaba ha pensato di essere sbarcato in una città dopo una catastrofe. Davanti ai suoi occhi si è spalancata una distesa sterminata di miserabili rifugi fatti di stracci, fogli di plastica e carta, stuoie e stecchi di bambù. In preda allo stupore, Greg ha visto donne bellissime avvolte in stoffe azzurre e dorate incedere a piedi nudi in quella rovina, e uomini dai denti candidi e dagli occhi a mandorla, bambini dalle membra incredibilmente aggraziate. Ovunque, poi, aleggiava un odore acre e intenso. Quell'odore in cui, a Bombay, fiuti di colpo l'aroma del mare e il metallo delle macchine, il trambusto, il sonno, la lotta per la vita, i fallimenti e gli amori di milioni di esseri umani. Greg è un uomo in fuga. Dopo la separazione della moglie e l'allontanamento dalla sua bambina, la vita si è trasformata per lui in un abisso senza fine. Era un giovane studioso di filosofia e un brillante attivista politico all'università di Melbourne, è diventato «un rivoluzionario che ha soffocato i propri ideali nell'eroina», un «filosofo che ha smarrito l'integrità nel crimine», uno dei «most wanted men» australiani, condannato a 19 anni di carcere per rapina a mano armata, catturato e scappato dal carcere di massima sicurezza di Pentridge.‎

‎Forgách András‎

‎Gli atti di mia madre‎

‎br. Accade a volte che una rivelazione possa a tal punto mutare il senso di una storia, da trasformare ogni suo singolo istante in qualcosa di totalmente altro, di tragicamente inaspettato. Dal 2005 fino al 2015 una rivelazione simile ha sconvolto l'esistenza di András Forgách, scrittore, drammaturgo, poeta, membro del Teatro Nazionale di Kecskemét. Dapprima una voce, una chiamata al telefono di qualcuno imbattutosi nella faccenda per puro caso, qualcuno cui è capitato di sfogliare un fascicolo quando l'Ungheria ha aperto gli archivi dei servizi segreti del passato regime comunista. Poi la frequentazione personale di quegli archivi e la lettura diretta dei dossier. Ed ecco emergere la verità che ripugna, che fa gelare il sangue di András Forgách e lo fa svegliare di soprassalto nel cuore della notte: sua madre, la persona in compagnia della quale ha conosciuto la bellezza, la liberalità, la generosità, l'abnegazione, era una «collaboratrice segreta», una minuscola vite, un'ultima rotella di un misero apparato repressivo. Avi-Shaul Bruria si chiamava - un nome dalla musicalità del Vecchio testamento -, nata a Gerusalemme il 3 dicembre 1922 da Lea Yedidya e Avi-Shaul, famoso scrittore israeliano, morta in Ungheria il 30 novembre 1985. Una donna di indiscussa grazia e signorilità, una donna non priva, a detta di molti, di quella bellezza che si deve alla gioia e all'amore incondizionato per la vita. Certo, era un'ebrea di sinistra che aveva conosciuto in gioventù e poi sposato Marceli Friedmann, un ebreo comunista divenuto «il compagno Forgács» una volta che i due si erano trasferiti nell'Ungheria socialista. Ma questo può forse trasformare una madre amorevole che era il firmamento, la volta celeste della sua famiglia, in un'agente che non esita a elargire informazioni persino sui figli e i parenti in nome della sua incrollabile fede nel comunismo?‎

