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Vergelli Giuseppe Tiburzio (Recanati, 1629 – 1700 circa)
Prospetto della Nobile e Vaga Piazza Navona Con le misure d'essa lunga palmi Romani, 1150: larga 250, Nuovamente data alle S
Veduta di Piazza Navonaincisa da Tiburzio Vergelli per la tipografia di Matteo Gregorio de Rossi.Acquaforte e bulino, firmata in lastra in basso a sinistra. Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, piccoli restauri perfettamente eseguiti, nel complesso in ottimo stato di conservazione. Opera molto rara.Oltre al titolo dell'opera, il contenuto dell'iscrizione in alto, in un cartiglio decorativo "le misure d'essa lunga palmi Romani; 1150: larga 250; Nuovamente data alle Stampe Originali da Matteo Gregorio Rossi Romano habitante in detta Piazza, all'Insegna della Stampa l'anno 1688 con un privilegio papale". In basso: "Giuseppe Tiburtio Vergelli da Recanati disegnò e misurò" e una dedica al principe Giovanni Battista Pamphili Aldobrandini.Sempre in basso è presente anche l'elenco numerato con 10 elementi importanti della veduta: 1. Palazzo del Ecc.mo Sig.re Prencipe Panfilij; 2. Chiesa e Collegio di S. Agnese fatta fabricare da fondamenti della felic. memoria di Papa Innocentio X; 3. Obelisco e fontana eretta dal sopradetto Pontefice; 4. Palazzo delli Sig.ri de Cupis; 5. Chiesa et Ospitale de S. Giacomo della natione spaniola; 6. Fontana dell'Nettuno; 7. Altra fontana; 8, Campanile di S. Agostino; 9. Campanile della Chiesa di S. Apolinare, Collegio Germanito et Ungaro; 10. Palazzo del Sig.r Duca Altemps,; 11. Chiesa et Ospitale di S. Maria dell'Anima della Natione Tedesca, e Fiamengo. View of Piazza Navona in Rome. Etching and engraving, signed at lower left.A fine impression, on contemporary laid paper, trimmed to the platemark, small repairs, otherwiese very good.Inscription Content: Lettered along the top on a ribband, followed by 'con le misure d'essa lunga palmi Romani 1150 larga 250, nuovamente data alle stampe originali da Matteo Gregorio Rossi Romano habitante in detta Piazza, all'insegna della stampa l'anno 1688' with a Papal privilege. At bottom 'Giuseppe Tiburtio Vergelli da Recanati disegno e misuro', and a key to the plate numbered 1 to 10 and with a dedication to Prince Giovanni Battista Pamphili Aldobrandini by the publisher'.A very rare work.
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Du Bosc Claude (1682–1745?)
The Pope going in Ceremony to take Possession of the Pontificate in Saint John's of Lateran, which is the Capital of all the
Cerimonia del conclave pubblicata nel celebre "Cérémonies et coutumes religieuses de tous les peuples du monde" di Bernard Picart, pubblicato tra il 1723 ed il 1743.Acquaforte, due fogli uniti, carta leggermente bruynita nella parte inferiore, per il resto in ottimo stato di conservazione. Showing the ceremony to take possession of the Pontificate. Taken from Bernard Picart "Cérémonies et coutumes religieuses de tous les peuples du monde", appearing from 1723 to 1743.Etching, some foxing at the bottom corners, otherwise very good.
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SILVESTRE Israel (Nancy, 1621 - Parigi, 1691).
(Panorama di Roma)
Acquaforte, 1645/50 circa, firmata in lastra in basso a destra..Inusuale veduta panoramica della città, con vista su vari monumenti, descritti in basso in un legenda di 9 punti, riportata in basso in italiano e francese e che comprende: 1. Vestigij del Tempio della Pace . 2. Chiesa di S.ta Francesca Romana . 3. Vigna Fanesia . 4. Vestigij del Palazzo Maggiore. 5. Vestigij della Casa di Cicerone. 6. St. Maria liberatrice . 7. St. Pietro Montorio. 8. Frontespitio dell'Acqua Paula. 9. Colonne restate del Tempio di Giove Statore. La Basilica, in primo piano, è disegnata con grande dettaglio, come pure il panorama della città, dove sono riconoscibili numerose opere architettoniche. Come per il panorama generale di Roma, anche questa veduta generale venne probabilmente incisa "da un disegno eseguito ad vivum da L. de Lincher, un disegnatore francese poco noto che fu attivo in quegli anni a Roma e fornì i sui disegni a diversi incisori fra i quali anche il conterraneo Francois Collignon" (cfr. Barbara Jatta in "Roma Veduta" p. 164),Il Silvestre, incisore e disegnatore, nasce a Nancy nel 1621. Tra il 1638 e il 1641 viaggiò in Italia; si hanno notizie della sua presenza nella Penisola ancora nel 1643 e nel 1653. Il suo stile fu, all’inizio, piuttosto sciolto, ma dal 1643 in poi divenne più raffinato e delicato, acquisendo accuratezza e precisione senza essere asciutto, risultando a volte simile a quello di Jacques Callot o di Stefano della Bella, con i quali ebbe rapporti di amicizia. Accanto alle testimonianze per la Roma antica mostrò ben presto un grandissimo interesse per la città "moderna", divenendo uno dei precursori del vedutismo - non solo nel campo incisorio - anticipando artisti come Lievin Cruyl e Gaspar van Wittel. Bellissima prova, con ampli margini, pieghe verticali dovute alla conservazione - più volte ripiegata e conservata il album - in ottimo stato di conservazione. Rara. Etching, circa 1645/50, signed on the lower right-hand plate. Unusual panoramic view of the city, with a view of various monuments, described in a 9-point legend at the bottom in Italian and French, including: 1. Vestigij del Tempio della Pace . 2. Chiesa di S.ta Francesca Romana . 3. Vigna Fanesia . 4. Vestigij del Palazzo Maggiore. 5. Vestigij della Casa di Cicerone. 6. St. Maria liberatrice . 7. St. Pietro Montorio. 8. Frontespitio dell'Acqua Paula. 9. Colonne restate del Tempio di Giove Statore. The Basilica, in the foreground, is drawn in great detail, as is the panorama of the city, where numerous architectural works are recognisable. As with the general view of Rome, this panorama was probably engraved "from a drawing made ad vivum by L. de Lincher, a little-known French draughtsman who was active in Rome in those years and supplied his drawings to various engravers, including his fellow countryman Francois Collignon" (cf. Barbara Jatta in "Roma Veduta" p. 164). Silvestre, engraver and draughtsman, was born in Nancy in 1621. Between 1638 and 1641 he travelled in Italy; there are records of his presence in the Peninsula again in 1643 and 1653. His style was rather loose at first, but from 1643 onwards it became more refined and delicate, acquiring accuracy and precision without being dry, sometimes resembling that of Jacques Callot or Stefano della Bella, with whom he was friends. Alongside the evidence for ancient Rome, he soon showed great interest in the "modern" city, becoming one of the forerunners of vedutism - not only in the field of engraving - anticipating artists such as Lievin Cruyl and Gaspar van Wittel. Beautiful proof, with wide margins, vertical folds due to storage - folded several times and stored in the album - in excellent condition. Rare.
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PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)
Veduta del Tempio delle Camene, anticamente circondato da un bosco nella valle di Egeria, si vede fuori di Porta Latina nell
- PRIMO STATO DI QUATTRO -Acquaforte e bulino, 1773, firmata in lastra . Esemplare della contemporanea tiratura romana. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. - THE FIRST STATE OF FOUR -Etching with engraving, 1773, signed on plate. From the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary laid paper with watermark "double encircled fleur de lys with letters CB", with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Hind 106, I/IV; Focillon 827; Wilton Ely 239.
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PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)
Veduta dell'avanzo del Castello, che prendendo una posizione dell'Acqua Giulia dal Condotto principale, parte ne diffondeva
Acquaforte e bulino, 1753 circa, firmata in basso. Esemplare del quarto stato di sei descritto da Hind, della tiratura postuma romana. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Etching and engraving, circa 1753, signed on plate at the bottom. Example of the fourth state of six, from the late Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary laid paper, with margins, perfect condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Wilton-Ely 169,Focillon 822, Hind 34 IV/VI
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PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)
Veduta del Ponte Lugano su l'Anione nella via Tiburtina risarcito ne' tempi bassi
- PRIMO STATO DI QUATTRO -Acquaforte e bulino, 1763, firmata in lastra . Esemplare della contemporanea tiratura romana. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. - THE FIRST STATE OF FOUR -Etching with engraving, 1763, signed on plate. From the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary laid paper with watermark "double encircled fleur de lys with letters CB", with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Hind 68, I/IV; Focillon 773; Wilton Ely 201.
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PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)
Veduta del Pazazzo Stopani
- PRIMO STATO DI TRE -Acquaforte e bulino, 1776, firmata in lastra . Esemplare della contemporanea tiratura romana. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con letter CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. - THE FIRST STATE OF THREE -Etching with engraving, 1776, signed on plate. From the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary laid paper with watermark "double encircled fleur de lys with letters CB", with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Hind 128, I/III; Focillon 842; Wilton Ely 261.
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PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)
Altra veduta degli avanzi del Pronao del Tempio della Concordia
- PRIMO STATO DI TRE -Acquaforte e bulino, 1774, firmata in lastra . Esemplare della contemporanea tiratura romana. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. - THE FIRST STATE OF THREE -Etching with engraving, 1774, signed on plate. From the contemporary Roman Edition. A very good impression, printed on contemporary laid paper with watermark "double encircled fleur de lys with letters CB", with margins, very good condition. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Hind 110, I/III; Focillon 830; Wilton Ely 243.
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LAURO Giacomo (1561-1645/50)
Roma Antiqua Triumphatrix
Pianta archeologica di Roma incisa da Giacomo Lauro e pubblicata dalla tipografia de Rossi.In alto al centro il titolo e l’imprint editoriale ROMA ANTIQUA TRIUMPHATRIX AB ANTIQUIS MONUMENTIS ET RERUM GESTARUM MEMORIIS ERUTA HICA IACOBO LAURO ROMANO AUCTORE ET SCULPTORE GRAPHICE EXPRESSA. Io. Iacobus de Rubeis formis Romae ad Templu[m] Pacis cu[m] Priv. S. Pont. In basso al centro Romae Cum Privilegio Summi Pontificis. A destra e sinistra della carta una lunga legenda numerica di 279 rimandi a luoghi e monumenti notabili e due piccole mappe. La carta è circondata da un testo inciso e da venti vignette che simboleggiano momenti significativi nella storia antica della città. Carta priva di orientazione. Acquaforte e bulino, mm 482x736.La carta è circondata da un testo inciso e da venti vignette che simboleggiano momenti significativi nella storia antica della città, mentre due piccole mappe raffigurano i sette colli sui quali sorge Roma. Incerta è la datazione della stessa, che il Frutaz colloca tra il 1612 e prima del 1650. Cartograficamente ispirata a quella realizzata da Etienne Duperac nel 1574, la pianta venne pubblicata da Giacomo de Rossi tra il 1649 e il 1677, anno in cui viene elencata nel celebre Indice della stamperia De Rossi.Acquaforte e bulino, impressa su carta vergata coeva, con margini, colori coevi, lieve restauro con parziale perdita di testo in basso al centro, nel complesso in eccellente stato di conservazione.BibliografiaArrigoni-Bertarelli (1930): p. 10, n. 77; Christie’s (1998): n. 1034; Frutaz (1962): p. 72, n. XXVII, Tavv. 59-61; Hülsen (1915): XXIII, p. 86, n. 107; Iusco. Indice delle stampe de' Rossi, p. 379 (p.16 c.2); Scaccia Scarafoni (1939): pp. 32-33, n. 32. The bird's-eye view of ancient Rome by Giacomo Lauro was derived from Etienne du Pérac's large view of Rome.Printed from two separate plates on two sheets subsequently joined at vertical edges. List of buildings and sites numbered 1-279, keyed to view. At outer margin is a band of 16 engraved scenes from Roman history interspersed with 20 numbered explanatory texts. Heads of the 7 kings of Rome appear at upper left, heads of the 12 Caesars at upper right. Title and imprint at top center. Oriented with east at top.In marginal text, Lauro refers to his Antiquae urbis splendor (published 1612), so the view must have been engraved between that date and his death in 1650. This span is narrowed by the probability that the present view is that signed by Lauro in 1635. It must have been published by Giovanni Giacomo de Rossi between the beginning of his publishing activity in 1649 and the 1677 index of his publications whichincludes this view.Etching with engraving, printed on contemporary laid paper, with margins, contemporary colour, light repair with the loss of part of the text on lower part, otherwise in excellent condition.LiteratureArrigoni-Bertarelli (1930): p. 10, n. 77; Christie’s (1998): n. 1034; Frutaz (1962): p. 72, n. XXVII, Tavv. 59-61; Hülsen (1915): XXIII, p. 86, n. 107; Iusco. Indice delle stampe de' Rossi, p. 379 (p.16 c.2); Scaccia Scarafoni (1939): pp. 32-33, n. 32.
