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Cardarelli M. (cur.)
Luigi Sabatelli . La sala dell'Iliade di Palazzo Pitti (1820-1825)
ill., br. Il volume ha per oggetto il grande ciclo di affreschi realizzato da Luigi Sabatelli (1772-1850) nella Sala dell'Iliade di Palazzo Pitti a Firenze.Dopo aver inquadrato l'artista in relazione alla sua formazione, dai primi maestri fiorentini ai soggiorni a Roma e Venezia, il saggio si concentra sulla grande commissione per Palazzo Pitti, che impegnerà Sabatelli tra il 1820 e il 1825, attingendo a fonti d'archivio come corrispondenze, rapporti, resoconti, registri di cassa, a cui si aggiungono disegni, cartoni e schizzi preparatori rintracciati nelle collezioni pubbliche. Le immagini a colori, frutto di una campagna fotografica esclusiva, gettano nuova luce sugli affreschi facilitandone l'esame e la comprensione.
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Steiner Reinhard
Schiele. Ediz. inglese
ill., ril. Con il suo stile esplicito, la distorsione delle figure e il rifiuto degli standard di bellezza convenzionali, Egon Schiele (1890-1918) fu un pioniere dell'espressionismo austriaco nonché uno dei ritrattisti più stupefacenti del XX secolo. Pupillo di Gustav Klimt, Schiele si cimentò in uno sfavillante stile art nouveau prima di sviluppare la propria estetica - molto più cruda e provocatoria - di linee spigolose, colori sgargianti e figure affettate e slanciate. Prediligendo pose erotiche, esplicite o inquietanti in cui lui o le sue modelle - di volta in volta scheletriche e malaticce oppure vigorose e sensuali - si accovacciavano sul pavimento, languivano con le gambe divaricate, guardavano storto l'osservatore e spingevano i genitali in primo piano, la sua prolifica produzione di ritratti e autoritratti sconcertò l'establishment viennese con una forza psicologica e sessuale senza precedenti. Secondo molti contemporanei, oltre a essere sgradevole, l'opera di Schiele era anche moralmente riprovevole: tanto che nel 1912, per un breve periodo, l'artista fu incarcerato per oscenità. Oggi, la sua opera è rinomata per l'approccio rivoluzionario alla figura umana e per lo stile di disegno esplicito e particolarmente appassionato, quasi violento. Questo volume presenta alcune delle opere più importanti di Schiele per illustrarne la breve ma urgente carriera e il profondo contributo allo sviluppo dell'arte moderna, che continua a influenzare artiste di talento contemporanee come Tracey Emin e Jenny Saville. Nata nel 1985, la serie Basic Art è diventata la collezione di libri d'arte più venduta al mondo. Ogni libro della serie Basic Art di TASCHEN contiene: una cronologia dettagliata riassuntiva della vita e delle opere dell'artista, inserito nel contesto storico e culturale in cui è vissuto una biografia concisa circa 100 illustrazioni con didascalie esplicative
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Ruffo di Calabria Fulco; Borrelli Concita
Ricordo quasi tutto
ill., ril. "Una grande famiglia è una famiglia disseminata, divisa, complicata, persa, ritrovata. L'albero genealogico segna rami che a volte non si sono mai toccati, e a volte si sono uniti indissolubilmente." Fulco Ruffo di Calabria appartiene a una delle famiglie più antiche e blasonate d'Europa, che vanta fra i suoi membri re e regine, principi e principesse, cardinali ed eroi, come il nonno Fulco, asso dell'aviazione della Prima guerra mondiale e medaglia d'oro al valor militare. Con legittimo orgoglio ma anche con estrema spontaneità e semplicità, Fulco si racconta per la prima volta in una sorta di diario "geografico" che ripercorre la sua vita di nomade d'eccezione: l'infanzia torinese insieme ai fratelli Augusto, Imara, Umberto e Alessandro, sotto l'occhio vigile e affettuoso della "signorina Natalia", amica e complice; la Pasqua a Roma da nonna Luisa; le feste con i compagni di giochi, fra i quali Edoardo e Margherita Agnelli e i "rampolli" di casa Marone Cinzano, i Rivetti, i Nasi, i Vallarino Gancia; i collegi esclusivi a Moncalieri, Pallanza, Paderno del Grappa e Gressoney; le indimenticabili vacanze a Poveromo, in Versilia, nella accogliente e vissuta casa di famiglia, in compagnia di nonni, cugini e zii (fra cui Paola, futura regina dei Belgi) o a Sestriere. I viaggi per tutta l'Europa con la "banda Ruffo" (così zia Paola chiamava i nipoti) negli "anni feroci e fieri", in cui "non ci facemmo mancare niente", all'insegna della spensieratezza e degli amori passeggeri.
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McMeekin Sean
Il crollo dell'Impero ottomano. La guerra, la rivoluzione e la nascita del moderno Medio Oriente. 1908-1923
ill., ril. L'Impero ottomano durò per più di sei secoli, prima di dissolversi durante un ampio conflitto che ebbe al centro la Prima guerra mondiale. A partire dall'invasione italiana della Tripoli ottomana nel mese di settembre 1911, l'impero si trovò in uno stato di emergenza continua, con a malapena una frontiera non minacciata. Era sotto costante assedio, ormai considerato un guscio vuoto, e tuttavia dimostrò di essere ancora in grado di resistere, respingendo i principali attacchi a Gallipoli e in Mesopotamia, prima del definitivo crollo del potere centrale nel 1918. Mentre gli europei stavano decidendo come spartirsi i territori e Costantinopoli sembrava impotente di fronte agli accordi dei vincitori, si materializzò un'entità del tutto inaspettata: la Turchia moderna. Grazie alla sorprendente genialità di Mustafa Kemal, un nuovo potente stato era emerso dai frammenti dell'impero. McMeekin scrive questo epico racconto per intero - dagli albori fino al trattato di Losanna del 1923 che stabilì l'indipendenza della Repubblica turca - e ciò obbligherà molti lettori a riconsiderare il conflitto sotto una nuova luce. Le ripercussioni di questa «guerra di successione ottomana» si sono fatte sentire per tutto il XXI secolo, e paesi diversissimi come Serbia, Grecia, Libia, Armenia, Iraq e Siria ancora oggi devono fare i conti con quel passato. Il libro nasce da una serie di ricerche svolte negli archivi turchi e russi, solo di recente consultabili, e utilizzando fonti inglesi, tedesche, francesi, americane e austro-ungariche.
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Masini Lara Vinca
Arte contemporanea. La linea dell'unicità. Arte come volontà e non rappresentazione
ill.
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Lauretano Gianfranco
La traccia di Cesare Pavese
br. Pavese lo sapeva bene, un viaggio non si fa da soli: perché è triste; perché la complessità del mondo sovrabbonda la capacità di vedere di due occhi soltanto; perché parlando con qualcuno le cose non scappano più via. Per Pavese tutto l'essere fin nelle sue radici grida contro la solitudine, per cui la solitudine stessa è annuncio di un altro, sotto le cui "ali" bisogna stare. E poi il viaggio consiste della sua meta: solo chi sa che alla fine del viaggio qualcuno lo attende può stare da solo. Una riflessione sulla vita e sulle opere di Cesare Pavese, attraverso la scoperta dei luoghi che più hanno significato per il poeta e che più hanno inciso sulla sua scrittura, sulle tracce di un cammino esistenziale tormentato ma letterariamente fecondo, interrotto solo quando il dolore della vita ha sopraffatto il profondo desiderio di amare ed essere amato.
