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‎[Dinamo futurista] Fortunato Depero (su Umberto Boccioni)‎

‎Dinamo futurista. Anno I° - N. 3-4-5 [Numero speciale ... per le Onoranze a Umberto Boccioni] Mensile diretto da Depero sotto l’alto patronato di S.E. Marinetti‎

‎Edizione originale. Esemplare completo del rarissimo pergamino originale semitrasparente a proteggere la copertina. Brunito alla copertina e alle pagine interne, per il resto in condizioni più che buone quando non ottime. Numero 3-4-5 (giugno) del mensile diretto e curato graficamente da Depero, di cui è l’ultima uscita. Di formato e grafica diversa dai precedenti, tirato in un maggior numero di copie in occasione delle Onoranze nazionali a Umberto Boccioni organizzate dal Comune di Milano nelle giornate del 14-16 giugno 1933. Di elevatissima qualità grafica, contiene interventi originali di Marinetti (Il grido di Marinetti), Buzzi (la parolibera: Canzone di Boccioni e il testo Gloria a UB), Russolo, Notari, oltre a ripescaggi segnalati dalla stampa e scelte citazioni boccioniane. Due diagrammi disegnati da Depero, «La storia dell’arte suddivisa da Boccioni o nei seguenti periodi» e «Dall’impressionismo al futurismo», e una scelta iconografia di opere del maestro. Cammarota, Futurismo, Giornali fut., 118; Diz. Fut., pp. 385b-387b; Millefiorini, La pubblicistica futurista nei primi anni Trenta, ad indicem; Salaris, Riviste, pp. 198ss‎

‎[Baretti, Giuseppe]‎

‎La Frusta letteraria di Aristarco Scannabue‎

‎Celebre periodico pubblicato da Giuseppe Baretti dall’ottobre 1763 al 15 luglio 1765 per 33 fascicoli, con cadenza oscillante tra il quindicinale e il mensile. Nelle prime 396 pagine si trovano i fascicoli I-XXV pubblicati a Venezia con falso luogo Roveredo fino al gennaio 1765. Con propria numerazione seguono otto fascicoli con falso luogo di stampa, Trento, ma impressi ad Ancona per un totale di pagine 128. La «Frusta», nata con il proposito di essere il «flagello dei cattivi libri che si vanno da molti anni quotidianamente stampando in tutte le parti della nostra Italia» (tomo I p. I), è considerata oggi il primo esempio di moderna polemica giornalistica, critica letteraria militante e aggressiva revisione moralizzatrice, degno contraltare di periodici assai moderati come ad esempio l’«Osservatore» di Gasparo Gozzi, sorti nel secolo dei lumi sull’esempio della stampa inglese. Il giornale fu fermato dalla censura veneziana (da qui i falsi luoghi di stampa) in seguito al duro articolo anti-bembiano apparso nel fascicolo XXV (recensione all’edizione Lancellotti 1753 delle ‘Rime’): «… in quel Numero [XXV] io commisi l’atroce Delitto di provare, che un Gentiluomo di quella Città [Venezia], morto da più di due Secoli, fu uno dei più magri Poeti d’Italia.» (tomo III, p. 1). «[L]a proibizione di continuare la stampa del suo foglio [arrivò] col pretesto del giudizio severo da lui dato sull’opera poetica del Bembo patrizio veneziano, ma in realtà per por fine, come è detto in una comunicazione degli Inquisitori di Stato, alle “querele frequenti che giungevano d’ogni parte, ed anche dalla corte di Napoli, per li modi irriverenti e maledici dei suoi scritti”. In quel tempo stesso usciva contro di lui un libello, Bue pedagogo, del padre Appiano Buonafede dell’Ordine dei celestini […]: soprattutto per rispondere a quell’attacco Baretti proseguì con la falsa data di Trento il giornale, pubblicandovi otto discorsi contro il Buonafede in altrettanti fascicoli, oltre a un nono fascicolo con un articolo di altro argomento. Vi attese, lasciata Venezia e rifugiatosi sotto falso nome per qualche mese nei pressi di Ancona, bene accolto da quel vescovo, il cardinale F. Acciaiuoli […]. Ma ormai [Baretti] si era persuaso che non era più possibile per lui continuare in patria il suo “mestiere d’autore” e nel 1766 […] tornò a Londra.» (Fubini in DBI s.v.) Collezione completa mancante del solo fascicolo XXII‎

‎[Pickwick; Antonio Bruno, Giovanni Centorbi, Giacomo D’Artemi, Mauro Ittar, Telesio Interlandi]‎

‎PICKWICK. Quindicinale. Anno I – N. 1 [insieme a:] Anno I – N. 2‎

‎Collezione dei primi due numeri pubblicati. Ottimi esemplari: il primo numero intonso al taglio alto; il secondo numero con invio manoscritto a Giuseppe Prezzolini, Firenze. La brevissima esperienza di “Pickwick” — soli cinque fascicoli pubblicati dal 10 marzo al 10 maggio 1915 — rappresentò il polo del modernismo siciliano alternativo al futurismo di Jannelli, Nicastro e della “Balza”, pubblicata invece a Messina in soli tre fascicoli nel medesimo frangente, da aprile a maggio. -- Il quindicinale — animato dai «pickwickiani» Antonio Bruno (motore dell’iniziativa), Giovanni Centorbi, Giacomo D’Artemi e Mauro Ittar — si presenta come un semplice foglio delle dimensioni della mitica “Lacerba” fiorentina. Sebbene tutti i redattori sostanziano con loro contributi i fascicoli della rivista, l’autentico mattatore è Bruno, che compare anche dietro lo pseudonimo di Pierrot. I suoi «Balocchi» in formato aforis-diaristico (lo stesso stile dei «Quaderni» pubblicati postumi da Vito Sorbello per Sellerio) sono forse tra gli apici della sua produzione. Degne di nota anche le traduzioni: «Brivido d’inverno» da Mallarmé e «Giornali intimi» da Baudelaire. Tra le collaborazioni, Giuseppe Villaroel con due liriche, versi di Francesco Meriano e caricature di Telesio Interlandi. -- «I tre redattori di “Pickwick” [...] tengono sì in gran cale quelli che reputano i loro antenati letterari, da Giacomo Leopardi ai catanesi Giovanni Verga e Federico De Roberto, ma sanno che è il tempo di andare oltre e di sperimentare altro. Ritte ritte le loro antenne sono puntate spasmodicamente su quel che succede a Parigi o in “continente”. I nomi di Stéphane Mallarmé e di Arthur Rimbaud compaiono già nella prima pagina del primo numero di “Pickwick”. Al che uno dei loro abbonati, uomo colto e personaggio ben noto a Catania. si avvicina a uno dei redattori e chiede chi dei tre si celi sotto lo pseudonimo esotico di Mallarmé» (Giampiero Mughini, La collezione, p. 28).‎

‎[Rioba, Antonio]‎

‎Antonio Rioba. Giornale Buffo, Politico e Pittoresco. [al piatto Sior Antonio Rioba]‎

‎Dal n 1 del 13 Luglio 1848 al n 152 del 28 Dicembre 1848 poi soppresso dalle autorità austriache, si stamparono altri 3 numeri nel marzo 1849. Fortemente antiaustriaco, la testata prende il nome dalla statua di Antonio Rioba (posta nel Campo dei Mori) che rappresenta la famiglia Mastelli, commercianti con la nomea di essere disonesti e per questo trasformati in pietra da Santa Maddalena. La statua del Rioba é una delle statue parlanti, che sulla falsa riga di quelle romane, erano usate per lasciare biglietti con poemetti sarcastici contro i potenti di turno. Dal n 19 alla testata dopo Buffo, fra parentesi viene aggiunto “a suo tempo” forse a sottolineare la serietà con cui i redattori, Francesco Berla e Augusto Giustinian, affrontarono il problema dell’occupazione austriaca. Dal n. 69 l’illustrazione al titolo muta con l’immagine della statua di Rioba. Tutto il pubblicato eccezion fatta per i tre fascicoli stampati nel 1849. La rara raccolta presenta un frontespizio figurato e porta la data del 1849. Probabilmente l’editore mise in vendita i fascicoli invenduti raccogliendoli in una unica edizione.‎

‎[Fillia (Luigi Colombo), direttore; Vetrina futurista]‎

‎Vetrina futurista di letteratura - teatro - arte‎

‎Collezione completa. Esemplari in ottime condizioni (normale brunitura interna e minimi segni del tempo marginali alle copertine, nel complesso comunque assai ben conservate per un tipo di pubblicazione economica difficile da trovare oggi intatta). Pubblicazione periodica organizzata in una «prima serie» (vol. 1) seguita da una «seconda serie» (vol. 2), diretta da Fillia. Molto rara completa. Raccoglie importanti testi teorici e letterari, alcuni in edizione originale, dai maggiori futuristi: Balestrieri, Balla, Benedetta, Bragaglia, Buzzi, Caligaris, Carli, Casavola, Ciuffo, Curtoni, Deamicis, Depero, Dermée, Dottori, Farfa, Fillia, Jannelli, Mortari, Orazi, Prampolini, Reverdy, Russolo, Seuphor, Vasari, Walden, Whisky. «“Vetrina Futurista” raccoglie in diversi volumi le creazioni e le azioni più importanti di tutti i movimenti futuristi. A questo primo volume seguirà immediatamente un secondo dove saranno raccolte le migliori opere degli scrittori futuristi italiani e streanieri. In un terzo volume verranno riprodotti i lavori più importanti dei pittori futuristi» (presentazione a p. [5]). Il terzo volume non vedrà mai la luce. Cammarota, Futurismo, Riviste fut., 90 (con imprecisioni) 2 volumi‎

‎[Poligono]‎

‎Poligono. Rivista internazione d’arte: Bonomi. China. Futuristi [titolo in copertina; al frontespizio: Rivista mensile d’arte diretta da Raffaello Giolli - Anno V - n. 8]‎

‎Edizione originale Ottimo esemplare (normali minimi difetti ai bordi della copertina). Il raro numero V,8 (spesso indicato erroneamente come n. 3, dall’errore in copertina) del mensile di critica d’arte diretto da Giolli dedica ampio spazio ai futuristi, con i contributi «Aeropittura» e «Scenografia». Interessante e originale è l’ampia sezione iconografica, valorizzata dal formato del mensile: 4 tavole recto/verso con 19 immagini in bianco e nero per l’aeropittura; 2 tavole a colori recanti al recto le belle scene di Prampolini per «Prigionieri e Vulcani» di Marinetti (1927) per la scenografia. Nel resto del fascicolo: lettera aperta di Giolli all’On. Farinacci; «Ritratti chinesi» di G. Nicodemi; «L’arte di Carlo Bonomi» di E. Emanuelli. Raro. Salaris, Riviste, p. 554ss. (con imprecisioni)‎

