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Ventura Emiliano
David Foster Wallace. La cometa che passa rasoterra
brossura
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Miorandi Paolo
Verso il bianco. Diario di viaggio sulle orme Robert Walser
ill., br. "Verso il bianco" è un diario di viaggio a Herisau, nella Svizzera tedesca, dove Robert Walser ha vissuto, internato in manicomio, per ventitré anni, la parte finale della sua vita. Nel primo pomeriggio del giorno di Natale del 1956, il corpo senza vita di Robert Walser fu trovato lungo un sentiero di montagna. Una celebre fotografia in bianco e nero, scattata da un anonimo poliziotto accorso sul posto, lo ritrae disteso sulla neve, adagiato nel bianco. Questo pellegrinaggio nei luoghi walseriani, come lo definisce lo stesso autore, è una sfida e uno scavo. Paolo Miorandi procede, dal capitolo 7 (sette sono le orme di Walser nella neve) al capitolo 1, che è l'ultimo, viaggiando a ritroso in una delle più profonde ed eccentriche esperienze letterarie del Novecento.
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De Merolis Franco
Gabriele D'Annunzio e la critica francese
br. Man mano che giungono in Francia le opere di d'Annunzio, le brumose prevenzioni che si addensavano sul poeta abruzzese iniziano a diradarsi e inizia per lui un cursus honorum prestigioso.Il soggiorno francese di d'Annunzio (1910-1915) avviene in un periodo culturale e artistico intenso, ricco di valori innovativi.Gli interventi critici di Theodore de Wizewa ed Eugène de Vogué gli aprono i convegni e i salotti prestigiosi della capitale e la sua personalità conquista i "maitres à penser" dell'epoca.
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Fedrigo Gabriele
Dell'effimero
br. Sentivo che non c'era più tempo per scrivere. Frapponevo fra me e lo scrivere una strana impazienza e un'urgenza di vivere, come se la clessidra del tempo fosse stata capovolta per l'ultima volta e i granelli di esistenza avessero cominciato a scendere inesorabili verso il pozzo del nulla. Ma era vero vivere il mero affaccendarmi in mille altre cose? Mi lasciavo andare impercettibilmente alla mia deiezione fino al punto di percepire in me stesso la nascita di un automa mosso nient'altro che da una meccanica del rifiuto e dell'isolamento. Temevo una metamorfosi senza ritorno.
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Salaris Claudia
Alla festa della rivoluzione. Artisti e libertari con D'Annunzio a Fiume. Nuova ediz.
ill., br. L'impresa fiumana (1919-1920), per molti versi un episodio precursore del fascismo, coagulò una quantità di esperienze diverse, di ansie di ribellione, di velleità rivoluzionarie. Sotto questo aspetto fu come un lungo e febbrile carnevale all'insegna della festa e della provocazione, in linea con le avanguardie del tempo, ma fu anche un momento "insurrezionale" come lo sarà il Sessantotto. Il volume rivisita l'avventura fiumana da questa particolare angolatura: attraverso le testimonianze anche letterarie di protagonisti noti o dimenticati racconta Fiume dalla parte degli "scalmanati" che vi accorsero a vivere una vita-festa fatta di bravate futuriste e di utopie, di trasgressione sessuale e di pirateria, di gioco e di guerra. In questa luce, Fiume è un capitolo significativo di quella cultura della rivolta che ha caratterizzato il Novecento. La riedizione aggiunge un capitolo nuovo su D'Annunzio e l'avanguardia.
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Zane Marcello
Brescia e le donne. Protagonismo femminile nel Novecento bresciano
ill., br. La partecipazione delle donne bresciane al mondo del lavoro, dell'associazionismo, nell'economia di guerra e del boom, ma anche nel privato di casa, fra nuove opportunità e novità in cucina o nell'intimità del bagno, sulla strada, in ufficio o in famiglia. Donne alla prova di alcuni significativi mutamenti indotti dal modificarsi di pratiche sociali o dall'affermarsi di innovazioni tecnologiche in grado di modificare comodità casalinghe o peggiorare impieghi e consuetudini. Con illustrazioni d'epoca.
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Palumbo Mosca R. (cur.)
