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Soverina Francesco
Il «caso Bracco». Una ferita non sanata
brossura
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Mari Enzo; Casavecchia B. (cur.)
25 modi per piantare un chiodo. Sessant'anni di idee e progetti per difendere un sogno
br. Con lo spirito curioso e concreto del bambino che imparando a sperimentare e a muoversi nel mondo acquisisce conoscenza, Enzo Mari si racconta in prima persona, dal periodo di autoformazione dell'infanzia e della prima giovinezza, tra gli anni Trenta e Quaranta, attento ai molti stimoli di una realtà difficile ma in pieno fermento, agli studi all'Accademia di Brera, alla fase di più intensa attività artistica che ha fatto di lui uno dei designer più geniali e innovativi del Novecento. Mari è sempre stato mosso dalla convinzione che progettare corrisponda a una pulsione profonda insita in ogni essere umano. Una convinzione che lo ha portato, negli anni Sessanta, a rivoluzionare il concetto di design, realizzando, con coerenza, un'«utopia democratica»: disegnare e produrre oggetti belli e utili per la gente comune. Sono nate così creazioni che non sentono l'usura del tempo: dai giochi concepiti per stimolare i bambini a «produrre intelligenza», ai progetti realizzati in tutto il mondo per i più importanti marchi (Olivetti, Driade, Zanotta, Artemide, Alessi). Con la fine degli anni Settanta, Mari considera conclusa l'utopia del design. Orgoglioso di essere un «ingenuo cronico», non esita a gridare che oggi il design è nudo ma non cessa di essere ottimista.
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Ronsisvalle Vanni
Crimi la mappa del poeta. Con quindici lettere di Leonardo Sciascia ed altri documenti
brossura
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Ronchi Rocco
Il canone minore. Verso una filosofia della natura
br. Questo libro ripercorre la storia del pensiero occidentale con una chiave di lettura forte e originalissima. Le storie della filosofia, in effetti, sono due. Quella che si studia sui manuali è la versione ufficiale, il canone maggiore. I nomi che costellano questa tradizione sono illustri. Eppure, il canone maggiore è anche la vicenda di un lungo allontanamento dalla vocazione autentica della filosofia: "La filosofia sta da una parte sola. Essa scorre sulla linea che abbiamo chiamato minore". Rocco Ronchi tratteggia un percorso più silenzioso, e tuttavia ricchissimo di tesori spesso nascosti, il solo a non aver tradito il compito più urgente della filosofia. È il canone minore, che conta tra le sue fila William James negli Stati Uniti, Henri Bergson in Francia, Giovanni Gentile in Italia, Alfred North Whitehead in Gran Bretagna. Nomi prestigiosi, ma marginali nel dibattito odierno. Pensatori raffinatissimi, che sulla soglia del Novecento hanno pensato non il loro secolo, ma il secolo successivo, il nostro. La rivoluzione del canone minore non mette più al centro l'uomo con i suoi valori, il soggetto con la sua esperienza e i suoi desideri. Al contrario, questa nuova versione della storia della filosofia è profondamente antiumanistica e immoralistica, perché rivolge la sua attenzione alla natura, allo splendore della sua immanenza assoluta, alla sua incomprensibile e infinitamente intelligente processualità. In un dialogo serrato con la scienza contemporanea, Ronchi si chiede che cosa sono il tempo e la vita e dimostra che la filosofia è necessariamente una filosofia della natura.
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Mansfield Katherine; Middleton Murry J. (cur.)
Quaderno d'appunti
br. Pensieri improvvisi, folgoranti aforismi, squarci di racconti mai più elaborati sono raccolti in questo "Quaderno d'appunti", pubblicato postumo e limpidamente tradotto da un'altra grandissima scrittrice, Elsa Morante. La breve vita di Katherine Mansfield vi si illumina di tonalità nuove, in particolare per i suoi ultimi anni, quando la sua ricerca di una verità oltre la letteratura la porta a mettersi in discussione, a confrontarsi drammaticamente con la vita. Il paragone con la sua grande contemporanea, Virginia Woolf, è obbligato: "Strane le sorti di queste due grandi scrittrici," scrive Emilio Cecchi. "E la sorte più buia, indecifrabile, non è quella della Woolf, piena d'immagini e di sogni, benché minacciata e visitata dalla demenza; ma della Mansfield, tesa e vibrante come acciaio, nella spietata ricerca della realtà, della verità, che la induceva a cieca crudeltà verso se stessa." Uno sguardo nell'intimità di una delle maggiori autrici di narrativa breve del Novecento, troppo presto strappata alla sua arte.
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Vico Giambattista
La scienza nuova
brossura
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D'Annunzio Gabriele; Duse Eleonora; Minnucci F. (cur.)
Come il mare io ti parlo. Lettere 1894-1923
ril. "'Vedo il sole', scrisse Eleonora Duse nel primo biglietto per Gabriele d'Annunzio, e parlava di lui, che definirà il loro incontro 'un incantesimo solare'. Senza saperlo, ma forse lui sì, il loro amore inaugurò il divismo moderno e alimentò le cronache mondane per anni. I detrattori hanno sostenuto che non fu un vero amore. La questione è più complessa. Il loro, semmai, fu un incontro di reciproco interesse. Il connubio artistico con la più celebrata attrice del tempo avrebbe permesso a Gabriele di avvicinare il pubblico ai suoi miti e alla sua poesia. A lei premeva rinnovare il suo repertorio e legare la propria arte a testi che fossero 'suoi' e soltanto suoi. E per di più cadde fulminata dal grande seduttore che, pur amandola, finì per stancarsene, come sempre. Fu un grande amore? Sì, e questo libro - che ho visto crescere insieme agli studi di Franca Minnucci negli Archivi del Vittoriale degli Italiani - lo racconta con le stesse parole della grande attrice." (Giordano Bruno Guerri)
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Severino Emanuele
L'anello del ritorno
brossura "Corpo estraneo" o problema insoluto della filosofia nietzscheana, la dottrina "dell'Eterno Ritorno dell'uguale" è tanto citata quanto misconosicuta. Persino nelle chiose dei filosofi che l'hanno percorsa fino all'ossessione, come Martin Heidegger, restano tracce di ambiguità, sospensioni, o residui di interpretazioni funzionali al pensiero di ciascuno di essi. La complessa lettura di Severino ha perciò innanzitutto il merito di restituire l'Eterno Ritorno al lettore che voglia avvicinare la nuda, ipnotica vertigine ontologica. "Che tutto ritorni è l'estrema approssimazione del mondo del divenire al mondo dell'essere" (F. Nietzsche).
