|
Boitani Piero
Dieci lezioni sui Classici
8vo, br. ed. pp.265. Libri che «non hanno finito mai di dire quel che hanno da dire», i classici sono davvero «infinitamente futuri». Qui Piero Boitani ci consegna pagine acuminate in cui interroga fra l'altro l'Iliade, il poema della forza e della guerra, anzi di un conflitto cosmico, ma anche della pietà che rende l'uomo civile; l'Odissea, il primo e più affascinante romanzo del mondo; Lucrezio, il quale, dopo che i greci hanno scoperto la meraviglia, il pensiero e la scienza, ne ha fatto poesia straordinaria; Virgilio, che consacra la storia del piccolo villaggio divenuto capitale del mondo; Tacito, che denuncia con forza la natura imperialistica del potere romano; Ovidio, che con le Metamorfosi, poema del continuo divenire, crea il primo grande classico post-moderno.
|
|
Anonimo
Un'altra storia di Roma. Origo gentis Romanae. Testo latino a Fronte
16mo, ril. tela ed. in sovracoperta bianca strisce rosse, "I racconti sulle origini di Roma erano già antichi quando i primi autori della letteratura latina - storici come Fabio Pittore o poeti come Nevio provvidero a fissarli per la prima volta in forma scritta, nella seconda metà del III secolo a.C, e nei secoli successivi hanno continuato senza sosta a evolversi, modificarsi, arricchirsi. È solo il naufragio di questa amplissima produzione letteraria, della quale possediamo oggi soltanto una manciata di frammenti, ad aver artificialmente semplificato il quadro, inducendo l'erronea opinione che la variante infine affermatasi come standard fosse anche l'unica elaborata dalla cultura latina. In realtà, su quel segmento della propria vicenda più remota i Romani avevano lavorato per secoli: e come sempre accade nel caso del mito, questo lavoro aveva prodotto una miriade di varianti, di sviluppi rimasti isolati o invece di tradizioni parallele che convivevano fianco a fianco." (dall'introduzione di Mario Lentano)
|
|
Schachermeyr Fritz
Pericle
8vo, Traduz.di Mauro Tosti Croce. cm.15,5x23, pp.324, 8 tavv.ft. Coll.Profili
|
|
Fezzi Luca
Modelli politici di Roma Antica
8vo, br. ed. 189pp. Quali istituzioni politiche hanno accompagnato e determinato la straordinaria vicenda storica di Roma antica? Che cosa conosciamo del loro funzionamento e della loro evoluzione? Quali sono stati i principali interrogativi della lunghissima tradizione esegetica della quale siamo debitori? In base a quali suggestioni, invece, per secoli si è reinterpretato, attualizzato e, non da ultimo, strumentalizzato il vincente - e avvincente - "modello romano" nelle sue varie declinazioni? Per quali ragioni la comprensione di concetti politici d'indubbia attualità non può prescindere dallo studio di Roma antica? Tenendo presenti questi interrogativi di fondo, l'autore propone una guida sintetica al complesso sistema politico-istituzionale romano: un sistema che, lungi dall'essere morto o troppo lontano, offre ancora molti spunti di riflessione.
|
|
Stuttard David
Nemesis: Alcibiades and the Fall of Athens
8vo, hardcovdr in dj, pp.380. Alcibiades was one of the most dazzling figures of the Golden Age of Athens. A ward of Pericles and a friend of Socrates, he was spectacularly rich, bewitchingly handsome and charismatic, a skilled general, and a ruthless politician. He was also a serial traitor, infamous for his dizzying changes of loyalty in the Peloponnesian War. Nemesis tells the story of this extraordinary life and the turbulent world that Alcibiades set out to conquer. David Stuttard recreates ancient Athens at the height of its glory as he follows Alcibiades from childhood to political power. Outraged by Alcibiades? celebrity lifestyle, his enemies sought every chance to undermine him. Eventually, facing a capital charge of impiety, Alcibiades escaped to the enemy, Sparta. There he traded military intelligence for safety until, suspected of seducing a Spartan queen, he was forced to flee again?this time to Greece?s long-term foes, the Persians. Miraculously, though, he engineered a recall to Athens as Supreme Commander, but?suffering a reversal?he took flight to Thrace, where he lived as a warlord. At last in Anatolia, tracked by his enemies, he died naked and alone in a hail of arrows. As he follows Alcibiades? journeys crisscrossing the Mediterranean from mainland Greece to Syracuse, Sardis, and Byzantium, Stuttard weaves together the threads of Alcibiades? adventures against a backdrop of cultural splendor and international chaos. Navigating often contradictory evidence, Nemesis provides a coherent and spellbinding account of a life that has gripped historians, storytellers, and artists for more than two thousand years.
|
|
Barnes Christopher L. H.
