Il sito di sole librerie professionali

‎Futurisme‎

Main

Topic's parents ***

‎Beaux arts‎
Numero di risultati : 3.691 (74 pagina/e)

Prima pagina Pagina precedente 1 ... 60 61 62 [63] 64 65 66 ... 74 Pagina successiva Ultima pagina

‎Cervi, Annunzio‎

‎Le cadenze di un monello sardo‎

‎Prima edizione. Ottimo esemplare, fresco e pulito all’interno e integro alla copertina (normali lievissimi segni del tempo): condizione molto rara per questo tipo di libro. Rarissima opera prima poetica. L’autore cadde in battaglia sul monte Grappa nell’ottobre 1918, a soli ventisei anni, pochi mesi dopo aver dato alle stampe il volumetto e pochi giorni prima della cessazione delle ostilità. Solo all’occhietto compaiono le date tra parentesi «1915-1917», che alcuni bibliografi integrano sulla riga del titolo. Notevole raccolta di poesie di grande sperimentalismo, con numerosi soluzioni futuriste (es. inserti di cartellonistica a inframmezzare il dettato poetico) e versi paroliberi, «... che Ungaretti le[sse] attentamente» (Diz. Fut. p. 262b). «Dal ridotto corpus della sua opera, al di là delle più evidenti analogie, sicuramente con Ungaretti ma anche con Palazzeschi, si ricava l'immagine di una ricerca già chiaramente orientata nel senso del nuovo [...]. Che operino però spesso congiuntamente suggestioni crepuscolari e più schematiche indicazioni futuriste, non significa che non siano apprezzabili esiti di tutto rilievo e che non si evidenzi una cifra stilistica personale» (Merola, voce del DBI). Annunzio Cervi, sassarese naturalizzato napoletano, fu uno degli ultimi allievi del grande Michele Kerbaker, scomparso nel settembre 1914; dai suoi studi di filologia medievale il poeta acquisì il vezzo a usare in chiave sperimentale «termini che sembrano inventati, ma vengono […] dal serbatoio della lingua italiana tra il finire del medioevo e il Cinquecento» (Tanchis e Pusceddu, p. 24), con esiti di grande modernità e godibilità linguistica. -- Il ‘lascito’ cerviano — a lungo incasellato in una dimensione di poeta/martire, molto parziale, e che solo da poco si incomincia a rileggerein più ampie sfaccettature, come dimostrano le edizioni Chella 2016 e Tanchis-Pusceddu 2018 — giunse inaspettatamente fino ad Antonia Pozzi. Come è noto, la poetessa milanese ebbe un’appassionata e tormentata storia d’amore proprio con il fratello minore di Annunzio, Antonio Maria Cervi, colto professore di latino e greco e insegnante carismatico al Liceo Manzoni di Milano: «Molto evidente nelle prime composizioni di Antonia Pozzi è l’influsso della produzione poetica di Annunzio Cervi, le cui opere le erano evidentemente note attraverso Antonio Maria, che, per quanto schivo, tanto all’interno della scuola quanto al di fuori di essa, era solito parlare molto del proprio fratello e della sua poesia. […] È possibile citare esempi sia delle derivazioni più banali che di quelle più innovative del poeta sassarese nella prima produzione della Pozzi» (Bernabò, Per troppa vita, p. 89-s). In realtà, come hanno dimostrato Tanchis e Pusceddu, il fratello morto di Antonio Cervi, il poeta martire di cui Antonio accusava così tanto l’ingiusta mancanza, fu una vera e propria chiave della storia d’amore tra i due, un sottotesto costante e pervasivo nell’appassionata relazione. Cammarota, Futurismo, 106.5; Id., La Libreria della Diana & C., n. 67; Chella, Cervi: Le cadenze (Genova 2016); Tanchis e Pusceddu, Cervi: Le cadenze e altre liriche e prose (Milano 2018)‎

‎(Dottori, Gerardo, copertina) Antonio Galeazzo Galeazzi‎

‎La danza di Frine‎

‎Edizione originale. CON DEDICA Minime mancanze perimetrali e al dorso muto, per il resto ottimo esemplare impreziosito dalla dedica autografa dell’autore al critico teatrale e poeta crepuscolare Guido Ruberti. Rarissimo libro ornato da quella che è una delle rare apparizione di Gerardo Dottori in qualità di cover designer e illustratore editoriale. Pubblica l’«opera vincitrice del Concorso internazionale (premio Fabiani, L. 12000) bandito per il Teatro del Colore», come dichiarato in quarta di copertina. Dedicato alla memoria di Achille Ricciardi, inventore del Teatro del Colore, scomparso prematuramente proprio nel 1923: «Ricciardi’s theatre was not concerned with everyday life, intrigues and adulterous relationships, but with spiritual themes of a psychological, mystic or cosmic nature. His ideas ran parallel to the theatre reforms promoted by Craig and Appia, the synaesthetic experiments of Late-Symbolist directors such as Lugné-Poë and Paul Fort, and the advanced lighting technology employed by Max Reinhardt at the Deutsches Theater. By 1920, he had moved a few stages beyond the confines of Symbolist theatre without, however, converging towards a Futurist position» (Berghaus). L’autore, umbro, scrittore per il teatro, aveva collaborato con Gerardo Dottori sulle pagine di «Griffa!»; la copertina di Dottori per questo libretto è segnalata come particolarmente significativa sia da Lista che da Duranti, sia in relazione all’aspetto scenografico che in quanto raro esempio della sua attività di illustratore. Duranti, Dottori catalogo generale, p. 317 e n. 1783; Fanelli & Godoli, Il futurismo e la grafica, cap. L’illustrazione, tav. IV n. 10; Berghaus, Futurist Theatre in the 1920s (Historische avant-garde en het theater in het interbellum, Bruxelles 2011, pp. 75-90)‎

‎Burssens, Gaston‎

‎Piano‎

‎Edizione originale. CON DEDICA Esemplare 81/225, ben completo dell’autografo dell’autore alla pagina di giustificazione; proveniente dalla storica collezione di Paul Destribats (1926-2017), uno dei più grandi collezionisti d’avanguardia al mondo; in eccellenti condizioni di conservazione, sia il libro che l’astuccio: rarissimo così. Raro libro d’artista tirato in soli 225 esemplari numerati su pregiata carta Olanda vergata (Hollands Van Gelder). Uno dei capolavori formato libro della “scuola di Anversa (Antwerp)”, quella di Jozef Peeters, Michel Seuphor e la rivista «Hect Overzicht» (1921-1925) ma anche del duo Gaston Burssens – Paul Van Ostayen, fortemente influenzata dalla coeva tipografia olandese. Straordinario esempio di sperimentazione tipografica, uno dei primi a impiegare assai felicemente la tecnica della stampa in sotto-impressione: ciascuna pagina è impreziosita da una parola o uno slogan appositamente disegnato e inciso in linoleum monocolore, a piena o addirittura doppia pagina, con stili che spaziano dal costruttivismo al liberty olandese. «The book was conceived primarily to be enjoyed visually with its beautiful pages that created a dual level of writing: over the verses printed in black ink are set names or words, composed of block capitals in an exuberant variety of colours. The construction of the letters is highly sophisticated, original and inventive, but always under the influence of the free and expressive typography codified and praticed by the Futurists [...]» (Salaris). -- Nel poema, il poeta belga Gaston Burssens — «one of the most idiosyncratic poets the Dutch-speaking region has ever known» (De Ridder) — «played all the keys of contemporary civilization with its discoveries and its myths: from electricity to telephone, from the telegraph to the jazz band, passing through Chaplin, Rosa Luxemburg, Dadaism and Futurism» (Salaris). Salaris, Futurismi nel mondo, pp. 74-79; The Avant-Garde Applied (Madrid 2012), p. 370 n. L384; De Ridder (ed.), Burssens: Alles is mogelijk in een gedicht (2005)‎

‎Buzzi, Paolo‎

‎Il miracolo della parete. Commedia in due sintesi in versi‎

‎Edizione originale. Ottimo esemplare (lievissimi segni del tempo al piatto anteriore, per il resto eccellente). Rarissimo, non registrato nel repertorio futurista di Cammarota e censito in sole quattro copie in ICCU (Sormani, APICE, Casa Lyda Borelli, ICBSA), cui OCLC aggiunge solo la copia del MART. La commedia in versi martelliani (ovvero alessandrini), realizzata nel 1936, fu respinta dall’Ufficio censura del Ministero dell’Interno, come appare dagli archivi (Ferrara, Censura teatrale e fascismo, p. 254). Forse il censore ravvisò delle note stonate nella rappresentazione di una povera famiglia di contadini umbri alle soglie della conquista dell’Etiopia: come dimostrano molti casi assurdi di censura verso la metà degli anni ’30 (si pensi al Talarico de «La fatica di vivere»), era il periodo in cui in Italia non era consentito rappresentare aspetti di ‘vita grama’. In realtà la commedia si chiude sulle note felici ed educative di un libretto di risparmio che arriva a scadenza e risolleva la situazione economica della famiglia (ecco dunque spiegato l’editore), che annuncia la decisione di trasferirsi in Africa: «Seminerem la terra nuova per gl’Italiani | nuovi, di cui sarete il simbolo, domani...». Curioso caso di teatro in versi pubblicitario a scopo progressista. -- Nel 1937, all’interno di una rassegna di «Autori drammatici» sulla rivista del sindatato «Autori e scrittori», compare notizia del «Miracolo della parete, commedia radiofonica in versi»; e nel 1938 — secondo il recente catalogo «La mia anima è musicale» (Milano 2009, p. 84) — essa fu addirittura rappresentata al Teatro degli Arcimboldi. Ma la pubblicazione, senza alcuna data, sembrerebbe da doversi posticipare, poiché nel catalogo di opere buzziane a pagina [2] è citato il «Poema di radio-onde», pubblicato da Vallecchi nel maggio del 1940. La data di edizione ci sembra debba essere dunque collocata tra il 1940 e il 1942, ultimo anno in cui è accertata l’attività editoriale dell’Associazione di Propaganda per il Risparmio e la Previdenza (Editori a Milano: Repertorio, p. 267b), e non già nel 1936, come scrive — sulla scorta di consistenti tesimonianze in letteratura (tra le quali Verdone, Teatro del tempo futurista, p. 98) — il repertorio Gambetti & Vezzosi. Ferrara, Censura teatrale e fascismo, p. 254; La mia anima è musicale (cat. della mostra Milano 2004), p. 84‎

