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De Gasperi Alcide; De Gasperi M. R. (cur.)
Lettere dalla prigione (1927-1928)
brossura Storicamente sembra molto lontano il tempo di queste lettere, ma leggendole con attenzione le troveremo vicine ai nostri sentimenti, alle nostre convinzioni. Vicine al nostro modo di amare, alle nostalgie, al timore della solitudine, alla ribellione contro le ingiustizie e anche, per chi crede, alla forza di una fede alla quale si affida ogni pena e ogni speranza. Sono sessanta lettere scritte da Alcide De Gasperi alla moglie Francesca, prima dal carcere di Regina Coeli e poi dalla clinica dove egli viene trasferito a causa della sua precaria salute, ma tenuto sotto stretta sorveglianza in attesa di giudizio e poi fino al termine della pena. Gli scritti vanno dal marzo 1927 all'ottobre 1928. Dopo le edizioni degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta queste lettere vengono ora riproposte al pubblico non solo per rinnovare la conoscenza di un uomo che ha lasciato nel nostro paese una traccia profonda, qualunque sia il giudizio che se ne vuole dare, ma per indicare alle giovani generazioni una strada ancora valida da percorrere nelle sue qualità di serietà politica, di virtù morali e di rispetto di quei valori che rendono degna la vita di un uomo.
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Gide André; Gelli P. (cur.)
Diario. Vol. 1: (1887-1925)
ril. Il "diario" che André Gide cominciò a scrivere nel 1887 e tenne praticamente tutta la vita, fino alla morte nel 1951, pubblicandone larghe parti durante tutta la sua esistenza, finisce con l'essere l'opera sua più narrativa, nel desiderio di crearsi personaggio. Ma è anche indubbiamente un documento intimo, segreto, pubblico, civile, politico, per l'ansia di verità che lo anima e le battaglie condottevi (per l'omosessualità, i diritti umani violati nei paesi coloniali, in quelli comunisti). L'edizione odierna è la prima completa, perché i curatori francesi hanno recuperato anche le parti che l'autore teneva nel cassetto, ritenendole, per vari motivi, non pubblicabili.
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Piety and Pragmatism: Spiritualism in Futurist Art-Arte sacra futurista: spiritualità e pragmatismo. Catalogo della mostra (Londra, 26 settembre-23 dicembre 2007). Ediz. bilingue
ill., br. Nel 1931 viene pubblicato in Italia il Manifesto dell'arte sacra futurista. Dissacrante e tagliente, come sempre, fu presto attaccato per il contrasto con il corrente gusto estetico e per espressioni irridenti la devozione. Pur ribadendo Marinetti l'anticlericalismo, l'attenzione per il sacro rappresenta un allineamento al Concordato fra Stato e Chiesa del 1929. In realtà, l'arte sacra era già praticata da alcuni futuristi, caratterizzandosi per esempi di deciso rinnovamento di un linguaggio ormai obsoleto. Il Futurismo, la cui religione era stata per anni quella del progresso e della macchina, si accorge di essersi spinto oltre i confini del tempo e della materia, là dove solo lo spirito può aleggiare. La Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra e il Ministero degli Esteri italiano, anche in vista del Centenario della fondazione del Futurismo (1909), presentano questa mostra, la prima nel suo genere, che consente un'ampia rilettura di questo sviluppo futurista fino ad ora poco studiato e conosciuto, attraverso le opere dei maggiori esponenti del movimento attivi all'epoca, a partire da Giacomo Balla, Fillia e Gerardo Dottori.
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Mayer Musa
Night studio. Un racconto intimo di Philip Guston. Ediz. a colori
ill., br. Aggirandosi tra le sale della retrospettiva inaugurata in suo onore nel 1980, solo tre settimane prima della sua morte, Philip Custon aveva osservato che quella era più di una semplice mostra, era un'intera vita vissuta. NightStudio, pubblicato dalla figlia otto anni più tardi, è a sua volta una vita vissuta: è il resoconto dolce e amaro di una riconciliazione e un tentativo di entrare nel mondo di un padre per il quale l'arte era un atto di intenso egotismo. Raccogliendo memorie personali, ma anche lettere e appunti di Philip Custon, nonché interviste a chi lo aveva conosciuto, l'autrice ricompone una storia privata che comincia nella New York degli anni trenta, dove i genitori si trasferiscono in seguito a un promettente esordio come muralisti. Grazie ai sussidi del New Deal, a Manhattan è spuntata una vivace comunità di artisti ossessionati dall'idea di purezza in pittura che negli anni cinquanta balzerà agli onori della cronaca come Scuola di New York. Custon, alla perenne ricerca di un linguaggio tutto suo e diffidente verso le illusioni dell'arte per l'arte, approda tardi alla pittura non oggettiva: il vocabolario lirico e le pennellate voluttuose gli valgono una discreta fama, suggellata da una retrospettiva al Cuggenheim già nel 1962. Ma alla fine gli oggetti avranno comunque la meglio. Nel 1968, in seguito a una paralizzante crisi creativa, le forme accumulate e negate per lungo tempo si materializzano in una cascata di immagini - prima semplici oggetti della vita quotidiana, poi figure enigmatiche e fumettistiche -, giudicate intollerabili dallo stesso mondo dell'arte che lo aveva consacrato. Quel mondo per il quale ha nutrito una crescente insofferenza ora lo disgusta al punto da lasciare New York per rifugiarsi in via definitiva a Woodstock con la moglie, Musa McKim. In questo commovente affresco autobiografico, accompagnato da un'ampia selezione di opere a colori e fotografie personali, Musa Mayer ripercorre la parabola umana e artistica del padre restituendo il giusto peso anche alla figura riservata ed elusiva della madre, una donna che ha scelto di fare un passo indietro rispetto alle proprie velleità per seguire gli umori mutevoli e quel bisogno di libertà che sono propri di ogni grande artista.