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Fallaci Oriana
Solo io posso scrivere la mia storia. Autoritratto di una donna scomoda
br. "Nella mia vita ho visto molte brutte cose. Molte. Sono nata in una tirannia, sono cresciuta in una guerra, e per gran parte della mia esistenza ho fatto il corrispondente di guerra. Per anni (in Vietnam, otto) ho vissuto al fronte. Ho seguito battaglie, ho subito sparatorie e cannoneggiamenti e bombardamenti, ho testimoniato l'umana crudeltà e imbecillità." Mai e poi mai Oriana avrebbe autorizzato una sua biografia, eppure non ha fatto altro che scrivere e raccontare la sua storia straordinaria. Lo ha fatto dalle trincee in Vietnam e dagli uffici della Casa Bianca così come dalla tenda di Gheddafi o dal quartier generale di Khomeini. Ha raccontato la storia del Novecento e con lucidità ha saputo riconoscere il più grande incubo del Ventunesimo secolo: il terrorismo globale. Ha affrontato i grandi leader politici senza mai inchinarsi di fronte al potere. "In ogni mio libro è accennata una traccia della mia biografia umana" ripeteva ai giornalisti che sfidavano la sua proverbiale diffidenza da addetta ai lavori. Così come i suoi quaderni che utilizzava per preparare meticolosamente ogni intervista contengono numerosi appunti autobiografici; brevi note che utilizzava ampliate nei suoi libri. Questi scritti restituiscono con precisione il carattere e il pensiero di una donna sui generis, capace di maltrattare grandi leader politici e divi di Hollywood, consegnando ai suoi lettori il testamento di una vita leggendaria.
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Arnould Colette
La stregoneria. Storia di una follia profondamente umana
ril. Argomento ampiamente frequentato dalla storiografia (e non solo), la stregoneria ha sempre suscitato notevole curiosità in un vasto pubblico, una curiosità talvolta morbosa, che ha spesso nuociuto alla qualità degli studi ad essa dedicati. Il merito di quest'opera risiede innanzitutto nel rigore scientifico con cui l'autrice interroga la storia e ne trae interpretazioni che investono l'uomo nelle pieghe più intime e oscure del suo immaginario e del suo inconscio. Il libro va dritto al cuore del problema, ripercorrendo le tracce di una storia che affonda le radici nell'antichità e giunge fino ai nostri giorni, dopo aver caratterizzato in forme diverse il Medioevo e l'epoca moderna. Medea e Circe sono le mitiche progenitrici di una figura, quella della strega (e, in minor misura, dello stregone), che riesce a catalizzare su di sé alcuni nodi cruciali della vicenda storica dell'Occidente, in un groviglio nel quale religione, superstizione e magia convivono. Una lucida e penetrante analisi storico-culturale, capace di svelare meccanismi e moventi di un fenomeno da cui abbiamo ancora molto da imparare. Prefazione di Massimo Centini.
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Sontag Susan; Cott Jonathan
Odio sentirmi una vittima. Intervista su amore, dolore e scrittura con Jonathan Cott
br. Riflettere è stata l'attività principale nella vita di Susan Sontag. E scrivere. Riflettere e scrivere sulla malattia e sulla marginalità dei malati, dei pazzi, degli artisti; sulla rottura delle categorie stereotipiche di maschio e femmina o giovane e vecchio; sul rapporto tra amore, eros e amicizia; sulla necessità dell'impegno contro le guerre e della critica alla società occidentale; sul bisogno di reagire all'anti-intellettualismo. Nella sua vita. Susan Sontag ha sperimentato di tutto: la laurea a Harvard e l'insegnamento alla Columbia University insieme alle droghe e al punk-rock dei concerti di Patti Smith al Cbgb; il divorzio e la fuga dall'insegnamento universitario e poi la vita tra New York e Parigi e l'amicizia con Roland Barthes. In "Odio sentirmi una vittima" Susan Sontag racconta che cosa significhi essere una donna intelligente, indipendente e appassionata. Una donna che ha saputo trasformare l'inquietudine esistenziale in un'incessante e fruttuosa ricerca, nella tensione a reinventarsi perpetuamente. Una donna che non ha avuto paura di rivoluzionare tutto più e più volte, muovendosi sempre in terra straniera e sempre scoprendo di essere già in cammino: una vita passata ad andare via, un eterno apprendistato alla vita.
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Iuli C. (cur.); Loreto P. (cur.)
La letteratura degli Stati Uniti. Dal rinascimento americano ai nostri giorni
br. Il volume propone un'introduzione alla letteratura degli Stati Uniti offrendo uno strumento agile e versatile per orientare lo studente e il lettore nell'orizzonte immensamente vasto delle lettere americane dalla metà dell'Ottocento uno all'epoca contemporanea. I saggi offrono prospettive e chiavi di interpretazione su periodi, tradizioni e generi, spaziando dai capolavori dell'Ottocento alle "slave narratives", dalle poetiche moderniste alle estetiche dell'"hard boiled", del "noir" e del "thriller". Gli studi su modernismo, postmodernismo e contemporaneità offrono una sistemazione teorica di insieme delle tendenze più rilevanti nella narrativa, mentre la nuova lettura della scena teatrale ne rivela gli aspetti sociali ricostruendone i pubblici, i "performers", i teatri "separati" e le sperimentazioni.
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Casanova Paolo; Sorbetti Guerri Francesco
La vita e le cacce dei contadini fra Ottocento e Novecento. Quando si cacciava per vivere
ill., br. Nel mondo contadino di fine Ottocento la caccia aveva assunto un ruolo di primaria importanza come elemento di sopravvivenza, in particolare fra le popolazioni rurali dell'Appennino. Naturalmente si trattava di una caccia di frodo data l'estrema povertà delle famiglie coloniche e veniva condotta con mezzi del tutto particolari, secondo tecniche venatorie ormai proibite e quasi tutte scomparse. Molti autori della prima metà del '900 le avevano già condannate, equiparandole a forme del peggiore bracconaggio, incompatibili con una gestione corretta del patrimonio faunistico. Ciò che si propone questo libro è interrogarsi sul perché i coloni si trovavano nella necessità di catturare gli animali selvatici con tali sistemi 'distruttivi', scoprirne i motivi esistenziali, inquadrare il contesto storico e sociale propri delle campagne dell'epoca.
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Panetta Maria
Guarire il disordine del mondo. Prosatori italiani tra Otto e Novecento
br. Il "filo rosso" che lega questi saggi, dedicati a romanzieri, saggisti, critici letterari italiani (Manzoni, De Sanctis, Pellico, Bini, Settembrini, Graf, Croce, Capuana, Serra, Alvaro, Buzzati, Morselli, Bufalino, Sciascia) è l'idea che "la scrittura rappresenti, in qualche modo, un espediente per cercare di dare forma al Caos, un modo di fare ordine, di arginare l'entropia che governa il mondo" (dalla Premessa). Guarire il disordine del mondo (con titolo che strizza l'occhio a Bufalino) indaga la scrittura come phàrmacon, nella sua duplice accezione greca di 'rimedio' e di 'veleno'. E la prosa come "consapevole scelta stilistica e formale, in quanto specchio di un pensiero che è sempre anche emozione".
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Moreschini L. (cur.)
Benvenuto Ferrazzi. La mia vita da bohemien. Dal socialismo umanitario al neorealismo cinematografico, uno spaccato sociale e culturale dell'Italia degli inizi del secolo ventesimo
ill., br. Benvenuto Ferrazzi (1892-1969) è stato un artista controverso e la sorte critica della sua opera segnata da contraddizioni. L'autobiografia è il racconto di un eccentrico testimone dei grandi eventi sociali, economici e artistici della sua epoca, partecipe della sofferenza del prossimo e della lotta per la sopravvivenza in una grande città in fermento da poco divenuta Capitale. Roma infatti è il teatro privilegiato della trasformazione storico-economica e sociale di un'epoca descritta nell'arco di cinquant'anni che cita nomi, fatti e luoghi visti attraverso gli occhi del popolo. La storia è quella italiana della Grande Guerra, la marcia su Roma, il rinnovamento urbanistico, le esposizioni del Ventennio, la seconda guerra mondiale e il bombardamento di San Lorenzo. Sfilano donne e uomini di malaffare, anarchici, regicidi, figure caritatevoli, frati, chiostri conventuali, osterie, stamberghe, case chiuse, accademie e atelier d'artisti. Attraverso le centinaia di esperienze narrate e le brevi cronache riportate Benvenuto rappresenta ambiti e situazioni estreme e umanamente molto crude. Si para davanti al lettore una carrellata di scene picaresche e di macchiette così come di personaggi eccellenti quali la Regina Madre in visita a Roma, e ancora Mussolini, Ettore Petrolini, Trilussa, Giulio Aristide Sartorio, Paolo Mussini, Alberto e Anton Giulio Bragaglia, Ferruccio Ferrazzi, Enrico Prampolini, Cipriano Efisio Oppo, Angelo Zanelli, Vincenzo Jerace, Ercole Rosa, Massimo Bontempelli, Federico Hermanin, Antonio Muñoz, Filippo Tommaso Marinetti e molti altri. Prefazione di Gian Piero Brunetta.
