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Di Profio Luana
Il viaggio di formazione: fra l'estetica dei paesaggi e l'estetica del sé
brossura La figura del beholder, l'osservatore consapevole, appare affine a quella del soggetto di natura contemplativa, richiamando lo stesso paesaggio a contesto di ispirazione mistica, dove la consapevolezza dell'osservare produce l'incanto della partecipazione mistica con le cose intorno a sé, che vengono vissute come parti che si coagulano intorno al nucleo centrale del Sé. Il viaggiatore consapevole, come un beholder, vede in una maniera diversa e più profonda la realtà che lo circonda, e questa sua particolare forma del vedere si sposa con le mirabili descrizioni, con la poesia dei racconti di luoghi e paesaggi che molti hanno pur guardato, ma che pochi hanno davvero visto, assaporandone i più intimi recessi.
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Di Rienzo Caterina
Per una filosofia della danza. Danza, corpo, chair
br. La danza è un'arte vivente dei corpi, fondata sul corpo. Questo dato di per sé evidente, tuttavia, non basta a conferirle lo statuto di un'attività che si esaurisce nella costituzione corporea. Considerando infatti il processo di rottura con la tradizione che la svincola dall'etichetta di arte d'evasione e la inscrive nelle svolte più rilevanti del XX e del XXI secolo, è possibile sostenere che, a un livello più profondo, la danza non muove solo il corpo. Essa, potremmo dire, è un corpo che è più del corpo. È corpo e non è solo corpo. È l'arte di far intravvedere la dimensione originaria della corporeità, di muoverne il suo stesso essere: la "chair". Il testo propone una filosofia della danza attraverso una "filosofia della chair", - a partire dalla originale elaborazione che di questa nozione da Merleau-Ponty - allo scopo di ricollocare la danza nell'evoluzione stessa dell'arte e delle arti nella loro relazione col pensiero.
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Di Rienzo Caterina
Per una filosofia della danza. Danza, corpo, chair. Nuova ediz.
br. È indubbio che la danza sia un'arte vivente dei corpi. Questo dato di per sé evidente, tuttavia, non basta a conferirle lo statuto di un'attività che si esaurisce nella costituzione corporea. Considerando il processo di rottura con la tradizione che la svincola dall'etichetta di arte d'evasione e la inscrive nelle svolte più rilevanti del XX e del XXI secolo, è possibile sostenere che, a un livello più profondo, la danza non muove solo il corpo. Essa, potremmo dire, è un corpo che è più del corpo. È l'arte di farne intravedere la dimensione originaria, di muoverne il suo stesso essere: la chair. Attraverso l'originale elaborazione che di questa nozione dà Merleau-Ponty, il testo propone una filosofia della danza attraverso una "filosofia della chair", allo scopo di ricollocare la danza nell'evoluzione stessa dell'arte e delle arti nella loro relazione col pensiero.
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Di Salvo, Grazia
Quello Che Alle Donne Non Dicono. La Salute al Femminile
Mm 140x210 i Robinson/Letture. Brossura editoriale con bandelle, pp. 155. Opera in ottime condizioni. Spedizione in 24 ore dalla conferma dell'ordine.
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Di Stefano Elisabetta
Che cos'è l'estetica quotidiana
br. Come è possibile accostare l'estetica, ovvero lo studio dell'arte e del bello, alla vita di tutti giorni? Eppure nell'attuale dibattito filosofico angloamericano questa locuzione ossimorica sta prendendo sempre più consistenza teorica nell'ambito di una nuova disciplina, L'EverydayAesthetics. Il libro presenta, per la prima volta in lingua italiana, questo recente campo di indagine, intrecciando le ricerche angloamericane sull'Everyday Aesthetics e quelle europee sull'estetizzazione del reale. Dall'analisi appare evidente che l'estetica è ormai diventata un paradigma transdisciplinare, aperto alle pratiche della vita di ogni giorno (cura del corpo, cibo, moda, design). Tuttavia tale ampliamento di orizzonti verso la quotidianità non deve volgersi a una bellezza superficiale e consumistica, ma all'acquisizione di una consapevolezza corporea (aisthesis) capace di guidarci verso scelte più responsabili e di indurci ad avere maggiore cura di noi stessi, degli altri e dell'ambiente in cui viviamo.