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Reinhold Karl L.
Saggio di una nuova teoria della facoltà umana della rappresentazione
br. L'opera, pubblicata nel 1789, costituisce un momento fondamentale del dibattito postkantiano intorno al sapere filosofico. Quale tentativo di fondare in maniera rigorosa un sistema di filosofia trascendentale avente come base il concetto di «coscienza», essa intende rispondere alle difficoltà affrontate ma non risolte dalla "Critica" di Kant. La Filosofia elementare di Reinhold - che nel saggio trova una prima importante formulazione - si presenta consapevolmente come una proposta teorica alternativa a quella kantiana.
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Gilardino A. (cur.)
Guida all'interpretazione della musica barocca, classica, romantica. Per strumenti a fiato
br. Che cosa significa "suonare in stile"? È una questione di scelta dello strumento, della giusta edizione critica, di ricostruzione della prassi esecutiva? E come riconoscere un'esecuzione "storicamente informata"? A queste e molte altre domande rispondono le Guide all'interpretazione della musica barocca, classica, romantica. Grazie alla collaborazione fra Edizioni Curci e l'Associated Board of the Royal Schools of Music (ABRSM) questi volumi sono disponibili in edizione italiana, riorganizzati per ambito strumentale. Guida all'interpretazione della musica barocca, classica, romantica per strumenti a fiato contiene: una sintesi chiara di forme, significati, stili di ciascun periodo; capitoli dedicati a collocazione storica, notazione e interpretazione, fonti ed edizioni; informazioni specifiche per strumentisti a fiato: costruzione e caratteristiche degli strumenti d'epoca, prassi esecutive attestate e come realizzarle anche con strumenti moderni; esempi musicali e riproduzioni (facsimili) di fonti antiche; una selezione di ascolti autorevoli, disponibili in streaming anche tramite i QR Code presenti nel volume. Rigorosa nella ricerca e agile nell'esposizione, questa Guida offre allo studente e al docente un aiuto efficace per esibizioni stilisticamente accurate, e all'appassionato una lettura alla scoperta del suono autentico di ogni epoca.
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Minchella Giuseppina
Frontiere aperte. Musulmani, ebrei e cristiani nella Repubblica di Venezia
br. Nel quadro mobile della frontiera veneto-ottomana, specchio del variegato ponte che univa Venezia all'Impero turco, emerge la labilità di un confine dinamico, caratterizzato da continui attraversamenti delle barriere geografiche e religiose. Vengono alla luce realtà plasmate dalla circolazione delle cose e delle persone, storie individuali di duplice appartenenza, profondamente segnate dalla coesistenza con l'altro. Del complesso contesto sociale della città di Venezia si ricostruisce qui la realtà segnata dalla presenza di minoranze orientali in contatto quotidiano con i sudditi della Serenissima, mettendo in luce le multiformi relazioni che nell'età moderna hanno interessato gli abitanti delle opposte sponde del Mediterraneo. Si delinea così una frontiera porosa, aperta allo scambio e alla contaminazione, che induce a leggere in modo nuovo la storia dei rapporti tra turchi, ebrei e cristiani.
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Schiavone A. (cur.)
Bohumil Hrabal. Il macellaio sembrava un gufo
br. «Non urto contro i lampioni né contro i passanti, soltanto cammino e puzzo di birra e di sporcizia, ma sorrido, perché in borsa porto libri dai quali mi aspetto che a sera da loro apprenderò su me stesso qualcosa che ancora non so». La maniera giusta per leggerne gli scritti l'aveva indicata lui stesso. Mettetevi comodi, ordinate da bere, che inizio a parlare. Pardon, a scrivere. Anzi, pardon, a trascrivere. Si perché Bohumil Hrabal si è sempre dichiarato un trascrittore, ponendo in chiaro quale fosse il suo atteggiamento rispetto al mestiere dello scrivere. La sua posizione nel mondo. Trascrittore di ciò che lo circondava, della storia del suo popolo colto e infelice, scriba sudato e coinvolto, mai distante, di narrazioni orali, di urla, risate sguaiate, di cialtronerie, irregolari vicende della vita normale, di sorrisi davanti alla tragedia. Di tragici silenzi. Poeta del particolare che diventa, grazie alle sue mani, divino. Un tramite, volendo addirittura svilire l'intenzione. Una brocca che si riempie e riversa. Toccato dal dono e perciò in grado di far comunicare attraverso se stesso l'eterno e il quotidiano. Rielaborare tutto, riciclare. Come quelle comunità ormai confinate nell'aneddotica e nel racconto buffo, in cui gli abitanti vivono reinventando gli oggetti che la società normale getta via. In Hrabal tutto è superfluo ma ogni parola è messa proprio lì dove dovrebbe stare.
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Lévinas Emmanuel; Marcel Gabriel; Ricoeur Paul; Riva F. (cur.)
Il pensiero dell'altro
br. Il volume propone tre importanti e decisivi saggi apparsi insieme nel 1954: "Simpatia e rispetto" di Ricoeur, "Per una filosofia dell'amore" di Marcel, "L'io e la totalità" di Lévinas. Amore e simpatia, rispetto e giustizia, responsabilità e riconoscimento sono le parole-chiave a cui Lévinas, Marcel e Ricoeur affidano la possibilità, che è anche una difficoltà, di pensare all'altro. Questo impone una duplice presa di coscienza: vi è, da una parte, la miseria delle parole che di solito dicono dell'altro, coniate sul dominio delle cose e imposte da un «io» signore solitario del mondo, e, dall'altra parte, l'ingenuità di ritenere che la conoscenza detenga sempre e comunque un primato sull'etica. La presente edizione è arricchita da un nuovo saggio introduttivo di Franco Riva.