Images and Insults: Ancient Historiography and the Outbreak of the Tarentine War
8vo, br. ed. 170pp. The Pyrrhic War attracted a great deal of attention in antiquity as the first contest between the burgeoning Roman Empire and the powers of the Hellenistic world. While blame for the initiation of hostilities fell squarely upon the polity of the Tarentines, scholars have long been wary of accounts relating how this conflict began. Three episodes set at Taras prove important for the construction both of Roman history and of narratives in antiquity. Approached as a case study of inventio in historiography, this monograph examines the aims and techniques of authors from Polybius to Zonaras in their depictions of the war's onset. No two of our sources offer the same version of events and new details emerge over the course of time. Analysis of the perception of injury, on the part of the Romans and the Tarentines, considers the implications of the æjust' war on the writing of history.
|
|
ZANKER Paul
La città romana
br. ed. pp. 135. "Chi parla di una tipica 'città romana' intende, di norma, una città a pianta ortogonale, come quelle che si incontrano nelle regioni che una volta formavano la parte occidentale dell'Impero". È quasi un paradosso: rispetto a questa struttura, Roma non si presenta affatto come una tipica 'città romana'. Ma è Roma che ha fatto da modello per intere generazioni, in particolare per le più importanti tipologie di edifici pubblici.
|
|
Luciano
Storia Vera, a Cura Di Quintino Cataudella
16mo, br. ed. testo greco a fronte.
|
|
Bignone Ettore, Pres. Vittorio Enzo Alfieri
L'ARISTOTELE PERDUTO E LA FORMAZIONE FILOSOFICA DI EPICURO. 2 Voll
2 volumi, pp.xxvi-672, 521,21 cm. ril. tutta tela ed. sovracoperta trasp. come nuovi
|
|
DUGGAN Alfred
Caio Giulio Cesare
Traduzione di Anacleto Benedetti. Introduzione di Leone Bortone. In-16° gr., pp. 197 (5) (8) cat. edit. Bross. lucida con alette, ritr. b/n di Cesare entro medaglione al piatto ant., soldati romani b/n al piatto post., tit. bianco su riquadro arancio al piatto ant., tit. nero al ds. Segni del tempo alla brossura, dorso leggermente scolorito. Tagli fioriti. Macchie di umidità alle sguardie. sottolin. e note a matita, altrim. ottimo.
|
|
Davies, John Kenyon
Democracy and Classical Greece
8vo - l. ; 308 pages with index, Second Edition;(The art of classical Greece, along with its political and philosophical ideas, had a profound influence on Western Civilization, and here J.K. Davies, Rathbone Professor of Ancient History and Classical Archaelogy, traces the flowering of this extraordinary society, drawing on a wealth of documentary material of houses and graves, sculpture and vases, and writings of historians, orators, biographers, dramatists, and philosophers. It was in the fifth and fourth centuries B.C., that this culture - material, political and intellectual, reached its zenith, but it's also been said that while the Greek states were at their most powerful, it was also the most quarrelsome
|
|
Canfora Luciano
Storici della rivoluzione Romana
8vo, br. ed. pp.80. In 8, cm. 14 x 21, pp. 82 + (6), brossura editoriale illustrata. Collana Saggi n. 16
|
|
Haldon John
L'impero che non voleva morire. Il paradosso di Bisanzio (640-740 d.C.)
8vo, br. ed. pp.420. Se nel VI secolo l'Impero romano d'Oriente era il piú vasto stato nell'Eurasia, appena un secolo dopo esso si era ridotto drasticamente. Circondato da nemici, devastato da conflitti e malattie, sembrava destinato al collasso, ma non fu così, e questo saggio ci spiega tutti i motivi per cui ciò non avvenne. Nel 700 d.C. l'Impero aveva perso tre quarti del suo territorio a vantaggio del Califfato islamico. Ma l'accidentata geografia dei territori rimanenti in Anatolia e nell'Egeo fu strategicamente vantaggiosa, poiché impedì ai nemici di occupare permanentemente le città, rendendoli vulnerabili ai contrattacchi romani. Più l'Impero si riduceva, più si calamitava intorno a Costantinopoli, la cui capacità di resistere ai diversi assedi si rivelò decisiva. Anche i cambiamenti climatici ebbero un ruolo, poiché imposero di diversificare la produzione agricola, aiutando così l'economia imperiale. La crisi costrinse la corte ad avvicinarsi alle classi dirigenti delle province e alla Chiesa. Nonostante le perdite territoriali, l'Impero non patì gravi crisi politiche. Ciò che restava divenne il cuore di uno stato romano cristiano medievale, la cui potente teologia politica predisse che l'imperatore avrebbe infine prevalso contro i nemici, sancendo il dominio mondiale del cristianesimo ortodosso.
|
|
Watts Edward Jay
Mortal Republic: How Rome Fell into Tyranny
8vo, hardcover i dj, In Mortal Republic, prize-winning historian Edward J. Watts offers a new history of the fall of the Roman Republic that explains why Rome exchanged freedom for autocracy. For centuries, even as Rome grew into the Mediterranean's premier military and political power, its governing institutions, parliamentary rules, and political customs successfully fostered negotiation and compromise. By the 130s BC, however, Rome's leaders increasingly used these same tools to cynically pursue individual gain and obstruct their opponents. As the center decayed and dysfunction grew, arguments between politicians gave way to political violence in the streets. The stage was set for destructive civil wars--and ultimately the imperial reign of Augustus. The death of Rome's Republic was not inevitable. In Mortal Republic, Watts shows it died because it was allowed to, from thousands of small wounds inflicted by Romans who assumed that it would last forever.
