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Number of results : 19,220 (385 Page(s))

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‎Voltaire; Campi R. (cur.)‎

‎Il pirronismo della storia‎

‎br. A cavallo tra la storiografia, la filosofia della storia e quella che oggi chiameremmo antropologia (o etnologia), gli scritti di Voltaire che qui si presentano mostrano il formarsi di una coscienza storica che cerca nello studio di altre civiltà e di altre epoche i principi di un diverso modo di guardare al proprio mondo e a quello degli altri. Ma Voltaire, che fu "storiografo di corte" nella Versailles di Luigi XV, ha anche il merito di aver inaugurato, insieme a Montesquieu, un modo nuovo di studiare la storia: la coscienza storica che ha distinto il pensiero occidentale a partire dal XIX secolo gli è debitrice di averne fatto una disciplina rigorosa, fondata sull'analisi obiettiva delle fonti e dei documenti.‎

‎Hume David; Douglas John; Doni M. (cur.)‎

‎Disputa sui miracoli‎

‎br. Nel 1740 il filosofo illuminista David Hume interviene su un tema scottante: i miracoli. L'impostazione humiana, fondata sul primato dell'esperienza e su uno scetticismo radicale, non poteva che sfociare in una negazione non tanto dei prodigi in sé, quanto della fede in essi. Il saggio non ebbe vita facile e diede vita a dure repliche in ambito ecclesiastico: ne fa fede lo scritto riprodotto in questo libro a firma del vescovo di Salsbury John Douglas, tolto da un esteso trattato in forma epistolare del 1754.‎

‎Vauvenargues; Campi R. (cur.)‎

‎La conoscenza dello spirito umano‎

‎br. Per la raffinatezza, la concisione e la chiarezza del suo stile, Vauvenargues appartiene alla grande tradizione dei moralisti dell'età classica francese, da La Rochefoucauld a Chamfort; tuttavia la sua opera presenta tratti di grande originalità. In essa domina un'etica fondata sul sentimento, la quale contrasta vivamente con il razionalismo imperante del suo secolo: con il culto tipicamente settecentesco per lo spirito arguto, talvolta frivolo, e spesso tagliente fino al cinismo, Vauvenargues svolge un'analisi minuziosa e disincantata delle passioni umane, senza per questo arrivare a condannarne senza appello l'irrazionalità; egli anzi rivendica per esse la funzione di autentico motore delle azioni umane, e della loro grandezza e nobiltà; e nella virtù e nel desiderio di gloria riconosce i valori supremi cui ogni gentiluomo dovrebbe conformare il proprio comportamento. L'originalità del suo pensiero, e la morte prematura, hanno fatto ingiustamente di Vauvenargues una figura marginale nel panorama della filosofia settecentesca: egli però ebbe il tempo di essere ammirato da Voltaire, che all'epoca era già una delle figure di spicco della scena letteraria in Francia, e in Europa.‎

‎Guitton Jean‎

‎Visita ad Heidegger‎

‎brossura Fine anni '50, il grande filosofo tedesco vive ormai quasi da eremita nella sua celebre capanna in mezzo ai boschi; un altro filosofo, Jean Guitton, francese, cattolico, amico di Paolo VI, è a Friburgo per una conferenza su Pascal e Leibniz. Heidegger è fuori città; non potendo assistervi, il giorno dopo invia a Guitton un biglietto invitandolo nella sua casetta fra i boschi. Heidegger è già il filosofo messo sotto accusa per il "peccato" nazista degli anni Trenta, però la sua filosofia è sempre un riferimento per il pensiero esistenzialista. Guitton è curioso di conoscere come vive questo pensatore che si è ritirato dal mondo. Queste pagine memorabili sono la cronaca umana e filosofica di quell'incontro sul "sentiero di campagna". Guitton delinea con brevi tratti incisivi l'aspetto fisico, il modo di atteggiarsi, il parlato, gli oggetti sul tavolo del filosofo tedesco, la moglie, sposa devota del mito. Guitton cerca di cogliere la verità di quell'uomo, la "sua maniera di essere", egli è - annota - "un uomo il cui corpo cerca il lusso del silenzio e della semplicità". E Heidegger conclude la giornata con la consegna del suo testamento: Il sentiero di campagna.‎

‎Peverelli R. (cur.)‎

‎La bellezza di Gaia‎

‎br. Da qualche anno la filosofia è tornata a mostrare un vivo interesse per le forme e le caratteristiche della esperienza estetica del mondo naturale. Dopo il Settecento illuminista e il Romanticismo, dopo le acute considerazioni di Kant nella Critica del giudizio, la bellezza della natura aveva assunto un ruolo sempre più marginale nella riflessione filosofica; a partire da Hegel, la filosofia si era concentrata infatti in modo particolare sui problemi concettuali posti dalle arti, accostandosi per questa via, e solo in modo occasionale, allo studio dell'esperienza estetica della natura. Oggi la situazione è molto differente. In particolare, la Natural Aesthetics ha animato nel mondo filosofico di lingua inglese un vivace dibattito, in cui s intrecciano impostazioni, spunti e suggestioni differenti. Il ruolo della scienza, per esempio, è controverso: la conoscenza scientifica arricchisce l'esperienza del bello naturale di sfumature che altrimenti ci sarebbero precluse, oppure ne distrugge alcuni tratti, come lo stupore di fronte alla radicale alterità della natura, che sono parte fondamentale dell'emozione estetica rispetto al mondo naturale? Largamente condivisa, invece, è la persuasione che la riscoperta teoretica della bellezza della natura possa favorire l'inclusione almeno di una parte del mondo naturale nella sfera dei soggetti degni di riconoscimento e tutela morale, e dunque sostenere la causa dell'etica ambientale.‎

