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?i?ek Slavoj
Meno di niente. Hegel e l'ombra del materialismo dialettico. Vol. 1-2
br. Platone, Hitchcock, l'Essere e il Nulla, Fichte, la fisica quantistica, la realtà delle finzioni, il Nirvana, Marx, Freud, la plebe, la follia, il sesso... e soprattutto Hegel e Lacan, anzi, più precisamente, la riscrittura lacaniana della dialettica di Hegel. "Meno di niente", l'ultima fatica filosofica di Slavoj Zizek (di cui qui pubblichiamo le prime due parti; le seconde due nel 2014) è un libro sterminato, che sembra voler parlare di "tutto quanto si trova sotto il cielo". Ma è anche un'opera destinata a far ricredere quanti considerano Hegel come il filosofo del "Sapere assoluto" che fagocita ogni cosa e la filosofia post-hegeliana (che spesso è filosofia anti-hegeliana) come ciò che pone rimedio a questa follia idealista. Perché la nostra situazione è identica a quella con cui doveva fare i conti Hegel e, forse, l'unico modo che abbiamo oggi di prevenire la catastrofe, di fermare l'accelerazione capitalistica, animata da un'implacabile pulsione di morte, è ripetere Hegel. Tuttavia, che cosa accadrebbe se per questa via approdassimo a una semplice quanto sconvolgente conclusione? "Se c'è qualcosa anziché il nulla, ciò non avviene perché la realtà ecceda il mero nulla, ma perché la realtà è meno di niente". Contiene le prima due parti: "Il drink prima" e "La cosa stessa: Hegel". Un elegante cofanetto che riunisce i due volumi dell'opera più importante pubblicata da ?i?ek.
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Casati Modignani Sveva
Il diavolo e la rossumata
br. 1943, Milano è sotto le bombe degli Alleati. Una famiglia è sfollata in una cascina fuori città. Una bambina affidata alle cure dei nonni cresce immersa in un universo rurale, dove ha inizio il suo apprendistato alla vita. La bambina protagonista di questo libro è Sveva Casati Modignani, la quale affida per la prima volta a un racconto autobiografico i ricordi della sua infanzia, che si intrecciano con la memoria di cibi e sapori. Sono anni di fame, di mercato nero e di succedanei. Le donne si ingegnano a cucinare con fantasia i pochi ingredienti di cui dispongono. Nel racconto i ricordi dell'infanzia spaziano tra ricette golose e le attività solitarie della bambina che osserva silenziosa il mondo degli adulti sempre indaffarati: tra questi una nonna amorevole e un po' ruvida, che la crede posseduta dal Diavolo, e una mamma che, incapace di esprimere altrimenti il suo amore, cuce per lei abitini raffinati e cucina cibi gustosi. Il libro include un ricettario, con i piatti della cucina lombarda rivisitati dalle consuetudini di famiglia, tutti singolarmente commentati dall'autrice che rievoca con rara autenticità una cultura gastronomica radicata nel territorio, in un mondo di tradizioni e sapori dimenticati. "Il Diavolo e la rossumata" è un racconto personale, intenso, ironico, al quale non mancano tuttavia momenti intimi e a tratti drammatici, in cui Sveva Casati Modignani svela ai suoi lettori qualcosa di sé.
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Casati Modignani Sveva
Il bacio di Giuda
br. Milano, 1945. La guerra è finita, la città liberata, ma la vita quotidiana è segnata dalle ferite dei bombardamenti, la penuria di tutto, gli strascichi di odi e regolamenti di conti. È lo scenario che circonda la vita di Sveva ragazzina, protagonista di questo nuovo racconto autobiografico, dove piccoli fatti quotidiani assumono ai suoi occhi infantili grande importanza. Curiosa e anche un po' ribelle, osserva le dinamiche del mondo adulto e ne percepisce tutte le contraddizioni: convenzioni sociali, falsità, ipocrisie dai risvolti talvolta dolorosi. Al centro di un racconto molto personale e senza pudori è il rapporto sofferto con una madre severa e intransigente, che non esita a trattarla ingiustamente pur di salvaguardare la sua idea di perbenismo. Ma vi è anche l'affetto sconfinato per il padre, un uomo dolce e attento che non esita a proteggerla dalle piccole crudeltà della vita quotidiana. Dopo le prime pagine segnate dalle conseguenze della guerra appena finita, il racconto assume un registro ironico e leggero, che rispecchia la ritrovata serenità e la prospettiva di un benessere possibile. Il libro si chiude con un'appendice firmata dal fratello Lucio, nato dieci anni dopo di lei, che descrive dal suopunto di vista la vita di famiglia e in particolare la sorella, definita "lamia paladina".
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King Stephen
On writing. Autobiografia di un mestiere
br. Più che un manuale tecnico per aspiranti scrittori, questo libro è un'autobiografia del mestiere, in cui la storia personale e professionale di King si fondono totalmente. Il capitolo d'apertura, «Curriculum vitae» ripercorre gli anni della formazione attraverso i momenti di crescita fino al grande successo di «Carrie». «La cassetta degli attrezzi» è invece una disincantata elencazione dei ferri del mestiere. «Sullo scrivere» illustra le fasi del racconto creativo fino all'approdo editoriale; infine «Sul vivere» racconta come l'autore abbia visto la morte da vicino dopo lo spaventoso incidente in cui è stato coinvolto e come, grazie alla scrittura, sia tornato alla vita.
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Boller Daiana
Welschtirol. Il territorio nell'impero asburgico 1815-1918
br.
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Campagnaro M. (cur.)
Le terre della fantasia. Leggere la letteratura per l'infanzia e l'adolescenza
ill., br. Policroma e mutante è la letteratura per l'infanzia, un universo affascinante e misterioso, spesso poco conosciuto anche dagli addetti ai lavori. Nonostante si inciampi sempre più frequentemente negli appetiti commerciali di redazioni allenate a vedere nel bambino più un consumatore da convincere che un lettore da formare, la letteratura per l'infanzia ha saputo evolvere nel tempo e opporre, a libri tronfi di storie mediocri o finali moraleggianti, trame raffinate, emozionanti, sovversive, che alimentano l'immaginario del bambino, ne esaltano la libertà, parlano di temi ostici quali la sessualità e la morte, rovesciano le finzioni degli adulti, generano un flusso di energia trasformatrice. Costruito sulla felice alternanza di saggi dallo stile asciutto e incisivo, il volume offre uno spaccato rigoroso della dinamicità del panorama contemporaneo della narrativa per ragazzi: tocca le terre fantastiche delle fiabe e i lidi ristoratori della poesia, della sperimentazione linguistica oulipiana; dibatte sull'imprescindibile ruolo svolto dai libri per la primissima infanzia e dai romanzi di formazione ed educazione sentimentale dedicati agli adolescenti.
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Lionni Leo; Negri M. (cur.); Cappa F. (cur.)