|
|
A cura G. Vannini
Storia di Apollonio re di Tiro. Testo latino a Fronte
8vo, ril. ed. sovracop. pp443. «Nella città di Antiochia c'era una volta un re di nome Antioco, da cui la città stessa ebbe nome Antiochia.» Così si apre la Storia di Apollonio re di Tiro, per concludersi con un tranquillo «Dopo che fu trascorso il tempo che si è detto, morirono serenamente a conclusione di una felice vecchiaia». Sembrerebbe dunque, dal tono e dall'andamento, una favola con tanto di happy ending. Ma la trama si aggroviglia sin dal principio, dal momento in cui quello stesso Antioco, per tenersi accanto la bellissima figlia - con la quale continua, dopo averla violentata, a commettere incesto -, pone indovinelli irrisolvibili e fatali ai potenziali mariti di lei. E si complica ancora di più quando sulla scena compare Apollonio, che all'indovinello risponde senza esitazione denunciando la verità. La narrazione si fa dunque avvincente e drammatica, piena di avventure e di meraviglia: tempeste, naufragi, pirati e bordelli; morti apparenti e riconoscimenti. Tutti questi ingredienti fanno della "Historia Apollonii regis Tyriun romanzo", l'ultimo dei tre in latino che conosciamo, dopo il Satyricon di Petronio e le Metamorfosi di Apuleio. L'opera appartiene a una tradizione narrativa di ascendenza ellenistica, quella del romanzo serio-idealizzato, del quale sembra costituire un'evoluzione che può essere definita «romanzo di virtù morali». L'Apollonio esalta infatti «le virtù morali dei personaggi e la contrapposizione fra bene e male», ed è «come se l'ideale classico del kalos kai agathos, che sancisce l'equivalenza fra bellezza e nobiltà, fosse stato sostituito da quello dell'agathos kai sophos, che associa la nobiltà all'istruzione». Dietro alla Storia, popolarissima nel Medioevo e nel Rinascimento, già si sentono le voci di Chaucer e di Shakespeare: il quale la trasferirà, cambiando solo i nomi e aggiungendovi il genio, in uno dei suoi più grandi drammi romanzeschi: Pericle, Principe di Tiro.
|
|
Citti Vittorio
Tragedia e lotta di classe in Grecia
8vo, br. ed. pp.306.
|
|
Harper Kyle
l destino di Roma. Clima, epidemie e la fine di un Impero
8vo, ril. ed- sovracop. 520pp. Intrecciando una solida narrazione storica con la scienza del clima e le scoperte della genetica, Kyle Harper evidenzia come il destino di Roma sia stato deciso non solo da imperatori, soldati e barbari, ma anche da eruzioni vulcaniche, cicli solari, instabilità climatica e virus e batteri devastanti. Il racconto prende le mosse dall'apogeo di Roma nel I secolo a.C., quando l'impero sembrava una superpotenza invincibile, fino alla sua completa disfatta nel VII d.C., quando Roma era ormai politicamente frammentata e impoverita. Harper descrive in che modo i Romani cercarono di resistere a un enorme stress ambientale, finché l'impero non fu più in grado di sopportare le sfide combinate di una piccola era glaciale e ricorrenti focolai di peste bubbonica. Riflessione sull'intima relazione dell'umanità con l'ambiente, "Il destino di Roma" offre al lettore una panoramica completa di come una delle più grandi civiltà della storia si sia arresa al peso cumulativo della violenza della natura.
|
|
Bonnefond-Coudry Marianne
Le Sénat de la république romaine : de la guerre d'Hannibal à Auguste,pratiques délibératives et prise de Décision
8vo, couverture rigide, 837 pp.
|
|
MARCONE Arnaldo
Giuliano. L'imperatore filosofo e sacerdote che tentò la restaurazione del Paganesimo
8vo, br. ed. pp.372. Avversario di Costantino, cercò di cancellare le politiche dello zio abolendo il Cristianesimo e tentando una riforma radicale dell'Impero. È al breve regno dell'imperatore Giuliano, al suo tentativo di restaurazione del paganesimo che si deve la caratterizzazione del IV secolo come un'età di conflitto religioso. In realtà è opportuno restituire a questa figura di sovrano tutto il suo spessore, a cominciare da una chiara volontà di riformare alcuni aspetti di criticità della realtà imperiale tardo-antica, come la fiscalità e l'autonomia cittadina. Giuliano avversò decisamente la figura di Costantino, ma non solo per la sua conversione al cristianesimo. Egli ne contestò infatti il modo in cui resse l'Impero nella sua globalità al punto da rendere ammissibile sostenere (Santo Mazzarino) che la storia del IV secolo può essere interpretata alla luce di queste due figure "epocali". In realtà il progetto di governo di Giuliano era ambizioso e di ampio respiro, e ne giustifica la riscoperta, soprattutto in età umanistica e illuministica, che ha esiti significativi che giungono sino ai nostri giorni.
|
|
Brizzi Giovanni
Io, Annibale. Memorie di un Condottiero
8vo, br. ed. pp.363. Un uomo guarda, lontano, le acque dell'Ellesponto; e traccia il bilancio di un'intera esistenza. Annibale ha appena finito di redigere le sue memorie, il testamento spirituale destinato, egli spera, a sopravvivergli e a giustificarlo nell'ora in cui sente approssimarsi la fine. Il Cartaginese ripercorre così il suo passato: l'infanzia in una Cartagine ormai quasi sognata, che non rivedrà mai più; l'agonia di un leone crocifisso visto da bambino; la vocazione militare da subito evidente; l'inflessibile senso del dovere che lo ha spinto su una strada segnata fin dall'inizio. Ora il sogno inseguito da Annibale, nel tragitto dalla Spagna a Crotone, è svanito. Il passaggio delle Alpi, destinato a divenire leggenda, e l'iniziale succedersi di trionfi militari hanno invece rivelato la spaventosa forza di una realtà politica, quella romana, immensamente superiore alla sua Cartagine. Questa forza sta ora dilagando e minaccia di trasformare quel mondo ellenistico che il Cartaginese ama e al quale appartiene. In queste pagine, un vinto nobilissimo ripercorre, con amara sincerità, le tappe di una vita senza uguali.