‎L’arlecchino‎

‎L’Arlecchino. Giornale Comico - Politico di tutti i colori. Quotidiano‎

‎Ottimo esemplare. Rivista satirica quotidiana che si pubblicò dal 18 Marzo 1848 al 16 giugno del 1849 (con una breve interruzione dal 14 maggio al 27 maggio del primo anno) per un totale di 322 fascicoli, in 4°, ognuno di 4 pagine con una illustrazione litografica a piena pagina e con grande vignetta litografica in testata. Responsabile fu dapprima Ferdinando Martello poi Luigi Bellisario. Il Giornale é da considerarsi la culla del giornalismo umoristico italiano. 3 voll.‎

‎[Lombardo]‎

‎Il Lombardo. Giornale Quotidiano Politico-Letterario-Artistico.‎

‎Dal 25 Marzo al 6 Aprile 1848 si pubblicarono solo 9 numeri; i primi quattro come numero di saggio. G. Romani ne fu il Gerente responsabile. Fortemente anti austriaco, in ogni numero compare la scritta: W.La Libertà W Pio Nono. Non mancano feroci attacchi a Radetzky, plausi per Carlo Alberto e articoli a difesa del popolo lombardo. Agli ultimi tre numeri al sottotitolo venne aggiunto: La Repubblica é il Governo della Prosperità e della Libertà. Alla collezione manca il solo numero nove, l’ultimo pubblicato.‎

‎[Risorgimento] Pio IX‎

‎Pio IX Giornale Politico Letterario Artistico‎

‎Mende al primo fascicolo (al margine sinistro) ma nel complesso ottimo esemplare. Il giornale vide la luce il 25/27 marzo 1848 col numero doppio 1 e 2; cessò le pubblicazioni col n 48 del 16 giugno. Dal numero 28 al sottotitolo si aggiunse: Organo ufficiale del Circolo Patriottico. Moltissimi i collaboratori tra cui: Cesare Cantù, Vincenzo Gioberti, Tullio Dandolo, F. Ugoni, Carlo Cattaneo, Prati con Vincenzo de Castro come responsabile. Non comune giornale che raccolse attorno a se i più convinti sostenitori dell’Italia indipendente. Fogli impressi su carta azzurra.‎

‎[EDAL: Egyptian & Egyptological Documents Archives Libraries; Patrizia Piacentini (direttore)]‎

‎EDAL: Egyptian & Egyptological Documents Archives Libraries - N. 7‎

‎Edizione originale. Nuovo. Sommario / Summary: Christina Hanus, Anne Stumpf und Klaus Finneiser: “Die Archivbestände des Berliner Ägyptischen Museums”. ​Rolf Krauss: “Nachbearbeitung von Funden aus den dog-Grabungen in Ägypten”. Amr Omar, Walaa Ahmed: “Bibliography of Prof. Dr. Abdel Moneim bey Abu Bakr (1907-1976)”. Alessio Delli Castelli: “Pre- and Early Dynastic Documents in the Victor Loret Collection of the Università degli Studi di Milano: Le roi Nar-mer, an unpublished article”. Flavio Merletti, Arianna D’Ottone Rambach: “L’altro Champollion: gli autografi conservati nel Fondo Champollion della Biblioteca Comunale Manfrediana di Faenza”.‎

‎(Boccioni e Carrà, copertine) Aa. vv. (Marinetti, Settimelli, Corra, et alii)‎

‎Teatro futurista sintetico ... Supplemento al N. 114 de “Gli Avvenimenti” [- ... unito al N. 15 de “Gli Avvenimenti”]‎

‎Collezione completa in edizione originale. CON DEDICA Trascurabili minimi difetti al piatto posteriore del primo fascicolo; secondo fascicolo con firma e data autografe, sempre al posteriore: «Benedetta Marinetti -– 24». Eccezionale insieme. I due volumetti uscirono come allegati alla rivista settimanale di Umberto Notari «Gli Avvenimenti», rispettivamente con il numero 114 (28 nov. - 5 dic. 1915) e con il numero II,15 (2-9 aprile 1916): stampati su carta povera, contengono i primi exploit teatrali dei futuristi, preceduti dal «Manifesto del teatro futurista sintetico» stampato al primo fascicolo. Gli stessi contenuti si ritrovano nei due volumetti dedicati al «Teatro futurista sintetico» della collana «Biblioteca teatrale» dell’Istituto Editoriale Italiano. Claudia Salaris parla di «ristampe in edizione economica», mentre in realtà non sembra poter essere chiarito chi precede cosa, nella confusione tipica delle edizioni Notari: di certo è più probabile una quasi contemporaneità, tra fascicoli/allegati e volumetti, se non addirittura una precedenza della presente edizione allegata al settimanale. -- Il vero pregio dei due fascicoli, tuttavia, risiede nelle meravigliose copertine d’artista, affidate ai due pesi massimi della pittura futurista: Carlo Carrà e Umberto Boccioni, che concedono i clichés di due opere assolutamente coeve; molto felice, quindi, la scelta di stampare a due colori, nei toni dell’azzurro-violetto per Carrà e azzurro-grigio per Boccioni. -- Al primo volume le sintesi teatrali di Marinetti, Settimelli, Bruno Corra, Remo Chiti, Arnaldo Corradini, Balilla Pratella, Paolo Buzzi, Francesco Cangiullo, Boccioni, Corrado Govoni, Luciano Folgore, Decio Cinti, sono precedute dal «Manifesto del teatro futurista sintetico». Più ampio il “parterre” di autori nel secondo volume, dove sono pubblicati Marinetti, Settimelli, Bruno Corra, Remo Chiti, Balilla Pratella, Paolo Buzzi, Francesco Cangiullo, Boccioni, Luciano Folgore, Mario Carli, Giacomo Balla, Guglielmo Jannelli, Mario De Leone, Ulric Quinterio, Armando Cavalli, Oscar Mara, Depero, Auro D'Alba, Trilluci, Cantarelli, Rebecchi, Diobelli, Nannetti. Salaris, Riviste futuriste, pp. 662-7 2 voll.‎

‎[Commerce; Valéry, Larbaud, Fargue, Paulhan, Perse, Caetani, Elliot, Ungaretti et al.]‎

‎Commerce. Cahiers trimestriels publiés par les soins de Paul Valéry, Léon-Paul Fargue, Valery Larbaud‎

‎Collezione completa. Straordinaria collezione in ottime condizioni di conservazione; la maggior parte dei fascicoli (25 su 29 usciti in totale) nella tiratura di testa (I: uno dei 1400 su Alpha; — II-IV: uno dei 150 su Lafuma; — V-XXIV: n. 73/100 su Hollande van Gelder; — XXV-XXVIII: n. 72/100 su Hollande van Gelder; — XXIX: n. 22/100 su Hollande van Gelder), nelle loro brossure originali, in barbe, spesso a fogli chiusi. Conservati inoltre: una ventina di schede bibliografiche editoriali originali, diverse tra loro, contenenti le informazioni di abbonamento e gli indici degli ultimi quattro fascicoli usciti; una lettera circolare per abbonamento; un bifolio di réclame di altre riviste letterarie; il fascicolo di «Index des années 1924-1928». Marguerite Chapin arriva a Parigi all’inizio del Novecento, per studiare canto. Lì conosce e sposa Roffredo Caetani, Principe di Bassiano, rampollo di una delle più antiche famiglie dell’aristocrazia romana e talentuoso musicista. Nella loro villa a Versailles (Villa Romaine) prende a riunirsi un circolo di intellettuali e poeti tra i quali spiccano Jean Paulhan, Saint-John Perse e Paul Valéry. Quest’ultimo una domenica propone: «Porquoi ne continuerons-nous pas nos réunions en publiant, en revue, nos dialogues? Comme titre, je suggère “Commerce”, commerce des idées» (cit. in J.L. Brown in «Books Abroad» 47:2, 1973: 307). Valéry viene affiancato da Léon-Paul Fargue e Valery Larbaud; Paulhan, che lavorava nella redazione della «N.R.F.», fornirà un ampio bacino di opere a cui attingere, mentre Saint-John Perse sarà il principale consulente per la poesia. -- La rivista si pubblicò in uno splendido formato quaderno, su carte di pregio in barbe, con impaginazione aurea ed elegantissima, in tiratura numerata in tre serie varianti secondo il più raffinato gusto francese. I primi quattro volumi, che coprono il periodo 1924-1925, impostano subito il tono della rivista, che pubblicò principalmente opere originali, accanto a brillanti ripescaggi e raffinate traduzioni d’autore che introdussero per la prima volta in francese testi precedentemente non disponibili. Nel primo volume la scena è dominata dall’anteprima assoluta di alcuni «Fragments» della mitica traduzione Larbaud / Morel dell’«Ulysses», la prima mai realizzata in qualsiasi lingua. Nel secondo volume si trovano le poesie di Rainer Maria Rilke — scelto come referente della rivista per l’area germanofona fino alla prematura morte alla fine del 1926 — e «Une vague de rêve» di Louis Aragon, primo dei surrealisti a comparire sulle pagine di una rivista che, seppure di diversa area, non mancò mai di offrire adeguato spazio alla qualità delle varie correnti dell’intellettualità contemporanea europea. -- Il terzo volume è destinato all’esordio di T.S. Eliot sulle pagine della rivista, alla quale il maggiore poeta anglofono del Novecento riserverà l’edizione originale di alcune delle sue migliori creazioni del periodo 1929-1930: qui la prima parte del celebre «The Hollow Men» (Gallup Cl58, apparirà in libro in forma completa l’anno successivo); nei volumi 15 (primavera 1928) e 21 (autunno 1929) è la volta delle edizioni originali di «Ash Wednesday» parte I (Perch’io non spero…, Gallup C253) e parte III (Som de l’Escalina, Gallup C294), pubblicate in libro nel marzo 1930; infine nel volume 29 e ultimo (inverno 1929) appare per la prima volta a stampa «Difficulties of a Stateman» (Gallup C327), raccolto in libro solo nel 1936. Oltre a Eliot, sulle pagine di «Commerce» si trovano le poesie originali di Archibald MacLeish (vol. 5, autunno 1925, «Train-Stop», «Night» e «Pastoral»; vol. 12, estate 1927, «Return» e «Gobi»), «Felling a Tree» di Thomas Hardy nel volume 14, inverno 1927 (poi pubblicata come «Throwing a Tree» nel postumo «Winter Words», 1928: lo scrittore sarebbe morto nel gennaio ’28), Roy Campbell nel numero 18, inverno 1928 («The Gum Tree» e «The Palm»), e in traduzione francese un’anteprima del tutto inedita di «To the Lighthouse» di Virginia Woolf («Time Passes», volume 10, inverno 1926, tradotto da Charles Mauron: è la prima volta di Woolf in francese) e uno dei più bei racconti di William Faulkner, «A Rose for Emily», appena uscito nella raccolta «These Thirteen», settembre 1931, e tradotto nell’ultimo numero di «Commerce» da Maurice-Edgar Coindreau.  -- Stupisce nel quarto volume l’apertura dedicata alla poesia visuale di Paul Claudel «Vieillard sur le Mont Omi», impaginata su un foglio 345 x 500 mm più volte ripiegato, «dont la mise en page est tout à fait originale dans l’histoire des formes du texte visuel des années 20 et du XXe siècle en général. Entre poème et recueil, entre affiche et codex, mais aussi entre avant-garde et influence extrême-orientale, le “Vieillard sur le Mont Omi” est un object aux contours changeants qui, certainement de ce fait, a été ignoré par les spécialistes du texte spatialisé français» (S. Lesiewicz in Bulletin de la Société Paul Claudel no. 219, 2016: 11). Ma il quarto volume è consacrato soprattutto a una corposa anteprima di quello che sarà il secondo libro di versi di Giuseppe Ungaretti, «Sentimento del tempo»: «Appunti per una poesia», sezione poetica poi continuata nel volume 12 (estate 1927). E ancora Ungaretti tradurrà per «Commerce» i «Pensieri» di Leopardi (vol. 14) mentre Crémieux aveva tradotto tre liriche leopardiane proprio nel volume quarto (L’infinito; Sabato del villaggio; A se stesso), a suggerire una stretta parentela tra il più grande poeta italiano dell’Ottocento e uno dei maggiori poeti novecenteschi. -- I 29 volumi di «Commerce» ospitano numerose altre primizie, quali la prima edizione francese delle conferenze “greche” di Nietzsche, in tedesco (Das griechische Musikdrama, vol. 10; Sokrates und die Tragödie, vol. 12) con traduzione a specchio di Jean Paulhan; poesie di Osip Mandelstam e Boris Pasternak (e sono le prime traduzioni in altra lingua tout court); l’esordio di Jean Giono «Colline»; l’«Œdipe» di André Gide; «Erstes Leid» di Franz Kafka; i «Poèmes de Morven le Gaëlique» di Max Jacob, unica edizione in vita; i «Fragments d’un journal d’enfer» di Antonin Artaud; «Le Jeune européen» di Pierre Drieu La Rochelle; i numerosi capolavori di Paul Valéry (tra cui le sue traduzioni dei «Marginalia» di Edgar Poe), Saint-John Perse, Jean Paulhan e Valery Larbaud. Levie, La rivista “Commerce” (Roma 1985); Ead. et al. (curr.), La rivista “Commerce” e Marguerite Caetani, I-V(Roma 2012-2016); Fiorani e Tortora (curr.), Il Novecento di Marguerite Caetani (Roma 2017) 29 voll.‎