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De Cusatis Felice
Voci ibride dagli Stati Uniti. Etnicità, memoria e letteratura in Gloria Anzaldùa e Maxine Hong Kingston
br. "Voci ibride dagli Stati Uniti" si prefigge lo scopo di indicare, attraverso l'analisi dei testi di due scrittrici contemporanee quali la cinese americana Maxine Hong Kingston e la chicana Gloria Anzaldúa, alcuni dei temi e delle strategie testuali che sembrano proporsi con una certa frequenza nelle scritture provenienti da quella realtà complessa e altamente differenziata al suo interno rappresentata dalla letteratura contemporanea delle minoranze etniche degli Stati Uniti. Una realtà eterogenea e plurivocale in cui la cultura dominante e quella "etnica" si toccano e interagiscono, entrano in contatto e soprattutto in frizione reciproca e dunque, dialetticamente, si mescolano e si trasformano a vicenda, pur senza mai perdere di vista gli specifici posizionamenti e senza mai legare tale trasformazione al concetto di "assimilazione".
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Perego L. (cur.); Storace E. S. (cur.); Visone R. (cur.)
Carlo Michelstaedter. Un'introduzione
br. Il 17 ottobre 1910, all'età di 23 anni, dopo aver concluso la sua tesi di laurea, il giovane e promettente filosofo goriziano Carlo Michelstaedter si toglie la vita. Questo volume intende offrire una introduzione al pensiero di Michelstaedter, mostrando, attraverso la sua breve e travagliata biografia, i capisaldi della sua dottrina filosofica e gli aspetti precipui della sua produzione poetica e pittorica. I saggi contenuti nel testo cercano di mantenere un carattere introduttivo, senza però esimersi dall'entrare nel merito delle questioni sollevate da questa "personalità forte (starei per dire prepotente) e talentosa, che ha 'sentito' con tale forza e radicalità il proprio tempo". (A. Vigorelli)
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Storace E. S. (cur.)
Carlo Michelstaedter. L'essere come azione
br. "A circa un secolo dalla sua morte, Carlo Michelstaedter lascia ancora che si parli di sé, oggi forse più che allora, come facilmente si nota dal numero sempre maggiore di iniziative, eventi e pubblicazioni a lui dedicate. In questo volume, che si aggiunge alla lunga serie di saggi che negli ultimi anni stanno finalmente restituendo alla figura di Carlo Michelstaedter quel giusto peso che i decenni successivi alla sua morte gli hanno ingiustamente negato, rifluiscono diverse finalità, tutte accomunate dall'intento di confrontarsi con il nucleo teorico del pensiero del giovane filosofo goriziano. [...] Questo libro, come tutti i contributi che sono stati menzionati, è dunque, ad oggi, l'ultimo di una serie di omaggi dedicati ad un pensatore che ha fatto della sua vita e della sua morte la sua opera, che ha lasciato testimonianze la cui profondità è ben lungi dall'essere stata una volta per tutte compresa e decodificata, un pensatore che ha sempre cercato di ritagliarsi uno spazio al di là, o meglio, al di qua di tutte le categorie prestabilite. [...]" (dalla introduzione del curatore).
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Sini C. (cur.); Loffler W. (cur.); Rentsch T. (cur.)
Il Dio della ragione e le ragioni di Dio. Vol. 1: Il Dio della ragione e l'esperienza religiosa
br.
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Joaquìn Sorolla. Giardini di luce. Ediz. illustrata
ill., br.
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Storace E. S. (cur.)
Tradursi in Heidegger
br. Il volume contiene quattro interviste, sul tema della traduzione e della traducibilità dell'opera di Martin Heidegger, rivolte a quattro importanti filosofi, i Proff. Sakiko Kitagawa, Alfredo Marini, Franco Volpi e Friedrich Wilhelm Von Herrmann, che insegnavano rispettivamente nelle Università di Tokyo, di Milano, di Freiburg im Breisgau e di Padova. A esse si affiancano tre interventi di tre giovani studiosi del pensiero heideggeriano: Federico Nicolaci, Erasmo Silvio Storace e Francesco Valagussa.
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Hegel Friedrich; Nicolaci F. (cur.)
La morte dell'arte. Testo tedesco a fronte
br. "L'arte in conformità alla sua più alta determinazione, è e rimane per noi qualcosa di passato".
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Campanella Tommaso; Claverini C. (cur.)
Sulla magia
brossura
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Marx Karl; Donà M. (cur.)
La scienza e le macchine
br. Finché il mezzo di lavoro rimane, nel senso proprio della parola, mezzo di lavoro, così come, storicamente, immediatamente, è inglobato dal capitale nel suo processo di valorizzazione, esso subisce solo un mutamento formale per il fatto che ora non si presenta più soltanto dal suo lato materiale come mezzo di lavoro, bensì nello stesso tempo come un modo particolare di esistenza del capitale, determinato dal suo processo complessivo, come capitale fisso. Ma, una volta assunto nel processo produttivo del capitale, il mezzo di lavoro percorre diverse metamorfosi, di cui l'ultima è la macchina o, piuttosto, un sistema automatico di macchine (sistema di macchine; quello automatico è solo la forma più perfetta e adeguata del macchinario, che sola lo trasforma in un sistema), messo in moto da un automa, forza motrice che muove se stessa; questo automa è costituito di numerosi organi meccanici e intellettuali, di modo che gli operai stessi sono determinati solo come organi coscienti di esso.