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CAFFI Ippolito (Belluno 1809 – Lissa 1866)
Panorama di Roma veduta dalla Torre del Campidoglio
Litografia, 1839, firmata e datata in basso a destra e sinistra. Bellissima prova, impressa su quattro fogli di carta coeva uniti, leggere ossidazioni, per il resto in ottimo stato di conservazione. Questo panorama è idealmente preso dalla torre del Campidoglio ruotando da sinistra verso destra di 360 gradi, con una raffigurazione che inizia dal Pincio e si chiude a Piazza del Popolo. L’opera è stampata dalla litografia Kier di Venezia e nel margine inferiore reca una leggenda di 69 numeri. L’impianto della veduta è ancora quello di un pittore di tradizione settecentesca, in sintonia con la definizione che lo stesso Caffi, allora trentenne, dava di se stesso: “pittore prospettico”. Emilio Re nella biografia sull’artista della mostra romana del 1959 definisce, già allora, “rara” la veduta. Bibliografia: Vedute Romane, pp. 13, 50, n. 74; Roma Veduta, p. 221, 67; Le piante di Roma nelle collezioni private, p. 344, 276. Lithograph, 1839, signed and dated on lower right and left. Beautiful work, printed on four sheets of contemporary paper - joined together - light oxidations otherwise in excellent condition. This panorama is ideally seen from the tower of the Campidoglio, rotating towards the right side of 360 degrees, starting from the Pincio and ending in Piazza del Popolo. The work has been printed by the Kier lithography in Venice; on lower margin it bears 69 numbers. The setting of the view recalls that of an XVIII century painter, according to the definition that Caffi himself, at the age of thirty, gave of his art: “perspective painter”. In his biography of the artist, written on the occasion of the 1959 exhibition, Emilio Re defined this subject “rare”. Bibliografia: Vedute Romane, pp. 13, 50, n. 74; Roma Veduta, p. 221, 67; Le piante di Roma nelle collezioni private, p. 344, 276. Dimensioni 1450x145. Vedute Romane, pp. 13, 50, n. 74; M. Gori Sassoli (a cura di), "Roma Veduta", p. 221, s. 67; C. Marigliani, "Le Piante di Roma delle collezioni private", tav. 276.
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BLASI Alfredo
Roma (Veduta dal Gianicolo)
Veduta panoramica della città dal Gianicolo. Pubblicazione fatta a cura del Consiglio Centrale per l'Italia dalla Pontificia Opera della Propagazione della Fede.In basso una legenda di 46 richiami sui luoghi notabili della città.Xilografia a colori, di Alfredo Blasi, la cui firma è in basso a destra.Rara. Veduta panoramica della città dal Gianicolo. Pubblicazione fatta a cura del Consiglio Centrale per l'Italia dalla Pontificia Opera della Propagazione della Fede.In basso una legenda di 46 richiami sui luoghi notabili della città.Xilografia a colori, di Alfredo Blasi, la cui firma è in basso a destra.Rara.
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BARBAULT Jean (Viarmes, presso Chantilly, 1 Agosto 1718; Roma, 28 Maggio 1762).
Temple de Minerve Medica prés la Porte Majeure
Veduta tratta da "Les Plus Beaux Monuments de Rome ancienne" pubbliicata a Roma da Bouchard & Gravier - Komarek, nel 1761.Ricca ed elegante raccolta testuale e iconografica delle bellezze artistiche e architettoniche di Roma antica e moderna. Le grandi tavole ad ampi margini sono realizzate principalmente da Barbault; altri incisori delle tavole furono Montagu, Bouchard, Freicenet. Barbault si differenziò dal suo rivale artistico Giambattista Piranesi, scegliendo di rappresentare edfici ed antichi monumenti che Piranesi aveva raffigurato da angolazioni e punti di vista differenti, cosicché potesse colmare i vuoti iconografici che potevano trovarsi nei lavori dell'architetto. Incisione in rame, in ottimo stato di conservazione. Taken from « Les Plus Beaux Monuments de Rome ancienne », printed in Rome by Bouchard & Gravier - Komarek, 1761. The work is a rich and elegant textual and iconographic collection of the artistic and architectural beauties of ancient and modern Rome. The plates - often with wide margins - are mainly made by Barbault; other engravers on the plates were Montagu, Bouchard, Freicenet. Barbault differentiated himself from his artistic rival Giambattista Piranesi, choosing to represent buildings and ancient monuments that Piranesi had portrayed from different angles and points of view, so that he could fill the iconographic gaps that could be found in the architect's works.Copperplate, in very good conditions. Rossetti 755; Berlin Katalog 1897; Cicognara 3593.
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MOREL François (ca. 1768 – ca. 1840)
Veduta del Ponte Lucano su la via Tiburtina, il quale fu rifatto da Tiberio Plauzio, che presso del Ponte si vede il Sepolcr
Bella veduta incisa da François Morel per l’editore Agapito Franzetti. Tratta da Raccolta di N 40 vedute antiche, et moderne della città di Roma et sue Vicinanze. Incise da Morel, Acquaroni, Parboni, ed altri celebri bulini, senza data ma circa 1800. François Morel o Francesco Morelli (1768 circa - 1840 circa) è stato un pittore e incisore franco-italiano. Fu attivo a Napoli e noto come pittore o incisore di soggetti pompeiani. Nato nella Franche-Comté, si recò giovanissimo a Roma, dove fu allievo di Francesco Volpato. Con Hackert e Luigi Sabatelli portò a termine una serie di incisioni raffiguranti la cosiddetta Villa di Orazio a Licenza. Bella impressione su carta vergata coeva, con margini pieni, in buono stato di conservazione. Beautiful view engraved by François Morel for the publisher Agapito Franzetti. Taken from Raccolta di N 40 vedute antiche, et moderne della città di Roma et sue Vicinanze. Incise da Morel, Acquaroni, Parboni, ed altri celebri bulini, undated but circa 1800. François Morel or Francesco Morelli (ca. 1768 – ca. 1840) was a French-Italian painter and engraver. He was active in Naples and known as a painter or engraver of Pompeian subjects. He was born in the Franche-Comté, and then traveled to Rome, where was a pupil of Francesco Volpato. He completed a series of engravings depicting the so-called Villa of Horace in Licenza with Hackert and Luigi Sabatelli. A fine impression on contemporary paper, with full margins, good condition.
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Pronti Domenico (1750 - 1815 circa)
Veduta della Piazza di Monte Cavallo .
Veduta di Piazza del Quirinale. All'interno della piazza scena di vita quotidiana con molte figure e cavalli.Acquaforte in buono stato di conservazione. View of Piazza del Quirinale. Inside the square scene of daily life with many figures and horses.Etching in good condition.
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Pronti Domenico (1750 - 1815 circa)
Veduta del Tempio di Vesta
Veduta del Tempio, con scena di vita quotidiana e animali al pascolo.Acquaforte in buono stato di conservazione. View of the Temple, with scene of daily life and animals.Etching in good condition.
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Pronti Domenico (1750 - 1815 circa)
Veduta della Gran Piazza e Basilica Vaticana.
Veduta dall'alto di Piazza San Pietro con la Basilica e il colonnato. All'interno della piazza scena di vita quotidiana con molte figure e carrozze con cavalli.Acquaforte in buono stato di conservazione. View from above of St. Peter's Square with the Basilica and the colonnade. Inside the square scene of daily life with many figures and carriages with horses.Etching in good condition.
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RUGA Pietro (1772-1824)
Veduta della Basilica di S. Maria ad Nives comunemente detta S. M.a Maggiore sull'Esquilino, nelle rovine del Tempio di Giun
Veduta tratta dall’opera “Nuova Raccolta delle principali vedute antiche e moderne dell’alma città di Roma e sue vicinane…” edita da Giacomo Antonelli a Roma intorno al 1830.Le tavole dell’opera, furono incise tra il 1825 e il 1829 da diversi incisori.Ciascuna reca il nome dell’incisione, l’indirizzo editoriale e una doppia didascalia in italiano e in francese.Acquaforte, in ottimo stato di conservazione. Nice large view , from “Nuova Raccolta delle principali vedute antiche e moderne dell’alma città di Roma e sue vicinane…” published in Roma by Giacomo Antonelli around 1830.The plates was engraved between 1825-1829.All plates bear the engraver’s name, the editor’s address and captions in Italian and French.Etching, in very good condition.
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POILLY Nicolas Jean Baptiste (1712-1780)
Le Pont Saint Ange a Rome
Bella veduta di Castel Sant'Angelo e del Ponte omonimo.Acquaforte colorata a mano in buone condizioni. Beautiful view of Castel Sant'Angelo and the homonymous bridge.Hand colored etching in good condition.
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ABBOT Henri (attivo tra il 1820 ed il 1850)
Arch of Janus
Vista dell'Arco di Giano, con scena di vita quotidiana.Disegnato e scolpito da H. Abbott, acquatinta di J. Gleadah, stampata da Baldwin.La veduta è tratta dall'opera "Antiquities of Rome; comprising twenty-four select views of its principal ruin: illustrated by a panoramic outline of the modern city, taken from the Capitol. From drawings by Henry Abbott ... made in the year 1818", stampata a Londra nel 1820.Acquatinta, in buone condizioni. View of the Arco di Giano, with a scene of daily life.Designed and sculpted by H. Abbott, acquatinted by J. Gleadah, printed by Baldwin.Taken from "Antiquities of Rome; comprising twenty-four select views of its principal ruin: illustrated by a panoramic outline of the modern city, taken from the Capitol. From drawings by Henry Abbott ... made in the year 1818", London 1820.Aquatint, in good condition.
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ABBOT Henri (attivo tra il 1820 ed il 1850)
The Forum from the Pillar of Phocus
Vista dei Fori Romani dalla Colonna di Foca, con scena di vita quotidiana.Disegnato e scolpito da H. Abbott, acquatinta di D. Havell, stampata da Baldwin.La veduta è tratta dall'opera "Antiquities of Rome; comprising twenty-four select views of its principal ruin: illustrated by a panoramic outline of the modern city, taken from the Capitol. From drawings by Henry Abbott ... made in the year 1818", stampata a Londra nel 1820.Acquatinta, in buone condizioni. View of the Roman Forums from the Colonna di Foca, with a scene of daily life.Designed and sculpted by H. Abbott, acquatinted by D. Havell, printed by Baldwin.Taken from "Antiquities of Rome; comprising twenty-four select views of its principal ruin: illustrated by a panoramic outline of the modern city, taken from the Capitol. From drawings by Henry Abbott ... made in the year 1818", London 1820.Aquatint, in good condition.
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LINDEMANN FROMMEL Karl August (Markirch 1819 - Roma 1891)
Triumpfbogen des Titus
Veduta tratta dalla celebre raccolta Skizzen und Bilder aus Rom [--Neapel; --Florenz] und Umgegend. [Stuttgart: Köhler, 1851-1860., una suite di tavole litografiche, molto rara, realizzata tra il 1851 e il 1860. Brunet cita solo la parte relativa a Roma e dintorni, mentre le altre due parti gli sfuggono. Le bellissime litografie, alcune delle quali firmate in pietra e datate 1848, raffigurano vedute di Roma (48 tavole, come la collazione di Brunet), di Napoli (36 vedute) e di Firenze (6 vedute). Karl August Lindemann-Frommel è stato un pittore di paesaggi e litografo. Lindemann nacque in Alsazia come quarto figlio della coppia di coniugi Karl August Philipp Lindemann (1776-1828) e Catharina Philippina Frommel (1787-1841). Il padre, proprietario di una fabbrica, morì quando Lindemann aveva nove anni. La custodia fu affidata allo zio Carl Ludwig Frommel, professore di pittura e incisione a Karlsruhe e direttore delle Pinacoteche granducali. Lindemann imparò il mestiere di artista da Frommel, che in seguito lo adottò. Il suo secondo insegnante influente fu Carl Rottmann. Dal 1844 al 1849 Lindemann viaggiò attraverso l'Italia, che sarebbe poi diventata il suo paese d'adozione. A Roma divenne membro fondatore dell'Associazione degli artisti tedeschi nel 1845. Incontra Karl Christian Andreae, di quattro anni più giovane, e lo ispira a studiare i paesaggi italiani. In seguito ha vissuto a Monaco e a Parigi, dove ha approfondito la pittura a olio. Nel 1856 Karl Lindemann-Frommel si stabilì a Roma, dove fu nominato professore all'Accademia di San Luca. Visse e lavorò a Roma fino alla sua morte, avvenuta nel 1891. Il Meyers Konversations-Lexikon, 1908, descrive le sue opere grafiche: "Come frutto dei suoi studi [in Italia] pubblicò una serie di vedute di Roma, Napoli, Firenze ecc. in litografie parzialmente colorate (Lipsia, 1851), a cui seguirono nel 1858 fogli litografati con motivi delle Paludi Pontine e 24 fogli di vedute di Potsdam”. Litografia tinta, buono stato di conservazione. Bibliografia Brunet III, 1082; Lindemann-Frommel, Karl, in Hans Vollmer, Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart. Begründet von Ulrich Thieme und Felix Becker. Band 23: Leitenstorfer–Mander. E. A. Seemann, Leipzig 1929, p. 240; Peter K. W. Freude: Karl Lindemann-Frommel. Ein Malerleben in Rom. 1997. View from the famous collection Skizzen und Bilder aus Rom [--Neapel; --Florenz] und Umgegend. [Stuttgart: Köhler, 1851-1860., a very rare suite of lithographic plates made between 1851 and 1860. Brunet mentions only the part relating to Rome and its surroundings, while the other two parts escape him. The beautiful lithographs, some of them signed in stone and dated 1848, depict views of Rome (48 plates, like Brunet's collation), Naples (36 views) and Florence (6 views). Karl August Lindemann-Frommel was a landscape painter and lithographer. Lindemann was born in Alsace as the fourth child of the married couple Karl August Philipp Lindemann (1776-1828) and Catharina Philippina Frommel (1787-1841). His father, a factory owner, died when Lindemann was nine years old. Custody was entrusted to his uncle Carl Ludwig Frommel, a professor of painting and printmaking in Karlsruhe and director of the Grand Ducal Picture Galleries. Lindemann learned the artist's trade from Frommel, who later adopted him. His second influential teacher was Carl Rottmann. From 1844 to 1849 Lindemann traveled through Italy, which would later become his adopted country. In Rome he became a founding member of the Association of German Artists in 1845. He met Karl Christian Andreae, four years his junior, and inspired him to study Italian landscapes. He later lived in Munich and Paris, where he delved into oil painting. In 1856 Karl Lindemann-Frommel settled in Rome, where he was appointed professor at the Accademia di San Luca. He lived and worked in Rome until his death in 1891. The Meyers Konversations-Lexikon, 1908, describes his graphic works: "As the fruit of his studies he published a series of views of Rome, Naples, Florence etc. in partially colored lithographs (Leipzig, 1851), which was followed in 1858 by lithographed sheets with motifs of the Pontine Marshes and 24 sheets of views of Potsdam." Tinted lithograph, good condition. Bibliografia Brunet III, 1082; Lindemann-Frommel, Karl, in Hans Vollmer, Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart. Begründet von Ulrich Thieme und Felix Becker. Band 23: Leitenstorfer–Mander. E. A. Seemann, Leipzig 1929, p. 240; Peter K. W. Freude: Karl Lindemann-Frommel. Ein Malerleben in Rom. 1997.