Tra i miei mondi. Un'autobiografia
ill., br. È la storia di un rivoluzionario, l'autobiografia di Leo Lionni: una sequela di "capriole cosmiche", come scrive lui stesso. Questo artista poliedrico ha sperimentato le più diverse forme espressive - grafica pubblicitaria, design, pittura, scultura, illustrazione per l'infanzia, scrittura -, spinto dal bisogno di esplorare le potenzialità narrative delle immagini e del loro intreccio con le parole. Un intento sovversivo che ha mostrato tutta la sua forza dirompente nei libri per bambini, a cominciare da "piccolo blu" e "piccolo giallo" (1959), vero e proprio spartiacque nel genere, non solo dal punto di vista formale. "Si dice che per scrivere per i bambini devi essere il bambino, mentre è vero l'opposto. Scrivendo per i bambini, bisogna fare un passo indietro e guardare al bambino dalla prospettiva di un adulto". I bambini reclamano attenzione e serietà, e soprattutto pensiero e tensione ideale. Ad animare ogni scelta di Lionni è infatti un forte senso di responsabilità, cui richiama tutti gli artisti e in primo luogo se stesso. "Sono un pittore che fa anche grafica e scultura", si definisce, e aggiunge: "scrivere è un'altra storia". E tuttavia Lionni si rivela anche scrittore eccezionale. "Tra i miei mondi" è il racconto, gioioso e amaro, commovente e ironico, di una vita lunga e affascinante.
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Pavone Claudio
La mia Resistenza. Memorie di una giovinezza
br. È davvero una grande fortuna che il più autorevole storico della Resistenza l'autore di quel libro sulla Guerra civile che ha rappresentato un punto di svolta di tutta la nostra coscienza storica - decida di raccontare la sua esperienza di quegli anni. Ed è veramente una felice coincidenza che le sue memorie di giovane militante antifascista prendano la forma di questo piccolo libro proprio nel momento in cui ricorre il settantennale della Liberazione. L'autore rievoca i mesi dal 25 luglio del 1943 al 25 aprile del 1945, quelli tra i suoi ventidue e ventiquattro anni di età. In uno stretto rapporto tra vicende individuali e grandi eventi pubblici si snoda, tra ricordi e riflessioni, tra emozioni e pensieri, una narrazione concreta e in qualche modo quotidiana di sé e di molti altri. Pavone è sospeso in quei mesi tra un antifascismo ideale - declinato in maniera incerta tra il cattolicesimo da cui proviene e il socialismo e l'azionismo che lo attraggono - e il bisogno di agire che lo porta alla militanza clandestina. Dopo l'8 settembre, in una Roma piena di angosce e incertezze, una buona dose di sfortuna lo farà arrestare dalla polizia fascista. Rinchiuso a Regina Coeli, incontrerà numerosi altri antifascisti, da Leone Ginzburg a Ruggero Zangrandi. Qui nascerà anche l'amicizia col vecchio comunista dissidente Nestore Tursi, che gli farà da maestro. Trasferito nel dicembre 1943 nel carcere di Castelfranco Emilia, ne uscirà nell'estate del 1944...
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Andersen Hans Christian; Berni B. (cur.)
La fiaba della mia vita
ril. Andersen aveva tutte le ragioni per credere d'aver vissuto una fiaba: figlio di un ciabattino, cresciuto in una famiglia povera, e presto orfano di padre, a soli quattordici anni abbandona la piccola Odense e se ne va per il mondo in cerca di fortuna. Intanto a Copenaghen, poi chissà. A guidarlo è un sogno: il giovane Hans Christian non sa bene ancora come, ma ci riuscirà; d'altronde, una fattucchiera ha letto i fondi di caffè e ha rivelato alla madre: "suo figlio diventerà un grand'uomo!". Andersen sa che, sia pure tra mille difficoltà e stenti, tra ostilità e derisioni, da grande farà l'"artista", non importa se ballerino, cantante o poeta. E infatti gli basteranno pochi anni per entrare a pieno titolo nell'élite culturale europea come uno dei più grandi scrittori di fiabe. Da quel momento in avanti la scena del mondo è tutta per lui: è accolto nelle corti più importanti, dove re e regine si commuovono mentre lo ascoltano leggere le sue storie, e nei più prestigiosi salotti, dove incontra gli artisti del mo mento: da Dumas a Rossini, da Dickens a Wagner. Andersen per. non dimentica di essere un figlio del popolo, ed è la gente comune che lo incuriosisce quando passeggia per le strade di Roma o per i vicoli di Costantinopoli.
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Ceccherelli Andrea; Marinelli Luigi; Piacentini Marcello
Szymborska. Un alfabeto del mondo
br. "Ad alcuni piace la poesia", scriveva Wislawa Szymborska. Perfino oggi, in questo nostro tempo veloce e distratto, a qualcuno piace la poesia. Più di qualcuno, in realtà, considerando i tanti lettori della poetessa polacca premio Nobel nel 1996: le sue parole compaiono sui muri delle città e negli articoli di giornale, i suoi versi sono citati nelle aule universitarie e nei talk show televisivi. Uno straordinario fenomeno letterario e mediatico, al quale però non sempre si accompagna una vera comprensione della sua opera. A questo intendono rispondere gli autori del volume, adottando lo stesso sguardo di Szymborska. Se il suo "modo" poetico principale è il dialogo con un "tu", con un "altro" con cui confrontarsi - perfino una pietra - o nel quale immedesimarsi, indossando magari la pelliccia di un gatto, allora la strada giusta è quella di dialogare con la sua poesia, interrogarla, possibilmente con simile leggerezza e ironia; scegliere solo alcune delle chiavi tematiche del suo universo poetico, e farne le tappe di un viaggio fra il quotidiano e il sublime, "incanto e disperazione", "gioia e tristezza", il gusto del gioco e le sorprese del caso. Compagno di questo viaggio non può che essere lo stupore, un profondo senso di meraviglia, un'irresistibile attrazione per la vita, in ogni singola espressione: che sia una cipolla, un granello di sabbia, uno scarabeo; in ognuna di esse è celato un segreto che, impertinente, la poesia di Szymborska stuzzica perché esca allo scoperto.
