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Otto Walter F.
Teofania. Lo spirito della religione greca Antica
16mo, br. ed. pp.184. Gli dèi non sono frutto di invenzioni, elucubrazioni o rappresentazioni, ma possono soltanto essere sperimentati». Tale era la prospettiva di Walter F. Otto, ribadita in questo libro, che si può considerare il suo lascito: muovendo da una critica serrata alle «posizioni teoriche che continuano a ostacolare la genuina comprensione della religione greca», e lasciando poi risuonare direttamente «la voce del più spirituale e creativo di tutti i popoli ... che ben riusciamo a percepire, purché ci mettiamo in ascolto di quel che hanno da dirci i suoi maggiori testimoni da Omero in poi », Otto ci mostra come i miti siano in realtà autentiche «rivelazioni ontologiche», in quanto nati non già da sogni dell'anima, ma «dalla lucida contemplazione dell'occhio spirituale spalancato sull'essere delle cose». E ci spiega perché gli dèi greci continueranno sempre a parlarci: «Apollo, Dioniso, Afrodite, Ermes e tutti gli altri restano per noi manifestazioni sempre luminose ed estremamente significative. E per quanto possa risultarci difficile credere seriamente in loro, il loro sguardo sublime non cessa di venirci incontro appena ci solleviamo da tutto ciò che è meramente fattuale nelle altezze dove dimorano le forme».
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Alston Richard
Rome's Revolution: Death of the Republic and Birth of the Empire (Ancient Warfare and Civilization)
8vo, 370pp, b&w photos, maps, notes, biblio. Novelized, televised, and endlessly scrutinized by scholars, the fall of the Roman Republic marks one of history s great turning points. Historians have studied the descent of the Republic into civil war as a great political tragedy, a warning from the past about the unsustainability of empires; political scientists have labeled it a parable about militarism, populism, moral decay, or the inevitable corruption of political systems. Yet the familiar story of the Roman Republic s downfall continues to be the story of its elites. What if we started thinking about Roman politics not from the perspectives of Caesar and Cicero, but from the point of view of the soldier, the peasant, or the pauper? In an original account of what he calls Rome s revolution, Richard Alston reinscribes these humble protagonists into their tumultuous era. They, like the ruthless aristocrats they swore allegiance to, were political agents, negotiating their positions in the context of a failed state. Rome s Revolution blends riveting historical narrative with socio-economic analysis, restoring a rich context to the cataclysmic violence of the period. In addition to chronicling the drama of aristocratic rivalries, the book digs beneath the high politics of Cicero, Caesar, Antony and Octavian to examine the problems of making a living in first-century BC Italy. Portraying the revolution as the crisis of a violent society-both among the citizenry and among a ruling class whose legitimacy was dwindling-Rome s Revolution provides new insight into the motivations that drove men to march on their capital city and slaughter their compatriots.
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Reinach Adolphe
Textes Grecs Et Latins Relatifs A L'Histoire de La Peinture Ancienne Publies, Traduits Et Commentés Sous Le patronage de L'Association Des Etudes Grecques Par Adolphe reinach. Avant-propos Par S. Reinach
8vo, toile rouge titres or, pp.viii-429.
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Starr Chester G. A cura di Corrado Petrucelli. Introduz.di Luciano Canfor
Lo Spionaggio Politico Nella Grecia Classica
16mo, br. ed. Un saggio sugli episodi di spionaggio politico nella polis classica. cm.10,5x15,5, pp.185. Un saggio sugli episodi di spionaggio politico nella polis classica. cm.10,5x15,5, pp.185
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Canfora Luciano
La conversione. Come Giuseppe Flavio fu Cristianizzato
8vo, br., pp. 196, cm 16x20. (Piccoli Saggi. 76).
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Giorcelli Bersani Silvia
L'impero in quota. I romani e le Alpi
8vo, tela ed. in sovracoperta. pp. 282.
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Bermejo-Rubio Fernando
L'invenzione di Gesù di Nazareth. Storia e Finzione
8vo, br. ed. Traduzione di Sichel S. e Tramontin E. Torino, 2021; br., pp. 704. (Saggi). (Saggi. Storia). Al tempo dell'imperatore Tiberio, a Gerusalemme, per ordine del prefetto romano Ponzio Pilato, venne crocifisso un ebreo che predicava l'arrivo del regno di Dio. Questo fu l'inizio di un processo che avrebbe finito per presentare Gesù come un essere divino. Il fatto che questa glorificazione sia continuata fino a oggi richiede un esame profondo e uno studio preciso del pensiero critico sull'argomento. Possiamo distinguere la realtà dalla storia che ci è stata tramandata? Il Cristo della tradizione e il Gesù storico hanno qualcosa in comune che la ricerca possa rivelare? In questo volume, solido e documentato, Bermejo-Rubio non solo cerca di districare le due narrazioni su Gesù - quella storica e quella di fede - ma descrive anche nel dettaglio come la moderna storiografia possa tentare di farlo tramite un uso corretto delle fonti. Il libro è quindi una lezione di metodo oltre che un'impressionante dispiego di conoscenze e di erudizione. L'invenzione di Gesù di Nazareth analizza con rigore la figura di Gesù e le vicende del primo cristianesimo a partire dalle fonti antiche, prosegue sottoponendo ad analisi critica la storiografia successiva e giunge fino al tempo presente. Nella sua dettagliata disamina Bermejo-Rubio dimostra come l'intero campo di studi sia stato spesso ingombro di pregiudizi e preconcetti, che ancora oggi pervadono la letteratura di settore. Consapevolmente o meno, il dato storico e quello mitologico si intersecano in maniera complessa, rendendo lo studio della figura di Gesù un compito arduo, ma tanto più necessario in un mondo che si dice secolarizzato
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PASCAL Carlo
LA MORTE E L'ALDILA' NEL MONDO PAGANO
cm.14x21 pp.401, br.cop.fig.a col. Coll.Le Metamorfosi del Sacro.
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Fozio, A cura di Nigel Wilson
Biblioteca
8vo, br., pp. 461, cm 14x22. (Biblioteca Adelphi. 250).piccolo timbro a secco di app. lievi tracce d'uso, altrimenti ottimo.
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Beccari Enrico
Rocci's greatest hits. Le definizioni più strane e divertenti del celebre dizionario Greco
12mo, br. ed. 200pp.divertentissima antologia del famoso dizionario di greco.