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Di Stefano Elisabetta
Estetiche dell'ornamento
br. Nell'architettura, tra la fine del secondo e l'inizio del terzo millennio, si assiste al crollo di quei principi di firmitas, utilitas e venustas che, da Vitruvio in poi, erano stati alla base dell'arte dell'edificare; ai valori del peso, della struttura, dell'ornamento subentrano altre categorie estetiche: l'immaterialità, la multimedialità, la sensorialità. Pertanto non si può più parlare di ornamento secondo le chiavi di lettura tradizionali, quali ad esempio la dialettica struttura/decorazione o utile/superfluo, ma è preferibile ricorrere ad un linguaggio metaforico che, gravitando nell'ambito semantico del "corpo", della "veste", del "trucco" e della "maschera", coinvolge spesso la polarità tra verità e inganno. Attraverso le pagine di alcuni autori che dall'antichità ai nostri giorni hanno affrontato, da prospettive diverse, la questione dell'ornamento (Senofonte, Vitruvio, Alberti, Perrault, Laugier, Piranesi, Burke, Le Camus de Mézières, Kant, Semper, Baudelaire, Ruskin, Loos, Le Corbusier, Adorno, Arnheini, Venturi, Mendini) questo testo esamina le tensioni fondative che animano lo statuto teorico dell'ornamento e mette in luce come la retorica antica, attraverso il principio del decorum, possa essere una valida chiave ermeneutica per cogliere l'orientamento dell'architettura contemporanea.
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Diano Carlo
Linee per una fenomenologia dell'arte
Indice. In stato di nuovo. II edizione
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DIAZ REGADERA M. D. Y OTROS EDS.
ARTICULOS FILOSOFICOS Y POLITICOS DE JOSE DEL PEROJO 1875-1908
MADRID: UNIV.AUTONOMA DE MADRID 2003. Encuadernacion original. NUEVO / NEW. DIAZ REGADERA M. D. Y OTROS EDS. ARTICULOS FILOSOFICOS Y POLITICOS DE JOSE DEL PEROJO 1875-1908. MADRID 2003 294 p. Encuadernacion original. Nuevo. <br/> <br/> UNIV.AUTONOMA DE MADRID unknown
书商的参考编号 : 352109 ???????? : 8474778875 9788474778878
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DICK (Stewart)
Les arts & métiers de l'ancien Japon. Revu et adapté de l'anglais et précédé d'une préface par Raphaël Petrucci.
In-8, broché, couverture illustrée en couleurs, dos renforcé, 183 p. Bruxelles et Paris, Vromant, 1914.
书商的参考编号 : 19166
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DICK (Stewart)
Les arts & métiers de l'ancien Japon. Revu et adapté de l'anglais et précédé d'une préface par Raphaël Petrucci.
In-8, broché, couverture illustrée en couleurs, dos renforcé, 183 p. 200 reproductions et illustrations, charmante couverture. Planche frontispice en couleurs. Bel exemplaire imprimé sur hollande.
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DICKSON W. M.
QUANTUM CHANCE AND NON-LOCALITY. PROBABILITY AND NON-LOCALITY IN THE INTERPRETATIONS OF QUANTUM MECHANICS HARDBACK
CAMBRIDGE: CAMBRIDGE UNIVERSITY PRESS 1998. 1� edicion. . Enc. original de tapa dura. NUEVO / NEW. DICKSON W. M. QUANTUM CHANCE AND NON-LOCALITY. PROBABILITY AND NON-LOCALITY IN THE INTERPRETATIONS OF QUANTUM MECHANICS HARDBACK. CAMBRIDGE 1998 xix 244 p. figuras Encuadernacion original. Nuevo. <br/> <br/> CAMBRIDGE UNIVERSITY PRESS unknown
书商的参考编号 : 23718 ???????? : 0521581273 9780521581271
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Didier Borotra
Biarritz par Georges Ancely Photographies 1880-1895
Broché, 196 pages, illustrations en couleur et en N/B, comme neuf, le livre présentes de nombreuses gravures et photographies.