‎Williams Niall‎

‎Quattro lettere d'amore‎

‎br. Nicholas Coughlan ha dodici anni quando Dio parla per la prima volta con suo padre, un impiegato statale di Dublino perennemente vestito di grigio. Il discorso è breve e perentorio: l'uomo deve lasciare il lavoro e dedicarsi anima e corpo alla pittura. A nulla valgono le obiezioni di sua moglie, una donnina piccola e minuta con vivaci occhi castani: William Coughlan, uomo di poche parole, non trova nulla da replicare, se non un laconico «devo». Una parola che si abbatte con brutale violenza sull'esistenza di Nicholas e di sua madre. Su un'isola nell'ovest dell'Irlanda, uno squisito drappo intessuto di luce marina e sabbia, vive Isabel Gore, l'anima gemella di Nicholas, ancora ignara del legame che il destino ha approntato per lei e il figlio di William Coughlan. Dopo la scuola lei e suo fratello Sean, una di quelle creature di cui Dio si serve per svelare la musica del creato, si recano all'altro capo dell'isola dove, nel silenzio e nella bellezza maestosa di quel lembo estremo di terra, possono immaginarsi sovrani di un fantastico regno di violinisti e poeti. Isabel danza sul margine del roccione seguendo le note del fratello, al ritmo sempre più frenetico e vorticoso del violino, fino a quando la musica cessa di colpo. Sean giace a terra, gli occhi arrovesciati e il corpo irrigidito sulla roccia. La musica si è dileguata e lui è rimasto muto e inutile come uno strumento accantonato. La convinzione che sia stata la sua danza selvaggia a causare il male del fratello non abbandonerà mai Isabel, graverà come un peso ineliminabile sulla sua vita e sulle sue successive scelte di giovane donna. Nicholas e Isabel: due anime forti, forgiate da un'infanzia fatta di sogni svaniti e di una sorte crudele, due anime destinate ad amarsi come raramente accade ai comuni mortali.‎

‎Nanetti Angela‎

‎Il figlio prediletto‎

‎br. È una sera di giugno del 1970 in un piccolo paese della Calabria, Nunzio e Antonio hanno vent'anni e si amano, in segreto, da due mesi. Il loro amore si consuma dentro la vecchia Fiat del padre di Antonio, parcheggiata in uno spiazzo abbandonato. Ma, proprio quella notte d'estate, tre uomini incappucciati e armati trascinano Antonio fuori dall'auto, colpendolo fino a quando il giovane non giace a faccia in giù e a braccia aperte, come un Cristo in croce. Tre giorni dopo Nunzio Lo Cascio sparisce dal paese, messo su un treno che da Reggio Calabria lo conduce lontano, a Londra. Il mondo, all'improvviso, gli ha mostrato il volto più feroce, quello di un padre e due fratelli che «gli hanno spezzato le ossa a una a una» per punirlo del suo "peccato". Nulla sembra avere più senso per il ragazzo: la fiducia negli uomini, la speranza di un futuro, la sua stessa identità. Di lui rimane soltanto la foto del campionato del '69, appesa nella pescheria dei genitori, che lo ritrae con tutta la squadra sul campo dopo la vittoria, promessa mancata del calcio. A interrogarsi sulla vita di Nunzio è anni dopo sua nipote Annina, che sente di avere con quello zio mai conosciuto, di cui nessuno in famiglia parla volentieri, inspiegabili affinità. Anche Annina, sebbene in modo diverso, si trova a combattere con un padre violento e prevaricatore e con la stessa realtà chiusa del paese, in cui una ragazza non ha altre possibilità che essere una «femmina obbediente». E, come Nunzio, scoprirà la dolorosa necessità di riprendersi il mondo, ribellarsi ai pregiudizi e lottare per la propria libertà.‎

