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De'cision realtive a' la prise du navire prussien la Diana du 13 Ventose an 9
In 8, pp. 8. Br. rifatta. Il Diana, a causa di una tempesta, si rifugio' nella rada di Dunkerque e qui venne catturato. La presa venne riconfermata a causa del fatto che non ci fosse a bordo alcun passaporto prussiano, che non ci fosse corrispondenza tra i membri indicati a ruolo e quelli effettivi e che avesse una falsa destinazione.
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Au Conseil des prises. Re'futation pour le Capitaine du navire ragusain l'Assomption et le Proprie'taire de la cargaison...
In 8, pp. 22 + (2b). Br. rifatta. L'Assomption, partita da Genova e diretta a Cagliari, dovette cambiare destinazione per Biserta. Venne catturata dalla nave corsara Josephine il 20 vendemmiaio dell'anno X, in un periodo in cui erano cessate le ostilita' su mare, all?altezza dell'Isola di Tavolara.
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Decision relative a' la prise du Navire francais l'Assomption Du 13 fructidore an 11... La tartane francais l'Assomption, enregistre'e au port de Canary, partit des iles d'Hie'res...
In 8, pp. 7 + (1b). Br. rifatta. Decisione del Conseil de prise relativa alla ripresa di una tartana francese gia' catturata dai corsari inglese e in seguito riconquistata dal capitano francese in seconda che era sbarcato in Corsica. Nella contesa si dibatteva se barca e carico si dovessero ridare all'armatore o al capitano in seconda. Il caso fece giurisprudenza, infatti si ritrova riportato in Repertoire universel et raisonne de jurisprudence, vol. 13. 1828.
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De'cision relative a' la prise d'un Bateau catalan du 22 Frimaire an 12. Au nom du peuple francais... Le chebeck de la Re'publique le Collin affecte' au service des douanes...
In 8, pp. 7 + (1b). Br. rifatta. Decisione in merito alla cattura di una nave catalana utilizzata dagli inglesi per il contrabbando di armi, finalizzata ad attribuire i proventi della messa in vendita ai doganieri.
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De'cision relative a' la prise des Navires anglais l'Astrea et la Mary Stevens faite a' l'abordage par le corsaire l'Intre'pide, Capitaine Joseph Bavastro. Du 13 nivose an 12? Entre J. J. Donny de Nice armateur du corsaire francais l'Intre'pide Joseph Bavastro capitaine du dit corsaire... Et J. Pollan armateur du corsaire francais l'Espe'rance, de Marseille, capitaine J. Martin...
In 8, pp. 14 + (2b). Br. rifatta. Decisione del Conseil de prises relativamente ad uno dei fatti piu' noti della guerra di corsa francese durante il periodo napoleonico. La presa di due navi da guerra inglesi da parte di Giuseppe Bavastro, all'epoca gia' notissimo per le sue azioni in occasione del blocco di Genova, venne propagandata dalla Repubblica, in realta' debole sui mari, per sostenere l'idea di un inesistente primato. Bavastro, nato a Sampierdarena e vissuto a Nizza, divenne il corsaro per eccellenza sino alla restaurazione e le sue imprese ebbero grande rinomanza. La cattura dell'Astrea e della Mary Stevens fu l'apoteosi di cio'. Meno noto e' il risvolto che sta dietro questa Decision: Bavastro, presa l'Astrea, l'affido' ad alcuni suoi uomini mentre continuava la caccia alla Mary Stevens. Nel frattempo sopraggiungeva la nave corsara francese Esperante con a bordo il capitano Martin. Questi, approfittando dell'inferiorita' numerica degli uomini di Bavastro sull?Astrea, attacco' la nave pur essendo in mano a dei francesi. Nonostante le ragioni, il Conseil de prise attribui' la presa interamente a Bavastro, coprendo d'ignominia il capitano Martin e il suo armatore. Cfr. A. Jaeger Gerard, Grandeur et mise're du corsaire Joseph Bavastro: 1760-1833.
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De'cision relative a' la prise du Corsaire anglais le Hazard, faite, apre's un heure de combat, par le corsaire francais la Repre'saille du 3 Frimaire an 12
In 8, pp. (3) + (1b). Br. rifatta. Il corsaro inglese, comandato dal capitano W. Wishart, con 10 cannoni cannoni e 35 uomini, tento' l'assalto al Repre'saille, armato di 14 cannoni e 75 uomini. La nave francese ebbe la meglio e consegnata l'Hazard al capitano francese J. Sabarthy, dopo molte difficolta' dovute alle avverse condizioni climatiche, raggiunse il 15 fruttidoro il porto di La Guardie e poi quello di Vigo dove venne notificata la cattura.
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Arrêt de la cour d'appel de Gênes
In 8, pp. 18. Stemma xilogr. al fr. Br. rifatta. Decisione in merito alla presa, avvenuta all'altezza di Alassio, della nave Europa, contenente un carico di proprieta' di vari commercianti genovesi, da parte del corsaro l'Aventurier. La corte d?appello rigetta le ragioni della nave corsara e intima il rilascio della stessa come gia' aveva indicato il console francese.
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Anonimo
Factum pour Marie Catherine Cadiere contre le Pere Jean Baptiste Girard, jesuite. Ou' ce religieux est accuse' de l'avoir porte'e par un abominable quie'tisme, aux plus criminels exce's de l'impudicite' et d'avoir sous la voile de la plus haute spiritualit, jette' dans les memes exce's six autres de'votes, qui, comme elle, s'e'toient mises sous sa direction LEG. CON Memoire instructif pour le Pere Jean Baptiste Girard, jesuite, recteur du College Royal...
In 16, pp. (4) + 164; 284; 4 (ripiegate). Ex libris del bibliofilo Moriz Grolig di Vienna e sue annotazioni mmss. alla sguardia. P. pl. coeva con piccole mancanze alla cuffia e danni alle cerniere. Riedizione contemporanea agli originali pubblicati ad Aix (J. David) e a Parigi (Gissey & Bordelet) delle memorie di questo celebre processo mistico-erotico-gesuitico che fu spunto per il romanzo pornografico The're'se philosophe, attribuito a J. B. de Boyer Marquis d?Argens. I fatti sono anche ampiamente narrati da J. Michelet in La Sorciere. J. B. Girard, gesuita, rettore del Seminario Reale della Marina di Tolone, divenuto confessore della diciannovenne Catherine Cadiere, giovane malaticcia e dedita ad incessanti pratiche religiose, inizio' a circuirla, facendola cadere in uno stato di prostrazione tra visioni, crisi mistiche, stimmate, punizioni e violenze sessuali. La giovane, rimasta incinta, venne fatta abortire. In seguito fu messa da Girard in un convento retto da una badessa compiacente, ma anche li' la Cadiere continuava a manifestare uno stato di esaltazione mistica a cui la situazione l?aveva condotta. Girard, nonostante gli appoggi gesuitici e la capacita' di affabulazione sulla giovane, inizio' a temere il crollo del suo castello di menzogne (peraltro egli aveva creato un vero harem di donne a lui devote e succubi in un vortice di gravidanze e aborti), crollo che arrivo' nel momento in cui il Vescovo di Tolone riusci' a sottrarla al convento e li', raccogliendo le sue ingenue confessioni, si convinse che la ragazza era stata stregata e lo stregone fosse Girard. La protezione del vescovo duro' poco, i gesuiti lo minacciarono nel caso Girard fosse finito sotto processo, e lui cedette. Ma ormai troppo grossa era diventata la questione, si avvio' un processo dove, prima, la poveretta venne obbligata a ritrattare le accuse a Girard, poi si arrivo' a minacciarla del rogo ma, infine, il popolo indignato si sollevo' e obbligo' il senato a una soluzione di compromesso. Girard assolto dall'accusa di stregoneria e la Cadiere salva ma trattata da calunniatrice. La storia di questa ragazza di ventun anni si chiude con la sua scomparsa: ripresa dalla famiglia, ma forse internata in qualche convento, in nome delle lotte che opposero in Francia nel XVIII secolo Giansenisti e Gesuiti.