‎(Dottori, Gerardo, copertina) Menotti Saltamerenda e C.A. Sabatini‎

‎Obbedisco. Inno dei Cacciatori delle Alpi. Parole di C.A. Sabatini. Musica di Menotti Saltamerenda‎

‎Edizione originale, emissione formato cartolina. CON DEDICA Eccellente esemplare viaggiato il 22 giugno 1917 e indirizzato dal compositore Menotti Saltamerenda al capitano Guglielmo Fagioli «comandante la 9a compagnia 16° fanteria | Zona Guerra»; elegante firma autografa del compositore. Rarissimo spartito che recupera l’inno garibaldino attualizzandolo all’occasione della prima guerra mondiale. Dedicatoria al colonnello Nicola De Maria del 51° Reggimento Fanteria. Fu pubblicato nel 1917 dalla ditta musicale Ricordi di Milano nel formato classico dello spartito in 4°, autocopertinato di dieci pagine; quindi in questo formato cartolina dove l’intestazione è riprodotta come in facsimile di autografo e lo spartito è ridotto a pura voce. Si tratta dell’esordio assoluto del pittore futurista umbro Gerardo Dottori, che compone un bel quadro puntinista dove già si intravede l’attenzione maniacale alle curvature di luci e colori. Anche il perugino Menotti Saltamerenda (1893-1974; nome di battaglia: SALTA) fece parte del gruppo futurista umbro, «che, di lì a poco, sarebbe entrato in sintonia con le tradizioni garibaldine ancora vive nell’ambiente perugino per la presenza del comando di una Divisione come la “Alpi” (erede diretta del corpo dei Cacciatori delle Alpi, costituito nel 1859 da Garibaldi. Quando cominciarono a spirare venti di guerra, a partire dall’estate del 1914, gli aderenti al gruppo futurista dettero fiato alle corde nazionaliste e interventiste. Il musicista Menotti Saltamernda compose […] “Obbedisco”, contributo diretto all’esaltazione della brigata garibaldina, il cui spartito venne illustrato da Dottori con un’immagine di Garibaldi, colto di profilo e immerso in una veduta montana tra bagliori di luce, divendendo, poi, anche cartolina di propaganda per le truppe» (Duranti). Salaris, Futurismo postale (2019), pp. 109-110 (con qualche imprecisione); Duranti, Dottori catalogo generale, p. 82 e 859; Fanelli & Godoli, Il futurismo e la grafica, cap. L’illustrazione, tav. XXXVII n. 79‎

‎Govoni, Corrado‎

‎L’inaugurazione della primavera. Poesie. Nuova edizione riveduta e corretta‎

‎Prima edizione per Taddei. Discreta firma di possesso al piatto anteriore, per il resto un ottimo esemplare. Seconda edizione, in cui vengono corretti tutti gli errata indicati nella prima. La primavera del titolo viene «inaugurata» con immagini estranee alla primavera classica: si tratta di un avvento nuovo, violento e distruttivo, tanto che l’ultima poesia della raccolta («Guerra») si chiude con il verso futurista: «Viva la guerra!». Cammarota (Futurismo 249.13) la data al 1919, ma non abbiamo trovato riscontri in tal senso. Cammarota, Futurismo, 249.13‎

‎Baldini, Alberto (Daniele Crespi, design) [Quaderni di segnalazione]‎

‎Quaderni di segnalazione 9: L’Esercito dell’anno XII‎

‎Edizione originale. Esemplare eccezionalmente ben conservato. Rarissimo: manca completamente ai repertori istituzionali tipo ICCU e OCLC. Nona uscita del periodico/collana di Bernasconi, una delle più interessanti espressioni del fascismo cosiddetto ‘di sinistra’, stampata dal luglio 1933 («Colpo alla borghesia» di M. Gallian) al 1935 per una decina scarsa di fascicoli. Il progetto, unitario ma articolato in fascicoli monografici su vari temi di attualità tra politica e cultura, trova particolare coesione nel formato quadrotto e nella grafica modernissima, a tratti futur-costruttivista, di Daniele Crespi. -- Il presente quaderno ospita il lungo saggio del Generale Baldini (esperto di teoria e tattica militare che ebbe modo di mettersi in luce già durante la prima guerra mondiale) originariamente pubblicato nel numero di ottobre 1933 della rivista specialistica «Esercito e nazione», seguito da una coda integrativa apparsa nel maggio ’34 sul «Giornale d’Italia». Nelle pagine paratestuali, stampate su leggera carta colorata, articoli degli abituali redattori dei «Quaderni»: Bernasconi (Creare forze antiborghesi), Ernesto Marchiandi (segnato come co-direttore, firma «Elementi per la rivoluzione continua»), Edgardo Sulis (Da guerriero a soldato), Manlio Pompei, V. Branzoli-Zappi, P.M. Bardi (L’architettura delle caserme), Guglielmo Scalise, Amedeo Tosti, Nino Guglielmi, Ugo Manunta (L’utopia del salario giusto), Eugenio Morosini.‎

‎Marinetti, Filippo Tommaso‎

‎Manifesto dei Drammaturghi futuristi [poi noto come «La voluttà d’esser fischiati»] [TERZA TIRATURA]‎

‎Prima edizione, terza e definitiva tiratura. Ottimo esemplare. Non comune terza stampa, definitiva, del manifesto poi noto con il titolo «La voluttà d’esser fischiati». Il manifesto fu pubblicato in una prima stampa con data 11 ottobre 1910, andando a sovrapporsi erroneamente alla data del «Manifesto dei musicisti futuristi» e presto ritirata dalla diffusione. Il testo venne poi riprodotto in «Nuovo Teatro» n. 5-6, a cavallo del 1910-11, con il titolo «Conclusioni futuriste sul teatro», quindi ripubblicato in due tirature apparentemente identiche, entrambe con data «11 gennaio 1911», distinguibili solo per minute varianti tra le quali la sottoscrizione editoriale al piede dell’ultima pagina che legge «Dalla Redazione di “Poesia”» (seconda stampa) e solo «Redazione di “Poesia”» (terza stampa, ovvero la presente). Nella lista dei «Poeti futuristi» in calce all’ultima pagina, in questa ultima stampa manca il nome di Federico De Maria. Tonini, I manifesti del futurismo italiano, 23.2 (con imprecisioni)‎

‎[Paladini, Vinicio, Armando Ghelardini, Umberto Barbaro, Diotima, Talarico et alii]‎