La realtà rappresentata. Antologia della critica sulla forma romanzo (2000-2016)
br. Il successo planetario di narrazioni a cavallo fra i generi - da "Gomorra" di Roberto Saviano fino a "Preghiera per Cernobyl'" del premio Nobel Svjatlana Aleksievi? e molti altri - ha rappresentato negli ultimi anni l'occasione di un ripensamento critico profondo della forma-romanzo, tanto nella sua morfologia quanto nelle sue declinazioni particolari. È vero, come afferma Mario Vargas Llosa, che solo il romanzo può darci una «presa diretta e totalizzante dell'essere umano» o ha forse ragione Berardinelli quando parla, denunciandolo, di un genere ormai «più merceologico che letterario»? E quali sono oggi i rapporti tra la rappresentazione romanzesca e una realtà percepita come sempre più complessa, se non sul punto di dissolversi nell'immateriale della mediatizzazione? Attraverso le pagine di molti fra i contributi critici più interessanti degli ultimi anni, l'antologia permette di comprendere le rappresentazioni romanzesche della realtà, aprendo così anche ad una più articolata comprensione del mondo contemporaneo.
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Piaget Jean; Beth Evert Willem
Epistemologia matematica e psicologia. Ricerca sulle relazioni tra la logica formale ed il pensiero reale
br. Due studiosi del secolo scorso, un noto epistemologo, biologo e psicologo (J. Piaget), ed un grande logico, ricco di cultura filosofica ed umanistica (E. W. Beth), a seguito di un'iniziale ed aspra polemica tra loro intercorsa nel 1949 e 1950, decidono successivamente di affrontare insieme un tema insidioso, quale quello del rapporto tra l'epistemologia della matematica e la psicologia genetica. La loro cooperazione produce il presente lavoro, di grande spessore epistemologico, che dopo quasi sessant'anni dalla sua pubblicazione, si rivela ancora di grande attualità. Soprattutto perché getta le basi per un approccio costruttivo ala conoscenza, collocandola in un ambito transculturale, ricco di suggerimenti ed indicazioni innovative, volte al superamento delle vecchie e stantie, vale a dire ideologiche, rigide strutturazioni della conoscenza. Insieme a "Logica e conoscenza scientifica" e "Biologia e conoscenza", entrambi successivi (1967), è il testo che, nell'insieme delle opere piagetiàne, assolve più di altri a questo compito.
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Sartre Jean-Paul
L'idiota della famiglia. Gustave Flaubert dal 1821 al 1857
ril. Jean-Paul Sartre manifestò fin da bambino la sua ossessione per Gustave Flaubert imparando a memoria le pagine finali di Madame Bovary. La sua ammirazione divenne astio quando, ormai adulto, riconobbe nel romanziere di Salammbô un esteta borghese, connivente con la classe cui apparteneva e che pure disprezzava. Volle vedere in Flaubert un avversario, il suo opposto intellettuale e politico; quell'opposto che, come è noto, tanto somiglia all'immagine restituita dallo specchio. Forse per questo Sartre accettò di inseguire l'ombra dell'altro scrittore in una magistrale biografia, di trattare il proprio contrario con l'empatia necessaria a comporre un ritratto che fosse anche un riflesso traviato di sé.Chi era dunque Gustave Flaubert? L'idiota della famiglia, un bambino preda di lunghi stati d'assenza stuporosa, lo sguardo perso a inseguire miraggi? Oppure, per chi lo conobbe adolescente, l'istrionico attore mancato, il guitto maldestro gravato dalla dannazione di suscitare il riso? O forse l'incurabile nevrotico dell'epistolario, che accarezzava con la mente la corolla di tenebre delle sue malinconie, senza mai lasciarne sfiorire i petali? E come ha potuto divenire un genio quel bambino che i genitori e il fratello avevano destinato a una vita da ebete?Libro eretico e inclassificabile, ridefinizione dell'etica sartriana della libertà, cruciale incontro tra due giganti della letteratura francese, L'idiota della famiglia - cui si aggiunge oggi la penetrante prefazione di Massimo Recalcati - è un viaggio nel dedalo della psiche flaubertiana, nell'arte come via di fuga e rieducazione sentimentale, nell'anomalia claustrofobica della scrittura; ed è insieme un tentativo di chiarire in che modo la storia, la società, il contesto familiare - in una parola, l'Altro - diano forma alla vacillante sintesi di un individuo. Al fondo di tutto, un'unica, enorme domanda: che cosa si può sapere davvero di un uomo? Introduzione di Massimo Recalcati.