|
|
Pani Mario
La Politica in Roma Antica. Cultura e Prassi
8vo, br. ed. pp.303.
|
|
Pani Mario
Storia romana e storia Moderna
8vo, br. ed. pp.132. INDICE Prefazione di Mario Pani “Si vis pacem, para bellum” di Giovanni Brizzi L’atto di nascita: la democrazia nell’antica Grecia di Luciano Canfora Intellettuali greci e impero romano: una vicenda attuale di Paolo Desideri L’uomo romano: il politico e l’economico di Daniele Foraboschi La “New Institutional Economics” e l’economia imperiale romana di Elio Lo Cascio Tra antico e moderno. Democrazia e democrazie di Arnaldo Marcone Costituzionalismo antico: la lex de imperio Vespasiani di Mario Pani Strategie imperiali di Sergio Roda L’immigrato e la comunità cittadina: una riflessione sulle dinamiche di integrazione di Elisabetta Todisco Egemonie a confronto: Roma e gli Stati Uniti di Giuseppe Zecchini
|
|
Ennio Quinto, A cura di E. Flores, P. Esposito, G. Jackson
Annali: Vol. 1 - Libri 1-8, Vol. 2, Libri I-VIII Commentari: Vol. 3 Libri 9-18 (Commentari)- Vol. 4: Libri 9-18 (commentari, Seconda parte); Volume 5 Frammenti di collocazione Incerta, in Totale 5 Volumi
5 volumi in 8vo grande, br, ed. Gli Annales erano un poema epico scritto dall'autore latino Quinto Ennio che raccontava, come suggerisce il titolo, la storia di Roma "anno per anno", dalle origini fino al 171 a.C. Ci sono pervenuti in forma incompleta (circa 650 versi su 30.000).
|
|
Bettini Maurizio
Homo sum. Essere «umani» nel mondo Antico
16mo, br. ed. pp.132. Questo libro inizia con un episodio dell'Eneide: il naufragio dei Troiani sulle coste di Cartagine (nei pressi dell'odierna Tunisi, nel canale di Sicilia) mentre sono diretti in Italia. Enea e i suoi vengono accolti dalla regina Didone in nome dell'umanità e del rispetto verso gli dèi, perché le frontiere si chiudono di fronte agli aggressori, non ai naufraghi. Scrive Bettini: «Ci sono troppi dispersi nel mare che fu di Virgilio, troppi cadaveri che fluttuano a mezz'acqua perché quei versi si possano ancora leggere solo come poesia. Sono diventati cronaca». Il libro propone dunque una triplice esplorazione della cultura antica alla luce di ciò che oggi definiamo "diritti umani": per scoprire in Grecia e a Roma alcuni incunaboli della Dichiarazione; per misurare gli scarti che su questo terreno ci separano dalla società e dalla cultura antica; infine per mettere in luce alcune specifiche forme culturali in base alle quali Greci e Romani si ponevano problemi equivalenti a ciò che oggi definiamo diritti umani. Ancora una volta, riflettere sul mondo antico ci aiuta ad orientarci nel presente.
|
|
Quintus Smyrnaeus (Autore), Neil Hopkinson (a cura di)
Posthomerica
16mo, coth in dj, 745pp. Quintus Smyrnaeus Posthomerica, the only long mythological epic to survive in Greek from the period between Apollonius Argonautica (3rd century BC) and Nonnus Dionysiaca (5th century AD), fills in the whole story of the Trojan expedition between the end of Homer's Iliad and the beginning of the Odyssey, which had been treated only episodically by earlier epic and dramatic poets. Composing sometime between the late second and mid-fourth centuries AD, Quintus boldly adapts Homeric diction and style to suit the literary, moral, religious, rhetorical, and philosophical culture of the high Roman Empire, and does not hesitate to diverge from the usual versions of the story in order to craft his own narrative vision. This edition of the Posthomerica replaces the earlier Loeb Classical Library edition by A. S. Way (1913) with an updated text based on that of F. Vian, and fresh translation, introduction, and bibliography that take account of more than a century of intervening scholarship.
|
|
Goldberg Manuwald Edts.