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Jodidio Philip
Ando. Complete works 1975-today. Ediz. inglese, francese e tedesca
ill., ril. Discover the completely unique aesthetic of Tadao Ando, the only architect ever to have won the discipline's four most prestigious prizes: the Pritzker, Carlsberg, Praemium Imperiale, and Kyoto Prize. Philippe Starck defines him as a "mystic in a country which is no longer mystic." Philip Drew calls his buildings "land art" as they "struggle to emerge from the earth." His designs have been described as haiku crafted from concrete, water, light, and space. But to Ando, true architecture is not expressed in metaphysics or beauty, but rather through space that embodies physical wisdom. This thoroughly updated edition spans the breadth of his entire career, including such stunning new projects as the Shanghai Poly Theater and the Clark Center at the Clark Art Institute in Williamstown, Massachusetts. Each project is profiled through photographs and architectural drawings to explore Ando's unprecedented use of concrete, wood, water, light, space, and natural forms. Based on the massive XXL monograph, this edition brings the architect's definitive career overview to an accessible format.
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Kokalari Musine; Ceglie S. (cur.); Geraci M. (cur.)
La mia vita universitaria. Memorie di una scrittrice albanese nella Roma fascista (1937-1941)
ill., br. Musine Kokalari (1917-1983) è stata la prima, grande scrittrice e poetessa albanese del Novecento, sensibile alla nascente "questione femminile" e alla miseria delle società rurali da lei denunciata in intensi, partecipati racconti. Nel 1938 è a Roma per laurearsi in lettere. Impegnata nella costruzione di un'Albania democratica, nel 1946 viene additata dal regime comunista quale "sabotatrice e nemica del popolo" e condannata al carcere e all'isolamento forzato fino alla morte, avvenuta nel 1983. "La mia vita universitaria" è la sua autobiografia giovanile e vede solo oggi la luce, in quello stesso italiano in cui fu composta a Roma durante il fascismo. Pensate per essere libro, queste memorie rivelano la sensibilità umana, poetica, antropologica della scrittrice che si cimenta in una lingua e un paese non suoi. Una lingua e una penisola, però, anche sue, dal momento che dal 1939 l'Albania si trovava sotto l'occupazione dell'Italia fascista. In questo diario l'albanese musulmana si confronta con un mondo romano, maschile, fascista, cristiano narrato con la curiosità dell'intellettuale. Cancellata negli anni del regime, è riconosciuta oggi in Albania "Onore della Nazione".
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Mancini Roberto
Le logiche del male. Teoria critica e rinascita della società
br. Cos'è il male? Come opera? Si può arrivare a sconfiggerlo? Il secolo scorso ha fatto emergere forme sistematiche e globali di dominio, di menzogna, di violenza, tanto da diffondere la credenza che esso sia invincibile. Eppure è possibile pensare a un cammino di liberazione per uscire sia dalla rassegnazione sia dalla complicità. L'opera propone un percorso a partire dalle teorie critiche della società e della condizione umana che, nel corso del Novecento, hanno lavorato a un'analisi organica del male storicamente prodotto: dalla Scuola di Francoforte a Freud, da René Girard a Michel Foucault, da Hannah Arendt a Martin Buber. L'originalità del testo è nella ricerca di un dialogo tra prospettive diverse in vista di una visione integrata e, comunque, aperta, che invece di cedere alla tentazione di arrivare a un'unica teoria definitiva rimanda piuttosto alla responsabilità personale come chiave della risposta al male. Emerge l'umanità, nella sua forza e nella sua fragilità, capace di trovare nuove strade per non lasciare al male l'ultima parola: lucidità del pensiero, intelligenza della speranza, coraggio di agire con la creatività della nonviolenza.
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Zourabichvili François
Infanzia e regno. Il conservatorismo paradossale di Spinoza
brossura Vi è uno scolio barocco e sconcertante nella Quarta parte dell'Etica di Spinoza nel quale aleggia l'ombra della morte e si evocano inquietanti possibilità di mutazione d' identità: «Avviene talvolta, infatti, che un uomo subisca mutamenti tali che non direi facilmente che egli è lo stesso, come ho sentito narrare di un poeta spagnolo che era stato colpito da una malattia e che, sebbene ne fosse guarito, rimase talmente dimentico della sua vita passata da non credere che fossero sue le commedie e le tragedie che pure aveva composto. In verità avrebbe potuto essere considerato un bambino adulto se avesse dimenticato anche la lingua materna. E se questo sembra incredibile, che cosa diremo dei bambini? Un uomo di età avanzata crede la loro natura tanto diversa dalla propria da non potersi persuadere di essere mai stato bambino, se non formulasse riguardo a sé tale congettura a partire dagli altri». Di questo testo perturbante, che ha portato scompiglio tra i commentatori dell'Etica, François Zourabichvili, uno dei più acuti e originali studiosi di Spinoza, fa il filo conduttore per una compiuta rilettura delle relazioni complesse che legano la metafisica spinoziana alla sua antropologia e alla sua politica, mantenendo come centro la questione della trasformazione come «oblio», ovvero amnesia di una forma anteriore e desiderio, emendato dall'immaginazione chimerica, di una nuova attitudine del corpo. Ne emerge una corrispondenza profonda che, da un capo all'altro dell'opera spinoziana, associa il tema dell'uscita dall'infanzia a quello dell'emancipazione dall'immaginario monarchico. Di contro alla lettura ingenuamente «rivoluzionaria» dello spinozismo, affiora quella di un conservatorismo paradossale, laddove Spinoza insegna lo slancio verso una vera conservazione di sé che non vuol dire preservare lo stato di cose esistente quanto piuttosto imparare a neutralizzare morte e servaggio.
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Dostoevskij Fëdor; Farina A. (cur.)
Lettere
ril. Fèdor Dostoevskij è uno dei più grandi scrittori di ogni tempo. Le sue opere sono annoverate tra i capolavori della letteratura di ogni epoca e luogo e, ancora oggi, nutrono lettori di tutto il mondo. Sono romanzi totali, monumenti letterari che contengono un sapere universale e manifestano la complessità della nostra esistenza travalicando confini e generazioni. Così le Lettere che Dostoevskij ha affidato alle mani dei suoi familiari, dei suoi amori, dei suoi sodali costituiscono, come scrive Alice Farina nell'introduzione, «il romanzo di una vita», «un'opera letteraria parallela all'opera, ma anche sorgente viva per l'opera stessa». E difatti sembrano traboccare di materiale romanzesco: l'arresto per aver frequentato un circolo di socialisti utopici, la condanna a morte, la grazia ottenuta pochi minuti prima di salire al patibolo; il confino in Siberia e la persecuzione della malattia; la continua e strenua battaglia per migliorare la propria condizione economica senza sacrificare nulla della propria arte. Ma questo materiale è qui innestato all'interno di una vita, la quale non può che diventare a sua volta sorgente creativa, in un continuo gioco di vasi comunicanti. Per buona parte inedite in Italia, queste pagine testimoniano poi gli scatti e le evoluzioni del pensiero di Dostoevskij, permettendoci di osservarne da vicino i movimenti interiori, come quando nel 1839, a soli diciotto anni, dichiara con orgoglio al fratello di voler dedicare la propria vita a svelare il mistero dell'essere umano. Le Lettere qui raccolte - ora interamente ritradotte, a comporre l'epistolario di Dostoevskij più completo mai pubblicato in Italia - raccontano questa missione; tracciano le linee di un'autobiografia intima e coinvolgente e rivelano una personalità infuocata, dedita alla letteratura fino allo stremo delle forze; offrono un nuovo sguardo sul suo percorso intellettuale e sulla genesi di opere che hanno cambiato per sempre la letteratura, sollevando interrogativi che ancora reclamano risposte. Sono la lente d'ingrandimento sulla vita di uno scrittore che ha esplorato gli abissi della condizione umana e ne è uscito più vivo che mai.