‎Nguyen Viet Thanh‎

‎I rifugiati‎

‎br. «In un paese dove i beni di proprietà erano l'unica cosa che contasse, non avevamo niente che ci appartenesse, a parte le storie». Così suona un passo contenuto in uno dei magnifici racconti di questo libro che Viet Thanh Nguyen ha voluto dedicare ai «rifugiati sparsi in tutto il mondo». È l'affermazione di una giovane vietnamita, la cui infanzia, in fuga dagli orrori della guerra, è stata segnata dalla drammatica esperienza di un barcone alla deriva e dalla morte del fratello ragazzino. A un certo punto della sua adolescenza negli Stati Uniti, la donna si imbatte nell'esperienza propria di ogni rifugiato: scoprire di non possedere niente, se non le storie, raccontate dai genitori o serbate nel proprio personale ricordo, che mostrano l'impossibilità di voltare le spalle al passato, alle persone e alle cose del vecchio mondo perduto. Come «indumenti abbandonati dai fantasmi», esse riaffiorano inevitabilmente. L'impossibilità dell'oblio che, come un macigno, pesa sulla necessaria ricerca di nuove identità ed appartenenze attraversa da cima a fondo tutte le storie narrate in questo libro. Dal giovane Liem che non riesce più a riconoscere sé stesso nell'istante in cui apprende davvero che cosa significa a San Francisco dire di due maschi che sono una coppia «in senso romantico»; alla proprietaria del New Saigon Market che nella sua bottega, uno dei pochi posti a San Jose dove i vietnamiti possono acquistare il riso al gelsomino e l'anice stellato, vede riapparire i fantasmi della guerra nella persona della signora Hoa, ossessionata dall'idea della vendetta nei confronti dei comunisti che le hanno ucciso il figlio; a James Carver, nero cresciuto in Alabama, che a Quàng Tri, in Vietnam, scopre di aver generato una figlia fuori posto in «un mondo deciso ad assegnare a ciascuno il posto che gli spetta», l'inquieta ricerca di una nuova identità da parte di uomini con «due facce e due menti diverse», già oggetto delle pagine de "Il simpatizzante", riemerge con chiarezza in quest'opera.‎

‎Iczkovitz Yaniv‎

‎Tikkun o la vendetta di Mende Speismann per mano della sorella Fanny‎

‎br. Nel 1894, nelle terre «sul confine» dell'Impero russo, le comunità ebraiche sono in fermento. I pogrom divampano e gli uomini partono. C'è chi raggiunge l'America per aprire la strada alla famiglia a New York; chi finisce a baciare le mezuzot, gli astucci affissi sulle porte delle case degli ebrei, nei bordelli di Kiev; chi si trasferisce in Palestina dove lo aspetta un colpo di sole. Abbandonate tra false promesse e seduzioni ingannevoli, le donne sguinzagliano investigatori alla ricerca dei fedifraghi, per carpire loro almeno una pergamena di divorzio firmata e convalidata secondo la legge religiosa. Mende Speismann no. Rassegnata al suo triste destino di moglie senza marito, Mende si lascia cadere nel fiume Yaselda. Zvi Meir Speismann, il consorte, strambo venditore ambulante che non ha mai mosso un dito per convincere i passanti ad accostarsi al carro delle sue merci, è sparito nel nulla. Prima della sua partenza, Mende credeva di aver toccato il fondo, visto che in casa mangiavano soltanto pane nero e patate non sbucciate. Ora, però, è precipitata in un abisso senza fine. Per sua fortuna, una volta alla settimana Fanny Keismann, la sorella minore, la viene a trovare. Prima di sposarsi, Fanny era una shochetet, una macellala rituale. Aveva ricevuto in dono a dodici anni il suo primo coltello da macellazione dal padre, dimostrando un talento raro in quell'arte che si tramanda in famiglia da generazioni. Da tempo ha ormai riposto i coltelli per dedicarsi al marito e ai cinque figli, ma davanti alla fuga del cognato e alla triste rassegnazione della sorella, Fanny capisce che non può restare con le mani in mano. Una notte, dopo aver baciato i bambini, lascia la sua abitazione e si prepara ad affrontare un lungo viaggio animata da un solo desiderio: arrivare fino a Minsk, dove pare si sia rifugiato ZviMeir, e metterlo in ginocchio. In un crescendo di rocambolesche avventure, coi suoi riccioli biondi e sul volto lo sguardo da wilde chayeb, da bestia selvaggia, Fanny finirà col minare le fondamenta stesse dell'Impero russo.‎