‎[Energie nove] Piero Gobetti‎

‎Energie nove. Prima e seconda serie‎

‎Ampia Collezione. Collezione dei numeri 2, 3, 4, 5, 6, 9, 10 della prima serie (su 9 fascicoli pubblicati) e dei numeri 3, 6, 9, 11 della seconda serie (su 12 fascicoli pubblicati), in più che buone condizioni. La prima serie (formato 320 x 220 mm) uscì regolarmente ogni 15 giorni fra 1 novembre 1918 e il 31 marzo 1919, dieci numeri in totale, di cui uno doppio (7 - 8, febbraio 1919) per un totale dunque di 9 fascicoli, tutti di 16 pagine. La seconda serie composta di 12 numeri uscì fra 5 maggio 2019 e il 12 febbraio 1920, con numero di pagine variabile fra un minimo di 8 (il numero 7) e un massimo di 32, con una media di 24.. La rivista veniva stampata presso la tipografia Mittone, la cui redazione era, sempre a Torino, in Via XX settembre 60, sede storica delle iniziative editoriali del Gobetti. Gerente veniva indicato il padre dell’allora diciassettenne Piero, mentre la redazione comprendeva (nei primi due numeri) anche Ada Prospero, Levi e Manfredini. Questa è la rivista d’esordio, con una leggera copertura grigio-azzurra dopo i primi numeri; seguirono «La rivoluzione liberale» e infine «Il Baretti». Assai raro, questo foglio di formazione intellettuale e politica del pensatore liberaldemocratico torinese, ebbe la collaborazione di firme prestigiose quali Croce, Einaudi, Lombardo Radice, Pareto, Prezzolini; il gruppo di giovani della redazione oscillava alquanto fra l’una e l’altra idea del tempo, con entusiasmo e qualche ingenuità; ma già allora emergeva il talento di una costruzione teorica profonda e destinata a segnare il suo tempo, scatenando la rabbia violenta del Mussolini e la repressione che non si limitò alla chiusura delle riviste ma prese la vita di questo rivoluzionario liberale. Rende bene l’importanza che l’intera comunità piemontese attribuiva al giovanissimo pensatore il caustico attacco che Palmiro Togliatti sferrò contro Gobetti dalle colonne di «Ordine Nuovo» (anno I, numero 2, 15 maggio 1919) scrivendo fra l’altro: «avesse un po’ di spirito (S minuscola) o un poco della diabolica agilità che ci faceva ammirare lo stroncatore Papini, ma è pesante, greve tedioso peggio di un professore e saltella intorno alle sue frasi con la sveltezza di un Atta Troll».‎

‎[Don Pirlone]‎

‎Il Don Pirlone. Giornale di caricature politiche‎

‎Collezione completa. Tutto il pubblicato, dal n. 1 del 4 settembre 1848 al n. 233 (erroneamente segnato 234) del 2 luglio 1849. Pubblicato durante la rivoluzione romana, il Don Pirlone, quotidiano di taglio satirico, ebbe un enorme successo. In copertina, il motto “Intendami chi può, ch’i m’intend’io” è una dichiarazione d’intenti contro l’ipocrisia, così come la caricatura del benpensante disegnata da Gigli a Siena nel 1711. Le 234 belle tavole litografiche (anche a piena pagina) sono anonime, per evitare di esporre i disegnatori ad inchieste e persecuzioni. Nonostante l’opposizione dell’allora ministro dell’Interno del Governo pontificio, il Don Pirlone non cessò le pubblicazioni, e anzi, con la proclamazione della Repubblica Romana nel febbraio del 1849, seguì da vicino lo sviluppo delle turbolente vicende politiche del periodo, sempre con una vena satirica e irriverente. Il 2 luglio 1849 si stampò l’ultimo numero, e il giorno successivo le truppe francesi entrarono a Roma.‎

‎Don Pirloncino‎

‎Don Pirloncino. Castigat Ridendo Mores‎

‎Edizione originale. Annata 1878 quasi completa (manca il numero 7), per il resto presenti numeri dall’1 al 152. Fascicoli rilegati fioriti e con segni d’usura, alcuni sciolti. Fondato nel 1870, il Don Pirloncino fu un giornale repubblicano satirico ricco di incisioni anche a doppia pagina e a colori. Direttore responsabile fu E. Monnosi.‎

‎[Campo]‎

‎Il Campo. Direttore responsabile Mario Vaccarino‎

‎Fascicoli e fogli sciolti. Collezione mancante dei nn 51 e 52. Rivista settimanale di formato in folio fondata a Torino, Edizioni Streglio, il cui primo numero uscì il 20 novembre 1904. “ Aperto agli ultimi spasimi del decadentismo europeo, non era tuttavia refrattario a un più rigoroso formalismo. [...] Ospitava novelle, versi bozzetti originali e inediti, notizie bibliografiche, una rassegna degli avvenimenti culturali, alcuni di attualità. Vi scrissero tra gli altri: Vittoria Aganoor Pompilj, Silvio Benco, Emilio Bodrero, Massimo Bontempelli, Giovanni Cena, Enrico Corradini, Alfredo Galletti, Cosimo Giorgieri-Contri, Arturo Graf, Dino Mantovani, Ada Negri, Angiolo Silvio Novaro, Giovanni Papini, Vittorio Pica, Luigi Pirandello, Giuseppe Prezzolini, Ceccardo Roccatagliata-Ceccardi, Enrico Thovez, Domenico Tumiati e Manara Valgimigli.” A. Audoli. Wuz, n.8, 2002. Cessò le pubblicazioni il 31 dicembre 1905.‎

‎[Milano - Risorgimento] [Il 22 Marzo].‎

‎Il 22 Marzo. Primo giorno dell’Indipendenza Lombarda‎

‎128 numeri, oltre ai 38 numeri di Supplemento e i 9 numeri contenenti gli atti ufficiali del Governo provvisorio e gli avvisi: tutto il pubblicato, legato in mezza pelle bordeux con custodia. legata in piena pelle rossa moderna con custodia. Diretto da Carlo Tenca, il giornale si pubblicò dal 25 marzo 1848 al 3 agosto dello stesso anno con il rientro degli austriaci a Milano. Tra i collaboratori: C. Correnti, C. Tenca, T. Massarani, T. Grossi. Nei pochi mesi compresi tra le Cinque giornate e il ritorno degli austriaci i giornali furono il principale strumento della vita politica e il “22 Marzo” assunse il carattere di Giornale del Governo Provvisorio. Nelle sue prime settimane di vita, quando ancora gli entusiasmi della vittoria velarono le ragioni di contrasto politico, il foglio ebbe un carattere unitario, in conformità al decreto istitutivo. Ad assicurare questo tono di obiettività contribuì Carlo Tenca, il direttore redazionale del giornale. Una modificazione radicale negli orientamenti del “22 Marzo” si verificò agli inizi di maggio, in relazione alla scelta del Governo provvisorio a favore dell’annessione immediata al Piemonte e alla conseguente decisione di decretare, il 12 maggio, il plebiscito per la fusione: da allora il foglio si impegnò in un’assidua campagna a favore dell’annessione con il Regno Sabaudo che provocò l’uscita di scena di Carlo Tenca dalla redazione sostituito da G. Torelli, decisamente a favore dell’annessione. Ottimo esemplare legato in mezza pelle rossa, cofanetto.‎