‎La Freccia d’argento: informatore letterario delle Edizioni d’Italia‎

‎Edizione originale. Esemplare viaggiato annullo postale e francobollo conservato; lievissime tracce della piegatura in quattro, per il in eccellenti condizioni di conservazione. Rarissimo numero unico pubblicato dalle Edizioni d’Italia, ultima e definitiva forma assunta dal gruppo romano che ha attraversato gli anni ’20 sotto varie forme — dalla «Bilancia» a «2000»/«Atlas» passando per «La Ruota dentata» — per confluire in questa impresa editoriale ad altissimo gradiente di qualità e innovazione. Un solo esemplare è registrato nel censimento ICCU, quello della Biblioteca Estense di Modena; manca completamente a OCLC. Non abbiamo notizia di copie apparse in asta o in cataloghi di vendita (mancava al catalogo monografico dell’Arengario S.B. dedicato a Paladini), e indice sicuro dell’estrema rarità ne sia il fatto che manca del tutto ai repertori specialistici dedicati all’argomento: nemmeno un accenno, una riga, una sparuta menzione nelle note a piè pagina. -- Fondata nel 1931 dal ventiquattrenne Armando Ghelardini, l’editrice si distinse subito per un programma ben definito e modernissimo, che si affidava sul versante grafico alla spiazzante inventiva di Vinicio Paladini: collana ammiraglia era «Gli scrittori moderni», dove uscirono i racconti di Barbaro (L’essenza del can Barbone), lo «Spettacolo con farsa finale» di Ghelardini, il «Tatuaggio» di Talarico, l’«Orologio innamorato» di Diotima (il nome d’arte scelto da Meletta Bontempelli, moglie di Massimo). Ma «l’intero catalogo delle Edizioni d’Italia è degno di nota» — come segnalava recentemente Giampiero Mughini (Una casa romana, p. 211): la collana «Documenti», sorta di docu-fiction ante litteram dove uscirono Alvaro, Bontempelli, Pudovchin, Bardi (studiata in un recente convegno su «Literature as Document: Generic Boundaries in 1930s Western Literature», Leiden 2019); la rivista «Occidente», pubblicata in dodici quaderni zeppi di letteratura e segnalazioni culturali che non passavano sugli altri periodici italiani dell’epoca, e tanti altri progetti minori rimasti allo stadio iniziale (una collana artistica; una collana dedicata al cinema). -- «La Freccia d’argento», il cui nome fa riferimento proprio all’organizzazione editoriale sintetizzata nelle frecce disegnate da Paladini, offre anzitutto uno spaccato imprescindibile sulla progettualità in corso nell’officina editoriale di Ghelardini: nomi come A. Gide, R. Neumann, E. Settanni, S. Norman, W. Bonsels, R. Bonanni, un libro sulla «Volgarità nell’architettura» di Vinicio Paladini, e molto altro che non vide mai la luce, mentre le Edizioni d’Italia chiudevano i battenti nel 1935, un po’ per i fastidi che recavano al regime, molto per ragioni squisitamente economiche. Ma il foglio è prima di tutto un capolavoro artistico di Paladini, che non a caso apre — come già era accaduto nella «Ruota dentata» — con una prima pagina tutta affidata al maestro italo-russo, dominata da un grande ‘fotomontage’ («L’arte neoclassica, sotto il severo sguardo della critica, lotta contro le scuole di avanguardia») e corredata da un manifesto eccezionale, come già rimarcato assolutamente ignoti agli studiosi: «Teoria e pratica del fotomontage», composto nello stile futurista e visionario dell’ex-immaginista. Nel resto del fascicolo fotoritratti di tutti gli autori, alcuni assai scherzosi; anticipazioni dai romanzi; «La crisi del libro non esiste» di Lucio Ridenti; un altro fotomonage di Paladini a p. 3 (Molly e Betty ridono pensando al 1900); ampia rassegna stampa e presentazioni dei titoli imminenti.‎

‎[Giovane Italia] (direttore Umberto Notari)‎

‎La Giovane Italia. Rivista di combattimento sociale-politico-letterario guidata da Notari. Numero 10‎

‎Edizione originale. Ottimo esemplare. Mensile, poi settimanale (dal 7 nov. 1909), diretto da Umberto Notari dal numero 1 del gennaio 1909 a tutto il 1911. Molto sensibile a tutti i movimenti liminali e rivoluzionari, a partire dal contesto dell’interventismo e del sindacalismo rivoluzionario. In questo fascicolo: «Italia, Austria e Russi» di Salvatore Barzilai; «Un traditore: Romolo Murri» di Italo Vicentini; «Il panico negli eserciti» di S. Collotta; «Nel mondo degli hotels» di Ettore Romano; «Dossi» di G.P. Lucini. Cammarota, Futurismo, Giornali parafut., 3‎

‎Settimelli, Emilio (prefazione di Mario Carli)‎

‎Mussolini visto da Settimelli. Prefazione di Mario Carli. (Autografi fuori testo)‎

‎Edizione originale. Segni d’usura ai bordi della copertina; rinforzo alle prima e ultima carta, sul lato legatura; esemplare mancante della prima carta bianca; per il resto ottimo, a fogli chiusi. Proveniente dalla storica collezione futurista di Sergio Cereda.‎

‎Gambini, Ivanohe‎

‎[Cartolina:] Coppa “Bibesco” [IN ROSSO]‎

‎Documento originale. Ottime condizioni. Virata in rosso. Non comune (Futurismi postali, p. 136: «Il 1934 vede […] innanzitutto l’aeropittura “Coppa Bibesco” […] edita in occasione della XIX Biennale di Venezia in viraggio rosso. Lo stesso soggetto è peraltro rintracciabile in almeno tre diverse tonalità di colore, emesso in differenti periodi, dalla Casa Editrice Boeri […]».‎

‎Bragaglia, Anton Giulio (illustrazioni di Ennio Flaiano, Garretto, Pannaggi, Pompei, Santambrogio, Onorato et alii)‎

‎Jazz Band‎

‎Edizione originale. Esemplare in stato più che buono (dorso normalmente brunito, qualche marginale segno d’usura alla brossura, carte e tagli lievemente bruniti, per il resto pulito e in ordine). Uno dei più importanti libri italiani d’epoca a celebrare la «jazz age» tramite una serie di brillanti prose arricchite da un imponente apparato iconografico originale composto da vignette e tavole disegnate da alcuni dei più moderni illustratori dell’epoca, tra i quali un giovanissimo «Ennio Flajano», ovvero il celebrato scrittore, il quale «bocciato agli esami di licenza nel 1927, l’anno dopo riuscì a ottenere il diploma del liceo artistico, iscrivendosi quindi alla facoltà di architettura, che frequentò svogliatamente per un paio d'anni e infine abbandonò senza conseguire la laurea [...]. Concretamente, dopo l’uscita dal collegio, Flaiano mosse i primi passi nel mondo del teatro figurando, negli anni 1928-29, come aiuto scenografo per il Teatro degli indipendenti di A.G. Bragaglia; si legò di stretta amicizia con Orfeo Tamburi e prese a frequentare l’Osteria del Gambero, il caffè Greco e l’Aragno con i fratelli Mario e Nicola Ciarletta, il pittore Santangelo, il futuro regista Pagliero, il giornalista Antonio Mezio, il poeta Vincenzo Cardarelli, il pittore Mino Maccari, l’amico di tutta la vita» (Alessandra Cimmino, voce DBI, vol. 48, 1997). Gli altri artisti accreditati sono il futurista Pannaggi, Onorato, Garretto, Pompei, Santambrogio, Alfonso Amorelli, Mario Baldassari, Mariano Beovide, Enrico de Rosa, Margaret Hammerschlag e Leopoldo Marchal. Cammarota, Futurismo, n. 56.7‎

‎[Ginna, Arnaldo (Arnaldo Ginanni Corradini) (copertina di)] - Rachilde [Marguerite Vallette-Eymery]‎

‎L'Animale. Romanzo. Versione di Decio Cinti‎

‎Prima edizione italiana. Buon esemplare, data la bassissima qualità tipografica dell'opera. Dorso parzialmente restaurato. Bella copertina figurata di Ginna.‎

‎Petrolini, Ettore‎

‎Abbasso Petrolini. Di U. Ojetti - F. Paolieri - L. D'Ambra - M. Bontempelli - [...]‎

‎Edizione originale. Ottimo esemplare. Rassegna stampa su Petrolini, curata, introdotta e conclusa da scritti dell'autore. Cammarota, Futurismo, Libri di aa. vv., 23‎

‎D'Alba, Auro [Umberto Bottone]‎

‎Cosmpolite 1916-1919‎

‎Edizione originale. CON DEDICA Buon esemplare, brossura macchiata al piatto posteriore. Dedica autografa dell’autore. Raccolta di poesie che raduna la produzione dell'autore successiva al futurismo. «Intrise di avanguardismo sono le opere che egli pubblica in questa fase: “Cosmopolite” (Firenze, Vallecchi, 1920), che costituiscono la sua raccolta poetica più suggestiva [...]» (Diz. Fut., p. 161a).‎

‎Lazzaro, Mimì Maria.‎

‎Cavalcate. Prose liriche‎

‎Proveniente dalla collezione Giampiero Mughini. Ottimo esemplare intonso. Edizione originale molto rara solo un esemplare ad Apice e alla Centrale di Firenze. “...prose d’arte, un vero e proprio diario lirico” (Diz. Fut., p. 634a). Cfr. Cammarota, Futurismo, 268.3.‎

‎Folgore, Luciano [Omero Vecchi]‎

‎Novellieri allo specchio. Parodie‎

‎Edizione originale. CON DEDICA Più che buon esemplare (dorso sgualcito e brunito e carte uniformemente brunite). Dedica autografa dell’autore. Straordinaria antologia di parodie di prosatori coevi, i cui stili Folgore padroneggia splendidamente con la stessa vena satirica che aveva caratterizzato «Poeti allo specchio» e «Poeti controluce». Parodie di D'Annunzio, Pirandello, Deledda, Marinetti, Panzini, Zuccoli, Gotta, Rosso di San Secondo, Sarfatti, Moretti, Vivanti, Milanesi, Brocchi, F. M. Martini, Beltramelli, Ada Negri, Bontempelli e Guido Da Verona.‎

‎Falqui, Enrico‎

‎Il futurismo. Il novecentismo. A cura di Enrico Falqui‎

‎Prima edizione. Ottimo esemplare (fisiologiche mancanze all’unghiatura). Saggio sul futurismo e sul novecentismo, con puntuali analisi su convergenze e divergenze dei due movimenti. Non comune sul mercato.‎

‎De Pisis, Filippo [Luigi Filippo Tibertelli De Pisis]‎

‎Pittura moderna. Conferenza tenuta a Viareggio nel Teatro del Casino la sera di giovedì 29 agosto 1918‎