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Esposito Edoardo
Elio Vittorini. Scrittura e utopia
ill., br. Difficile dire una parola definitiva sull'attività di uno scrittore e intellettuale quale è stato Elio Vittorini. Sul suo nome, pur consacrato da opere come Conversazione in Sicilia, Uomini e no, Le città del mondo, e da iniziative come quella del "Politecnico", la critica non cessa di interrogarsi e magari di scontrarsi, e l'impressione è che non gli si perdoni, prima di ogni altra cosa, il suo spirito libero, il coraggio di una ricerca letteraria che, invece di muoversi su percorsi consolidati, ha saputo inventare ogni volta qualcosa di nuovo. Vittorini è stato pubblicista e polemista, è stato editore e organizzatore di cultura, è stato traduttore e importatore, con Cesare Pavese, della letteratura americana in Italia; è stato, soprattutto, uno scrittore capace di dare parole all'utopia senza smettere di confrontarsi con i problemi del suo tempo e affrontandoli anzi, sempre, con intelligenza e passione. Edoardo Esposito, sulla base delle ultime acquisizioni archivistiche e dell'epistolario che sta per essere completato, ne propone qui una riconsiderazione complessiva che, senza ricadere nello schema della monografia di tipo manualistico, mette in luce i momenti più interessanti della sua narrativa e della sua attività intellettuale, mostrando la forza e la generosità di un lavoro che - pur con ingenuità e cadute - ha segnato genialmente la cultura del Novecento.
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Franchetti Leopoldo
Condizioni politiche e amministrative della Sicilia
br. Uno dei più alti esempi di indagine sociale della cultura italiana dell'Ottocento e il primo e più rilevante luogo d'origine di due cruciali "questioni" che tuttora connotano il dibattito civile sull'Italia contemporanea: la questione meridionale e la questione mafiosa. A questo ammontano le pagine che il giovane Franchetti scrisse alla fine del suo viaggio in Sicilia nel 1876, insieme a Sidney Sonnino. La realtà isolana era allora, infatti, al centro dello scontro politico in quanto luogo di massima tensione sociale e di più acuta recrudescenza delittuosa, tanto da indurre l'istituzione di una Giunta parlamentare d'inchiesta. Fu in questo contesto che i giovani Franchetti e Sonnino decisero di recarsi in Sicilia per condurre un'inchiesta privata, che non fosse vincolata dagli equilibri e dalle contingenze che potevano condizionare la Commissione ufficiale: insieme visitarono la regione e scrissero poi separatamente i due volumi dell'inchiesta (Franchetti sulle condizioni politiche e amministrative, Sonnino sui contadini). Il liberale Franchetti riteneva che la questione sociale, irresponsabilmente sottovalutata dalla classe politica governativa, avesse caratteri di estrema drammaticità, soprattutto nel Mezzogiorno. Il suo testo finisce così per fissare i caratteri essenziali di un giudizio sulle peculiarità della realtà meridionale che ha assunto con il passare del tempo la forza di una "verità indiscussa". Introduzione di Paolo Pezzino.
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Kristeva Julia
Simone de Beauvoir. La rivoluzione del femminile
br. Scrittrice, filosofa esistenzialista, donna libera e ribelle, Simone de Beauvoir è ancora oggi un faro indiscusso per i movimenti di emancipazione femminile. Figura in grado di raccogliere l'eredità di chi l'aveva preceduta e di orientare il dibattito e la lotta di chi la circondava, ha contribuito con la sua vita e con le sue opere al realizzarsi di una grande rivoluzione antropologica che non smette di produrre effetti imprevedibili sul destino personale di ognuno di noi e sul futuro politico del pianeta. Il suo esempio anticonformista e il coraggio delle sue idee continuano a far riflettere, mostrando quanto lontano risulti ancora il traguardo della parità tra i sessi. E a raccogliere la sfida e il testimone, in questo libro, è Julia Kristeva, un'altra scrittrice e filosofa, un'altra donna in lotta, erede spirituale di quella tradizione che vede nella Beauvoir la propria iniziatrice. Continuando la riflessione inaugurata con la trilogia dedicata al Genio femminile (Colette, Hannah Arendt, Melanie Klein), Julia Kristeva fa qui i conti con la capostipite del femminismo, sottolineando la necessità di considerare la Beauvoir come una presenza e una guida per il nostro tempo, senza negare le contraddizioni e le complessità che hanno caratterizzato questa figura. La Kristeva ci accompagna tra le pagine di Simone de Beauvoir attraverso una lettura critica e acuta, mai scontata e mai agiografica, che mette in luce gli aspetti più significativi dell'eredità della grande intellettuale francese, che ha condotto una spietata inchiesta sulla condizione delle donne attraverso la storia, facendo dell'emancipazione del «secondo sesso» la sua battaglia più grande, dopo millenni di dominazione patriarcale e maschile. Prima di lei, nota la Kristeva, la storia veniva scritta senza le donne, anzi sulla loro pelle. Dopo di lei, non esiste più una storia senza le donne, le quali cominciano a rivendicare a gran voce la necessità di essere protagoniste della sfera pubblica e della politica. La riflessione della Kristeva sulla Beauvoir ci aiuta così a vedere la strada che è stata fatta, e quella che resta da fare.
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Accardo A. (cur.); Saglia D. (cur.)
Le isole di fantasia. Un viaggio immaginario di Lord Byron in Corsica e Sardegna
br. Comparso nel 1824, anno della morte del poeta, il "Viaggio immaginario di Lord Byron in Corsica e Sardegna", come tante altre opere contemporanee, mira a soddisfare la curiosità di un pubblico avido di informazioni su una figura seducente e controversa. Opera fittizia, il Viaggio rielabora con efficacia molti tratti della personalità e dell'agire del poeta, in un processo ininterrotto di trasformazione della sua figura in una vera e propria icona culturale. Vi si vede Byron partire da Venezia con un gruppo di accompagnatori, affrontare traversate avventurose e irte di insidie, fino all'arrivo in Corsica. Qui i viaggiatori perlustrano l'interno giungendo nell'impervia cittadina di Corte, per poi riprendere il mare in direzione di Cagliari, dove la vita del poeta e di alcuni membri del gruppo è messa seriamente a repentaglio. L'opera ci restituisce un'immagine del poeta come figura emblematica del suo tempo, e un'idea del Mediterraneo come cuore pulsante delle tensioni geopolitiche nei primi decenni dell'Ottocento. Fondendo modi narrativi differenti come il racconto di viaggio (e di avventure per mare), il resoconto paesaggistico-etnografico, il romanzo sentimentale, il romanzo gotico e del mistero, il Viaggio è una lettura affascinante che getta luce sull'immaginario acqueo e insulare di Byron e, parimenti, sulle immagini della Corsica e della Sardegna nello spazio culturale del romanticismo europeo.