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Patanè Vincenzo
L'estate di un ghiro. Il mito di Lord Byron
ill., br. «Il libro di Vincenzo Patanè è un libro insolito e importante, perché fa il punto sul caso Byron riannodandone tutte - davvero tutte! - le fila con pazienza e competenza, e non senza umorismo. Raccontare Byron sembra facile, spiegare Byron è meno agevole. Il metodo adottato da Patanè è onnicomprensivo ma, allo stesso tempo, leggero. Si tratta di affrontare con ordine e divertimento tutti, o perlomeno quasi tutti, i Byron possibili. Da questa scomposizione emerge, senza prevaricazioni da parte di Patanè, che lascia parlare il materiale al posto suo, un ritratto più soddisfacente, davvero più soddisfacente, di quanti se ne conoscano in una sterminata bibliografia, non dico soltanto italiana, che d'ora in avanti non potrà permettersi di non tenerne conto». Prefazione di Masolino d'Amico.
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Jahanbegloo Ramin; Tonelli D. (cur.)
La disobbedienza consapevole. Introduzione alla nonviolenza
br. La nonviolenza non è l'opzione di un'élite intellettuale, ma un'alternativa pratica che inizia dalla quotidianità di ciascuno. Essa non può dunque essere confusa con la passività o con l'indifferenza poiché sposta il piano del confronto dalla prova di forza a quello della riflessione sui valori e sulla giustizia, imponendo una modifica radicale nel modo di pensare della società civile. La riflessione di questo libro si snoda su due livelli: uno è storico, attraverso l'interpretazione di alcuni avvenimenti a partire dalla prospettiva nonviolenta, l'altro è filosofico-politico, sia attraverso il confronto con la tradizione occidentale sia proponendo una concezione tipicamente orientale, in cui la dimensione spirituale dell'essere umano svolge un ruolo essenziale.
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Capecchi Giovanni
Giovanni Pascoli
brossura Questa antologia si propone di dar conto dell'importanza e della complessità dell'opera pascoliana, prestando la dovuta attenzione alle raccolte poetiche 'principali' (da Myricae ai Primi poemetti, dai Canti di Castelvecchio ai Poemi conviviali), senza tuttavia trascurare le poesie giovanili - analizzate mettendo in evidenza elementi di continuità con la produzione successiva e aspetti originali e unicamente legati ad una stagione vitale e a tratti goliardica - e il lungo tramonto da poeta bifronte, 'vate ufficiale' che canta il Risorgimento nazionale ma anche uomo che sperimenta la solitudine di fronte alla morte che incombe e la vanità di tutte le cose. Attraverso i versi più significativi scritti nel corso di una intera esistenza, e utilizzando anche alcune prose (di carattere poetico, critico e autobiografico), l'antologia racconta la storia di una esperienza letteraria che inaugura la contemporaneità, rinnovando il linguaggio e la struttura della poesia, superando il realismo ottocentesco e collocandosi nell'ambito del simbolismo europeo, dando voce alle voragini interiori, alle ferite della propria esistenza, alle incertezze di chi si muove in una realtà divenuta indecifrabile, alle inquietudini del pellegrino sulle strade del mondo.
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Proglio Gabriele
Libia 1911-1912. Immaginari coloniali e italianità
brossura L'Italia va alla guerra per conquistare il suo 'posto al sole' senza realmente sapere cosa troverà sull'altra sponda del Mediterraneo. Il volume analizza la propaganda coloniale e, in particolare, la stretta relazione tra la costruzione narrativa della colonia libica e le trasformazioni dell'italianità. All'iniziale studio degli immaginari sulla Libia precedenti il 1911, segue una disamina di quelle voci che si mobilitarono a favore della guerra, partendo dai nazionalisti di Enrico Corradini con i riferimenti all'Impero romano, al Risorgimento, al mito della 'terra promessa'. L'archivio coloniale è indagato anche attraverso lo studio delle omelie funebri per i soldati caduti durante la guerra, con immagini che vanno dal buon soldato al figlio della patria. Un altro campo d'analisi è quello dell'infanzia: i discorsi dei docenti sul conflitto, del "Corriere dei Piccoli" e della letteratura per ragazzi lavorano per "costruire" i corpi dei piccoli italiani. Non manca, infine, lo studio della letteratura interventista: Gabriele D'Annunzio, Giovanni Pascoli, Filippo Tommaso Marinetti, Matilde Serao, Ezio Maria Gray, Umberto Saba, Ada Negri, Giovanni Bevione.
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Lomellini Valentine
Il mondo della guerra fredda e l'Italia degli anni di piombo. Una regia internazionale per il terrorismo?
brossura Dagli anni Settanta sino ad oggi, l'esistenza di una pista internazionale del terrorismo italiano è spesso stata data per scontata. Ma l'eversione italiana fu davvero frutto di un volere o di un'azione esterna? E quali furono le politiche e le percezioni dell'Italia degli anni di piombo, da parte degli attori politici stranieri? In un'opera sistematica, questi aspetti della storia italiana (e non solo) vengono approfonditi utilizzando documenti provenienti dagli archivi americani, inglesi, francesi, tedeschi, russi, polacchi, cecoslovacchi e jugoslavi. Una riflessione composita, arricchita da nuove prospettive di ricerca, che si interroga, con l'utilizzo di inesplorati angoli visuali e fonti inedite, sull'esistenza di collegamenti internazionali del terrorismo italiano nel più ampio affresco della guerra fredda.
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Marcheschi Daniela
Il naso corto. Una rilettura delle Avventure di Pinocchio
br.