‎La Mettrie Julien O. de; Campi R. (cur.)‎

‎La voluttà‎

‎br. Il gusto per il gioco della seduzione, l'aspirazione a una forma di felicità mondana e sensuale, la dialettica di ragione e sentimento, che sono alcuni dei tratti che caratterizzano Io spirito filosofico del Settecento francese, si trovano concentrati in questo breve testo di La Mettrie apparso nel 1746. In quest'opera, l'apologia della voluttà diventa pretesto per un'apologia della natura stessa dell'uomo, un appassionato appello in favore della sua liberazione da ogni pregiudizio: il materialismo di La Mettrie, che nasce dalle sue esperienze di medico, rivendica per l'uomo il diritto a esprimere quelle pulsioni naturali che lo spingono irresistibilmente verso la ricerca del piacere. La Mettrie si rifiuta di identificare la virtù con il controllo e la repressione delle passioni e, anticipando di quasi due secoli certe teorie psicanalitiche, riconosce invece nel principio di piacere la pulsione primaria dell'uomo. Lo "spirito" non è allora la negazione del corpo e dei suoi impulsi, bensì soltanto la capacità da parte dell'uomo di fare un buon uso dei propri sensi e piaceri: "voluttà" è il nome con cui La Mettrie designa quest'arte raffinata. Ciò che rende La voluttà un testo particolarmente affascinante, e così tipicamente settecentesco, è la fusione in esso di argomentazioni filosofiche e di forme narrative di gusto rococò, di ardite prese di posizione anti-metafisiche e di slanci lirici.‎

‎Ferry Jean-Marc; Lingua G. (cur.)‎

‎Le grammatiche dell'intelligenza‎

‎brossura Molto prima dell'esistenza di un linguaggio stabilizzato in convenzioni sociali, l'intelligenza umana, come l'intelligenza animale, si muove in un universo di segni, come fosse il mondo stesso a parlare. Emergono allora forme di esistenza che Jean-Marc Ferry ci invita a esplorare "dall'interno". Egli propone al lettore un percorso in cui si rivela ciò che lega il mondo umano a quello animale e ciò che lo separa. Questo percorso affascinante conduce alla scoperta di grammatiche, di cui le più arcaiche, ormai rifugiatesi nell'inconscio e divenute "private", sono molto lontane dalla grammatica del nostro linguaggio pubblico, costruita sulla differenza dei tempi, delle persone, dei generi, dei casi, delle voci e dei modi. Con un approccio del tutto singolare l'autore chiarisce l'architettura normativa profonda del linguaggio e il suo significato per una forma di esistenza emancipata. È a partire da questa architettura profonda che si elabora l'intelligenza critica da cui prende forma il senso del diritto. Essa offre una risorsa decisiva per lo sviluppo della libertà umana, a meno che la sovversione mediatica della ragione pubblica non impedisca questo sviluppo favorendo gli automatismi delle nostre "grammatiche nascoste", grammatiche subliminali basate sulle associazioni di immagini e sulle imputazioni di ruoli.‎

‎Paradis de Moncrif F.-Augustin; Campi R. (cur.)‎

‎L'arte di piacere‎

‎br. Tra le opere di Moncrif, gli Essais sur la nécessité et les moyens de plaire (noti come L'arte di piacere) sono quella che conobbe maggior successo ai suoi tempi, e che al lettore di oggi può ancora offrire uno dei modi migliori e più suggestivi per penetrare nello spirito dei salotti e delle corti settecentesche. Essa non è solo un manuale di buone maniere per gentiluomini (e, nella sua seconda parte, un trattato di pedagogia per futuri gentiluomini): attraverso uno stile di grande scorrevolezza e levità, Moncrif espone una vera e propria filosofia della socievolezza, intesa appunto come "arte di piacere". Malgrado l'elegante disinvoltura dell'esposizione, quella che Moncrif finisce per tratteggiare è un'immagine della vita sociale (che è piuttosto un ideale), i cui valori sono quelli della cortesia e del buon gusto: in essa, l'amabilità, la disponibilità nei confronti degli altri, il rispetto per il loro amor proprio costituiscono gli elementi di un'"arte di vivere", che esprime, al contempo, una precisa visione del mondo, dove la fraternità non è né un precetto religioso, né un utopico progetto rivoluzionario, ma una questione di buona creanza. Nella società odierna, dove i rapporti tra uomini assumono ogni giorno di più il carattere brutale della competizione e dello scontro, L'arte di piacere di Moncrif acquista, per contrasto, un'attualità che esige di essere meditata.‎

‎Callicott John B.; Korsgaard Christine; Diamond Cora‎

‎Contro i diritti degli animali? Ambientalisti ma non animalisti‎

‎br. La retorica animalista ha conquistato negli ultimi decenni attenzione e ascolto da parte dell'opinione pubblica, soprattutto in virtù di argomenti semplici e, a prima vista, convincenti. A far da traino i libri celebri di Tom Regan e Peter Singer, paladini dell'animalismo. Non è forse vero che soltanto la quantità di piacere e dolore prodotta più o meno direttamente dalle nostre azioni consente di distinguere il bene dal male? Non è un nostro dovere etico ridurre la quantità di sofferenze, e dunque di male, presente nel mondo? Ora, gli animali, esattamente come noi, provano sofferenze e piaceri, e dunque sono degni di tutela morale. Le argomentazioni elaborate dalla letteratura animalista non suonano però convincenti a tutti. Anche lettori ambientalisti, filosofi che condividono la scelta di una dieta vegetariana possono avvertire qualcosa di stonato o di incongruo in certe affermazioni. John B. Callicott, per esempio, una delle voci più rilevanti dell'etica ambientale americana, nel saggio qui pubblicato mette in discussione il primato degli individui condiviso dalle etiche di ispirazione liberale e dai movimenti animalisti, cercando di mostrare come soltanto il riconoscimento di una integrità della comunità biotica (per usare il lessico delle "etiche della terra") sugli interessi degli individui che la formano, potrà fondare una morale davvero rinnovata verso gli esseri umani e più in generale gli esseri viventi e la natura. Prefazione di Roberto Peverelli.‎