‎Edizione originale. Ottimo esemplare. Raro scritto sull’«arte moderna» datato in calce «Marina di Pisa, 27 luglio 1918», con numerosi ed acuti riferimenti all’arte contemporanea e all’avanguardia, soprattutto futurista. Ebbe a dirne l’autore, ricordano l’evento nel 1947: «Posso vantarmi di essere stato uno dei primissimi a parlare con rispetto e con comprensione di artisti come De Chirico e Carrà [...]. In una specie di conferenza tenuta al Casino di Viareggio (io entrai alla ribalta in abito grigio e camelia rossa all’occhiello dopo che era uscito dalle quinte Spadaro) illustravo l’opera di pittori che avevano esposto al foyer del teatro, allora ignoti o quasi e ora celebri e ricercatissimi, De Chirico e Carrà fra gli altri. Nel loggione con gli altri pittori era il povero Lorenzo Viani, che venne ad abbracciarmi, brillo più che mai, fra gli applausi del pubblico. Questa conferenza, ora introvabile, fu stampata in opuscolo col titolo di “Pittura Moderna”» (Prose e articoli di Filippo De Pisis, Milano 1947, p. 7). -- «A Firenze, il 25 agosto 1918, De Pisis tenne una conferenza all’Università Popolare di commento alla mostra allestita al Teatro Casino di Viareggio a cui erano presenti De Chirico, Enrico Prampolini, Primo Conti, Carrà, Lorenzo Viani e Fortunato Depero, che aveva contribuito con un numero ingente di opere, tra le quali “Costumi dei balletti russi”, “Ritratto di Clavel” e le Illustrazioni per una novella di Clavel. Riferendosi alle opere esposte, delle quali si accingeva a fornire una carrellata, egli individua alcuni saggi di artisti che reputa riconducibili alla corrente futurista» (Picello, Ricezione del futurismo nella Ferrara di Filippo De Pisis, in Sinestesieonline n. I/2, set.-ott. 2012: 93-106, p. 104s.).‎

‎[Gambini, Ivanhoe (copertina)] Delfino Cinelli‎

‎Raffiche sui grattacieli‎

‎Prima edizione. Ottimo esemplare (lieve piega alla base del piatto anteriore). Discreta firma di possesso a matita alla prima carta. Diario di viaggio romanzato, ambientato a New York. Cinelli aveva scritto a lungo per l’«Eroica» dagli Stati uniti. Splendida copertina di Ivanhoe Gambini che ritrae una città con palazzi accalcati.‎

‎[Paladini] Massimo Bontempelli‎

‎L'Eden della tartaruga. Disegni di Enrico Sacchetti. Coperta e fregi di Carlo A. Petrucci‎

‎Edizione originale. Ottimo esemplare, lievissime mancanze al dorso della sovracoperta. Raccolta di racconti.‎

‎Corra, Bruno [B. Ginanni Corradini]‎

‎Scandalo in provincia. Romanzo‎

‎Edizione originale. Leggermente usurato al dorso, nel complesso un ottimo esemplare. Romanzo incentrato intorno a due amanti (Norina Centi, ventotto anni, e Mariano Brussi, cinquantasette) che arrivano a un’impasse quando lei riceve una proposta di matrimonio da un giovane spasimante. Cfr. Gambetti - Vezzosi, Repertorio 2007, p. 234.‎

‎Folgore, Luciano [Omero Vecchi]‎

‎Poeti controluce. Parodie‎

‎Edizione originale. Firma d’appartenenza coeva all’angolo alto/interno del frontespizio, coperta ma ancora leggibile; per il resto, ottimo esemplare, il n. 12 di una tiratura non specificata numerata a macchina. Prima tiratura, caratterizzata dai seguenti dettagli: non presente la menzione di «prima serie», data 1922 al colophon, prezzo «Lire Sei» in quarta di copertina. Raffinate e ancor oggi divertentissime parodie da Carducci, Pasoli, Rapisardi, Stecchetti, Graf, Pascarella, D’Annunzio, Marradi, De Bosis, Aganoor Pompilj, Orsini, Cena, Orvieto, Cesareo, Trilussa, Giorgieri-Contri, Bertacchi, Chiesa, Pastonchi, Benelli. Il libro ebbe un meritato successo, tanto da portare nel 1926 alla pubblicazione dei «Poeti allo specchio», «seconda serie» di parodie dedicata ai modernisti: Marinetti, Papini, Ungaretti, Moretti, Moscardelli &c. — in contemporanea alla quale si ebbe una ristampa del primo titolo con aggiunta della menzione di «prima serie». Da riscoprire. Cammarota, Futurismo, 208.9‎

‎[Dinamo futurista] Fortunato Depero (su Umberto Boccioni)‎

‎Dinamo futurista. Anno I° - N. 3-4-5 [Numero speciale ... per le Onoranze a Umberto Boccioni] Mensile diretto da Depero sotto l’alto patronato di S.E. Marinetti‎

‎Edizione originale. Esemplare completo del rarissimo pergamino originale semitrasparente a proteggere la copertina. Brunito alla copertina e alle pagine interne, per il resto in condizioni più che buone quando non ottime. Numero 3-4-5 (giugno) del mensile diretto e curato graficamente da Depero, di cui è l’ultima uscita. Di formato e grafica diversa dai precedenti, tirato in un maggior numero di copie in occasione delle Onoranze nazionali a Umberto Boccioni organizzate dal Comune di Milano nelle giornate del 14-16 giugno 1933. Di elevatissima qualità grafica, contiene interventi originali di Marinetti (Il grido di Marinetti), Buzzi (la parolibera: Canzone di Boccioni e il testo Gloria a UB), Russolo, Notari, oltre a ripescaggi segnalati dalla stampa e scelte citazioni boccioniane. Due diagrammi disegnati da Depero, «La storia dell’arte suddivisa da Boccioni o nei seguenti periodi» e «Dall’impressionismo al futurismo», e una scelta iconografia di opere del maestro. Cammarota, Futurismo, Giornali fut., 118; Diz. Fut., pp. 385b-387b; Millefiorini, La pubblicistica futurista nei primi anni Trenta, ad indicem; Salaris, Riviste, pp. 198ss‎

‎Della Porta, Arturo Francesco‎

‎Polemica sul «900»‎

‎Prima edizione. Ottimo esemplare (gora d’acqua alla testa della brossura e del dorso; carte lievemente brunite e piccolissima mancanza marginale al piatto anteriore). Edizione originale che raccoglie diversi interventi militanti dell'autore contro l'arte moderna, incompatibile col gusto fascista. Celebri nella seconda metà degli anni '30 le polemiche tra questi e Marinetti, Somenzi e gli altri esponenti istituzionali del futurismo.‎

‎Franchi, Raffaello‎

‎Formazioni. Contributo a una storia dell’arte contemporanea‎

‎Prima edizione. Ottimo esemplare. Rarissimo, censito in soli quattro esemplari in ICCU, tutti tra Bologna e Firenze. Antologia di brevi e penetranti squarci lirici su Carrà, Cecchi, Morandi, la «pittura metafisica» etc., tutti ripresi da quanto pubblicato su «La Raccolta» (nella rubrica finale «Terrazza»), il mensile letterario-artistico diretto da Raimondi e Bacchelli dal marzo 1918 al febbraio 1919. Come editore, la rivista pubblicò solo due titoli, il presente e la silloge poetica «Luce sulle case» sempre del Franchi. Cammarota, Futurismo, 214.4‎

‎Buzzi, Paolo‎

‎Nostra Signora degli abissi. Romanzo‎

‎Edizione originale. CON DEDICA Ottimo esemplare, in parte intonso, pregiato dalla dedica autografa dell’autore a Delfino Cinelli. «Esaltazione di Milano e della sua storia» («Dizionario biografico degli Italiani») che calca il titolo di «Notre dame de Paris». L’espressione «Nostra signora degli abissi» era già comparsa nell’«Ellisse e la spirale» come titolo di una sezione. Scrisse Buzzi a Ferrieri che «i miei romanzi-poemi “Le Dannazioni”, “Le Beatitudini”, e quello che sto elaborando “Nostra Signora degli Abissi” sono appunto della consacrazioni d'ordine creativo alla modernissima “Voce di Pan”» (Ferrieri, «La radio! la radio? la radio!», Milano 2002, p. 83). Difendolo il «romanzo più valido per mobilità di fantasia, ricchezza d'invenzione e omogeneità stilistica», scrive Ettore Mazzali che «In “Nostra Signora degli abissi” (1935), lo stile corrisponde duttilmente, nell'ambito di una più oculata maturità espressiva, a un raro stato di grazia inventiva. Il Duomo di Milano è trasfigurato in una costruzione pelasgica, in una città sotterranea, che entra in una favolosa osmosi con le città di superficie. […]. L'esemplare stile dannunziano tace; il moto astraente che abbiamo detto futurista assorbe e alimenta la “prosa lombarda”» (Letteratura italiana: I maggiori, 1974, pp. 61-2 e 72-3). Cammarota, Futurismo, 68.30‎