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Palieri Maria Serena
Radio Cairo. L'avventurosa vita di Fausta Cialente in Egitto
br. Un'avventura poco nota, ma straordinaria, quella vissuta al Cairo, negli anni della seconda guerra mondiale, da Fausta Cialente (1898-1994), una tra le più grandi scrittrici italiane del Novecento. Siamo nel 1940 e la futura vincitrice del Premio Strega (nel 1976, con Le quattro ragazze Wieselberger) da tempo ormai vive in Egitto, insieme al marito e alla figlia. Voce importante dell'antifascismo nel paese africano, dopo l'entrata in guerra dell'Italia, intenzionata a svolgere un ruolo più attivo, decide di collaborare con la contropropaganda britannica che ha sede al Cairo. Lascia quindi la famiglia ad Alessandria e si trasferisce nella metropoli cairota, dove intraprende quella che si rivelerà un'esperienza totalizzante, tanto da farle dimenticare per alcuni anni di essere una scrittrice. Capitale di uno Stato ufficialmente non in guerra, base cruciale per gli Alleati e rifugio per i fuorusciti dei paesi dell'Asse, Il Cairo è un ambiente cosmopolita, una zona franca dove la vita mondana è rinvigorita dalla presenza delle alte gerarchie militari e le giornate sono scandite da cocktail, ricevimenti e vernissage: le acque ideali, insomma, per i pesci grossi e piccoli dello spionaggio. E in quelle acque Fausta imparerà a nuotare: decisa, ma sfuggente come un'anguilla. In un'attenta e appassionata ricostruzione biografica, Maria Serena Palieri mette in scena quegli anni egiziani, con l'aiuto della stessa protagonista. Per la prima volta, infatti, vedono la luce in questo volume stralci dei diari tenuti allora da Fausta Cialente - oggi conservati nel Centro Manoscritti di Pavia -, che ci consentono di avvicinarci al mondo intimo di una scrittrice che della riservatezza ha fatto la parola d'ordine. Quello che si apre davanti a noi è un quadro vivissimo e impietoso dello scenario cairota dell'epoca, in cui non mancano ambiguità e insidie, e un autoritratto senza veli della donna che vi prende parte: pagine in cui la passione civile si alterna a un'ironia tagliente e ricca di brio. Dal '41 al '47 Fausta scrive, coordina e conduce una trasmissione quotidiana su Radio Cairo, produce materiale per i volantini della Raf, dirige un giornale, vive una tormentata relazione con un capitano dell'esercito britannico, è inviata in missione in Palestina. In questa battaglia contro le fake news dell'Asse non mancano le difficoltà. A sue spese, la scrittrice imparerà a muoversi fra le diverse anime della «Resistenza lontana» e a contrastare i tentativi di censura da parte inglese: gli ostacoli - confesserà - «svegliarono una persona che non avrei mai supposto di poter essere con tutta la malizia, l'arroganza, la capacità d'intrigo e di aggressione che richiedevano la quotidiana difesa dell'indipendenza e dell'efficienza del nostro lavoro». Riannodando gli anni egiziani a quelli dell'infanzia e della maturità - attraverso articoli, lettere, romanzi, interviste -, il libro racconta le tappe di un'intera esistenza: gli amori, la figlia, l'affetto per il fratello Renato (uno dei più grandi attori dell'epoca) e il dolore per la sua improvvisa perdita, le prime prove narrative, il successo, il giornalismo, i viaggi. Prende forma, in queste pagine, il destino di una nomade, lo spirito irrequieto e irriverente di una grande scrittrice.
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Kristeva Julia
Hannah Arendt. Il genio femminile
br. «È come se determinate persone si trovassero nella loro propria vita (e soltanto in tale dimensione, non in se stesse in quanto persone!) talmente esposte da poter essere paragonate nello stesso tempo a punti d'incrocio e a oggettivazioni concrete "della" vita». Quando scrive queste righe, Hannah Arendt (1906-1975) ha 24 anni. Forse non è una strana coincidenza che esse descrivano magistralmente anche il suo complesso itinerario personale. Giovane studentessa di filosofia, è allieva a Friburgo di Martin Heidegger: un incontro che - nonostante gli insanabili conflitti e le tempeste sentimentali - segnerà irreversibilmente il suo percorso speculativo e spirituale. Di famiglia ebrea, nel 1933 è costretta a fuggire dalla Germania nazista per approdare in Francia e infine a New York. Una vita vissuta con rara intensità, che a più riprese si specchia nella storia e nelle drammatiche vicende del suo tempo. In questa biografia vengono ripercorsi con appassionata lucidità gli sviluppi di un pensiero che fin da subito ha posto al centro del suo interesse il tema della vita. Negano la vita umana sia il nazismo sia lo stalinismo, che con intuizione assai precoce la filosofa ha definito come due facce dello stesso orrore totalitario. Nelle moderne democrazie, dominate dalla macchina, l'essere umano finisce per diventare superfluo. Esiste una possibilità di salvezza? Hannah Arendt ci crede e scommette su quel miracolo di una pluralità vivente che può dar vita a una configurazione democratica dello spazio politico. Un'utopia? Forse no, suggerisce Julia Kristeva, piuttosto una possibilità di riscatto e dunque una promessa.
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Deleuze Gilles
Differenza e ripetizione
brossura
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Storia contemporanea
brossura
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Graziosi Andrea
Dai Balcani agli Urali. L'Europa orientale nella storia contemporanea
brossura
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Il Dio della ragione e le ragioni di Dio. Vol. 2: Le ragioni di Dio e le religioni
br.
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Racca Sergio
Schelling «contra» Hegel. Il permanere di un'alternativa nella teologia contemporanea
br. Le concezioni filosofiche di Hegel e Schelling non possono essere appiattite l'una sull'altra e confuse all'interno di un'unica visione del mondo ma, al contrario, devono essere concepite come risposte differenti rispetto alla domanda intorno al destino del divino: ma che cosa è rimasto, nel pensiero del XX secolo, dell'intensa contrapposizione tra questi due autori? Questo libro si presenta come un tentativo di osservare da vicino il problema, scovando tracce della sua presenza nella grande complessità della teologia protestante del secolo appena trascorso: lungo le pagine di questo lavoro, la teologia radicale, o teologia della morte di Dio, di William Hamilton, Thomas J.J. Altizer c Dorothec Sölle, riproposizione di un pensiero hegeliano volto a 'superare' il divino, ed il sistema di Paul Tillich, rielaborazione del punto di vista schellinghiano indirizzato invece ad affermare una rinnovata presenza del sacro nel reale, vengono dunque a presentarsi come eredi di un dibattito e di una alternativa mai sopiti entro gli sviluppi del pensiero occidentale.