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Rocco Marco
I pretoriani. Soldati e cospiratori nel cuore di Roma
8vo, br. ed. A non molta distanza dalla stazione Termini, il profilo urbano di Roma è segnato dalla presenza di imponenti resti, integrati nelle mura della città: è tutto ciò che rimane del perimetro dei castra praetoria, la caserma che alloggiava le coorti pretorie. Ma chi erano i pretoriani? Gli storici antichi, senatori animati per lo più da sentimenti ostili nei confronti del regime imperiale, non esitavano a considerarli lo strumento di repressione utilizzato dai Principi per schiacciare l’antica libertas repubblicana, quando non addirittura una soldataglia interessata soltanto ad accrescere i propri privilegi. Ancora oggi l’immaginario comune, nutrito dalla vulgata di certa fiction, tende a vedere nei pretoriani gli sgherri in uniforme di imperatori crudeli e pazzoidi: una muta di spietati cani da caccia sempre pronti a mordere persino la mano di chi li nutriva. Questo volume si propone di ampliare la visuale sulle fonti, per meglio definire il volto degli uomini – soldati, tutori dell’ordine, funzionari – che marciarono sotto l’insegna dello Scorpione.
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Nixey Catherine
Nel nome della croce. La distruzione cristiana del mondo Classico
8vo, rileg. ed. in sovracoperta. pp. 348. “Nel nome della croce” parla dell’affermazione del cristianesimo nel IV secolo, ma dal punto di vista dei pagani e della cultura greco-romana. Da quella prospettiva, non c’è niente di eroico da celebrare e non mancano i documenti per testimoniarlo. Dalla ricostruzione degli eventi narrata da Catherine Nixey risulta evidente come il mondo classico fosse molto più tollerante di quanto comunemente si pensi e come i primi cristiani, o almeno molti fra loro, fossero molto più intolleranti e - più spesso di quanto ci si aspetterebbe - violenti. L’autrice ci guida nel corso dei secoli cruciali della tarda Antichità, portandoci ad Alessandria, Roma, Costantinopoli e Atene, mostrandoci torme minacciose di fanatici incitati da personaggi che non di rado in seguito saranno chiamati santi. La distruzione di Palmira, il linciaggio della filosofa neoplatonica Ipazia, la chiusura definitiva della millenaria Accademia ateniese e una quantità di altri episodi mostrano un volto nuovo e inaspettato di quei tempi difficili. Quando infine il cristianesimo divenne religione di Stato nell'impero, le leggi finirono l’opera di rimozione della cultura classica, imponendo a tutti la conversione al nuovo credo e condannando all'oblio gran parte della raffinata e antichissima cultura greco-romana. Si aprirono così, di fatto, le porte al millennio oscuro del Medioevo. Sono innumerevoli le opere che abbiamo perduto per sempre a causa del fanatismo profondo che animò quel periodo: magnifiche statue fatte a pezzi, roghi pubblici di libri, templi devastati, bassorilievi divelti, palazzi rasi al suolo. Dal punto di vista cristiano fu il periodo del «trionfo», ma per chi desiderava restare fedele agli antichi culti pagani e allo stile di vita tradizionale fu invece una sconfitta definitiva, al punto che lo scontro frontale tra la cristianità e il mondo classico che risuona in queste pagine non può non richiamare, fatalmente, le cronache dell’odierno Medio Oriente. La storica e giornalista Catherine Nixey ci regala un libro che scuote le coscienze e rovescia le prospettive mentre racconta un trionfo di crudeltà, violenze, dogmatismo e fanatismo là dove non pensavamo esistesse.
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Plutarco
La Vita Felice
8vo, rilegat. tela ed. sovracoperta bianca strisce rosse. Riunendo e traducendo queste sette opere dei "Moralia", Carlo Carena ha voluto rappresentare in sintesi il pensiero di Plutarco sulla felicità. Il razionalismo platonico-stoico di Plutarco, esposto senza eccessive sottigliezze e sempre con piacevolezza di scrittura, è uno degli assi portanti delle scritture morali nella cultura occidentale, ripreso, a volte citato espressamente, da Erasmo, da Montaigne e da Pascal. L'equilibrio interiore e fisico, la discrezione e armonia nelle passioni, il culto della sapienza e il buon uso dell'esperienza. Questo insieme di massime e principi è stata la bussola della cultura umanistica fino ai primi rivolgimenti romantici. Plutarco non è un grande filosofo: non fa che mettere insieme teorie ben note prima di lui, ma il suo successo è dato dalla sua capacità di spiegarle pacatamente, di "raccontarle" attraverso aneddoti, di cavarne aforismi, a volte motti di spirito
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Martinico Nelson (giuseppe Elio ligotti)
Le pergamene di Sertorio. Il romano che sfidò Roma (Dissensi) (ISBN:9788896350645)
8vo, br. ed. - dedica autografa dell'autore. Traiano convoca a palazzo Plutarco: in Spagna sono state rinvenute alcune pergamene preziose perché scritte di proprio pugno dall'oratore e condottiero Quinto Sertorio. L'imperatore incarica lo scrittore e storico greco di mettere ordine in quei documenti risalenti ai I secolo avanti Cristo, sfrondando e limando, per restituire dignità a un grande uomo di Stato condannato all'oblio. E così, attraverso un'autobiografia, Sertorio in prima persona racconta avvenimenti drammatici e affascinanti della sua vita: il legame con la madre e il pedagogo Filostrato, l'educazione rigida, gli studi, le amicizie, l'amore bruciante per Flavia, l'affermazione come oratore nella Capitale. Vicende familiari ed episodi di vita pubblica si intrecciano, sullo sfondo di una Roma spaccata in due fra popolari e aristocratici. Con la dittatura di Siila, al democratico Sertorio non resta che superare Alpi e Pirenei fino alla terra dei suoi antenati materni. Proprio qui l'eroe di Aquae Sextiae, orbo di un occhio, acclamato dal popolo come un nuovo Annibale, diverrà un ribelle contro l'Urbe dando ai suoi partigiani, iberici e non, usi e istituzioni romane, con l'intento non di abbattere la Repubblica, ma solo la corruzione che in essa si annida. Inferii gravissimi danni agli eserciti di Metello e Pompeo, alla fine cade vittima del tradimento.