‎Marinetti, Filippo Tommaso, e Azari, Fedele‎

‎Primo dizionario aereo italiano‎

‎Edizione originale, prima emissione. Esemplare in prima emissione con copertina cartonata e fogli di guardia verdi, completa di una rarissima cedola libraria per l’acquisto dell’opera, su carta intestata della «Casa editrice G. Morreale», della misura di 290 x 230 millimetri, stampata in blu solo al recto, riservata alle aziende aeronautiche: «La Ditta ... acquista N.° ... copie del Primo Dizionario Aereo portanti nel verso della copertina una dicitura di propaganda [...]» (cedola riprodotta nel celebre «Le livre futuriste» di Giovanni Lista). Dorso appena scurito e minime mancanze alle cerniere, senza perdite di testo: un esemplare in condizioni molto buone, assai raro a trovarsi così. Primo libro con Fedele Azari in qualità di autore, il «Primo dizionario aereo italiano» fu pubblicato in due emissioni a oggi non correttamente registrate negli usuali repertori specialistici: la presente, di maggior pregio, con una vera e propria rilegatura professionalmente eseguita a regola d’arte, completa di fogli di guardia in carta verde; un’emissione più economica con una finta legatura ottenuta incollando al dorso la carta rosa, come una normale brossura, ma con i piatti rinforzati da un inserto di cartone incollato tra la carta rosa e la prima e ultima carta. Non solo gli esemplari in emissione economica mancano delle sguardie originali in carta verde; dal momento che prima e ultima carta sono incollate al cartone dei piatti, cambia anche la collazione interna: ne risulta un volume che apre con l’occhietto a stampa «Primo dizionario aereo italiano», invece della prima carta bianca (non torna conseguentemente il conto delle pagine iniziali, poiché improvvisamente ne vengono a mancare ben due, e dopo sole 6 pagine non numerate si ha la pagina numero 9), e chiude con l’«Indice» applicato alla terza di copertina. -- Segnalava Glauco Viazzi (Marinetti collaudatore, p. 196 nota 2) che fin dal 1912 Marinetti preferiva «leva di direzione» piuttosto che «cloche» (La battaglia diTripoli, p. 46); un’attenzione assai precoce all’italianizzazione del gergo aviatorio, che lo porta nel 1919 a cominciare un vero e proprio lemmario per gli aviatori, stampato sulle colonne della «Testa di ferro» (il giornale fiumano diretto da Mario Carli). È da qui che dieci anni dopo riparte, portando a compimento l’opera grazie all’aiuto decisivo del geniale Azari, aviatore, editore dell’imbullonato, teorico della flora futurista e del macchinismo, che si tolse la vita nel gennaio 1930. L’intervento marinettiano non va solo in direzione dell’«autarchia della lingua» (per citare un libraccio fascisticheggiante pubblicato nel 1940, e pure prefato da Marinetti), ma anche, e soprattutto, di una risemantizzazione che porti il linguaggio verso nuove frontiere di chiarezza, tecnicismo e vivacità (sono i punti 2-4 del manifesto di presentazione): è declinazione pratica «di quelle (ri-)nominazioni metaforiche del reale, che tanta parte hanno avuto nella strategia futurista» (Viazzi, p. 195). Ne risulta un vero e proprio manualetto tascabile evidentemente destinato, di primo acchito, al pubblico in crescita dell’aeronautica (piloti, tecnici, personale aeroportuale ed aziendale — da cui la cedola che qui alleghiamo), e come tale venne preso molto su serio (si veda la dettagliata recensione su «L’Aerotecnica» n. 10,8, agosto 1929, p. 647-s, firmata nientemeno che dal direttore, l’ingegnere Ettore Pistolesi, pioniere degli studi aerodinamici e tribologici). Ma naturalmente, come pressoché tutti i libri realizzati da Marinetti e dal futurismo, il Dizionario aereo è innanzitutto un libro d’artista, il prodotto di un tipo di comunicazione intrinsecamente ambigua, multilivello, che non solo accetta ma anzi incoraggia molteplici letture: gesto artistico, preparatorio al lancio del «Manifesto dell’aeropittura» — prontuario d’aeropoesia «per contrastare il gergo dannunziano sull’aviazione (per cui l’aereo sarebbe “Il velivolo”)» (Salaris, Futurismo e mito del volo, p. 73) — necessario innesco della celebre frase «noi interveniamo nelle polemiche di stracittà e strapaese col “Primo Dizionario Aereo”, al grido di stracielo!» (Mostra di trentatré artisti futuristi, Milano 1929).‎

‎Bellonzi, Fortunato (copertina di Giovanni Acquaviva)‎

‎A Sant’Elia‎

‎Edizione originale. Eccellente esemplare, fresco, pulito e senza strappi: rarissimo a maggior ragione in queste condizioni. Rarissima placchetta ornata dalla splendida xilografia di copertina, opera dell’artista ligure Giovanni Acquaviva. Nei repertori istituzionali online si trovano solo le copie della Centrale di Firenze e di Apice a Milano; all’estero figura in importantissime raccolte (Getty, Yale, Wolfson, Centre Pompidou). -- Canzone versolibera pubblicata assieme alla raccolta poetica «Le studentesche», anch’essa interamente illustrata dall’artista ligure con la stessa tecnica. Le due edizioni siglate «Edizioni futuriste Pacini» testimoniano l’esistenza di un progetto volto alla pubblicazione di opere futuriste presso lo storico editore-stampatore pisano, non proseguito tuttavia oltre queste due uscite. -- «I primi anni ’30 sono gli anni della piena ribalta futurista di Giovanni Acquaviva, con le sue tavole bianco-nere bidimensionali, geometriche, sintetiche, allungate ed inclinate in prospettive di ascendenza addirittura liberty, oppure risolte in precise e voluttuose curve che guardano Balla e Depero. Di grande impatto e felicità espressiva è la tavola in copertina della placchetta “A Sant’Elia” di Fortunato Bellonzi (1930), realizzata in xilografia, dove curve e linee convivono in un’intensa composizione che combina diverse suggestioni» (I futuristi e l’incisione, p. 94). Cammarota, Futurismo, 31.3; Echaurren, Futurcollezionismo, pp. 45-48; Fanelli & Godoli, Il futurismo e la grafca, p. 118 n. 137; I futuristi e l’incisione (Lucca 2018), n. 102‎

‎Volt [Vincenzo Fani-Ciotti]‎

‎Archi voltaici. Parole in libertà e sintesi teatrali‎

‎Edizione originale. Esemplare genuino in più che buone condizioni di conservazione (copertina brunita, particolarmente ai bordi, e con lievi fioriture ai piatti; piccola mancanza alla testa del dorso, peraltro muto; interno pulito con scuriture in prossimità del margine interno, dovute al naturale invecchiamento della colla editoriale in corrispondenza dell’attaccatura delle tavole ripiegate). Libro molto raro: solo due le localizzazioni istituzionali in Italia secondo il censimento ICCU (Fondazione Primo Conti e Nazionale centrale di Roma), con OCLC che ne aggiunge tre, tutte in importanti biblioteche americane (Harvard, Northwestern, Getty). Straordinaria raccolta di parolibere di grande sperimentalismo tipografico, quattro delle quali in grande formato su tavole ripiegate, con «Deretani di case» che misura ben 605 x 450 mm. L’autore, Vincenzo Fani Ciotti detto «Volt» (1888-1927), proveniva dagli ambienti dell’aristocrazia romana. Ventenne, si batté tra le fila del nascente movimento nazionalista; contrasse la tubercolosi, e durante il soggiorno-cura a Viareggio incontrò Marinetti: risultato ne è la raccolta degli Archi voltaici, «giovanilistica e goliardica, piena di slogan ed annunci del tutto gratuiti … uno dei più begli esempi della tipografia futurista» (Salaris, Marinetti editore). Dopo la guerra e fino alla prematura morte, progressivamente bloccato in casa e quindi a letto, non cessò l’attività pubblicistica, espletatasi nel romanzo fantascientifico-visionario futurista «La fine del mondo» (1921) e soprattutto in una serie di articoli su organi militanti della destra diciannovista («La testa di ferro», «I nemici d’Italia», «La conquista dello Stato», «L’Impero»); nell’alveo del futurismo, sulle colonne di «Italia futurista» e «Roma futurista», Volt espresse non banali posizioni teoriche, soprattutto in merito all’architettura. Cammarota, Futurismo, 491.1; Fanelli e Godoli, Il futurismo e la grafica, p. 55 - pictures 19-21; Salaris, Marinetti editore, pp. 207; Della Casa, Volt futurista (in: Studi storici 2021 n. 2, pp. 495-525).‎

‎[Bruno, Antonio]‎

‎2° messaggio della Gnosi d’Albavilla [...] Canti nuziali di Maria d’Albavilla ad Antonio il Bruno all’alba della Terra nuova. Offerti agli Gnostici il 16° mese della prova d’Antonio d’Albavilla‎