‎Weil Simone; Peverelli R. (cur.)‎

‎Il fardello dell'identità. Le radici ebraiche‎

‎brossura Marsiglia, autunno 1940. Simone Weil scrive una lettera al ministro dell'Istruzione della Francia di Vichy, Jérôme Carcopino, in polemica con lo "Statut des Juifs", di cui mette in luce incoerenze e assurdità, e afferma con forza la propria estraneità alla tradizione ebraica. Il tono con cui rivendica questa estraneità spiega, almeno in parte, anche uno dei suoi scritti più controversi, steso durante gli ultimi mesi di vita, a Londra, mentre lavorava per "France Libre": sono pagine di commento a un testo prodotto da una delle organizzazioni della Resistenza attive nella Francia occupata dai tedeschi. In esse Simone Weil approva le proposte xenofobe e antisemite di questa organizzazione della destra politica, suggerendo di procedere certo in modo non brutale, ma con l'adozione di misure discriminatorie (per esempio impedendo agli ebrei di insegnare nelle scuole), l'imposizione di un'educazione cristiana, l'eventuale privazione della nazionalità francese. Questa estraneità personale all'ebraismo, però, si alimenta nella Weil anche di una serie di ragioni teoriche, ovvero teologiche. In alcuni scritti stesi tra Marsiglia e New York, per la prima volta riuniti in questo volume, Simone Weil ritorna ossessivamente sulla differenza radicale che, a suo dire, separa e isola Israele dagli altri popoli del Mediterraneo antico. L'unicità di Israele, ai suoi occhi, sta tutta e solo nel suo rifiuto caparbio della idea del divino che dagli egizi si diffonde in tutte le altre culture mediterranee.‎

‎Casalini C. (cur.); Salvarani L. (cur.)‎

‎La rinascita del pianeta. Conversazioni con Paul Ricoeur‎

‎br. Attendere la rinascita? È questa la proposta che ci viene da Paul Ricoeur in questa scelta di interviste che spaziano dalla bioetica all'ecologia, dalla giustizia al tema, così caro ai filosofi francesi, del possibile ruolo dell'intellettuale nella società contemporanea. Partendo sempre dalla propria esperienza personale - di orfano di entrambi i genitori, di studioso, di prigioniero di guerra, di docente universitario - Ricoeur propone una lettura di alcuni temi caldi del nostro tempo e assieme addita la direzione di una "rinascita" che, ricomponendo i rapporti sociali, porti in sé la risoluzione o almeno una maggiore coscienza dei dilemmi etici sulle grandi tappe della vita e sulla corretta gestione del pianeta Terra. Su questi punti Ricoeur è chiaro. Il rapporto verticale tra istituzioni e individui deve essere integrato da organismi orizzontali, di prossimità, da "cellule del buon consiglio" che non lascino mai solo l'uomo di fronte alla società nel suo complesso. A partire da questo, Ricoeur propone di superare il dualismo tra una giustizia istituzionale, monolitica, e la pluralità delle etiche individuali, costruendo "sfere di giustizia" in cui la visione dell'altro come controparte si trasformi nella "via buona" del riconoscimento e della relazione.‎

‎Bergson Henri; Peveri R. (cur.)‎

‎Le mie missioni nella grande guerra‎

‎br. Nel corso della Grande Guerra Henri Bergson si reca per due volte negli Stati Uniti, dapprima da gennaio a maggio del 1917, per incontrare il presidente Wilson e promuovere la causa dell'ingresso in guerra degli USA a fianco delle potenze dell'Intesa, una seconda volta tra la primavera e l'estate del 1918, al fine di persuadere gli americani a riaprire un fronte orientale in Siberia dopo la pace di Brest-Litovsk e l'uscita della Russia dalla guerra. L'agente Bergson si impegna nel suo ruolo con esiti alterni: il filosofo-diplomatico contribuisce alla decisione di Wilson di entrare in guerra, forse proprio grazie alla sua credibilità di filosofo, di testimone di verità; fallisce nella seconda missione perché, a quanto scrive, l'insistenza francese sull'opportunità di un intervento americano e giapponese in Siberia appare agli occhi di Wilson troppo palesemente strumentale e interessata, incoerente con l'immagine ideale che gli americani hanno della Francia come patria della ragione e dell'universale. A prescindere dagli esiti, la storia delle due missioni apre una serie di interrogativi filosofici. La decisione di Bergson di mettersi al servizio del suo governo, di spendere la sua reputazione di filosofo per contribuire alla vittoria militare francese è perfettamente coerente con il suo profilo di intellettuale organico della Terza Repubblica francese, interprete esemplare dell'identità politica moderata, liberale e democratica che costituisce la trama di fondo comune della vita politica...‎

‎La faccia del diavolo‎

‎br. Nei saggi di Germain Bazin, Paul Zumthor e Claude-Edmonde Magny, raccolti in questo volume assieme a quello, fondamentale, di Henri-lrénée Murrou, si dipanano le tramo che avvolgono la modernità nella fascinazione del Male come principio alternative a Dio, suo Avversario seducente e romantico insieme. Da esso promanano energie represse e conculcate dalla fede cieca in un Dio che nei confronti della realtà dolorosa non sa proporre che la pratica di un Bene incapace e per molti versi inefficace: certamente non in grado di giustificare e salvare il male del mondo. Seguire Bazin nella descrizione della trasformazione che l'immagine di Satana subisce nell'arte è un modo di anticipare ciò che avviene in letteratura secondo Zumthor e Magny in due saggi di finezza e sensibilità assolute. Il tentativo di rintracciare la presenza del demonio nel Male incarnato e vivente nella Storia degli uomini, e non solo nelle loro convinzioni, attraverso tutti gli strumenti delle rinnovate scienze sociali e un discreto apparato di studi comparativistici e storici, finisce per trovarsi tra le mani qualcosa di più c, torse, di non previsto. Si tratta, infatti, della descrizione del demonismo moderno, dei suoi essenziali tratti culturali e della sua sostanziale pervasività nel inondo precedente le due guerre mondiali, a partire almeno dal Romanticismo.‎