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Han Byung-Chul
La salvezza del bello
br. Dostoevskij aveva detto che solo la bellezza ci salverà. Ma oggi è il bello stesso a dover essere messo in salvo, recuperando l'integralità della sua esperienza che l'epoca digitale fa svanire di giorno in giorno. Questo è l'intento del saggio di Byung-Chul Han, che ripercorre momenti essenziali del pensiero europeo sul bello, da Platone a Nietzsche e Adorno, per mostrare con vigorosa persuasività la deriva estrema della nostra esperienza estetica. L'estetizzazione diffusa, la veloce proliferazione di immagini levigate e consegnate al consumo, dove conta solo il mero presente della più piatta percezione, conducono a una fondamentale anestetizzazione. Nulla più accade e ci riguarda nel profondo, e così l'arte diventa, come già aveva avvertito Nietzsche, solo occasione di una momentanea eccitazione. Ma l'originaria esperienza del bello è invece una scossa estatica che ci trasforma e si prolunga anche nella vita etica e politica. La bellezza non rimanda al sentimento di piacere, ma a un'esperienza di verità. "Tu devi cambiare la tua vita": il monito che promana dal Torso arcaico di Apollo nell'omonima poesia di Rilke è la parola che il bello ci rivolge attraverso questo libro.
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Fischer-Dieskau Dietrich
Claude Debussy e il suo mondo
br. Improntato di un estro che sa di rapsodia, questo volume dedicato a Debussy ripercorre la vita del musicista intersecandola con la sua arte e l'ambiente culturale e artistico della Parigi di primo Novecento. Scritto da Dietrich Fischer-Dieskau, cantante e soprattutto interprete universalmente noto e apprezzato per i ruoli operistici e per la frequentazione del repertorio cameristico, è qui proposto per la prima volta nella traduzione italiana di Francesco Bussi che ha il pregio di non allentare mai l'interesse e la partecipazione nello scorrere l'elevato numero di pagine. Entro la vasta letteratura incentrata sulle opere e sui giorni di Debussy, la fatica letteraria di Fischer-Dieskau spicca con l'originalità di un unicum.
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Valentini V. (cur.)
Il teatro è un giardino incantato dove non si muore mai. Intorno alla drammaturgia di Franco Scaldati
ril. Questo volume è unaraccolta di contributi che si accostano al mondo poetico di Franco Scaldati da varie prospettive: quella teologica di Don Cosimo Scordato, con il quale lo scrittore condivise il suo lavoro all'Albergheria; testi che contribuiscono a inscrivere l'opera di questo autore insulare in un circuito di rapporti con la drammaturgia internazionale e nazionale: con Luigi Pirandello (Valeria Merola), con Pier Paolo Pasolini (Stefano Casi), con Peter Handke e Heiner Müller (Valentina Valentini). Con i saggi di Stefania Rimini, Andrea Vecchia, Marco Palladini, Matteo Martelli si tracciano delle ipotesi di ricerca sulla centralità del sogno, sul «il mistero creaturale delle figure femminili», sulle figure dell'ombra come doppio, liminalità fra reale e fantasmatico. Un altro gruppo di contributi è dato dagli artisti/attori che hanno collaborato con Franco Scaldati: Melino Imparato che lo ha affiancato sin dagli esordi; Antonella di Salvo che ha condiviso un tragitto, la creazione del Laboratorio Femmine dell'Ombra; Marion D'Amburgo per la messainscena di un singolo spettacolo, Pupa Regina, opere di fango.
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Aspetti dell'Arte Italiana del XX secolo
ill.
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Schonfeld R. (cur.)
Italian pool design. Il design della piscina italiana. Ediz. illustrata. Vol. 9
ill., ril. La collana, che affonda le sue radici nell'Italian Pool Award, il premio alla piscina italiana indetto dalla rivista Piscine Oggi, nasce da un'unica volontà: mettere in evidenza le eccellenze progettuali e realizzative delle maestranze italiane in tutto il mondo. Le piscine protagoniste di questo volume sono state selezionate tra le candidate al premio nel 2018 proprio a questo scopo: far emergere il best of del Made in Italy.