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MOORE Georg Belton (Londra 1805 -1875)
St. Agnese - Rome.
Bella veduta tratta dall'opera The Ecclesiastical Architecture of Italy: From the Time of Constantine to the Fifteenth Century…, di Henry Gally Knight, stampata da Day & Haghe e pubblicata a Londra, in 2 volumi, nel 1843. L'opera è illustrata da 81 tavole di esterni ed interni di architetture ecclesiastiche di città italiane; i disegni furono realizzati da G. Moore, D. Quaglio, J. Aliusetti, J. M. Knapp, Hallman, ed E. Lear, mentre le litografie da Owen Jones, G. Moore, T. T. Bury, and R. K. Thomas. George Belton Moore, disegnatore di paesaggi, architettura e topografia, fu allievo di Augustus Charles Pugin (1762-1832). George insegnò disegno alla Royal Military Academy di Woolwich e all'University College di Londra. Espose paesaggi, spesso di soggetti italiani, alla Royal Academy e ad altre mostre dal 1830 fino alla sua morte. Litografia tinta, in buono stato di conservazione. View taken from The Ecclesiastical Architecture of Italy: From the Time of Constantine to the Fifteenth Century…, published by Henry Bohn, London 1843, printed by Day & Haghe. The work is illustrated with 81 plates of exteriors and interiors of ecclesiastical architecture in Italian cities; the drawings were made by G. Moore, D. Quaglio, J. Aliusetti, J. M. Knapp, Hallman, and E. Lear, and the lithographs by Owen Jones, G. Moore, T. T. Bury, and R. K. Thomas. George Belton Moore, was born on 24 March and baptised at St Marylebone, London on 26 May 1806, son of William Moore and his wife Mary. A landscape, architectural and topographical draughtsman who was a pupil of Augustus Charles Pugin (1762-1832). George taught drawing at the Royal Military Academy at Woolwich and at University College, London. He exhibited landscapes, often of Italian subjects, at the Royal Academy and other exhibitions from 1830 until his death. Tinted lithograph, in very good condition.
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DEROY Isidor Laurent (Parigi 1797 - 1886)
Rome. Chateau et Pont St. Ange. / Roma. Castel e Ponte S. Angelo.
Tavola tratta dalla serie di vedute dal titolo "L'Italie, collection des sites les plus renommés et des Monumens les plus remarquables de ce pays".Disegnata e litografata da Isidor L. Deroy per l'editore Jeannin di Parigi.Litografia, finemente colorata a mano, in ottimo stato di conservazione. View taken from "L'Italie, collection des sites les plus renommés et des Monumens les plus remarquables de ce pays".Designed and lithographed by Deroy for the publisher Jeannin of Paris.Litograph with fine hand colouring, excellent condition.
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DEROY Isidor Laurent (Parigi 1797 - 1886)
Rome. Colonne Trajane. / Roma. Colonna Trajana.
Tavola tratta dalla serie di vedute dal titolo "L'Italie, collection des sites les plus renommés et des Monumens les plus remarquables de ce pays".Disegnata e litografata da Isidor L. Deroy per l'editore Jeannin di Parigi.Litografia, finemente colorata a mano, in ottimo stato di conservazione. View taken from "L'Italie, collection des sites les plus renommés et des Monumens les plus remarquables de ce pays".Designed and lithographed by Deroy for the publisher Jeannin of Paris.Litograph with fine hand colouring, excellent condition.
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DEROY Isidor Laurent (Parigi 1797 - 1886)
Rome St. Pierre. / Roma . S. Pietro.
Tavola tratta dalla serie di vedute dal titolo "L'Italie, collection des sites les plus renommés et des Monumens les plus remarquables de ce pays".Disegnata e litografata da Isidor L. Deroy per l'editore Jeannin di Parigi.Litografia, finemente colorata a mano, in ottimo stato di conservazione. View taken from "L'Italie, collection des sites les plus renommés et des Monumens les plus remarquables de ce pays".Designed and lithographed by Deroy for the publisher Jeannin of Paris.Litograph with fine hand colouring, excellent condition.
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DEROY Isidor Laurent (Parigi 1797 - 1886)
Rome Trinité du Mont / Roma Trinità di Monti
Tavola tratta dalla serie di vedute dal titolo "L'Italie, collection des sites les plus renommés et des Monumens les plus remarquables de ce pays".Disegnata e litografata da Isidor L. Deroy per l'editore Jeannin di Parigi.Litografia, finemente colorata a mano, in ottimo stato di conservazione. View taken from "L'Italie, collection des sites les plus renommés et des Monumens les plus remarquables de ce pays".Designed and lithographed by Deroy for the publisher Jeannin of Paris.Litograph with fine hand colouring, excellent condition.
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Anonimo
Roma
Pianta della città pubblicata in GOTTFRIED, J. L. (ABELIN, J. P.). Inventarium Sveciae. Das ist: Gründliche, und warhaffte Beschreibung dess Königreichs Schweden und dessen incorpoirten Provintzen, darinnen von Natur und Eigenschafft dess Lands, Fruchtbarkeit, Metallen, Wassern, stehenden, fliessenden und Meeren, Innwohnerne und Völkern.... Frankfurt am Main (Wolffgang Hofmann) 1632.Si tratta di una copia della pianta di J. De Bry del 1597, senza alcun aggiornamento. In basso a destra troviamo il monogramma I.K. Fecit. Acquaforte, grandi margini, minimi restauri alla piega centrale, per il resto in buono stato di conservazione. Map of Rome published in GOTTFRIED, J. L. (ABELIN, J. P.). Inventarium Sveciae. Das ist: Gründliche, und warhaffte Beschreibung dess Königreichs Schweden und dessen incorpoirten Provintzen, darinnen von Natur und Eigenschafft dess Lands, Fruchtbarkeit, Metallen, Wassern, stehenden, fliessenden und Meeren, Innwohnerne Frankfurt am Völkern ... 1632. It is a close copy of Johannes De Bry's map of 1597, without any updating. At the bottom right we find the monogram I.K. Fecit. Etching, large margins, minimal restorations to the central fold, otherwise in good condition. Marigliani (2007), p. 179, n. 82.
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DUPERAC Etienne (1525-1604)
(Roma Antica)
Pianta archeologica a proiezione verticale con elevazione dei soli monumenti antichi. Disegnata ed incisa da Etienne Duperac per l’editore Antonio Lafreri. Si tratta di un’elegante rappresentazione della pianta archeologica, che mostra in alzato prospettico i monumenti principali. La morfologia segue quella della pianta del Bufalini (1551), ma per l’orografia, molto ben delineata, anche quella del Paciotto (1557) edita sempre da Lafreri. La pianta è inserita in alcuni esemplari dello Speculum Romanae Magnificentiae dell’editore francese. La lastra è descritta nel catalogo del Lafreri (n. 113), come “Roma con tutti gli edificii che hoggi si vegono in piede et che se ne può veder vestigie”. Quindi è inclusa nell’inventario di Stefano Duchetti del 1581 (n. 31) come “Roma con li monti dif.o Imperaiale” ed infine compare nel catalogo di Pietro de Nobili (inv. 1585, n. 32, come “La Roma antiqua de Stefano imperiale”, che la ristampa invariata aggiungendo il proprio excudit. Figura anche nell’atto della divisione della tipografia de Nobili del 30 maggio 1589, dove la lastra, denominata “Roma in pianta imperiale”, passa al figlio Pietro Paolo. Il primo stato della lastra era stato congetturato da Destombes sulla base dell’evidente integrazione nella data MDLXXIII, dove l’ultimo numerale è addossato alla parola seguente, suggerendo che sia stato aggiunto successivamente. Durante lo studio per questa pubblicazione abbiamo riscontrato l’esistenza di una prova della pianta con la data 1572 nella collezione della Bibliothèque Nationale de France. Oltre alla differenza nella data, la prima stesura dell’opera si distingue per la dedica allo STVDIOSO LECTORI preceduta dal termine TIPOGRAPHUS – ovvero Antonio Lafreri – che, nella ristampa del 1573, verrà sostituito dalla firma STEPHANUS DU PERAC ARCHITET. Nel lato sinistro, al centro, si legge: STEPHANUS DU PERAC ARCHITET STVDIOSO LECTORI. En tibi lector nuc prodit specimen, seu perfecta urbis antquae imago ex piscis illis monumentis scriptorum veterum, et cunctis quae ad hunc usq[ue] diem superesse videntur reliquijs, et parietibus quam acuratissime delineata: quecumque oculis nostri subiecta esse possunt exigua tabella comprehendens; opus ut immensum sanè, sic nec minus antiquitatis omnigenae studiosis apprime necessarium, his recentibus formis aencis, typis exaratum impensa Antonij lafrerij Anno MDLXXIII Hoc fruere libens et Vale. Nell’angolo inferiore destro, in un cartiglio, è incisa una legenda numerica di 89 rimandi a luoghi notabili, distribuita su tre colonne. Segue l’iscrizione: DE VESTIGITS URBIS ANTIQUAE EPIGRAMA: Quam brevis haec presens oculis sit carta requiris Urbem dum modico continet in spatio Desine mirari: vestigia maxima claudit Quae modo ROMA potens subijcit his oculis. Antiquae monstrans Urbis signacula promptè Dum numeris certis cuncta notata signat Discuta mira solers: novanu sint prima vetustis: Anue vetusta novis nunc manifesta patent. Nella tavola sono fornite ulteriori indicazioni toponomastiche. Orientazione nei quattro lati al centro con il nome dei punti cardinali: SEPTENTRIO, MERIDIES, ORIENS, OCIDENS, il nord è a sinistra.Acquaforte e bulino in ottime condizioni di conservazione. Esemplare nel secondo stato di tre, con la dedica che inizia con "STEPHANUS DU PERAC ARCHITET STVDIOSO LECTORI" (cfr. Bifolco-Ronca p. 2354).Altra Bibliografia:Alberti (2009): p. 153, n. 33; Frutaz (1962): n. XXI e tav. 36; Hülsen (1915): X, pp. 58-59, nn. 51-52; Hülsen (1921): p. 142, n. 1a-b; Hülsen (1933): p. 107, X; Lincoln (2000): p. 185; Marigliani (2016): n. XI.6; Pagani (2008): pp. 15, 374; Pagani (2011): p. 133; Rubach (2016): n. 259; Scaccia Scarafoni (1939: n. 17. Alberti (2009): p. 153, n. 33; Frutaz (1962): n. XXI e tav. 36; Hülsen (1915): X, pp. 58-59, nn. 51-52; Hülsen (1921): p. 142, n. 1a-b; Hülsen (1933): p. 107, X; Lincoln (2000): p. 185; Marigliani (2016): n. XI.6; Pagani (2008): pp. 15, 374; Pagani ... Pianta archeologica a proiezione verticale con elevazione dei soli monumenti antichi. Disegnata ed incisa da Etienne Duperac per l’editore Antonio Lafreri. Si tratta di un’elegante rappresentazione della pianta archeologica, che mostra in alzato prospettico i monumenti principali. La morfologia segue quella della pianta del Bufalini (1551), ma per l’orografia, molto ben delineata, anche quella del Paciotto (1557) edita sempre da Lafreri. La pianta è inserita in alcuni esemplari dello Speculum Romanae Magnificentiae dell’editore francese. La lastra è descritta nel catalogo del Lafreri (n. 113), come “Roma con tutti gli edificii che hoggi si vegono in piede et che se ne può veder vestigie”. Quindi è inclusa nell’inventario di Stefano Duchetti del 1581 (n. 31) come “Roma con li monti dif.o Imperaiale” ed infine compare nel catalogo di Pietro de Nobili (inv. 1585, n. 32, come “La Roma antiqua de Stefano imperiale”, che la ristampa invariata aggiungendo il proprio excudit. Figura anche nell’atto della divisione della tipografia de Nobili del 30 maggio 1589, dove la lastra, denominata “Roma in pianta imperiale”, passa al figlio Pietro Paolo. Il primo stato della lastra era stato congetturato da Destombes sulla base dell’evidente integrazione nella data MDLXXIII, dove l’ultimo numerale è addossato alla parola seguente, suggerendo che sia stato aggiunto successivamente. Durante lo studio per questa pubblicazione abbiamo riscontrato l’esistenza di una prova della pianta con la data 1572 nella collezione della Bibliothèque Nationale de France. Oltre alla differenza nella data, la prima stesura dell’opera si distingue per la dedica allo STVDIOSO LECTORI preceduta dal termine TIPOGRAPHUS – ovvero Antonio Lafreri – che, nella ristampa del 1573, verrà sostituito dalla firma STEPHANUS DU PERAC ARCHITET. Nel lato sinistro, al centro, si legge: STEPHANUS DU PERAC ARCHITET STVDIOSO LECTORI. En tibi lector nuc prodit specimen, seu perfecta urbis antquae imago ex piscis illis monumentis scriptorum veterum, et cunctis quae ad hunc usq[ue] diem superesse videntur reliquijs, et parietibus quam acuratissime delineata: quecumque oculis nostri subiecta esse possunt exigua tabella comprehendens; opus ut immensum sanè, sic nec minus antiquitatis omnigenae studiosis apprime necessarium, his recentibus formis aencis, typis exaratum impensa Antonij lafrerij Anno MDLXXIII Hoc fruere libens et Vale. Nell’angolo inferiore destro, in un cartiglio, è incisa una legenda numerica di 89 rimandi a luoghi notabili, distribuita su tre colonne. Segue l’iscrizione: DE VESTIGITS URBIS ANTIQUAE EPIGRAMA: Quam brevis haec presens oculis sit carta requiris Urbem dum modico continet in spatio Desine mirari: vestigia maxima claudit Quae modo ROMA potens subijcit his oculis. Antiquae monstrans Urbis signacula promptè Dum numeris certis cuncta notata signat Discuta mira solers: novanu sint prima vetustis: Anue vetusta novis nunc manifesta patent. Nella tavola sono fornite ulteriori indicazioni toponomastiche. Orientazione nei quattro lati al centro con il nome dei punti cardinali: SEPTENTRIO, MERIDIES, ORIENS, OCIDENS, il nord è a sinistra.Acquaforte e bulino in ottime condizioni di conservazione. Esemplare nel secondo stato di tre, con la dedica che inizia con "STEPHANUS DU PERAC ARCHITET STVDIOSO LECTORI" (cfr. Bifolco-Ronca p. 2354).LiteratureAlberti (2009): p. 153, n. 33; Frutaz (1962): n. XXI e tav. 36; Hülsen (1915): X, pp. 58-59, nn. 51-52; Hülsen (1921): p. 142, n. 1a-b; Hülsen (1933): p. 107, X; Lincoln (2000): p. 185; Marigliani (2016): n. XI.6; Pagani (2008): pp. 15, 374; Pagani (2011): p. 133; Rubach (2016): n. 259; Scaccia Scarafoni (1939: n. 17. Alberti (2009): p. 153, n. 33; Frutaz (1962): n. XXI e tav. 36; Hülsen (1915): X, pp. 58-59, nn. 51-52; Hülsen (1921): p. 142, n. 1a-b; Hülsen (1933): p. 107, X; Lincoln (2000): p. 185; Marigliani (2016): n. XI.6; Pagani (2008): pp. 15, 374; Pagani (2011): p... Bifolco Ronca (2018): tav. 1212, II/III