‎[Panorama]‎

‎Panorama. Giornale critico-letteraio illustrato‎

‎Collezione completa. Asportazione di un rettangolo al margine superiore dx del n 5, ma ottimo esemplare con grandi margini. Dal n 1/2 del 24 Aprile al n 30 del 31 Ottobre 1858 per complessive 224 pagine con numerazione progressiva, legato in pieno cartonato coevo a colori. Tutto il pubblicato compreso i supplementi, ognuno di 4 pagine, stampati su carta colorata, (uscivano allegati al giornale); con un “Supplemento straordinario” al numero 8 “per compensare gli abbonati della mancata stampa del n 6 sequestrata dalle autorità”. Riccamente illustrato da bellissime scanzonate litografie, molte a piena pagina, il Giornale, anticonformista e critico nei confronti del potere, e come molti periodici in quel periodo, ebbe vita breve. Rarissima collezione completa.‎

‎[Grignani, Franco (copertina); Andrea Busetto (direttore); Albano (illustrazioni)]‎

‎Stirpe italica. I più grandi siamo noi. Anno II. N. 10‎

‎Edizione originale. Eccellente esemplare; molto raro in queste condizioni. Straordinaria copertina futurista per questo fascicolo del raro mensile fascista e patriottico diretto da Andrea Busetto. All’interno una bella illustrazione a un quarto di pagina di Albano, e alcuni pregevoli finalini illustrati dallo stesso artista.‎

‎[Cronaca Turchina] (direttore Augusto Tironi)‎

‎Cronaca Turchina‎

‎Diretta da A. Tironi con Angelo Zambelli redattore -responsabile, la Cronaca Turchina, settimanale, appare nel 1868 e si ha notizia di pubblicazione fino ad una data imprecisata del 1870. La Cronaca Turchina si presenta come giornale di libero pensiero e fortemente critico nei confronti dell’Amministrazione Veneziana e del Governo centrale, con feroci attacchi alla Magistratura più volte impegnata a condannare gli articoli pubblicati. Offriamo tutto il pubblicato dell’anno II, 1869, con il supplemento al n 44, con le seguenti lacune: nn 1 3 10 27 40 41 42 43. Molto rara.‎

‎[Mazzini] [’Indicatore livornese] (direttore Francesco Domenico Guerrazzi)‎

‎L’Indicatore livornese. Giornale di scienze, lettere, ed arti‎

‎Collezione pressoché completa (manca il fascicolo 28 del 7 settembre 1829). cui si unisce «Necrologia» , supplmento al numero 14, l’unico supplemento stampato. Sul numero 35 la data del lunedì 2 ottobre 1829 è stata corretta ad inchiostro, da mano coeva, in lunedì 2 novembre 1829. In ottime condizioni di conservazione(fisiologiche leggere abrasioni ai piatti e leggere fioriture alle carte). Il giornale vide la luce per 48 numeri, cessando le pubblicazioni il lunedì 8 febbraio 1830. Dal numero 41 il formato si riduce leggermente. -- Fondato e diretto da Francesco Guerrazzi, su queste pagine scrisse i primi articoli il giovane Mazzini. Il primo numero apparve il 12 gennaio 1829 presso la Tipografia Vignozzi, e proseguì le pubblicazioni per 48 numeri fino al 8 Febbraio del 1830, fino cioè all’arresto di Guerrazzi e Bini che rimasero in prigione fino al 1833. Nato poco dopo la cessazione del quasi omonimo «Indicatore genovese» il periodico fu fondato e diretto da due giovani esponenti del movimento mazziniano in Toscana, il direttore Francesco Domenico Guerrazzi (1804-1873) e il suo amico Carlo Bini (1806-1842). Repubblicani entrambi i due promotori seppero raccogliere intorno alla testata numerosi intellettuali, compreso lo stesso Mazzini che, ventiquattrenne, pubblicò sette articoli firmati con la sola sigla “M”; proprio a causa di un suo scritto giudicato sovversivo e pericoloso, il giornale fu fatto cessare. Non stupisce, considerati i legami stretti con la Giovine Italia, il loro arresto con reclusione nel carcere di Portoferraio. Il Bini morì d’infarto; il Guerrazzi (amico di Byron, cui è dedicata la prima stampa, le «Stanze») fu un romanziere di enorme successo, pervicacemente repubblicano, attivo durante i moti del ’48 (condannato a 15 anni, ottenne dopo 6 mesi la conversione nell’esilio in Corsica), parlamentare dopo l’Unità nelle file della sinistra. Oltre al Mazzini fra i collaboratori ritroviamo Andrea Maffei, Filippo Bettini, Elia Benza. Carlo Poerio, Colletta, La Cecilia, Missirini e Benza. Il settimanale fu soppresso d’autorità, risultati vani i richiami all’ordine del governo granducale. Del Bini (scrittore oggetto di recente rivalutazione); il giornale era suddiviso in due parti principali, nella prima si trovano articoli relativi al commercio e delle cose che al commercio appartengono; nella seconda della morale (notevoli gli articoli sulla pena di morte), della istruzione, di lettere, arti liberali (si commentano e recensiscono le opere di Byron, Foscolo, Pellico, Schiller, Bellini. Di notevole interesse tre articoli dedicati al «Tristan Shandy». Si traducono Sterne e Byron). -- Nelle intenzioni del fondatore e direttore Francesco Guerrazzi, il giornale avrebbe dovuto avere cadenza settimanale. Il primo numero contiene soltanto un «Prospetto» di due pagine, a firma del direttore che illustrano le intenzioni programmatiche del giornale: «Ogni genere letterario può, quando un popolo abbia in animo di scuotere il giogo della servitù, divenire arma terribile contro il nemico: dalla solenne tragedia alla umile farsa rappresentata dai burattini, dal poema alla favola, tutto diviene capace di fiere invettive o di sottili ironie, che il popolo, in certi momenti, afferra con incredibile facilità. Ma il giornale è, in tali casi, strumento più di ogni altro efficace: esso corre più rapido delle tragedie, delle commedie, dei poemi da un capo all’altro del paese, esso può penetrare dovunque, esso diviene l’amico delle famiglie, dove è letto, discusso, illustrato, esso è alla portata intellettuale ed economica della massima parte delle persone». Guerrazzi aveva già fondato a Livorno il Gabinetto scientifico letterario perché la sua città natia non fosse più vituperosamente chiamata la Beozia d’Italia; fondò dunque un giornale con l’intento di riscattare il prestigio civile e culturale della sua città, di fronte a Firenze che poteva vantare l«Antologia» o a Pisa che aveva il «Nuovo Giornale de’ Letterati». Ma c’era inoltre nel Guerrazzi un riposto intendimento politico: quello di rivolgersi agli elementi più giovani e irrequieti della borghesia, o piccola borghesia, di sentimenti liberali e democratici: e in questo senso il giornale assunse un’importanza storica notevole, nel risvegliare quelle scelte forze crescenti, e però sempre minoritarie, dalle quali sarebbero poi sortiti i primo cospiratori, i primi propugnatori della nuova politica unitaria, i primi combattenti delle sommosse, come riconosceva lo stesso Mazzini. Il programma del nuovo giornale era tutto nel suo motto: «Alere flammam!»‎

‎[Monza]‎

‎Di che possa intrattenersi il forestiere [forestiero] in Monza [in copertina: «Di che possa intrattenersi il forastiere in Monza»; al dorso: «Guida di Monza»]‎

‎Prima edizione. Ottimo esemplare (piccole mancanze marginali e abrasioni alla legatura, altrimenti privo di particolari difetti da segnalare). Etichetta al contropiatto anteriore della legatura, «L» manoscritta in rosso al piatto anteriore della legatura e in blu al contropiatto anteriore della legatura. Correzione manoscritta al piatto posteriore della brossura: la scritta a stampa recita: «In carta fina con 10 rami lir. 3.50 austr.», «10» e «3» son corretti a penna rispettivamente in «2» e «1». Salutato dal «Giornale di letteratura, scienze ed arti» (tomo LXXII, numero di ottobre, novembre e dicembre dello stesso 1833) come «quasi un comodo manuale di ciò che in Monza contiensi di più considerabile», ci informa il prospetto pubblicitario del libro «L'inferno aperto al cristiano» (Corbetta, 1836, pagina 87) che di questo libro furono stampate copie contenenti 2 rami al costo di 1 lira e copie contenenti 10 rami dal costo di 5 lire, oltre ad una tiratura di lusso con rami miniati con rilegatura alla bodoniana, dal costo di 9 lire. Attestato in 8 sedi del sistema bibliotecario nazionale (di cui 5 in Lombardia una sola fuori dal nord Italia), il libro è invece divenuto assai raro con il tempo.‎

‎[Bologna; 9 Febbraio]‎

‎Il 9 febbraio. Indipendenza Unità Libertà [poi: Notizie del giorno]‎

‎Edizione originale. Tutto il pubblicato de «Il 9 febbraio» e di «Notizie del giorno», legati insieme, in ottime condizioni di conservazione. Diretto da Luigi Ruscone, il quotidiano bolognese apparve il 19 febbraio 1849 e cessò le pubblicazioni col n. 83 del 16 maggio dello stesso anno (il 5 giugno Radetzky entrò in Bologna). Proseguì le pubblicazioni con il titolo «Notizie del Giorno», edito sempre dalla Società Tipografica Bolognese dal n. 1 del 19 maggio 1849 al n. 41 del 30 giugno con cadenza giornaliera (seppur con qualche eccezione). Ogni numero, in folio, consta di 4 pagine. Di stampo fortemente antiaustriaco, riportava gli atti della Repubblica, commenti politici e notizie dalle altre città impegnate nella lotta contro gli austriaci. «Gli austriaci hanno violato il territorio della Repubblica; hanno occupata una delle sue città l’hanno taglieggiata e l’hanno sottoposta a condizioni obbrobriose e dure». Così apre il giornale nel suo primo numero. Unito “Il Bollettino Officiale” apparso a Bologna il 13 Maggio 1849. Il giornale nacque dalle ceneri de «La dieta italiana: giornale politico-letterario» che si pubblicò dal 1848 fino al 19 Febbraio 1849. Molto raro, solo 6 esemplari censiti nell’Opac Sbn, solo 3 completi e disponibili alla consultazione.‎

‎[Folgore futurista]‎

‎La Folgore futurista. Lanciata da A. Rognoni - G. Soggetti. Liriche - parole in libertà - sintesi teatrali [...] Febbraio - 1917‎