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Owen Richard
Hemingway e l'Italia
br. Nel corso degli ultimi vent'anni nulla di nuovo è stato aggiunto alla biografia di uno dei massimi scrittori del Novecento. Eppure non tutto è stato raccontato dell'avventurosa vita di Hemingway, e soprattutto dell'amore che lo ha legato all'Italia, dalle Dolomiti alla Sicilia, al di là degli intensi squarci che dobbiamo alle pagine firmate dalla sua traduttrice Fernanda Pivano. Questo libro ripercorre per la prima volta tutto l'itinerario italiano del grande Ernest - dal suo sbarco a soli diciotto anni come volontario della Croce Rossa sul fronte del Piave durante la prima guerra mondiale alla sua ultima presunta e misteriosa puntata veneziana un anno prima del suicidio. La ricostruzione meticolosa e appassionata di Richard Owen, attraverso le testimonianze raccolte di prima mano e le più svariate fonti bibliografiche, segue passo passo il formarsi di un legame durato oltre quarant'anni e non solo per i continui ritorni di Hemingway sul suolo italiano (il Piave, Torino, Taormina, Bassano del Grappa, Genova, Rapallo, Cortina), ma anche grazie alle sue tante amicizie, alle passioni e alle debolezze: le leggendarie bevute all'Harry's Bar, le passeggiate lungo i vicoli di Taormina, i soggiorni alla Locanda Cipriani di Torcello, le battute di caccia in montagna. Un legame carsico, quello col Belpaese, che riemerge e s'intreccia di continuo in tutta l'opera dello scrittore: da Addio alle armi, dove la disfatta di Caporetto fa da sfondo al racconto del suo primo innamoramento per Agnes, la crocerossina conosciuta in un ospedale di Milano, fino a Di là dal fiume e tra gli alberi, ispirato al suo ultimo amore italiano, la diciottenne Adriana Ivancich conosciuta a Cortina alle soglie dei cinquant'anni. In Italia Hemingway scrisse di amore e di morte con delicatezza e passione. Fu qui che maturò e affinò lo stile che lo rese celebre e sarebbe stato tanto imitato, ed è per questo, conclude Owen, che «alla storia d'amore tra Hemingway e l'Italia dobbiamo capolavori letterari senza tempo».
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Fortini Franco; Santarone D. (cur.)
I poeti del Novecento
br. Nel centenario della nascita di Franco Fortini torna in libreria l'antologia dei poeti italiani del Novecento, un'opera che oggi può essere considerata un classico: a quarant'anni dalla prima edizione, intatte sono la ricchezza e la profondità della scrittura e dell'analisi. Non si tratta, tuttavia, solo di un'antologia, ma di uno studio critico che è insieme saggio, commento penetrante, giudizio di valore; un testo che ha contribuito a una nuova lettura della poesia del secolo. I poeti italiani sono presentati al di là dell'appartenenza a gruppi e schieramenti letterari; ne emergono così le peculiarità e i cortocircuiti prodotti dall'incontro con la realtà. La poesia è pensata nella sua singolarità espressiva e, simultaneamente, nel suo essere allegoria delle torsioni della storia e dell'esistenza: l'umanissima nevrosi di Saba, la poesia come salvezza di Montale, la reticenza e la volontà di dialogo di Sereni, la disperata voracità di Pasolini, l'alta eloquenza di Zanzotto. Attraverso una scrittura densa e asciutta, sostenuta da una risoluta finalità didattica, trapela, come scrive Pier Vincenzo Mengaldo nel saggio introduttivo, «una concezione di tipo religioso del poeta come testimone e martire».
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Ventura Angelo
Risorgimento veneziano. Daniele Manin e la rivoluzione del 1848
br. L'Italia fu uno degli epicentri dell'ondata rivoluzionaria che attraversò l'Europa del 1848, quella «primavera dei popoli» che segnò l'inizio della fine del sistema della Santa Alleanza sancito dal Congresso di Vienna e che rappresentò una tappa fondamentale del nostro Risorgimento. Venezia, con la sua eroica resistenza, fu l'ultimo baluardo ad ammainare la bandiera della libertà, nell'agosto del 1849. Il prologo della rivoluzione fu il moto dell'8 febbraio a Padova, il segnale dell'irreversibile fine dell'«agitazione legale». Il 24 febbraio in tutto il Lombardo-Veneto un decreto imperiale istituiva la pena di morte con esecuzione immediata contro i colpevoli di istigazione, sollevazione, ribellione al governo asburgico. Ma alle prime notizie della rivoluzione liberale di Vienna e del licenziamento di Metternich, a Venezia la folla invase il palazzo del governatore imponendo la liberazione di Daniele Manin e Niccolò Tommaseo. Come ha scritto lo storico inglese Trevelyan, Manin fu «il più grande e il più nobile degli statisti italiani», portato alla ribalta dagli eventi del 1848. A metà degli anni cinquanta, quando ancora Cavour giudicava «una corbelleria» l'unificazione politica del paese, sarebbe stato proprio Manin a indicare con decisione la via maestra per cui si sarebbe compiuta l'Unità d'Italia. «La Repubblica veneta proclamata il 22 marzo non aveva nulla a che vedere con l'antica Repubblica aristocratica, ma si fondava sull'imprescrivibile diritto della sovranità nazionale proclamato da Manin, vale a dire sul principio democratico dell'eguaglianza dei diritti politici e civili di tutti i cittadini». Con la coerenza, la limpidezza e la potenza interpretativa che lo hanno reso uno dei grandi maestri della storiografia italiana novecentesca, nei saggi che compongono questo volume Angelo Ventura fa giustizia delle letture più miopi e localistiche fiorite attorno a Manin e alla Repubblica di San Marco. Introduzione di Adriano Viarengo.
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Torri Giulia
La vita in villa. Svaghi, lussi e raffinatezze nell'Italia del Settecento
brossura Appena due secoli fa, nell'ambiente culturale e sociale delle villeggiature italiane settecentesche si sviluppava un vivere sereno e rilassato, scandito però da un vortice di attività «ricreative» in cui il cibo, la moda e il gioco, come anche la musica, il teatro, la caccia, la lettura, la conversazione, svolgevano un ruolo fondamentale. Gli eredi della tradizione aristocratica e cavalleresca italiana, con l'aiuto degli esponenti di un nascente e sofisticato ceto intellettuale, avevano inventato un sogno e lo realizzavano. Tutto era volto alla ricerca della raffinatezza, non vi era spazio per la mediocrità: si esprimeva, in queste dimore e nei tempi della villeggiatura, il libero gioco della bellezza nelle sue molteplici espressioni, un'irrefrenabile joie de vivre, in un'atmosfera generale in cui spesso gli opposti convivevano con naturalezza. L'universo femminile era centrale e vi godeva un potere e una libertà fino a quel momento sconosciuti. In ville ideate e realizzate con cura, fra ospiti scelti con attenzione a volte maniacale, si praticava una qualità di vita altamente sofisticata.
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Valeriano Annacarla
Malacarne. Donne e manicomio nell'Italia fascista
brossura A quarant'anni dalla legge Basaglia, che ha sancito la chiusura dei manicomi, riemergono le storie e i volti di migliaia di donne che in quei luoghi hanno consumato le loro esistenze. In questo libro sono soprattutto donne vissute negli anni del regime fascista: figure segnate dal medesimo stigma di diversità che, con le sue ombre, ha percorso a lungo la società, infiltrandosi fin dentro i primi anni del l'Italia repubblicana. All'istituzione psichiatrica fu consegnata, dall'ideologia e dalla pratica «clinica» del fascismo, la «malacarne» costituita da coloro che non riuscivano a fondersi nelle prerogative dello Stato. Su queste presunte anomalie della femminilità, il dispositivo disciplinare applicò la terapia della reclusione, con la pretesa di liberarle da tutte quelle condotte che confliggevano con le rigide regole della comunità di allora. La possibilità di avvalersi del manicomio al fine di medicalizzare e diagnosticare in tempo «gli errori della fabbrica umana» non fece che trasformare l'assistenza psichiatrica in un capitolo ulteriore della politica sanitaria del regime.