‎Marchitelli Anna‎

‎Tredici canti (12+1)‎

‎br. Nel 1793, a Bicêtre, nei sobborghi di Parigi, Philippe Pinel libera i malati di mente dalle catene e dà vita al «manicomio moderno». Un'istituzione che in Italia sopravvivrà fino al 1978, anno in cui morirà con la legge Basaglia n. 180. Uno dei monumenti italiani di questa istituzione è stato certamente l'ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi di Napoli. Edificio simile a una fortezza che sin dal 1897 si erge in Calata Capodichino, l'ospedale serba al suo interno un archivio di ben sessantamila cartelle cliniche di pazienti rinchiusi tra le sue mura e tra quelle del precedente manicomio provinciale creato nel 1874 nel complesso di San Francesco di Sales. Anna Marchitelli è andata a rovistare in quell'archivio e da quel prezioso scrigno della memoria ha tratto tredici cartelle di folli che ha riscritto intrecciando storia e creazione. Tredici casi di pazienti celebri, come il matematico Renato Caccioppoli, il primo pentito di camorra Gennaro Abbatemaggio, l'anarchica Clotilde Peani e il giovane ribelle Emilio Caporali, e meno celebri, come l'avvocato Virginio Mogliazza morto con i suoi 33 anni distici dopo aver bevuto vino. Tredici canti in cui la follia, con le sue misteriose e divine manifestazioni, illumina il lato oscuro di un secolo.‎

‎Soseki Natsume‎

‎Fino a dopo l'equinozio‎

‎br. Keitaro è un ragazzo romantico, geneticamente insofferente alla mediocrità e con un'ardente passione per l'inusuale. Da quando ha terminato l'università, però, la vita non gli ha concesso nulla di romanzesco. Lo ha portato soltanto a recarsi a casa di sconosciuti per consegnare lettere di raccomandazione e a trascorrere, nella pensione per scapoli in cui dimora, il resto delle ore nell'indolenza più assoluta. Nella pensione vive anche Morimoto, un uomo oltre la trentina di una magrezza impressionante e dall'occupazione misteriosa. Dice di essere stato un marito integerrimo, di aver pescato salmoni in qualche regione di Hokkaido, di aver progettato una società per la produzione dei tappi per gli otri di sake. Da sotto i baffi trasandati narra, insomma, con estremo garbo racconti così strani da poter essere assimilati a storie di fantasmi. Quando rientra dal lavoro, inoltre, non tralascia mai di indossare un abito nuovo fiammante con la giacca dall'ampio bavero, per poi riuscire stringendo in mano uno strano bastone da passeggio di bambù, dall'impugnatura a forma di serpente con la bocca spalancata, come se stesse per inghiottire qualcosa. Un giorno, però, Morimoto scompare all'improvviso senza pagare l'affitto della pensione, lasciando il suo bastone da passeggio là dove lo ha sempre riposto, nel portaombrelli davanti all'ingresso. Sulla scrivania della propria stanza Keitaró trova una lettera in cui l'ex bizzarro ospite della pensione lo esorta ad appropriarsene e a farne buon uso. Un consiglio che si trasforma per il ragazzo in una persecuzione tale da spingerlo a preoccuparsi della sua salute mentale.‎