书商的参考编号 : REG3748M
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DIDEROT (Denis)
Essais sur la peinture.
In-8, demi-veau noir, dos lisse orné d'une roulette à froid en place des nerfs, titre doré (reliure moderne), (2) f., iv, 415 p. Paris, Fr. Buisson, An IV [1795].
书商的参考编号 : 35555
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DIDEROT et FALCONET.
Le pour et le contre. Correspondance polémique sur le respect de la postérité. Pline et les anciens auteurs qui ont parlé de peinture et de sculpture. Introduction et notes de Yves Benot.
Paris : Les éditeurs français réunis, 1958. Un volume in-8°, broché, hors-texte.
书商的参考编号 : 25234
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DIDEROT (Denis)
Oeuvres philosophiques de Mr. D***.
1772 6 volumes in-8, plein veau porphyre de l'époque, dos lisses ornés de compartiments fleuronnés et cloisonnés, plats encadrés de triples filets dorés, coupes filetées, tranches jaspées, 3 frontispices et 22 planches gravées. Amsterdam, Jean Michel Rey, 1772.
书商的参考编号 : 38111
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Diderot Denis:
�sthetische Schriften 1.2. Band 1. Auflage
Aufbau-Verlag Berlin 1967. Aufbau-Verlag, Berlin, 1967. unknown
书商的参考编号 : 263323
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DIDEROT (Denis)
Essais sur la peinture.
In-8, demi-veau noir, dos lisse orné d'une roulette à froid en place des nerfs, titre doré (reliure moderne), (2) f., iv, 415 p. Edition originale. "Métier d’écrivain, métier de peintre, le texte de Diderot va de l’un à l’autre. Il ne lui suffit plus de regarder, de décrire, de penser, de juger, il va expérimenter la peinture par l’écriture dans sa capacité à rendre le visible (…). Il fait entrer l’écriture dans le tableau, et pas par la petite porte" (Pierre Lepape). (Adams, EF1. Tchemerzine-Scheler, II, 964). Importantes taches et restaurations aux pages de faux titre et de titre, sans perte de texte. Auréoles aux premiers feuillets.
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DIDEROT (Denis)
Oeuvres philosophiques de Mr. D***.
6 volumes in-8, plein veau porphyre de l'époque, dos lisses ornés de compartiments fleuronnés et cloisonnés, plats encadrés de triples filets dorés, coupes filetées, tranches jaspées, 3 frontispices et 22 planches gravées. Première édition collective des oeuvres de Diderot publiée sous l'adresse sans doute fictive de Marc Michel Rey à Amsterdam, alors que ce dernier n'était pas parvenu à un accord avec l'auteur pour l'édition de ses oeuvres (cf. Wilson, p. 515). L'illustration comporte 3 frontispices et 22 planches gravées hors texte. Selon Adams, cette édition aurait été imprimée dans les Pays-Bas autrichiens, alors que pour D. Droixhe ('Diderot et son temps', n° 226): "un des tout premiers recueils des écrits de Diderot, sinon le premier, qu'il est permis de considérer comme liégeois". Elle renferme à côté des oeuvres de Diderot, trois textes qui ne sont pas de lui: 'Code de la Nature' (de Morelly), 'Mémoire pour Abraham Chaumeix' (de Morellet) et 'A MM. les Esprits forts'. (Adams, A2. Tchemerzine-Scheler, II, 957. Cat. expo. B.N., n° 517. Cohen, p. 303). Dorure légèrement passée. Quelques accrocs aux coiffes et quelques rousseurs. Très bon exemplaire, grand de marges, bien relié à l'époque.
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Diderot Denis
Il nipote di Rameau. Con la cura, traduzione e note critiche di Andrea Calzolari
<p>23 cm, br. editoriale ill, p. 228</p>
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Diderot Denis (a cura di Guido Neri)
Scritti di estetica
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Diderot Denis; Alatri P. (cur.)