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LINDEMANN FROMMEL Karl August (Markirch 1819 - Roma 1891)
Konstantin - Bogen
Veduta tratta dalla celebre raccolta Skizzen und Bilder aus Rom [--Neapel; --Florenz] und Umgegend. [Stuttgart: Köhler, 1851-1860., una suite di tavole litografiche, molto rara, realizzata tra il 1851 e il 1860. Brunet cita solo la parte relativa a Roma e dintorni, mentre le altre due parti gli sfuggono. Le bellissime litografie, alcune delle quali firmate in pietra e datate 1848, raffigurano vedute di Roma (48 tavole, come la collazione di Brunet), di Napoli (36 vedute) e di Firenze (6 vedute). Karl August Lindemann-Frommel è stato un pittore di paesaggi e litografo. Lindemann nacque in Alsazia come quarto figlio della coppia di coniugi Karl August Philipp Lindemann (1776-1828) e Catharina Philippina Frommel (1787-1841). Il padre, proprietario di una fabbrica, morì quando Lindemann aveva nove anni. La custodia fu affidata allo zio Carl Ludwig Frommel, professore di pittura e incisione a Karlsruhe e direttore delle Pinacoteche granducali. Lindemann imparò il mestiere di artista da Frommel, che in seguito lo adottò. Il suo secondo insegnante influente fu Carl Rottmann. Dal 1844 al 1849 Lindemann viaggiò attraverso l'Italia, che sarebbe poi diventata il suo paese d'adozione. A Roma divenne membro fondatore dell'Associazione degli artisti tedeschi nel 1845. Incontra Karl Christian Andreae, di quattro anni più giovane, e lo ispira a studiare i paesaggi italiani. In seguito ha vissuto a Monaco e a Parigi, dove ha approfondito la pittura a olio. Nel 1856 Karl Lindemann-Frommel si stabilì a Roma, dove fu nominato professore all'Accademia di San Luca. Visse e lavorò a Roma fino alla sua morte, avvenuta nel 1891. Il Meyers Konversations-Lexikon, 1908, descrive le sue opere grafiche: "Come frutto dei suoi studi [in Italia] pubblicò una serie di vedute di Roma, Napoli, Firenze ecc. in litografie parzialmente colorate (Lipsia, 1851), a cui seguirono nel 1858 fogli litografati con motivi delle Paludi Pontine e 24 fogli di vedute di Potsdam”. Litografia tinta, buono stato di conservazione. Bibliografia Brunet III, 1082; Lindemann-Frommel, Karl, in Hans Vollmer, Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart. Begründet von Ulrich Thieme und Felix Becker. Band 23: Leitenstorfer–Mander. E. A. Seemann, Leipzig 1929, p. 240; Peter K. W. Freude: Karl Lindemann-Frommel. Ein Malerleben in Rom. 1997. View from the famous collection Skizzen und Bilder aus Rom [--Neapel; --Florenz] und Umgegend. [Stuttgart: Köhler, 1851-1860., a very rare suite of lithographic plates made between 1851 and 1860. Brunet mentions only the part relating to Rome and its surroundings, while the other two parts escape him. The beautiful lithographs, some of them signed in stone and dated 1848, depict views of Rome (48 plates, like Brunet's collation), Naples (36 views) and Florence (6 views). Karl August Lindemann-Frommel was a landscape painter and lithographer. Lindemann was born in Alsace as the fourth child of the married couple Karl August Philipp Lindemann (1776-1828) and Catharina Philippina Frommel (1787-1841). His father, a factory owner, died when Lindemann was nine years old. Custody was entrusted to his uncle Carl Ludwig Frommel, a professor of painting and printmaking in Karlsruhe and director of the Grand Ducal Picture Galleries. Lindemann learned the artist's trade from Frommel, who later adopted him. His second influential teacher was Carl Rottmann. From 1844 to 1849 Lindemann traveled through Italy, which would later become his adopted country. In Rome he became a founding member of the Association of German Artists in 1845. He met Karl Christian Andreae, four years his junior, and inspired him to study Italian landscapes. He later lived in Munich and Paris, where he delved into oil painting. In 1856 Karl Lindemann-Frommel settled in Rome, where he was appointed professor at the Accademia di San Luca. He lived and worked in Rome until his death in 1891. The Meyers Konversations-Lexikon, 1908, describes his graphic works: "As the fruit of his studies he published a series of views of Rome, Naples, Florence etc. in partially colored lithographs (Leipzig, 1851), which was followed in 1858 by lithographed sheets with motifs of the Pontine Marshes and 24 sheets of views of Potsdam." Tinted lithograph, good condition. Bibliografia Brunet III, 1082; Lindemann-Frommel, Karl, in Hans Vollmer, Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart. Begründet von Ulrich Thieme und Felix Becker. Band 23: Leitenstorfer–Mander. E. A. Seemann, Leipzig 1929, p. 240; Peter K. W. Freude: Karl Lindemann-Frommel. Ein Malerleben in Rom. 1997.
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DUPERAC Etienne (1525-1604)
Disegno della colonna Antonina che è alta CLXXV. Piedi, e hebbe CCVI gradi per montarui su nella cima, questa colonna fu da
Veduta tratta dall'opera I vestigi dell'antichità di Roma raccolti et ritratti in perspettiva da Stefano Du Perac parisino, pubblicata per la prima volta a Roma nel 1575 da Lorenzo Vaccari. Il volume consta di quaranta fogli tutti di tavole: il primo funge da frontespizio; nel secondo è ospitata la dedica a “Giacomo Buoncompagni governator generale di Santa Chiesa”. Étienne Du Pérac vi palesa le proprie intenzioni e in particolare sottolinea che “sarà dunque utile il libro […] et grato, et accetto agli studiosi dell’antichità per la diligenza che io ho usata in rappresentare fedelmente i residui della Romana grandezza”. Si affida poi all’ “autorità e virtù” del dedicatario perché possa favorire l’opera “bisognosa di molto lume” a causa dell’“oscurità dell’auttore”. In realtà, quando pubblica il libro, Étienne du Pérac è a Roma da oltre quindici anni, ed è noto se non altro per aver fornito la propria opera all’erudito veronese Onofrio Panvinio e aver dato alle stampe nel 1574 la pianta archeologica Urbis Romae Sciographia, ricostruzione topografica della Roma antica, cui sarebbe seguita, nel 1577, la pianta della Roma moderna, la Nova urbis Romae descriptio. Certo il mercato dell’editoria antiquaria era piuttosto affollato: nello stesso 1575 esce ad esempio per iniziativa di un altro francese, lo stampatore Antonio Lafreri (Antoine Lafréry), con il quale peraltro lo stesso Du Perac collabora, la raccolta iconografica Speculum Romanae Magnificentiae, che riunisce, incise da vari artisti, molte più immagini de I vestigi, non seguendo un’impostazione topografica e non, limitandosi agli edifici antichi ma inserendone di moderni nonché un repertorio di statue. Qui Du Pérac, partendo dal Campidoglio, scandisce il suo itinerario in trentanove tappe: in calce a ogni pagina una didascalia di poche righe fornisce le informazioni essenziali sugli edifici e le rovine. Non si tratta però di raffigurazioni di singoli monumenti, né tanto meno di ricostruzioni ideali, ma di vere e proprie vedute: immagini di grande qualità, paragonabili a quelle edite nel 1551 dall’incisore fiammingo Hieronymus Cock. Etienne Du Pérac o Duperac, nativo di Bordeaux o Parigi, si trasferisce presto a Venezia, dove apprende l’arte dell’incisione realizzando vari soggetti da Tiziano, principalmente per l’editore Giovanni Francesco Camocio. Arriva a Roma nel 1559 dove si dedica allo studio dell’architettura e delle antichità, con particolare attenzione alle opere di Michelangelo. A Roma conosce Onofrio Panvinio, archeologo ed antiquario, che lo influenza e lo introduce allo studio delle antichità romane. Come tutti gli artisti provenienti dal Nord Europa, rimane affascinato dalla maestosità delle rovine romane, decidendo di studiarle e raffigurarle. Le precedenti rappresentazioni dei monumenti di Roma, ad esempio quelle eseguite da Hieronimus Cock intorno al 1550, erano pittoriche ed arricchite da elementi di fantasia. La notevole importanza delle vedute di Roma del Duperac sta nel fatto che furono rappresentate con assoluta precisione archeologica e topografica, tanto da essere oggi studiate con grande attenzione dagli studiosi di archeologia, poiché spesso rappresentano monumenti e siti oggi andati perduti. L'opera ebbe ben 8 edizioni successive, alcune a cura della tipografia De Rossi. Incisione in rame, in ottimo stato di conservazione. View taken from the work I vestigi dell'antichità di Roma raccolti et ritratti in perspettiva da Stefano Du Perac parisino, published for the first time in Rome in 1575 by Lorenzo Vaccari. The volume consists of forty plates: the first serves as a frontispiece; the second contains the dedication to "Giacomo Buoncompagni governator generale di Santa Chiesa". Étienne Du Pérac expresses his intentions and in particular emphasizes that "the book [...] will therefore be useful and grateful, and accepted by scholars of antiquity for the diligence I have used in faithfully representing the remains of Roman grandeur". He then relies on the "authority and virtue" of the dedicatee so that he can encourage the work "in need of much light" because of the "obscurity of the author". When he published the book, Étienne du Pérac had been in Rome for more than fifteen years, and was known, if only for having supplied his work to the Veronese scholar Onofrio Panvinio and for having printed in 1574 the archaeological map Urbis Romae Sciographia, a topographical reconstruction of ancient Rome, which would be followed, in 1577, by the map of modern Rome, the Nova urbis Romae descriptio. Certainly the market of antiquarian publishing was quite crowded: in the same year 1575, for example, another Frenchman, the printer Antonio Lafreri (Antoine Lafréry), with whom Du Perac also collaborated, published the iconographic collection Speculum Romanae Magnificentiae, which brought together, engraved by various artists, many more images than I vestigi, not following a topographical approach and not limiting himself to ancient buildings but including modern ones as well as a repertoire of statues. Here Du Pérac, starting from the Capitol, outlines his itinerary in thirty-nine stages: at the bottom of each page a caption of a few lines provides essential information about the buildings and ruins. However, these are not representations of individual monuments, nor ideal reconstructions, but real views: images of great quality, comparable to those published in 1551 by the Flemish engraver Hieronymus Cock. Etienne Du Pérac or Duperac, born in Bordeaux or Paris, soon moved to Venice, where he learned the art of engraving by making various subjects from Titian, mainly for the publisher Giovanni Francesco Camocio. He arrived in Rome in 1559 where he devoted himself to the study of architecture and antiquities, with particular attention to the works of Michelangelo. In Rome he knows Onofrio Panvinio, archaeologist and antiquarian, who influences him and introduces him to the study of Roman antiquities. As all the artists coming from Northern Europe, he remains fascinated by the majesty of the Roman ruins, deciding to study and represent them. The previous representations of the monuments of Rome, for example those made by Hieronimus Cock around 1550, were pictorial and enriched with fantasy elements. The remarkable importance of the views of Rome by Duperac lies in the fact that they were represented with absolute archaeological and topographical precision, so as to be studied today with great attention by scholars of archaeology, since they often represent monuments and sites now lost. The work had 8 subsequent editions, some by the De Rossi printing house. Copper engraving, in excellent condition.