‎Gravina Fabiola‎

‎Il fossile vivente e la donna dai capelli color mogano‎

‎br.‎

‎Brundi Gian Carlo‎

‎Ricordi di un ragazzo delle cure‎

‎br. Un romanzo autobiografico. Un viaggio nell'infanzia e nella giovinezza di un fiorentino del quartiere delle Cure. Quella evocata dalle pagine è una lontana Firenze, dove il mondo di un bambino è racchiuso in poche vie, tra negozi e ritrovi. Uno sguardo dove quel quartiere, diventato mondo, ci restituisce ritmi e atmosfere della nostra memoria. Ai ricordi di gioco, in cui uno spensierato calcio al pallone riusciva a riempire la giornata, si uniscono quelli più intensi della Seconda Guerra Mondiale, quando il padre del protagonista è costretto a nascondersi per mesi in casa per riuscire a sfuggire alle ronde. Ci arrivano le immagini dei ponti fatti saltare dai tedeschi prima di lasciare la città, delle sirene che suonano e dei rifugi che accolgono le persone in fuga. Firenze cambia negli occhi del protagonista che cresce, diventa bancario, vede l'Arno che cerca di sommergere la città, e osserva la sua vita adattarsi a tutti i suoi cambiamenti.‎

‎Andreaggi Lorenzo‎

‎I trabocchetti del bandino‎

‎br. Un borgo antico e pieno di misteri. Incantesimi, delitti, cattiverie e bontà. Storie sconvolgenti che passano attraverso i secoli fino ad arrivare a noi travolgendo intere famiglie. Tutti i trabocchetti possibili e immaginabili, gli inganni e le amicizie false in un solo piccolo luogo nei pressi di Firenze: il Bandino. Lì il nobile Antonio Alberti dovrà lottare con la storia, tra suore, frati, cunicoli segreti e corone di Francia. Un romanzo pieno di sorprese dove la leggenda si intreccia con la verità storica, partendo dal 250 d.C. per arrivare fino a un lontano e futuribile 3015...‎

‎Ciampi Paolo‎

‎Nel libro, figlio, tu vivrai‎

‎ill., br. Era solo un ragazzo, Ugo, quando nell'estate del 1914 l'attentato di Sarajevo cambiò la storia, dando inizio al più terrificante dei massacri. Un ragazzo cresciuto leggendo "Cuore" di De Amicis e sognando eroi e imprese. Bastarono pochi giorni in trincea per capire cosa era davvero la guerra. E per morire. Rimase un padre che fino alla fine dei suoi giorni curò un libro di ricordi sul figlio, come se in questo modo potesse restituirgli la vita. Rimasero una vicenda da raccontare, un album di fotografie, un nome in famiglia. Ma chi era Ugo? Paolo Ciampi, scrittore da sempre attento a uomini e donne travolti dagli eventi della storia, indaga sulla vita e il mistero di un ragazzo del '99, inseguendo le ricerche svolte da Tania, erede del ricordo e del libro di Ugo. Prima ancora che una biografia, questo è un racconto della Grande Guerra vista da un giovane come tanti. E un libro di viaggio - da Caporetto ai campi di battaglia della Francia, dall'Appennino al Monte Grappa - per ricomporre il mosaico di un'esistenza.‎

‎Teglia Marco‎

‎Il popolo va agli uffizi. Racconti di campagna‎

‎ill., br. "Guerrino Anchioni è un contadino e un bracciante, uno "alla buona". Non è artista o poeta né tantomeno filosofo, eppure si cimenta con Platone, con la Divina Commedia, con la scultura di Michelangelo. Guerrino è 'il Popolo', una figura così affascinante e bizzarra da essere rimasta celebre nei racconti popolari della Valdinievole. Partendo da questo retaggio l'autore dipinge il Popolo nella sua malinconica quotidianità, ritraendolo alle prese con la bicicletta, con la sorella, con Ferragalline e con tutta la colorata popolazione di un paesino toscano dei primi decenni del Novecento. Il caleidoscopio delle sue storie conduce il lettore per uno scenario campestre in cui la dimensione del reale, sfiorando quella del fantastico, evoca il sapore della favola. C'è una vena malinconica in tutto il libro, qua e là increspata dal sorriso, con una sorta di nostalgia per un mondo scomparso. Marco Teglia, poeta e improvvisatore, musicista e cantautore, costruisce il suo libro su un doppio registro sentimentale e comico, passando dall'uno all'altro con facilità e grazia, proprio come nelle sue canzoni." (Adolfo Natalini).‎