Paradosso sull'attore
br. "Non esiste opera di Diderot più letta, più commentata, più contestata e più sicura di sopravvivere. Finché vi saranno teatri e attori il paradosso farà scandalo", scriveva Paul Vernière, il maggior critico del pensiero e degli scritti del grande illuminista francese. Con una vivacità e una leggerezza davvero straordinarie Diderot espone in quest'opera geniale le sue idee sul mestiere dell'attore e sull'arte in genere. Scritte sotto forma di dialogo, le pagine offrono una galleria di ritratti e una serie di aneddoti e di osservazioni preziosi per la conoscenza della vita letteraria e teatrale del tempo.
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Diderot Denis; Degli Esposti P. (cur.)
Paradosso sull'attore
br. Denis Diderot, una delle grandi menti dell'Illuminismo, ideatore e fondatore dell'"Encyclopédie ", tra le sue molteplici attività e interessi ebbe un amore per il teatro che durò tutta la vita e che lo portò a scrivere e mettere in scena, con alterna fortuna, diversi drammi. Ma il suo capolavoro, in questo campo, consiste nel "Paradoxe sur le comédien" all'epoca (1770-1773) la più importante teorizzazione sull'arte dell'attore. Un libro fondante che sta alla recitazione come la "Poetica" di Aristotele sta alla drammaturgia. Scritto in forma dialogica e discorsiva, di facile lettura, "Il paradosso" deve il titolo a un'affermazione controcorrente rispetto alle idee del suo tempo. Diderot sostiene infatti che l'attore è tanto più grande quanto più usa la testa e meno la sensibilità innata. Il talento da solo non basta, serve l'innesto della tecnica è della cultura. Il grande attore non è colui che si lascia andare alle proprie istintive emozioni, ma chi sa ricostruirle attraverso un lavoro a mente fredda. L'unico metodo necessario a garantire la possibilità di interpretare più ruoli e differenti sensibilità e soprattutto capace di emozionare ogni volta gli spettatori. Per questo, dice Diderot, sarebbe necessario creare scuole di teatro che preparino gli attori al fine di non considerarli soltanto bruti dalla straordinaria e istintiva sensibilità. Come si vede, "Il paradosso dell'attore" è un trattato ancora attuale... Postfazione di Jacques Copeau. Con un saggio introduttivo e cura di Paola Degli Esposti.
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Diderot Denis; Franzini E. (cur.)
Arte, bello e interpretazione della natura
br. Tra le menti più brillanti del secolo dei lumi, coautore della grande "Enciclopedia", Diderot ha riflettuto profondamente sui temi dell'arte e dell'espressione, nel loro rapporto con la natura e il linguaggio. In questo libro sono raccolti i principali scritti che Diderot dedica a questi temi. Nella "Interpretazione della natura", che è il suo scritto filosofico di maggior impegno, si delinea la base organicista della sua filosofia, dove la natura è vista come una grande catena di cose che l'uomo interpreta e modifica. Su questa linea teorica vanno letti gli altri scritti presenti in questo volume, che costituiscono l'ossatura dell'originale percorso estetico diderotiano: le lunghe voci "Bello" e "Arte" della "Enciclopedia" e l'affascinante "Lettera sui sordomuti". Diderot parte qui da un linguaggio fisico, quello gestuale dei sordomuti, per mostrare come la lingua è sempre una questione di arte. Le parole dell'arte, i suoi gesti, la volontà antropologica di interpretare fabbrilmente la natura sono infatti in grado di rappresentare in modo diretto i sentimenti e i sogni, mostrando le pieghe qualitative che sono la trama del mondo. Sono la materia degli universi infiniti, multiformi e naturalmente ambigui che ciascun uomo serba dentro di sé.
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Diderot Denis; Neri G. (cur.)