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Ponti A. C. (cur.)
Gaio Fratini. Il mio primo centenario
ril. Prefazione Filippo Ceccarelli. Postfazione Vittorio Sgarbi.
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Abbagnano Nicola
Introduzione all'esistenzialismo
br. La filosofia è un lavoro di indagine fondato sulla natura stessa dell'uomo in quanto pura esistenza. In questo volume il grande filosofo Nicola Abbagnano affronta le questioni che concernono "l'essere" del singolo uomo, partendo dalla sua autentificazione fino alla costituzione dell'io, per comprendere quell'atteggiamento strettamente personale, intimo e segreto che è il filosofare. La filosofia non avrà forse l'universalità della scienza, che consiste nell'identità del giudizio, ma il suo continuo porsi domande, la sua necessità di comprensione e il suo muoversi verso il futuro costituiscono un'universalità fondata sulla solidarietà umana, che può esplicarsi solo nella genuina struttura dell'esistenza di ognuno. Alla filosofia l'uomo può e deve chiedere di comprendere un po' meglio se stesso. Questa è la base, il fondamento, di ogni opera e di ogni lavoro umani, la trama con cui è tessuta la vita quotidiana del singolo, così come la vita storica dell'umanità. Le esperienze più dure, i dolori e le tragedie non servirebbero a nulla se gli uomini non dovessero derivarne un insegnamento, che la filosofia sola può formulare, traendo dalle vicende della storia l'incentivo per una più profonda e più umana comprensione dell'uomo.
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Mazzuca Pietro
E mi «svegliai» il 9 maggio 1978. Ciao Presidente
brossura
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Bignardi Massimo
Picasso a Napoli. Una «Montmartre arabe»
brossura
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Tedeschi F. (cur.); Bolpagni P. (cur.)
Visioni musicali. Rapporti tra musica e arti visive nel Novecento
brossura Si spazia da saggi di carattere storico, a firma di studiosi della materia, a testimonianze provenienti dal fronte creativo: di artisti che guardano alle possibili implicazioni della propria ricerca con il mondo della musica, anche sotto l'aspetto procedurale, e di compositori che si ispirano o cercano di ipotizzare contaminazioni tra il linguaggio dei suoni e quello dei colori e delle forme. Corrispondenze, scambi, ibridazioni: queste le direttrici principali di un dialogo che ha conosciuto, dalla fine del XIX secolo a oggi, molteplici linee di sviluppo. Dall'età simbolista alla stagione delle avanguardie storiche, dai fermenti novatori degli anni Sessanta e Settanta fino alle manifestazioni più recenti delle due discipline, musica e arti visive non hanno mai cessato di scrutarsi, confrontarsi, influenzarsi. Una relazione tormentata ed entusiasmante, di cui questo libro tenta di dar conto con la vivacità di un'esperienza vissuta.
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Spaemann Robert
Rousseau. Cittadino senza patria. Dalla «polis» alla natura
br. Con la consueta chiarezza, Robert Spaemann ha indagato le istanze educative di Rousseau relazionandole con i segni del nostro tempo, in cui il significato e la possibilità dell'educazione sono sempre più vacillanti. L'autore dimostra come gli esperimenti totalitari del XX secolo, come pure le derive erotico-estetiche della Scuola di Francoforte e di tanto pensiero postmoderno, abbiano trovano nel laboratorio intellettuale di Rousseau uno dei loro riferimenti più significativi. Come scrive Sergio Berardinelli nell'introduzione: "Nel primo Discours di Rousseau sono già fissati tutti i motivi essenziali della critica della civiltà borghese europea, che appariranno nei decenni successivi. Vi troviamo l'idea che la civiltà moderna è fondata sul progressivo aumento dei bisogni, quindi della nostra dipendenza; vi troviamo la denuncia della disuguaglianza nociva che viene introdotta tra gli uomini dalla differenza dei talenti e dalla degradazione della virtù, nonché la denuncia dell'uomo "borghese", vi troviamo infine l'esaltazione di una soggettività che afferma se stessa negando semplicemente il conformismo borghese, sulla base di una sorta di "totalmente altro"". Secondo Spaemann Rousseau è la fonte di ogni tentazione di fuga dalla polis e in questo senso la negazione di ogni socialità.
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Di Milia Giuseppe Antonio
Attività letteraria in Alta Irpinia tra Otto e Novecento
br.
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Antoniazzi Anna
Contaminazioni. Letteratura per ragazzi e crossmedialità
brossura La letteratura per l'infanzia, nelle sue punte più innovative, sembra entrare in una fase di sofisticati incroci mediatici: senza perdere la sua specificità si trasforma, reagisce al mutamento dei paesaggi espressivi, annette altri linguaggi legati dalla stessa vocazione a raccontare storie. Una nuova estetica narrativa diventa terreno di sperimentazione, spesso audace e creativa, nel quale il libro si fa blog, sito web, cinema e, nelle app per tablet più attuali, anche videogioco. Così la potenza sociale e comunicativa di altri linguaggi finisce con l'esaltare la portata del libro che estende i suoi confini ben oltre la pagina scritta. Ne è un esempio il percorso sul femminile, nel quale il destino delle protagoniste di intramontabili fiabe subisce profonde metamorfosi nella deriva crossmediale: Cappuccetto Rosso da preda si trasforma in predatrice, Biancaneve diventa una audace guerriera, mentre nuovi risvegli attendono le Belle addormentate. Dall'Introduzione L'immaginario mediatico nel quale bambini e ragazzi sono immersi si è oggi profondamente modificato. Supporti come smartphone e tablet stanno surclassando i computer tradizionali e, soprattutto, tra i vari media e la pagina scritta si stanno individuando nuove forme di contaminazione e di ibridazione. La stessa editoria per ragazzi sembra trovare un prolungamento ideale nei media digitali: alcuni romanzi sono collegati a blog, siti web, social network, siti di condivisione di filmati e forum di discussione.
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Duranti M. (cur.)
Alessandro Bruschetti. Futurismo aeropittorico e purilumetria. Opere 1928-1979
ril.
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Romano Sergio
Guerre, debiti e democrazia. Breve storia da Bismarck a oggi
br. Col Trattato di Versailles, al termine della Grande guerra, la Germania è condannata a pagare in trent'anni 132 miliardi di marchi d'oro. Le conseguenze della miopia dei vincitori emergono presto: una Germania frustrata e indignata diventa il vivaio ideale per la nascita del nazismo. Dopo la Seconda guerra mondiale tutto cambia: il Piano Marshall finanzia la ricostruzione europea e, più tardi, nella conferenza di Londra del '53, i Paesi creditori decidono di cancellare metà del debito tedesco. Ma non esistono solo i debiti di guerra, ci sono anche quelli contratti in tempo di pace. L'Europa degli anni più recenti ha affrontato la questione senza riuscire a dimostrare unità. Il caso del debito greco esplode nel 2009, seguito da una crisi di rapporti greco-tedeschi: la Grecia accusa la Germania di non aver onorato i debiti contratti con la guerra, mentre i tedeschi accusano la Grecia di aver truccato i conti. L'Unione vacilla sotto il peso della crisi. Oggi, per capire le polarizzazioni e i contrasti sulle politiche dell'austerità è fondamentale isolare gli snodi storici che hanno definito i rapporti tra creditori e debitori in Europa. È quello che fa Sergio Romano attraverso gli ultimi centocinquant'anni, sottolineando come la fiducia reciproca tra i popoli abbia svolto una funzione fondamentale per superare i momenti di difficoltà e avviare la ripresa.