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CALZARONI Francesco
Canzonetta nuova ossia lamento di un condannato a morte. Rime
Foglietto volante (cm 14 x 23), stampato al recto e al verso, contenente il lamento in rima del condannato a morte che si pente dei suoi delitti: 'Domattin di buon'ora / Sulla Piazza del Mercato / Li' saro' decapitato / Daro' fine al mio penar...'.
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TARANTONI Alessio
Canzonetta nuova sopra un carcerato condannato a morte che soffre in pazienza la pena meritata dei suoi delitti. Rime
Foglietto volante (cm 17 x 22,5), stampato al recto e al verso, contenente il lamento in rima di un detenuto al quale sta per essere inflitta la condanna a morte: 'Alla morte io ci vado / Perche' fui troppo insolente / Non diranno omai la gente / Che sia barbera crudelta'...'.
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TARANTONI Alessio
Fatto maraviglioso accaduto la sera del 7 decembre due migia fuor di Porta S. Sebastiano a Luigi Ciambella, ed a Paolo De Santis carrettieri velletrani. Rime
Foglietto volante (cm 16,5 x 24,7), stampato al recto e al verso, contenente versi in rima con il racconto delle vicende capitate a due carrettieri di Velletri sfuggiti una notte a una rapina. I due riuscirono a catturare il ladro e ad assicurarlo alla giustizia.
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Nuovo libro che tratta dei furti commessi dal rinomato Lucchini veronese famoso meccanico, e celebre falsificatore di monete, maniera del di lui arresto, processo e morte, e di Michele Calvo detto di Castro spagnolo ladro sacrilego e prete falso
In 16, pp. 8. Intonso. Placchetta popolare che racconta le vicende di Ridolfi conosciuto con vari nomi fra i quali quello di conte Luchini. Falsario, fu arrestato, ma grazie alla sua abilita' riusci' a evadere dalla prigione. Si trasferi' a Bologna, citta' nella quale porto' a segno diversi furti come quello al Monte di Pieta' di S. Petronio. Fu poi arrestato e condannato al patibolo. Segue poi la storia del falso prete spagnolo Michele Calvo.
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Bossi Giuseppe
Canzonetta nuova sopra un funestissimo caso gia' accaduto in un bosco di un assassino che uccide il proprio figlio incognito. Rime
Foglietto volante (cm 17,5 x 23), stampato al recto e al verso, contenente versi in rima di Giuseppe Bossi ispirati a un fatto di cronaca: un padre, non riconoscendo il figlio dopo tanti anni di lontananza a causa della vita militare, lo uccide per impossessarsi dei suoi averi.
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Canzonetta nuova sopra un barbaro assassinio eseguito in Ferrara nella sera da che uccise dopo aver cenato con lei la sua Benefattrice portandole via parte della collana di granate, denari, ed altro, colla morte dell'assassino
Foglietto volante (cm 17 x 21), stampato al recto e al verso, contenente versi in rima ispirati ad un fatto di cronaca accaduto a Ferrara: una donna venne uccisa e rapinata dei suoi averi. Il colpevole fu poi incastrato proprio perche' trovato con la collana della vittima, e condannato a morte.
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Istoria della vita, e morte, uccisioni ed imprese di Pasquale Riccio di Lauro e suoi compagni
In 16, pp. 16. Intonso. Br. rifatta con carta d'epoca. Canzone che esalta le gesta di Pasquale Riccio, inserendosi nella pubblicistica encomiastica che eleva a mito il brigante-patriota che si oppone ai soprusi dei signori locali e combatte per la liberta'. La figura del brigante tradizionale e' tipica soprattutto della storia e della cultura del Meridione, in particolare di quella fase storica caratterizzata dal passaggio dal Regno borbonico allo Stato Unitario. L'innescarsi di una vera e propria guerra tra briganti ed esercito vide i proprietari terrieri schierarsi con i piemontesi e il popolo appoggiare i briganti, che, in molti casi, acquisirono fama e un alone di eroismo. Ciambelli, I fogli volanti e il brigantaggio, p. 166 (in La scienza e la colpa...).
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Calzaroni Francesco
Il lamento di un detenuto condannato in vita. Gioia del medesimo nell'udir la grazia. Rime
Foglietto volante (cm 13 x 20), stampato al recto e al verso, contenente il lamento in rima di un detenuto e il suo moto di gioia alla notizia della grazia ricevuta.
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Lermil Nicomede
Beatrice di Tenda innanzi al duca suo sposo, ed ai giudici ecc. custodita da guardie, unitamente ad Orobello, dopo che quest'ultimo ha sofferto tortura. Transunto del fatto
Foglietto volante (cm 14,5 x 22), stampato al solo recto, contenente un dialogo in rima tra Beatrice di Tenda e Orombello. Da questa storia di amore e morte Bellini, nel 1833, trasse l'omonimo melodramma. Beatrice Balbo Lascaris-Tenda, detta Beatrice di Tenda (1372-1418) sposo' in prime nozze il condottiero Facino Cane, che la rapi' dal castello paterno, portandola con se' nelle sue imprese guerresche. Dopo essere rimasta vedova, si risposo' con il duca di Milano Filippo Maria Visconti. Fu accusata di adulterio con il domestico Orombello. Dopo aver confessato sotto tortura, venne condannata a morte e decapitata.
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Tarantoni Alessio
Lamento che fa un infelice condannato alli ferri in vita che piange la liberta' perduta
Foglietto volante (cm 16 x 23), stampato al recto e al verso, contenente il lamento in rima del carcerato che ha perduto la liberta': 'O che barbara sciagura / Soffro sempre un duolo interno / Parmi stare in un inferno / Non riposo notte e di' / Condannato sono in vita / Quant'e' acerba la mia pena / Odio questa ria catena / Che mi tiene avvinto qui...'.
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Carlo ossia cenni intorno alla vita di un condannato a' lavori forzati
In 24, pp. 63. Br. rifatta (conservato p. post.). Storia di Carlo G., figlio di notaio stimato, condannato ai lavori forzati a Cayenna per false scritture. In appendice e' raccontata la storia di un giovane di mente ottusa che acquisto' ingegno attraverso la lettura del santo rosario.
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Funestissimo caso di un assassino che uccise il proprio figlio incognito accaduto in un bosco tre miglia distante da Roma. Istoria sull'aria Dolce Chiarina di Nicomede Lermil
In 8, pp. 4. Rara placchetta popolare che racconta il ritorno a casa di un soldato per lungo tempo assente. Ospite della locanda del proprio padre, senza essere riconosciuto, viene da questi ucciso con lo scopo di impossessarsi delle sue ricchezze.