Saggi sulla pittura
br. "L'eco della concezione estetica di Diderot fu ampia e vivace presso i contemporanei, e andò accrescendosi a mano a mano che venivano alla luce i molti scritti che egli aveva lasciato inediti o che erano stati diffusi solo in un ristretto circolo di amici. In Germania, uomini come Lessing, Goethe, Schiller ne rimasero profondamente impressionati. Schiller, a cui Goethe aveva prestato i «Saggi sulla pittura» (1765), gli scrisse: «Ieri mi è capitato sotto gli occhi Diderot, che davvero mi incanta e ha scosso profondamente il mio spirito. Si può dire che ciascuno dei suoi aforismi è come un lampo che illumina i segreti dell'arte; e le sue osservazioni riflettono così fedelmente ciò che l'arte ha di più alto e di più intimo, da poter valere allo stesso modo per tutti i suoi differenti aspetti e da costituire un'indicazione non meno per il poeta che per il pittore». E Goethe rispondeva: «È un'opera magnifica, più utile ancora al poeta che al pittore, anche se a quest'ultimo fornisce un lume possente». La vitalità della concezione estetica di Diderot si palesò in modo durevole e universale, quanto più si fece chiaro il ruolo ineliminabile da essa esercitato negli ulteriori sviluppi della produzione artistica. Non sarebbe possibile fare la storia del teatro moderno, del romanzo moderno, della critica d'arte senza porre in rilievo la battaglia innovatrice che Diderot condusse in questi campi, e le premesse teoriche che stanno alla base di quella battaglia". (Dalla nota di Guido Neri)
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Diderot Denis; Varga M. N. (cur.)
Trattato sul bello
br. L'eco delle concezioni estetiche di Denis Diderot (1713-1784) fu presso i contemporanei straordinaria. «Ieri mi è capitato sotto gli occhi Diderot,» scrive Schiller a Goethe «che davvero mi incanta e ha scosso profondamente il mio spirito. È come un lampo che illumina i segreti dell'arte, e le sue osservazioni riflettono così fedelmente ciò che l'arte ha di più alto e di più intimo da poter costituire un'indicazione non meno per il poeta che per il pittore». E Goethe risponde: «È davvero magnifico, più utile ancora al poeta che al pittore, anche se a quest'ultimo fornisce un lume possente». Le concezioni estetiche di Diderot trovano una prima compiuta espressione in una voce («Bello») che scrisse per l'«Encyclopédie», e che venne pubblicata a parte nel 1751 e più tardi nelle edizioni delle sue opere con il titolo di «Trattato sul bello». «È bello» afferma Diderot «tutto ciò che contiene in sé qualcosa che possa risvegliare nel mio intelletto l'idea di rapporti». Ma cosa intende Diderot per «rapporti»? Egli prende come esempio una celebre battuta tratta da una tragedia di Corneille. Ora, la «bellezza» di quella battuta dipende dai rapporti che la legano al contesto drammatico. Se il contesto fosse un altro, cambierebbe, insieme con il significato, anche la bellezza, la forza poetica di quella battuta. Il bello, non solo artistico, non è dunque intuizione repentina, frammentaria, non è immobile, indistinta contemplazione di una verità ideale, ma è movimento, progresso nella conoscenza della realtà attraverso i suoi nessi vitali. Un'esaltante passione di conoscenza, in cui il rigore del ragionamento scientifico sembra coniugarsi con la prepotente esigenza di adesione alla natura, e l'ansia profonda di conferire all'arte una nuova dignità, una serietà, un'autorevolezza più alte: ecco ciò che induce Diderot a portare con tanta penetrazione, con tanta passione il suo sguardo sul problema del bello.
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Didi Huberman Georges
Come le lucciole. Una politica delle sopravvivenze.
pp. 100, cm 19x13, brossura. Nuovo.
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Didi Huberman Georges
La somiglianza per contatto. Archeologia, anacronismo e modernità dell'impronta.
pp. 363, cm 22x15, brossura, illustrazioni in nero, collana Nuova Cultura, 218. Nuovo.
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Didi Huberman Georges
Ninfa moderna. Saggio sul panneggio caduto.
pp. 158, cm 22x14, brossura, collana La Cultura, 585. Nuovo.