‎Edizione originale. Ottimo esemplare. Secondo e ultimo numero di questa breve esperienza mensile, nata «dall’entusiasmo provocato nei due studenti dallo spettacolo del Teatro Futurista Sintetico tenutosi in città nel 1916 e dalla disponibilità subito assicurata da Marinetti a sostenere, anche finanziariamente, l'iniziativa di un giornale locale, ‘purché esso fosse sintetico, originale, antiromantico e antitradizionalista’. [...] Apportate alcune variazioni tipografiche e d’impaginazione su suggerimento di Marinetti, che nuovamente raccomandava la varietà e l’estrema brevità dei testi, esce il secondo numero, maggiormente diffuso grazie alla rete di scambi che nel frattempo si è intessuta e alla collaborazione di più noti autori. La partenza per il fronte dei due direttori mette fine alle pubblicazioni, [nonostante] il successo di critica futurista (ma anche, pare, da parte del movimento dada zurighese) [...]» (Diz. Fut., p. 463-4). Caratterizzato, un po’ come «La Balza», da un’estrema povertà tipografica a cui fa da contraltare la sovrabbondante ricchezza di contenuti, questo secondo numero ospita parolibere e interventi di Luciano Folgore («Treni militari»), Gino Soggetti («Lei lui l’altro» e «Teatro di prosa»), Paolo Buzzi («Biglietto da visita del principe di Susegana»), Maria Ginanni («Paesaggio interno»), Angelo Rognoni («Una spia», «La voluttà dello spasmo», «Io + fumo + mondo»), Mario Dessy («Riflessi poetici»), Francesco Cangiullo («La piccola cioccolataia», spassosamente dedicato «alla mazza di ARMANDO»), Armando Mazza («Vento» e «La mostra Boccioni alla Galleria d’arte di Milano»), Nelson Morpurgo («Al telefono»), Aldo Pavesi (altra parolibera dal titolo «Vento»), Giorgio Ferrante («In treno»), Gino Cantarelli («Danza Azzurra»), Rodolfo Gazzaniga («In mezzo alla piazza»), Francesco Meriano («Stasera»), Giuseppe Steiner («Il cadavere vivente»). Cammarota, Futurismo, Giornali futuristi, 19; Diz. Fut., p. 463-4; Salaris, Riviste, sub voce‎

‎[Fontana, Lucio, Yves Klein, Hank Peeters et alii]‎

‎Museumjournal voor moderne kunst. Serie 9 no. 5/6‎

‎Edizione originale. Ottimo esemplare (lievemente scurito il dorso, minimo strappo assolutamente non deturpante al piatto anteriore, altrimenti privo di altri particolari difetto da segnalare). Il fascicolo doppio di aprile 1964 della rivista d’arte contemporanea pubblicata dall’associazione dei musei olandesi (Stedelijk, Gemeente, Van Abbe, Groninger, Kröller-Müller), curato da Henk Peeters, dedica la copertina a Lucio Fontana: una vera e propria opera dell’artista viene riprodotta, tramite stampa litografica e intervento manuale, sul cartoncino avorio della copertina. «The artist Henk Peeters [...] made the holes in the cover by hand, according to the design sent by Fontana. Henk Peeters states that a nail was use to puncture small piles of covers simultaneously. The original design, ink on paper with punched holes, 26 x 20 cm, was sold in the auction “The Henk Peeters Collection” at Sotheby’s Amsterdam, June 11, 2001» (Ruhé & Rigo). Importanti i contributi all’interno del fascicolo, che fu concepito come vero e proprio monografico dedicato alle «nuove tendenze» dell’arte contemporanea, dagli olandesi di Nul agli italiani di Azimuth passando per i tedeschi di Zero e i francesi del “nouveau realisme”: «Bibliographie/nieuwe konseptie: zero, nul, tendenzen» di Herman de Vries, illustrato da quattro tavole dove opere di vari artisti (da Mondrian a Vlado Kristi passando per Fontana, Munari, Mari, Manzoni, Castellani, Malevich, Max Bill, e molti altri) sono impaginate in quadrati a file 4x6, con le didascalie stampate su veline semitrasparenti che si sovrappongono; il saggio «0 = nul, de nieuwe tendenzen» di Henk Peeters; il multiplo monocromo blu di Yves Klein appena sottoposto alla copertina bucherellata di Lucio Fontana. Ruhé & Rigo, Lucio Fontana Graphics, p. 205; Crispolti, Fontana: Catalogo generale, vol. 2 p. 778a; Schumacher, Museumjournaal and the reception of the neo-avant-garde in the Netherlands 1961-1973 (PhD thesis Utrecht 2007), pp. 51-53‎

‎[DADA; Tristan Tzara, Marcel Janco, Francis Picabia, Hans Arp]‎

‎Dada 4-5 [in copertina: Anthologie Dada. Paruit sous la direction de Tristan Tzara]‎

‎Edizione originale, emissione in francese. Esemplare integro e pulito in più che buone condizioni di conservazione (piccola lieve gora all’angolo interno alto, appena visibile sulla copertina superiore e su un paio di pagine interne; poche fioriture al taglio alto di alcune carte [1/2, 5/6, 13/14, 19/20, 27/28, 31/32], che sono anche un po’ brunite; minima lacerazione senza perdite al piede interno dell’ultima carta). Ultima uscita zurighese della rivista «Dada», fondata e diretta da Tristan Tzara a partire dal 1917 (nn. 1-2, seguiti dal n. 3 nel 1918). Sarà continuata a Parigi per altre due uscite fino al marzo 1920, per poi chiudere definitivamente. Straordinario numero doppio, ricchissimo di contenuti impaginati assai creativamente — su falsariga futurista — su carte di vario colore e con ampio uso di tipografia sperimentale e parolibera, non a caso chiamato «Anthologie Dada» in copertina. Come il precedente numero della rivista, anche «Dada» 4/5 fu pubblicato in una versione tedesca e in una francese, che differiscono per sole nove pagine. L’emissione francese non presenta alcuni dei testi in tedesco, ma ha in più tre xilografie di Arp non presenti nell’emissione tedesca, per un totale di sette incisioni (sei a mezza pagina e una testatina) stampate su carta colorata. Completano il notevolissimo apparato iconografico di questo numero tre litografie a piena pagina da disegni di Francis Picabia (tra i quali il «Réveil matin» al frontespizio), due litografie astrattiste a piena pagina di Viking Eggeling, una xilografia a mezza pagina di Hans Richter e due xilografie a mezza pagina di Raul Hausmann (per tacere delle tavole patinate applicate che riproducono opere di Augusto Giacometti, A. van Rees, Hans Richter, Vassilij Kandinskij, Arp e Paul Klee). Sul versante dei contenuti, alcune poesie e un «Autre petit manifeste» di Picabia sono seguiti da Tristan Tzara (Note 14 sur la poésie; Proclamation sans prétention DADA 1919; Aa 24 IX; Bilan), Jean Cocteau (3 pièces facile pour petites mains), Pierre Reverdy (Globe; 199 Cs), Philippe Soupault (Servitudes), Louis Aragon (Statue; Le délire du fantassin – dedicata a De Chirico), André Breton (Pour Lafcadio), Raymond Rediguet (A plusieures voix), Pierre Albert-Birot (Catastrophe; Extrait de «Poèmes à la chair»), Georges Ribemont Dessaignes (Le coq fou; Trombone à coulisse), Gabrielle Buffet (Gambit de la reine), J. Perez Jorba (Elle a deux têtes). Dada Zürich 1916-1920 (Berlin 2016), n. 25; Ilk, Janco graphische Werk, n. 37; Arntz, Graphischen Arbeiten von Hans Arp, pp. 40-44‎

‎[Gerrit Rietveld, Jan Engelman]‎

‎De Gemeenschap. 6e Jaarg. Nummer 1‎

‎Edizione originale. In ottime condizioni. Notevolissima grafica di copertina per questo fascicolo del mensile cattolico ‘De Gemeenschap’ (La comunità). Non firmata, ma attribuita al designer neoplasticista Gerrit Rietveld. All’interno, interessante tavola parolibera — o calligramma — di Jan Engelman (tra i fondatori del mensile), che si svolge sulle pp. 30-33.‎

‎Bardi, Pietro Maria - Bontempelli, Massimo (direttori) - Terragni, Giuseppe (progettista)‎

‎Quadrante 35 36: Documentario sulla Casa del Fascio di Como‎

‎Edizione originale. Ottimo esemplare, completo di tutte le tavole fuori testo, gli allegati e le carte sottomisura. Numero monografico sulla «Casa del Fascio di Como», capolavoro del razionalismo italiano progettato verso la fine degli anni ’20 e realizzato tra 1933 e 1936.‎

‎Prampolini, Enrico (con Tristan Tzara e Maria D’Arezzo)‎

‎[Xilografia:] Costruzione Elissoidale (cavallo, uomo) [in: Le Pagine: rivista mensile, Anno II N. 11]‎

‎Edizione originale. Ottimo esemplare. Numero ricco della rivista d’avanguardia napoletana animata dai “liberisti” Titta Rosa e Moscardelli e dai dadaisti D’Arezzo, Tzara, Prampolini e altri. Oltre alla xilografia di Prampolini segnalata in titolo, contiene alcuni versi da «Gioielleria notturna» di Moscardelli, la presentazione «Mouvement Dada: Marcel Janco» di Tristan Tzara e alcune pagine con i «Disancoraggi» in prosa di Maria D’Arezzo.‎

‎[Prampolini, Enrico, Achille Ricciardi, Renato Fondi, S. A. Luciani, Nicola Moscardelli; I Novissimi]‎

‎I Novissimi. Anno III N. 1 ... numero dedicato ai Balli russi‎

‎Edizione originale. Ottimo esemplare. Prampolini dal futurismo all’informale, Roma 1992, pp. 177-179 n. 2/1/1 (ill.)‎

‎[Italia ride; Amilcare Zamorani, Augusto Majani alias Nasica. Luigi Capuana, Marcello Dudovich, Telemaco Signorini et alii]‎

‎L’Italia ride‎

‎Collezione completa. Tutta tela, copertine originale conservate, buone condizioni (qualche fascicolo interessato da gore d’umido). Raffinata rivista illustrata, dai contenuti satirici, fondata a Bologna, con cadenza settimanale, il cui primo numero uscì il 6 gennaio 1900. Ebbe vita breve e l'ultimo numero (il 26) vide la luce il 30 giugno 1900, a soli sei mesi dalla prima uscita. Diretta da Amilcare Zamorani, con la direzione artistica di Augusto Majani (Nasica). Ad essa collaborarono molti cartellonisti e illustratori dell'epoca — diversi dei quali giovani — fra i quali Marcello Dudovich, Franz Laskoff, Luigi Bompard, Augusto Majani, Adolfo Magrini, Telemaco Signorini, Ardengo Soffici, Duilio Cambellotti assieme ad alcuni tra i più importanti scrittori: Luigi Capuana, Ugo Ojetti, Lorenzo Stecchetti, Giovanni Pascoli, Alfredo Oriani, Luigi Federzoni.‎