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Arrighi Giovanni
Nuove memorie del maggiore Cav. Domenico Cappa ex comandante delle guardie di P. S. di Milano raccolte ed ordinate. Seconda serie
In 8, pp. 384 con un ritratto all'antip. di Domenico Cappa. Legatura in mz. tl. coeva. Raccolta di memorie del comandante di polizia Domenico Cappa pubblicata a un anno di distanza dalla prima che aveva ottenuto un buon successo editoriale. In questo volume, contenente aggiunte rispetto al primo, si trovano anche spunti polemici e di critica nei confronti della stessa polizia. Cappa ricorda infatti episodi quali la strage di Torino del 1864, quando la polizia massacro' dei pacifici dimostranti che protestavano per il trasferimento della capitale a Firenze, e fatti di corruzione e di cattivo comportamento da parte di graduati delle guardie di P. S. Sono inoltre rammentati lo scandalo che colpi' il questore di Torino e quotidiani fatti di arrivismo e di invidia reciproca all'interno del corpo. Domenico Cappa fu guardia del corpo di Cavour, fece quindi carriera nella polizia divenendo maresciallo delle Guardie di Pubblica Sicurezza a Torino. Fu poi trasferito a Milano e anche qui si fece benvolere dalla citta'. Cappa afferma infatti di non aver mai estratto dal fodero la sciabola d'ordinanza e di aver sempre fermato i malfattori solo grazie al suo carisma e alla prestanza fisica.
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Delitto infame avvenuto a Roma. Un uomo che violenta e soffoca una ragazza
In 16, pp. 8 con ill. n.t. Taglietti ai margg. est. dei p. Br. ed. con ill. ai p. Racconto di un fatto di cronaca, avvenuto a Roma, che ha come vittima una bambina di otto anni violentata e uccisa dal guardiano di una fabbrica, subito riconosciuto come colpevole, e tradotto in carcere dove fu condannato a trent'anni di reclusione e dieci di sorveglianza speciale.
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CAGGIANO Giulio
Anime delinquenti (alta camorra). Dramma in tre atti. Terza edizione
In 16, pp. 79 + (1b) + (8) di avvisi edit. Br. ed. con foto in b/n al p. ant. Dramma sulla malavita napoletana rappresentato dalla Compagnia Pasta-Reiter al Teatro Alfieri di Torino il 7 ottobre 1901, preceduto da alcune recensioni dell'apoca. L'A. era un magistrato napoletano.
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CAGGIANO Giulio
Mala vita napoletana. Come si diventa delinquenti. Da guaglione a giovinotto onorato - Un camorrista - Mala vita - Soldato ribelle - Ragazzi poveri - La tirata - Coscienze nuove. Illustrazioni di Aurelio Caggiano. Quarta edizione
In 16, pp. XV + 209 + (1b) + (10) + (1b) + (1) + (3b) con ill. n. t. anche piena pagina di Aurelio Caggiano. Legatura mod. in mz. tl. con angoli e tit. oro al d. Raccolta di racconti sulla malavita napoletana di questo magistrato che scrisse anche per il teatro sempre affrontando temi sociali e giuridici legati alla sua professione. In appendice compaiono alcune recensioni giornalistiche.
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BONDI Augusto
Rivelazioni postume alle Memorie di un questore 1910-1912
In 8, pp. 219 + (5) con un ritratto n.t. di Augusto Bondi. Legatura in mz. pl. coeva con angoli e tit. oro al d. Memoriale contenente nuove notizie rispetto al precedente Memorie di un Questore (25 anni nella Polizia italiana) pubblicate dall'ex questore Augusto Bondi. Nell'opera sono svelati retroscena della politica dell'epoca e si fa chiarezza sul cosiddetto 'mistero Cavagnati' relativo alla scomparsa, a Bologna, del procuratore del Re Giovanni Cavagnati.
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FREGIER H. A.
Des classes dangereuses de la population dans les grandes ville set des moyens de les rendre meilleurs. Ouvrage recompense en 1838 par l?institut de France. Par H. A. Fre'gier chef de bureau a' la prefecture de la Seine. Tome premier (-deuxieme)
2 voll. in 8, pp. XII + 436; (4) + 528. Marm. M. pl. coeva con fr. al d. Ed. orig. Importante opera che ebbe grande influenza ai suoi tempi. Viva testimonianza del degrado delle masse proletarie inurbate, in particolare a Parigi. Manifesto di quel tipo di criminologia ottocentesca incentrata sulla difesa della societa' dai malvagi. Si fonda sul principio che, pur essendo gli operai di Parigi divisi in due classi, gli operai di bottega, dotati di maniere eleganti e compite, e gli operai delle fabbriche, rudi, ignoranti e grossolani, tutti sono comunque dominati dal vizio. Fregier porta l?esempio di quelle famiglie che tengono i figli sin verso i 12 anni a lavorare nelle fabbriche e nelle filature e poi li collocano presso qualche artigiano: si tratta di una soluzione per evitare che il fanciullo cada nella depravazione anzitempo. Descrive poi le gravidanze affrontate con sfrontatezza e disinteresse per la prole da parte delle giovani operaie e quanto queste si mostrino oscene e sguaiate all?uscita dalla fabbrica. Nell?affrontare il nodo dell?istruzione, l'A. afferma che l?istruzione del povero deve essere sorvegliata dall?autorita' alla luce dei pericoli rappresentati dalla stampa. Per ovviare all?incapacita' di educare i propri figli da parte di molte delle famiglie di operai, suggerisce che i fanciulli siano fatti vivere direttamente in fabbrica, cresciuti e nutriti dal padrone e, nei giorni di festa, portati a giocare nei campi sotto la sorveglianza degli operai piu' adulti. Il XIX secolo fu ossessionato dal terrore che i poveri potessero essere pericolosi. Nel XX si comincio' a ritenere che questo pericolo potesse essere ovviato con una combinazione di repressione e progresso sociale e che, complici anche due guerre mondiali, potessero essere le classi alte a rappresentare un pericolo. Siamo sicuri che il XXI secolo non possa rappresentare un inquietante ritorno alle dottrine di Fregier? Cfr. Foucault, Sorvegliare e punire, pp. 288; 310. Kress, C.5176. Einaudi, 2293. Palgrave, 27709.
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A.D.V.
Sui provvedimenti per la pubblica sicurezza in Sicilia. Brevi considerazioni
In 8, pp. 52. Usuali fioriture della carta. Br. ed. Considerazioni relative agli esiti, poco positivi, dei provvedimenti per la pubblica sicurezza in Sicilia emanati dal Ministero dell'Interno a partire dagli anni Sessanta del secolo. Secondo l'anonimo A. dello scritto, i provvedimenti 'non erano abbastanza radicali e adeguati alle tristi necessita' della presente situazione in Sicilia', mentre altrove, ad esempio in Romagna, questi avevano al contrario sortito esiti soddisfacenti nella riduzione del tasso di criminalita'. L'A. ammette che non si puo' negare al governo italiano l'onesta' dei propositi e il desiderio di aver voluto restaurare la legge in Sicilia, tuttavia sostiene che l'azione del governo 'non e' sempre stata adeguata ne' costante, ne' poteva essere, perche' anzitutto il governo prima d'ora non ebbe forse mai il coraggio di dire tutta la verita' sui mali della Sicilia. Si e' provveduto spesso sotto l'impressione di bisogni momentanei; si sono mutati e rimutati i capi delle amministrazioni troppo spesso'. In Sicilia, invece di mandare persone competenti che si spendessero per la lotta ai mali di quella terra, venivano destinati i funzionari pubblici in punizione. L'A. si sofferma poi ad analizzare la mafia che fonda il suo potere da un lato sul terrore generale, dall'altro sulla sfiducia nella efficacia della protezione del governo, ma anche 'sopra colpevoli connivenze o sul malinteso orgoglio di difendersi e vendicare da se' le offese ricevute senza ricorrere alle autorita' pubbliche'.