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Didi-Huberman Georges
L'immagine aperta. Motivi dell'incarnazione nelle arti visive
ill., br. Questo libro interroga le relazioni antropologiche cruciali che le immagini intrattengono con il corpo e la carne, al di là delle usuali nozioni di antropomorfismo o di rappresentazione figurativa. Vi sono analizzate le diverse modalità con cui le immagini guardano alla carne, che sia la carne di Afrodite formata dalla schiuma del mare o quella di Cristo sacrificato sulla croce. Paganesimo e cristianesimo, ognuno con i suoi contesti di pensiero, avrebbero, in effetti, entrambi cercato di raggiungere, o forse trasgredire, i limiti dell'imitazione: da una parte le metafore diventano metamorfosi, dall'altra i segni che rappresentano diventano dei sintomi che incarnano. Si scoprirà questa potenza straordinaria dei corpi allorché in essi la carne guarda all'immagine, a esempio nella stigmatizzazione di San Francesco del XIII secolo, la crocifissione dei Convulsionari di San Medardo del XVIII secolo o le "attrazioni" isteriche della Salpétrière del XIX secolo.
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Didi-Huberman Georges
La pittura incarnata. Saggio sull'immagine vivente
br. Il fine della pittura è andare oltre la pittura, afferma Honoré de Balzac, che nel "Capolavoro sconosciuto" narra il mito di quest'arte, le sue origini, i suoi mezzi, i suoi estremi. Nella scena cruciale del racconto, Poussin e Porbus sono davanti all'opera del loro maestro Frenhofer, un ritratto così perfetto agli occhi del pittore, da fargli credere che la donna raffigurata sia viva, che si muova, che respiri. Dal drammatico desiderio dell'artista di rendere viva la carne dipinta, nascono i "pensieri sparsi" di Georges Didi-Huberman sul problema estetico dell'incarnato in pittura. L'autore ripercorre e interpreta le riflessioni sviluppatesi intorno all'"esigenza della carne", da Cennini a Diderot, Hegel, Merleau-Ponty. Richiama i miti di Pigmalione e Orfeo. Penetra nello struggimento che costringe l'artista a "scendere nell'inferno" per rendere vivo l'oggetto della pittura, per dare vita alla sua Galatea, per ridare la vita alla sua Euridice. Non solo. Didi-Huberman affronta anche il dopo, quello che avviene quando l'artista ha ormai realizzato l'opera, il senso di perdita, o la perdita di sé, che può derivarne: se l'oggetto della pittura, la carne, si perde irrimediabilmente sulla superficie piana, che cosa rimane? Un bagliore? Un dettaglio? Un lembo? O niente? In appendice "Il capolavoro sconosciuto" di Honoré de Balzac.
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DIDI-HUBERMAN Georges
Le Cube et le visage. Autour d'une sculpture d'Alberto Giuacometti
Macula, collection "Vues", 1993, 244 pp., broché, couverture légèrement jaunie, bon état général.
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DIDI-HUBERMAN Georges
Ressemblance par contact : Archéologie, anachronisme et modernité de l'empreinte
Minuit, Paradoxe, 2008, 379 pp., broché, couverture légèrement défraîchie, état très correct.
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Didi-Huberman Georges
Scorze
ill., br. Al centro di questo "racconto fotografico" di Georges Didi-Huberman c'è il lavoro dello sguardo, sollecitato e messo alla prova proprio dove sembrerebbe non esserci più niente da vedere e nessuna immagine ancora disponibile a significare: il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, in cui la tragedia della storia pare aver annientato, oltre ai segni di vita, anche le parole per raccontare. Quello che è visibile è oggi ridotto a un "museo della memoria" pronto all'uso - con i suoi "allestimenti", apparati didascalici, ricostruzioni, segnaletiche che accerchiano lo sguardo. Eppure, scavando come un archeologo alla ricerca di tracce sparse e accidentali, l'autore scopre, attraverso e dentro le immagini che ha scattato, come la superficie parli del fondo. Le scorze di una betulla di Birkenau o il pavimento spaccato di una baracca sono "residui" o fenditure nella materia del presente che mettono a nudo pezzi di memoria, frammenti che ancora ci interpellano: segni fragili e tenaci come interrogazioni, come "le lettere di una scrittura che precede ogni alfabeto".