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Buchignani Paolo
Ribelli d'Italia. Il sogno della rivoluzione da Mazzini alle Brigate rosse
br. Perché ancora oggi in Italia stenta ad affermarsi una cultura politica riformista? Per quale motivo persistono, tanto a destra quanto a sinistra, consistenti tracce di populismo e di estremismo? Perché abbiamo avuto il più grande Partito comunista dell'Occidente e non è riuscita a mettere radici una solida socialdemocrazia di tipo europeo? E su quale terreno affonda le radici il terrorismo, da noi così virulento? Il tentativo di rispondere a queste domande, più che mai attuali, non può prescindere da un'analisi della storia del nostro Paese che ponga al centro il mito della rivoluzione. Un mito non soltanto italiano, ma che in Italia si è dimostrato particolarmente vitale e incisivo. Un'idea potente e trasversale, fonte allo stesso tempo di grandi speranze e di luttuose tragedie: la patologia di un secolo, il Novecento, segnato da guerre e totalitarismi. In questo libro Paolo Buchignani traccia un percorso che, dal Risorgimento agli anni di piombo, mostra la fortuna e la longevità della rivoluzione: «tradita», «incompiuta», via via corredata da varie denominazioni, così seducente e popolare da essere stata per tanto tempo, più o meno consapevolmente e strumentalmente, abbracciata anche da coloro che rivoluzionari non erano. Emerge con forza come, al di là della volontà di uomini, partiti, élite intellettuali, spesso mossi da sincere intenzioni di rinnovamento e di giustizia sociale, il richiamo alla rivoluzione abbia avuto esiti deleteri e abbia costituito un ostacolo rispetto all'affermazione di una cultura politica autenticamente democratica e riformista. Una cultura di cui, specialmente in questa fase storica, si avverte la necessità, per affrontare con efficacia le drammatiche sfide del nostro tempo.
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Pinelli Antonio
Souvenir. L'industria dell'antico e il Grand Tour a Roma
ill., br. Il Grand Tour è una sorta di pellegrinaggio laico, vissuto come un irrinunciabile battesimo culturale dalle élites europee del Settecento. Roma è il luogo privilegiato di quell'itinerario. Come in ogni pellegrinaggio che si rispetti, chi lo compie sente il bisogno di riportare con sé in patria segni tangibili del proprio viaggio. Se Caterina II di Russia ordina per l'Ermitage una copia a scala naturale delle Logge Vaticane di Raffaello per la quale è necessario predisporre un vero e proprio esercito di copisti, anche chi non può permettersi acquisti così imponenti si adopera per procurarsi originali o copie di opere d'arte antiche e il maggior numero possibile di souvenirs del proprio Grand Tour italiano. È la nascita dell'industria dell'antico e del bello, un curioso fenomeno di domanda e offerta di ricordi della città eterna, attorno a cui si crea una galassia di figure professionali, dallo scavo al restauro, alla valutazione e al commercio.
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Dennett Daniel C.
Brainstorms. Saggi filosofici sulla mente e la psicologia
brossura
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Tomkins Calvin
Robert Rauschenberg. Un ritratto
ill., br. Artista fra i più innovativi e influenti della sua generazione, Robert Rauschenberg è figura chiave nei cambiamenti radicali che animano l'arte visiva americana dalla fine degli anni cinquanta. Rauschenberg compie i suoi primi passi nel mondo dell'arte sfidando con audacia ogni presupposto. Dal primo soggiorno-studio a Parigi all'esperienza formativa di Black Mountain College fino al Leone d'oro alla Biennale di Venezia del 1964 che lo consacra come artista riconosciuto a livello internazionale, il suo percorso esce dai tracciati convenzionali e si colloca nel campo di una sperimentazione che infrange ogni regola, trasformando lo spazio bidimensionale del dipinto in un ricettacolo di materiali eterogenei. Ritagli di giornale, pezzi di stoffa, fotografie, objets trouvés, nulla è escluso dai combine paintings, creazioni ibride a metà strada fra pittura e scultura, che coniugano l'amore per l'oggetto di rifiuto, ereditato dal collage dadaista, con la pennellata astratto-informale. Calvin Tomkins ci offre uno spaccato della rivoluzione che ha visto l'arte uscire da musei e gallerie per proiettarsi al centro dello scenario sociale; ce ne presenta i protagonisti: Pollock e de Kooning, Jasper Johns, Frank Stella e Andy Warhol; documenta l'ascesa che ha portato ai vertici dell'arte e del successo l'artista che più di ogni altro, in questo contesto, ha mirato a un'arte cumulativa.
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Brotchie Alastair
Alfred Jarry. Una vita patafisica
ill., br. Alla sua morte, appena trentaquattrenne, Alfred Jarry (Laval 1873-Parigi 1907) era già una leggenda nei salotti parigini, più per l'anticonformismo, praticato con irriverenza, che per il suo genio letterario. Ci sarebbero voluti diversi decenni prima che venisse riconosciuto come uno dei padri delle avanguardie e che "Ubu re" diventasse l'emblema di un teatro radicalmente moderno. La sua influenza è stata così profonda e duratura che tutt'oggi una comunità di cultori mantiene un dialogo postumo con le sue idee attraverso il "Collegio di Patafisica", dove accanto a grandi nomi della cultura internazionale figurano anche intellettuali italiani come Italo Calvino, Enrico Baj e Umberto Eco. Per molti, tuttavia, Jarry resta soltanto l'autore di una pièce assurda e grottesca e la sua vita un mero concatenarsi di stravaganti aneddoti: le spiazzanti provocazioni ai gloriosi "Martedì del Mercure", la totale identificazione con "Pére Ubu" che finì per divorarlo, il disprezzo per ogni forma di decoro, lo humour scatologico, le bravate erculee con l'alcol, gli exploit con il revolver, le prodezze ciclistiche e con la canna da pesca, fino all'ultimo desiderio espresso in letto di morte, ovvero uno stuzzicadenti. In questa prima biografia critica a tutto tondo gli aneddoti rimangono e addirittura si moltiplicano grazie a una profusione di nuove fonti finora inedite cui Alastair Brotchie attinge, però, con discernimento, riuscendo riuscendo a separare il personaggio dal suo mito.