Fragmentary Republican Latin. Ennius, Testimonia. Epic Fragments: 1 , Ennius Dramatic Fragments, Minor Works: 2
2 vols in 16mo, cloth in dj. Quintus Ennius (239?169 BC), widely regarded as the father of Roman literature, was instrumental in creating a new Roman literary identity and inspired major developments in Roman religion, social organization, and popular culture. Brought in 204 to Rome in the entourage of Cato, Ennius took up residence on the Aventine and, fluent in his native Oscan as well as Greek and Latin, became one of the first teachers to introduce Greek learning to Romans through public readings of Greek and Latin texts. Best known for domesticating Greek epic and drama, Ennius also pursued a wide range of literary endeavors and found success in almost all of them. His tragedies were long regarded as classics of the genre, and his Annals gave Roman epic its canonical shape and pioneered many of its most characteristic features. Other works included philosophical works in prose and verse, epigrams, didactic poems, dramas on Roman themes (praetextae), and occasional poetry that informed the later development of satire. This two-volume edition of Ennius, which inaugurates the Loeb series Fragmentary Republican Latin, replaces that of Warmington in Remains of Old Latin, Volume I and offers fresh texts, translations, and annotation that are fully current with modern scholarship.
|
|
Bollici Tito
La giurisprudenza e La vita di Plinio il Giovane
8vo, br. ed. XXXIII + 228 + (1) p.
|
|
Sordi Maria, a Cura Di
Coercizione e mobilità umana nel mondo Antico
8vo, br. ed. L'allontanamento dalle proprie sedi imposto a masse di cittadini per assicurare stabilità al regime vigente o per alleggerire con una nuova colonizzazione la pressione demografica; l'espulsione o la deportazione di elementi indesiderabili, di gruppi etnici o di categorie professionali; la relegazione di individui ritenuti pericolosi, sono tra le cause della mobilità umana che caratterizza il mondo antico.
|
|
Guidorizzi Giulio
Io, Agamennone. Gli eroi di Omero
8vo, be, ed. pp.193. Uomo di potere, abituato a decidere le sorti della sua gente, orgoglioso, superbo, duro, Agamennone è solo nel buio della notte mentre, oltre la prua, scruta l'orizzonte. E ricorda i dieci anni di una guerra sanguinosa che ha visto cadere sul campo di battaglia uomini valorosi e forti, sprezzanti del nemico e del destino. Con uno sguardo meno affascinante di quello di Ulisse e Achille ma più complesso e obiettivo, il re di Micene ci porta dritti al centro del mondo omerico: i suoi eroi, i suoi valori, il suo senso della gloria e della vendetta, dell'amore e della morte. Spinto dal gusto e dal piacere del racconto, e guidato dal rigore filologico, Guidorizzi, attraverso una forma saggistica di tipo narrativo, ricostruisce la storia di una società tribale, in cui ogni uomo agisce dietro l'impulso di una sfida continua con le grandi forze dell'esistere e ci restituisce, dall'interno, il fascino di una cultura che parla a noi di noi.
|
|
Dosi Antonietta
Lotte politiche giochi di potere nella Roma Repubblicana
Storia e documenti. 8vo . Brossura con copertina e alette in carta lucida in ottime condizioni. firma di app. cancellata nell'anteporta bianca. Pagine interne in perfette condizioni. Dorso e legatura fermi. Numero pagine 507
|
|
Valgiglio Ernesto
Silla e La Crisi Repubblicana
8vo, br. ed. firma di app.
|
|
Boitani Piero
Riconoscere è un dio. Scene e temi del riconoscimento nella Letteratura
8vo, tela ed. in sovracoperta, 485pp. Il riconoscimento - l'agnizione dei latini, l'anagnorisis dei greci - è uno dei più grandi scandali della letteratura: ha luogo nell'azione drammatica, nel romanzo, nell'opera, nel cinema, e spesso scrittori maggiori e minori ne hanno fatto uso strumentale all'unico scopo di portare a conclusione la propria opera. È anche, però, un elemento centrale, come già rilevava Aristotele, della tragedia e della narrazione complessa, perché mette in scena l'affiorare della conoscenza: non in un processo teorico astratto, ma nella carne stessa, nei sentimenti, nell'intelligenza, degli esseri umani. Questo libro esplora le scene e i temi del riconoscimento dalla letteratura antica a quella medievale e moderna: da Omero e dalla sua Odissea all'Antico e al Nuovo Testamento; da Eschilo, Euripide e Sofocle a Shakespeare, da Dante a T. S. Eliot; dal "Conte di Montecristo" di Dumas al "Giobbe" di Roth, dal "Giuseppe e i suoi fratelli" di Mann all'"Ulisse" di Joyce. In ogni capitolo a un testo antico fa riscontro una serie di testi moderni, mentre la teoria del riconoscimento segue il percorso parallelo da Platone e Aristotele ai Padri della Chiesa e a Freud. Riconoscere, dice Euripide, è un dio: il deflagrare della conoscenza tra persone che si amano, o si odiano, possiede la forza, la sublimità, l'ilarità che per pochi attimi ci fa provare la vertigine del divino.