‎Delfini, Antonio‎

‎Manifesto per un partito conservatore e comunista in Italia — di Antonio Delfini —‎

‎Edizione originale. CON DEDICA Ottimo esemplare. Sigla dell’autore manoscritta in inchiostro blu sl frontespizio. Saggio in cui l’autore si scaglia contro i monopoli e auspica un ritorno dell’Italia al quadro politico prima dell’unità. Raro.‎

‎[Solaria]‎

‎Solaria. Rivista mensile di arte e di idee sull’arte a cura di Alberto Carocci‎

‎Tutto il pubblicato. Fascicoli sciolti ottimamente conservati. Fondata a Firenze nel gennaio 1926, dal 1929 cambia il sottotitolo in Rivista mensile di letteratura. Uscì con cadenza dapprima mensile e poi bimestrale. Nel 1929 si associò nella direzione G. Ferrara, sostituito l'anno successivo da A. Bonsanti; nel 1933 Carocci tornò ad essere unico direttore. Solaria fu la più importante rivista letteraria del novecento. Fra i suoi collaboratori convissero due anime, due diverse vocazioni: quella dei "rondisti" (Bacchelli, Loria, Tecchi, Bonsanti) convinta di poter dar vita ad una autonoma civiltà letteraria fuori da ogni compromesso con la politica, e quella di provenienza torinese con alle spalle l'esperienza del "Baretti" (Montale, Ginzburg, Garosci, Debenedetti, Solmi) che proseguendo la linea gobettiana professò un maggior impegno civile da parte degli intellettuali. Tra i collaboratori, oltre ai sopra citati, troviamo: Saba, Raimondi, Franchi, Giotti, Debenedetti, Pavolini, Quasimodo, Gadda, Vittorini, e molti altri. Uscirono in tutto 78 fascicoli; in 16° le prime annate poi in 8°. Il n. 2, marzo-aprile, del 1934 fu sequestrato dal prefetto di Firenze. L’ultimo fascicolo porta la data settembre-dicembre 1934, ma in realtà finito di stampare e distribuito nel marzo 1936.‎

‎[D’Annunzio, Gabriele, Mario Dessy, Filippo Tommaso Marinetti, Bruno Corra, Paolo Buzzi, Fortunato Depero et alii]‎

‎Poesia. Rassegna Internazionale diretta da Mario Dessy. N. I / 4 [contiene: Ritratto di Luisa Baccara: La maestria]‎

‎Prima edizione. Esemplare in più che buone condizioni (normale lieve usura perimetrale), mancante della carta 25/26 con applicato il trittico «La Madre pazza - L’assassino - L’impostore» di Arnaldo Ginna. Terzo fascicolo del mensile diretto da Dessy per 9 numeri in 5 fascicoli dall’aprile al dicembre 1920 come seconda serie della gloriosa «Poesia» di Marinetti (1905-1909), cui si ispira per il raffinatissimo layout e l’impostazione aperta e internazionale. Il numero apre con l’epigrafe dedicatoria «Alla grandezza purissima di Gabriele D’Annunzio» — di cui pubblica alle pp. 11ss. il «Ritratto di Luisa Baccara: La maestria» in edizione pre-originale rispetto al libretto pubblicato di lì a poco per i tipi della Fionda di Roma — segue il lungo pezzo del direttore su Bruno Corra, pregiato da un bel ritratto b.n. di Ginna applicato. Poco prima della chiusura del fascicolo, un’altra bella tavola in b.n su patinata applicata a piena pagina dei «Pappagalli - motivo ornamentale» di Depero. Poesie e prose di Ada Negri, Mercereau (Mon Dieu, vous etes), Dessy (Autour du cadavre d’un voleur d’etoiles, trad. Marinetti), Settimelli, Divoire su Isadora Duncan, Los Pajaros errantes di Pedro Prado poeta chileno, Arabeschi fiumani del Carli, Buzzi tradotto da Marinetti, Armando Curcio, F.G. Bowles, Linati, Reverdy, Jacuzio-Ristori.‎

‎[Gesto; Enrico Baj, Lucio Fontana, Piero Manzoni et alii]‎

‎Il Gesto. Rassegna internazionale delle forme libere‎

‎Collezione completa. Il primo numero apparve in occasione della mostra « II Gesto » organizzata dai Nucleari in collaborazione con il gruppo « Phases ») alla Galleria Schettini di Milano e inaugurata il 18 giugno 1955 (opere di Alechinsky, Baj, Berlini, Joe Colombo, Colucci, Corneille, Dangelo, Dova, Ernst, Fontana, Jorn, Matta, Merita, Saura, eccetera). Il primo numero (con una scultura di Ernst riprodotta in copertina) recava testi di Dal Fabbro, Sanesi, Jaguer, Izima, Dangelo, due litografie fuori testo di Fontana e Joe Colombo e trentasette riproduzioni. 4 fascicoli‎

‎[Mazzini, Giuseppe]‎

‎L’Italia del Popolo. Dio e Popolo. Volume primo‎

‎Foxing in qualche pagina, ma nel complesso ottimo esemplare. L’Italia del popolo fu fondato a Milano da Giuseppe Mazzini. Il primo numero, con in epigrafe Unità Dio e il Popolo, uscì, in formato fo, il 20 maggio 1848. Ebbe vita breve; solo 74 fascicoli vennero pubblicati. Nel 1849 il giornale fu rifondato a Roma e divenne l’organo mazziniano della Repubblica Romana. Anche in questo caso il giornale ebbe vita breve: da Aprile al 3 Giugno. Con lo stesso nome, Mazzini pubblicò periodici a Losanna, (dove si erano rifugiati gli italiani dopo la caduta della Repubblica Romana) dal 1849 al 1850 e a Genova nel 1857. In questo primo volume troviamo scritti di: Mazzini, Pisacane, Saffi, De Boni, ecc.‎

‎[Forza]‎

‎La Forza. Mensile della Federazione Nazionale dei gruppi naturisti-futuristi presieduta da S. E. Marinetti. Anno I. N. 3-4‎

‎Prima edizione. Ottimo esemplare, fresco e pulito, integro (appena accennati segni alle piegature orizzontale e verticale). Penultimo fascicolo (su un totale di soli quattro fascicoli per sei numeri: nn. 3/4 e 5/6 doppi) del mensile diretto e curato graficamente da Fillia — qui come Luigi Colombo. Raccoglie la pattuglia naturista reduce dall'esperienza al quindicinale romano «Il Nuovo». «Interamente dedicato alla problematica naturista [...] una serie di interventi a carattere “scientifico” su vari aspetti del naturismo (alimentare, razziale, igienico, medico, giuridico) e di politica culturale, nella preoccupazione di reintrodurre nel programma politico fascista le linee principali dell'estetica futurista» (Diz. Fut., p. 469). -- Fascicolo interamente dedicato al III Congresso naturista-futurista e Mostra del Naturismo in Piemonte, tenutisi a Torino. Salaris, Riviste futuriste, pp. 256-261; Cammarota, Futurismo, Giornali fut., 139‎

‎[EDAL: Egyptian & Egyptological Documents Archives Libraries; Patrizia Piacentini (direttore)]‎

‎EDAL: Egyptian & Egyptological Documents Archives Libraries - N. 8‎

‎Edizione originale. Nuovo. Sommario / Summary: - Ivan Ladynin: At the Start of a Friendship: Vladimir Golenischeff, Alan Gardiner and the Ancient Egyptian Onomastica in 1907-1912. - Evgeniya Anokhina: Moscow or Berlin. History of V. Golenischeff’s Collection Based on the Documents from A. Erman’s Archive. - Vladimir Shelestin, Anastasia Iasenovskaia, Alexandre Nemirovsky: Vladimir Golenischeff and first steps in studying Kültepe tablets. - Giovanni and Alessandro Cimmino: Franco Cimmino. - Hend Mohamed Abdel Rahman: The Khashaba Museum (1910s-1960s).‎

‎[Nuovo, Il; direttore Arnaldo Ginna]‎

‎Il Nuovo. Quindicinale di energetica umana fascista e futurista. Anno I, N. 11‎

‎Edizione originale. In ottime condizioni, con etichetta d’invio a «S. E. Marinetti | Villa Miramare | Levanto». Quindicinale diretto da Arnaldo Ginna, ne uscirono 18 numeri nel 1934. «Organo ufficiale della Federazione dei gruppi naturisti-futuristi e della Confederazione italiana per la bonifica umana fascista», «[...] movimento filosofico dalle basi autarchico-fasciste il cui programma era stato esposto da A. Ginna nell'incredibile libello “L'Uomo futuro”» (Diz. Fut., p. 803). Spazia dall'arte alla medicina, passando per l'industria e il commercio. Salaris, Riviste futuriste, pp. 464-471; Cammarota, Futurismo, Giornali fut., 128‎

‎[Nuovo, Il; direttore Arnaldo Ginna]‎

‎Il Nuovo. Quindicinale di energetica umana fascista e futurista. Anno I, N. 13-14‎

‎Edizione originale. Brunitura lungo la piegatura verticale nella parte alta della prima pagina; lacerazione in corrispondenza; lacerazione al centro delle pagine in corrispondenza dell’intersezione delle piegature; senza perdite, leggera fragilità. Numero doppio in occasione del «Primo convegno italiano naturista: Energetica e costituzionalismo», da inaugurarsi il 1° ottobre 1934. «Il Nuovo» fu un quindicinale diretto da Arnaldo Ginna, ne uscirono 18 numeri nel 1934. «Organo ufficiale della Federazione dei gruppi naturisti-futuristi e della Confederazione italiana per la bonifica umana fascista», «[...] movimento filosofico dalle basi autarchico-fasciste il cui programma era stato esposto da A. Ginna nell'incredibile libello L'Uomo futuro» (Diz. Fut., p. 803). Spazia dall'arte alla medicina, passando per l'industria e il commercio.‎

‎[Tau / Ma; direttori Mario Diacono e Claudio Parmiggiani; contributi di Emilio Villa, Adriano Spatola, Edoardo Sanguineti, Luciano Caruso, Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto, Mimmo Paladino et alii]‎