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Pezzuoli Giovanna
Alla ricerca di Mr Darcy
br. Quale donna non vorrebbe incontrare (e magari sposare) Mr Darcy? Un uomo bello e ricco, maschio e nobilissimo d'animo? Il personaggio inventato da Jane Austen ha attraversato il tempo senza che la sua immagine di perfetta proiezione dei desideri femminili venisse scalfita dalle centinaia di rifacimenti letterari e cinematografici, televisivi, teatrali e a fumetti. Certo, nell'Ottocento ha dovuto vedersela con l'imperfetto Rochester, l'eroe romantico di Charlotte Brontè, prototipo delle narrazioni alla "lo ti salverò", ma dalla seconda metà del Novecento è lui, Darcy, a regnare incontrastato nelle fantasie femminili, anche quelle ormai contaminate dall'hard core. Perché, in fondo, è un duro con il cuore tenero, uno che sa ascoltare e capire, rispettando l'autonomia e l'intelligenza della sua compagna. Ed è un solido appiglio per ciò che rimane di una eterosessualità sempre più incerta. Giovanna Pezzuoli ce lo racconta attraverso film e serie Tv che hanno riscritto e reinterpretato "Orgoglio e pregiudizio".
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Ranieri Antonio
Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi
br. Nel 1880 Antonio Ranieri pubblicò "Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi", rompendo dopo mezzo secolo "il più religioso silenzio" in polemica con scritti fra i più "indiscreti" e "infausti" che cercavano di sminuire il suo "apostolato" e "l'ineffabile olocausto" di sua sorella Paolina al servizio del poeta. Il racconto di quegli anni è in parte una interminabile litania dei "più grandi sacrifizii" che "due mortali possano fare per un altro". Leopardi è lodato in modo generico mentre abbondano le notizie sui suoi "gravi ed irreparabili disordini fisici e morali", dei "più incredibili eccessi". Nonostante i molti "falsi" e l'abitudine di non riferire nemmeno una frase del poeta, la presenza di Leopardi finisce per ammantare di prestigio l'operetta. Con un'introduzione di Giulio Cattaneo e uno scritto di Alberto Arbasino.
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Freni Melo
Leggere «Il Gattopardo». Una chiave di lettura originale per un romanzo «ironico, amaro e non privo di cattiveria»
br. Melo Freni ci consegna un saggio che, per lo scrupolo della sua ricerca e delle sue riflessioni, diventa indispensabile per risalire alle ragioni storiche e alle considerazioni che determinarono la stesura del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. A cinquant'anni dalla sua pubblicazione, "Il Gattopardo" trova una Sicilia più matura, consapevole e in grado di rimuovere il pregiudizio secondo il quale ci sono cose che "ai siciliani non si possono dire". Lo scopo della rilettura è quello di evidenziare, tramite le conseguenze che ne sono derivate, l'attualità di una storia che si rivela opera di amaro realismo e non frutto delle suggestioni di un vecchio e illuminato aristocratico. "Leggere Il Gattopardo" svela, infatti, risvolti e rimandi che costituiscono un'autentica novità e per questo finisce con l'acquistare una propria autonomia, sia pure in riferimento al testo che lo ha ispirato.
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Jesenská Milena; Rein D. (cur.)
Qui non può trovarmi nessuno
br. La figura di Milena Jesenska (1896-1944), la destinataria delle famose lettere di Kafka, nonché sua traduttrice e suo amore incompiuto, è oramai nota anche grazie a delle fortunate biografie. Meno noti forse sono i suoi scritti (e le sue lettere), gli stessi che oggi presentiamo qui e che fanno della Jesenska una delle più vivide testimoni della vita e della cultura mitteleuropea tra le due guerre. Gli argomenti sono i più vari, dal costume, al cinema, all'arte e alla letteratura, per poi indirizzarsi - nella seconda sezione - in reportage di taglio più schiettamente politico, in concomitanza con la degenerazione della situazione nella giovane repubblica ceca che condurrà alla sua annessione da parte della Germania nazista. Sorprendono, dall'inizio alla fine, l'acume e l'efficacia dello stile, sempre in grado di mettere in luce il tragico, il comico e il grottesco dell'esistenza, mostrando sia un gran talento ironico sia, al contempo, inaudite doti di empatia. Nata a Praga in una famiglia benestante, partecipa sin da giovanissima alla bohème della capitale, per trasferirsi poco più che ventenne nella Vienna postbellica assieme al marito. Qui inizierà una felice carriera giornalistica, la quale ha però come controcanto una tormentata vicenda personale, che la porterà - complici un matrimonio fallito e una iniziale, poi sconfessata adesione al partito comunista - a una decennale dipendenza dalla morfina, dovuta ai postumi del travagliatissimo parto della sua unica figlia. E solo alla fine degli anni Trenta che la Jesenska ritorna a scrivere con la passione e l'intelligenza che contraddistinguono il suo personalissimo stile, partecipando nuovamente alla vita culturale del suo paese. Anche a causa di tale coinvolgimento sarà arrestata dai nazisti appena entrati a Praga e condotta al campo di Ravensbriick, dove morirà quattro anni più tardi. Tragedia del non tragico! L'inattitudine alla tragedia! Com'è tremendo, com'è doloroso, malinconico tutto questo! Gli uomini qui si sono rassegnati senza neppure saperlo, si sono rassegnati senza neppure lottare, con una naturalezza che spaventa. La maledizione dell'imperfezione, dell'incompiutezza, della mediocrità imitata grava qui su tutte le cose: sugli abiti, sul portamento della gente, sui mobili, sui posti a teatro, sulle vetrine. L'eterna schiavitù della promiscuità, l'eco di ogni lacrima e di ogni sospiro nella camera accanto piena anch'essa di gente, la tirannia di un destino che impone di osservare sempre con attenzione gli altri, perché qui ognuno è attore, spettatore e suggeritore al tempo stesso! Una qualsiasi evoluzione è impensabile, giacché è qui che finiscono le cattive imitazioni della vita e dell'arte, è per queste strade che si scrivono operette, farse d'infimo ordine e valzer sdolcinati atti a eccitare la sessualità miserevole e stremata di esseri che persino nel loro intimo non mancano mai di distinguere tra domenica e giorni feriali; [...] C'è dunque da stupirsi se questi uomini che col loro cervello e il loro cuore alimentano un mostruoso apparato, che per decenni non hanno mai vissuto né sentito in maniera personale e unica ma sempre e solo come massa, allineati l'uno accanto all'altro come merci in un magazzino con dentro lo stesso sentimento di rassegnata impotenza quali elementi di un cavo elettrico fra il mondo e Dio, c'è da stupirsi, dicevo, se essi un bel giorno, tutti insieme, mandano un urlo tremendo e si rivelano - per un istante nell'arco di secoli - terribili quanto prima erano stati docili? Con otto lettera a Max Brod su Kafka.
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Grassi Fabio L.