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DUPERAC Etienne (1525-1604)
Vestigii delle Therme di Dioclitiano, dalla parte di fuori qual risguarda verso Libecchio et Roma…
Veduta tratta dall'opera I vestigi dell'antichità di Roma raccolti et ritratti in perspettiva da Stefano Du Perac parisino, pubblicata per la prima volta a Roma nel 1575 da Lorenzo Vaccari. Il volume consta di quaranta fogli tutti di tavole: il primo funge da frontespizio; nel secondo è ospitata la dedica a “Giacomo Buoncompagni governator generale di Santa Chiesa”. Étienne Du Pérac vi palesa le proprie intenzioni e in particolare sottolinea che “sarà dunque utile il libro […] et grato, et accetto agli studiosi dell’antichità per la diligenza che io ho usata in rappresentare fedelmente i residui della Romana grandezza”. Si affida poi all’ “autorità e virtù” del dedicatario perché possa favorire l’opera “bisognosa di molto lume” a causa dell’“oscurità dell’auttore”. In realtà, quando pubblica il libro, Étienne du Pérac è a Roma da oltre quindici anni, ed è noto se non altro per aver fornito la propria opera all’erudito veronese Onofrio Panvinio e aver dato alle stampe nel 1574 la pianta archeologica Urbis Romae Sciographia, ricostruzione topografica della Roma antica, cui sarebbe seguita, nel 1577, la pianta della Roma moderna, la Nova urbis Romae descriptio. Certo il mercato dell’editoria antiquaria era piuttosto affollato: nello stesso 1575 esce ad esempio per iniziativa di un altro francese, lo stampatore Antonio Lafreri (Antoine Lafréry), con il quale peraltro lo stesso Du Perac collabora, la raccolta iconografica Speculum Romanae Magnificentiae, che riunisce, incise da vari artisti, molte più immagini de I vestigi, non seguendo un’impostazione topografica e non, limitandosi agli edifici antichi ma inserendone di moderni nonché un repertorio di statue. Qui Du Pérac, partendo dal Campidoglio, scandisce il suo itinerario in trentanove tappe: in calce a ogni pagina una didascalia di poche righe fornisce le informazioni essenziali sugli edifici e le rovine. Non si tratta però di raffigurazioni di singoli monumenti, né tanto meno di ricostruzioni ideali, ma di vere e proprie vedute: immagini di grande qualità, paragonabili a quelle edite nel 1551 dall’incisore fiammingo Hieronymus Cock. Etienne Du Pérac o Duperac, nativo di Bordeaux o Parigi, si trasferisce presto a Venezia, dove apprende l’arte dell’incisione realizzando vari soggetti da Tiziano, principalmente per l’editore Giovanni Francesco Camocio. Arriva a Roma nel 1559 dove si dedica allo studio dell’architettura e delle antichità, con particolare attenzione alle opere di Michelangelo. A Roma conosce Onofrio Panvinio, archeologo ed antiquario, che lo influenza e lo introduce allo studio delle antichità romane. Come tutti gli artisti provenienti dal Nord Europa, rimane affascinato dalla maestosità delle rovine romane, decidendo di studiarle e raffigurarle. Le precedenti rappresentazioni dei monumenti di Roma, ad esempio quelle eseguite da Hieronimus Cock intorno al 1550, erano pittoriche ed arricchite da elementi di fantasia. La notevole importanza delle vedute di Roma del Duperac sta nel fatto che furono rappresentate con assoluta precisione archeologica e topografica, tanto da essere oggi studiate con grande attenzione dagli studiosi di archeologia, poiché spesso rappresentano monumenti e siti oggi andati perduti. L'opera ebbe ben 8 edizioni successive, alcune a cura della tipografia De Rossi. Incisione in rame, in ottimo stato di conservazione. View taken from the work I vestigi dell'antichità di Roma raccolti et ritratti in perspettiva da Stefano Du Perac parisino, published for the first time in Rome in 1575 by Lorenzo Vaccari. The volume consists of forty plates: the first serves as a frontispiece; the second contains the dedication to "Giacomo Buoncompagni governator generale di Santa Chiesa". Étienne Du Pérac expresses his intentions and in particular emphasizes that "the book [...] will therefore be useful and grateful, and accepted by scholars of antiquity for the diligence I have used in faithfully representing the remains of Roman grandeur". He then relies on the "authority and virtue" of the dedicatee so that he can encourage the work "in need of much light" because of the "obscurity of the author". When he published the book, Étienne du Pérac had been in Rome for more than fifteen years, and was known, if only for having supplied his work to the Veronese scholar Onofrio Panvinio and for having printed in 1574 the archaeological map Urbis Romae Sciographia, a topographical reconstruction of ancient Rome, which would be followed, in 1577, by the map of modern Rome, the Nova urbis Romae descriptio. Certainly the market of antiquarian publishing was quite crowded: in the same year 1575, for example, another Frenchman, the printer Antonio Lafreri (Antoine Lafréry), with whom Du Perac also collaborated, published the iconographic collection Speculum Romanae Magnificentiae, which brought together, engraved by various artists, many more images than I vestigi, not following a topographical approach and not limiting himself to ancient buildings but including modern ones as well as a repertoire of statues. Here Du Pérac, starting from the Capitol, outlines his itinerary in thirty-nine stages: at the bottom of each page a caption of a few lines provides essential information about the buildings and ruins. However, these are not representations of individual monuments, nor ideal reconstructions, but real views: images of great quality, comparable to those published in 1551 by the Flemish engraver Hieronymus Cock. Etienne Du Pérac or Duperac, born in Bordeaux or Paris, soon moved to Venice, where he learned the art of engraving by making various subjects from Titian, mainly for the publisher Giovanni Francesco Camocio. He arrived in Rome in 1559 where he devoted himself to the study of architecture and antiquities, with particular attention to the works of Michelangelo. In Rome he knows Onofrio Panvinio, archaeologist and antiquarian, who influences him and introduces him to the study of Roman antiquities. As all the artists coming from Northern Europe, he remains fascinated by the majesty of the Roman ruins, deciding to study and represent them. The previous representations of the monuments of Rome, for example those made by Hieronimus Cock around 1550, were pictorial and enriched with fantasy elements. The remarkable importance of the views of Rome by Duperac lies in the fact that they were represented with absolute archaeological and topographical precision, so as to be studied today with great attention by scholars of archaeology, since they often represent monuments and sites now lost. The work had 8 subsequent editions, some by the De Rossi printing house. Copper engraving, in excellent condition.
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DUPERAC Etienne (1525-1604)
Parte del monte Quirinale che guarda verso Ponente…
Veduta tratta dall'opera I vestigi dell'antichità di Roma raccolti et ritratti in perspettiva da Stefano Du Perac parisino, pubblicata per la prima volta a Roma nel 1575 da Lorenzo Vaccari. Il volume consta di quaranta fogli tutti di tavole: il primo funge da frontespizio; nel secondo è ospitata la dedica a “Giacomo Buoncompagni governator generale di Santa Chiesa”. Étienne Du Pérac vi palesa le proprie intenzioni e in particolare sottolinea che “sarà dunque utile il libro […] et grato, et accetto agli studiosi dell’antichità per la diligenza che io ho usata in rappresentare fedelmente i residui della Romana grandezza”. Si affida poi all’ “autorità e virtù” del dedicatario perché possa favorire l’opera “bisognosa di molto lume” a causa dell’“oscurità dell’auttore”. In realtà, quando pubblica il libro, Étienne du Pérac è a Roma da oltre quindici anni, ed è noto se non altro per aver fornito la propria opera all’erudito veronese Onofrio Panvinio e aver dato alle stampe nel 1574 la pianta archeologica Urbis Romae Sciographia, ricostruzione topografica della Roma antica, cui sarebbe seguita, nel 1577, la pianta della Roma moderna, la Nova urbis Romae descriptio. Certo il mercato dell’editoria antiquaria era piuttosto affollato: nello stesso 1575 esce ad esempio per iniziativa di un altro francese, lo stampatore Antonio Lafreri (Antoine Lafréry), con il quale peraltro lo stesso Du Perac collabora, la raccolta iconografica Speculum Romanae Magnificentiae, che riunisce, incise da vari artisti, molte più immagini de I vestigi, non seguendo un’impostazione topografica e non, limitandosi agli edifici antichi ma inserendone di moderni nonché un repertorio di statue. Qui Du Pérac, partendo dal Campidoglio, scandisce il suo itinerario in trentanove tappe: in calce a ogni pagina una didascalia di poche righe fornisce le informazioni essenziali sugli edifici e le rovine. Non si tratta però di raffigurazioni di singoli monumenti, né tanto meno di ricostruzioni ideali, ma di vere e proprie vedute: immagini di grande qualità, paragonabili a quelle edite nel 1551 dall’incisore fiammingo Hieronymus Cock. Etienne Du Pérac o Duperac, nativo di Bordeaux o Parigi, si trasferisce presto a Venezia, dove apprende l’arte dell’incisione realizzando vari soggetti da Tiziano, principalmente per l’editore Giovanni Francesco Camocio. Arriva a Roma nel 1559 dove si dedica allo studio dell’architettura e delle antichità, con particolare attenzione alle opere di Michelangelo. A Roma conosce Onofrio Panvinio, archeologo ed antiquario, che lo influenza e lo introduce allo studio delle antichità romane. Come tutti gli artisti provenienti dal Nord Europa, rimane affascinato dalla maestosità delle rovine romane, decidendo di studiarle e raffigurarle. Le precedenti rappresentazioni dei monumenti di Roma, ad esempio quelle eseguite da Hieronimus Cock intorno al 1550, erano pittoriche ed arricchite da elementi di fantasia. La notevole importanza delle vedute di Roma del Duperac sta nel fatto che furono rappresentate con assoluta precisione archeologica e topografica, tanto da essere oggi studiate con grande attenzione dagli studiosi di archeologia, poiché spesso rappresentano monumenti e siti oggi andati perduti. L'opera ebbe ben 8 edizioni successive, alcune a cura della tipografia De Rossi. Incisione in rame, in ottimo stato di conservazione. View taken from the work I vestigi dell'antichità di Roma raccolti et ritratti in perspettiva da Stefano Du Perac parisino, published for the first time in Rome in 1575 by Lorenzo Vaccari. The volume consists of forty plates: the first serves as a frontispiece; the second contains the dedication to "Giacomo Buoncompagni governator generale di Santa Chiesa". Étienne Du Pérac expresses his intentions and in particular emphasizes that "the book [...] will therefore be useful and grateful, and accepted by scholars of antiquity for the diligence I have used in faithfully representing the remains of Roman grandeur". He then relies on the "authority and virtue" of the dedicatee so that he can encourage the work "in need of much light" because of the "obscurity of the author". When he published the book, Étienne du Pérac had been in Rome for more than fifteen years, and was known, if only for having supplied his work to the Veronese scholar Onofrio Panvinio and for having printed in 1574 the archaeological map Urbis Romae Sciographia, a topographical reconstruction of ancient Rome, which would be followed, in 1577, by the map of modern Rome, the Nova urbis Romae descriptio. Certainly the market of antiquarian publishing was quite crowded: in the same year 1575, for example, another Frenchman, the printer Antonio Lafreri (Antoine Lafréry), with whom Du Perac also collaborated, published the iconographic collection Speculum Romanae Magnificentiae, which brought together, engraved by various artists, many more images than I vestigi, not following a topographical approach and not limiting himself to ancient buildings but including modern ones as well as a repertoire of statues. Here Du Pérac, starting from the Capitol, outlines his itinerary in thirty-nine stages: at the bottom of each page a caption of a few lines provides essential information about the buildings and ruins. However, these are not representations of individual monuments, nor ideal reconstructions, but real views: images of great quality, comparable to those published in 1551 by the Flemish engraver Hieronymus Cock. Etienne Du Pérac or Duperac, born in Bordeaux or Paris, soon moved to Venice, where he learned the art of engraving by making various subjects from Titian, mainly for the publisher Giovanni Francesco Camocio. He arrived in Rome in 1559 where he devoted himself to the study of architecture and antiquities, with particular attention to the works of Michelangelo. In Rome he knows Onofrio Panvinio, archaeologist and antiquarian, who influences him and introduces him to the study of Roman antiquities. As all the artists coming from Northern Europe, he remains fascinated by the majesty of the Roman ruins, deciding to study and represent them. The previous representations of the monuments of Rome, for example those made by Hieronimus Cock around 1550, were pictorial and enriched with fantasy elements. The remarkable importance of the views of Rome by Duperac lies in the fact that they were represented with absolute archaeological and topographical precision, so as to be studied today with great attention by scholars of archaeology, since they often represent monuments and sites now lost. The work had 8 subsequent editions, some by the De Rossi printing house. Copper engraving, in excellent condition.