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Quint David
Epic and Empire: Politics and Generic Form from Virgil to Milton
8vo, br. ed. 433pp. Alexander the Great, according to Plutarch, carried on his campaigns a copy of the Iliad, kept alongside a dagger; on a more pronounced ideological level, ancient Romans looked to the Aeneid as an argument for imperialism. In this major reinterpretation of epic poetry beginning with Virgil, David Quint explores the political context and meanings of key works in Western literature. He divides the history of the genre into two political traditions: the Virgilian epics of conquest and empire that take the victors' side (the Aeneid itself, Camoes's Lusíadas, Tasso's Gerusalemme liberata) and the countervailing epic of the defeated and of republican liberty (Lucan's Pharsalia, Ercilla's Araucana, and d'Aubigné's Les tragiques). These traditions produce opposing ideas of historical narrative: a linear, teleological narrative that belongs to the imperial conquerors, and an episodic and open-ended narrative identified with "romance," the story told of and by the defeated. Quint situates Paradise Lost and Paradise Regained within these rival traditions. He extends his political analysis to the scholarly revival of medieval epic in the late eighteenth and nineteenth centuries and to Sergei Eisenstein's epic film, Alexander Nevsky. Attending both to the topical contexts of individual poems and to the larger historical development of the epic genre, Epic and Empire provides new models for exploring the relationship between ideology and literary form. David Quint is Professor of English and Comparative Literature at Yale University. He is the author of Origin and Originality in Renaissance Literature (Yale) and The Stanze of Angelo Poliziano (Massachusetts).
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Gareth Williams D.
The Curse of Exile: A Study of Ovid's Ibis
8vo, br. ed. 152pp.
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Quint David
Virgils Double Cross: Design and Meaning in the Aeneid
8vo, br. ed. he message of Virgil's Aeneid once seemed straightforward enough: the epic poem returned to Aeneas and the mythical beginnings of Rome in order to celebrate the city's present world power and to praise its new master, Augustus Caesar. Things changed when late twentieth-century readers saw the ancient poem expressing their own misgivings about empire and one-man rule. In this timely book, David Quint depicts a Virgil who consciously builds contradiction into the Aeneid. The literary trope of chiasmus, reversing and collapsing distinctions, returns as an organizing signature in Virgil's writing: a double cross for the reader inside the Aeneid's story of nation, empire, and Caesarism.Uncovering verbal designs and allusions, layers of artfulness and connections to Roman history, Quint's accessible readings of the poem's famous episodes--the fall of Troy, the story of Dido, the trip to the Underworld, and the troubling killing of Turnus-disclose unsustainable distinctions between foreign war/civil war, Greek/Roman, enemy/lover, nature/culture, and victor/victim. The poem's form, Quint shows, imparts meanings it will not say directly. The Aeneid's life-and-death issues-about how power represents itself in grand narratives, about the experience of the defeated and displaced, and about the ironies and revenges of history-resonate deeply in the twenty-first century.This new account of Virgil's masterpiece reveals how the Aeneid conveys an ambivalence and complexity that speak to past and present
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Raphals Lisa
Knowing Words: Wisdom and Cunning in the Classical Traditions of China and Greece
8vo, hardcover in dj, as new. xviii + 273pp., appends., bibliog., index, For the craft of Odysseus and the wisdom of Athena were examples of metis, an elusive cast of mind that ranged from wisdom and forethought to craft and cunning. Although it informed many aspects of Greek society, metis was all but absent from the language of Greek philosophy. Invoking indigenous Chinese debates, Lisa Raphals here examines the role and significance of metic intelligence in classical Chinese philosophy, literature, history, and military strategy.Raphals first examines the range of meanings of the Chinese word zhi. As with the Greek metis, the uses of zhi include "wisdom," "knowledge," "intelligence," "skill," "cleverness," and "cunning." Drawing on parallels between the two traditions, she argues that, in China as in Greece, metic intelligence tacitly informed many aspects of cultural and social life. In China, these included views of the nature of knowledge and language, standards of personal and social morality, and theories of military strategy and statecraft. After surveying representative texts from the Warring States period, Raphals considers the function of metic intelligence as the dominant quality of central characters in two novels from the Ming dynasty, the Romance of Three Kingdoms and Journey to the West. Finally, she compares the treatment of themes of heroism and recognition in the Chinese and Greek narrative traditions.
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Bowersock G. W.
Empires in Collision in Late Antiquity (The Menahem Stern Jerusalem Lectures) (ISBN:9781611683219)
8vo, br. ed. 95pp. based on lectures delivered at the Historical Society of Israel, the famed historian G. W. Bowersock presents a searching examination of political developments in the Arabian Peninsula on the eve of the rise of Islam. Recounting the growth of Christian Ethiopia and the conflict with Jewish Arabia, he describes the fall of Jerusalem at the hands of a late resurgent Sassanian (Persian) Empire. He concludes by underscoring the importance of the Byzantine Empire's defeat of the Sassanian forces, which destabilized the region and thus provided the opportunity for the rise and military success of Islam in the seventh century. Using close readings of surviving texts, Bowersock sheds new light on the complex causal relationships among the Byzantine, Ethiopian, Persian, and emerging Islamic forces.
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Salmon, E. T.
Il Sannio e I Sanniti
8vo, leg. ed. t. tela ottimo, pp. xvi-462. esaurito fuori catalogo.
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Robertson William
I PROGRESSI DELLA SOCIETÀ EUROPEA DALLA CADUTA DELL'IMPERO ROMANO AGLI INIZI DEL SECOLO XVI. .