Atatürk. Il fondatore della Turchia moderna
ill., br. Questa è la biografia di un uomo che in 57 anni vita fu protagonista di terribili tempeste, fu conosciuto sotto numerosi nomi, salvò una comunità, pose fine a un secolare impero, fondò un nuovo stato e per molti aspetti una nuova nazione, ma soprattutto sottopose il proprio paese a un radicale progetto di trasformazione culturale. Tutti i grandi nodi della storia del Novecento e del tempo presente appaiono espressi e simboleggiati dalla sua personalità e dalla sua opera. Senza mai perdere di vista il contesto storico generale, il libro segue le tappe della carriera militare del giovane Mustafa Kemal, che inizia a diventare famoso durante la Prima Guerra Mondiale. Dopo la sconfitta dell'impero Ottomano nel 1918 il giovane generale comprende che le potenze vincitrici sono intenzionate a infliggere ai turchi una pace rovinosa. Con il beneplacito britannico nel 1919 si trasferisce nella Turchia asiatica e organizza il movimento di ribellione contro lo smembramento del paese. Con eccezionale abilità politica rafforza la propria leadership all'interno del movimento di ribellione nazionale, sconfigge sul campo i nemici esterni, abbatte la dinastia ottomana, riporta - da sconfitti - al tavolo della pace i vincitori del 1918 e fonda l'odierna Repubblica di Turchia. Nato in Macedonia, ossessionato dal ricordo degli effetti distruttivi del pluralismo etnico-religioso, persegue una ferrea unità a danno soprattutto della consistente minoranza curda, dando origine a una tragedia ancora irrisolta. Nel frattempo imposta con somma abilità la politica estera del proprio Stato, che si guadagna la stima della comunità internazionale. Ogni successivo tentativo di evoluzione democratica ha evidenziato le riserve, quando non l'ostilità, di molti turchi nei confronti del suo radicalismo laico occidentalista.
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Croce Benedetto
Storia della storiografia italiana nel secolo decimonono. Vol. 1-2
brossura "Nel 1914-15 composi questa storia, che è stata pubblicata capitolo per capitolo nella rivista la Critica (a. XIII-XVIII, 1915-20), e ora viene ristampata in forma alquanto più breve, tolti o compendiati molti brani testuali che nei fascicoli della rivista riferii per disteso, quasi per costringere a leggere scrittori nostri a torto negletti. Il mio intento nel comporla non fu solo quello di recare un contributo alla migliore conoscenza della vita spirituale italiana durante il secolo decimonono, e di riempire al tempo stesso una lacuna nelle storie generali della storiografia che finora si posseggono; ma anche, e soprattutto, di offrire ai giovani italiani, che si accingono agli studi storici, sotto specie di racconto, una sorta di metodica, più efficace, a mio avviso, che non le astratte metodiche dei manuali. Più efficace, perché le difficoltà e i contrasti vengono in essa còlti sul vivo, e teorizzati insieme ed esemplificati; e perché quelle difficoltà e quei contrasti sono lumeggiati per il paese di cultura al quale i giovani studiosi appartengono, e dove, lavorando, debbono ripigliare il filo dalle mani dei maggiori. Né aggiungo altro sulle condizioni presenti della storiografia in Italia, e sui doveri che ne sorgono: ammonimenti che ciascuno trarrà dal racconto stesso che io ho dato delle sue istruttive vicende nel corso dell'ultimo secolo." (l'autore)
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Kertész Imre; Melazzini A. (cur.)
Diario dalla galera
br. Dal 1964 Imre Kertész ha tenuto questo diario. Il Premio Nobel per la Letteratura del 2002 vi si abbandona completamente: lascia traccia delle sue indecisioni, delle sue sconfitte, dei suoi dubbi; ma riaffiorano, rapidi e fulminei, anche i ricordi più crudi della sua detenzione nel campo di concentramento di Auschwitz; o, poco più avanti, appare l'invasione russa in una Ungheria appena uscita dal conflitto mondiale e già vessata da un nuovo totalitarismo; quindi il crollo del comunismo e le residue speranze di uno scrittore e di un popolo in una Europa nuova. Le pagine, infine, straordinarie, dedicate a sua madre che lo sta per lasciare. Ovunque, a ogni passo, è un palpitare di riflessioni, esperienze vissute, improvvise accensioni, amori letterari, cadute, passioni. Il diario non è solo il racconto di un secolo sconvolto dalla furia umana, ma anche la chiave d'ingresso, lasciata sulla soglia a qualunque lettore voglia avventurarvisi, al mondo interiore di un grande scrittore.
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Calvino Italo; Baranelli L. (cur.)
Sono nato in America. Interviste 1951-1985
br. Oltre cento interviste distribuite nell'arco di quattro decenni: il più imponente corpus disponibile di autocommenti calviniani. L'effetto è quello di un grande cantiere autobiografico: un'autobiografia in progress, mobile e sfaccettata, costruita per successive espansioni. Un'autopresentazione simile a un prisma rotante che prende forma davanti ai nostri occhi, senza mai consentire una visione completa e stabilizzata. Proprio così, forse, Calvino avrebbe desiderato apparire: coerente ma non inerte, dinamico senza essere dispersivo, e intento a un'assidua costruzione di sé. Pur nella brevità del respiro consentito dalla forma intervista, queste pagine offrono una messe di osservazioni straordinariamente ricca. Sull'opera calviniana, ma anche sul genere romanzesco, sulla letteratura italiana, sul modo di leggere e sul ruolo dei lettori. E poi valutazioni politiche sulla storia italiana e numerose considerazioni su se stesso. Introduzione di Mario Barenghi.
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Lasdun Susan
Vita di infanzia nell'età vittoriana. Il mondo dei bambini Drummond (1827-1832)
ill., ril. L'infanzia nella prima metà dell'Ottocento è stata studiata dagli storici solo in maniera episodica e frammentaria, indice questo anch'esso della condizione secondaria riconosciuta ai bambini in tale epoca. Universalmente considerata come una semplice fase dello sviluppo verso l'età adulta, da attraversare il più rapidamente possibile, la sua natura effimera appariva troppo insignificante per meritare di essere analizzata e tramandata. Rare sono pertanto le fonti primarie, ed ancor più rari i documenti di mano degli stessi bambini. Le illustrazioni dipinte dai piccoli Drummond offrono, pertanto, uno scorcio unico del mondo nel quale essi vissero: la stanza degli studi, con la sferza e il backboard in dolorosa mostra; i giuochi turbolenti; o una semplice danza in salotto. Le scene e le persone raffigurate dai bambini, assieme a vari scritti della loro cugina Fanny Drummond, ci permettono di cogliere alcuni degli atteggiamenti allora prevalenti nei confronti dell'infanzia, e di afferrare come gli stessi bambini percepissero il proprio mondo. Al tempo stesso, le illustrazioni ci offrono una grande ricchezza di dettagli, dalla foggia degli abiti alle abitudini della servitù, rivelatori di come questi piccoli contemporanei della Regina Vittoria siano stati educati a divenire tipici protagonisti dell'età che da ella prese nome.
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Martino Pierpaolo
Leggere Ziggy. David Bowie e la letteratura inglese: da George Orwell a Hanif Kureishi
br. Leggere Ziggy indaga il rapporto di Bowie con la scrittura letteraria e in particolare con la letteratura inglese, traducendo il suo discorso artistico in una sorta di dialogo tra dialoghi, in cui la musica stessa si fa scrittura e in cui la parola letteraria, il suono musicale e l'immagine dell'artista si ridefiniscono a vicenda. I testi delle canzoni di Bowie si caratterizzino per una dimensione fortemente teatrale, non solo per la capacità dell'artista di creare personaggi e maschere diverse all'interno di una stessa canzone o album, ma anche grazie alla loro capacità di "risuonare", come avrebbe detto Michail Bachtin, della parola altrui. Gran parte dei suoi testi includono riferimenti più o meno diretti a testi e autori da lui particolarmente amati e "messi in musica". Il volume si sofferma su cinque autori che avranno un ruolo centrale nel definire l'immaginario bowiano: Arthur Clarke di 2001: Odissea nello Spazio, letto in rapporto al Bowie di Space Oddity; George Orwell di 1984, in rapporto all'album Diamond Dogs; l'opera di Christopher Isherwood in rapporto alla trilogia berlinese del 1977-79; Colin MacInnes di Absolute Beginners e all'Hanif Kureishi de Il Budda delle Periferie.