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Storace Erasmo Silvio
Per un'estetica del cadavere. I Körpenwelten di Gunther von Hagens
br. "La grandezza dell'operazione di Gunther Von Hagens consiste non soltanto nel mostrare cadaveri umani immortalati in posture quotidiane, riportando la Morte nella Vita, ma anche e soprattutto nel presentarli in ogni caso privi di pelle. Il corpo umano, perduta la pelle, è stato privato di ogni confine col mondo e torna a essere, per l'eternità, parte del mondo: un pezzo di mondo, una cosa tra le cose, in una perfetta soluzione di continuità con la materia del mondo, fredda e inanimata, inerme e non più semovente, ovvero non più confinata in una stretta epidermide in cui ogni individuo è tristemente altro e infinitamente solo rispetto alla molteplicità del mondo." Prefazione di Claudio Bonvecchio.
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Dantini Michele
Paul Klee. Epoca e stile
ill., br. «L'arte non riproduce ciò che è visibile - scrive Paul Klee nel 1920 - ma rende visibile ciò che non sempre lo è». Artista versatile, insieme pittore, musicista, architetto e filosofo dell'arte, Klee viene spesso presentato come autore-veggente, provvisto di uno sguardo penetrante e dilatato, capace di indagare e interpretare i misteri del nostro mondo. Si tratta tuttavia di un'interpretazione parziale, mutila, che non considera o almeno mette in secondo piano l'altra faccia di Klee, vale a dire la grande attenzione alla disciplina formale, al canone compositivo. Anzi, sostiene Michele Dantini, è proprio lavorando sulla «costruzione», sulla struttura dell'opera che Klee riesce a evocare la dimensione simbolica, così come è proprio dallo studio e dall'assimilazione (non dal rifiuto come spesso si afferma) dell'arte del passato che Klee riesce a imporre il «nuovo», riattivando in parte l'Antico: è solo in questa prospettiva, ad esempio, e a determinate condizioni, che si può parlare, per ciò che lo riguarda, di «primitivismo».
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Bolaffi A. (cur.); Crainz G. (cur.)
Calendario civile europeo. I nodi storici di una costruzione difficile
ril. «Cari amici, il progetto a cui vi proponiamo di collaborare nasce dalla convinzione che alle radici della crisi attuale dell'Europa vi siano certamente ragioni politiche ma anche responsabilità, inadeguatezze e inerzie della cultura. Inadeguatezze e inerzie di lungo periodo, divenute ancor più evidenti dopo l'allargamento dell'Unione europea a quella parte dell'Occidente a lungo «sequestrata» dal comunismo sovietico (per dirla con Milan Kundera): quell'ampliamento avrebbe dovuto imporre un radicale salto di qualità nella circolazione e nel confronto culturale, ma esso non è stato neppure tentato. Senza dimenticare la perdurante e forse accresciuta «ignoranza reciproca» negli stessi paesi di più antica appartenenza alla comunità euroea. Ache per questo, forse, di fronte a processi di dissoluzione che appaiono talora quasi inarrestabili - ben oltre la Brexit - rischia oggi di prevalere una rassegnazione impotente. Un'abdicazione comunque grave: ancor più grave, per quel che ci riguarda, perché alcuni nodi culturali di questa crisi chiamano in causa anche il nostro lavoro di studiosi. Chiamano in causa cioè la nostra capacità di far avanzare una riflessione complessiva sui nodi storici di una costruzione difficile, per citare direttamente il sottotitolo del progetto. Una riflessione capace di offrire alle differenti narrazioni e memorie nazionali punti di riferimento che possano favorire confronti e dialoghi fra storiografie e culture. Come è facile comprendere, si tratta in primo luogo di delimitare il campo di questo lavoro collettivo. Ogni scelta implica una selezione: in questo caso particolarmente difficile, e quindi discutibile. La prima delimitazione che ci siamo imposti è indubbiamente drastica, ed è temporale e tematica al tempo stesso. Nell'immaginare questo libro abbiamo deciso cioè di prendere avvio dalla prima guerra mondiale e dalla dissoluzione degli imperi, lasciando spazio solo a due «precedenti» che annunciano già i due filoni centrali nella costruzione dello scenario europeo: il nodo dei diritti costituzionali e quello dei diritti sociali. Per ogni voce abbiamo indicato anche una data simbolo. Ovviamente non intendiamo ridurre ad essa la trattazione dei temi generali di volta in volta indicati, che sono il vero oggetto del libro: talora però anche la data può rendere più visibile una direzione di marcia o una questione aperta. È sufficiente scorrere l'indice per cogliere l'intrecciarsi di momenti fondativi, momenti tragici (talora ignorati o rimossi) e momenti controversi. È nostra convinzione che solo dall'intreccio di queste tre differenti tipologie si possa ricavare una percezione più approfondita e consapevole dello stato effettivo della costruzione europea. Una costruzione che appare straordinariamente complessa e problematica, e insieme necessaria e addirittura ineludibile, nella prospettiva di un futuro che non voglia essere di involuzione e di conflitti.» (Angelo Bolaffi e Guido Crainz)
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Lévinas Emmanuel; Facioni S. (cur.)
Difficile libertà
br. I saggi che compongono questo libro, selezionati dallo stesso autore, si insinuano nel cuore di quell'insistita domanda sulla propria origine e sul senso di un possibile dialogo con il mondo che le principali confessioni dell'Occidente continuano - talvolta drammaticamente - a modulare. Composti a partire dagli anni '50 fino all'inizio degli anni '70, si accordano con sorprendente precisione all'insieme di movimenti, rivoluzioni, promesse di cambiamento e delusioni che hanno attraversato il ventennio europeo uscito dalla guerra. Lévinas prende parte al dibattito con l'autorevolezza della plurimillenaria tradizione di cui è stato uno dei più felici e discreti interpreti: i maestri della tradizione talmudica insieme ad alcune grandi voci della contemporaneità filosofica come quella di Rosenzweig vengono interrogati su questioni di rovente attualità - l'uscita da Auschwitz e il dialogo interreligioso con il cristianesimo e l'islam; il rapporto con il comunismo e la conquista della luna; la polemica con gli autori cristiani e il futuro del giudaismo -, senza censure e senza illusioni sulla complessità che le sostiene e che reclama analisi altrettanto complesse.
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Wiesner-Hanks Merry E.