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ZIINO Giuseppe
La fisio-patologia del delitto
In 8, pp. IV + 514 + (2). Firma di possesso al p. ant. Danni rip. e lievi mancanze al d. Fioriture sparse. Br. ed. Saggio di antropologia criminale. L'A. espone il metodo di studio nell'analisi del profilo medico-psicologico del criminale: in primo luogo, analizzando il crimine commesso, 'formulo un primo giudizio di mera probabilita' intorno allo stato d'animo dell'imputato prima, durante e dopo l'addebitatogli maleficio'; quindi 'procedo all'interrogatorio minuzioso, ripetuto, variato del giudicabile; cerco con ogni mezzo di guadagnare la fiducia di lui, affinche' m'apra, senza orpelli, il suo pensiero'. Poi 'passo allo studio somatico dell'individuo, e quasi che avessi da fare con un malato ordinario, con metodo rigorosamente clinico, cerco di assodare se esistano in lui anomalie congenite o avventizie'. Secondo Ziino, l'antropometria, ovvero lo studio delle misure del cranio, e' importante ma non fondamentale poiche', al di la' dei centimetri e della circonferenza del capo, sono interessanti 'le asimmetrie della faccia e del cranio, le sporgenze e le creste preternaturali, i vizii congeniti de' sensi, le mostruosita' sulle parti appendiculari e peculiarmente sugli organi genitali, le nevrosi determinate o indeterminate, le organopatie diatesiche, quali lo crofolismo, la rachitide, la pellagra'. Infine, stabilito se l'imputato e' di mente sana o malata, a seconda delle 'risultanze combinate dell'esame psichico e somatico ritorno sopra al fatto, da cui aveva preso l'aire nel mio studio; lo considero come effetto di una determinata efficienza; lo raffronto sotto questo punto di veduta nuovo [...] e mi determino a formulare il parere definitivo sulla ininmputabilita' o l'imputabilita' assoluta o parziale dell'accusato'.
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Borelli Giambattista
Infanticidio e matrimonio
In 8, pp. 62 + (1) + (1b). Lieve mancanza all'ang. est. sup. del p. ant. Br. ed. Nell'opera l'A. mette in correlazione l'aborto e l'infanticidio con il disonore presso la pubblica opinione che deriva dal fatto di aver procreato al di fuori del matrimonio. Borelli sostiene infatti che le madri, quando non ricorrono al suicidio, all'aborto o all'infanticidio, si vedono comunque costrette all'eposizione del neonato: questa e' sicuramente per lei 'una pena morale, che le fara' maledire una societa' ipocrita, che le fa colpa di aver obbedito ad una delle passioni piu' naturali, senza farvi precedere una formalita', che sovente non e' che una menzogna ed un ludibrio'. L'A., originario di Boves, era avvocato, giureconsulto, naturalista, ma si interesso' anche di sociologia, storia e scienze naturali.
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Colajanni Napoleone
La delinquenza della Sicilia e le sue cause
In 16, pp. 69 + (1b) + VIII. Dedica autogr. dell'A. all'occhietto parzialmente abrasa. Occhietto brunito con aloni. Br. muta coeva. Al p. ant. e' applicato il p. ant. orig. pur con mancanze. Ed. orig. di questa importante opera del Colajanni, che raccoglie una serie di articoli precedentemente pubblicati su rivista. L'A. fu avversario energico ed irriducibile delle tesi antropologiche lombrosiane a proposito della mafia contro le quali si scaglia in quest'opera, contestando in particolare la teoria dei criminologi contemporanei, secondo i quali i climi caldi determinerebbero reati di sangue, e il principio di 'distribuzione geografica della delinquenza'. Se cosi' fosse - sostiene - in Sicilia prevarrebbero i delitti di sangue, mentre i reati contro la proprieta' sarebbero piu' diffusi al nord, cosa che si dimostra non essere vera (a Palermo spetta infatti il primo posto nei reati contro la proprieta'). Se inoltre la frequenza dell'omicidio e' posto in relazione al clima, e al caldo, ci si aspetterebbe di trovare un'alta percentuale di casi di omicidio in Algeria, rispetto ad esempio alla Sicilia, cosa che, di fatto, non avviene. Nella prima parte dell'opera l'A. constata come l'Italia abbia il primato della delinquenza in Europa e fornisce una serie di dati statistici relativi ai reati d'omicidio commessi per centomila abitanti dal 1867 al 1870 (in questa classifica Basilicata, Abruzzo e Molise sono al primo posto, segue poi la Sicilia che pero' sale al primo posto nei reati commessi fra 1872 e '77). Segue poi una classifica per citta' divisa sulla base della tipologia del reato (omicidii, ricatti, estorsioni con omicidio, furti, reati contro la proprieta'). Colajanni passa quindi ad analizzare le condizioni di vita dei contadini siciliani individuando nell'analfabetismo 'una delle vere cause efficienti della delinquenza in Sicilia e nella Conca d'Oro'. L'altra causa va invece ricercata 'negli antecedenti politici di Palermo e dell'intera isola' sulla quale non sembra essere spirato il soffio della rivoluzione francese. L'isola, infatti, sembra ancora dominata, in pieno Ottocento, da un tipo di struttura politico-sociale di stampo medioevale. All'interno del volume sono conservati 6 fogli (cm 15 x 19,5) vergati a mano al solo recto, contenenti un riassunto dell'opera e interessanti considerazioni critiche di Pasqualino Vassallo (la cui firma autografa e' apposta in calce). Vassallo (1861-1928), avvocato e politico, fu Ministro delle Poste e Telegrafi nel governo Giolitti del 1920. All'avvento del Fascismo fu compreso nel Listone ed eletto alla nuova Camera dei Deputati (1924) con Mussolini.
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Garofalo Raffaele
Criminologia. Studio sul delitto, sulle sue cause e sui mezzi di repressione
In 8, pp. XVI + 495 + (1b). D. rifatto. Foro al p. ant. e minuscolo forellino al marg. sup. delle prime 50 cc. Br. ed. Fa parte della collana: 'Biblioteca Antropologico-Giuridica', serie I, vol. II. Ed. orig. L'A. (1852-1934), giurista, primo presidente della Corte di Cassazione italiana, e' considerato, insieme ad Enrico Ferri, il padre della criminologia mondiale. Tuttavia il suo pensiero differisce in parte da quello di Ferri. Infatti, pur sposando le teorie positiviste, modera la rigida negazione del libero arbitrio, cioe' della volonta' responsabile, parlando invece dell'importanza delle predisposizioni individuali. Ecco perche' Garofalo assegna alla psicologia un peso maggiore nell'analisi dei comportamenti dei singoli. Lo studioso ritiene inaccettabile la tesi dell''imbecillita' morale', poiche' la spiegazione basata sull'atavismo contrastava con il fondamento patologico del delinquere le cui cause andavano ricercate nella sociologia. Contrario al socialismo e sostenitore di misure di prevenzione per la sicurezza sociale, si pronuncia in favore della pena di morte. Sostiene infatti che 'il sentimento della vendetta e' troppo reale e troppo sparso per potersi trascurare dal sociologo'. Inoltre costituisce un principio biologico che l'individuo scompaia quando le sue imperfezioni gli impediscono di sopportare l'azione dell'ambiente: lo scopo dell'eliminazione 'e' la conservazione dell'organismo sociale, con la estirpazione dei membri disadatti'. Wigmore, A Preliminary Bibliography of Modern Criminal Law and Criminology, p. 35.