8vo, br. ed. pp.xxx-296, firma di app. antonio giolitti 1951
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Canfora Luciano
Il Mondo Di Atene
8vo, br., pp. VIII-158, cm 14x21. (Economica Laterza. 640). Da oltre duemila anni, Atene rappresenta molto più che una città nell'immaginario occidentale. Il secolo compreso tra le riforme di distene (508) e la morte di Socrate (399) è diventato modello universale, insieme politico e culturale. Politico perché si ritiene che ad Atene sia stata inventata la democrazia, cioè il regime istituzionale e di governo oggi più diffuso nel mondo. Culturale perché ad Atene fiorirono filosofia, storia, teatro, letteratura, arte e architettura che ancora oggi consideriamo riferimenti obbligati. "Il mondo di Atene" riporta la città alla sua storia, incrinando la sua immagine idealizzata e restituendocela così come emerge dalla ricchezza delle fonti contemporanee. Luciano Canfora smonta la macchina retorica su Atene, dimostrando che i critici più radicali del sistema furono proprio gli intellettuali ateniesi. Eventi centrali dell'intera narrazione sono la parabola dell'impero marittimo ateniese sconfitto da Sparta, la lacerazione che esso determinò nel mondo greco fino a coinvolgere il regno di Persia, la rinascita dell'impero nella medesima area geopolitica, la sua crisi e l'esito inedito, rappresentato dal trionfo dell'ideale monarchico realizzato dall'egemonia macedone
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Canfora Luciano
Il Mondo Di Atene
8vo, cartonato ed. in sovracop. , pp. VIII-158, Da oltre duemila anni, Atene rappresenta molto più che una città nell'immaginario occidentale. Il secolo compreso tra le riforme di distene (508) e la morte di Socrate (399) è diventato modello universale, insieme politico e culturale. Politico perché si ritiene che ad Atene sia stata inventata la democrazia, cioè il regime istituzionale e di governo oggi più diffuso nel mondo. Culturale perché ad Atene fiorirono filosofia, storia, teatro, letteratura, arte e architettura che ancora oggi consideriamo riferimenti obbligati. "Il mondo di Atene" riporta la città alla sua storia, incrinando la sua immagine idealizzata e restituendocela così come emerge dalla ricchezza delle fonti contemporanee. Luciano Canfora smonta la macchina retorica su Atene, dimostrando che i critici più radicali del sistema furono proprio gli intellettuali ateniesi. Eventi centrali dell'intera narrazione sono la parabola dell'impero marittimo ateniese sconfitto da Sparta, la lacerazione che esso determinò nel mondo greco fino a coinvolgere il regno di Persia, la rinascita dell'impero nella medesima area geopolitica, la sua crisi e l'esito inedito, rappresentato dal trionfo dell'ideale monarchico realizzato dall'egemonia macedone
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Canfora Luciano
Cleofonte deve morire. Teatro e politica in Aristofane
8vo, ril. ed. pp.547. Siamo nel pieno della guerra del Peloponneso. Atene rischia la sconfitta. La tensione è altissima: il partito aristocratico vuole accordarsi a qualunque prezzo con Sparta e adottare il modello politico dei vincitori. I democratici vogliono resistere fino alla fine e salvare la costituzione. Cleofonte è il leader della parte democratica ed è l'uomo da abbattere. In questo tumultuoso quadro politico, un ruolo fondamentale lo giocano i drammaturghi. Alcuni di loro intrattengono un rapporto stretto con i gruppi di pressione decisi a scalzare il regime democratico. La commedia si fa, cosi, interprete della 'maggioranza silenziosa', quella che non va all'assemblea popolare, e la sobilla contro i suoi capi presentandoli come mostruosi demagoghi. Aristofane, il commediografo, si fa agitatore politico. La sua grande abilità consiste nel presentarsi come il difensore del popolo agendo, in realtà, per conto di chi intende distruggere il potere popolare. Nella commedia intitolata “Rane” getta la maschera, chiede e auspica la condanna di Cleofonte, accanito oppositore del potere oligarchico; rompendo la finzione scenica fa un vero e proprio comizio, e parla, questa volta apertamente, della bruciante attualità politica.
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Thorsten Oper Ed.
Nero: The Man Behind the Myth
4to, br. ed. 305pp. One of the best known and simultaneously most notorious figures from Roman history, Nero (r. AD 54&;68) is usually characterised as a tyrannical and ineffectual emperor, a ruler who proverbially &;fiddled while Rome burnt&;. However, as new research demonstrates, this reputation is crudely reductive and was carefully crafted in antiquity by hostile elite authors, who envisioned a different form of rule more mindful of the demands of their own social and political class. This publication redresses the balance and provides a more nuanced interpretation of Nero&;s reign and Roman society of the time, reflecting on the traditional perceptions of his rule and revealing the substantial external and internal challenges with which the sixteen-year-old heir to the Roman empire had to contend. Nero&;s rule fell in an extended period of transition and profound social and economic change. The empire had grown rapidly during previous centuries, and an astonishing era of peace and prosperity followed the introduction of one-man rule after decades of bloody civil war under Nero&;s great-great-grandfather Augustus. However, political institutions and elite mindsets were slow to adjust to the resulting rise of former outsiders, people from the provinces and freed slaves. The book considers in detail the resulting tensions and the challenging role of Nero&;s family within them. Powerful individuals, among them many women, including Nero&;s mother Agrippina, and his tutor and advisor Seneca, come to life against the backdrop of these times, when different court factions thought to manipulate the young ruler. At the same time, intriguing evidence &; doodles and graffiti &; from Rome, Pompeii and other Vesuvian cities gives voice to often very different attitudes of common people, completely ignored by the ancient literary sources. In addition to these internal challenges, Nero inherited a great conflict with the rival power of the Parthians and unrest in unsettled newly conquered territories, including Britain. The book examines his military and diplomatic response and the powerful visual language &; often disregarded &; that presented him as a successful young military leader throughout the empire. Administrative and tax reforms culminated in &;populist&; policies that also saw him embrace enthusiastically the possibilities offered through public entertainments (the circus, arena and theater) to communicate directly with his subjects and project a more direct, charismatic form of rule. Yet his grand building projects and the beautification of his capital were offset by severe natural disasters and a devastating fire of Rome. Popular with the common people to the very end, Nero could not reconcile the internal contradictions of the principate, the political system introduced by Augustus. Hostile segments of the elite were behind military rebellions in AD 68 that quickly drove Nero from power. His enforced suicide brought to an end the rule of Rome&;s first imperial dynasty, the Julio-Claudians. The subsequent vilification of his memory and the removal and desecration of his image are an enduring, but misleading, legacy that leave a fascinating reign to be explored anew. mostra nerone british museum, in english.