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Bedarida Raffaele
Corrado Cagli. La pittura, l'esilio, l'America (1938-1947)
ill., br. Quando Corrado Cagli, pittore affermato e figura di spicco della Scuola di Roma, sceglie l'esilio, ha solo 28 anni, ma ha già alle spalle una carriera brillante: ha esposto tra l'altro alla Triennale di Milano e alla Biennale di Venezia. Nel 1938 la dittatura irrigidisce il suo volto e Cagli, ebreo e aperto al dialogo con le avanguardie internazionali, diventa un bersaglio per il regime, deciso a importare in Italia la campagna nazista contro l'arte degenerata. Cagli espatria quindi negli Stati Uniti, dove resterà fino al 1947. Saranno, questi, anni cruciali per lui, dal punto di vista personale e artistico: allo scoppio della guerra si arruola nell'esercito americano e torna in Europa a combattere, documentando l'esperienza con una serie drammatica di disegni; approfondisce la tecnica dei murali, confrontandosi con la scuola messicana allora in auge negli Stati Uniti; acquistati dal MoMA, i disegni di guerra gli procurano la prestigiosa Guggenheim Fellowship; lavora quindi per la neonata Ballet Society di Balanchine. Vicino alla rivista «View» e al suo ambiente surrealista, Cagli inoltre porta avanti una ricerca spaziale che lo condurrà ai disegni astratti sulla «quarta dimensione». Un decennio nomade, quello di Cagli, e finora poco conosciuto, ricostruito in questo studio grazie a un approfondito lavoro di scavo in un ricco materiale inedito, iconografico e testuale, in gran parte pubblicato qui per la prima volta. Un esilio come un cammino di trasformazione, che gli consente di sviluppare appieno la sua poetica: l'arte come ricerca, che matura attraverso percorsi paralleli e una molteplicità di linguaggi e contenuti; un'arte multidirezionale, apparentemente schizofrenica, di respiro internazionale. Come osserva Enrico Crispolti nella Prefazione, sarà proprio questa complessità, questa novità straordinaria - difficile da comprendere nel clima settario e fazioso del dopoguerra italiano - la ragione profonda, malcelata sotto critiche di carattere ideologico e politico, dell'ostracismo subito da Cagli una volta tornato in Italia, un ostracismo che su di lui peserà quasi come un nuovo esilio, questa volta in patria. Presentazione di Paolo Marzotto.
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Löwith Karl; Franceschelli O. (cur.)
Dio, uomo e mondo nella metafisica da Cartesio a Nietzsche
brossura In questo volume, tradotto qui integralmente nella sua versione definitiva (1967), Löwith perviene agli esiti più maturi del suo confronto con la modernità. Cosa devono tornare a essere il mondo e l'uomo, dopo la «caduta di Dio» consumatasi nella coscienza moderna? È rispetto a questa ineludibile domanda che emerge l'incapacità della filosofia moderna, da Cartesio e Kant fino a Hegel e al nichilismo di Stirner, di emanciparsi effettivamente dal creazionismo e dall'antropocentrismo di ascendenza biblica. La concezione meccanicistica del mondo e le moderne «metafisiche della soggettività» smarriscono l'autentica sostanza religiosa della fede nel Dio sovrannaturale e creatore della tradizione, ma non sanno ripristinare la nozione di natura. Precipitano anzi l'uomo cristiano-moderno in un mondo divenuto ormai estraneo e privo di senso: in un esilio o nichilismo cosmico che riguarda non solo l'idealismo di Fichte o il disprezzo per la natura di Hegel, ma anche le filosofie di Husserl, Heidegger e Sartre.
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Lombardo Radice Laura; Ingrao Chiara
Soltanto una vita
br. Chiara Ingrao racconta la lunga esperienza di vita della madre, Laura Lombardo Radice, pubblicandone le lettere, gli articoli, le interviste, gli appunti. A ogni capitolo antepone un proprio "prologo", fatto di ricordi e di riflessioni, e fitto di echi di altre voci: un dialogo postumo, fra due generazioni di donne che hanno tentato un percorso di libertà, per se stesse e per gli altri. I toni e i temi sono molteplici, come le esperienze di Laura. Ci sono i drammi: la carcerazione del fratello, la morte di Giaime Pintor, l'occupazione nazista. C'è l'amore, nelle lettere al suo compagno di vita Pietro Ingrao, e, per la prima volta in questa nuova edizione del 2016, in dieci lettere che lui scrisse a lei fra il 1943 e il 1945. C'è l'ironia di buffe cronache di vita familiare, e la passione di un'insegnante che già negli anni '50 anticipava i contenuti delle lotte del '68 e di oggi, nel rapporto con gli studenti e con i contenuti del sapere. C'è, a più di settant'anni, l'esperienza del volontariato in carcere: non assistenza compassionevole ma sfida politica radicale, alla logica della repressione, dell'esclusione e della pena. E in questa radicalità, ma anche in un tessuto intenso di rapporti umani, l'identità comunista di Laura: dagli anni della cospirazione e della resistenza antifascista, ai conflitti aspri degli anni '50; dal rapporto con il movimento studentesco e il femminismo, alle riflessioni sul terrorismo e sulla pena di morte.
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Tesio Giovanni
Primo Levi. Ancora qualcosa da dire. Conversazioni e letture tra biografia e invenzione
ill., br. Un volume che fa il punto su Primo Levi e la Shoah lasciando parlare lo scrittore grazie a una serie di interviste raccolte da Giovanni Tesio e a documenti d'archivio, tra cui autografi e fotografie. Un ritorno a Levi per appassionati lettori ma anche per insegnanti che vogliono approfondire con i propri studenti la figura di uno scrittore centrale per comprendere gli orrori della guerra e il Novecento, senza dimenticare che «Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo».
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De Caprio F. (cur.); De Caprio V. (cur.)
I briganti del Lazio e l'immaginario romantico
ill., br.