‎Edizione originale. Straordinario esemplare in ottime condizioni, intonso, nello stato di sedicesimo ripiegato. Rarissimo. A partire da 1929 circa, il poeta già futurista Antonio Bruno comincia una serie di pubblicazioni inquadrate nell’ambito dei «Messaggi della Gnosi d’Albavilla», con riferimento a Biancavilla, in provincia di Catania, paese natale. Il primo noto alla letteratura specialistica è il presente, chiamato «2° messaggio». Nell’ambito di questa elaborata costruzione simbolica d’ascendenza biblica, il poeta riversa tutto il suo personale vissuto culturale e affettivo, mascherando nelle parabole gnostiche il milieu del modernismo catanese (tra gli «undici banditori di Gesù» troviamo Giacomo Etna e Vitaliano Brancati) e d’altra parte il suo amore irrisolto per Ada Fedora Novelli, già impersonata da Dolly Ferretti e ora figura mariana. Il «messaggio» è organizzato in dieci momenti, ora in prosa lirica ora in poesia, «... scritti evidentemente in condizioni — diciamo così — di trance ...» (Monastra), datati rispettivamente dall’1 al 22 settembre 1928, col decimo testo del 25 novembre ’28. I successivi messaggi, stando ai titoli, pubblicano o ripubblicano testi di saggistica letteraria quali una versione ridotta della tesi di laurea su Leopardi, una serie di versioni dai ‘Fiori del male’ e una lettura su Flaubert, fino al sesto messaggio ovverosia i «Principii elementari della Gnosi d’Albavilla» (1930). Di grande fascino. -- «Il 1928 è l’anno della deflagrazione mistica, in cui nascono [i] sei messaggi “offerti agli gnostici”, ‘Gnosi d’Albavilla’; il secondo di questi messaggi, ‘Canti nuziali’, è una sorta di “mistico amplesso con il cosmo”, dove l’esperienza dei grafismi avanguardistici del periodo fiorentino riemerge dai margini della memoria letteraria, per rivestirsi di tensioni intimiste e totalizzanti, al di là di qualunque sperimentazione tecnica, ma nell’abbandono alla lettera perché si faccia espressione piena delle titubanti fantasie, in un assoluto deragliamento di pensieri, sensazioni, comportamenti» (Ruta in Diz. Fut.) Cammarota, Futurismo, 61.8; Ruta, Il futurismo in Sicilia, passim; Monastra, L'isola e l'immaginario, p. 30; Diz. Fut. p. 173a‎

‎Bruno, Antonio‎

‎Ritratto dell’amica Morella‎

‎Edizione originale. CON DEDICA Esemplare numerato a mano dall’autore «XVI» (di soli cento), con invio «pel prof. Vincenzo Finocchiaro | omaggio. | Catania 24 febbraio ’24». Sempre di pugno dell’autore, al piede dell’ultima pagina bianca, la seguente sottoscrizione tipografica: «Imprimerie Sociale “L’Italienne” 17. rue St Joseph Paris II». Minuta correzione manoscritta alla pagina d’esergo. Ottime condizioni generali. Rarissima placchetta in prosa, pubblicata nel periodo più fecondo e ispirato dell’autore in un’edizione privata in sole cento copie numerate, apparentemente stampata a Parigi (sia secondo la voce del «Dizionario del futurismo» sia stando all’iscrizione autografa nel presente esemplare — anche se, come ben dimostra il caso dei «Palazzi di Giado», Bruno amava indulgere nella falsificazione artistica). Solo tre copie censite nel censimento ICCU (Biblioteca Bombace, Palermo; Università di Catania e Università di Firenze). Cammarota data con sicurezza «giugno 1924», ma la data della dedica su questo esemplare costringe ad anticipare di pochi mesi l’uscita del libro, che non presenta alcuna datazione, eccetto in calce al testo: «Biancavilla-Catania, Aprile 1919-Maggio 1920». Cammarota, Futurismo, 61.6‎

‎[Pickwick; Antonio Bruno, Giovanni Centorbi, Giacomo D’Artemi, Mauro Ittar, Telesio Interlandi]‎

‎PICKWICK. Quindicinale. Anno I – N. 1 [insieme a:] Anno I – N. 2‎

‎Collezione dei primi due numeri pubblicati. Ottimi esemplari: il primo numero intonso al taglio alto; il secondo numero con invio manoscritto a Giuseppe Prezzolini, Firenze. La brevissima esperienza di “Pickwick” — soli cinque fascicoli pubblicati dal 10 marzo al 10 maggio 1915 — rappresentò il polo del modernismo siciliano alternativo al futurismo di Jannelli, Nicastro e della “Balza”, pubblicata invece a Messina in soli tre fascicoli nel medesimo frangente, da aprile a maggio. -- Il quindicinale — animato dai «pickwickiani» Antonio Bruno (motore dell’iniziativa), Giovanni Centorbi, Giacomo D’Artemi e Mauro Ittar — si presenta come un semplice foglio delle dimensioni della mitica “Lacerba” fiorentina. Sebbene tutti i redattori sostanziano con loro contributi i fascicoli della rivista, l’autentico mattatore è Bruno, che compare anche dietro lo pseudonimo di Pierrot. I suoi «Balocchi» in formato aforis-diaristico (lo stesso stile dei «Quaderni» pubblicati postumi da Vito Sorbello per Sellerio) sono forse tra gli apici della sua produzione. Degne di nota anche le traduzioni: «Brivido d’inverno» da Mallarmé e «Giornali intimi» da Baudelaire. Tra le collaborazioni, Giuseppe Villaroel con due liriche, versi di Francesco Meriano e caricature di Telesio Interlandi. -- «I tre redattori di “Pickwick” [...] tengono sì in gran cale quelli che reputano i loro antenati letterari, da Giacomo Leopardi ai catanesi Giovanni Verga e Federico De Roberto, ma sanno che è il tempo di andare oltre e di sperimentare altro. Ritte ritte le loro antenne sono puntate spasmodicamente su quel che succede a Parigi o in “continente”. I nomi di Stéphane Mallarmé e di Arthur Rimbaud compaiono già nella prima pagina del primo numero di “Pickwick”. Al che uno dei loro abbonati, uomo colto e personaggio ben noto a Catania. si avvicina a uno dei redattori e chiede chi dei tre si celi sotto lo pseudonimo esotico di Mallarmé» (Giampiero Mughini, La collezione, p. 28).‎

‎Guglielmino, Carlo Otto‎

‎Lettera autografa firmata “Carlo”, inviata a un amico studente in Roma‎

‎Interessante lettera dello studente diciannovenne genovese – che diventerà un noto giornalista e scrittore – a un amico romano anch’egli studente. Commenta in loco, con verve e impeto patriottico, vicende legate all’impresa dannunziana di Fiume, a Mussolini, a Marconi, al ministro Carlo Sforza, a Sonnino, al governo ecc. -- «Anzitutto smentisco l’occupazione dannunziana delle isole di Cherso, Veglia e Arbe. L’avanzata avverrà anche verso Buccari, ma nulla è stabilito bene. Negli ultimi discorsi e colloqui del Poeta non si parla che di questo: Spalato e Roma. Sono le due mete infallibili […] sono stato ricevuto dal Duce, che ci ha dato una medaglia […] Per l’arrivo di Guglielmo Marconi si ebbero delle manifestazioni grandiose: lo scienziato illustre, intimo del Poeta, ha giurato fedeltà a noi quale semplice legionario ed ha promesso di impiantare qui una stazione radiotelegrafica. Ho avuto occasione di visitare quel miracolo del suo piroscafo “Elettra” e ne sono rimasto ammiratissimo […] Mi dissero che D’Annunzio fece un’entrata a cavallo così trionfale da ricordare ai vecchi garibaldini presenti l’entrata di liberazione di Garibaldi a Palermo […] Ormai l’impresa è già alla storia e il Grande Condottiero pare al mondo come un Redentore di popoli. […] il Conte Sforza [ministro degli esteri] ormai non vale per noi più nulla in un Ministero mosaico […] E Sonnino senatore? Ah! La potenza giolittiana a che punto arriva! E gli italiani chiudono gli occhi per non vedere mai il doppio volto dei suoi ridicoli e pezzenti governanti […]».‎

‎Acquaviva, Giovanni‎

‎Cartolina pubblicitaria della mostra “Sintassi visuoverbali” con annotazione autografa invita alla Prof.ssa M. Goretti‎

‎Acquaviva, pittore che nel 1919 aveva aderito al movimento futurista, invia all’amica, insieme ai saluti, l’invito all’inaugurazione della sua mostra presso il “Centro Tool di poesia visuale” a Milano in Via Borgonovo 20 a Brera. L’artista, insieme a Carlo Belloli, rappresentò un ponte nell’ambito delle ricerche verbovisuali tra il primo e il secondo Novecento. Nella cartolina sono riportati i punti delle sue “sintassi visuoverbali: […] ritmi […] salite discese centrali […] letture a varia forza rafforzativa: orizzontali+verticali […] lettere diritte e rovesciate […] piegature visuoplastiche” ecc. Curioso un riquadro con la frase stampata in verticale “poema al diritto d’essere poema [parola scritta al contrario]”. La busta reca un timbro, chiaramente provocatorio, “giovanni acquaviva consigliere onorario di corte di cassazione […]”‎