‎Moro Tommaso‎

‎Lettere dalla torre ed epigrammi politici‎

‎br. «Fu certamente una questione di principio, quella per cui morì: e tuttavia, ancor oggi, non sappiamo bene quale. Eppure un principio per cui si è disposti a dare la vita non pare che possa restare nel vago, e non lasciarsi dichiarare in tutte lettere: a qual pro sacrificarsi? Ma Moro enunciò quel principio solo da ultimo, al termine della prigionia; e, per di più, in una forma non chiara fino in fondo. Se si aggiunge che si tratta di una considerazione molto sottile, le cui implicazioni, forse, erano presagite più che consapute dallo stesso Moro, non meraviglia che i suoi amici non capissero perché volesse morire... La questione non era (non occorrerebbe ripeterlo, se l'equivoco non si fosse radicato a livello popolare) di esorcizzare il divorzio. Enrico VIII non pensò mai di divorziare. Anzi, la difficoltà nacque, semmai, precisamente dal fatto che, tra gli espedienti con cui sperare di cavarsi d'impiccio, non suppose mai che potesse esserci il divorzio» notava Vittorio Mathieu in un saggio dove, quasi quarant'anni fa, metteva a fuoco bene la questione fondamentale: rimanere fedeli a una verità che esiste e non è un prodotto della storia. «La storia - scrive Mathieu - sarà giudicata dalla verità e non ne sarà il giudice. Difendere questa posizione - e, per difenderla, anzitutto ritrovarla e ripensarla - è di gran lunga il compito più importante dell'uomo del nostro secolo. Se essa cadrà definitivamente, non ci sarà più l'uomo, perché non ci sarà più nessuno dei valori in funzionerei quali l'uomo si definisce. Se continuerà a mescolarsi, per mancanza di riflessione, con una posizione assolutamente incompatibile, l'uomo continuerà a esistere nella condizione di stallo, di disorientamento essenziale, di autolesionismo, di alienazione in cui si trova. Solo se sarà riaffermata l'indipendenza della verità da ogni volontà e da ogni potere, e il diritto della verità di giudicare ogni volontà e ogni potere, l'uomo tornerà ad avere un rapporto, anche se sempre problematico, col valore». Questa è la lezione insuperata e attualissima di Moro e del suo martirio, che emerge nelle lettere e negli epigrammi.‎

‎Lucrezio Caro Tito‎

‎Il canto della vita. Testo latino a fronte‎

‎br. Al misterioso Lucrezio si deve un poema didascalico in sei libri «sulla natura delle cose», nel quale l'autore si propone di diffondere la dottrina epicurea presso le classi colte di Roma. Scopritore di una verità rivoluzionaria che può trasformare la vita dell'uomo e guidarlo sulla via della sapienza e della felicità, Lucrezio resta fedele al sistema filosofico delineato dal suo grande maestro, che egli esalta come salvatore dell'umanità, un eroe benefattore che ha sottratto l'uomo alle tenebre della paura e della superstizione, utilizzando gli strumenti della ragione e dell'indagine scientifica. Eppure, mentre procede nel grande compito che si è dato, Lucrezio non può nascondere la verità ai suoi lettori-discepoli: il mondo non è fatto per l'uomo, il progresso acuisce il nostro senso di disagio e di infelicità, la natura è indifferente ai nostri bisogni. Il saggio lucreziano è ora un naufrago scampato alle tempeste della vita, che vive nascosto nei giardini felici della filosofia; ora un uomo tormentato dall'angoscia, soggiogato dalla passione amorosa, terrorizzato dai fantasmi dei sogni e della mente. Il centro dell'ispirazione lucreziana risiede proprio nella percezione dinamica delle forze della natura e del cuore umano: nello slancio fantastico e immaginoso del linguaggio poetico, che tanto ha affascinato i poeti postromantici, Lucrezio riesce contemporaneamente nell'impresa di svelare il senso dei magmatici sconvolgimenti materici dell'universo, e di consegnare ai suoi lettori un modello di virtù e di saggezza realmente applicabile nella vita di tutti i giorni.‎