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Frazzetto Giuseppe
Artista sovrano. L'arte contemporanea come festa e mobilitazione
br. Nella sua breve misura, questo libro offre un profilo originale dell'arte novecentesca e attuale (esemplificata da proposte di protagonisti come Abramovic, Banksy, Beuys, Duchamp, Kandinskij, Picabia, Schneemann, Smithson, Viola, Woodman). L'accostamento storico e teorico alla straordinaria avventura di un'arte innervata nella complessità tardomoderna delinea uno scenario di profondi cambiamenti: mutata o dissolta la nozione di opera, trasformata l'implicazione di senso, destituita di significato la tradizionale situazione dell'artista. Ed ecco che al vagheggiamento di un'arte come prassi finalmente libera, sganciata da ogni presupposto e da qualsiasi finalità (l'arte come festa) si contrappone la nozione di un'arte come ricerca oggettiva, legata a un percorso ineluttabile fra il suo passato e il suo futuro. Emerge così la figura dell'artista sovrano, in opposizione all'artista mobilitato a seguire un dover-essere di volta in volta connesso al medium, alla comunicazione, al sistema dell'arte. Ma si tratta solo della prima coppia di opposti, giacché l'analisi segue il percorso di un'arte che vuole concentrarsi su se stessa, mentre altre metodiche scommettono su un'arte che si incontra con la vita fino a confluirvi. E non basta, dato che le metamorfosi del vissuto operano una spinta contraria, saldandosi con la sopravvalutazione del potere liberatorio non solo dell'esperienza estetica ma anche (anzi soprattutto) dell'attività artistica. All'artista sovrano si affianca cosi il suo doppio qualunque, anche lui impigliato nel duplice legame fra una sperata festa e un'implicita mobilitazione. Solidissima ma tutt'altro che accademica, l'argomentazione apre squarci imprevisti sui nessi fra arte e lavoro, fra le attitudini creative e la biopolitica, fra le ansie della vita di tutti i giorni e i tentativi d'un loro riscatto mediante l'arte.
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Frangipane Ettore
Bolzano scomparsa. La città e i dintorni nelle vecchie cronache. Vol. 6
br. La storia, altre cronache, altre curiosità, altri personaggi che animarono la Bolzano del passato, lontano e recente, appaiono in questo sesto volume della fortunata serie "Bolzano Scomparsa", che il giornalista Ettore Frangipane ha iniziato a pubblicare nel 2009 e che di anno in anno non manca finora al suo appuntamento d'autunno. Si prolungano così le descrizioni e i racconti di una Bolzano che non c'è più, o quantomeno che affonda nel passato le sue radici, vicende che Frangipane sta via via desumendo dalla lettura di giornali dei tempi passati, dal 1850 al 1950, un arco di tempo in sé breve, e tuttavia incredibilmente lungo. Tante cose sono accadute in questo periodo, e le cronache le hanno puntualmente raccontate. L'autore ne va via via scoprendo di nuove e le traduce e trascrive ora per far meglio conoscere questa nostra città nei suoi molteplici e contrastati aspetti.
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Frangipane Ettore
Bolzano scomparsa. La città e i dintorni nelle vecchie cronache. Vol. 7
brossura Questo settimo volume della serie "Bolzano Scomparsa" si aggiunge ai sei precedenti con altre cronache, altre curiosità, altri personaggi che animarono il passato lontano e recente della città di Bolzano. Le ricerche del giornalista Ettore Frangipane, che si orienta tra i giornali bolzanini del periodo 1850-1950, proseguono infatti tuttora lungo il percorso aperto quasi dieci anni fa e concretizzatosi nella serie di articoli domenicali, che dal 2009 appaiono sul giornale "Alto Adige" (e per un biennio sul "Corriere dell'Alto Adige") aiutando i bolzanini, e non solo loro, a riscoprire un passato ormai quasi dimenticato, che merita invece di essere rinverdito. Questo settimo volume raccoglie e ripropone i suoi scritti dell'ultimo anno.
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Frangipane Ettore
Bolzano scomparsa. La città e i dintorni nelle vecchie cronache. Vol. 1
ill. Questa è la riedizione aggiornata del primo volume della serie "Bolzano Scomparsa", uscito nel novembre 2009 ed andato esaurito. La serie è dovuta alla felice intuizione del giornalista Ettore Frangipane che, in pensione dopo 40 anni trascorsi alla RAI, aveva iniziato a scrivere per la stampa locale (prima "Corriere dell'Alto Adige" e poi "Alto Adige") articoli settimanali su temi desunti dai giornali bolzanini del periodo 1850-1950, tutti interessanti Bolzano e dintorni. Gli articoli hanno avuto successo, le lontane cronache hanno interessato un numero via via crescente di lettori, tanto da indurre l'autore a raccoglierle di anno in anno in volumi, che hanno riscosso a loro volta un interesse crescente. I primi due volumi sono andati così esauriti. I successivi cinque sono stati pubblicati dalla Curcu & Genovese, che si è assunta ora il compito di ristampare - viste le numerose richieste - anche i primi due volumi della serie. La veste grafica è in parte diversa ed anche i testi sono stati aggiornati, ove opportuno. Si sono anche aggiunte altre foto. Sostanzialmente però questa prima puntata di "Bolzano Scomparsa" riproduce fedelmente quella precedente.
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Campi Pezzi Licia
Francesco Giuseppe. Una dinastia al tramonto. Nuova ediz.
brossura
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Frangipane Ettore
Bolzano scomparsa. La città e i dintorni nelle vecchie cronache. Vol. 9
br. Siamo al nono volume della serie dedicata alla "Bolzano scomparsa", iniziata nel 2007, e con la quale il giornalista Ettore Frangipane raccoglie via via gli articoli, che appaiono ogni domenica sul giornale "Alto Adige" (e precedentemente sul "Corriere dell'Alto Adige").
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Rigo P. (cur.)
Nel mondo di Mario Luzi. Guida di lettura
br. Un mezzo utile a un lettore, o a un appassionato, che muovesse i primi passi verso questo mostro sacro del Novecento italiano. Il volume è composto da una serie di saggi e da un'intervista inedita a Mario Luzi a cura di Paolo Di Paolo.
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Tomassini F. (cur.); Venturini M. (cur.)
Scritture postcoloniali. Nuovi immaginari letterari
br. Nel volume si propone un percorso nella letteratura postcoloniale attraverso interventi elaborati da studiosi di diverse generazioni e scuole, capaci di avviare, tramite un confronto serrato con i testi, un'attenta e originale rilettura di una delle esperienze più complesse e a lungo rimosse del Novecento.
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Fiore Vincenzo
Emil Cioran. La filosofia come de-fascinazione e la scrittura come terapia
ill. Nato nel 1911 in un villaggio sperduto fra i Carpazi, Emil Cioran già dal suo esordio letterario con "Al culmine della disperazione" dichiara di aver chiuso i conti con la filosofia. Il pensatore romeno non elaborerà mai una nuova dottrina o una visione del mondo, e rivendicherà per tutta la vita la sua "inutilizzabilità". Una strage delle illusioni e uno smascheramento senza pari nella storia delle idee, volti all'eliminazione del profeta che si nasconde in ogni uomo. Pertanto, la filosofia di Cioran non sarà altro che un esercizio di de-fascinazione e la scrittura si rivelerà una terapia volta a sopportare l'esistenza. Il testo ripercorre e analizza lo stretto rapporto fra biografia e pensiero in Cioran, soffermandosi sui temi teoretici del me phynai, di Dio e del suicidio. In appendice: una lettera inedita del filosofo, un articolo di Carol Prunhuber, e alcuni ritratti fotografici di Vasco Szinetar.