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Beard Mary
Twelve Caesars: Images of Power from the Ancient World to the Modern
8Vo, hardcover in dj, pp.368. What does the face of power look like? Who gets commemorated in art and why? And how do we react to statues of politicians we deplore? In this book—against a background of today’s “sculpture wars”—Mary Beard tells the story of how for more than two millennia portraits of the rich, powerful, and famous in the western world have been shaped by the image of Roman emperors, especially the “Twelve Caesars,” from the ruthless Julius Caesar to the fly-torturing Domitian. Twelve Caesars asks why these murderous autocrats have loomed so large in art from antiquity and the Renaissance to today, when hapless leaders are still caricatured as Neros fiddling while Rome burns. Beginning with the importance of imperial portraits in Roman politics, this richly illustrated book offers a tour through 2,000 years of art and cultural history, presenting a fresh look at works by artists from Memling and Mantegna to the nineteenth-century American sculptor Edmonia Lewis, as well as by generations of weavers, cabinetmakers, silversmiths, printers, and ceramicists. Rather than a story of a simple repetition of stable, blandly conservative images of imperial men and women, Twelve Caesars is an unexpected tale of changing identities, clueless or deliberate misidentifications, fakes, and often ambivalent representations of authority. From Beard’s reconstruction of Titian’s extraordinary lost Room of the Emperors to her reinterpretation of Henry VIII’s famous Caesarian tapestries, Twelve Caesars includes fascinating detective work and offers a gripping story of some of the most challenging and disturbing portraits of power ever created. Published in association with the Center for Advanced Study in the Visual Arts, National Gallery of Art, Washington, DC
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Hans Beck (ed.), Griet Vankeerberghen
Rulers and Ruled in Ancient Greece, Rome, and China
8vo, hardcover, 448pp. Situated on opposite flanks of Eurasia, ancient Mediterranean and Han-Chinese societies had a hazy understanding of each other's existence. But they had no grounded knowledge about one another, nor was there any form of direct interaction. In other words, their historical trajectories were independent. In recent years, however, many similarities between both cultures have been detected, which has energized the field of comparative history. The present volume adds to the debate a creative method of juxtaposing historical societies. Each contribution covers both ancient China and the Mediterranean in an accessible manner. Embarking from the observation that Greek, Roman, and Han-Chinese societies were governed by comparable features, the contributors to this volume explain the dynamic interplay between political rulers and the ruled masses in their culture specific manifestation as demos (Greece), populus (Rome) and min (China).
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Gottesman Alex
Politics and the Street in Democratic Athens
8vo, br. ed. pp. 264. This book is the first in-depth study of the classical Athenian public sphere. It examines how public opinion was created by impromptu theatrics and by gossip, and how it flowed into and out of the civic institutions. Athenians did not have hookah bars or coffee shops but they did socialize in symposia, gymnasia and workshops, and above all in the Agora. These represented the Athenian 'street', an informal political space that was seen as qualitatively different from the institutional space of the assembly, the council and the courts where elite orators held sway. The book explores how Athenians of all sorts, such as politicians, slaves and philosophers, sought to exploit the resources of the 'street' in pursuit of their aims.
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Ziosi Antonio, a Cura Di, Ovidio, Virgilio, Christopher Marlowe, Pietro Metastasio, Giuseppe Ungaretti
Didone. «La tragedia dell'abbandono». Variazioni sul Mito
8vo, br. ed. Didone, esule regina fenicia, fonda Cartagine, accoglie Enea, profugo da Troia, se ne innamora follemente e, abbandonata, si toglie la vita per aver tradito la fedeltà alla memoria del marito Sicheo. Questa è la storia che racconta Virgilio nel IV libro dell'Eneide: una commovente tragedia incastonata nell'epos, forse il testo più celebre e fortunato della letteratura di Roma. Esisteva però un'altra Didone, l'eroina del mito - precedente all'Eneide - che si gettava tra le fiamme proprio per non venir meno al primo vincolo nuziale. Di qui il paradosso della sua fama: da eroina della fedeltà coniugale, Didone diviene, grazie a Virgilio, protagonista di una tragedia di amore e di abbandono. Ma, nelle riscritture del mito, il dialogo allusivo tra le "due Didoni" riaffiora, a partire da Ovidio, ogni qual volta un autore vorrà scontrarsi con Virgilio (e con la tradizione culturale "ufficiale" che si identifica con la sua poesia). Exemplum morale in Boccaccio, tormentata eroina intertestuale nelle rinnovate forme tragiche del Rinascimento, amante moderna che inaugura la rivoluzione del melodramma settecentesco, straziante simbolo o allegoria nello sperimentalismo della poesia del Novecento: infinite e sempre nuove le sfumature nelle quali Didone si rivela nei testi di questo volume. Poiché inesauribile è la ricchezza della poesia da cui proviene, e universale la sua tragedia d'amore.
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Cristina Franco, a Cura Di. Omero, Ovidio, Plutarco, Machiavelli, Webster, Atwood
Circe. Variazioni sul Mito
8vo, br. ed. La trasformazione dei compagni di Odisseo in maiali e il successivo incontro dell'eroe con Circe, dea esperta di pozioni pericolose, costituiscono uno fra gli episodi più conosciuti dell'Odissea. Il carattere enigmatico della Circe omerica ha sollecitato nei secoli numerose interpretazioni, molte delle quali hanno voluto leggere nel mito un avvertimento contro le malevoli arti della seduzione femminile: gli uomini che si lasciano incantare da una donna e si mettono al suo servizio si riducono a bruti senza valore e senza cervello. Lo stereotipo di Circe come femme fatale ha prodotto moltissime rappresentazioni fino all'età contemporanea. Ma già nel mondo antico erano comparse le prime riscritture non convenzionali del mito. Ovidio rappresenta la dea di Aiaie come un'amante rifiutata, passionale e vendicativa; Plutarco la considera addirittura una benefattrice, perché la metamorfosi cui sottopone gli ospiti si rivela un mutamento felice. Nell'Asino di Machiavelli Circe è dea di uno strano regno fisiognomico, in cui gli uomini mostrano il loro vero volto, manifestando i tratti ferini corrispondenti ai loro caratteri. Ma è alle scrittrici di età moderna e contemporanea che spetta il compito di riscattare Circe dalle calunnie propagate per millenni. Webster e Atwood danno finalmente la parola alla dea, che difende se stessa e il proprio operato, rigettando sugli uomini che approdano all'isola la responsabilità di non saper instaurare con lei un rapporto fondato sull'amore e il reciproco rispetto.