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Alongi Giuseppe
Polizia e delinquenza in Italia
In 16, pp. 164. Lievi mancanze ai p. Br. ed. Rara ed. orig. di questo saggio di grande interesse, la cui seconda edizione, la sola ad essere commercializzata, usci' nello stesso anno. Alongi sostiene che formalmente della polizia si parla bene, ma 'se dal campo delle discussioni accademiche scendiamo in quello della vita reale e quotidiana, ci troviamo, senza transizione alcuna, di fronte ad un ambiente diametralmente opposto, parandocisi innanzi un sentimento unanime di avversione pel personale di polizia, alto o basso che sia [...] e' inutile dissimularselo: questa antinomia dello spirito pubblico, questa avversione ora aperta e sfacciata, ora finemente dissimulata, e' generale piu' che non paia e non si pensi'. L'A. si chiede quindi da dove nasca questo sentimento: forse dal ricordo delle vecchie polizie irresponsabili, sfrenate e arbitrarie del dispotismo, tuttavia oggi essa 'e' limitata dalle leggi, reclutata e disciplinata rigorosamente in uno Stato ove associazioni, stampa e Parlamento denunziano ogni piu' piccolo eccesso di zelo di essa'. Una controspinta a quest'odio sarebbe potuta derivare se l'azione della polizia si fosse esercitata anche in certi servizi di pubblica utilita': tuttavia 'la nostra legislazione ha cumulato tutti i servizii positivi negli Uffici Comunali, divenuti competenti ed onnipotenti per volonta' di un gruppo organizzato e cointeressato di elettori che vi attendono come tutti ormai sanno e riunito negli Uffici di polizia tutto quanto vi ha di negativo e odioso'. La principale causa di dissenso e' rappresentata dal fatto che la polizia e' un istituto eminentemente conservativo che si trova nel punto in cui il principio di autorita' si scontra con quello di liberta' e fa da argine all'esplicarsi delle energie individuali. L'A. procede poi ad un'analisi della criminalita' in Italia sostenendo come debbano essere rimosse all'origine le cause della criminalita' e come non serva quindi confidare in un intervento risolutivo quando la delinquenza ha ormai tutte le possibilita' di sviluppo. A tal fine ritiene fondamentale l'educazione, l'istruzione dei bambini: 'datemi un asilo infantile in ogni comune, ove il fanciullo entri a tre anni e ne esca a sei, per entrare fino agli otto nella scuola popolare [...] togliete il ragazzo all'ambiente morboso e letale della famiglia corrotta e corruttrice [...] Istruzione popolare obbligatoria negli asili infantili [...], educazione continuata nelle scuole serali e estive; riformatorii e scuole agricole ed industriali per i parassiti della societa'; societa' di patronato e malleveria severa per pervertiti, pei caduti; cura continua, paternamente rigorosa, spoglia di fiscalismo opprimente e di odiosita' poliziesca: ecco un sistema di prevenzione logico, giuridico, organico, naturale, evolutivo e salutare'.
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Balestrini Raffaello
Aborto, infanticidio ed esposizione d'infante. Studio giuridico-sociologico
In 8, pp. X + 345 + (3b). Firma di possesso al p. ant. Dedica autogr. dell'A. alla prima c. di sguardia. Lievi mancanze al d. Br. ed. Fa parte della Collana 'Biblioteca Antropologico-giuridica', serie I, vol. V. Ed. orig. di questo studio completo e sistematico dei nuovi criteri giuridici con cui andavano considerati l'aborto e l'infanticidio. L'A., avvocato, dopo un iniziale inquadramento storico relativo a tali pratiche nell'antichita', passa in rassegna le principali posizioni in materia (Pessina, Puglia, Carrara), per poi esporre il testo del progetto di riforma dell'ultimo Codice penale. L'A., in particolare, ritiene necessario mitigare le pene per l'infanticidio perche' si tratta della 'soppressione di una esistenza che e' cosi' minacciata e nello stesso tempo minacciosa: minacciata per la frequenza dei nati-morti illegittimi e per la mortalita' che colpisce piu' tardi il trovatello ed in genere il fanciullo non allevato dalla propria madre'.
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Colocci Adriano
Gli zingari. Storia d'un popolo errante
In 8 grande, pp. (6) + 419 + (3) con ill. n.t. xilogr. anche a piena p. e una cartina a colori f.t. piu' volte rip. Rinforzo al d. Taglietti ai margg. est. del p. ant. Br. ed. con ill. xilogr. ai p. Ed. orig. di questa rara storia degli zingari scrittta dal marchese Adriano Colocci Vespucci di Jesi (1855-1941), deputato al parlamento e instancabile viaggiatore. L'A. prende in esame le origini del popolo, la comparsa e la diffusione in Europa, le persecuzioni cui furono soggetti, l'emancipazione, il carattere morale, la religione, le costumanze, la lingua, la poesia, canti, musica e danze e la loro distribuzione geografico-statistica. Scrive a proposito della loro indole: 'Lo Zingaro, natura scaltra, superlativamente leggera, senza morale ma senza fiele, non fa mai il male pel male [...]. Come tutti gli esseri eccezionalmente nervosi, lo Zingaro spinge di frequente tutte le sue sensazioni fino al parossismo [...]. Li vediamo spesso fra loro, obbedendo alla loro natura infiammabile, schiamazzatrice e al sommo grado litigiosa, destare grandi strepiti, specialmente se trovansi sui pubblici mercati e circondati dalla folla...'. In appendice si trovano un'interessante bibliografia sul tema, alcune voci del dialetto zingaresco italiano e il lessico italiano-tchinghiano. Black, A Gipsy Bibliography, p. 25. Bibliotheca bibliographica italiaca (sezione antropologia et etnologia), 4557.
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Ferri Enrico
Delitti e delinquenti nella scienza e nella vita. Conferenze tenute all'Universita' di Bologna 22 e 23 marzo 1889
In 16, pp. 81 + (3b). Intonso. Br. ed. Ed. orig. Enrico Ferri (1856-1929) fu uno dei principali criminologi italiani e mondiali, allievo di Lombroso. In questo discorso avalla l'idea di tre studiosi stranieri, von Liszt, Prins e Van Hamel, di istituire una Unione internazionale di diritto penale con lo scopo di combattere la criminalita' intesa come fenomeno sociale. La scienza criminale e le leggi penali, inoltre, dovranno tenere conto degli studi antropologici e sociologici sulla delinquenza. Wigmore, A Preliminary Bibliography of Modern Criminal Law and Criminology, p. 30.
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Alongi Giuseppe
Studi di patologia sociale. I. L'abigeato in Sicilia
In 16, pp. 85 + (1b) con tavv. sinottiche n.t. Mancanza al d. e all'ang. sup. est. del p. ant. Br. ed. Indagine storica sul fenomeno dell'abigeato in Sicilia e sui rapporti criminosi esistenti tra abigeatari ed esponenti della mafia locale. Si tratta di un fenomeno che, tranne brevi periodi di intermittenza, permane, 'si perfeziona con sempre nuovi scaltrimenti, rivela l'impronta d'una vasta e ben organizzata associazione di delinquenti; si' che non e' temeraria l'affermazione che esso dia in Sicilia il piu' ingente contributo ai reati contro la proprieta''. Nell'opera sono raccontati anche alcuni aneddoti curiosi in cui si dimostra 'fervida la fantasia dei ladri', come quando un ladro si travesti' da frate per rubare in un mese una dozzina di mule, e sono descritti i marchi a fuoco che si applicavano in Sicilia agli animali equini e bovini finalizzati al riconoscimento degli stessi.