‎Tau / Ma‎

‎Collezione completa. Straordinario insieme in eccellenti condizioni di conservazione, completo, nelle fragili scatole originali (distacco netto ad alcuni degli angoli delle scatole, fermato con nastro filmoplast; scatola n. 3 con segni d’urto agli stessi angoli). Importante rivista/raccoglitore di libri d’artista, pubblicata a cadenza annuale in tiratura limitata a 500 esemplari; fanno eccezione i volumi 3 e 4, entrambi usciti nel 1977, e l’ultimo numero, il 7, pubblicato in 1100 esemplari numerati nel 1981, dopo la mancata uscita nel 1980. All’interno delle scatole sono contenuti veri e propri libri e plaquettes, ciascuno contrassegnato dalla sigla della scatola d’appartenenza (i. e. «Tau/ma 1» su tutti i volumetti della prima scatola, 1976), in un sapiente dosaggio di edizioni originali affiancate da ristampe anastatiche di testi fondativi delle avanguardie storiche. Il libri sono legati tramite incollatura a pressione, senza dorso. -- Oltre a varie opere dei direttori, contiene contributi di Emilio Villa (Alphabetum Coeleste, n. 3/1977; Verboracula, n. 7/1981), Adriano Spatola (Cantico delle creature, n. 4/1977), Edoardo Sanguineti con il figlio Federico (Papiro, n. 5/1978), Luciano Caruso (Piccola teoria della citazione, n. 5/1978), Michelangelo Pistoletto (Le stanze, n. 5/1978), Jannis Kounellis (Hotel Louisiane, n. 7/1981), Mimmo Paladino (Una piccola storia, n. 7/1981), Giulia Niccolai, Julien Blaine, Gian Pio Torricelli, Vito Acconci, Luigi Ballerini, Heinz Gappmayr, Jiri Kolar, Haroldo de Campos e Regina Silveira, Agnes Denes, Joan Jonas, JCT, Adalgisa Lugli, Ladislav Novak, Emilio Prini, Jochen Gerz, Madeline Gins, Richard Nonas, Luciano Bartolini, Elsa Ruiz, Adriano Malavasi, Carlo Serveri, Patrizia Vicinelli, Konrad Balder Schäuffelen, Francesco Pellizzi, Remo Guidieri, Robert Lax, Carlo Finale. -- Tra le ristampe anastatiche, meritano particolare menzione quelle relative a recuperi di testi antichi e raro contenenti virtuosismi calligrafici, come l’«Unius Libri versum» di Bernard Bauhus (1617), il «De furtivis literarum notis» di Giovan Battista Della Porta (1602), la «Lettera apologetica» di Raimondo di Sangro (1750), il «Musarum Liber XXV» di Baldassarre Bonifacio (1628). Maffei & Peterlini, Riviste d’arte e d’avanguardia, pp. 144-5 7 voll.‎

‎[LeWitt, Sol - Accame, Vincenzo - Schwarz, Arturo - Panza di Biumo, Giuseppe - Venet, Bernard - Vautier, Ben; Numero]‎

‎Numero uno [- sei: collezione completa]‎

‎Collezione completa. In ottime condizioni di conservazione (segni di “usura da scaffale” al bianco di alcune copertine, che rimangono leggermente scurite), completo dell’allegato sciolto di Sol LeWitt al numero quattro. La serie completa di «Numero», rivista promossa dall’associazione/galleria Cenobio Visualità in Milano, affidando ciascuno dei sei quaderni annuali alle cure di un artista e critico, che compila a sua maniera un’antologia / libro d’artista a raccogliere prospettive sull’arte contemporanea, dall’informale al concettuale senza dimenticare il ripescaggio in chiave autostoricizzante delle avanguardie di primo Novecento. -- «numero uno a cura di Ben / numero un realisé par Ben», giugno 1979; «numero due a cura di Bernar Venet / number two edited by Bernard Venet», giugno 1980 (contiene i saggi: «L’immagine razionale / The Rational Image»; una selezione di lavori dal 1976; «Non ci si può avvicinare all’arte ingenuamente / On ne peut plus approcher l’art naivement»); «numero tre a cura di Vincenzo Accame / number three edited by Vincenzo Accame», giugno 1981; «numero quattro a cura di Sol LeWitt / number four edited by Sol LeWitt», giugno 1982; «numero cinque a cura di Giuseppe Panza di Biumo; number five edited by Giuseppe Panza di Biumo», giugno 1983; «numero sei a cura di Arturo Schwarz / number six edited by Arturo Schwarz», giugno 1984. 6 voll.‎

‎[Giustizia e Libertà]‎

‎Quaderni di “Giustizia e Libertà” [poi: Quaderno di “Giustizia e Libertà”]‎

‎Edizione originale. Collezione completa, eccezion fatta per i numeri 2 (presente in collezione un esatto facsimile) e 6, della prima e della seconda serie dei «Quaderni di Giustizia e Libertà”, per un totale di 10 fascicoli (+ 1 in facsimile). Brossure con normali segni d’usura e mancanze non deturpanti al dorso, ma nel complesso ottimi esemplari (il n. 11 in una emissione con brossura muta). Rarissimi nell’edizione originale del 1932 - 1935. Nati con l’intento di divulgare le posizioni politiche, d’ispirazione liberalsocialista, del Movimento Giustizia e Libertà - fondato a Parigi nel 1929 da un gruppo di antifascisti esiliati guidati principalmente da Carlo Rosselli ed Emilio Lussu - e di creare un programma concreto per la liberazione dell’Italia dal regime di Mussolini, i «Quaderni di “Giustizia e Libertà”» furono pubblicati dal gennaio 1932 al gennaio 1935 per un totale di 12 numeri suddivisi in due serie: la prima, con brossure - salvo il primo numero - di colore grigio; e la seconda, con brossure rosse e titoli neri. Con il numero 7 - ovvero il primo della seconda serie - il titolo cambiò in «Quaderno di Giustizia e Libertà». Stampati a Parigi, i fascicoli bimestrali furono anche un fondamentale strumento di comunicazione e scambio tra i membri di «Giustizia e Libertà» e gli altri movimenti e gruppi antifascisti italiani, promuovendo forme di ribellione pratica ma anche raffinate riflessioni sulle cause profonde della crisi politica e culturale italiana così da poter costruire un nuovo futuro, secondo il motto «Insorgere/Risorgere». Ripubblicati nel 1959 dalla casa editrice Bottega d’Erasmo, i “quaderni” si sono fatti rarissimi nell’edizione originale.‎

‎[Cabala]‎

‎La Cabala. Trimestrale di poesia de l’Italia vivente‎

‎Collezione completa in edizione originale e unica. Segni del tempo alle copertine, nel complesso in ottime condizioni. Raffinata rivista di poesia di cui si stamparono i soli tre fascicoli qui presentati, sotto la direzione di Vincenzo Spasiano: anno I, numero uno, marzo 1933-XI, numero di primavera; anno I, numero due, giugno 1933, numero di estate; anno II, numero tre, gennaio 1934-XII, numero di autunno-inverno. Ogni numero è stampato a due colori su carta pesante, chiudono i numeri alcune inserzioni pubblicitarie su carta patinata. Tipograficamente molto elegante, ogni componimento è preceduto da un occhietto con autore stampato in rosso e titolo in nero. Nel secondo numero un bifoglio in carta colorata con il regolamento di un premio di poesia indetto dalla rivista. Nei tre fascicoli pubblicati troviamo un vasto panorama della poesia italiana: tra i molti poeti pubblicati, segnaliamo Bartolini, Moscardelli, Mucci, Sarfatti, Villaroel, Aleramo, Jenco, Valeri, Bigiaretti, Petroni, Cardarelli, Bernasconi, con alcuni stranieri: l’intento delle rivista non era infatti quello di dar voce a uno specifico gruppo di poeti, ma di disegnare un quadro complessivo di poesia contemporanea italiana e straniera: «queste pagine, che vedranno la luce all’inizio di ogni stagione, vogliono testimoniare soprattutto che nel nostro tempo, meccanico e tormentato, la Poesia e i Poeti esistono ancora» (dall’occhietto del primo numero). 3 voll.‎

‎[Wendingen]‎

‎Wendingen (Serie I, numero 3)‎

‎Edizione originale. Fogli normalmente bruniti con occasionali fioriture, nel complesso ottimo esemplare. Estremamente raro. Terzo fascicolo (estremamente raro) della prima serie della rivista olandese «Wendingen», creata da Hendricus Theodorus Wijdeveld nel 1918. Legato all’associazione professionale «Architectura et Amicitia», il periodico nacque con l’intento di perseguire un ideale di comunione tra tutte le arti seguendo i “rivolgimenti” - “Wendigen”, appunto - propri di quegli anni di grande fermento culturale e politico. Una «totale riconciliazione delle arti», come scrisse nel primo numero il suo ideatore e capo redattore Wijdeveld, in cui l’architettura avrebbe dovuto giocare un ruolo ovviamente fondamentale ma non egemonico. Non sorprende, dunque, che dei centosedici fascicoli pubblicati tra il 1918 e il 1931 soltanto quarantasette vennero dedicati in modo esclusivo all’architettura, riservando invece estrema attenzione ai punti di contatto tra progettazione e creazione artistica (o alla progettazione messa al servizio della pura creazione artistica). Notevole fu anche la sensibilità verso la pittura simbolista e la “Nieuwe Kunst”, testimoniata ad esempio dall’ultimo numero della prima serie interamente incentrato sull’opera di Jan Toorop, tra i massimi rappresentanti in pittura dell’“Art Nouveau” olandese. Ma l’amore per l’arte in ogni sua forma espressiva è più in generale dichiarato dalle molte immagini che arricchivano ogni fascicolo - elegantissimo con il suo formato 33 x 33 cm e la rilegatura alla giapponese con rafia -, dalle illustrazioni a piena pagina e dalle meravigliose copertine affidate ogni volta ad artisti e architetti diversi. In questo terzo numero del 1918, in particolare, l’illustrazione d’apertura è affidata al designer e scultore Hildo (Hildebrand Lucien) Krop mentre quasi metà del numero è occupata da un lungo approfondimento, completo di riproduzioni fotografiche in bianco e nero, sullo scultore olandese Joseph Mendes da Costa e alla sua composizione bronzea del 1917 “Liefde” (“Amare”).‎