|
|
Polara Giovanni
Potere e contropotere nell'antica Roma. Intellettuali, potere, terrorismo e bande armate nell'antica Roma
8vo, br. ed. pp.144. UNIVERSITA' DEGLI STUDI DELLA CALABRIA
|
|
E. Lelli e F. Mosino, a Cura Di
Epitaffi greci. La Spoon River ellenica di W. Peek. Testo greco a Front. Epigrammatae
8vo, rilegatura ed. in sovracop. pp.1632. testo greco a fronte. La civiltà greca, forse più di ogni altra cultura antica, sembra aver avuto una particolare predisposizione a iscrivere quasi qualunque oggetto, prodotto, spazio utili a contenere lettere, frasi, veri e propri testi articolati, finanche componimenti poetici di altissima fattura. Centinaia di migliaia sono le testimonianze di epigrafi che la Grecia antica ci ha lasciato. Fra queste, un posto di rilievo occupano le epigrafi di carattere sepolcrale, e, fra queste, le epigrafi in versi. Commissionate soprattutto dalle famiglie più colte e facoltose, queste testimonianze aprono un orizzonte tutto da scoprire sulla civiltà antica: greca, ma non solo, visto che in lingua ellenica, sentita come la lingua della cultura e della poesia, sono realizzati anche epitaffi per uomini e donne romani, italici, o di altre aree del mondo antico. Sfogliare le "pagine di pietra" di questo affascinante repertorio mette di fronte il lettore a migliaia di individui: uomini e donne, bambini e anziani, che vissero e morirono nelle più diverse situazioni. Mette di fronte il lettore, in una parola, alla vita. I casi che ci rivelano colpiscono, a volte per la drammaticità degli eventi, altre volte per la serenità di chi ha saputo affrontarli, spesso per la disarmante attualità di tante sventure, di allora e di oggi. Testi reali, composti da poeti sconosciuti, per uomini e donne che hanno lasciato in tal modo il loro ricordo nei secoli: anziani che hanno concluso la vita con una vecchiaia serena e giovani morti prematuramente; naufraghi sfortunati e soldati gloriosi; fanciulle appena sposate che Ade ha strappato agli affetti e medici che, dopo aver curato altri, non hanno potuto curare se stessi. Il quadro che emerge dalle oltre duemila testimonianze è quello di una società multiforme e, per molti aspetti, simile alla nostra: una vera e propria Spoon River dell'antichità. Nel 1955 il grande epigrafista tedesco Werner Peek pubblicò la più importante raccolta, a tutt'oggi, di epigrammi sepolcrali greci, dall'età arcaica all'epoca cristiana. In oltre dieci anni di lavoro, Franco Mosino, grecista e linguista scomparso nel 2015, tradusse e commentò, per la prima volta al mondo, la raccolta del Peek. Emanuele Lelli, in collaborazione con un gruppo di studenti del Liceo Tasso di Roma, ne ha curato la revisione, l'aggiornamento e l'introduzione. La Prefazione di Giulio Guidorizzi poi apre orizzonti di lettura suggestivi, antropologici e letterari. Un'opera, dunque, che rende finalmente disponibile al pubblico italiano un materiale imponente per quantità, e particolarissimo per contenuti: un insostituibile strumento per ogni studioso di antichità classiche, ma anche un affascinante viaggio nel quotidiano dei greci, per il lettore curioso di oggi.
|
|
Carlier Pierre
Demostene
8vo, ril. ed. in sovraoperta, brossura, 15x22 cm ca, 284 pp.
|
|
Alexandra Eckert (a cura di), Alexander Thein (editors)
Sulla: Politics and Reception
8vo, hardcover, pp.175. This book brings together an international group of scholars to offer new perspectives on the political impact and afterlife of the dictator Lucius Cornelius Sulla Felix (138?78 B.C.), one of the most important figures in the complex history of the last century of the Roman Republic. It looks beyond the march on Rome, the violence of the proscriptions, or the logic of his political reforms, and offers case studies to illustrate his relations with the Roman populace, the subject peoples of the Greek East, and his own supporters, both veterans and elites, highlighting his long-term political impact and, at times, the limits on his exercise of power. The chapters on reception reassess the good/bad dichotomy of Sulla as tyrant and reformer, focusing on Cicero, while also examining his importance for Sallust, and his characterisation as the antithesis of philhellenism in Greek writers of the Imperial period. Sulla was not straightforward, either as a historical figure or exemplum, and the case studies in this book use the twin approach of politics and reception to offer new readings of Sulla?s aims and impact, both at home and abroad, and why he remained of interest to authors from Sallust to Plutarch and Aelian.
|
|
Galimberti Alessandro
Caracalla
8vo, br. ed. 256pp. Calvo, di bassa statura, ma dotato di un fisico possente, univa doti straordinarie - una notevole resistenza al caldo e al freddo e una capacità fuori dal comune di sottoporsi a esercizi faticosi e prolungati - a un temperamento sanguigno e poco incline al compromesso. Avido di potere e per questo animato da profondo odio prima contro il prefetto del pretorio Plauziano e poi contro il fratello, riuscì a mantenere buoni rapporti con la madre anche dopo la morte di Geta, nonostante ella avesse manifestato le sue preferenze per quest'ultimo. Sebbene si sia tentati di credere il contrario, Caracalla godette di una grande popolarità: fu amato soprattutto dai soldati, legionari e pretoriani, con i quali si dimostrò sempre molto generoso, ma anche dalla plebs, come mostrano in maniera emblematica il successo delle terme ma anche della veste da lui brevettata, il caracallus. Ecco perché - vuoi anche per la pochezza del successore - alla sua morte fu divinizzato e fu rimpianto amaramente.
|
|
Vidal-naquet Pierre, a Cura Di Riccardo Di Donato
Il Mondo Di Omero
8vo, tela in sovracoperta. con 38 tavole f-t. a colori. Si tratta di un "manifesto omerico", un appassionato invito alla lettura. Una sollecitazione a cedere all'assoluta fascinazione dei due grandi poemi che sono alle origini della nostra civiltà. L'una dopo l'altra il libro affronta le grandi questioni di quel mondo; discute il tema dell'identità singola o plurima dell'autore dei due poemi; descrive la geografia dei campi di battaglia, degli itinerari e delle tappe che li scandiscono; esplora il rapporto tra liberi e schiavi; tra Greci e "barbari", tra uomini e donne, tra eroi e dei; esamina il punto di vista omerico sulla guerra, sulla morte, sull'aldilà, sui sortilegi e sul loro potere. E per questa via ripercorre la storia della fortuna moderna dell'"Iliade" e dell'"Odissea".