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Gabos Otto
Egon Schiele. Il corpo struggente
ill., ril. C'è un'immagine che ritrae l'artista disteso sul cuscino, ormai morto, sembra una posa di una sua opera: da lì parte il racconto per spostarsi velocemente sopra Vienna, in una panoramica dall'alto, spesso usata nelle sue opere, e giù in basso tra i binari della stazione dove Schiele bambino osservava estasiato il passaggio dei treni. Poi Schiele ragazzo scende dal treno. Siamo a Vienna qualche anno dopo, quando vi si trasferisce per tentare l'ammissione in accademia. Ha i capelli sparati in alto, un abito troppo abbondante ereditato dal suo tutore che ha un fisico massiccio. Schiele potrebbe sembrare un incrocio tra un punk e il vagabondo creato da Charlie Chaplin. Vienna è immensa ed è al suo apogeo. In pochi anni è diventata una metropoli multietnica e si appresta a implodere come il resto dell'impero asburgico. È opportunità, è seduzione e sarà teatro dell'ascesa del giovane Schiele, che guarda, osserva, immagazzina, volti, espressioni. Corpi, tanti corpi che si muovono, che camminano che si contorcono tra le pieghe del mostro urbano. Negli occhi di Schiele c'è meraviglia, c'è desiderio, c'è tutto il talento pronto a esplodere. Finché la febbre spagnola lo porta via, tragicamente e a soli 28 anni, insieme alla moglie, incinta al sesto mese. Oltre agli elementi storici e biografici in questa graphic novel prendono la parola a turno le persone che gli sono state vicine in vita. C'è Klimt, il primo a credere nel suo talento. C'è Wally musa, modella e amante abbandonata. C'è la moglie, con il figlio mai nato. Ma parlano anche gli oggetti dei suoi dipinti. I pennelli, le tele, la carta, le matite. E poi lo stesso Schiele, idealmente in uno spazio di materia senza forma, come una texture di colore fatta a pennello, si presenta, e parla della sua visione artistica, a 100 anni dalla sua morte.
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Sgarbi V. (cur.)
Da Cimabue a Morandi. Felsina pittrice. Catalogo della mostra (Bologna, 14 febbraio-17 maggio 2015). Ediz. illustrata
ill., ril. La mostra 'Da Cimabue a Morandi. Felsina pittrice', curata da Vittorio Sgarbi, intende riproporre i principi e il metodo dello studioso e ripercorrere, attraverso il filo conduttore delle opere e degli artisti bolognesi, la storia dell'arte e della pittura italiana tra la fine del Duecento e l'inizio del Novecento: da Cimabue a Giorgio Morandi, appunto, consacrato proprio da Longhi come "uno dei migliori pittori viventi d'Italia". La mostra si svolge nelle sale di Palazzo Fava, acquisito dalla Fondazione e aperto al pubblico nel 2011 dopo un lungo e accurato restauro scientifico. Gli affreschi di Ludovico, Agostino e Annibale Carracci e della loro scuola, che ne ornano le sale, saranno la preziosa, inestimabile cornice di un percorso culturale e artistico articolato in una ricca selezione di dipinti e sculture provenienti da chiese, musei, istituzioni e collezioni private, talvolta non bolognesi. Per la prima volta saranno esposti insieme capolavori quali la Madonna in trono con il Bambino e due angeli di Cimabue, conservata nella chiesa di Santa Maria dei Servi, la celebre Estasi di santa Cecilia, dipinta da Raffaello per la cappella funeraria di Elena Duglioli Dall'Olio nella chiesa di San Giovanni in Monte (oggi nella Pinacoteca Nazionale), e la tavola di San Rocco e il donatore del Parmigianino, custodita nella basilica di San Petronio. A queste preziose testimonianze, spesso sottovalutate dagli itinerari turistici, se ne aggiungono molte altre.
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D'Annunzio Gabriele; Cappello A. P. (cur.)
Il fastello della mirra. Autobiografia
br. L'autobiografia di uno dei protagonisti più contestati, amati e detestati della letteratura italiana del Novecento. Dannunziana è la nuova collana di studi nata con l'intento di analizzare a 360°, a ottant'anni dalla sua scomparsa, la figura, il pensiero e le opere di una delle icone imprescindibili che la scrittura letteraria del secolo scorso ci abbia mai regalato: Gabriele d'Annunzio. E Il fastello della mirra, primo volume degli studi dedicati al poeta abruzzese, curato da Angelo Piero Cappello, con il patrocinio della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani e dal Centro Nazionale di Studi Dannunziani, è l'autobiografia controversa e "ignota", postuma ed inedita, che racchiude una storia di vita, di arte e di scrittura. Un volume per comprendere appieno il pensiero di un autore che non ha mai voluto tenere separati questi aspetti.
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Fileti Mazza Miriam
Vincent van Gogh. Tra ricordi e colori
ill., br. Fiumi di parole sono stati spesi per Vincent Van Gogh. Ma la straordinaria personalità di questo artista è stata ancora una volta capace di restituire un prezioso bagaglio di sentimenti e vibrazioni dell'anima che l'autrice ha inteso ripercorrere mettendo a fuoco gli ultimi mesi della sua breve vita. Assistiamo ad una lunga riflessione in prima persona che rivive in alcuni flash-back i giorni a Nuenen, Anversa, Arles, lo straziante soggiorno nell'istituto Saint-Paul-de-Mausole presso Saint- Rémy-de-Provence, in cui era arrivato l'8 maggio del 1889, e le ultime settimane a Auvers-sur-Oise. Nella descrizione di alcuni frammenti di quotidianità che avevano scandito il destino del pittore, assistiamo ad una parabola esistenziale dove il tormento trova il continuo riscatto nella straordinaria alchimia che Van Gogh seppe creare tra vita e pittura, tra anima e colore.
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Wagner-Martin Linda
Sylvia Plath
br. Linda Wagner-Martin è stata la prima studiosa a consultare i diari e la corrispondenza privata di Sylvia Plath, a sciogliere molti dei nodi di una vita breve e sofferta, proiettando una luce nuova sugli angoli più nascosti, sulle ombre più buie, sui momenti di vita che la grande poetessa americana teneva per sé, in "botti" di pudore, sofferenza e dolore. Oggi Sylvia Plath è riconosciuta come una delle poetesse più importanti del Novecento, la prima ad aver ricevuto il Premio Pulitzer dopo la morte. La campana di vetro, suo unico romanzo, è diventato un classico della narrativa moderna. Si uccise a trent'anni infilando la testa nel forno a gas, dopo aver sigillato la porta della cucina per impedire che il monossido di carbonio arrivasse alla stanza dei figli. La sua fine tragica, secondo l'amico e critico Al Alvarez, fu "la risposta a un grido d'aiuto rimasto inascoltato". Malgrado il talento straripante, la Plath non riuscì mai a liberarsi da un'insicurezza che la accompagnava sin dall'infanzia e che fu alla base di continue crisi depressive. Questa biografia ricostruisce la sua storia, le origini, la famiglia, gli amori, gli episodi che hanno segnato la traiettoria umana della poetessa più tormentata d'America, la vita e l'arte di Sylvia Plath.