‎Higgins Robert William; Löwith Karl; Tonini Ersilio‎

‎Eutanasia e suicidio. Liberi di morire?‎

‎br. "Scandagliando i modi con i quali viene impiegata la possibilità di protrarre la vita in situazioni prima non immaginabili, soprattutto attraverso le cure palliative, il saggio di Higgins descrive il comparire sulla scena antropologica occidentale della figura del morente. La ricchezza di sfumature antropologiche e di dilemmi morali, così introdotti sembra cancellata dall'imporsi di una sola autorità, di un solo parere legittimo al quale il corpo del paziente, nella sua totalità, deve essere reso disponibile: quello del complesso tecno-medico-legale. È in questa prospettiva che trovano la loro giustificazione le proposte relative a una presa in carico, legale e morale, da parte del soggetto delle condizioni nelle quali si potrebbe trovare con la comparsa di patologie e malattie sulle quali l'autorità tecno-medica avrebbe da esercitarsi oltre i termini consentiti dal paziente stesso. È quindi tra lo Scilla della moltiplicazione di potenza fornita alla medicina dalla tecnologia e il Cariddi della fragilità dell'uomo singolo che si pongono le soluzioni contraddittorie della modernità. Da un lato, è infatti parte attiva nella costruzione di un futuro tecnico dai risultati impensabili e dall'altro, si trova nella condizione di sostenere in virtù di questi stessi risultati la spinta a sottrarsi con la morte a ciò che ancora non è compiuto. Il rischio è che, in entrambi i casi, a perire sia la stessa natura umana, almeno così come ne abbiamo avuto esperienza finora. Ma la trama del discorso moderno sul suicidio e l'eutanasia trova piena espressione nelle pagine di Löwith. Il suicidio ha smesso, almeno nell'Occidente che una volta si considerava cristiano, di essere colpito da anatema ed espulso dal riconoscimento sociale e sacramentale che si deve ai morti. La vita non è più di Dio o, peggio, del signore feudale, la vita è disponibile alla libera scelta dell'individuo che può decidere come e quando terminarla. Il suicidio moderno, almeno quello occidentale - il discorso su quello orientale è molto più articolato e complesso - appare come una semplice estensione dei diritti e delle prerogative che l'individuo occidentale moderno rivendica a se stesso." (dall'introduzione di Riccardo De Benedetti)‎

‎De Benedetti R. (cur.)‎

‎In guerra con me stesso. Due conversazioni con Jacques Derrida‎

‎br. Due interviste, solo in apparenza tra loro lontane nel tempo. La prima del 1986, in tv, con Didier Cahen di "France-Culture"; l'altra, due mesi prima della sua morte, apparsa su "Le Monde" il 19 agosto 2004 con Jean Birnbaum. In realtà vicine per i temi discussi e lo spirito con cui il lavoro filosofico di Jacques Derrida viene affrontato per il pubblico vasto e indifferenziato della tv e del maggior quotidiano francese. Nella prima il congedo, lungo e articolato, dalla tradizione filosofica metafisica si intreccia con le precisazioni, molto chiare, sul modo di intendere la "decostruzione". Nella seconda, quando Derrida è in vista dell'ultimo vero congedo, quello dalla vita, un certo velo di malinconia sorregge la descrizione della fragilità e insieme della finezza di tutto il lavoro concettuale fino ad allora svolto. Emerge una visione della filosofia orgogliosa del proprio lascito e nello stesso tempo consapevole della precarietà con cui ogni tradizione, anche quella che apparentemente ne vorrebbe volentieri fare a meno, deve fare i conti, a partire dalla lingua stessa con cui cerca di esprimersi. Due testimonianze dell'intensità di un pensiero spesso frainteso.‎

‎Lukács György‎

‎L'anima e le forme‎

‎br. "Quale sia l'importanza di questa raccolta di saggi lo ha chiarito in varie occasioni Lucien Goldmann: per lui il tema maggiore di questi scritti (che solo in apparenza hanno come oggetto Rudolf Kassner, Kierkegaard, Novalis, Storm, George, C.L. Philippe, Beer-Hofmann, Sterne, Ernst) è l'indagine delle 'strutture dinamiche significanti' che Lukàcs chiama 'forme' delle differenti modalità privilegiate nel rapporto tra anima umana e assoluto. [...] Una di quelle forme o 'strutture significative' ha particolare rilievo in quest'opera: quella della 'visione tragica', recuperata attraverso i rapporti tra 'individuo', 'autenticità' e 'morte', nella definitiva irrilevanza e inautenticità della esistenza mondana. Con questa ripresa di temi che furono di Pascal e Kant, il giovane Lukàcs va ben oltre le posizioni che erano allora della filosofia accademica tedesca, anticipando di molto il pensiero di Heidegger e ponendosi tra gli anticipatori del moderno esistenzialismo". (Dallo scritto di Franco Fortini)‎

‎Fromm Erich‎

‎La forza dell'amore‎

‎br. Erich Fromm ha dedicato la sua vita a difendere la libertà umana in una società sempre meno a misura d'uomo: libertà di crescere, di sperimentare le proprie capacità, di amare. Questa scelta di pensieri, suddivisi per argomenti, concentra le riflessioni in un libricino che sa toccare le corde più profonde proprio grazie alla sua ammaliante semplicità.‎

‎Andretta Claudio‎

‎Luoghi energetici in Ticino‎

‎ill., ril. Cosa sono i luoghi energetici? In che modo l'energia della Terra può influire positivamente sulla nostra vita? In questo volume ricco di fotografie e illustrazioni, Claudio Andretta accompagna il lettore alla scoperta dei luoghi energetici del Canton Ticino: dalla Valle di Blenio alla Vallemaggia, da Bellinzona a Locamo e al Monte Verità, dal Mendrisiotto a Lugano, la Svizzera italiana racchiude una quantità straordinaria di siti naturalistici (cascate, colline, rocce e boschi) e artistici (antiche chiese, monasteri e santuari) dall'energia tanto elevata da essere percepibile da ogni visitatore. Un libro stimolante scritto da uno studioso che da anni si occupa di queste tematiche e che con precisione e competenza riesce a conquistare il lettore e a guidarlo lungo itinerari originali, svelando l'anima più profonda della Natura.‎

‎Baumgarten Alexander Gottlieb; Kant Immanuel; Amoroso L. (cur.)‎

‎Il battesimo dell'estetica‎

‎brossura‎

‎Kolosimo Peter‎

‎Cittadini delle tenebre‎

‎brossura E' possibile superare le barriere del tempo e conoscere il passato e il futuro? La mente può agire direttamente sulla natura? Quanti "corpi" ha l'uomo? Si sopravvive alla morte fisica? In questo libro Kolosimo esamina i più straordinari fenomeni dell'occulto e cerca di spiegarli alla luce della scienza.‎