‎Govoni, Corrado‎

‎Rarefazioni e parole in libertà‎

‎Edizione originale. Più che buon esemplare dalla biblioteca di Luce Marinetti, la figlia del fondatore del Futurismo (timbro ex libris al frontespizio). Lieve foxing e brunitura alla copertia; carte interne uniformemente brunite, ma pulite; una piccola gora d’acqua sul lato interno (ca. 1 cm) interessa le prime due pagine; indicazione di «4° migliaio» in quarta di copertina. Uno dei vertici poetico-artistici del futurismo parolibero: «… Il risultato più alto del paroliberismo figurativo futurista», secondo Ester Coen; e per Eugenio Montale «… si ha la netta impressione che il Govoni occasionalmente marinettiano, il Govoni jongleur di immagini sia stato non solo il più rappresentativo ma il più poeticamente vitale» dei futuristi. Nella sezione «Rarefazioni» sono proposte riprodotte ‘e manuscripto’ tavole dove disegno e parole in libertà convivono all’insegna di un voluto e simulato tratto infantile; nella sezione «Parole in libertà» è invece il virtuosismo tipografico a prevalere sul disegno, con alcune delle composizioni parolibere meglio riuscite e più famose della prima stagione futurista. A proposito delle «Rarefazioni» Claudia Salaris ha coniato la definizione di «analogie disegnate che traduc[ono] le immagini poetiche in figurazioni rarefatte, cioè libere dalla zavorra della sintassi e della retorica» (p. 194). -- Corrado Govoni, riconosciuto precursore del crepuscolarismo dei vari Gozzano, Palazzeschi, Corazzini, Moretti, era stato uno dei primi poeti a consegnare piena adesione al futurismo dopo il lancio del manifesto nel 1909; già collaboratore di «Poesia», affidò la sua opera per qualche anno in esclusiva a Marinetti, che divenne senz’altri il suo editore. Tra 1914 e 1915 si consuma tuttavia il divorzio tra «lacerbiani» e futuristi: il movimento perdeva esponenti del calibro di Palazzeschi, che assieme ai fiorentini e alla rinnovata «Voce» di De Robertis andava a costituire un polo di grande attrattiva; in questo contesto incerto e instabile, Govoni aveva già concluso la raccolta che sarà «Inaugurazione della primavera», pubblicata dopo i tentennamenti di Marinetti proprio con «La Voce» derobertisiana; e sta elaborando la sua idea delle parole in libertà (delle quali almeno una, Campana di chiaro di luna, venne proposta in prepubblicazione alla rivista fiorentina). -- Al poeta ferrarese non era sfuggita la profonda e «sconcertante» rilevanza della nuova strada aperta dallo Zang tumb tuuum marinettiano: «… ricevo col più grande piacere il tuo stranissimo sconcertante e affascinante libro che ti pone al di sopra di tutte le letterature. È innegabile che tu porti nella poesia dei valori nuovissimi … e che apri … un meraviglioso orizzonte inesplorato che noi oscuramente presentivamo ma che non avevamo la forza di conquistare», scriveva a Marinetti il 10 maggio 1914. Osservando questo «orizzonte inesplorato» Govoni concepiva un progetto radicale, destinato nelle intenzioni addirittura a spingersi oltre le «solite forme di mattonelle che caratterizzano i libri»: «… il libriccino … l’ho intitolato organetto e ti dico quello che avevo pensato riguardo all’edizione. Di … dare alle pagine interne il formato a compartimenti che si apre e si chiude come quello di un organetto. … La copertina anteriore [dovrebbe] portare oltre una piccola fettuccia di seta rossa [e] a mo’ di manico una fila di bottoni di madreperla per dar l’idea della tastiera dell’organetto. … Così la forma odiosa e odiata del libro solito sarebbe totalmente soppressa. | Perché non fare dei libri che si aprano come organetti macchine fotografiche ombrellini ventagli?» (11 gennaio 1915, a Marinetti). Marinetti editore, tuttavia, non contemplava il «libro d’artista»: il progetto marinettiano nasceva in aperta opposizione alla circolazione chiusa del libro nei circuiti letterari, e in maniera molto evidente non prendeva in considerazione neppure l’elitarismo d’avanguardia insito nel progetto govoniano di «anti-libro» — idea peraltro in discussione in quel momento nel cenacolo dei «fiorentini», e concretizzatasi per esempio nel «Bïf§ZF» di Ardengo Soffici. La raccolta parolibera di Corrado Govoni viene dunque pubblicata con una semplice brossura in carta di grammatura appena superiore a quella usata per la stampa; la legatura è a doppio punto metallico, la più economica possibile, e — dulcis in fundo — il formato è quello dell’in quarto, superiore all’usuale in sedicesimo delle Edizioni di «Poesia»: non la «solita forma di mattonella» ma di certo nemmeno il libriccino a soffietto che aveva in mente il poeta ferrarese. Un bell’esempio della determinazione e della ‘forza tranquilla’ del Marinetti editore. Cammarota, Futurismo, 249.9; Echaurren, Futurcollezionismo, pp. 51-54‎

‎[D’Ambrosio, Vincenzo] Brosìo‎

‎Le faccende che sbriga il destino. Romanzo‎

‎Prima edizione. CON DEDICA Esemplare vissuto alla copertina, con mancanze perimetrali e al dorso; ben conservato all’interno. Firma autografa dell’autore. al’occhietto. Molto raro: tre sole copie nel catalogo SBN. Fittizia l’indicazione di «terza ristampa» all’interno del volume, presente in tutte le copie.‎

‎Acquaviva, Giovanni‎

‎L’essenza del futurismo suo poetico dinamismo italiano fra le filosofie [CON DEDICA]‎

‎Prima edizione. CON DEDICA Ottimo esemplare pregiato dalla dedica autografa dell’autore. Importante saggio preceduto da un Collaudo di Marinetti (Manifesto d’aeropittura futurista Maringuerra). Cammarota, Futurismo, 1.1‎

‎Marinetti, Filippo Tommaso‎

‎Gli aeropoeti futuristi dedicano al Duce il poema di Torre Viscosa. Parole in libertà futuriste di F.T. Marinetti [contiene: La poesia dei tecnicismi. Manifesto futurista]‎

‎Edizione originale. Esemplare in più che buone condizioni, quasi ottime (da segnalare solo la traccia della piega orizzontale e brevissime lacerazioni marginali, senza perdite significative); proveniente dalla prestigiosa collezione futurista di Giampiero Mughini. Non comune strenna fuori commercio nata a celebrare l’inaugurazione del nuovo grande stablimento della SNIA VISCOSA, sorto a Torre Zuino in Friuli e inaugurato il 21 settembre 1938 alla presenza di Mussolini — cui pure è dedicato questo fascicolo. Lo stabilimento rappresentava un’importante mossa industriale per contrastare gli effetti nefasti del blocco sanzionario imposto all’Italia in seguito alla conquista dell’Etiopia. Per risolvere il problema dell’approvvigionamento di cellulosa, «che si ricava da alberi come l’abete, il faggio e il pino, presenti prevalentemente nei paesi del Nord Europa», venne deciso l’impiego di una «canna gentile a ciclo annuale: la ‘Arundo Donax’, da coltivare nel territorio bonificato attorno a Torre Zuino. -- Marinetti collaborava con SNIA almeno dal 1935, quando sulla rivista aziendale apparve il «Poema chimico della luce tessuta»; nel 1937 fu la volta della strenna dedicata al «Poema del vestito di latte», sempre prodotta dalla SNIA e abbellita dalle modernissime tavole di Bruno Munari. Il «Poema di Torre Viscosa» segue quella strenna per quanto riguarda l’impaginato, molto moderno, mentre rinuncia a qualsiasi apparato illustrativo; contiene l’importantissimo manifesto «La poesia dei tecnicismi» e il poema parolibero del titolo. Tutti i testi promozionali per SNIA confluirono infine nel «Poema non umano dei tecnicismi» (Milano: Mondadori, 1940). Echaurren, Futurcollezionismo, pp. 217-219; Cammarota, Marinetti, 211; Tonini, I manifesti del futurismo italiano, 309.2; edizione anastatica cur. Calò Carducci (2011)‎

‎Aa. vv. (D’Albisola, Filla et alii)‎

‎35 Aéropeintres aérosculpteurs aérocéramistes italiens. Sous les auspices de M. Cancellaro D’Alena Comm. Francesco Consul Géneéral d'Italie. Or donnée par Ermanno Libani du Mouvement futuriste italien‎

‎Catalogo originale. Esemplare caratterizzato dalle usuali tracce di ossidazione sparse, dovute facilmente al tipo di carta utilizzato che reagisce molto male a condizioni di umido. Per il resto in ottime condizioni. Catalogo della mostra nella primavera del 1934 all'Hotel Negresco di Nizza. «Préface» di Marinetti, traduzione francese del «Manifesto dell'aeropittura». -- «[...] consistente attenzione alla scultura in ceramica, di realizzazione albisolese: da Tullio, a Torido, a Fillia, da Strada ad Anselmo [a Munari]» (NAF) --L’esposizione, allestita da Tullio D’Albisola e d’intendimento itinerante, ebbe una storia particolare. Le opere (circa 50), che provenivano da una precedente mostra futurista a Livorno, furono inviate presso l’Hotel Negresco, dove Marinetti tenne una conferenza. Da qui furono spostate a Parigi e poi a Bruxelles. Al momento di farle tornare in Italia non c’erano i soldi necessari a pagare il viaggio, per cui rimasero in un deposito. Nel dopoguerra se ne persero le tracce (molti futuristi superstiti le diedero per disperse, o distrutte durante il periodo bellico) finché nel 1984 ricomparvero fortuitamente a Lione. Il gallerista autore del ritrovamento, appurata con l'ausilio di Enrico Crispolti provenienza e autenticità delle tele, organizzò una tornata d'asta in cui furono vendute. L'episodio è stato ricordato da diversi futuristi, tra cui Tullio Crali («a Lione, all’Hotel Sofintel, si fa l'asta di aeropitture futuriste. Dopo cinquant’anni i quadri da noi esposti a Parigi e Bruxelles, mai restituiti, scomparsi, sono venuti a galla e messi subito all'asta. Milioni, milioni, milioni, milioni di beffe per noi, altrettante palanche per gli sciacalli» - cit. in Scudiero e Rebeschini, Futurismo veneto, p. 254) e Osvaldo Peruzzi (cfr. Catalogo generale, p. 98). Nuovi archivi del futurismo I, 1934/9‎