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Vitta Maurizio
Il progetto della bellezza. Il design fra arte e tecnica dal 1851 a oggi
ill., br. A dieci anni di distanza dalla sua prima apparizione, questa storia del design viene riproposta in una versione riveduta e arricchita, che dà conto dei più recenti sviluppi registrati in questo campo. Da quando nel 1851 la Great Exhibition di Londra raccolse per la prima volta, sotto le modernissime volte in vetro e ferro del Crystal Palace, i «prodotti dell'industria di tutte le nazioni», la sterminata famiglia degli oggetti d'uso è entrata nella storia della nostra cultura, reclamando un progetto formale -il design - che ha finito col dare vita a un campo culturale ben strutturato, a una disciplina universitaria e a una professione perfettamente definita. Progettare la figura di un oggetto d'uso quotidiano costituisce infatti un'operazione complessa, nella quale la forma deve confrontarsi con la funzione, la creatività deve sfidare i vincoli tecnici, e il principio etico, formulato fin dall'inizio, di "portare la bellezza in tutte le case" deve affrontare le ragioni della produzione e del mercato. Questo libro racconta quindi la storia del design come storia di un laborioso equilibrio ogni volta raggiunto fra le componenti artistiche e quelle tecniche del progetto. Al suo centro, però, resta sempre l'oggetto d'uso, strumento indispensabile per il vivere quotidiano, portatore di significati sempre più ampi, con le luci e le ombre che lo hanno accompagnato nella sua lunga vicenda.
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Galimberti Umberto
Opere. Vol. 7: Gli equivoci dell'anima
br. La parola anima, nell'attraversare i più svariati sistemi di pensiero (filosofico, religioso, antropologico, psicologico), genera una serie di equivoci in cui si nascondono vertiginose variazioni di significato. Percorrendole è possibile scorgere gli spostamenti di volumi di senso e le migrazioni linguistiche da cui dipendono le epoche storiche e gli scenari da esse dischiusi. L'analisi di Galimberti muove da Platone, che gioca l'anima su un doppio registro, coniugandola da un lato con la costruzione della ragione e il governo di sé, dall'altro con l'abisso della follia e la dissoluzione dell'individuo. Da allora in poi, questi due registri non hanno cessato di condizionare la costruzione dei saperi, sempre insidiata sul piano teorico dalle oscillazioni delle opinioni e sul piano pratico dalla vertigine delle passioni, in quel gioco di maschere, assunte e dismesse dall'anima, a cui non sfugge che ogni nuova parola della ragione non è possibile se non liberando a ogni istante i frammenti di una segreta follia. Prima e dopo Nietzsche, Plotino e la Gnosi, Schopenhauer e il romanticismo, Freud e la psicoanalisi, Husserl e la fenomenologia, Heidegger e l'ermeneutica hanno tentato di liberare l'anima dal giogo dell'idea ma la loro opposizione al platonismo si è rivelata di segno uguale anche se contrario.
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Malcovati Fausto
Il medico, la moglie, l'amante. Come Cechov cornificava la moglie-medicina con l'amante-letteratura
br. Medico al servizio degli altri, si mantiene facendo lo scrittore. Racconti e raccontini gli vengono facili e ci sono giornali che li pagano molto bene. Alcuni sono belli, altri meno, del resto ne scrive tanti e non sempre li firma con il suo nome. Una lettera gli cambia la vita: voi avete un talento straordinario, gli scrive uno scrittore anziano e autorevole, lo dovete rispettare. Impegnatevi di più, scrivete di meno, smettete di nascondervi dietro gli pseudonimi e la fretta. È la spinta che Cechov aspettava. Il tempo che dedica alla scrittura non gli sembra più rubato, adesso: rallenta la produzione e approda anche al teatro, da sempre un chiodo fisso. Scrive da bravo medico, partendo dall'osservazione, dalla diagnosi, dai discorsi della gente che non si stanca mai di ascoltare: sul palcoscenico i suoi dialoghi sono materia viva. La prima del Gabbiano è un fiasco doloroso, rischia di allontanarlo dalle scene; ma il mondo del teatro, che può dimostrarsi traditore, lo vuole e continua a chiamarlo. Il teatro gli contende anche Ol'ga, il suo amore unico e tardivo: lei è una grande attrice e deve stare a Mosca, lui è ormai troppo malato per quel freddo impietoso. Nelle loro lettere una conversazione tenera e profonda che nemmeno la morte può fermare. In queste pagine c'è un uomo che porta sulle spalle le sue fatiche, e leggerissimi, sulla punta delle dita, mille personaggi che parlano, amano, si sposano, viaggiano, discutono e vivranno per sempre.
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Meleca Vincenzo; Surano P. (cur.)
I carri armati poco conosciuti del Regio Esercito. Prototipi, piccole serie e carri esteri. Ediz. illustrata
ill., br. Tra il 1915, quando l'Italia decise di partecipare alla Grande Guerra, e l'8 settembre 1943, data in cui venne reso noto l'armistizio firmato cinque giorni prima a Cassibile, il Regio Esercito progettò, sperimentò e mise in linea un certo numero di carri armati. Scavando, da perfetto segugio, negli annali di istituzioni e industrie l'autore documenta questi progetti e produzioni di carri armati italiani del periodo 1915-1943, alcuni dei quali neppure entrati in fabbricazione. La ricerca diventa occasione di più ampie riflessioni di natura strategica e ideale evidenziando la capacità dell'autore di trasferire il lettore da una semplice disamina tecnica a considerazioni di carattere generale in cui convergono la fatica degli uomini, l'inventiva dei tecnici, le condizioni del nostro Paese, la volontà e i deficit delle istituzioni. Il libro si articola in 4 capitoli suddivisi in numerosi paragrafi, corredati da copiosa documentazione fotografica sia a colori che in b/n, da ampia bibliografia e interessanti note in calce.
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Cavadi Augusto
La filosofia come terapia dell'anima. Linee essenziali per una spiritualità filosofica
br. Ogni spiritualità è caratterizzata da una tensione di fondo. In alcuni casi è la ricerca di uno stato di benessere psicologico; in altri la passione per gli aspetti enigmatici della vita terrena (e ultraterrena), da sondare facendo ricorso anche a risorse paranormali; in altri ancora il desiderio di immedesimarsi con profeti autorevoli, contemporanei o attestati dalla tradizione. Anche la spiritualità filosofica è polarizzata su un obiettivo qualificante: l'attrazione per ciò che è davvero reale. Il filosofo non disdegna né il benessere psichico né la curiosità per i segreti dell'universo né la guida di maestri saggi e credibili... Ma questi e simili interessi rivestono, ai suoi occhi, un valore secondario. Sono fattori opzionali. Ciò che davvero lo possiede e lo muove è un'insaziabile sete di "verità". Al di là delle infinite dispute su questa nozione, ogni filosofo vuole sapere come stanno le cose: e se le cose non esistono (sono pura illusione) o esistono ma sono incomprensibili (sono impastate di assurdità), vuole sapere almeno questo. Egli è irresistibilmente attratto da ciò che è in quanto è: non ha pace sino a quando non appura la realtà.