|
|
Rey Sarah
Le lacrime di Roma: Il potere del pianto nel mondo Antico
8vo, ril. ed. sovracop. pp.220. Tesi di fondo di questo libro è che nell'antica Roma il pianto è alquanto diffuso e accompagna gli avvenimenti della vita pubblica e privata. Si tratta di esercitare un potere politico e simbolico: per aumentare la loro autorità, senatori, imperatori e brillanti condottieri non esitano a versare lacrime. Esse vengono usate nelle piú svariate situazioni: per esprimere la sofferenza del lutto, la volontà di espiazione quando oscuri presagi appaiono minacciosi, la paura di un'esclusione sociale per cui si invoca la tradizione della propria famiglia; per manifestare la propria grandezza d'animo davanti agli sconfitti. L'autrice si sofferma poi sul messaggio politico che le lacrime diffondono, sul momento calibrato in cui compaiono. Esamina con cura testi e tradizioni, sconfessando l'immagine monolitica dei romani come un popolo duro e crudele. Il tema del libro ha un interesse generale, in un momento in cui si recupera lo studio delle emozioni, la loro spontaneità o la loro calcolata esternazione, il loro ruolo nelle traiettorie individuali nelle relazioni interpersonali. Nel gennaio 2016 il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha pianto in pubblico. Sottolineando l'intreccio di forza e debolezza, la stampa si è interrogata: «Obama ha reso accettabile il fatto di piangere in pubblico?» In realtà la novità è meno importante di ciò che lascia intravedere: un'attenzione collettiva verso le lacrime. Il dato che forse colpisce di piú è che tale attenzione nasce da una dimenticanza. Le lacrime un tempo erano frequenti, tanto in pubblico quanto in privato. Nella Roma antica fornivano un ausilio imprescindibile al politico, erano l'arma preferita degli oratori e il mezzo con cui distinguersi dal volgo. Contribuivano anche a veicolare i presagi riguardanti la città. Le lacrime, insomma, scorrevano abbondanti tra i romani. Gli imperatori, il popolo, i senatori, i soldati piangono. I dibattiti pubblici, i processi, le ambasciate, tutto è pretesto per riversare emozioni. Piú dei greci, che già piangevano abbastanza, i romani hanno la lacrima facile. Essi vengono spesso dipinti come conquistatori spietati (e lo erano). Ma se ne mostrano troppo poco i momenti di fragilità. Cosí la (cattiva) reputazione dei romani ha scoraggiato finora qualunque ricerca generale sulle lacrime, mentre i lamenti degli eroi greci hanno fatto versare fiumi d'inchiostro. In questa storia della forza romana al rovescio bisogna accettare di non riconoscersi, di rimanere spaesati. I comportamenti sociali dei romani, tanto spesso punteggiati di lacrime, ci disorientano. Ma fare un passo di lato permette di vedere piú chiaro.
|
|
APULEIO
La Magia
Cm. 18; pp. 211, (5). Tela ed. Sovr. Ill. col. Introduz. traduz. e note di Claudio Moreschini
|
|
Giuliano Imperatore l'Apostata
La restaurazione del Paganesimo
8vo, br,ed. pp.582.
|
|
Licandro Orazio
Augusto e la «res publica» imperiale. Studi epigrafici e Papirologici
8vo, br. ed. X-358 In un'Europa segnata dall'avvento dei fascismi e del nazismo e drammaticamente precipitata nella seconda guerra mondiale, la storiografia contemporanea ha costruito una visione di Augusto e della genesi del principato tanto solida quanto preconcetta e infondata. I saggi raccolti in questo volume forniscono invece una ricostruzione assai diversa, avvalorata soprattutto dai numerosi documenti epigrafici e papirologici di recente rinvenimento. Questi, grazie anche a un serio riesame delle fonti di tradizione manoscritta, contribuiscono alla demolizione dei più radicati luoghi comuni sulle vicende politiche dopo le Idi di marzo del 44 a.C., la persona di Augusto e la sua posizione istituzionale. Ma non solo. La documentazione complessiva mette anche in luce il profondo rapporto tra il princeps e uno dei protagonisti di quella infuocata e tragica fase della storia costituzionale di Roma, Marco Tullio Cicerone, tanto da poter definire il primo come il vero erede politico del secondo e autore di una nuova forma rei publicae in verità delineata nei celeberrimi trattati ciceroniani.
|
|
Marginesu Giovanni
Il costo del Partenone. Appalti e affari dell'arte greca
|
|
Clemente Guido
Guida alla storia Romana
8vo, br. ed. pp.545. Pubblicata per la prima volta nel 1977, la Guida alla storia romana di Guido Clemente ha formato generazioni di studenti e studiosi di antichità, ma soprattutto ha conquistato, con il suo stile narrativo fluido e scorrevole, tantissimi lettori "profani" appassionandoli alla materia. In questa nuova edizione completamente rivista l'autore affronta da diverse angolature l'evoluzione della società romana, tenendo conto dei più recenti indirizzi storiografici e affrontando in primo luogo la questione della documentazione disponibile. Molto spazio è dato agli elementi non "classici" che hanno contribuito alla formazione della civiltà latina, dalla componente italica arcaica a quella orientale, fino al variegato mondo delle province. L'intera civiltà romana, gli eventi, le strutture sociali ci appaiono così come un mondo composito, multiforme, non più monolitico, capace di offrire ancora oggi molte suggestioni per la riflessione politica e per la formazione culturale senza farci tuttavia cadere nell'abusato mito della presunta "perennità" del mondo e dei valori classici.