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Crespi Angelo
Ars attack. Il bluff del contemporaneo
brossura Calzini sporchi, palloni gonfiabili, squali in formaldeide, asini tassidermizzati, e poi sassi gettati per terra, tanta pornografia e molta coprofilia. Dissacrazione, nonsense, divertimento inutile sembrano le nuove categorie dell'arte contemporanea, in cui solo il mercato definisce il valore di un'opera, e ogni giudizio estetico è bandito. Oggi niente ha più senso se non il marchio di fabbrica dell'artista che genera, al di là del risultato, arte come il melo fa le mele, obbedendo al cieco verbo della produzione e del guadagno, mentre i musei del contemporaneo, vuoti esoscheletri senza contenuti, certificano i prezzi di questi nuovi "titoli spazzatura". Nessun problema se questa nuova arte non aspirasse al paragone con l'arte della Tradizione, a confrontarsi con i grandi del passato. Per essa bisognerebbe trovare un nuovo nome, una nuova categoria per una nuova tassonomia in cui comprendere tutte quelle cose brutte, insensate, spesso mal formate, che però si autodefiniscono arte. Per quest'ultime, Angelo Crespi s'inventa il termine sgunz, affondando la lama dell'osservatore disincantato e competente nel marcio dell'attuale sistema: critici, curators, galleristi, giovani e vecchi artisti di fama, tutti al tempo stesso vittime e fautori di un meccanismo che non fa altro che perpetuare se stesso. Sulla scia di una consolidata scuola di pensiero che va da Robert Hughes a Jean Clair, un pamphlet che si pone come un manuale di sopravvivenza in una giungla sempre più intricata, una scialuppa di salvataggio per chiunque senta di aver perso la bussola, per chi naviga controcorrente e crede ancora nell'arte. Quella vera.
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Sala Emilio
Il valzer delle camelie. Echi di Parigi nella Traviata
ill., br. Qual è il ruolo di Parigi, e in particolare del suo "paesaggio sonoro", nella "Traviata" di Giuseppe Verdi? Il compositore vi giunge per la prima volta nel 1847, pochi mesi dopo la morte (a ventitré anni) di Marie Duplessis, la celebre cortigiana ammalata di tisi ed emblema di quell'effimero metropolitano, gaudente e disperato, nel cui clima fiorirono un po' tutte le "signore delle camelie". A Parigi Verdi rimane per quasi due annii: lì avvia la relazione con Giuseppina Strepponi, lì si immerge nel "popoloso deserto" del boulevard, frequentando assiduamente i teatri popolari, nei cui drammi la musica di scena era largamente utilizzata, sia come strumento di intensificazione emotiva e di spettacolarizzazione, sia con la funzione di memoria interna. E proprio in uno di questi teatri che, con ogni probabilità, Verdi assisterà alle prime rappresentazioni del dramma "La dame aux camélias" di Alexandre Dumas. Attraverso una ricerca "sul campo" di stampo indiziario, Emilio Sala tenta di interpretare "La traviata" ricostruendo il ricco "sistema di rappresentazione" (musicale e non solo) di cui fa parte; un sistema che ha radici proprio nei teatri popolari del celebre Boulevard du Temple, e in cui il "moderno" baudelairiano - il transitorio, il fuggitivo, il contingente - si coagula intorno a delle costanti che ritroveremo tutte nell'opera di Verdi: il valzer e la polka, l'uso di un "motivo di reminiscenza" per dipingere la morte musicale, la festa rumorosa come palliativo e narcotico per il male di vivere.
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Flores M. (cur.)
Storia, verità, giustizia. I crimini del XX secolo
br. Questo libro compara i massacri e i genocidi del XX secolo secondo la prospettiva della ricerca storica, dell'atteggiamento della giustizia e del ruolo della memoria. Studiosi di tutto il mondo (giuristi, storici, antropologi, politologi, sociologi, psicoanalisti) fanno il punto sugli aspetti "barbari" del XX secolo e sull'eredità che essi hanno lasciato. La ricerca della verità storica, il perseguimento della giustizia, il bisogno di ricordare, sono momenti spesso contradditori con cui si è confrontata l'eredità di eventi tragici e centrali nella storia e nella coscienza del Novecento.
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Sartre Jean-Paul
L'Orfeo nero. Una lettura poetica della negritudine
br. "Orfeo nero" è un saggio di straordinaria efficacia lirica, e forse il meno conosciuto dal pubblico italiano, scritto da Sartre nel 1948 come introduzione all'Antologia della nuova poesia negra e malgascia di lingua francese curata dal celebre poeta senegalese Léopold Senghor, premio Nobel per la letteratura nel 1968. Sensibile al fascino di queste poesie dei neri francofoni, alle loro grida accorate contro l'inumana e gratuita sofferenza, al loro doversi esprimere nella lingua del colonizzatore per poter comunicare il loro diritto di esistere come neri, Sartre è stato uno dei pochi intellettuali dell'epoca ad avere avuto il coraggio di condannare le politiche espansionistiche delle grandi potenze del secondo dopoguerra. Il tema centrale di questo saggio sartriano è la "negritudine", che trasforma queste pagine in un programma sociale, politico e filosofico. La negritudine è colta da Sartre come "nudità senza colore", come particolare atteggiamento affettivo nei confronti del mondo e al contempo come rimorso e speranza dell'intera cultura occidentale. Sartre reclama in questo saggio un rinnovamento del linguaggio filosofico e designa l'essenza della creazione poetica come scacco e distruzione della prosa: poesia straordinaria, come gli effetti travolgenti che escono dalle mani dei poeti africani.
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Fontana Lucio
Manifesto bianco
brossura
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Mirkovi Nikola
Il martirio del Kosovo
br.