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Molinari Fulvio
Istria contesa. La guerra, le foibe, l'esodo
br. Una terra, l'Istria, in bilico tra due mondi - italiano e slavo - percorsa da eserciti, lacerata da contrapposizioni nazionali, divisa da mutevoli linee di confine. Gli slavi si ribellano alla politica di assimilazione attuata dal governo fascista: la comune difesa della nazionalità cementa l'alleanza tra cattolici, nazionalisti e comunisti. Nasce la resistenza armata e, dopo l'8 settembre 1943, la stagione delle violenze. L'Istria è occupata da oltre un mese dalle formazioni jugoslave: si consumano vendette politiche e personali. È la prima tragedia delle foibe. La controffensiva tedesca riconquista l'Istria, ed è un susseguirsi di attentati partigiani e repressioni. La Venezia Giulia è regione strategica per la Wehrmacht, in ritirata dai Balcani, e per gli Alleati, che risalgono la penisola italiana. Tito spinge le sue armate fino a Trieste e Gorizia, poi gli Alleati lo costringono a ripiegare: ma i quaranta giorni di occupazione jugoslava sono scanditi da foibe e deportazioni. Alla conferenza di Parigi, 10 febbraio 1947, l'Italia perde Fiume, Zara, le isole del Quarnero, quasi tutta l'Istria; si apre la "questione di Trieste" costituita in Territorio libero, focolaio di future tensioni. Nelle terre passate alla Jugoslavia si instaura il potere popolare. Tribunali del popolo, epurazioni, arresti, nuove uccisioni nelle foibe, nuove violenze. Più di duecentomila istriani e dalmati lasciano la loro terra e si rifugiano in Italia, esuli in patria.
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Marsilli Pietro; Tapparelli Patrizio
Bormiolli. Le stufe a olle di Trento (1763-1889)
ill., ril.
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Asnicar Roberto
Della patafisica. Diverticoli sulla scienza delle scienze
br. La patafisica, che ha preso forma alle soglie del Novecento grazie alla sulfurea inventiva di Alfred Jarry, è la scienza che tutte le altre include. È tale la sua grandezza da aver dato vita in Francia a un Collège e alla creazione dell'Oulipo (di cui fece parte Italo Calvino), in Italia a un Collage e in giro per il mondo a un numero imprecisato di società di ricerche erudite. Il libro è un manuale storico e teorico che aiuta a compiere i primi passi in questo mondo di meraviglie.
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Favretto Sergio
Una trama sottile. Fiat: fabbrica, missioni alleate e Resistenza
ill., br. Documenti, testimonianze, verbali, sentenze, immagini, molti inediti: è questo il paradigma di elementi che ha permesso all'autore del presente saggio di ricostruire la sottile trama esistente fra la Fiat, le missioni alleate e la Resistenza nel biennio 1943-1945. Agnelli, Valletta, Ragazzi, Ratti, Menghi, Banfo, Melis, Dal Fiume, Garosci, Peccei, Tarallo, gli agenti e i militari inglesi del SOE e quelli americani dell'OSS, le formazioni partigiane e le SAP interagirono in vista della Liberazione. Fu una cooperazione silenziosa e prudente. La fabbrica, con i dirigenti e gli operai, fu protagonista; Torino e il Piemonte ne furono il contesto. La proprietà e il movimento sindacale non vollero cedere al tedesco occupante e alla RSI: vari scioperi seguirono quelli del marzo 1943, aiuti tecnici ed economici vennero messi a disposizione; partigiani e agenti alleati operarono all'interno degli stabilimenti di Mirafiori e Grandi Motori; molti furono i dirigenti e gli operai impegnati in prima persona nella Guerra di Liberazione. Nelle pagine del volume, attraverso le storie individuali dei suoi protagonisti, riemerge tutta la delicata tessitura di questa vicenda.
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Cacco Matteo
La strada di John Fante: tra cinema e letteratura
br. Il saggio si focalizza sul periodo Hollywoodiano di John Fante. La maggior parte degli studiosi ha giudicato negativamente la lunga permanenza dello scrittore italoamericano negli studios, soprattutto per via dei contenuti negativi che Bukowski ha espresso in merito. Qui si esaminano le lettere di Fante scritte durante quel periodo, contestualizzandole nella realtà del giovane autore che in quel momento non aveva ancora ottenuto nessun importante riconoscimento letterario per i primi romanzi della saga Bandini e "Dago Red". Anzi, le delusioni erano state molte, soprattutto per la mancata pubblicazione del suo romanzo "The Little Brown Brothers". Per rendere noto ai lettori i meriti del cinema "fantiano" sono stati intervistati i figli, e sono stati analizzati i film principali dell'autore, per la maggior parte sconosciuti alla critica e che invece raccontano un "altro" John Fante, umano e compassionevole. La seconda parte del saggio si concentra sulla sua letteratura e sull'influenza che il realismo magico ha avuto su di lui: un nuovo punto di vista per leggere Fante, troppo spesso avvicinato agli ideali della Beat Generation.
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Frangipane Ettore
Bolzano scomparsa. La città e i dintorni nelle vecchie cronache. Vol. 13
br. Racconti sempre nuovi, spesso incredibili, che riemergono da anni lontani, racconti che alle volte l'autore ha vissuto in prima persona, quando vestiva le divise che il fascismo imponeva ai bambini, o anche più tardi, da liceale. Fino alla divisa di alpino. La serie Bolzano scomparsa, insomma, continua ad attingere dalle lontane esperienze di Ettore Frangipane, oppure da letture non ancora completate di giornali dell'Ottocento, reperibili prevalentemente presso la biblioteca provinciale Tessmann, quando c'era il Kaiser e l'aquila bicipite, e si scriveva e leggeva in gotico. Poi apparvero nelle nostre edicole i giornali italiani in caratteri latini, con tanto di aquile fasciste, ed altre aquile più tardi ancora, ma stavolta naziste, fino a giungere - oggi - all'aquila tirolese. Dalle aquile di Druso, figliastro di Augusto, che conquistò a Roma queste valli, questo corrucciato rapace le ha sorvolate nel tempo in lungo e in largo, e non è forse un caso che la legione di Druso di chiamasse "Rapax". Ma un'aquila che i più anziani a Bolzano ricordano ancora, fu quella catturata in val Gardena negli anni Trenta, ed esposta in una voliera a parco Petrarca (che allora non si chiamava così). Era un omaggio di scalatori ladini al prefetto fascista di Bolzano, nel ricordo, per l'appunto, delle lontane aquile romane. Una povera aquila questa, via via più spennacchiata col trascorrere degli anni, fino a spegnersi. Da allora la voliera non esiste più e di rapaci non è più il discorso Anche per avviare questo tredicesimo volume della serie Bolzano scomparsa sono stati consultati vecchi e vecchissimi giornali. Ne sono stati ricavati 50 articoli e un centinaio di foto.
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Giartosio Tommaso
Non aver mai finito di dire. Classici gay, letture queer
br. «Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire». La definizione (anch'essa classica) di Italo Calvino è un invito a guardare ai grandi libri con occhi nuovi. Ma queste nuove letture non ci costringono forse a ripensare l'idea stessa di tradizione dei classici, e in generale ciò che crediamo di poter dare per assodato riguardo alla letteratura? Questo libro si propone di utilizzare un unico tema specifico - la trattazione letteraria dell'omosessualità - come chiave per interrogare testi molto diversi tra loro e accedere a questioni molto più vaste. Questioni come la natura della tradizione, appunto: di cui si propone un diagramma non ad albero ma a caverna, esposto a pressioni e deformazioni. E poi l'autonomia dell'arte (ripensata sulla scorta di Colori proibiti di Mishima); l'umorismo (in Proust); il racconto di sé (attraverso Isherwood); l'etica della scrittura (con Dante e Auden). Non mancano capitoli avventurosi come quello dedicato ai Promessi sposi, oggetto di una lettura controcorrente centrata sul rapporto tra sessualità e identità nazionale, o interventi di critica culturale come quelle sulla fenomenologia del James Bond gay portato sugli schermi da Sam Mendes. Sotto l'avvicendarsi delle analisi letterarie - che mirano a una rigorosa onestà intellettuale - va poi gradualmente emergendo il basso continuo di una riflessione sulla realtà italiana. Così raccontare il laboratorio dello scrittore gay e la sua mutata (diminuita?) posizione culturale diventa un'occasione per mettere in luce le contraddizioni del presente, i conflitti tra ethos dominante e minoranze, i concreti vantaggi e pericoli dell'identitarismo.
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