‎Lecaldano Eugenio‎

‎Etica‎

‎brossura‎

‎Testoni Ines‎

‎Il dio cannibale. Anoressia e culture del corpo in Occidente‎

‎brossura Il disagio diffuso nel rapporto con gli alimenti è al centro di un dibattito che coinvolge l'opinione pubblica e interessa molte discipline. Ines Testoni concentra la propria riflessione sulla natura del nesso esistente tra l'opulenza propria dell'Occidente e il manifestarsi stesso dell'anoressia, la quale - come qualsiasi sofferenza psichica - è espressione della società in cui emerge, oltre che dell'angoscia dell'individuo che ne è portatore. Ed è proprio della doppia origine sociale ed individuale dell'anoressia che l'autrice intraprende una ricerca tesa ad individuare le specifiche dinamiche culturali e psicologiche in cui trova origine quel "patimento" che nel Novecento si è rivelato attraverso il digiuno femminile.‎

‎Antiseri Dario‎

‎Teoria unificata del metodo‎

‎brossura‎

‎Iacono Alfonso Maria; Ceruti M. (cur.)‎

‎L'evento e l'osservatore. Ricerche sulla storicità della conoscenza‎

‎brossura‎

‎Bianchi Luca‎

‎Il vescovo e i filosofi. La condanna parigina del 1277 e l'evoluzione dell'aristotelismo scolastico. Vol. 7‎

‎brossura‎

‎Carere-Comes Tullio‎

‎La scienza della cura dialogico-processuale‎

‎br. "Ricordavo, nel primo volume di questi seminari (La cura di sé nella relazione di aiuto, 2011), che il nostro insegnamento si regge e cammina su tre gambe: psicoanalitica, filosofica e artistica. Ricordavo anche che il nostro approccio è laico perché si oppone all'appropriazione della cura di sé e del sé da parte delle diverse categorie che in ogni epoca e cultura hanno cercato di assicurarsene l'esclusiva: caste sacerdotali in passato, corporazioni professionali nel presente. Lo stretto legame della psicoanalisi con la filosofia e l'arte rimarca la distanza dalla medicina e dalla psicologia (intesa come scienza empirica della psiche), e quindi dalla tendenza alla medicalizzazione e psicologizzazione che oggi avanza impetuosamente. La psicoanalisi laica è certamente terapeutica, ma non nel senso della psicoterapia che la legge italiana riserva a medici e psicologi. Essa non ha nulla o quasi nulla a che vedere con ciò di cui si occupano le scienze mediche e psicologiche. Non divide l'uomo in funzioni e apparati, non seziona il malessere secondo le categorie dei manuali diagnostici, non applica procedure empiricamente validate per la cura di quei disturbi". (T. Carere-Comes)‎

‎Carere-Comes Tullio‎

‎La cura di sé nella relazione di aiuto‎

‎br. "Il Verdetto di Dodo" allude, scherzosamente ma non troppo, al fatto che tutte le psicoterapie funzionano pressappoco allo stesso modo, perché i fattori efficaci sono soprattutto quelli comuni a tutte le relazioni di aiuto, e indipendenti dalla teoria e dalla tecnica del terapeuta. Questi fattori si attivano spontaneamente in tutte le relazioni di aiuto, come risposta ai bisogni fondamentali di crescita e potenziamento delle risorse del sé o della persona. Il counseling, come lo intendeva Rogers e come lo intende l'autore, si differenzia dalla psicoterapia perché non fa uso di procedure tecniche clinicamente o empiricamente validate per la cura di disturbi specifici, ma solo dei fattori comuni a tutte le relazioni di aiuto, da quella genitoriale in avanti. Ma a differenza della psicoterapia, in cui questi fattori operano sullo sfondo e in modo subordinato alla teoria e alla tecnica del terapeuta, nel counseling sono in primo piano. Il counseling, per come è inteso dall'autore, non è altro che l'applicazione rigorosa, consapevole e responsabile dei principi generali che regolano qualsiasi relazione di aiuto.‎

‎Bernardi Marcello‎

‎Lettere ai genitori‎

‎brossura‎

‎Bernardi Marcello; Scaparro Fulvio‎

‎La vita segreta del bambino. Gli ultimi appunti di un grande pediatra‎

‎ill., br. Marcello Bernardi è stato per decenni il punto di riferimento per la ricerca psicopedagogica in Italia, ma anche per generazioni di genitori. Questo volume avrebbe dovuto rappresentare una summa della sua opera di ricerca. La prosecuzione del lavoro, interrotto dalla sua scomparsa, è stata affidata allo studioso e terapeuta Fulvio Scaparro. Dalla vita intrauterina all'adolescenza, gli autori percorrono lo sviluppo dell'io infantile, attraverso la scoperta di sé, dei genitori e del mondo.‎

‎Steiner Rudolf‎

‎L'esperienza del corso dell'anno in quattro immaginazioni cosmiche‎

‎ill., br.‎

‎Steiner Rudolf‎

‎Principi di etica medica‎

‎br.‎

‎Steiner Rudolf‎

‎Il compito della scienza dello spirito e il suo edificio di Dornach‎

‎br.‎

‎Steiner Rudolf‎

‎Enigmi dell'essere umano‎

‎br.‎

‎Steiner Rudolf‎

‎Sulla psicoanalisi‎

‎br.‎

‎Steiner Rudolf‎

‎Considerazione esoteriche su nessi karmici. Vol. 4‎

‎br. Rudolf Steiner, fondatore dell'antroposofia nacque in Austria nel 1861, e si mise in luce ancora studente curando la pubblicazione degli Scritti scientifici di Goethe. Dal 1890 al '97 collaborò all'Archivio di Goethe e Schiller a Weimar. Dal 1902 ebbe una più intensa attività come scrittore e conferenziere, prima nell'ambito della Società Teosofica e poi di quella Antroposofica da lui fondata nel 1913. Oltre a una trentina di opere scritte di carattere filosofico e antroposofico, sono rimasti i testi stenografati di quasi 6000 conferenze sui più diversi rami del sapere. Gli impulsi da lui dati nell'arte, nella scienza, nella medicina nella pedagogia e nell'agricoltura portarono a movimenti oggi sempre più diffusi nel mondo. Morì nel 1925 a Dornach (Svizzera) dove aveva edificato in legno il primo Goetheanum, un centro di attività scientifiche e artistiche fondate sull'antroposofia, distrutto da un incendio nel 1922 e poi ricostruito in cemento dopo la sua morte.‎