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Didi-Huberman Georges
Storia dell'arte e anacronismo delle immagini. Ediz. illustrata
ill., br. L'anacronismo, ovvero l'intrusione di un'epoca in un'altra, la proiezione sul passato di categorie che non gli appartengono, è la bestia nera di ogni disciplina storiografica, compresa la storia dell'arte. Ma il tabù dell'operazione ritenuta falsificante sopra ogni altra è rovesciato da Didi-Huberman nella prospettiva che la recupera a paradigma vitale dell'interrogazione storica, sulla scorta delle tre "stelle solitarie" che hanno posto l'immagine nel cuore stesso della riflessione sul tempo: Aby Warburg, Walter Benjamin e Carl Einstein. Il tempo non si identifica senza residui con la storia, di cui le immagini non sono meri documenti, secondo l'abusata formula "l'artista e il suo tempo". Dunque quale tempo ci sta davanti nell'immagine? È innanzi tutto un tempo plurale, un montaggio di temporalità differenti e sfasate, di ritmi eterogenei, come accade in un affresco del Beato Angelico, dove un pensiero mistico del V secolo si incastona in una cornice già rinascimentale. La storia dell'arte si esercita su questi oggetti temporalmente spuri, e facendolo modifica lo schema epistemico della storia stessa, mette in atto una serie di temporalizzazioni che è anche una critica della storia in quanto sottomessa alla dinamica chiusa della cronologia.
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Didi-Huberman Georges; Agnellini F. (cur.)
Quando le immagini prendono posizione. L'occhio della storia. Vol. 1
br. A partire dall'analisi delle opere "L'Abicì della guerra" e "Diario di lavoro", Georges Didi-Huberman approfondisce le dinamiche, le idee e le disposizioni formali della riflessione di Bertolt Brecht sulla guerra. Un percorso che, passando in rassegna i documenti visuali e i reportage fotografici raccolti da Brecht sulla seconda guerra mondiale, attraversa alcuni motivi cruciali per il pensiero del drammaturgo tedesco, come il concetto di esilio e quelli di rilettura e di costruzione della storia attraverso il montaggio delle immagini. Obiettivo dell'opera è quello di individuare nei montaggi brechtiani un momento fondamentale della cultura europea del Novecento e un modello di intersezione tra l'esigenza dell'interpretazione della storia, la sfida del politico e lo spazio estetico. Didi-Huberman si sofferma con particolare attenzione sull'esperienza brechtiana della "messa in scena" quale processo conoscitivo in cui gli elementi del montaggio - come "le riproduzioni delle opere d'arte, le fotografie della guerra nei cieli, i ritagli di giornale, i volti di chi gli stava vicino, gli schemi scientifici, i cadaveri dei soldati sui campi di battaglia, i ritratti dei dirigenti politici, statistiche, le città in rovina, nature morte, paesaggi e le opere d'arte rese oggetto di vandalismo dalla violenza militare" - intrattengono fra loro un rapporto vivo e dialettico, che non li irrigidisce nelle strette maglie della presa di partito, ma li colloca piuttosto sul versante critico del sapere e del vedere che ogni presa di posizione necessariamente comporta.
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Didi-Huberman Georges; Agnellini F. (cur.)
Quando le immagini prendono posizione. L'occhio della storia. Vol. 1
br. A partire dall'analisi delle opere "L'Abicì della guerra" e "Diario di lavoro", Georges Didi-Huberman approfondisce le dinamiche, le idee e le disposizioni formali della riflessione di Bertolt Brecht sulla guerra. Un percorso che, passando in rassegna i documenti visuali e i reportage fotografici raccolti da Brecht sulla seconda guerra mondiale, attraversa alcuni motivi cruciali per il pensiero del drammaturgo tedesco, come il concetto di esilio e quelli di rilettura e di costruzione della storia attraverso il montaggio delle immagini. Obiettivo dell'opera è quello di individuare nei montaggi brechtiani un momento fondamentale della cultura europea del Novecento e un modello di intersezione tra l'esigenza dell'interpretazione della storia, la sfida del politico e lo spazio estetico. Didi-Huberman si sofferma con particolare attenzione sull'esperienza brechtiana della "messa in scena" quale processo conoscitivo in cui gli elementi del montaggio - come "le riproduzioni delle opere d'arte, le fotografie della guerra nei cieli, i ritagli di giornale, i volti di chi gli stava vicino, gli schemi scientifici, i cadaveri dei soldati sui campi di battaglia, i ritratti dei dirigenti politici, statistiche, le città in rovina, nature morte, paesaggi e le opere d'arte rese oggetto di vandalismo dalla violenza militare" - intrattengono fra loro un rapporto vivo e dialettico, che non li irrigidisce nelle strette maglie della presa di partito, ma li colloca piuttosto sul versante critico del sapere e del vedere che ogni presa di posizione necessariamente comporta.