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PITTONI detto "Battista Vicentino" Giovanni Battista (Vicenza 1520 - 1583)
(Rovine Romane)
Acquaforte e bulino, 1561, firmata in lastra in basso al centro. La veduta appartiene alla serie "Praecipua aliquot romanae antiquitatis ruinarum monumenta par baptistam Pittonem vicentinum mense september MDLXI", ispirata alle opere di Hieronimus Cock del "Praecipua aliquot romanae antiquitatis ruinarum monumenta".Le lastre del Pittoni furono successivamente ristampate, nel 1582, nell’opera di Vincenzo Scamozzi "Discorsi sopra l'Antichità di Roma". Queste prove, più stanche, recano al verso il testo descrittivo. Una terza stesura della lastra, dalla quale proviene questo esemplare, è di nuovo stampata priva del testo descrittivo, nella metà del XVII secolo.Buona prova, impressa su carta vergata, con ampli margini, in eccellente stato di conservazione. Tutte le rovine sono sinonimo di persistenza e decadenza. Eppure la specificità delle rovine romane, per l'editore di Anversa Hieronymus Cock (c. 1510-1570), risiede meno in una sublimità carica che in un persistente potere di modellare, di fornire modelli nel suo qui-e-ora olandese. La sorprendente serie di incisioni di Cock, i Praecipua Aliquot Romanae Monimenta fu pubblicata nel 1551. Uno dei primi prodotti della rivoluzionaria ditta Aux Quatre Vents di Cock, la Praecipua si è a lungo dimostrata problematica per gli storici dell'arte, poiché non sembra tanto documentare l'antica Roma quanto presentare la città come un paesaggio, una distesa di strutture disastrate. Scrivendo nel 1907, l'archeologo Hülsen si lamentava che le vedute di Cock "non ci insegnano quasi nulla" dell'antichità, e "descrivono solo quanto grave sia diventato lo sttao id conservazione dei monumenti". Eppure il fascino cinquecentesco delle stampe di Cock risiedeva proprio in questa rappresentazione della decadenza. Per il suo pubblico Cock frammentava le vedute del Colosseo, confondeva le distanze tra edifici come il Settizonio e le Terme di Diocleziano e corredava le rovine con piccoli animali e figure umane. In definitiva, le incisioni non erano importanti come documenti antiquari, ma come stampe di modelli, che vennero riutilizzati ed estrapolati da intarsisti tedeschi, fabbri olandesi e pittori italiani. Era il mezzo di stampa che permetteva a tali copie di ricostruire una Roma che non c'era più, non tanto mostrandola quanto rimettendola in scena attraverso una sorta di virtualità antiquaria. (cfr. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). Etching and engraving, 1561. Example of the third issue, printed without text on verso in the middle of the 17th Century. First published in the rare Praecipua aliquot romanae antiquitatis ruinarum monumenta par baptistam Pittonem vicentinum mense september MDLXI, inspired by the same work by Hieronimus Cock, printed in Antwerp in 1551 (frontispiece and 24 plates). “All ruins bespeak both persistence and decay. Yet the specificity of Roman ruins, for the Antwerp publisher Hieronymus Cock (c. 1510—1570), lay less in a charged sublimnity than in a lingering power to model, to furnish templates in his Netherlandish here-and-now. Cock's astonishing series of etchings, the Praecipua Aliquot Romanae Monimenta was published in 1551. One of the earliest products of Cock's revolutionary Aux Quatre Vents firm, the Praecipua has long proven problematic to art historians, since it seems less to document ancient Rome than to present the city as landscape, a sprawl of disabled structures. Writing in 1907, for example, the archaeologist Hülsen complained that Cock's views 'teach us nearly nothing' of antiquity, and 'depict only how grave the monuments' "en-rubblement" (Verschüttung) has become'. Yet the sixteenth-century appeal of Cock's prints lay precisely with this enactment of decay. For his audiences Cock fragmented views of the Colosseum, blurred distances between buildings like the Septizodium and the Baths of Diocletian and dotted the ruins with tiny animals and human figures. Ultimately, the etchings mattered not as antiquarian documents but as pattern prints, templates re-used and excerpted by German intarsists, Dutch metalsmiths, and Italian painters. It was the print medium that enabled such copia to reconstruct a Rome that was no longer there, less by showing it than re-staging via a kind of antiquarian virtuality, its aesthetic of bricolage” (cf. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). The plates by Pittoni were later reprinted in 1582 and included in the Vincenzo Scamozzi Discorsi sopra l'Antichità di Roma, where the views are weaker and with a descriptive text, on verso.
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PITTONI detto "Battista Vicentino" Giovanni Battista (Vicenza 1520 - 1583)
Parte dellla Cella et del Portico del Tempio nel Foro di Nerva
Acquaforte e bulino, 1561, datata e firmata in lastra in basso al centro. Terza stesura della lastra, stampata nella metà del XVII secolo. Opera appartenente alla rarissima serie Praecipua aliquot romanae antiquitatis ruinarum monumenta par baptistam Pittonem vicentinum mense september MDLXI. Si tratta di una serie di incisioni basate sull’omonima opera di Hieronimus Cock, stampata ad Anversa nel 1551 (frontespizio e 24 tavole). Tutte le rovine sono sinonimo di persistenza e decadenza. Eppure la specificità delle rovine romane, per l'editore di Anversa Hieronymus Cock (c. 1510-1570), risiede meno in una sublimità carica che in un persistente potere di modellare, di fornire modelli nel suo qui-e-ora olandese. La sorprendente serie di incisioni di Cock, i Praecipua Aliquot Romanae Monimenta fu pubblicata nel 1551. Uno dei primi prodotti della rivoluzionaria ditta Aux Quatre Vents di Cock, la Praecipua si è a lungo dimostrata problematica per gli storici dell'arte, poiché non sembra tanto documentare l'antica Roma quanto presentare la città come un paesaggio, una distesa di strutture disastrate. Scrivendo nel 1907, l'archeologo Hülsen si lamentava che le vedute di Cock "non ci insegnano quasi nulla" dell'antichità, e "descrivono solo quanto grave sia diventato lo sttao id conservazione dei monumenti". Eppure il fascino cinquecentesco delle stampe di Cock risiedeva proprio in questa rappresentazione della decadenza. Per il suo pubblico Cock frammentava le vedute del Colosseo, confondeva le distanze tra edifici come il Settizonio e le Terme di Diocleziano e corredava le rovine con piccoli animali e figure umane. In definitiva, le incisioni non erano importanti come documenti antiquari, ma come stampe di modelli, che vennero riutilizzati ed estrapolati da intarsisti tedeschi, fabbri olandesi e pittori italiani. Era il mezzo di stampa che permetteva a tali copie di ricostruire una Roma che non c'era più, non tanto mostrandola quanto rimettendola in scena attraverso una sorta di virtualità antiquaria. (cfr. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). Le lastre del Pittoni furono successivamente ristampate, nel 1582, nell’opera di Vincenzo Scamozzi Discorsi sopra l'Antichità di Roma. Queste prove recano al verso il testo descrittivo. Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, minimi restauri alla piega centrale, per il resto in buono stato di conservazione. Etching and engraving, 1561. Example of the third issue, printed without text on verso in the middle of the 17th Century. First published in the rare Praecipua aliquot romanae antiquitatis ruinarum monumenta par baptistam Pittonem vicentinum mense september MDLXI, inspired by the same work by Hieronimus Cock, printed in Antwerp in 1551 (frontispiece and 24 plates). “All ruins bespeak both persistence and decay. Yet the specificity of Roman ruins, for the Antwerp publisher Hieronymus Cock (c. 1510—1570), lay less in a charged sublimnity than in a lingering power to model, to furnish templates in his Netherlandish here-and-now. Cock's astonishing series of etchings, the Praecipua Aliquot Romanae Monimenta was published in 1551. One of the earliest products of Cock's revolutionary Aux Quatre Vents firm, the Praecipua has long proven problematic to art historians, since it seems less to document ancient Rome than to present the city as landscape, a sprawl of disabled structures. Writing in 1907, for example, the archaeologist Hülsen complained that Cock's views 'teach us nearly nothing' of antiquity, and 'depict only how grave the monuments' "en-rubblement" (Verschüttung) has become'. Yet the sixteenth-century appeal of Cock's prints lay precisely with this enactment of decay. For his audiences Cock fragmented views of the Colosseum, blurred distances between buildings like the Septizodium and the Baths of Diocletian and dotted the ruins with tiny animals and human figures. Ultimately, the etchings mattered not as antiquarian documents but as pattern prints, templates re-used and excerpted by German intarsists, Dutch metalsmiths, and Italian painters. It was the print medium that enabled such copia to reconstruct a Rome that was no longer there, less by showing it than re-staging via a kind of antiquarian virtuality, its aesthetic of bricolage” (cf. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). The plates by Pittoni were later reprinted in 1582 and included in the Vincenzo Scamozzi Discorsi sopra l'Antichità di Roma, where the views are weaker and with a descriptive text, on verso.
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PITTONI detto "Battista Vicentino" Giovanni Battista (Vicenza 1520 - 1583)
Il Foro e Tempio di Nerva, e suoi ornamenti
Acquaforte e bulino, 1561, datata e firmata in lastra in basso al centro. Terza stesura della lastra, stampata nella metà del XVII secolo. Opera appartenente alla rarissima serie Praecipua aliquot romanae antiquitatis ruinarum monumenta par baptistam Pittonem vicentinum mense september MDLXI. Si tratta di una serie di incisioni basate sull’omonima opera di Hieronimus Cock, stampata ad Anversa nel 1551 (frontespizio e 24 tavole). Tutte le rovine sono sinonimo di persistenza e decadenza. Eppure la specificità delle rovine romane, per l'editore di Anversa Hieronymus Cock (c. 1510-1570), risiede meno in una sublimità carica che in un persistente potere di modellare, di fornire modelli nel suo qui-e-ora olandese. La sorprendente serie di incisioni di Cock, i Praecipua Aliquot Romanae Monimenta fu pubblicata nel 1551. Uno dei primi prodotti della rivoluzionaria ditta Aux Quatre Vents di Cock, la Praecipua si è a lungo dimostrata problematica per gli storici dell'arte, poiché non sembra tanto documentare l'antica Roma quanto presentare la città come un paesaggio, una distesa di strutture disastrate. Scrivendo nel 1907, l'archeologo Hülsen si lamentava che le vedute di Cock "non ci insegnano quasi nulla" dell'antichità, e "descrivono solo quanto grave sia diventato lo sttao id conservazione dei monumenti". Eppure il fascino cinquecentesco delle stampe di Cock risiedeva proprio in questa rappresentazione della decadenza. Per il suo pubblico Cock frammentava le vedute del Colosseo, confondeva le distanze tra edifici come il Settizonio e le Terme di Diocleziano e corredava le rovine con piccoli animali e figure umane. In definitiva, le incisioni non erano importanti come documenti antiquari, ma come stampe di modelli, che vennero riutilizzati ed estrapolati da intarsisti tedeschi, fabbri olandesi e pittori italiani. Era il mezzo di stampa che permetteva a tali copie di ricostruire una Roma che non c'era più, non tanto mostrandola quanto rimettendola in scena attraverso una sorta di virtualità antiquaria. (cfr. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). Le lastre del Pittoni furono successivamente ristampate, nel 1582, nell’opera di Vincenzo Scamozzi Discorsi sopra l'Antichità di Roma. Queste prove recano al verso il testo descrittivo. Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, minimi restauri alla piega centrale, per il resto in buono stato di conservazione. Etching and engraving, 1561. Example of the third issue, printed without text on verso in the middle of the 17th Century. First published in the rare Praecipua aliquot romanae antiquitatis ruinarum monumenta par baptistam Pittonem vicentinum mense september MDLXI, inspired by the same work by Hieronimus Cock, printed in Antwerp in 1551 (frontispiece and 24 plates). “All ruins bespeak both persistence and decay. Yet the specificity of Roman ruins, for the Antwerp publisher Hieronymus Cock (c. 1510—1570), lay less in a charged sublimnity than in a lingering power to model, to furnish templates in his Netherlandish here-and-now. Cock's astonishing series of etchings, the Praecipua Aliquot Romanae Monimenta was published in 1551. One of the earliest products of Cock's revolutionary Aux Quatre Vents firm, the Praecipua has long proven problematic to art historians, since it seems less to document ancient Rome than to present the city as landscape, a sprawl of disabled structures. Writing in 1907, for example, the archaeologist Hülsen complained that Cock's views 'teach us nearly nothing' of antiquity, and 'depict only how grave the monuments' "en-rubblement" (Verschüttung) has become'. Yet the sixteenth-century appeal of Cock's prints lay precisely with this enactment of decay. For his audiences Cock fragmented views of the Colosseum, blurred distances between buildings like the Septizodium and the Baths of Diocletian and dotted the ruins with tiny animals and human figures. Ultimately, the etchings mattered not as antiquarian documents but as pattern prints, templates re-used and excerpted by German intarsists, Dutch metalsmiths, and Italian painters. It was the print medium that enabled such copia to reconstruct a Rome that was no longer there, less by showing it than re-staging via a kind of antiquarian virtuality, its aesthetic of bricolage” (cf. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). The plates by Pittoni were later reprinted in 1582 and included in the Vincenzo Scamozzi Discorsi sopra l'Antichità di Roma, where the views are weaker and with a descriptive text, on verso.