‎[Wendingen]‎

‎Wendingen (Serie I, numero 4)‎

‎Edizione originale. Leggere fioriture ai fogli normalmente bruniti, nel complesso ottimo esemplare. Estremamente raro. Quarto fascicolo della prima serie della rivista olandese «Wendingen» con la bellissima copertina firmata dall’architetto Cornelis Jouke Blaauw. All’interno un lungo approfondimento sugli studi preparatori di Frits Lensvelt per le scenografie del «Faust» e un articolo su Kandinsky a cura di Jan Gratama. Creata da Hendricus Theodorus Wijdeveld nel 1918, la rivista - legata all’associazione professionale «Architectura et Amicitia» di cui Gratama era al tempo presidente - nacque con l’intento di perseguire un ideale di comunione tra tutte le arti seguendo i “rivolgimenti” - “Wendigen”, appunto - propri di quegli anni di grande fermento culturale e politico. Una «totale riconciliazione delle arti», come scrisse nel primo numero il suo ideatore e capo redattore Wijdeveld, in cui l’architettura avrebbe dovuto giocare un ruolo ovviamente fondamentale ma non egemonico. Non sorprende, dunque, che dei centosedici fascicoli pubblicati tra il 1918 e il 1931 soltanto quarantasette vennero dedicati in modo esclusivo all’architettura, riservando invece estrema attenzione ai punti di contatto tra progettazione e creazione artistica (o alla progettazione messa al servizio della pura creazione artistica). Notevole fu anche la sensibilità verso la pittura simbolista e la “Nieuwe Kunst”, testimoniata ad esempio dall’ultimo numero della prima serie interamente incentrato sull’opera di Jan Toorop, tra i massimi rappresentanti in pittura dell’“Art Nouveau” olandese. Ma l’amore per l’arte in ogni sua forma espressiva è più in generale dichiarato dalle molte immagini che arricchivano ogni fascicolo - elegantissimo con il suo formato 33 x 33 cm e la rilegatura alla giapponese con rafia -, dalle illustrazioni a piena pagina e dalle meravigliose copertine affidate ogni volta ad artisti e architetti diversi.‎

‎[Wendingen]‎

‎Wendingen (Serie I, numero 5)‎

‎Edizione originale. Ottimo esemplare (qualche fioritura alle prime carte e al piatto anteriore e normale brunitura). Estremamente raro. Quinto fascicolo della prima serie della rivista olandese «Wendingen» con la copertina del pittore olandese Richard Nicolas Roland Holst, celebre per i suoi affreschi al Beurs van Berlange, l’ex Borsa di Amsterdam inaugurata nel 1903 e progettata dal famoso architetto Hendrik Petrus Berlage, ricordato in questo numero per la Holland House realizzata a Londra nel 1916. Creata da Hendricus Theodorus Wijdeveld nel 1918, la rivista, legata all’associazione professionale «Architectura et Amicitia», nacque con l’intento di perseguire un ideale di comunione tra tutte le arti seguendo i “rivolgimenti” - “Wendigen”, appunto - propri di quegli anni di grande fermento culturale e politico. Una «totale riconciliazione delle arti», come scrisse nel primo numero il suo ideatore e capo redattore Wijdeveld, in cui l’architettura avrebbe dovuto giocare un ruolo ovviamente fondamentale ma non egemonico. Non sorprende, dunque, che dei centosedici fascicoli pubblicati tra il 1918 e il 1931 soltanto quarantasette vennero dedicati in modo esclusivo all’architettura, riservando invece estrema attenzione ai punti di contatto tra progettazione e creazione artistica (o alla progettazione messa al servizio della pura creazione artistica). Notevole fu anche la sensibilità verso la pittura simbolista e la “Nieuwe Kunst”, testimoniata ad esempio dall’ultimo numero della prima serie interamente incentrato sull’opera di Jan Toorop, tra i massimi rappresentanti in pittura dell’“Art Nouveau” olandese. Ma l’amore per l’arte in ogni sua forma espressiva è più in generale dichiarato dalle molte immagini che arricchivano ogni fascicolo - elegantissimo con il suo formato 33 x 33 cm e la rilegatura alla giapponese con rafia -, dalle illustrazioni a piena pagina e dalle meravigliose copertine affidate ogni volta ad artisti e architetti diversi.‎

‎[Wendingen]‎

‎Wendingen (Serie III, numero 5 «Dedicato all’arte ungherese come omaggio ai nostri fratelli-artisti di Budapest»)‎

‎Edizione originale. Esemplare normalmente brunito e con un piccolo strappo al piatto anteriore, ma nel complesso ottimo esemplare. Estremamente raro. Quinto fascicolo della terza seria della rivista olandese «Wendingen» con la copertina dell’artista fiammingo Jozef Cantré. Come la maggior parte dei numeri del 1920, anche il presente ha carattere monografico ed è dedicato all’arte ungherese, come precisato nelle righe introduttive al numero stesso. Creata da Hendricus Theodorus Wijdeveld nel 1918, la rivista, legata all’associazione professionale «Architectura et Amicitia», nacque con l’intento di perseguire un ideale di comunione tra tutte le arti seguendo i “rivolgimenti” - “Wendigen”, appunto - propri di quegli anni di grande fermento culturale e politico. Una «totale riconciliazione delle arti», come scrisse nel primo numero il suo ideatore e capo redattore Wijdeveld, in cui l’architettura avrebbe dovuto giocare un ruolo ovviamente fondamentale ma non egemonico. Non sorprende, dunque, che dei centosedici fascicoli pubblicati tra il 1918 e il 1931 soltanto quarantasette vennero dedicati in modo esclusivo all’architettura, riservando invece estrema attenzione ai punti di contatto tra progettazione e creazione artistica (o alla progettazione messa al servizio della pura creazione artistica). Notevole fu anche la sensibilità verso la pittura simbolista e la “Nieuwe Kunst”, testimoniata ad esempio dall’ultimo numero della prima serie interamente incentrato sull’opera di Jan Toorop, tra i massimi rappresentanti in pittura dell’“Art Nouveau” olandese. Ma l’amore per l’arte in ogni sua forma espressiva è più in generale dichiarato dalle molte immagini che arricchivano ogni fascicolo - elegantissimo con il suo formato 33 x 33 cm e la rilegatura alla giapponese con rafia -, dalle illustrazioni a piena pagina e dalle meravigliose copertine affidate ogni volta ad artisti e architetti diversi.‎

‎[Wendingen]‎

‎Wendingen (Serie IV, numeri 7 - 8; monografico dedicato al teatro di figura)‎

‎Edizione originale. Ottimo esemplare (normali e lievi abrasioni perimetrali alle copertina, carte leggermente brunite). Raro. Bellissimo numero doppio della quarta serie (1921) della rivista olandese «Wendingen» interamente dedicato al teatro di figura. Oltre alla copertina affidata all’incisore, ceramista e designer Carel Adolph Lion Cachet, il corposo fascicolo contiene numerose riproduzioni fotografiche in bianco e nero di marionette e burattini utilizzati nel teatro europeo e cinese accompagnate da articoli di approfondimento. Creata da Hendricus Theodorus Wijdeveld nel 1918, la rivista, legata all’associazione professionale «Architectura et Amicitia», nacque con l’intento di perseguire un ideale di comunione tra tutte le arti seguendo i “rivolgimenti” - “Wendigen”, appunto - propri di quegli anni di grande fermento culturale e politico. Una «totale riconciliazione delle arti», come scrisse nel primo numero il suo ideatore e capo redattore Wijdeveld, in cui l’architettura avrebbe dovuto giocare un ruolo ovviamente fondamentale ma non egemonico. Non sorprende, dunque, che dei centosedici fascicoli pubblicati tra il 1918 e il 1931 soltanto quarantasette vennero dedicati in modo esclusivo all’architettura, riservando invece estrema attenzione ai punti di contatto tra progettazione e creazione artistica (o alla progettazione messa al servizio della pura creazione artistica). Notevole fu anche la sensibilità verso la pittura simbolista e la “Nieuwe Kunst”, testimoniata ad esempio dall’ultimo numero della prima serie interamente incentrato sull’opera di Jan Toorop, tra i massimi rappresentanti in pittura dell’“Art Nouveau” olandese. Ma l’amore per l’arte in ogni sua forma espressiva è più in generale dichiarato dalle molte immagini che arricchivano ogni fascicolo - elegantissimo con il suo formato 33 x 33 cm e la rilegatura alla giapponese con rafia -, dalle illustrazioni a piena pagina e dalle meravigliose copertine affidate ogni volta ad artisti e architetti diversi.‎

‎[Wendingen]‎

‎Wendingen (Serie VI, numeri 11 - 12; monografico dedicato ai cristalli)‎

‎Edizione originale. Ottimo esemplare (normali e lievi abrasioni ai piatti, piccolo strappo non deturpante al dorso, carte occasionalmente brunite). Estremamente raro. Bellissimo e famoso numero monografico doppio della sesta serie (1924) della rivista olandese «Wendingen» dedicato ai cristalli, con l’evocativa copertina ideata da Bernard Essers e numerose riproduzioni fotografiche in bianco e nero di sorprendenti solidi cristallini. Creata da Hendricus Theodorus Wijdeveld nel 1918, la rivista, legata all’associazione professionale «Architectura et Amicitia», nacque con l’intento di perseguire un ideale di comunione tra tutte le arti seguendo i “rivolgimenti” - “Wendigen”, appunto - propri di quegli anni di grande fermento culturale e politico. Una «totale riconciliazione delle arti», come scrisse nel primo numero il suo ideatore e capo redattore Wijdeveld, in cui l’architettura avrebbe dovuto giocare un ruolo ovviamente fondamentale ma non egemonico. Non sorprende, dunque, che dei centosedici fascicoli pubblicati tra il 1918 e il 1931 soltanto quarantasette vennero dedicati in modo esclusivo all’architettura, riservando invece estrema attenzione ai punti di contatto tra progettazione e creazione artistica (o alla progettazione messa al servizio della pura creazione artistica). Notevole fu anche la sensibilità verso la pittura simbolista e la “Nieuwe Kunst”, testimoniata ad esempio dall’ultimo numero della prima serie interamente incentrato sull’opera di Jan Toorop, tra i massimi rappresentanti in pittura dell’“Art Nouveau” olandese. Ma l’amore per l’arte in ogni sua forma espressiva è più in generale dichiarato dalle molte immagini che arricchivano ogni fascicolo - elegantissimo con il suo formato 33 x 33 cm e la rilegatura alla giapponese con rafia -, dalle illustrazioni a piena pagina e dalle meravigliose copertine affidate ogni volta ad artisti e architetti diversi.‎

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