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Auria Claudio
La vita nascosta di Giuseppe Ungaretti
brossura Ungaretti, negli ultimi anni della sua vita, s'era impegnato a fondo per lasciarci una sua autobiografia ampiamente addomesticata. Lo aveva fatto mediante scritti, interviste, apparizioni televisive, e soprattutto grazie alle lunghe chiacchierate con Leone Piccioni, da cui - nel 1970 - era nata la biografia che ha rappresentato l'indiscusso punto di riferimento per un cinquantennio. Questa nuova biografia ribalta fatti che si credevano accertati e presenta molti episodi finora sconosciuti, consegnandoci per la prima volta un profilo 'integrale' di Ungaretti. Emerge, a fianco allo straordinario poeta, un uomo con grandi virtù, ma anche con tante fragilità, compresa l'ossessione di cancellare una parte del proprio passato. Un uomo in cui convivevano lampi di genio con debolezze umane; un artista che non si è scandalizzato di fronte alla propria miseria, traendo alimento dalla sua complessa personalità anche per creare poesia.
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Volpi Alessandro
Parole ribelli. Storia di una frattura generazionale (1950-1960)
brossura All'indomani della guerra e della Resistenza, la ribellione "senza motivo" degli adolescenti si sostituisce alla rivoluzione e alla partecipazione politica, diventando uno stile di vita che ha segnato la prima vera, netta frattura generazionale, e alimentando una dimensione giovanile originale e omnicomprensiva. I giovani degli anni Cinquanta emergono per la prima volta come soggetto sociale. Nascono così la musica per i giovani, la stampa per i giovani, la letteratura per i giovani, i fumetti per i giovani, l'arte per i giovani, che avevano il loro tratto distintivo proprio nell'utilizzo del linguaggio ribellistico, tanto affascinante quanto privo di contenuti riconducibili ai vocabolari del passato arrivando a comprendere i termini della disobbedienza. I ribelli degli anni Cinquanta nel loro edonismo, nella loro protesta senza giusta causa, nel loro consumismo esasperato e persino nella loro violenza senza senso, non anticipavano in alcun modo le rivolte degli anni Sessanta, in cui la prospettiva comunitaria era largamente prevalente su qualsiasi istanza individuale e, soprattutto, non avevano nulla a che fare con la ventata ideologica del 1968, di cui certo non costituirono in alcun modo la preparazione.
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Cochin Augustin
Meccanica della rivoluzione
br. Questo saggio dimostra come gli intellettuali hanno preparato la Rivoluzione Francese manipolando i concetti di verità, libertà e giustizia. Le società di pensiero francesi hanno costituito il fulcro della meccanica rivoluzionaria, che ancora funziona perfettamente, come dimostra il dominio dei mass media sull'opinione pubblica. Introduzione di Giovanni Damiano.
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Reatti Chiara
Tra aula e torchio. Libri e scuola a Bologna da Napoleone all'età della Restaurazione
br. Infrante le consuetudini di Ancien régime, Napoleone e le sue riforme posero anche in Italia le premesse per rinnovare la scuola, che venne sottoposta a mutamenti radicali e duraturi, mantenuti poi dai governi restaurati. Per estendere l'istruzione primaria, gli interventi fecero perno sul libro di testo, merce editoriale al crocevia di istanze educative, politiche e commerciali, avviata in quei decenni a sviluppare una definita e moderna fisionomia. A Bologna, città dall'antica vocazione didattica, si calarono in quell'appetibile mercato pressoché tutti gli stampatori, gli editori e i librai: un mondo quasi sconosciuto, ora riscoperto con il ricorso a documenti inediti. Loro preziosi alleati furono gli insegnanti elementari, che firmarono manuali in tirature crescenti, rivolti a lettori in progressivo aumento. Il volume ripercorre appunto la produzione tipografica destinata a maestri e allievi della variegata rete scolastica di una città e del suo territorio, indaga la storia del libro scolastico-educativo nel tornante decisivo che vede nascere l'idea moderna dell'istruzione pubblica, mostra le contraddizioni e lo spirito innovativo di una classe politica.
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Byron in Italia
ril.
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Pontiggia Giuseppe
La lente di Svevo
br. Italo Svevo è l'autore che Giuseppe Pontiggia ha più studiato negli anni giovanili e alla cui tecnica narrativa ha dedicato nel 1959 la tesi di laurea, qui riproposta in volume. Pontiggia intendeva contribuire alla critica sveviana, ma anche mostrare un aspetto del proprio laboratorio di scrittore e critico, interessato a riconoscersi attraverso la «lente» di Svevo e l'approfondimento della sua geniale officina. Le sue pagine, come quelle di Svevo, hanno lo slancio ideale di chi è consapevole che, nella letteratura e nelle arti, si gioca una partita fondamentale per il soggetto e le strutture della società. Introduzione di Daniela Marcheschi
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Marcel Gabriel
L'uomo contro l'umano
br. I filosofi, oggi, si sono ridotti a essere dei professori di filosofia, con una grave perdita per l'umanità, priva di coloro che dovrebbero essere votati alla ricerca della Verità e non alla rimasticatura di teorie altrui. "Il primo dovere del filosofo consiste nel pronunciarsi chiaramente sui limiti delle proprie conoscenze e riconoscere che vi sono dei campi in cui la sua incompetenza è assoluta". Solo da questa prospettiva la nostra vita potrà riappropriarsi della realtà, contro lo strapotere della tecnica e della finanza. Introduzione di Nuccio D'Anna.