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PITTONI detto "Battista Vicentino" Giovanni Battista (Vicenza 1520 - 1583)
(Rovine romane)
nella metà del XVII secolo. Opera appartenente alla rarissima serie Praecipua aliquot romanae antiquitatis ruinarum monumenta par baptistam Pittonem vicentinum mense september MDLXI. Si tratta di una serie di incisioni basate sull’omonima opera di Hieronimus Cock, stampata ad Anversa nel 1551 (frontespizio e 24 tavole). Tutte le rovine sono sinonimo di persistenza e decadenza. Eppure la specificità delle rovine romane, per l'editore di Anversa Hieronymus Cock (c. 1510-1570), risiede meno in una sublimità carica che in un persistente potere di modellare, di fornire modelli nel suo qui-e-ora olandese. La sorprendente serie di incisioni di Cock, i Praecipua Aliquot Romanae Monimenta fu pubblicata nel 1551. Uno dei primi prodotti della rivoluzionaria ditta Aux Quatre Vents di Cock, la Praecipua si è a lungo dimostrata problematica per gli storici dell'arte, poiché non sembra tanto documentare l'antica Roma quanto presentare la città come un paesaggio, una distesa di strutture disastrate. Scrivendo nel 1907, l'archeologo Hülsen si lamentava che le vedute di Cock "non ci insegnano quasi nulla" dell'antichità, e "descrivono solo quanto grave sia diventato lo sttao id conservazione dei monumenti". Eppure il fascino cinquecentesco delle stampe di Cock risiedeva proprio in questa rappresentazione della decadenza. Per il suo pubblico Cock frammentava le vedute del Colosseo, confondeva le distanze tra edifici come il Settizonio e le Terme di Diocleziano e corredava le rovine con piccoli animali e figure umane. In definitiva, le incisioni non erano importanti come documenti antiquari, ma come stampe di modelli, che vennero riutilizzati ed estrapolati da intarsisti tedeschi, fabbri olandesi e pittori italiani. Era il mezzo di stampa che permetteva a tali copie di ricostruire una Roma che non c'era più, non tanto mostrandola quanto rimettendola in scena attraverso una sorta di virtualità antiquaria. (cfr. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). Le lastre del Pittoni furono successivamente ristampate, nel 1582, nell’opera di Vincenzo Scamozzi Discorsi sopra l'Antichità di Roma. Queste prove recano al verso il testo descrittivo. Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, minimi restauri alla piega centrale, per il resto in buono stato di conservazione. Etching and engraving, 1561. Example of the third issue, printed without text on verso in the middle of the 17th Century. First published in the rare Praecipua aliquot romanae antiquitatis ruinarum monumenta par baptistam Pittonem vicentinum mense september MDLXI, inspired by the same work by Hieronimus Cock, printed in Antwerp in 1551 (frontispiece and 24 plates). “All ruins bespeak both persistence and decay. Yet the specificity of Roman ruins, for the Antwerp publisher Hieronymus Cock (c. 1510—1570), lay less in a charged sublimnity than in a lingering power to model, to furnish templates in his Netherlandish here-and-now. Cock's astonishing series of etchings, the Praecipua Aliquot Romanae Monimenta was published in 1551. One of the earliest products of Cock's revolutionary Aux Quatre Vents firm, the Praecipua has long proven problematic to art historians, since it seems less to document ancient Rome than to present the city as landscape, a sprawl of disabled structures. Writing in 1907, for example, the archaeologist Hülsen complained that Cock's views 'teach us nearly nothing' of antiquity, and 'depict only how grave the monuments' "en-rubblement" (Verschüttung) has become'. Yet the sixteenth-century appeal of Cock's prints lay precisely with this enactment of decay. For his audiences Cock fragmented views of the Colosseum, blurred distances between buildings like the Septizodium and the Baths of Diocletian and dotted the ruins with tiny animals and human figures. Ultimately, the etchings mattered not as antiquarian documents but as pattern prints, templates re-used and excerpted by German intarsists, Dutch metalsmiths, and Italian painters. It was the print medium that enabled such copia to reconstruct a Rome that was no longer there, less by showing it than re-staging via a kind of antiquarian virtuality, its aesthetic of bricolage” (cf. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). The plates by Pittoni were later reprinted in 1582 and included in the Vincenzo Scamozzi Discorsi sopra l'Antichità di Roma, where the views are weaker and with a descriptive text, on verso.
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PITTONI detto "Battista Vicentino" Giovanni Battista (Vicenza 1520 - 1583)
(Rovine Romane)
nella metà del XVII secolo. Opera appartenente alla rarissima serie Praecipua aliquot romanae antiquitatis ruinarum monumenta par baptistam Pittonem vicentinum mense september MDLXI. Si tratta di una serie di incisioni basate sull’omonima opera di Hieronimus Cock, stampata ad Anversa nel 1551 (frontespizio e 24 tavole). Tutte le rovine sono sinonimo di persistenza e decadenza. Eppure la specificità delle rovine romane, per l'editore di Anversa Hieronymus Cock (c. 1510-1570), risiede meno in una sublimità carica che in un persistente potere di modellare, di fornire modelli nel suo qui-e-ora olandese. La sorprendente serie di incisioni di Cock, i Praecipua Aliquot Romanae Monimenta fu pubblicata nel 1551. Uno dei primi prodotti della rivoluzionaria ditta Aux Quatre Vents di Cock, la Praecipua si è a lungo dimostrata problematica per gli storici dell'arte, poiché non sembra tanto documentare l'antica Roma quanto presentare la città come un paesaggio, una distesa di strutture disastrate. Scrivendo nel 1907, l'archeologo Hülsen si lamentava che le vedute di Cock "non ci insegnano quasi nulla" dell'antichità, e "descrivono solo quanto grave sia diventato lo sttao id conservazione dei monumenti". Eppure il fascino cinquecentesco delle stampe di Cock risiedeva proprio in questa rappresentazione della decadenza. Per il suo pubblico Cock frammentava le vedute del Colosseo, confondeva le distanze tra edifici come il Settizonio e le Terme di Diocleziano e corredava le rovine con piccoli animali e figure umane. In definitiva, le incisioni non erano importanti come documenti antiquari, ma come stampe di modelli, che vennero riutilizzati ed estrapolati da intarsisti tedeschi, fabbri olandesi e pittori italiani. Era il mezzo di stampa che permetteva a tali copie di ricostruire una Roma che non c'era più, non tanto mostrandola quanto rimettendola in scena attraverso una sorta di virtualità antiquaria. (cfr. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). Le lastre del Pittoni furono successivamente ristampate, nel 1582, nell’opera di Vincenzo Scamozzi Discorsi sopra l'Antichità di Roma. Queste prove recano al verso il testo descrittivo. Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, minimi restauri alla piega centrale, per il resto in buono stato di conservazione. Etching and engraving, 1561. Example of the third issue, printed without text on verso in the middle of the 17th Century. First published in the rare Praecipua aliquot romanae antiquitatis ruinarum monumenta par baptistam Pittonem vicentinum mense september MDLXI, inspired by the same work by Hieronimus Cock, printed in Antwerp in 1551 (frontispiece and 24 plates). “All ruins bespeak both persistence and decay. Yet the specificity of Roman ruins, for the Antwerp publisher Hieronymus Cock (c. 1510—1570), lay less in a charged sublimnity than in a lingering power to model, to furnish templates in his Netherlandish here-and-now. Cock's astonishing series of etchings, the Praecipua Aliquot Romanae Monimenta was published in 1551. One of the earliest products of Cock's revolutionary Aux Quatre Vents firm, the Praecipua has long proven problematic to art historians, since it seems less to document ancient Rome than to present the city as landscape, a sprawl of disabled structures. Writing in 1907, for example, the archaeologist Hülsen complained that Cock's views 'teach us nearly nothing' of antiquity, and 'depict only how grave the monuments' "en-rubblement" (Verschüttung) has become'. Yet the sixteenth-century appeal of Cock's prints lay precisely with this enactment of decay. For his audiences Cock fragmented views of the Colosseum, blurred distances between buildings like the Septizodium and the Baths of Diocletian and dotted the ruins with tiny animals and human figures. Ultimately, the etchings mattered not as antiquarian documents but as pattern prints, templates re-used and excerpted by German intarsists, Dutch metalsmiths, and Italian painters. It was the print medium that enabled such copia to reconstruct a Rome that was no longer there, less by showing it than re-staging via a kind of antiquarian virtuality, its aesthetic of bricolage” (cf. Christopher P. Heuer, Hieronymus Cock's Aesthetic of Collapse, pp. 387, 389-408, Oxford 2009). The plates by Pittoni were later reprinted in 1582 and included in the Vincenzo Scamozzi Discorsi sopra l'Antichità di Roma, where the views are weaker and with a descriptive text, on verso.
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WOUTERS Gommarus Anversa 1649 - dopo il 1696
Piazza Navona Antico Circo Agonale dell'Imperatore Severo Alessandro Edificata su le Riune di Esso col Prospetto delle sue M
Veduta della piazza dopo i restuari apportati sotto il pontificato di papa Innocenzo Decimo, alla cui memoria la stampa è dedicata. Disegnata ed incisa dal Wouters ed edita da Giacomo de Rossi, l’opera è arricchita da numerose scenette popolari, tra le quali emerge nel centro quella del tatro di commedianti.Acquaforte e bulino, imppressa su carta vergata coeva, tracce di colla al verso, leggere abrasioni di carta ai margini, nel complesso in buono stato di conservazione. Opera rara. View of the piazza after the restoration works done under Pope Innocentius X, to whose memory this print is dedicated. Drawn and engraved by Wouters, edited by Giacomo De Rossi, this work is enriched by various popular scenes. The most important of these can be seen at the centre and depicts a comedy theatre. Copperplate, small perfectly repaired areas at margins and central fold, otherwise in very good conditions. Rare. Ravaglioli pag. 54.
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GUESDON Alfred (Nantes 1808 - ?)
Rome Vue prise au dessus de la Place Colonne
Alfred Guesdon nasce a Nantes il 13 giugno del 1808, terminati gli studi classici parte nel 1829 alla volta di Parigi per entrare come allievo architetto nello studio di Antoine Martin Garnaud. Dal 1830 si dedicò a sperimentazioni e ricerche nel campo della litografia, prediligendo soggetti storici, vedute e panorami, tratti dai numerosi viaggi che egli fece in Europa. La peculiarità di queste vedute sta nel fatto che si tratta dei primi rilievi di città dall’alto, effettuati a bordo di una mongolfiera. Nel 1849 pubblica le tavole, in litografia, nel celebre L’Italie à vol d’oiseau., o storia e descrizione sommaria delle principali città di questo paese, di H. Etiennez, accompagnate da 40 grandi vedute generali, disegnate dal vero da Alfred Guesdon e litografate con due tinte da A. Rouargue, Jules Arnout, A. Cuvillier, A. Guesdon. Litografia tinta, finemente colorata a mano, in perfetto stato di conservazione. Alfred Guesdon was born in Nantes, June the 13th 1808. Once he finished his classical studies, in 1829, he went to Paris, to study architecture as a pupil of Antoine Martin Garnaud. Starting from 1830, he devoted himself to experimentations and researches on the art of lithography, especially on historical subjects, views and landscapes he took from his many trips around Europe. The distinctiveness of these views is the fact that they are the first representations of the cities from above, realized on board of an air balloon. In 1849 he published the lithographic plates in the famous L’Italie à vol d’oiseau., o storia e descrizione sommaria delle principali città di questo paese, di H. Etiennez, accompagnate da 40 grandi vedute generali, disegnate dal vero da Alfred Guesdon e litografate con due tinte da A. Rouargue, Jules Arnout, A. Cuvillier, A. Guesdon. Tinted litograph with later hand colour, very good condition. Bibliografia: D. Straffolino, Alfred Guesdon, L'Italie a vol d'oiseau (1849). La veduta a volo d'uccello dalle ali di Icaro alla mongolfiera; Cremonini, L’Italia nelle vedute e crate geografiche, pp. 241/242.
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FRANZETTI Agapito (attivo a Roma 1790 - 1800)
Piazza di Spagna
Veduta di Piazza di Spagna con la scalinata di Trinità dei Monti, edita a Roma da Agapito Franzetti all'inizio del XIX secolo.Incisione in rame, in buono stato di conservazione. Veduta di Piazza di Spagna con la scalinata di Trinità dei Monti, edita a Roma da Agapito Franzetti all'inizio del XIX secolo.Incisione in rame, in buono stato di conservazione.
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SPECCHI Alessandro (Roma, 1668 - Roma, 1729)
Veduta interiore della Gran Basilica di S.Pietro in Vaticano Dinuovo misurata disegnata & intagliata da Alessandro Specchi e
Veduta ortogonale interna della Basilica di San Pietro in Vaticano, guardando attraverso la navata lungo un intero lato. In alto a destra cartiglio decorativo con titolo, dediche e misurazioni.Incisione in rame, in ottimo stato di conservazione. Rara. Interior orthogonal view in St Peter's in the Vatican looking across the nave along one entire side.In the upper right corner, cartouche with title, dedication and measures.1687 Engraving.
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PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)
Veduta di Palazzo Odescalchi
Acquaforte e bulino, 1753, firmata in lastra . Esemplare della contemporanea tiratura romana, secondo stato di cinque, stampata dall'autore nella propria tipografia di Strada Felice. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana "doppio cerchio e giglio", con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Nel margine inferiore si trovano delle contemporanee scritte ad inchiostro bruno, traduzioni in lingua francese delle iscrizioni incise. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Etching and engraving, 1753, signed on plate.Example from the contemporary Roman Edition, the second state of five, printed by Piranesi in his tipography of Strada Felice. A very good impression, printed on contemporary laid paper with watermark "double encircled fleur de lys with letters CB", with margins, good condition. Ink addidition at the lower white margin, trasnslation of the title made by a contemporary French hand. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Hind 26, II/V; Focillon 741.