‎Corsini Luciano‎

‎Divertite crudeltà. Gialli e assurdi‎

‎br. Nove racconti di amore e mistero, tra fantasia e realtà, dove i sogni più incantevoli si intrecciano con gli incubi più sconcertanti. "Luciano Corsini è un gran signore. Con lo stile del signore, vale a dire togliendosi la polvere dal soprabito con aria disinvolta dopo una sparatoria, ha vissuto molte avventure. Nel mondo intero da uomo libero e sradicato, nel mondo delle Piastre, sulla Montagna pistoiese, da uomo legatissimo alla sua terra. Racconta queste avventure, come se fossero le invenzioni di un affabulatore, ammaliando il suo pubblico che fino alla conclusione della storia dondola fra l'incredulità e la fiducia nel leale narratore." (Francesca Joppolo)‎

‎Coppetti Gianfranco‎

‎Una strada bianca che... Ricordi di un ragazzo del '36‎

‎ill., br. Nei primi anni Quaranta, quando l'autore è ancora un fanciullo, la zona delle Cure conta poche case, e la via Faentina è una strada bianca e sterrata. Lo scenario è quello di un quartiere di periferia, terreno ideale per i giochi di un gruppo di ragazzini scatenati che, nonostante la guerra, mettono a segno le loro birbonate. A interrompere questi giorni di vita spensierata arriveranno anche le bombe, la fame e i soprusi, ma il vero cuore pulsante del libro resta quella quotidianità lontana raccontata con freschezza, originalità e un profondo senso di partecipazione.‎

‎Lotti Daniele‎

‎Il poggio dei cipressi‎

‎br. Ledo Antinelli è un uomo di mezza età che perde il padre a causa di una lunga malattia. L'uomo eredita così una consistente tenuta vicino a Montepulciano che mette in vendita subito, ignaro del fatto che in realtà essa non apparteneva a suo padre, essendo quest'ultimo solo un prestanome. La compravendita viene conclusa con una facoltosa signora americana, ma da quel momento ha inizio una serie di strani eventi, di incidenti, di incontri e di scontri che rendono misterioso e sconcertante lo svolgersi dei fatti. Quando la notizia della rapida conclusione dell'affare giunge ai veri proprietari, infatti, questi decidono di intervenire. Sono uomini potenti nascosti nell'ombra, discendenti di un'antichissima civiltà le cui leggendarie tracce sono nascoste nelle pieghe della storia. All'interno della proprietà, nascosto sotto un poggio di cipressi, è custodito il più sacro monumento del loro glorioso passato che deve essere protetto ad ogni costo...‎

‎Barbolini Sara‎

‎I' campo di' Tantussi. Storia di una famiglia e di un quartiere fiorentino‎

‎br. All'interno di una casa, nel rione fiorentino del Pignone, vive una memoria storica che il tempo non ha portato via. Per tutta l'infanzia, proprio come le favole, una nipote ascolta i racconti della nonna, vissuti proprio in quelle strade. Da grande, quella bambina riunisce le varie generazioni della famiglia per raccontare dall'inizio quella storia, che altrimenti andrà presto perduta. I Tantussi, mezzadri per la famiglia Strozzi già dal 1600, sono ancora ricordati da chi nella zona ha una certa età. Quattro donne, ultime a rammentarsi di un passato remoto, raccontano attraverso i ricordi di famiglia e le proprie esperienze - prima di bambine, poi di donne - quella che è stata la loro vita da fine Ottocento in poi, offrendo una preziosa testimonianza su com'era il quartiere di allora, differente da oggi in tanti aspetti. Da loro nascerà più tardi la nuova generazione: saranno loro, bambini nel Pignone degli anni '50, a portarci crescendo fino ai significativi giorni del dopo alluvione del 1966.‎

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