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Ichino Pietro
La casa nella pineta. Storia di una famiglia borghese del Novecento
ril. Nella primavera del 1962 la famiglia Ichino riceve una visita dell'amico don Lorenzo Milani. Indicando i libri e il benessere che si respira in quel salotto milanese, il priore si rivolge a Pietro, tredicenne: "Per tutto questo non sei ancora in colpa; ma dal giorno in cui sarai maggiorenne, se non restituisci tutto, incomincia a essere peccato". Marchiato a fuoco da questo monito, che pur nella sua radicalità racchiude in sé molti altri insegnamenti familiari, il protagonista di queste pagine rifiuta di intraprendere la carriera di avvocato al fianco del padre amatissimo per dedicarsi al movimento operaio, ritrovarsi cooptato nel palazzo del potere ma poi farsene cacciare, studiare il Diritto del lavoro nell'epoca drammatica della fine delle ideologie, del terrorismo rosso e poi della sua nuova fiammata al passaggio del millennio. In questo libro insolito, al confine tra un racconto intimo e il grande affresco di un'epoca, le vicende pubbliche si intrecciano alla storia di una famiglia italiana che raccoglie in sé l'eredità ebraica e un cattolicesimo dalla forte vocazione sociale e che ha eletto la Versilia a proprio luogo dello spirito. È così che - dalle persecuzioni razziali al Concilio Vaticano II, da Bruno Pontecorvo a Piero Sraffa, dal '68 all'assassinio di Calabresi, dal Pci di Pietro Ingrao fino alle riforme del Diritto del lavoro - la "casa nella pineta" diventa il crocevia di vite vissute con singolare intensità, dove generazioni di padri e di figli dalle anime inquiete possono crescere, amarsi, perdersi e ritrovarsi.
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Muti Riccardo; Torno A. (cur.)
Verdi, l'italiano. Ovvero, in musica, le nostre radici
br. Il maestro Riccardo Muti dedica a Verdi questo libro che è insieme un omaggio appassionato al compositore e un viaggio nelle sue opere. Ed è anche un tentativo - da parte del suo massimo interprete assieme a Toscanini - di fargli riconoscere nella storia della musica l'importanza che merita. Se infatti Mozart o Wagner sono indiscutibilmente considerati giganti nei loro Paesi d'origine e nel mondo intero, da noi Verdi è spesso stato presentato come il compositore dei motivetti facili e orecchiabili ed è stato in molti casi eseguito senza rispetto filologico, come se le sue partiture potessero essere modificate e adattate a piacimento. Ma Verdi - argomenta Muti - è un genio assoluto, è il patriarca della musica italiana e, se pure mette in scena le grandi passioni umane, lo fa sempre nella cornice di una straordinaria raffinatezza e nobiltà delle espressioni. Nelle pagine di "Verdi, l'italiano", i lettori vengono quindi accompagnati a scoprire il vero fascino di questo musicista, scandagliando il perfetto accordo tra parole e note che fa di ogni sua opera un capolavoro di teatro. Ma la grandezza di Verdi sta anche nella tragedia dell'uomo moderno davanti a Dio come resa nel Requiem, nell'interpretazione dello spirito italiano che lo fece addirittura assurgere a bandiera del Risorgimento e in opere assolute quali Otello e Falstaff, frutti di una finissima consapevolezza dell'incedere verso il tramonto della vita.
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Jervolino Domenico
Paul Ricoeur. Il giudizio medico
br.
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Jaspers Karl; Rustichelli L. (cur.)
Nietzsche. Introduzione alla comprensione del suo filosofare
brossura
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Ferroni Giulio
Gli ultimi poeti. Giovanni Giudici e Andrea Zanzotto
ril. Giovanni Giudici e Andrea Zanzotto: due grandi poeti, due amici, due uomini comuni. Uniti dalla passione per l'arte, hanno condotto una vita lontano da ogni ostentazione intellettuale, dimostrando che la letteratura più vera resiste entro la più semplice, disponibile e amichevole umanità. Questo libro vuole essere un omaggio alla grandezza dei due letterati - scomparsi l'anno scorso - e a un linguaggio poetico caratterizzato dalla capacità di toccare i nodi più difficili del pensiero e della cultura con un'immediatezza comunicativa fuori dal comune.
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Soccio Anna Enrichetta
Philip Larkin. Immaginazione poetica e percorsi del quotidiano
br. Questo studio presenta l'opera di Philip Larkin (1922-1985), una delle voci più significative della poesia anglossassone degli ultimi decenni. Coinvolto ai suoi esordi nelle istanze letterarie dei giovani intellettuali del cosiddetto Movement, Larkin coniuga la polemica antimodernista e antineoromantica con la ricerca di una più radicata collocazione della poesia nel quadro culturale e socio-epistemico del secondo dopoguerra. Di qui l'esplorazione dei complessi e contraddittori scenari del mondo contemporaneo, sempre osservato nella sua "quotidianità", descritto con il linguaggio diretto e accessibile dell'uomo "ordinario". Il libro si propone di indagare, in una prospettiva testualmente dinamica, i procedimenti creativi, le modalità poetiche, i percorsi ermeneutici messi in atto da Larkin, attraverso l'analisi di alcuni componimenti ritenuti significativi per delineare il ritratto di un artista totalmente dedito alla sua musa, attento a cogliere tutte le sfumature ontologiche e le ambiguità comportamentali della provincia inglese nella seconda metà del Novecento.
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Montinari Mazzino; Campioni G. (cur.)
Che cosa ha detto Nietzsche
br. L'opera di Nietzsche rappresenta un passaggio obbligato per chiunque studi il nostro tempo. Lo straordinario e inesauribile repertorio di motivi che essa offre ha suscitato entusiasmi, ispirato atteggiamenti, mode culturali e stili di pensiero, ma al tempo stesso ha provocato reazioni e rifiuti radicali. Come affrontare un'opera così enigmatica? Come ritrovare in essa un filo conduttore salvaguardandone il carattere problematico e frastagliato? Come darle la giusta intelliggibilità filosofica senza intaccarne la carica antidogmatica e antimetafisica? Apparsa per la prima volta nel 1975, l'introduzione di Montinari (1928-1986) si distingue dagli altri analoghi strumenti di critica. Con una nota di Giuliano Campioni.
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Tassini Aldo
Con valore e con onore. La Storia degli italiani attraverso le medaglie e le decorazioni dal 1800 al 1945
brossura
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