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Lachi Angelo
Calcolo degl'indici craniometrici di Broca
In 4, pp. 17 + (1b) con tavv. sinottiche n.t. e 7 tavv. sinott. f.t. di cui 4 su doppia pagina e 3 piu' volte rip. Br. ed. Studio di craniometria. Scrive l'A. di aver voluto fare un lavoro 'piu' completo, esatto e rispondente, se non a tutte, almeno alle maggiori esignze degli alienisti e degli antropologi calcolando tutti gl'indici del cranio e della faccia, che il Broca, l'illustre fondatore della craniometria, designo' col titolo generale di craniometrici e prese in considerazione, come piu' interessanti, nelle sue classiche Instructions craniologiques et craniometriques.
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Del Greco F.
Elemento etnico e psicopatie negli Italiani del Mezzogiorno
In 8, pp. 39 + (1b). Sottolineature a matita n.t. Br. ed. Studio relativo alle psicopatie degli Italiani del Mezzogiorno rapportate alle caratteristiche etniche'. L'A. ritiene infatti che 'l'elemento etnico concorra per sua parte a delineare i vari fenomeni di cui risulta una sindrome psicopatica'. Le psicopatie che si presentano con piu' frequenza nei meridionali sono confusione mentale, lavori'o allucinatorio, inerzia psicomotoria, manifestazioni impulsive. Per conoscere le doti intellettuali dei meridionali, l'A. sostiene che sia necessario 'volgersi alla disamina delle piu' elevate intelligenze' e cita quindi autori come Tommaso Campanella, Filangieri, Gravina, Genovesi, Giannone: 'eppure molte opere di questi grandi pensatori sono illegibili: quelle menti non di rado trapassano di asserzioni in altre sempre piu' ardite ed oscure, che si accavallano e mirano faticosamente ad una meta oscillante e lontana. Nel loro stile vi e' un lusso di immagini e similitudini, le quali, invece di illuminare, complicano il soggetto'. Per Del Greco questa e' la prova che in 'quelle menti il sentimento della prova scientifica mostrasi poco o nulla sviluppato, e straordinaria la penetrazione, la costruttivita' della immaginazione filosofica'. I meridionali, dunque, 'difettano di talento sperimentale e dimostrativo, rispetto a quello costruttivo (di osservazione, speculativo, intuitivo)'. Un'altra caratteristica tipica degli abitanti del sud Italia e' la passione istintiva; 'specialmente verso la parte piu' meridionale d'Italia, dove la vita attiva dello spirito ha manifestazioni piu' gagliarde ed esplosive, le passioni si sentono in modo rapido ed esauriente. L'omicidio e' una triste prerogativa di tali regioni'.
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Garofalo Raffaele
L'educazione popolare in rapporto alla criminalita' in Italia. Conferenza tenuta al Collegio Romano, il 16 gennaio 1896
In 8, pp. 45 + (3b). Sottolineature a matita n.t. Br. ed. Ed. orig. di questo discorso tenuto da Raffaele Garofalo (1852-1934), uno dei principali esponenti dell'antropologia criminale insieme a Cesare Lombroso ed Enrico Ferri, sull'importanza dell'istruzione primaria come uno dei piu' importanti deterrenti alla criminalita' minorile. Il saggio contiene anche una lucida disamina delle condizioni del sitema scolastico di fine Ottocento. Secondo Garofalo cio' che manca e' 'la scuola educatrice dei sentimenti, la scuola che possa in qualche modo sostituire, nelle classi povere e incolte, quella educazione morale che [...] puo' dare soltanto una madre'. Alla scuola non si possono domandare miracoli - sostiene - tuttavia il sistema scolastico in Italia non si cura assolutamente dell'educazione dei fanciulli anche perche' spesso gli insegnanti non hanno scelto la professione guidati da un reale interesse, quanto dalla mancanza di un altro lavoro sicuro. Il giovane che non puo' darsi alle professioni liberali cui aspirava e' costretto 'a insegnare la grammatica e l'aritmetica a ragazzi della plebe che non conosce e per i quali non prova altri sentimenti che la ripugnanza e la noia'.
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Rossi Pasquale
Psicologia collettiva morbosa
In 8, pp. VIII + 306 + (2b). Timbro dell'editore al p. ant. e al fr. Mancanze al p. post. e foro all'ultima c. di sguardia. Danni rip. al d. Sporadiche bruniture. Intonso. Br. ed. Fa parte della 'Biblioteca Antropologico-Giuridica', serie I, vol. XXX. Ed. orig. di una delle piu' note e importanti opere di quest'A., nato a Tessano (Cosenza) nel 1867, conosciuto per le innovative teorie sulla psicologia collettiva, che contrastavano con le idee conservatrici di Cesare Lombroso, e per il suo originale progetto pedagogico noto denominato 'demopedia'. Rossi introduce il concetto di 'psiche collettiva', che puo' esprimersi in forme sane (di questa l'A. tratta nel volume Psicologia collettiva), o in forme patologiche. Il pensiero dell'A. sembra tuttavia dominato da una visione pessimistica della psicologia della folla, poiche' ritiene la folla primigenia, quella che rappresenta l'embrione della societa', sempre criminosa. Nella prima parte, Rossi si sofferma sull'analisi dei casi di psiche collettiva morbosa: la suggestione a due, la coppia pazza ed idiota (Don Chisciotte e Sancho Panza), la coppia spiritica, madre e figlio, coppia a distanza, l'epidemia psichica, traumi psichici, la forza della suggestione, i flagellanti, il sabba, ossessioni e roghi, fenomeni medianici, la folla criminale, i criminali, i mendichi, i disertori, grida, canti e danze criminali, ecc. Interessante notare come Rossi si avvalga spesso di esempi tratti dalla letteratura per dar conto di alcuni casi (Manzoni, Tolstoj, Cervantes). L'opera si conclude con l'analisi dei sistemi di educazione della folla.
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Sighele Scipio
L'arte e la folla. Estratto dalla Rivista politico e letteraria, febbraio 1901
In 8, pp. 16. Lievissima mancanza all'ang. int. sup. delle cc. Br. ed. Saggio pubblicato su rivista che poi confluira', insieme ad altri articoli, nell'opera 'L'intelligenza della folla' del 1903. L'A. (1868-1913), laureatosi in giurisprudenza a Roma con Enrico Ferri, e' considerato uno dei pionieri negli studi sulla psicologia collettiva. Sighele sostiene che da sempre alla 'folla' e' negata la capacita' di intendere e valutare l'opera d'arte, mentre questa competenza e' al contrario accordata ad un 'cenacolo di competenti che vanno sotto il nome di critici'. I critici, poi, sono contenti se la folla li colma di elogi e di applausi, pur continuando a disprezzarla ritenendosi superiori ad essa. Sighele sostiene invece che 'talvolta la moltitudine arriva ad altezze psicologiche che l'uomo isolato non saprebbe raggiungere, o manifesta una generosita' cosi' sublime che nessun individuo potrebbe spiegare'.