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Aristofane (Autore), Franca Perusino (a cura di), Simone Beta (Traduttore)
Lisistrata
8vo, ril. ed. in sovracoperta (leggermente spiegazzata), 456pp. interno pefetto. Le donne prendono il potere nell'Atene del V secolo a.C. Occupano l'Acropoli. Per porre fine alla disgraziata guerra con Sparta, fanno lo sciopero sessuale: si rifiutano, cioè, di avere rapporti con i mariti. C'è da non crederci, eppure è proprio da questa situazione paradossale che Aristofane parte per inventare la trama esilarante della "Lisistrata". Lisistrata è la 'leader' indiscussa delle donne: mentre le anziane prendono possesso dell'Acropoli e sbarrano i Propilei, convoca un'assemblea di mogli provenienti da tutta la Grecia, proponendo loro la strategia dell'astinenza. Dopo un'iniziale resistenza, l'assemblea femminile giura su un grande calice nero, sacrificando un orcio di vino di Taso. I vecchi di Atene, saputo della presa dell'Acropoli, muovono all'assalto, con l'intenzione di stanarne le donne col fuoco. Vecchi e vecchie si scontrano, insultandosi e prendendosi ferocemente in giro. «Sono una donna libera», proclama per tutte la Corifea. Si giunge al punto che Lisistrata propone al magistrato ateniese venuto a imporre la legge una «politica della cardatura»: una sorta di parabola che paragona il trattamento della lana grezza al governo di Atene, una «metafora» in cui «filatura e attualità si alternano e si intrecciano in un'immagine grandiosa e appassionata». Naturalmente, anche Lisistrata e il suo esercito femminile hanno i loro problemi: c'è un momento in cui, accampando scuse di vario genere, parecchie vogliono «tornare a casa»: l'istinto coniugale conculcato pare prevalere. Lisistrata è costretta a fermarle. E c'è una scena fantastica nella quale una delle sue seguaci, Mirrina, finge di assecondare le richieste del marito Cinesia, protraendone poi ad arte l'attesa e infine lasciandolo con un palmo di naso. Lo stesso tipo di azione sta compiendo Lampitò a Sparta. Alla fine, gli uomini cedono: verrà firmata la pace, in nome dell'antica unione nella guerra contro i Persiani. Il finale, con i suoi accenti epici, «è maschile». Ma l'interludio è una commedia coi fiocchi: dannatamente seria, eppure spumeggiante di humour: commentata da Franca Perusino, e tradotta da Simone Beta.
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A cura Di Emanuele Lelli
Proverbi, sentenze e massime di saggezza in Grecia e a Roma. Tutte le raccolte da Pitagora all'Umanesimo. Con testi greci e latini a fronte
8vo grande. tela ed. in sovracop. 2572pp. L'immenso serbatoio del sapere proverbiale greco e romano è stato fissato, dall'età arcaica greca fino al Rinascimento, in raccolte ora attribuite a figure leggendarie di filosofi e sapienti (Pitagora, Focilide, Epicarmo, Catone, Varrone), ora frutto di compilatori per noi quasi sconosciuti (i "paremiografi"). Pur senza uno statuto autoriale definito, queste raccolte hanno costituito per secoli un punto di riferimento importantissimo per la cultura e per il pensiero occidentale. Se ne propone, per la prima volta al mondo, una traduzione completa che abbraccia oltre duemila anni di storia, con numerose traduzioni di testi inediti: dai Sette sapienti ai filosofi ellenistici, dai monostici di Menandro alle sentenze di Appio Claudio, dai Proverbi della Bibbia greca alla raccolta di Publilio Siro, dai papiri con le raccolte private di massime morali ai Sentenziari bizantini, dai proverbi popolari del medioevo greco alle raccolte latine dei monaci d'occidente, fino alla più cospicua silloge paremiografica, quella di Michele Apostolio, del XV secolo, base indispensabile degli Adagia di Erasmo da Rotterdam, pubblicati sempre in questa collana, dei quali questo volume costituisce la naturale premessa. Nel saggio introduttivo Emanuele Lelli ripercorre la storia e la funzione del proverbio in Grecia e a Roma, da Omero al medioevo. Un'indice lemmatizzato di oltre trentamila proverbi e sentenze chiude il volume. Con i testi greci e latino a fronte. heavy international customers please inquire on shipping.
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Cassinelli Bruno
L'autodifesa di Apuleio Traduzione attualistica dell'Apologia
8vo pp. 252. Bross. originale illustrata. Dedica autografa dell'Autore.
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Canfora Luciano
Tucidide e Il Colpo Di Stato
8vo, br. ed. 320pp. E nessuno degli altri cittadini per paura faceva più opposizione, vedendo che i partecipanti alla congiura erano tanti; ma se anche qualcuno si opponeva, subito moriva in un modo opportuno, e non si indagava sui colpevoli né si punivano i sospetti, ma il popolo se ne stava tranquillo ed era così atterrito che chi non subiva alcuna violenza già riteneva di fare un guadagno, anche se era costretto al silenzio. Accade di rado che uno storico si trovi immerso nel cuore di una rivoluzione e ne esca vivo. È quanto capitò a Tucidide, nell'anno 411 a.C. Mentre era impegnato nella scrittura, in tempo reale, della interminabile guerra che condusse al tracollo l'impero ateniese, lo storico si trovò coinvolto nel fuoco della effimera e sanguinosa rivoluzione oligarchico-radicale che mirava a stroncare lo strapotere popolare e a chiudere il conflitto abbracciando il nemico, assunto come modello e come alleato. Nel bel mezzo della crisi, Tucidide poté dar vita a questo caso unico della storiografia antica, e non solo: la rivoluzione raccontata dall'interno e dall'osservatorio privilegiato delle più riservate posizioni di comando. I misteri e i retroscena di quella vicenda sono qui disvelati nelle pagine di Luciano Canfora.