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Didier Julia:
Larousse dictionnaire de la Philosophie
Larousse Paris 1992. Larousse Paris, 1992. unknown
书商的参考编号 : 130489
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DIES (A.)
AUTOUR DE PLATON. ESSAIS DE CRITIQUE ET D'HISTOIRE. I. Les Voisinages - Socrate. II. Les Dialogues - Esquisses Doctrinales
Paris, Gabriel Beauschène, 1927. 2 vol. in-8 broché, XVI-243, 244-615pp, index alphabétique, table des matières.
书商的参考编号 : 579603
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DIEHL (Charles)
Études byzantines.
Grand in-8, broché, viii, 437 p., illustrations. Paris, Picard, 1905.
书商的参考编号 : 19815
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Die Korper die wir sind:
Mit Leib u. Seele leben
Beltz & Gelberg Verlag Weinheim Germany 1985. Beltz & Gelberg Verlag Weinheim, Germany, 1985. unknown
书商的参考编号 : 46287 ???????? : 3407471599 9783407471598
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Diehl Otto Siegfried:
Die Welt als Selbstsch�pfung des Geistes. Die Geschichte als Mahn- und Richtbuch. Ein Meditations-Spruchbuch
Lebensweiser-Verlag Gelnhausen 1960. Lebensweiser-Verlag, Gelnhausen, 1960. unknown
书商的参考编号 : 218357
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DIEHL (Charles)
Études byzantines.
Grand in-8, broché, viii, 437 p., illustrations. Édition originale. 58 planches d'illustration. Introduction à l'histoire de Byzance. La civilisation byzantine. L'empire grec sous les Paléologues. Les mosaïques de Nicée, Saint-Luc, Kahrié-Djami, etc. Bon exemplaire.
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Diels Hermann und Walther Kranz:
Die Fragmente der Vorsokratiker. Griechisch und deutsch. 3. Band Register-Band. 13. Auflage
Weidmann Z�rich 1984. Weidmann, Z�rich, 1984. unknown
书商的参考编号 : 269998
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Diels Hermann:
Die Fragmente der Vorsokratiker. Griechisch und deutsch. 2. Band.
Weidmann Z�rich 1972. Weidmann, Z�rich, 1972. unknown
书商的参考编号 : 269999
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Diepolder Hans:
Die attischen Grabreliefs des 5. und 4. Jahrhunderts v. Chr.
Wissenschaftliche Buchgesellschaft Darmstadt 1965. Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt, 1965. unknown
书商的参考编号 : 263326
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Dieterich Karl:
Byzantinische Charakterk�pfe. Aus Natur und Geisteswelt 244. B�ndchen.
Verlag von B.G. Teubner Leipzig 1909. Verlag von B.G. Teubner, Leipzig, 1909. unknown
书商的参考编号 : 268851
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DIMIER L.
In philosophiae partem quae dicitur aestheticae prolegomena
Paris, Ern. Leroux 1900 36pp., 21cm., text in Latin, Doctoral Dissertation (University of Paris), original softcover, stamp at verso of title page, text is clean and bright, F112970
书商的参考编号 : F112970
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DIMIER L.
In philosophiae partem quae dicitur aestheticae prolegomena
36pp., 21cm., text in Latin, Doctoral Dissertation (University of Paris), original softcover, stamp at verso of title page, text is clean and bright, F112970
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DIMITRESCO, CONSTANTIN D
Der Schönheitsbegriff. Eine ästhetisch-psychologische Studie. Diss.
Leipzig, 1877. 6, 82 S. Br.
书商的参考编号 : 1231269
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Dingler H
Storia filosofica della scienza.
Longanesi & C., Milano, 1949 – In-16, bross., pp. 242. Firma d’app. al risg. Come nuovo.
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