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Tredicine Antonella
Pier Paolo Pasolini, «scolaro dello scandalo»
brossura
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Villa Roberto
Ci sembrava di essere liberi. Per una storia delle radio democratiche bergamasche
br. Nella seconda metà degli anni Settanta, le radio democratiche interpretano in modo nuovo la generica domanda di comunicazione che veniva dalla società italiana. Fortemente connotate dal punto di vista politico e strettamente legate ai movimenti di contestazione che attraversano il decennio, queste radio si rivolgono prevalentemente a un pubblico giovane, portando alla ribalta soggettività e temi precedentemente privi di visibilità. Incrociando fonti orali e inediti documenti di archivio, il libro racconta e analizza una delle numerose declinazioni locali assunte dal fenomeno delle radio democratiche. Concentrandosi su un contesto periferico come quello bergamasco e mettendone in rilievo le specificità, il volume tenta infatti di proporre una ridefinizione dell'intero complesso dell'emittenza democratica in Italia, smussandone gli elementi agiografici e rilevandone rimozioni, contraddizioni e fallimenti. La storia delle otto radio di Bergamo e della sua provincia viene interpretata come l'epifenomeno di un decennio concepito come un lungo processo di incubazione di fermenti culturali che, svuotati della forza contestataria, si sono organicamente delineati negli anni successivi, influenzando profondamente gli sviluppi della storia sociale dell'Italia repubblicana.
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Cendon Paolo
Voci del verbo fare
br. Fare è vivere. Se non si fa niente, non si è granché, su questa terra. I bambini vengono accompagnati al parco giochi, i detenuti vanno aiutati, i malati visitati, i fiori annaffiati, i quadri vecchi restaurati, le ragazze corteggiate, i dischi ascoltati, le messe cantate, le scoperte fatte, le biciclette pedalate. Come rinunciare a un verbo senza il quale non riusciremmo nemmeno più a parlare?
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Ernst Haas. Ediz. illustrata
ill., br. Scoperto grazie a un reportage sulla Vienna del dopo guerra e sul rientro in patria dei prigionieri austriaci, Ernst Haas (1921-1986) è uno dei primi fotografi ingaggiati dai fondatori di Magnum nel 1950 per entrare a far parte della mitica agenzia. Pioniere della fotografia a colori, negli Stati Uniti sperimenta nuove soluzioni formali e cromatiche di una bellezza emozionante e diventa uno dei fotografi di punta per la rivista Life. "Ernst Haas ha fatto del colore l'oggetto stesso della sua ricerca. Nessun fotografo prima di lui era mai riuscito a esprimere così magistralmente la gioia pura e fisica del vedere", ha detto di lui John Szarkowski, già direttore del Dipartimento di Fotografia al MoMA di New York, che nel 1962 gli dedica una grande mostra: il primo grande omaggio espositivo a un maestro della fotografia a colori. L'impeccabile ricerca formale e l'impatto emotivo che le sue immagini provocano, fanno di Haas uno dei più importanti, pionieristici e visionari maestri della fotografia a colori.
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Séclier Philippe
Pier Paolo Pasolini. La lunga strada di sabbia. Ediz. illustrata
ill., ril. Nell'estate del 1959, Pier Paolo Pasolini percorre la costa italiana al volante di una Fiat Millecento. Il suo diario di viaggio, "La lunga strada di sabbia", uscirà su tre numeri della rivista "Successo". A quarant'anni dalla morte dell'autore, il fotografo Philippe Séclier rivisita con le sue foto in bianco e nero quel viaggio. Questo libro presenta il testo di "La lunga strada di sabbia" di Pasolini con numerosi passaggi inediti insieme al dattiloscritto originale.
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Shelley Percy Bysshe
Lettere. Shelley in Italia. Vol. 2
br. Percy Bysshe Shelley, uno dei più grandi poeti del Romanticismo inglese, è uno sconosciuto nella sua amata Italia. Il suo "Paradiso degli esuli" gli ha voltato le spalle, le librerie italiane hanno consegnato da parecchi anni le sue raccolte poetiche all'oblio. Qualche sua poesia e vari saggi si trovano ancora solo nelle librerie su Internet. Shelley non si considerò mai un grande poeta, lo confessa in varie lettere, affermando appunto di scrivere per l'oblio. Forse però non si aspettava che gli italiani lo prendessero così alla lettera.
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Caputo Rosario
La pittura napoletana del II Ottocento. Ediz. illustrata
ill., ril. Filippo Palizzi, fu tra i «padri» del Realismo napoletano assieme ai pittori «di storia» come Morelli, Altamura e Celentano. Dopo il 1860, i toscani daranno vita al movimento dei «Macchiaioli», quale risultato di un processo che escludeva soluzioni di effetti visivi e sentimentali. Nel 1864, si costituirà la Scuola di Resina alla quale aderiranno i pittori: De Gregorio, Rossano, De Nittis, Cecioni, Leto, Lojacono, Campriani e Santoro. Un caso a parte è rappresentato da Mancini e Gemito. La loro permanenza a Parigi negli anni '70 e i contatti con il mercante Goupil saranno all'origine della loro fortuna internazionale. Sul finire del secolo, il colera e il conseguente risanamento urbanistico permetteranno a Migliaro di dipingere la Napoli che di lì a poco sparirà lasciando la pittura di paesaggio alla parentesi artistica di Pratella e Casciaro. Le Esposizioni Universali e la Belle Époque suggerì ai pittori: Scoppetta, Brancaccio e Caputo di soggiornare a Parigi, dando vita ad una colonia italiana in Francia ed una volta assimilatone l'inclinazione artistica, la reimportarono nel Mezzogiorno d'Italia. Territorio che veniva illuminato dall'estro di Irolli.
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Carrère Emmanuel
Limonov letto da Claudio Santamaria. Audiolibro. CD Audio formato MP3
brossura "Ho pensato che la sua vita romanzesca e spericolata raccontasse qualcosa, non solamente di lui, Limonov, non solamente della Russia, ma della storia di noi tutti dopo la fine della seconda guerra mondiale". Una vita degna d'un romanzo d'avventura. Tra delinquenza e poesia, Limonov ha conosciuto i casermoni ucraini e il jet set di Manhattan, ha attraversato la guerra nei gelidi Balcani e le peggiori prigioni russe, fino a diventare capo venerato di un partito nazionalbolscevico in pieno postcomunismo. Il travolgente racconto della vita oltraggiosa di un uomo inquietante e commovente, scritto da uno scrittore che non teme le pieghe più oscure della realtà.
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D'Alessandro Sandra; D'Acunto Nicolangelo
Storia. Dal 1815 al 2000
br. Tutti i fatti, i personaggi, le istituzioni e le dottrine politiche. Cronologia delle date da ricordare. Box con etimologia e significato dei termini specialistici. Test di verifica alla fine di ogni capitolo. Congresso di Vienna e Restaurazione riforme e rivoluzioni: il quarantotto l'Unità d'Italia la politica di potenza e l'imperialismo, la Belle époque, I guerra mondiale e Rivoluzione russa, crisi economica del dopoguerra e totalitarismi, II guerra mondiale guerra fredda, "Età dell'oro" in Occidente, crisi degli anni settanta, fine del bipolarismo e globalizzazione.