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Dosi, Antonietta; Schnell, François
Soldi, affari e malaffare nella Roma antica . Banchieri e Professioni Affari e Malaffare
8vo, ril . ed sovracop. pp. 244 e tavole b.n. Dalla quarta di copertina: «Tu devi vegliare a che questo popolo che è corrotto dalle elargizioni e dalle distribuzioni gratuite di grano, abbia un lavoro che lo tenga occupato distogliendolo da attività che sono nocive alla società. Questo risultato sarà raggiunto se toglierai al denaro l?importanza che gli è attribuita, perché solo il denaro è all?origine di tutti i mali.» (Sallustio, Epistole a Cesare) Le monete e le politiche monetarie, l'attività dei banchieri e dei cambiavalute, la piaga perenne dei debiti, i ricavi e i costi dell'organizzazione militare, la vendita delle carriere pubbliche, le rendite agricole e i proventi delle professioni, il mondo degli affari e le discusse fortune di importanti personaggi. Mille e duecento anni di storia romana, dalla fondazione alla caduta dell?Impero, raccontati attraverso le vicende economiche e finanziarie e il rapporto quotidiano dei romani, celebri e non, con il denaro: dalle debolezze di Cesare, milionario ambizioso e perennemente indebitato, a Bruto, speculatore incapace, al multimilionario Crasso, antesignano di tutti i palazzinari, all?abile commerciante Trimalcione, antenato di tutti i nuovi ricchi. Le monete e le politiche monetarie, l'attività dei banchieri e dei cambiavalute, la piaga perenne dei debiti, i ricavi e i costi dell'organizzazione militare, la vendita delle carriere pubbliche, le rendite agricole e i proventi delle professioni, il mondo degli affari e le discusse fortune di importanti personaggi. Mille e duecento anni di storia romana, dalla fondazione alla caduta dell'Impero, raccontati attraverso le vicende economiche e finanziarie e il rapporto quotidiano dei romani, celebri e non, con il denaro: dalle debolezze di Cesare, milionario ambizioso e perennemente indebitato, a Bruto, speculatore incapace, al multimilionario Crasso, antesignano di tutti i palazzinari, all'abile commerciante Trimalcione, antenato di tutti i nuovi ricchi. Le monete e le politiche monetarie, l'attività dei banchieri e dei cambiavalute, la piaga perenne dei debiti, i ricavi e i costi dell'organizzazione militare, la vendita delle carriere pubbliche, le rendite agricole e i proventi delle professioni, il mondo degli affari e le discusse fortune di importanti personaggi. Mille e duecento anni di storia romana, dalla fondazione alla caduta dell'Impero, raccontati attraverso le vicende economiche e finanziarie e il rapporto quotidiano dei romani, celebri e non, con il denaro: dalle debolezze di Cesare, milionario ambizioso e perennemente indebitato, a Bruto, speculatore incapace, al multimilionario Crasso, antesignano di tutti i palazzinari, all'abile commerciante Trimalcione, antenato di tutti i nuovi ricchi.
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Campbell Brian
The Roman Army, 31 BC - AD 337: A Sourcebook
8vo, br. ed, pp.304
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Coloru Omar
Il regno del più forte. La lunga contesa per l'impero di Alessandro Magno (IV-III a. C.)
8vo, br. ed. "Babilonia, giugno 323 a.C. La morte di Alessandro Magno getta lo scompiglio tra i Macedoni: chi dovrà succedere al trono di uno dei piú vasti imperi della storia se i due eredi legittimi sono un figlio che deve ancora nascere e un fratellastro affetto da un ritardo mentale? Si diffonde addirittura la voce che in punto di morte il sovrano abbia detto che lascerà il suo regno al migliore dei suoi generali. La competizione per l’eredità di Alessandro innesca una lotta di potere senza esclusione di colpi aprendo di fatto l’età dei Diadochi, i Successori di Alessandro che dopo decenni di conflitti daranno vita ai regni ellenistici. L’autore esplora le dinamiche in gioco in questo periodo mostrando come lo scenario geopolitico emerso dalle guerre sia stato plasmato dall’interazione dei fattori di forza e debolezza. Quello dei Diadochi è infatti un mondo precario in cui il potere va continuamente confermato, gli equilibri delle forze e i ruoli sociali si ribaltano in modo improvviso trasformando i forti in deboli e viceversa. Tra signori della guerra, avventurieri e regine combattive, l’età dei Diadochi cambierà per sempre il corso della storia nel Mediterraneo."
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Toynbee Arnold
L'eredità di Annibale. Vol. 1: Roma e l'Italia prima di Annibale. Le conseguenze della guerra annibalica nella vita Romana; Vol. 2; Roma e il mediterraneo dopo Annibale.
2 volumi in 8vo cm.156x21,5, legat edit. con sovracoperta. vol 1: XVI-760, 2 mappe, vol. 2: pp.XIV-990, entrambi in ottimo stato.
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Ehrenberg Victor
L'ATENE DI ARISTOFANE. STUDIO SOCIOLOGICO DELLA COMMEDIA ATTICA ANTICA, TRAD.DI G.LIBERTINI, A.CALMA.
8vo, br. ed. pp.XI-584, 19 tavv.bn.ft
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Bickerman, Elias Joseph
Chronology of the Ancient World
8vo, hardcover in dj, first edition Absolute dates of events in ancient history have been difficult to calculate because of the complex adjustments and computations involved. The methods of relative dating developed by archaeologists and of direct dating established by modern science depend upon the interpretation of historical material which is virtually inaccessible. Using dates supplied by the ancients themselves, Bickerman suggests the means to convert them into units of our own dating system, thus providing an invaluable reference for all students of the ancient world. ; Aspects of Greek and Roman Life; 253 pages
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Biasiori Lucio
Nello scrittoio di Machiavelli . «Il Principe» e la «Ciropedia» di Senofonte
8vo, br. ed. Senofonte è lo scrittore greco che Machiavelli cita più spesso, e la “Ciropedia” - il racconto della giovinezza del fondatore dell'impero persiano Ciro il Grande - è l'unica opera antica esplicitamente nominata nel Principe. Non stupisce perciò che le somiglianze e le differenze tra i due autori siano state oggetto di oltre mezzo millennio di discussioni fra gli studiosi, che hanno visto in Senofonte ora un precursore delle turpi massime del Principe, ora un antidoto al veleno del machiavellismo. Il volume ritorna dunque su un problema antico, ma cerca di risolverlo in modo innovativo, trattando Machiavelli, prima che come uno scrittore, come un lettore, e interrogandosi su come la forma in cui egli lesse Senofonte abbia influito sui contenuti delle sue opere, prima fra tutte “Il Principe”, e sulla loro ricezione. Entrando nello scrittoio di Machiavelli, si scoprono particolari sorprendenti sulla sua biografia, il suo pensiero e la sua fortuna e lo si può osservare non solo nelle vesti di lettore geniale, ma anche nei suoi rapporti quotidiani con stampatori, amici e protettori. Il confronto ravvicinato fra testi e contesti diviene in tal modo un ingrediente essenziale per conoscere meglio il più influente pensatore politico della prima età moderna.
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Vismara Cinzia
Il Supplizio Come Spettacolo
8vo, br. ed. pp.86.