Le donne nell'Europa moderna 1500-1750
ill., br. In questo saggio, Merry E. Wiesner-Hanks, insigne studiosa di storia femminile dell'età moderna, ci racconta la vita delle donne in Europa dal 1500 all'età dei Lumi. Il volume - che per questa nuova edizione è stato in molte sue parti aggiornato e ampliato - illustra non tanto i fatti, quanto piuttosto il complesso di idee, leggi e pregiudizi che circondavano le donne, il loro ruolo economico, i precetti della medicina (per lunghi secoli il corpo femminile venne considerato e curato come un corpo maschile imperfetto), le scarse possibilità femminili di accedere al sapere e alla cultura, il rapporto con la religione e le arti occulte. "Le donne nell'Europa moderna" si snoda lungo un accurato percorso, esteso dal punto di vista sia temporale sia geografico, e scandisce i capitoli secondo la divisione tripartita dell'essere umano in corpo, intelletto e spirito. Questo consente un'analisi minuziosa di ogni aspetto della vita fisica, affettiva e spirituale delle donne europee in età moderna e si conclude con una riflessione sul rapporto fra differenza dei sessi e potere e un nuovo capitolo sul genere nel mondo coloniale.
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Zamboni Massimo
L'eco di uno sparo
ril. Il 29 febbraio 1944 Ulisse, squadrista, membro di un direttorio del fascio, viene ucciso dai Gruppi di Azione Patriottica. Pochi mesi prima erano morti i sette fratelli Cervi, fucilati dai fascisti. Il 16 marzo 1961, diciassette anni dopo, il gappista Soragni, nome di battaglia Muso, sarà vittima dell'odio covato nel tempo da un compagno militante e amico, assieme a lui responsabile dell'uccisione di Ulisse. La storia è lineare solo quando scegliamo di raccontarla cosi, ma gli eventi si affastellano in un ordine che, quando ti riguarda da vicino, non è necessariamente quello cronologico. Cosi è per chi cerca di capire le ragioni del sangue, quando il sangue degli oppressori si mescola a quello degli oppressi. E l'eco di quegli spari accompagna Massimo Zamboni nella sua indagine attraverso due secoli per ricostruire una storia che lo riguarda molto da vicino, anche se gli è stata sempre taciuta. "Di mio nonno, due sole cose possedevo: il nome, Ulisse, che io porto come secondo, e che sempre ho dovuto considerare come un intruso, una parte sconosciuta di me; e una giacca, un tessuto ruvido di lana, il nero orbace della sua divisa autarchica. Niente di più, prima di questo libro". Questa indagine lo porta a respirare polvere negli archivi cercando di decifrare le calligrafie ostili dei registri parrocchiali; lo porta sulle colline reggiane a intervistare i superstiti; lo porta sulla tomba dei fratelli Cervi - sette, come sette erano i fratelli B*, l'agiata famiglia a cui apparteneva il bisnonno Massimo.
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Lidegaard Bo
Il popolo che disse no
ill., ril. Danimarca, 1943. L'esercito nazista occupa il paese da oltre due anni, e la potenza politica e militare di Hitler sembra inarrestabile. Ma quando cominciano a trapelare notizie di un imminente rastrellamento dell'intera comunità ebraica, tutto il popolo danese sceglie di ribellarsi. Il re, i ministri e il parlamento si stringono attorno ai propri concittadini, e mentre il governo utilizza le sue risorse diplomatiche per ostacolare i piani tedeschi, un allarme viene inviato alle famiglie in pericolo. Per quattordici giorni gli ebrei danesi sono assistiti, nascosti e protetti da persone comuni che spontaneamente aiutano i propri compatrioti diventati improvvisamente dei rifugiati. Su 7000 ebrei, 6500 riescono a salvarsi dai campi di concentramento raggiungendo la Svezia con ogni tipo di imbarcazione. Bo Lidegaard narra la storia di un esodo straordinario e descrive le due settimane, dal 26 settembre al 9 ottobre 1943, in cui un intero popolo ha compiuto la più normale e allo stesso tempo eroica delle azioni: salvare i propri fratelli. "Il popolo che disse no" è il racconto di una vicenda ricca di umanità e di coraggio, di gloria e forza morale che brilla luminosa in uno dei periodi più cupi della storia: gli anonimi cittadini danesi si affiancano così, grazie a questo libro, a Oskar Schindler e Giorgio Perlasca nella ideale Galleria dei Giusti della Shoà.
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Boneschi Marta
La donna segreta. Storia di Metilde Viscontini Dembowski
ril. Nel giugno 1816 Metilde Viscontini Dembowski attraversa, insieme al figlio Ercole di soli quattro anni, il passo del San Gottardo sotto una tempesta di neve. Deve raggiungere al più presto Milano dove l'aspetta una dura battaglia per ottenere la separazione dal marito e riconquistare l'indipendenza. E solo la prima di una serie di ardue prove che dovrà affrontare in nome della libertà, e che culmineranno con la sua partecipazione alla cospirazione antiaustriaca del 1821. Figura poco nota dello straordinario Ottocento italiano, Metilde è degna di essere considerata una protagonista del nostro primo Risorgimento: amica di Ugo Foscolo e di Silvio Pellico, sarà fonte di ispirazione per Henri Beyle - non ancora diventato il famoso scrittore Stendhal - che per lei coltiva una furiosa passione; impegnata in prima persona nella lotta per l'indipendenza dall'Austria, sarà coinvolta nella drammatica vicenda dei processi ai patrioti, ma riuscirà a salvarsi con caparbia determinazione. Marta Boneschi ricostruisce la storia di Metilde, riannodando i fili che attraversano la sua vita - quello foscoliano, quello stendhaliano e quello patriottico -, per restituirci il senso di un'esistenza spesa nella ricerca di un futuro migliore per sé e per gli altri, con l'obiettivo di perseguire la libertà a tutti i costi.
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Serres Michel
Il mancino zoppo. Dal metodo non nasce niente
br. Chi avrebbe supposto che zoppia e mancinismo - oltretutto associati nella stessa figura ideale - venissero portati a vanto del pensiero in atto, come le sue insegne più onorifiche? A compiere il gesto di giustizia che li riscatta dalla difettività è Michel Serres, epistemologo ultraottantenne così intrigato dall'attuale sconvolgimento del sapere da farsene il supremo cantore, con un'euforia lungimirante e contagiosa, con un'audacia concettuale ignota ai colleghi giovani o a chi rimane abbarbicato a un "umanesimo di opposizione", e con uno stile ruscellante evocatore di mondi, al pari di Lucrezio. Alle idee astratte Serres preferisce da sempre le figure sintetiche. Il mancino zoppo è l'eroe dell'"età dolce", la nostra, che nella riconfigurazione digitale dello spazio-tempo si lascia alle spalle la "dura" rigidità euclidea, cartesiana, metrica, abitando la dimensione utopica del possibile e recuperando il concreto attraverso il virtuale. Ma è anche il simbolo vivo di ogni lavorio della mente degno di questo nome, dalla notte dei tempi: pensare vuol dire infatti deviare dai tracciati, avanzare di traverso e un po' sghembi, rompere le simmetrie, afferrare il segreto di ciò che sarà domani con la stessa "formidabile inventiva dell'Universo in espansione". No, non c'è posto per il già formattato, secondo Serres. "Non conosco alcun metodo che abbia mai aperto la strada a qualche invenzione; né alcuna invenzione trovata con metodo".