‎Steiner Rudolf‎

‎La saggezza dei rosacroce‎

‎br.‎

‎Steiner Rudolf‎

‎Morte sulla terra e vita nel cosmo‎

‎br.‎

‎Steiner Rudolf‎

‎Verità e scienza. Proemio di una filosofia della libertà‎

‎br. Le seguenti considerazioni, risalendo nell'analisi dell'atto conoscitivo fino agli elementi ultimi, si prefiggono di formulare giustamente il problema della conoscenza e di indicare la via alla soluzione del medesimo.‎

‎Steiner Rudolf‎

‎Linee fondamentali di una gnoseologia della concezione goethiana del mondo. Con particolare riguardo a Schiller‎

‎br. Oggi, riprendendola in considerazione, (questa gnoseologia) mi appare altresì la giustificazione e il fondamento teoretico di tutto ciò che ebbi a dire e a pubblicare più tardi. Essa parla di una natura della conoscenza che libera la via dal mondo sensibile a un mondo spirituale.‎

‎Dionigi Areopagita; Turolla E. (cur.)‎

‎Corpus dionysiacum: La gerarchia celeste-La gerarchia ecclesiastica-Circa i divini nomi- La teologia mistica-Epistole‎

‎br. Ci sono traduzioni che non si devono dimenticare. Quella che Enrico Turolla (1896-1985), celebre traduttore di Platone, Orazio e di Proclo, diede per il "Corpus Dionysiacum" è una di esse. Il suo Corpus vedeva la luce a Padova nel 1956, presso Cedam e, prima della versione di Pietro Scazzoso ed Enzo Bellini (uscita in un primo tempo da Rusconi e poi, nel 2009, nella collana "Il pensiero occidentale" di Bompiani), era la sola completa e attendibile in italiano. Senonché la traduzione di Turolla, anche se non venne condotta sugli ultimi testi critici tedeschi (Walter de Gruyter, 1990), conserva un valore impareggiabile per la scelta dei termini e per la capacità dello studioso di evocare il linguaggio mistico del misterioso pensatore che si cela dietro il nome di Dionigi Areopagita.‎

‎Saint-Martin Louis-Claude de; Cerulli M. (cur.)‎

‎Gli illuminati nella società umana‎

‎ill., br. Nella vasta produzione letteraria di Louis Claude de Saint-Martin, detto il "Filosofo Incognito" (Amboise 18 gennaio l743 - Aulnay-sous-Bois 13 ottobre 1803) il breve saggio "Eclair sur l'association humaine", pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1797, è stato per lungo tempo trascurato, immeritatamente. Infatti, in questo testo, Louis Claude de Saint-Martin dimostra pienamente tutta la propria enorme sensibilità sociale ed esoterica analizzando i guasti della società umana ed offrendo i presupposti per una "illuminazione" della medesima, ottenibile attraverso l'apertura ai principi spirituali da egli realizzati tramite un lungo percorso di ricerca interiore. In molti punti del saggio possiamo riscontrare elementi di incredibile attualità, a conferma del fatto che guerre, rivoluzioni, capovolgimenti della società, tragedie, conquiste sociali - spesso più apparenti che reali - ben poche modifiche hanno purtroppo apportato all'egoistica impostazione delle umane società, impostazione stabilita da pochi per il governo di molti. Come Steiner un secolo dopo, Louis Claude de Saint-Martin ci dice, in modo chiaro ed esplicito, che soltanto una reale adesione allo Spirito può veramente trasformare il mondo attraverso la creazione di una società giusta ed equanime. Con un saggio introduttivo di Apis.‎

‎Lucci Antonio‎

‎Il limite delle sfere. Saggio su Peter Sloterdijk‎

‎br.‎

‎Severino Emanuele; Perone U. (cur.)‎

‎Volontà, destino, linguaggio. Filosofia e storia dell'Occidente‎

‎br. La filosofia è sorta con la celeberrima divisione tra essere e apparenza: un atto che ha separato ciò che sta, immutabile e incontrovertibile, da ciò che da questo essere è retto. Il mondo dell'apparenza, interpretato come luogo del divenire, ha assunto i tratti del non essere, imponendo ai filosofi l'esigenza di mettere in relazione il non essere con l'essere ovvero di trovare una compatibilità tra contraddittori. La soluzione di Severino, qui ripercorsa in sei dense lezioni, ha il pregio della semplicità e il rigore di un ferreo argomentare logico. Egli nega al divenire l'evidenza fenomenologica che comunemente gli si attribuisce. È certamente vero che i fenomeni entrano ed escono dalla percezione della coscienza mortale, ma senza che questo debba essere attribuito a un loro presunto divenire. Che l'apparenza sia il luogo del divenire è piuttosto un modo filosofico per rendere ragione dell'apparire dell'apparenza. Su queste basi la proposta di Severino offre un superamento del dualismo essere-apparenza e aiuta a leggere l'apparenza come manifestazione necessaria ed eterna dell'essere.‎