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Bosco Augusto
La delinquenza in vari stati di Europa
In 8, pp. VII + 282 + (2b). Intonso. Sporadiche bruniture. Br. ed. Saggio sulle statistiche della delinquenza in vari paesi europei (Italia, Francia, Spagna, Austria, Germania, Inghilterra, Irlanda e Scozia). L'A. sottolinea la necessita' di leggere i dati statistici con il giusto metro: in primo luogo bisogna tenere conto del numero complessivo delle infrazioni per tutte le magistrature giudicanti, poi bisogna 'estendere le osservazioni a periodi abbastanza lunghi' e, infine, distinguere i delitti a seconda della loro gravita'. Proprio perche' non si e' stati in grado di individuare e interpretare in maniera corretta i dati, in alcuni paesi come Germania, Inghilterra e Italia, alcuni hanno sostenuto una diminuzione dei fenomeni delinquenziali, altri una loro crescita. Soffermandosi sull'Italia, l'A. ravvisa un aumento costante della criminalita', sia per quanto riguarda i delitti sia per le contravvenzioni e le violazioni di leggi amministrative, finanziarie o di polizia. L'omicidio diminuisce nel 1899 rispetto ai vent'anni precedenti; purtuttavia l'Italia rimane uno degli stati europei in cui piu' alta e' la percentuale di questo reato (sei volte in piu' rispetto alla Francia, nove rispetto all'Inghilterra). Notevole la crescita dei reati d'ingiuria, di violenza carnale (piu' diffuso nell'Italia meridionale rispetto a quella settentrionale), le rapine (mentre il furto presenta un andamento oscillatorio fra diminuzione e aumento), truffa, appropriazione indebita, bancarotta.
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Sapelier Emmanuel J. C., Dromard Gabriel
L'alcoolomanie (intoxication alcoolique latente). Son traitment par le se'rum antiethylique
In 16, pp. XVII + 208. Macchiolina d'inchiostro al p. ant. Sporadiche fioriture. Br. ed. con sovracc. Ed. orig. di questo studio psico-fisiologico sull'alcolismo che indaga i motivi per cui il corpo umano puo' diventare dipendente dall'alcol. Per gli Aa. l'assuefazione non dipende da cause psicologiche ne' dall'immoralita' dell'individuo ma da cause organiche relative al malfunzionamento dei centri nervosi. Per combattere la dipendenza Sapelier e Dromard propongono la sperimentazione sull'uomo di un siero antietilico che sfrutti il principio dei rimedi contro le intossicazioni.
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Botti Ettore
La delinquenza femminile a Napoli
In 8, pp. (8) + 302 + (2b). Legatura in mz. tl. mod. con angoli e tassello al d. Ed. orig. di questo interessante saggio sulla delinquenza femminile a Napoli analizzata alla luce di molteplici aspetti relativi alla condizione della donna nel Sud Italia agli inizi del Novecento: il lavoro, la lotta sessuale, la vita intellettuale e sociale, i condizionamenti del territorio, i fattori individuali (stato di famiglia, orfane, numero dei figli), il profilo psicologico. Fra i reati sono annoverati favoreggiamento e ricettazione, falsa testimonianza, delitti contro il buon costume, oltraggio al pudore, lesioni personali e minacce, risse, infanticidio, abbandono di incapaci, delitti contro la proprieta', reati di frode, meretricio, lotto clandestino. L'A. rileva come una possibile causa dell'aumento della delinquenza femminile sia da rintracciarsi nella perenne diminuzione delle nascite. Viene meno, in questo modo, il primario compito cui la donna e' destinata; di pari passo l'aumento delle libere competitrici nel campo economico determina un aumento del delitto. Pertanto e' necessario riconsiderare la questione della 'emancipazione femminile' in quanto alla societa' - secondo l'A. - conviene conservare l'attuale moralita' femminile. Un elemento comunque centrale nella valutazione del fenomeno e' proprio quello legato al lavoro. Ampio spazio e' riservato all'analisi della situazione delle detenute nel carcere della citta' con statistiche relative al numero degli arresti e dei rilasci, alle tipologie dei crimini commessi, alla condizione lavorativa e affettiva delle detenute.
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AA.VV
Guido Casale di fronte alla psichiatria ed alla medicina legale con figure nel testo ed Autobiografia
In 8, pp. 171 + (1b) con ill. e foto in b/n n.t. Mancanza all'ang. est. sup. del p. ant. Dedica parzialmente asportata e firma di possesso al p. ant. Pubblicazione del referto della commissione incaricata di esaminare le condizioni psichiche di Guido Casale nel processo che lo vide imputato per la morte dell'avvocato ottantenne Alessandro Bianchi. Casale 'gia' dozzinante in casa Bianchi e notissimo in Perugia per la sua brillante vita di viveur e per la sua intima dimistichezza col morto' confesso' l'omicidio dopo una serie di schiaccianti prove a suo carico ammettendo di aver falsificato la firma dell'avvocato in alcune cambiali. Nello studio eseguito dalla commissione psichiatrica composta da Bellisari, Audenino, Pietropaoli, Saporito, Montesano, sono esaminate la biografia di Casale, e i caratteri fisico-somatici-biologici-psichici dell'individuo secondo i dettami della criminologia lombrosiana. Si passa quindi a delineare un quadro della personalita' dell'imputato con diagnosi clinica e medico-legale. I medici ritengono che Casale non sia un folle: 'egli non ha nemmeno il vero carattere epilettico [...] e' solo un soggetto che in sua vita ha sofferto accessi rari di queste collere violentissime, le quali, se da una parte erano suscitate da motivi adeguati, avevano, dall'altra, alcuni caratteri morbosi, ossia reazione esagerata e concomitanza di alcuni disturbi fisici'.
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Forster F. W.
Colpa ed espiazione. Alcune fondamentali questioni psicologiche e pedagogiche sul problema della delinquenza e della cura della gioventu'. Versione italiana del Prof. L. E. Bongioanni
In 16, pp. 296 + (8) di avvisi ed. Intonso. Bruniture sparse. Br. ed. Prima trad. italiana dell'opera di questo importante pedagogista tedesco (1869-1966), punto di riferimento della pedagogia cattolica laicale, che si impegno' per l'introduzione di un pacifismo etico nell'educazione e nella didattica. La sua dottrina pedagogica si ispirava all'ideale della totalita' armonica della persona e sull'accettazione della trascendenza cristiana. In quest'opera sostiene la necessita' dell''umanizzazione della punizione' che non equivale alla 'mollezza'. Il detenuto deve ritornare alla societa' 'non gia' rintontito, ma anzi rianimato [...]. La pena deve avere il significato d'un dolore o d'una rinuncia [...] ma e' inutile, anzi addirittura dannoso il deprimere in qualunque modo l'animo del prigioniero colla tetraggine dell'ambiente, colla nudita' dell'arredamento della cella, col trattamento ruvido e sprezzante'. L'A. mette in rilievo come tutta la letteratura carceraria americana sottolinei l'esigenza che i funzionari trattino il prigioniero fair and gentlemanly. Nelle migliori prigione americane, ad esempio, il direttore ha una cassetta per le lettere nella quale i prigionieri possono depositare i loro reclami.