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PIRANESI Giovan Battista (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)
Veduta della Basilica di S. Giovanni Laterano
Acquaforte e bulino, 1749, firmata in lastra . Esemplare della contemporanea tiratura romana, terzo stato di sei, stampato dall'autore nella propria tipografia di Strada Felice. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana "doppio cerchio e giglio", con pieni margini, in perfetto stato di conservazione. Nel margine inferiore si trovano delle contemporanee scritte ad inchiostro bruno, traduzioni in lingua francese delle iscrizioni incise. Della serie Vedute di Roma. L’opera consiste in 135 lastre prodotte individualmente dal Piranesi per almeno 30 anni, da circa il 1745, fino alla data della sua morte. All’opera sono aggiunte poi due vedute realizzate dal figlio Francesco. Per la prima volta furono edite dall’editore Giovanni Bouchard nel 1751 (34 lastre), successivamente dallo stesso Piranesi editore a Strada Felice prima e Palazzo Tomati poi (indirizzi che appaiono su molte tavole), fino alla stesura definitiva composta da 137 lastre. Successivamente alla morte dell’autore le matrici furono ereditate dal figlio Francesco, che ne curò la pubblicazione prima nella capitale - le cosiddette tirature “postume romane” - e successivamente a Parigi, dove furono stampate tre edizioni – la cosiddetta “prima di Parigi”, una intermedia (entrambe su carta vergata) e quella curata dall’editore Firmin Didot, la prima su carta senza vergelle, dove le tavole presentano l’aggiunta di un numero arabo ordinale. Tutte le tirature parigine sono piuttosto modeste in qualità, lontane da come il Piranesi le aveva pensate e concepite. Le lastre furono poi acquisite dalla Calcografia Camerale, poi Calcografia Nazionale, oggi Istituto Centrale per la Grafica, dove sono tuttora conservate. Etching and engraving, 1749, signed on plate.Example from the contemporary Roman Edition, the third state of six, printed by Piranesi in his tipography of Strada Felice. A very good impression, printed on contemporary laid paper with watermark "double encircled fleur de lys with letters CB", with margins, good condition. Ink addidition at the lower white margin, trasnslation of the title made by a contemporary French hand. Taken from Vedute di Roma. The whole work consists of 135 plates which have been individually produced by Piranesi along 30 years, from 1745 circa until his death. Two more works have been subsequently added, two plates by his son Francesco. They have been printed for the first time in 1751 (34 plates) by the editor Giovanni Bouchard, afterwards by Piranesi himself, publisher first in Strada Felice an the in Palazzo Tomati, imprint that can be found in mostly of the plates), until the final edition of 137 plates. After Piranesi's death, his son Francesco inherited the plates, editing them first in Rome and then in Paris, where three editions were printed - the so-called "first Paris edition", an intermediate one (both on laid paper) and the one edited by the publisher Firmin Didot, the first on wowe paper, where the plates have an Arabic ordinal number added. All Parisi issues are rather modest in quality, far from how Piranesi had thought and conceived them. The plates were then acquired by the Calcografia Camerale, then Calcografia Nazionale, today Istituto Centrale per la Grafica, where they are still kept. Hind n. 8, III/VI; Focillon 790.
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SPECCHI Alessandro (Roma, 1668 - Roma, 1729)
Disegno e prospetto del Romano Campidoglio Moderno con le sue fabriche et ornamenti come al presente si trova, dato in luce
Disegno, e prospetto del romano Campidoglio moderno, con le sue fabriche et ornamenti, come al presente si trova, dato in luce sotto gl'auspicij dell'Ill.mo, et Ecc.mo Sig. Marchese Ottavio Riario senatore di Roma da Domenico de Rossi Erede di Gio. Giac.o de Rossi nella sua stamparia in Roma alla Pace Vista frontale del Campidoglio con carro in primo piano. Incisione pubblicata da Domenico de' Rossi nel 1692. Il cartiglio in basso a destra contiene la Nota delle cose Memorabili nel disegno, e Prospetto del Moderno Campidoglio, con le note sugli elementi più importanti. Al centro in basso, l'iscrizione Alessandro Spechi disegno e intaglio. Acquaforte e bulino, impressa su carta vergata coeva, restauro nell'angolo inferiore destro e alla piega centrale, per il resto in buono stato di conservazione. La veduta di Specchi è la prima rappresentazione di un certo tipo: “ […] l’evoluzione sia della sensibilità di artisti, committenti e clienti, sia del modo di considerare il Campidoglio non più come un monumento isolato sulla collina, ma come parte del tessuto e dei percorsi urbani. Esse riguardano almeno tre parametri compositivi e prospettici: gli artisti iniziarono ad abbassare gradualmente l’orizzonte prospettico portandolo verso alla quota della piazza. Questo è evidente nell’incisione di Alessandro Specchi del 1692, che mostra l’orizzonte geometrico all’altezza del marcapiano degli edifici laterali, che sarà il riferimento per i successivi “ritratti” di Giuseppe Vasi, del Canaletto e di Giovanni Paolo Pannini; gli artisti iniziarono ad includere sia l’intera cordonata sia parte della sottostante piazza dell’Aracoeli; gli artisti iniziarono ad utilizzare punti di fuga eccentrici rispetto all’asse di simmetria e ad allargare il campo visivo per includere gli edifici limitrofi, in particolare la chiesa dell’Aracoeli” (cfr. F. Colonnese, L’immagine del Campidoglio e le pratiche di manipolazione visivatra XVI e XVIII secolo, 2018). Bibliografia Indice delle stampe de' Rossi, p. 30, n. 13. Disegno, e prospetto del romano Campidoglio moderno, con le sue fabriche et ornamenti, come al presente si trova, dato in luce sotto gl'auspicij dell'Ill.mo, et Ecc.mo Sig. Marchese Ottavio Riario senatore di Roma da Domenico de Rossi Erede di Gio. Giac.o de Rossi nella sua stamparia in Roma alla Pace Frontal view of the Campidoglio with carriage in the foreground. Engraving published by Domenico de 'Rossi in 1692. The cartouche in the lower right corner contains the Nota delle cose Memorabili nel disegno, e Prospetto del Moderno Campidoglio, with notes on the most important elements. In the lower center is the inscription Alessandro Spechi disegno e intaglio. Etching and engraving, impressed on contemporary laid paper, restoration in the lower right corner and the central fold, otherwise in good condition. Specchi's view is the first representation of a certain type: "the evolution of both the sensitivity of artists, clients and customers, and of the way of considering the Capitol no longer as an isolated monument on the hill, but as part of the urban fabric and routes. They concern at least three compositional and perspective parameters: the artists began to gradually lower the perspective horizon, bringing it towards the level of the piazza. This is evident in Alessandro Specchi's engraving of 1692, which shows the geometric horizon at the height of the stringcourse of the lateral buildings, which will be the reference for the following "portraits" by Giuseppe Vasi, Canaletto and Giovanni Paolo Pannini; the artists began to include both the entire stringcourse and part of the underlying Piazza dell'Aracoeli; the artists began to use vanishing points eccentric to the axis of symmetry and to widen the field of vision to include the neighboring buildings, in particular the church of Aracoeli" (cf. F. Colonnese, L'immagine del Campidoglio e le pratiche di manipolazione visiva tra XVI e XVIII secolo, 2018). Bibliografia Indice delle stampe de' Rossi, p. 30, n. 13.
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DAUDET Robert II (Lione 1737 – Parigi 1824)
Le Pont St. Ange
Bulino e acquerello tratto dalla serie "Le Musée du Louvre - Collection de 500 Gravures au burin…" edita fra il 1877 e il 1879 da Felix Hermet.Vista del Ponte Sant'Angelo, disegnata da Lefontaine, da un dipinto di Joseph Vernet e incisa da Daudet.In ottime condizioni. Burin and watercolor taken from the series "Le Musée du Louvre - Collection de 500 Gravures au burin ..." published between 1877 and 1879 by Felix Hermet.View of the Ponte Sant'Angelo, designed by Lafontaine and engraved by Daudet. After a painting by Jospeh Vernet.In excellent condition.
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DAUDET Robert II (Lione 1737 – Parigi 1824)
Le Ponte Rotto a Rome
Bulino e acquerello tratto dalla serie "Le Musée du Louvre - Collection de 500 Gravures au burin…" edita fra il 1877 e il 1879 da Felix Hermet.Vista del Ponte Rotto, disegnata da Vernet e incisa da Daudet.In ottime condizioni. Burin and watercolor taken from the series "Le Musée du Louvre - Collection de 500 Gravures au burin ..." published between 1877 and 1879 by Felix Hermet.View of the Ponte Rotto, engraved by Daudet, after a painting of Joseph Vernet.In excellent condition.
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CORONELLI Vincenzo (Venezia 1650 - 1718)
Roma / intagliata e dedicata da Pietro Ridolfi nell'Accademia Cosmogra[fi]ca degli Argonauti all'eccllentissimo sig[nor]e An
- RARA PRIMA EDIZIONE -Incisa da Pietro Ridolfi per l'abate Coronelli, questa rara pianta della città viene per la prima volta pubblicata nel rarissimo Citta, Fortezze e, Isole, e Porti principali dell'Europa in Pianta et in Elevatione, Descritte, e Publicate Ad uso dell'Accademia Cosmografica degli Argonauti dal Padre Maestro Coronelli Lettore, e Cosmografo della Serenissima Republica di Venezia, edito a Venezia da Domenico Padovani nel 1689. Coronelli visse un periodo di straordinaria fecondità editoriale a partire dal 1689, quando ebbe la cattedra di geografia presso l'Università alle Procuratie, con la pubblicazione, nel 1690, del primo volume dell'Atlante Veneto. In effetti sotto il nome di Atlante Veneto va tutta la raccolta di tredici opere composte nell'arco del decennio successivo, dall'Isolario allo Specchio del mare. In realtà solo alcune di tali opere possono definirsi atlante, mentre altre, sono opere di compilazione o semplici raccolte di vedute e fortificazioni come questa rara raccolta. Contrariamente a quanto dichiarato da Marigliani, questa è la prima edizione della pianta della città, e non quella che reca la data 1698 (oltre una ricca cornice ornamentale), pubblicata in onore del Duca di Parma Francesco Farnese.Si basa, come indicato da Scaccia Scarafoni, sulla piccola pianta del Falda. Tuttavia si tratta di una derivazione arbitraria, con una raffigurazione in alzato solo di pochi edifici principali. Il grande cartiglio con il titolo, sproporzionato, contiene gli stemmi dei XIV rioni.Meraviglioso esemplare, con grandi margini, di questa rara pianta. - THE RARE FIRST STATE - Plan map, with some large buildings in bird's-eye view. Text on tablet at lower right, with coats of arms of Rome and its rioni. Oriented with east at top. Relief conveyed pictorially. Reduced copy of Falda's small plan of Rome, published 1667. See Huelsen. This example of the map is taken from the very rare Coronelli's Citta, Fortezze e, Isole, e Porti principali dell'Europa in Pianta et in Elevatione, Descritte, e Publicate Ad uso dell'Accademia Cosmografica degli Argonauti dal Padre Maestro Coronelli Lettore, e Cosmografo della Serenissima Republica di Venezia, printed in Venice by Domenico Padovani in 1689. Coronelli lived a period of extraordinary editorial fecundity starting from 1689, when he had the chair of geography at the University at the Procuratie, with the publication, in 1690, of the first volume of the Atlante Veneto. Under the name of Atlante Veneto goes the entire collection of thirteen works composed over the next decade, from the Isolario to the Specchio del mare. Copperplate, with full margins, very good condition. Very rare. Huelsen, C. Saggio di bibliografia ragionata delle piante icnografiche e prospettiche di Roma, 122; C. Marigliani, Le Piante di Roma delle collezioni private, p. 243, n. 150; Scaccia Scarafoni n. 202.
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LEIZELT Balthasar Friedrich (attivo tra il 1750 e il 1800)
Vue du Tybre vis-a-vis la Bouche de la Veritè a Rome.
Veduta del Tevere con pescatori e barche.Visibili sullo sfondo una serie di edifici e monumenti riportati in didascalia: "1. Pont rompu. 2. Temple de la Fortune Virile, oujour d'huy l'Eglise de S.te Marie Egiptiene. 3. Temple de Vesta, oujour d'huy l'Egliese de notre Dame du Soleil. 4. S.te Marie dite in Cosmedin".Acquaforte e acquerello in buone condizioni. View of the Tiber with fishermen and boats.In the background, a series of buildings and monuments, present also in the caption below: "1. Pont rompu 2. Temple of the Fortune Virile, oujour d'huy the Eglise de S.te Marie Egiptiene 3. Temple de Vesta, oujour d ' huy the Heese de notre Dame du Soleil 4. S. Marie say in Cosmedin ".Etching and watercolor in good condition.
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MOORE Georg Belton (Londra 1805 -1875)
San Giovanni e Paolo - Rome
Bella veduta tratta dall'opera The Ecclesiastical Architecture of Italy: From the Time of Constantine to the Fifteenth Century…, di Henry Gally Knight, stampata da Day & Haghe e pubblicata a Londra, in 2 volumi, nel 1843. L'opera è illustrata da 81 tavole di esterni ed interni di architetture ecclesiastiche di città italiane; i disegni furono realizzati da G. Moore, D. Quaglio, J. Aliusetti, J. M. Knapp, Hallman, ed E. Lear, mentre le litografie da Owen Jones, G. Moore, T. T. Bury, and R. K. Thomas. George Belton Moore, disegnatore di paesaggi, architettura e topografia, fu allievo di Augustus Charles Pugin (1762-1832). George insegnò disegno alla Royal Military Academy di Woolwich e all'University College di Londra. Espose paesaggi, spesso di soggetti italiani, alla Royal Academy e ad altre mostre dal 1830 fino alla sua morte. Litografia tinta, in ottimo stato di conservazione. View taken from The Ecclesiastical Architecture of Italy: From the Time of Constantine to the Fifteenth Century…, published by Henry Bohn, London 1843, printed by Day & Haghe. The work is illustrated with 81 plates of exteriors and interiors of ecclesiastical architecture in Italian cities; the drawings were made by G. Moore, D. Quaglio, J. Aliusetti, J. M. Knapp, Hallman, and E. Lear, and the lithographs by Owen Jones, G. Moore, T. T. Bury, and R. K. Thomas. George Belton Moore, was born on 24 March and baptised at St Marylebone, London on 26 May 1806, son of William Moore and his wife Mary. A landscape, architectural and topographical draughtsman who was a pupil of Augustus Charles Pugin (1762-1832). George taught drawing at the Royal Military Academy at Woolwich and at University College, London. He exhibited landscapes, often of Italian subjects, at the Royal Academy and other exhibitions from 1830 until his death. Coloured lithograph, in very good condition.
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PICCOLI Carlo (attivo 1850-1870)
Piazza e Basilica Vaticana
Veduta di Piazza San Pietro con la Basilica e il colonnato. All'interno della piazza scena di vita quotidiana con molte figure e carrozze con cavalli.Incisione in ottimo stato di conservazione. View of San Pietro with the Basilica and the colonnade. Inside the square scene of daily life with many figures and carriages with horses.Engraving in excellent condition.
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