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Nietzsche Friedrich
Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali
br.
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Scarlini Luca
Memorie di un'opera d'arte. La marchesa Casati
br. Discendente della dinastia tessile degli Amman, Luisa Casati Stampa (1881-1957) rimase presto orfana e si ritrovò con un enorme patrimonio da dilapidare. Milano, sua città natale, Roma, Venezia, Parigi - dove prese dimora nell'enorme e ingestibile Palais Rose - e infine Londra furono i suoi palcoscenici. Attratta da ogni eccesso, dalle droghe all'occulto, fu modella di tutti i protagonisti delle avanguardie, avendo al suo fianco una corte di iconografi intenti a celebrare le sue gesta in maschera. Leggendaria, sprezzante, chimerica, fu compagna di D'Annunzio e finì i suoi giorni in miseria. Cecil Beaton la inseguì nei suoi ultimi anni per ritrarre la sua decadenza, ma lei si schermì, preferendo affidarsi al ricordo. Una memoria che ha ispirato artisti, scrittori, creatori di moda e performer, affascinati dal suo "vivere inimitabile".
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Eisenstein Maria; Capogreco C. S. (cur.)
L'internata numero 6
brossura
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Corvi Roberta
Ritorno al pragmatismo. L'alternativa Rorty-Putnam
br. Che cosa significa essere pragmatisti oggi? La risposta a questa domanda non è univoca, molto dipende dalla personalità dei filosofi che si ispirano al pragmatismo classico, che a sua volta offre diverse varianti. A tal proposito sono emblematiche le figure di Rorty e Putnam, i quali presentano profili assai complessi, perché si sono trovati al centro di un crocicchio in cui si incontrano tre grandi tradizioni filosofiche - la filosofia analitica, il pragmatismo e il pensiero continentale - che i due filosofi americani interpretano in modi differenti. Rorty assume come bersaglio principale l'epistemologia, Putnam avverte come problema ineludibile quello del realismo, chiedendosi quale sia il nostro "aggancio al mondo" per evitare il relativismo, che rappresenta il nodo su cui verte principalmente il contrasto fra i due pragmatisti contemporanei, impegnati a fronteggiarsi sui problemi relativi alla verità, alla razionalità e al ruolo della filosofia stessa.
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Lops Marina; Trotta Antonella
«Democratic highbrow». Bloomsbury between élite and mass culture
br.
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Rescigno Eduardo
Rossini
br. «Le mie biografie (niuna eccettuata) sono piene di assurdità e di invenzioni più o meno nauseanti», scriveva il settantenne Rossini, ma Lui, esperto manipolatore di trame, ci ha messo del suo nel costruire l'immagine di un uomo tutto dedito alla gioia di vivere, con un pizzico di italianissima voglia di non far niente e una sana predisposizione ai piaceri della buona tavola. E tutto questo l'ha realizzato con un abile, per quanto in parte involontario, gioco di contrasti. Fra i 18 e i 37 anni di età ha composto 39 opere, una produttività imponente come se fosse un inesauribile divertimento. Poi, all'apice del successo, il grande silenzio. Infine, a 63 anni, riprende a comporre quasi esclusivamente per proprio diletto, e per tutti gli uomini più in vista della cultura, della politica, della finanza, diventa un punto d'onore partecipare ai pranzi succulenti della sua mensa. Una vita così contraddittoria non poteva che generare aneddoti e falsità, che oggi, a 150 anni dalla morte, noi possiamo in parte penetrare grazie a una vasta mole di documenti e al più attento esame di essi. Anche se non sarà mai possibile svelare del tutto l'enigma Rossini.
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Zweig Stefan
Casanova
br. Su Giacomo Casanova, scrittore avventuriero in apparenza così distante da lui, Zweig non formula giudizi morali: cerca invece di circoscriverne le qualità letterarie, quelle di un dilettante di genio, e di cogliere la sostanziale onestà dei suoi rapporti con l'altro sesso, vissuti come un mutuo scambio di piacere. All'inizio, ognuno dei nove capitoli che compongono questo ritratto sembra pervaso da un vago senso di antipatia, ma non appena si approfondisce il tema, è come se lo scrittore austriaco riconoscesse, quasi a malincuore, una sorta di intima affinità con Casanova: veneziano che visse gran parte della sua vita in esilio e il cui mito fu a sua volta un riflesso della stessa città natale. Zweig non compone una biografia convenzionale, ma un'analisi della vita di un grande seduttore, mitografo di se stesso, che seppe modellare la sua esistenza come un'opera d'arte.
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Mori Carmignani Sabrina
Soglia e metamorfosi. Orfeo ed Euridice nell'opera di Rainer Maria Rilke
ill., br. Questo libro si pone come percorso di analisi e riflessione intorno alte immagini che dal mitologema narrato da Ovidio e Virgilio, attraverso il rinnovato interesse per l'orfismo in epoca romantica - da Herder e Creuzer, da Bachofen a Nìetzsche - giungono nell'opera poetica di Rilke. Quasi gettando un velo d'ombra sulle fonti ovidiane della narrazione, il poeta praghese elabora una propria lingua tesa a mutare l'immagine in suono e il suono in figura di silenzio. Analogamente alle "formule del pathos" Interrogate dal mitotogo Aby Warburg o alle "forme semplici" individuate da Andre Jolies, anche le immagini che affiorano alla superficie dei testi rilkiani sembrano attualizzare la memoria di un sapere antico che tuttavia, in Rilke, trova il suo punto di massima consistenza nella paradossale astrazione dell'immagine in una "pura" traccia di movimento: movimento da tesi ad antitesi, da verso a verso, da soggetto a oggetto, dalla plasticità dell'immagine alla geometria della figura, da suono in silenzio.
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Pappé Ilan
La pulizia etnica della Palestina
ill., br. Nel 1948 nacque lo Stato d'Israele. Ma nel 1948 ebbe luogo anche la Nakba ('catastrofe'), ovvero la cacciata di circa 250.000 palestinesi dalla loro terra. La vulgata israeliana ha sempre narrato che in quell'anno, allo scadere del Mandato britannico in Palestina, le Nazioni Unite avevano proposto di dividere la regione in due Stati: il movimento sionista era d'accordo, ma il mondo arabo si oppose; per questo, entrò in guerra con Israele e convinse i palestinesi ad abbandonare i territori - nonostante gli appelli dei leader ebrei a rimanere - pur di facilitare l'ingresso delle truppe arabe. La tragedia dei rifugiati palestinesi, di conseguenza, non sarebbe direttamente imputabile a Israele. Ilan Pappe, ricercatore appartenente alla corrente dei New Historians israeliani, ha studiato a lungo la documentazione (compresi gli archivi militari desecretati nel 1998) esistente su questo punto cruciale della storia del suo paese, giungendo a una visione chiara di quanto era accaduto nel '48 drammaticamente in contrasto con la versione tramandata dalla storiografia ufficiale: già negli anni Trenta, la leadership del futuro Stato d'Israele (in particolare sotto la dirczione del padre del sionismo, David Ben Gurion) aveva ideato e programmato in modo sistematico un piano di pulizia etnica della Palestina.