‎[Fillia (Luigi Colombo), direttore; Vetrina futurista]‎

‎Vetrina futurista di letteratura - teatro - arte‎

‎Collezione completa. Esemplari in ottime condizioni (normale brunitura interna e minimi segni del tempo marginali alle copertine, nel complesso comunque assai ben conservate per un tipo di pubblicazione economica difficile da trovare oggi intatta). Pubblicazione periodica organizzata in una «prima serie» (vol. 1) seguita da una «seconda serie» (vol. 2), diretta da Fillia. Molto rara completa. Raccoglie importanti testi teorici e letterari, alcuni in edizione originale, dai maggiori futuristi: Balestrieri, Balla, Benedetta, Bragaglia, Buzzi, Caligaris, Carli, Casavola, Ciuffo, Curtoni, Deamicis, Depero, Dermée, Dottori, Farfa, Fillia, Jannelli, Mortari, Orazi, Prampolini, Reverdy, Russolo, Seuphor, Vasari, Walden, Whisky. «“Vetrina Futurista” raccoglie in diversi volumi le creazioni e le azioni più importanti di tutti i movimenti futuristi. A questo primo volume seguirà immediatamente un secondo dove saranno raccolte le migliori opere degli scrittori futuristi italiani e streanieri. In un terzo volume verranno riprodotti i lavori più importanti dei pittori futuristi» (presentazione a p. [5]). Il terzo volume non vedrà mai la luce. Cammarota, Futurismo, Riviste fut., 90 (con imprecisioni) 2 volumi‎

‎[Poligono]‎

‎Poligono. Rivista internazione d’arte: Bonomi. China. Futuristi [titolo in copertina; al frontespizio: Rivista mensile d’arte diretta da Raffaello Giolli - Anno V - n. 8]‎

‎Edizione originale Ottimo esemplare (normali minimi difetti ai bordi della copertina). Il raro numero V,8 (spesso indicato erroneamente come n. 3, dall’errore in copertina) del mensile di critica d’arte diretto da Giolli dedica ampio spazio ai futuristi, con i contributi «Aeropittura» e «Scenografia». Interessante e originale è l’ampia sezione iconografica, valorizzata dal formato del mensile: 4 tavole recto/verso con 19 immagini in bianco e nero per l’aeropittura; 2 tavole a colori recanti al recto le belle scene di Prampolini per «Prigionieri e Vulcani» di Marinetti (1927) per la scenografia. Nel resto del fascicolo: lettera aperta di Giolli all’On. Farinacci; «Ritratti chinesi» di G. Nicodemi; «L’arte di Carlo Bonomi» di E. Emanuelli. Raro. Salaris, Riviste, p. 554ss. (con imprecisioni)‎

‎Balla, Giacomo‎

‎Mostra del pittore Balla‎

‎Catalogo originale. Lievi tracce di ossidazione al dorso; per il resto più che buon esemplare. Raro catalogo dell’ampia personale alla Galleria del Dipinto di Roma, dal 22 giugno al 2 luglio 1930. Sulla copertina fa bella mostra un disegno, firmato FuturBalla, che rappresenta una vetrina di galleria sovrastata da un intrico di linee geometricamente disposte a triangoli ed esagoni che ‘sorreggono’ il motto «ELEVARSI». Il catalogo si apre con la riproduzione di «Autocaffè», cui segue la prefazione di Marinetti (dall’incipit «Considero il pittore Giacomo Balla come il tipico genio torinese») e l’elenco delle opere nelle sale «Ssst», «Llll» e «Crrr»; in fine riproduzioni dei quadri «Fallimento», «Ciuffelica», «Futurfiore», «La fanciulla della seggiola» e «Pessimista e ottimista». Nuovi archivi del futurismo, I‎

‎Gori, Gino‎

‎Le foglie dell’orologio‎

‎Edizione originale ottimo esemplare “Fu soprattutto l'ispirazione poetica a farsi nel Gori più avvolgente e convinta [...] acquistò nuove sfumature, più allusive, e si dispose su tramature in cui si riscontrano riflessi di G. Pascoli, di G. Gozzano, di C. Govoni, di A. Palazzeschi, raggiungendo talora esito felice, come nelle tre liriche Alla stazione, Ogni giorno così e Limbo, apparse in Le foglie dell'orologio (Roma s.d.), poi riproposte con diverso titolo in Il grande amore (Firenze 1926)” Diz. Bio Treccani. Rara edizione presente in solo tre biblioteche.‎

‎[Sant’Elia] Sartoris, Alberto‎

‎Sant’Elia e l’architettura futurista (influenze e sviluppi)‎

‎Prima edizione. Ottimo esemplare. Raro. Tiratura di 700 copie nella raffinata collana-editrice diretta da Enrico Prampolini. Ultimo testo critico sull’architettura futurista, prima della scomparsa di Marinetti. Contiene 16 riproduzioni di disegni e un ritratto dell’autore (il famoso disegno di profilo, opera di Dudreville nel 1914). Cammarota, Futurismo, 425.7‎

‎Cominetti, Gian Maria (Cirillo e A.G. Santagata illustratori)‎

‎Canti di guerra illustrati da Cirillo G.S. Agostoni e da Anton Giuseppe Santagata: artisti soldati ancora sanguinanti […]‎

‎Edizione originale. Ottimo esemplare (normale uniforme brunitura) completo del “prière d’insérer” in forma di depliant a otto facciate interamente stampate, con un lungo testo di introduzione all’opera. Straordinario libro d’artista dove i versi di Cominetti sono intercalati dalle notevoli e incisive vignette di Cirillo e Santagata, con uno stile, una frequenza e un’impaginazione sorprendente che ricorda quella delle graphic novel. Il poeta celebra la guerra come strumento di liberazione esaltando i grandi avvenimenti del Risorgimento: le cinque giornate di Milano, i Mille, il Benaco e l’Adige, il Carso, il patriota genovese Balilla alias GB Perasso, Roma e il Piemonte... Molto raro. Cammarota, Futurismo, 119.2‎

‎Acquaviva, Giovanni‎

‎Antonio Sant’Elia. Risorgimento delle città demolite d’Italia. Canzone futurista di Acquaviva‎

‎Edizione originale. Eccezionale esemplare proveniente dalle carte dell’autore, Giovanni Acquaviva, e contrassegnato da marginalia e segni d’attenzione che sembrano indicare i toni della declamazione («parl[ato]» - «cant[ato]» etc.). Quasi impercettibili restauri professionali a sanare la normale usura tra le ante; nel complesso in ottime condizioni, conservato in elegante astuccio in mezza tela. Rarissima pubblicazione autoprodotta nel formato efmero del dépliant/manifesto: manca del tutto ai repertori istituzionali online ICCU e OCLC. Brillante esempio della vivace attività messa in campo dal gruppo futurista savonese animato da Acquaviva e Farfa, ultimissimo baluardo di autentica avanguardia futurista nel disperati anni della guerra. L’impaginazione è svolta secondo un rigoroso gusto razionalista, facendo svolgere il testo incolonnato nelle ante interne (nn. [2]-[4]), mentre il titolo corrente si estende in maiuscolo lungo tutta l’estensione del foglio. L’ultima anta di testo (n. [5]), intestata «Ispirazione e dedica», chiude sottolineando lo stretto legame instauratosi tra futurismo e razionalismo nel corso degli anni trenta: «all’odierna morte degli architetti Terragni e Cattaneo | altrettanto di Como combattenti d’innovazione | all’aeropoema Sant’Architettura di Farfa sopra ogni | altro cantore di Sant’Elia». Cammarota, Futurismo, 1.2; Echaurren, Futurcollezionismo, pp. 45-48; Ferro, LA Canzone futurista a Sant’Elia di Acquaviva (in: Resine 119-121, 2009: 90-95)‎

‎Mazza, Armando‎

‎[Dalle «10 [dieci] liriche d’amore»:] Scirocco‎

‎Edizione originale. Ottimo esemplare (uniforme lieve brunitura) stampato in blu. È una delle rarissime «10 Liriche d’amore», cartoline che raccolgono al recto versi liberi e parole in libertà (verso vuoto ad eccezione del modulo «Cartolina postale»), messe in vendita dall’editore Facchi nel 1919: «certamente il primo esempio di un uso poeticamente finalizzato del mezzo postale» (Scudiero, p. 56a). Salaris, Futurismo postale, p. 136-138, n. 5; Cammarota, Futurismo, 319.3; Scudiero, Futurismi postali, 95 (p. 57)‎

‎Pannaggi, Ivo (Luciano Folgore)‎

‎[Ritratto di Luciano Folgore su biglietto intestato]‎

‎Edizione originale. Ottimo esemplare intonso. Raro. Salaris, Futurismo postale, p. 158-9 n. 3‎

Numero di risultati : 3.691 (74 pagina/e)

Prima pagina Pagina precedente 1 ... 60 61 62 [63] 64 65 66 ... 74 Pagina successiva Ultima pagina