‎Jaeggi Rahel; Solinas M. (cur.)‎

‎Forme di vita e capitalismo‎

‎br. Come dovremmo vivere? Le odierne società capitalistiche permettono effettivamente alle nostre forme di vita di fiorire? O invece, esponendole a condizioni di dominazione e sfruttamento, cooperano ad arrestarne e inibirne i processi di sviluppo? Sono le domande di fondo a cui Rahel Jaeggi cerca di offrire una risposta in questo volume. Di contro alla neutralità etica liberale, viene rilanciato il tema della «vita offesa» e «alienata», caro alla tradizione della Scuola di Francoforte. Proseguendo e radicalizzando l'operazione critica e diagnostica intrapresa da Axel Honneth, di cui è stata allieva, Jaeggi insiste con decisione sul versante negativo: cioè sulle crisi e i problemi da cui si deve partire per sviluppare una critica delle forme di vita che risulti incisiva ed estranea a ogni paternalismo ed essenzialismo. Una posizione teorica che aggiorna il metodo della critica immanente di matrice hegeliana e, nel contempo, utilizza alcuni strumenti concettuali dell'attuale ontologia sociale per tentare di scardinare l'idea tradizionale dell'economia come qualcosa a sé stante, interpretando così il capitalismo come una forma di vita tra altre.‎

‎Sweet Corinne‎

‎Cambia la tua vita con la TCC. Tecnica e pratica della terapia cognitivo-comportamentale‎

‎br. Ma che cos'è la TCC? La Terapia Cognitivo-comportamentale (TCC) è un tipo di psicoterapia che: si concentra sul presente, senza scavare troppo nel passato insegna tecniche semplici e facilmente praticabili per cambiare i modi distorti di pensare (aspetto cognitivo) e i comportamenti disfunzionali (aspetto comportamentale) poggia su una base sperimentale e un metodo scientifico. Nel 2000 l'Organizzazione Mondiale della Sanità nei protocolli per il trattamento dei disturbi d'ansia ha definito le tecniche utilizzate dalla TCC come le più "efficaci". I disturbi in cui la TCC ha dimostrato un'eccezionale utilità sono quelli di cui soffre la maggior parte della popolazione: ansia e attacchi di panico, depressione, ossessioni e fobie, problemi di autostima, disturbi post-traumatici da stress.‎

‎Di Fabio A. (cur.); Sirigatti S. (cur.)‎

‎Counseling. Prospettive e applicazioni‎

‎br. Il libro presenta, esplora e valuta in tutti i suoi aspetti il counseling, disciplina psicologica di cui si sente parlare sempre più spesso e ora oggetto di corsi e master universitari, e la figura di counselor, professione emergente, che "aiuta le persone ad aiutarsi" e opera in tutti i campi, dalla scuola all'azienda, alle strutture medico-sanitarie, agli ambiti dell'orientamento, della formazione e dei servizi sociali.‎

‎Rampin Matteo‎

‎Il grano e la zizzania. Prontuario per cambiare la realtà cambiando le parole‎

‎br. Il linguaggio è un'arma potente: non solo descrive la realtà, ma la può anche cambiare. Se le parole non sono realtà "concrete", sicuramente lo sono i loro effetti. A volte il modo di parlare si traduce in blocchi, disfunzioni, sofferenza: è il caso di frasi come "Non so decidere", "Sono timido", "Mi sento sempre in colpa", che possono scaturire da situazioni reali, ma che diventano la "prova" e la giustificazione dell'impossibilità di cambiare. In questo libro, Matteo Rampin ne raccoglie una nutrita antologia tratta dalla sua attività clinica, mostrando come sia possibile, attraverso la ridefinizione e la ristrutturazione di quelle stesse parole, ribaltare gli effetti paralizzanti del linguaggio, e usare proprio quest'ultimo come una sorta di formidabile antidoto contro se stesso, spalancando così la strada al cambiamento, ridando al disagio proporzioni più adeguate e portando ad accettare il fatto che problemi e crisi fanno parte dell'esistenza. In questo modo, quasi magicamente, ciò che avvelena l'esistenza degli individui è visto da una prospettiva nuova, che svela come grano e zizzania siano due facce della stessa medaglia. Frasi come le precedenti perdono allora la loro connotazione negativa: "Non so decidere", "E come l'ha deciso?".‎

‎Regazzoni Simone‎

‎Pornosofia. Filosofia del pop porno‎

‎br. Che ci fanno Emmanuel Lévinas e Slavoj Zizek, maestri del pensiero contemporaneo, accanto a Rocco Siffredi e Moana Pozzi, protagonisti di ben altre imprese? Che cosa rende il pop porno, e quindi l'osceno, lo scandaloso, degno oggetto di riflessione filosofica? Cos'è, in una parola, la pornosofia? Dopo aver sgombrato il campo dalla critica politicamente ed eticamente corretta della pornografia, l'autore indaga il nesso fra corpo, amore, perversione, democrazia e, infine, ricerca filosofica. Mentre nella sua pars destruens intende «farla finita con la donna-oggetto», la pornosofia ha come oggetto il concetto più ampio di fiction, chiave di lettura della cultura di massa moderna, di cui la pornografia è l'emblema più estremo e coerente. Regazzoni punta il dito sull'idea di fruizione come esposizione passiva e del tutto acritica al messaggio della fiction, e quindi anche della carnalità più esplicita e fantasiosa: il pop porno, in cui gli attori «fingono di fare ciò che in realtà fanno», abbatte con prepotenza la fragile barriera che divide realtà e finzione.Ma l'interesse dell'autore va ben oltre un banale voyeurismo intellettuale, e respinge qualunque insinuazione di malcelata morbosità o provocazione, tutt'altro, ricollegando l'«amore filosofico» a una «genuina perversione»: «guardare film hard può essere un ottimo pretesto per fare cose perverse come scrivere un libro di filosofia».‎

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