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Popper Karl R.
Dopo la società aperta
br. "Dopo la società aperta" ci rivela lo sviluppo filosofico e politico di Popper durante e dopo la seconda guerra mondiale, dai suoi primi pensieri socialisti all'umanitarismo radicale della società aperta. I saggi qui riportati, molti dei quali tradotti in italiano per la prima volta, dimostrano con chiarezza il pensiero di Popper sulla religione, sulla storia, su Platone, Aristotele e sui vari e complessi aspetti della società contemporanea.
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Antiseri Dario
Credere. Dopo la filosofia del XX secolo
br. Questo libro nasce dall'intento dell'autore di fissare idee oggetto di non poche discussioni con persone - colleghi, allievi, amici - incontrate in tanti anni di insegnamento e di partecipazione a convegni dedicati a temi di filosofia della religione e, in particolar modo, ai rapporti tra ragione scientifica e filosofica e fede religiosa. Dunque: un lavoro concepito come una specie di lettera agli amici in cui da una parte tornare sull'idea che la fede è possibile solo in un universo della contingenza e dall'altra mostrare le difficoltà non evitabili della scelta atea. Se non hai dubbi, non hai fede - grandi mistici hanno sperimentato "la notte dell'anima". Ma l'ateo può dire che la sua è una vita vissuta alla luce della verità, di una verità non incrinata da alcun dubbio, non offuscata da nessuna ombra? L'ateo, soprattutto quando si mostra troppo sicuro di sé (e il caso non è raro), usa al meglio la sua ragione o ne abusa? Ha argomenti davvero convincenti in grado di cancellare ogni traccia di "mistero"? "Io non mi considero un uomo di fede. Mi considero un uomo di ragione, di una ragione piccola piccola, che non ha niente a che vedere con gli 'assoluti terrestri', ma è aperta al mistero, esattamente come qualsiasi uomo religioso". Questo scriveva Norberto Bobbio ad Antiseri in una lettera del 18 dicembre 1999. La realtà è che, se è vero che "la grande filosofìa è scomparsa" e che abbiamo assistito al "fallimento dei grandi racconti", rimane e riemerge, irreprimibile, la grande domanda sul senso della vita, della storia degli uomini, dell'universo intero. E l'esigenza di una risposta a queste domande c'è, queste domande ci sono. "Il che spiega - è ancora Bobbio a parlare - la forza della religione. Non è sufficiente dire: la religione c'è ma non dovrebbe esserci. C'è: perché c'è? Perché la scienza dà risposte parziali e la filosofia pone solo domande senza dare risposte". E "proprio perché le grandi risposte non sono alla portata della nostra mente, l'uomo rimane un essere religioso, nonostante tutti i processi di demitizzazione, di secolarizzazione, tutte le affermazioni della morte di Dio, che caratterizzano l'età moderna e ancor più quella contemporanea".
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Popper Karl R.; Antiseri D. (cur.)
La società aperta e i suoi nemici. Nuova ediz.
br. Questa edizione unisce, in un unico tomo, i due volumi de "La società aperta e i suoi nemici", uno dei grandi classici del Novecento e una difesa appassionata della democrazia dai suoi nemici, quali Platone, Hegel e Marx. Secondo Popper, Platone fu un grande uomo. Ma i grandi uomini possono commettere grandi errori. E il grande errore di Platone fu quello di aver teorizzato la "società chiusa": «Platone fu costretto a combattere il libero pensiero e il perseguimento della verità; fu indotto a difendere la menzogna, i miracoli politici, la superstizione dei tabù, la soppressione della verità e, alla fine, la violenza brutale». Per tutto ciò, «la lezione che noi [...] dovremmo apprendere da Platone è esattamente l'opposto di quanto egli vorrebbe insegnarci. È una lezione che non deve essere dimenticata. Per quanto eccellente fosse la sua diagnosi sociologica, lo sviluppo stesso di Platone dimostra che la terapia che raccomandava è peggiore del male che tentava di combattere». Anche nei confronti di Marx, Popper è stato forse il più acuto e tenace critico. Le sue argomentazioni hanno devastato il materialismo storico e quello dialettico ed hanno inoltre dimostrato che il pensiero marxista contraddice il canone principale della ricerca scientifica: quello di accettare confutazioni. «Il marxismo, oggi, non è più scienza; e non lo è poiché ha infranto la regola metodologica per la quale noi dobbiamo accettare la falsificazione, ed ha immunizzato se stesso contro le più clamorose confutazioni delle sue predilezioni. Da allora esso può venir descritto solo come non-scienza, come un sogno metafisico, se volete, congiunto con una realtà crudele».
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Ferroni Giulio
Francesco De Sanctis. Benvenuti, miei cari giovani
br. A duecento anni dalla nascita di Francesco De Sanctis (1817- 1883) l'eredità del grande letterato e filosofo risulta essere più che mai vitale, propositiva e utile per migliorare lo stato di salute della nostra cultura. È da questa prospettiva che Giulio Ferroni lo ricorda, in maniera ampia e articolata, come figura imprescindibile per comprendere la storia della letteratura e della critica italiana. E a rappresentarne la modernità e attualità di pensiero, è stata scelta per questo volume la prolusione tenuta al Politecnico di Zurigo in apertura dell'anno didattico 1856-1857. Nel suo discorso di benvenuto, il professore di Storia della Letteratura italiana ricorda a quei giovani, chiamati ad affrontare gli studi scientifici e tecnici, l'importanza di una educazione intellettuale e morale che può provenire solo dallo studio delle lettere, l'unico in grado di far evolvere un giovane dal suo stato "rozzo" e "salvatico". Parla ai giovani di oggi, con comunicativa intensità e passione, l'arringa desanctisiana in difesa della letteratura, della poesia e dell'arte.
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Bàrberi Squarotti Giorgio
La simbologia di Giovanni Pascoli
brossura
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Marcolini Marina
Pascoli prosatore. Indagini critiche su pensieri e discorsi
br.
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Iofrida Manlio
Per una storia della filosofia francese contemporanea. Da Jacques Derrida a Maurice Merleau-Ponty
br. Alla radice di questo studio sulla filosofia francese contemporanea c'è una constatazione: le filosofie di Deleuze, di Derrida, di Foucault - filosofie che hanno rappresentato per molto tempo la punta avanzata della ricerca filosofica contemporanea - sono, ormai da diversi anni, incapaci di elaborare risposte all'altezza della nuova situazione storica, politica e culturale in cui ci troviamo. L'ipotesi che qui si formula è che esse possano essere di nuovo rese attuali con uno sforzo di rielaborazione teorica e insieme storica: che sia cioè possibile, riprendendo in esame il loro emergere dal contesto storico degli anni '60, ricucire alcuni fili di riflessione, come quelli sulla natura, il soggetto e la storia, che in quell'epoca furono tagliati.
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