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Remonstrance a' Messieurs de la Cour de Parlement sur le parricide commis en la persone du roy Henry Le Grand
In 16, pp. 28. Br. coeva. Libello antigesuitico pubblicato subito dopo il regicidio Henry IV Le Grand, avvenuto per mano di Ravaillac. Questi, fanatico cattolico, perseguitato da visioni, si convinse che il Re volesse far guerra al Papa. Decise di ucciderlo, cosa che fece il 14 maggio 1610 in Rue de la Ferroviere, pugnalandolo sulla sua carrozza. Durante il processo, nonostante le torture cui fu sottoposto, non rivelo' di avere altri complici. Mori' il 27 maggio, squartato da 4 cavalli, tra atroci torture. Subito dopo si scateno' una feroce diatriba tra coloro che indicavano i gesuiti come i mandanti del regicidio, e i gesuiti che, con alcuni scrittori come il Mariana, Coton e il Bellarmino, arrivavano addirittura a sostenere la legittimita' del tirannicidio quando il sovrano fosse eretico o senza una forte convinzione religiosa. Quando il 6 giugno il parlamento emano' un 'arret' che condannava il tirannicidio, inizio' la lunga querelle portata avanti a forza di libelli, perlopiu' anonimi quelli antigesuitici, con autore dichiarato invece quelli redatti dalla Compagnia. Il primo a comparire e' proprio questa 'Remostrance' con la quale si afferma che la mano di Ravaillac fu armata dai buoni padri. Tornando pero' al regicidio di Ravaillac, occorre considerare che se in ogni infrazione c?e' un crimen majestatis e nel piu' infimo dei criminali un regicida in potenza, il regicida a sua volta e' il criminale assoluto. Invece di fare la lotta al potere, attaccando la volonta' del potere sovrano, egli ne attacca il principio nella persona fisica del Principe. La punizione ideale per il regicida dovrebbe formare la somma di tutti i supplizi possibili: la vendetta infinita. Non esistendo una pena specifica per questo reato, per Ravaillac era stato necessario inventarla, combinando tra loro le piu' crudeli. Lo stesso accadra' nel 1757 a Damiens, fallito regicida di Luigi XV. Si puo' persino considerare che queste due atroci esecuzioni rappresentarono una moderazione dell?efferatezza della vendetta del potere, paragonata all?esecuzione dell?omicida di Guglielmo d?Orange nel 1582, durata addirittura 18 giorni. Cfr. Foucault, Sorvegliare e punire, p. 58. Duchini, Faire voir, faire croire, pp. 90-91.
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Psalmi, litaniae et preces quae a' Societate Misericordiae sub invocatione Sancti Ioannis Decollati nationis Florentine in Urbe dici solent pro iis qui morte damnati ad supplicium deducendi sunt
In 16, pp. (8b) + 39 + (9b). Fr. nero e rosso. Bella vignetta inc. all'acq. al fr. raff. San Giovanni Decollato. Testo stampato in nero e rosso. Capilettera figg. Tarletto alle prime 5 cc. Antica cart. rustica. Rarissima raccolta di salmi, litanie e preghiere in lingua latina utilizzati dai membri della confraternita romana della Misericordia per accompagnare i condannati a morte nel momento estremo. Questa confraternita nacque a Firenze alla fine del 1400 con il nome di 'Confraternita di San Giovanni Decollato dei Fiorentini' con lo scopo di confortare i condannati a morte durante gli ultimi istanti di vita, e, una volta giustiziati, di dar loro dignitosa sepoltura. Nel 1490, Papa Innocenzo VIII canonizzo' la loro opera umanitaria con una Bolla Pontificia. La Confraternita divento' quindi 'Privilegia Venerabilis Arciconfraternitas Sancti Joannis Decollati', detta della 'Misericordia della Nazione Fiorentina in Roma'. Il Papa concesse alla confraternita come sede l'antichissima chiesa di S. Maria de Fovea. Alla vigilia di un'esecuzione, i Confratelli uscivano da una porticina della casa dell'Arciconfraternita nei loro sai e mantelli neri, dirigendosi verso le carceri di Tor di Nona o di Corte Savella, al lume di candela, e accompagnati dal suono di una campanella, per annunciare al popolo l'esecuzione dell'indomani. Dopo la lunga veglia notturna, scortavano il condannato, confortandolo fino alla fine. Quindi lo seppellivano nel chiostro della Confraternita, attraverso sette botole i cui coperchi di marmo portano ancora la scritta 'Domine, cum veneris judicare, noli me condemnare'.
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Privileggi e statuti della venerabile archiconfraternita dell'anime piu' bisognose del Purgatorio eretta in Roma sotto il patrocinio di Gesu', Maria, e S. Giuseppe dal venerabile servo di Papa Innocenzo XI
In 8, pp. (2b) + 46 + (2). Stemma xilogr. al fr. Ex libris al verso della sguardia. Legatura coeva in p. pg. Statuti della Confraternita delle anime del Purgatorio di Roma il cui scopo principale - come dichiarato nel primo capitolo - e' 'l'esercizio di opere di Pieta', e di devozione con profitto spirituale de' Fratelli'. Tra gli uffici della Confraternita c'e' anche quello di assistere i condannati a morte: quando e' dichiarata la condanna a morte di un prigioniero, si stabiliscono un numero di messe 'ad postulandam gratiam bene moriendi'. Il giorno antecedente l'esecuzione si recitano continue orazioni 'da applicarsi in sollievo dei delinquenti, e nel giorno della morte dopo l'ore 20, per suffragio de' medemi, invigilera' che da Fratelli si reciti nella nostra Chiesa l'Officio intero di requie'. Il giorno successivo alla morte viene fatta celebrare una messa cantata con l'assistenza di 33 'povere vedove preventivamente invitate' alle quali viene distribuito in segno di ricompensa un giulio ciascuna 'per suffragio di quell'anima'. Il denaro raccolto dalle cassette delle elemosine dovra' essere impiegato per la celebrazione di altre messe. A tal fine sara' redatto un libro nel quale compare da un lato il nome del giustiziato e dall'altro il denaro raccolto durante le messe celebrate per lui. Si allega un foglio sciolto (cm 20 x 27,5) con stemma della Confraternita xilogr. in testa. Si tratta del foglietto che veniva distribuito alle 'carissime sorelle' per invitarle a presenziare alle oblazioni delle messe.
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Vecchioni Carlo
Pensieri intorno ad una teoria di legislazione penale
In 8, pp. 181 + (1b) + (2) + (2b). Antica firma di possesso al controp. ant. Danni restaurati al p. post. Legatura in p. pg. coeva. Trattato che descrive le teorie legislative in ambito giudiziario dall'antichita' focalizzandosi poi sul concetto di 'vendetta pubblica' riconosciuto da Vecchioni come fondamento della penalita'. Secondo l'A. ordinariamente la parola vendetta fa pensare ad una ignobile passione che 'rende taluno avido del male di colui da cui si crede offeso, e spesse volte lo spinge a procurarlo per vie anche vili ed ingiuste [...] Or dunque senza perder tempo io dichiaro, che per vendetta non intendo una passione, ma una naturale tendenza. [...] La vendetta pubblica e' un'espressione che sta comunemente in bocca di tutti, e ch'e' adoperata da tanti valorosi scrittori, e dalle stesse leggi: potra' dirsi che con un si' autorevole consenso si sia attribuita una vera improbita' di sentimenti all'intero corpo dello stato? Tutte le legislazioni hanno permesso agli offesi di sollecitar la loro vendetta legale, che tenesse luogo dell'abolita vendetta personale: si dira' che in tal modo si sia secondata e fomentata una rea passione?'. Carlo Vecchioni fu vicepresidente della Suprema Corte di Giustizia di Napoli.
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