|
|
Corbeill Anthony
Controlling Laughter: Political Humor in the Late Roman Republic
8vo, br. ed. 251pp. Although numerous scholars have studied Late Republican humor, this is the first book to examine its social and political context. Anthony Corbeill maintains that political abuse exercised real powers of persuasion over Roman audiences and he demonstrates how public humor both creates and enforces a society's norms. Previous scholarship has offered two explanations for why abusive language proliferated in Roman oratory. The first asserts that public rhetoric, filled with extravagant lies, was unconstrained by strictures of propriety. The second contends that invective represents an artifice borrowed from the Greeks. After a fresh reading of all extant literary works from the period, Corbeill concludes that the topics exploited in political invective arise from biases already present in Roman society. The author assesses evidence outside political discourseâ?"from prayer ritual to philosophical speculation to physiognomic textsâ?"in order to locate independently the biases in Roman society that enabled an orator's jokes to persuade. Within each instance of abusive humorâ?"a name pun, for example, or the mockery of a physical deformityâ?"resided values and preconceptions that were essential to the way a Roman citizen of the Late Republic defined himself in relation to his community. Originally published in 1996. The Princeton Legacy Library uses the latest print-on-demand technology to again make available previously out-of-print books from the distinguished backlist of Princeton University Press. These editions preserve the original texts of these important books while presenting them in durable paperback and hardcover editions. The goal of the Princeton Legacy Library is to vastly increase access to the rich scholarly heritage found in the thousands of books published by Princeton University Press since its founding in 1905.
|
|
D'anna Giovanni
Le idee letterarie di Suetonio
8vo, br. ed. timbro di app. altrimenti perfetto.
|
|
Mitchell-Boyask, Robin
Plague and the Athenian Imagination: Drama, History, and the Cult of Asclepius
8vo, br. ed. pp.224. The great plague of Athens that began in 430 BCE had an enormous effect on the imagination of its literary artists and on the social imagination of the city as a whole. In this book, Professor Mitchell-Boyask studies the impact of the plague on Athenian tragedy early in the 420s and argues for a significant relationship between drama and the development of the cult of the healing god Asclepius in the next decade, during a period of war and increasing civic strife. The Athenian decision to locate their temple for Asclepius adjacent to the Theater of Dionysus arose from deeper associations between drama, healing and the polis that were engaged actively by the crisis of the plague. The book also considers the representation of the plague in Thucydides' History as well as the metaphors generated by that representation which recur later in the same work.
|
|
Modrzejewski Mélèze Joseph
The Jews of Egypt from Rameses II to Emperor Hadrian
8vo large Paperback. 279pp. Hellenistic Egypt was the setting for perhaps the first Jewish Golden Age, a time "golden" in Jewish memory as an era of vibrant cultural interaction between the Jews and their gentile hosts. This is the story of the adventures and misadventures of the people of Israel in the land of Egypt the years shrouded in the mists of biblical history under the Pharaohs; the strange intermezzo of the Jewish mercenary detachment on the island of Elephantine on the upper Nile; the apogee of Jewish culture under Ptolemies; and finally, the Jewish community's rapid decline and catastrophic disappearance under Roman rule. Joseph Mélèze Modrzejewski uses scientific analysis to illuminate the reality underlying our image of the past. The biblical accounts and Jewish and pagan literary texts are juxtaposed with discoveries of a century of archaeological and papyrological research that has unearthed the edicts of emperors as well as the humble correspondence of common people. In a tantalizing epilogue, Modrzejewski probes a turning point in Western civilization: the brief but crucial episode when budding Christianity and the Alexandrian Jews parted company.
|
|
Maiullari, Franco
L'interpretazione anamorfica dell'Edipo re. Una nuova lettura della tragedia Sofoclea
8vo, Mm 150x230 Volume cartonato di pp. XVII-482, sovraccoperta editoriale con qualche scoloritura. Prefazione di Oddone Longo.
|
|
Brizzi Giovanni
Ribelli contro Roma. Gli schiavi, Spartaco, l'altra Italia
8vo, br. ed. 231pp- Il nome di Spartaco è legato alla terza e più nota delle guerre cosiddette servili, ribellioni di schiavi e non solo, che afflissero lo Stato romano fra secondo e primo secolo a.C. Il libro mostra come quella guerra sia in realtà l'episodio ultimo di una serie di eventi a sfondo sociale e civile che coinvolsero una «seconda» Italia a lungo emarginata. All'indomani di conflitti che avevano lasciato strascichi spaventosi di rovine, lutti, odio, Spartaco fu colui che, ultimo, riuscì a coagulare attorno a sé lo scontento delle popolazioni meridionali, soprattutto appenniniche, non ancora integrate. Anche se Crasso mise fine alla guerra, Roma, provata, fu infine costretta a cedere pienamente alle richieste degli Italici.
|
|
|