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Pisani Sartorio Giuseppina
Mezzi di trasporto e traffico (Museo della Civilta Romana: Vita e Costumi dei Romani Antichi 6
8vo, br. ed. Pagine 86 con 84 tavole in b/n. In ottime condizioni.
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Ricci Cecilia
Stranieri illustri e comunità immigrate a Roma. Vox diversa Populorum
8vo, br. ed. 124pp.
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A cura di: A. Liberati, F. Silverio
Organizazzione Millitare: Esercito
8vo, br. ed. Sommario: Premessa. Ordinamenti militari: l’evoluzione degli ordinamenti militari; il sistema di comando; la battaglia di Silpia. Ingegneria militare: gli accampamenti; il limes; le fortificazioni urbane; la presenza militare romana in Numidia. Strumenti bellici: le macchine da guerra; le armi e le armature. Essere soldato: le decorazioni; le punizioni; la realtà quotidiana: medicina, alimentazione, religione. Grandi unità legionarie di età imperiale. Bibliografia.
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Beta Simone
La donna che sconfigge la guerra. Lisistrata racconta la sua Storia
8vo, br. ed. 268pp. Dopo la sua prima rappresentazione ad Atene nel 411 a.C., la Lisistrata di Aristofane scompare dal mondo letterario fino alla sua prima edizione moderna (Firenze 1516). Ma il geniale spunto comico alla base della trama – lo “sciopero del sesso” che le donne di tutta la Grecia mettono in atto per convincere i mariti guerrafondai a fare la pace – è troppo destabilizzante per un pubblico tradizionalista: ecco perché la commedia, dopo essere stata in un primo tempo ignorata, viene poi censurata e stravolta. A raccontare la storia di questo capolavoro del teatro comico è la stessa Lisistrata, che traccia con autoironica consapevolezza la progressiva riscoperta che l’ha fatta diventare la commedia più famosa di Aristofane, attraverso gli autori che ne hanno dato la loro personale versione nella letteratura, nel cinema, nella musica e nelle arti figurative.
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Braccesi Lorenzo
Dissolute e Maledette. Donne Straordinarie Del Mondo Antico
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Cesare
Opera Omnia
16mo, 1 17.5x10.5 cm., L, [28], 1662 pp., legatura in piena pelle con fregi lineari e titolo in oro al dorso, sovraccoperta in acetato, taglio superiore in colore, segnalibro doppio, cofanetto con ritratto A. in riquadro, 18 immagini tratte dall'edizione C. Iulii Caesaris commentarii, Aldina del 1558, su carta speciale, prima edizione italiana in collana, lievi segni di polvere e un graffio all'angolo superiore al cofanetto, firma di appartenenza, ma altrimenti in ottime condizioni Sommario: La guerra gallica, traduzione di Adriano Pennacini e commento di Albino Gazzetti - La guerra civile, traduzione di Antonio La Penna, commento di Dionigi Vottero - La guerra di Alessandria, La guerra d'Africa, La guerra di Spagna, traduzione di Adriano Pennacini e commento di Michele Faraguna - Introduzione - Cronologia - Bibliografie - Indici dei nomi di persona, dei nomi di luoghi e di popoli, degli autori antichi citati in nota, delle iscrizioni citate in nota. testo latino a fronte. edizione molto pregiata e richiesta, ormai fuori catalogo.
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Ian Morris, Walter Scheidel
The Dynamics of Ancient Empires: State Power from Assyria to Byzantium
8vo, br. ed. pp.400. Transcending ethnic, linguistic, and religious boundaries, early empires shaped thousands of years of world history. Yet despite the global prominence of empire, individual cases are often studied in isolation. This series seeks to change the terms of the debate by promoting cross-cultural, comparative, and transdisciplinary perspectives on imperial state formation prior to the European colonial expansion. The world's first known empires took shape in Mesopotamia between the eastern shores of the Mediterranean Sea and the Persian Gulf, beginning around 2350 BCE. The next 2,500 years witnessed sustained imperial growth, bringing a growing share of humanity under the control of ever-fewer states. Two thousand years ago, just four major powers-the Roman, Parthian, Kushan, and Han empires-ruled perhaps two-thirds of the earth's entire population. Yet despite empires' prominence in the early history of civilization, there have been surprisingly few attempts to study the dynamics of ancient empires in the western Old World comparatively. Such grand comparisons were popular in the eighteenth century, but scholars then had only Greek and Latin literature and the Hebrew Bible as evidence, and necessarily framed the problem in different, more limited, terms. Near Eastern texts, and knowledge of their languages, only appeared in large amounts in the later nineteenth century. Neither Karl Marx nor Max Weber could make much use of this material, and not until the 1920s were there enough archaeological data to make syntheses of early European and west Asian history possible. But one consequence of the increase in empirical knowledge was that twentieth-century scholars generally defined the disciplinary and geographical boundaries of their specialties more narrowly than their Enlightenment predecessors had done, shying away from large questions and cross-cultural comparisons. As a result, Greek and Roman empires have largely been studied in isolation from those of the Near East. This volume is designed to address these deficits and encourage dialogue across disciplinary boundaries by examining the fundamental features of the successive and partly overlapping imperial states that dominated much of the Near East and the Mediterranean in the first millennia BCE and CE. A substantial introductory discussion of recent thought on the mechanisms of imperial state formation prefaces the five newly commissioned case studies of the Neo-Assyrian, Achaemenid Persian, Athenian, Roman, and Byzantine empires. A final chapter draws on the findings of evolutionary psychology to improve our understanding of ultimate causation in imperial predation and exploitation in a wide range of historical systems from all over the globe. Contributors include John Haldon, Jack Goldstone, Peter Bedford, Josef Wiesehofer, Ian Morris, Walter Scheidel, and Keith Hopkins, whose essay on Roman political economy was completed just before his death in 2004.
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Patlagean Evelyne
Povertà ed emarginazione a Bisanzio. IV - VII Secolo
In-8°, pp. 330, (2), legatura editoriale t. tela con sovraccoperta figurata. Stato di nuovo. Prima edizione italiana. "Ispirandosi all'antropologia storica di Le Goff e agli studi sulla povertà medievale di Mollat, Evelyne Patlagean delinea un originale affresco economico e sociale dell'Impero bizantino (dal 360 al 615), visto attraverso la condizione dei suoi ceti popolari".
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