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Jesi Furio
Lettura del «Bateau ivre» di Rimbaud
brossura
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Gambacorti Irene
Storie di cinema e letteratura. Verga, Gozzano, D'Annunzio
ril.
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Gordon Lyndall
Come un fucile carico. La vita di Emily Dickinson
br. Emily Dickinson è un'autrice esplosiva, un "vulcano silenzioso" che con la sua inarrestabile vena creativa ha rivoluzionato il linguaggio poetico. Eppure, finora della "bella di Amherst" sapevamo soprattutto che ha trascorso un'esistenza ritirata, quasi reclusa, scandita da rare apparizioni pubbliche. In questa biografia, Lyndall Gordon spinge il lettore a varcare la soglia delle mura domestiche di Emily Dickinson per addentrarsi nel nodo della sua vita familiare, nel quale individua una magmatica fonte della sua opera letteraria. Il groviglio di passioni che lega l'autrice all'austero fratello Austin, sposato con Susan, da sempre amica e confidente di Emily, e a Mrs Mabel Todd, l'amante di Austin che arriva a sconvolgere l'apparente serenità dei Dickinson, diventa la scena originaria che alimenta l'invenzione poetica di Emily. Un dramma, una faida su cui Lyndall Gordon - come scrive Nadia Fusini nella prefazione - "ci istruisce non certo per amore del pettegolezzo, ma perché queste vicende di guerra intestina gettano luce su una storia sacra per noi devoti lettori; e cioè, su come venga a comporsi quel corpus di opere che veneriamo - le sue poesie, le sue lettere. Noi vogliamo, certo, sapere della sua esistenza mondana, ma in quanto è legata alla sua opera. La biografia di un poeta è come la biografia di un santo: vogliamo capire come il santo o il poeta giungano a compiere i loro diversi miracoli".
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Vattimo Gianni; Iannantuono G. (cur.); Martinengo A. (cur.); Zabala S. (cur.)
Essere e dintorni
ril. "I testi che compongono questo volume sono variazioni su un unico tema, il tema di una filosofia che si esercita con il mettere alla prova prospettive, seguendo le occasioni. Il tipo stesso di filosofia che io coltivo - posso dire 'il mio pensiero' - è piuttosto retto da una logica della conversazione che da una logica argomentativa serrata. Non si 'arriva' da nessuna parte, ci si aggira sempre nei dintorni, si permane dentro un orizzonte. E questo del resto il nostro rapporto con l'essere stesso, esso è l'apertura entro cui stiamo, niente come una struttura sistematica con inizio, mezzo, fine." Gianni Vattimo torna a percorrere i sentieri di Heidegger in un libro che è il manifesto di una nuova filosofia della prassi. Contro ogni tentazione metafisica, e contro il nuovo realismo molto di moda, Vattimo invita a un'ermeneutica della prassi e richiama la filosofia al suo ruolo primario: interrogare il presente, prendere parte all'oggi, perché l'unico accesso che abbiamo all'essere è nel suo accadimento. La filosofia ha dunque il dovere dell'impegno attivo, politico nel senso più etico del termine, di capire e partecipare alla realtà che viviamo. L'impegno è certamente un pensiero divisivo - alimentato da movimenti "indignati" e populismi, forme di democrazia dal basso e predicatori televisivi - ma è una responsabilità ineludibile a cui non possiamo più sottrarci.
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Arendt Hannah; Anders Günther; Sante M. (cur.)
Le Elegie duinesi di R. M. Rilke. Ediz. italiana e tedesca
br. In questo scritto del 1930 Arendt e Anders rilevano una tensione teorica irrisolta nelle elegie rilkiane. Da una parte l'esistenza è ritenuta autentica solo se non è legata a un destino personale, se si dipana libera nel puro corso del presente priva di ogni coscienza dei propri limiti, come avviene nell'animale, nel bambino, nel morente, nell'amante e nell'eroe. D'altra parte il destino è condizione per essere poeta perché per "dire" le cose - e così salvarle dal nulla - occorre porsi di fronte a esse. Trasformando il percepibile in impercepibile nello spazio interiore dell'anima, la parola poetica dona alle cose un senso, per quanto fragile. In questa tensione si svolge drammaticamente la vicenda dell'umano.
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Storace E. S. (cur.)
Nutrire la vita. Cibo, pianeta ed energia: expo spiegato dai filosofi
ill., br. Nutrire il pianeta, energia per la vita: l'Esposizione Universale di Milano si fa qui pretesto per porre in luce i numerosi aspetti filosofici sottesi ai concetti di "cibo" e di "vità": ma anche di "pianeta" e di "energia". Gli autori del testo: Massimo Donà, Salvatore Natoli, Carlo Sini, Erasmo Silvio Storace.
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Liszt Franz; Chiappari L. (cur.)
Robert e Clara Schumann
br. Sono raccolti in questo volume tutti gli scritti che Liszt ha dedicato agli Schumann, a testimonianza di un interesse e di un'ammirazione mai venuti meno, nonostante le peripezie della loro amicizia dovute, in particolare, al difficile carattere («delicato, irritabile, orgoglioso», lo definiva Liszt) di Clara Wieck. Come scrive Piero Rattalino nella prefazione al volume, «Liszt impiega più le armi dell'analisi psicologica che dell'analisi critica», e dunque «non possiamo cercare in lui la disciplina del critico, ma solo la simpatia dell'uomo-artista». Tuttavia, queste sue analisi rivestono una grande importanza, e in una duplice direzione: innanzitutto quella di una riflessione dello stesso Liszt sul proprio cammino creativo, sulla scia della «nuova era iniziata con Beethoven», di cui Robert Schumann, vero e proprio pensatore in musica, costituiva per Liszt un anello imprescindibile. In secondo luogo, quella di un'esemplare messa a fuoco, in presa diretta, delle 'ragioni' dell'arte degli Schumann. Come spiega ancora Piero Rattalino, «i romantici della musica non rappresentano una pia congrega: si combattono, si detestano, si fanno vicendevolmente la forca. Ma sono sostanzialmente solidali nella visione che hanno dell'arte». Un volume, questo, che, unitamente allo scritto del curatore e al saggio di Rattalino, porta un contributo decisivo alla conoscenza non solo del rapporto tra Liszt e Schumann, ma anche del complesso mondo del romanticismo musicale tedesco.
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Fochessati Matteo; Franzone Gianni
Ivos Pacetti imprenditore futurista. Ceramiche, fotografie, dipinti
ill., br. Il volume presenta, grazie anche alla ricerca su materiali archivistici in buona parte inediti, un'indagine a tutto tondo della poliedrica figura di Ivos Pacetti (Figline di Prato 1901 - Albisola Capo 1971) che fu ceramista, ma anche fotografo, pittore e abile imprenditore. I diversi contributi prendono in esame la sua ricca attività ceramica che lo portò a collaborare o a fondare alcune tra le principali manifatture attive ad Albisola tra gli anni venti e gli anni quaranta e ad avviare, nel secondo dopoguerra, i due moderni stabilimenti "La Tavola della Pupa" e "Ceramiche Minime Fratelli Pacetti", contestualizzando al contempo la sua produzione all'interno del più ampio panorama nazionale. Tra il 1932 e il 1934 Pacetti aderì al futurismo, partecipando ad alcune delle mostre principali della compagine marinettiana e scrivendo con assiduità sulle riviste del movimento, diventando, con Tullio d'Albisola, uno dei protagonisti della felice stagione della rinascita della ceramica albisolese.
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Emerson Ralph Waldo; Soressi B. (cur.)
Condotta di vita
br. Un classico dimenticato della filosofia e della letteratura, già letto e amato dal giovanissimo Nietzsche in quell'edizione del 1862 che avrebbe riversato su di lui una cascata di folgoranti intuizioni, anticipatrici di buona parte del catalogo delle idee considerate di suo conio esclusivo. Questo libro sta quindi in una fitta trama di relazioni con il pensiero contemporaneo, e nel contempo sfata ogni idealismo "arcadico" che tuttora si sovrappone al nome di Emerson. Si finisce avvolti in atmosfere estranee, non contemplate dall'odierna manualistica filosofica: qui altri sono gli umori, i toni, e la loro modulazione, come del resto vi è anche una sensibilità democratica, e tanto più genuina quanto più insofferente, e ottimista, e critica fino all'incredibile. Fra aforismi, fra aneddoti, azzardi, frammenti di poesie, si percorre l'entusiasmante vigilia della seconda rivoluzione industriale, ma anche uno dei più fatali capitoli della storia di un'America in lacerante autocontraddizione. All'origine di quest'opera, e fra le sue righe - e qui sta l'apparente enigma di Emerson, e non solo di lui - si trova la tormentata scrittura diaristica e oratoria di un antischiavista. Prefazione di Giorgio Mariani.
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Baumgarten Alexander Gottlieb; Nannini A. (cur.)
Estetica. Nuova ediz.
brossura L'opera di Alexander Gottlieb Baumgarten, rimasta a lungo ai margini degli sviluppi della riflessione filosofica, è ormai al centro del rinnovato interesse degli studiosi perché in colui che tenne a battesimo l'estetica - della quale coniò la parola - si vanno ritrovando indicazioni preziose per il dibattito teorico della contemporaneità. Rinnovata attualità motivata già dalla semplice ragione che Baumgarten intese l'estetica in modo molto più articolato di una mera "filosofia dell'arte", intitolandola a un orizzonte più generale, cioè l'intera esperienza sensibile nei suoi ambiti più diversi: dalla ricerca scientifica alla pratica religiosa, alla stessa vita quotidiana. E tuttavia, proprio l'Estetica, la sua summa teorica, ha continuato a rimanere di difficile accesso, anche per il suo ispido latino. Questa nuova edizione mira dunque a rendere trasparente il pensiero estetico di Baumgarten in tutta la sua ricchezza, dando modo al lettore di confrontarsi proficuamente non solo con il "battista" della nuova scienza, ma con il primo grande piano tematico dell'estetica moderna, tuttora ricco di nessi scarsamente esplorati e di ragioni che conservano la loro smagliante intensità teorica.
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Burgio Carmelo
Da Dragoni a Carabinieri
brossura
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Schwartz Barth David; Barlera P. (cur.)
Pasolini requiem
br. Poeta, romanziere, critico letterario, saggista politico, sceneggiatore e regista, Pier Paolo Pasolini è stato uno dei maggiori intellettuali del dopoguerra e ha esercitato una profonda influenza sulla cultura italiana. Questa nuova edizione di "Pasolini Requiem" offre un ritratto completo e inedito del suo genio eclettico e multiforme. Intrecciando l'analisi delle opere e le interviste di amici, ammiratori e detrattori, Barth David Schwartz segue la crescita di Pasolini da poeta di provincia a romanziere di successo, il suo passaggio alla regia, fino a giungere all'enigma ancora irrisolto della tragica scomparsa. Schwartz racconta le incomprensioni e polemiche con gli intellettuali, spesso sospettosi e prevenuti, ricostruisce efficacemente lo scandalo che destava e la persecuzione di cui fu oggetto da parte dei media, ne mostra le tante contraddizioni e gli inevitabili abbagli. Emerge l'immagine letteraria e storica di un artista solo nel suo genio, spesso incompreso, comunque profetico.
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Jankélévitch Vladimir
Il non-so-che e il quasi-niente
br. Quando, alla fine degli anni Cinquanta, in una temperie storica ancora segnata dai terribili postumi della guerra, Vladimir Jankélévitch dette alle stampe Le Je-ne-sais-quoi et le Presque-rien, non furono in molti a cogliere la straordinaria forza d'impatto di un testo volutamente inattuale, perché diversamente orientato rispetto alle coordinate consolidate della riflessione filosofica. In un momento in cui gli astri di Hegel, Husserl e Heidegger rifulgevano nel firmamento della filosofia europea, Jankélévitch apriva un varco, inatteso e profondo, verso un altro orizzonte di pensiero. Nozioni apparentemente fuori del tempo come quelle di «grazia», «innocenza», «semplicità», o riferimenti desueti a Plotino, Juan de la Cruz, Graciàn o Brémond, restituiscono solo in parte la direzione di questo sguardo sagittale che taglia, con effetti ancora non del tutto sondati, il campo del sapere contemporaneo. Lontano dalle ultime filosofie della storia o dai nuovi gerghi dell'autenticità che in quella stagione ancora tenevano il campo, Jankélévitch cerca nel flusso dell'esperienza vivente il significato, e anche il mistero impalpabile, di un'esistenza esposta all'assoluta assenza di fondamenti, ma proprio perciò fermamente tenuta a un agire tanto più responsabile e vigile. Introduzione di Enrica Lisciani Petrini.
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