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Rougemont Denis de; Bondi D. (cur.)
Pensare con le mani. Le radici culturali della crisi europea
br. Quale incidenza ha ancora la cultura nella nostra società? Gli intellettuali, i "chierici", giocano ancora un ruolo decisivo nel definire l'assetto socio-politico dell'Occidente? E se non è così, è perché essi hanno abdicato o perché hanno subito un ammutinamento? È possibile allora indicare nuovamente un fine comune all'agire e al pensare, che inscriva entrambi entro un unico orizzonte di senso? Queste domande, attualissime, assillavano già negli anni Trenta Denis de Rougemont, allora membro attivo nel movimento personalista parigino. Il momento storico era tra i più delicati, teso tra le macerie di una guerra passata e le sirene di quella futura: de Rougemont cercò di rimettere insieme i cocci, e allo stesso tempo di prevenire future malattie. La via che egli indicava era quella del recupero del valore assoluto della "persona", dell'irripetibilità e della dignità di ognuno nel proprio nucleo esistenziale: così la società occidentale ritroverebbe un fine comune, così l'Europa guadagnerebbe nuovamente un telos verso cui indirizzare le proprie millenarie risorse culturali.
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Parisi Presicce Paolo
Herman Melville. Racconto di un tipo strano
br. L'autore del mitico Moby Dick sapeva più di quel che sapeva, e lo diceva in forma di racconto, come imparò affabulando durante i primi viaggi per nave. A volte taceva immobile, perso nella luce di un'estraneità soave e disarmante, altre era preso da un movimento continuo, come quando si lanciava al galoppo nel Berkshire o, come racconta il genero, cambiava continuamente di posto sul traghetto, al limite di una nevrosi gentile. Herman Melville incarnò il proprio tempo (1819-1891) tra viaggi e scenari esotici, svolte del destino, incontri magici, coincidenze, amicizie misteriose - celebre quella con lo scrittore Nathaniel Hawthorne - perdite e distacchi, difficoltà psichiche, audaci e ostinati progetti letterari e ripetuti fallimenti, fino al riconoscimento postumo, che ha segnato la sua definitiva consacrazione tra i classici. Tutto questo viene qui raccontato in una biografia dettagliata, rispettosa delle fonti e del metodo storiografico, ma capace di ripercorrere con sguardo partecipe e qualche libertà interpretativa la vita straordinaria e mutevole di un gigante della letteratura che segnò la via all'epos americano, attraversando con impenetrabile innocenza un secolo zeppo di eventi.
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Bignardi M. (cur.)
Loredana Gigliotti. Intimi segni della vita
ril.
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Merton Thomas
Pasternak
br. Come lo stesso Merton osserva nell'ultima parte di questo libro, il segno principale da cui si riconosce il cristianesimo di Pasternak nella sua opera creativa è la libertà, che è anche una diversa concezione della storia rispetto alla visione sovietica che, già nel momento in cui Pasternak scrive "Il dottor Zivago", mostrava le prime crepe. Che per Pasternak sia una «idea della libertà personale e della vita come sacrificio», è soltanto una piena declinazione della verità, che molti suoi contemporanei nell'Urss hanno sperimentato e pagato di persona. Lungi dall'essere un'apologia cristiana di Pasternak, questo saggio del monaco Merton continua a sorprendere per la sua capacità di lettura trasversale fra le ragioni dell'arte e della letteratura e il grado di testimonianza che esse rendono al proprio tempo. Le qualità - estetiche del "Dottor Zivago" non sono una sovrastruttura borghese, come non lo è il senso religioso che vi spira dalla prima all'ultima pagina, ma una trasparente e fedele resa artistica della vita e della possibilità di far comprendere all'uomo quanto sia necessaria per allontanare dal nostro orizzonte le ombre di quella che già allora Merton definiva «l'alba fumosa di un'era apocalittica». Un monito anche per l'Occidente di oggi.
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Il dossier «Bagatelle». La polemica su Céline in Francia e in Italia
ril. Libro di infinita ed esasperata rabbia nei confronti degli ebrei, "Bagatelle per un massacro" (1938) sollevò in Francia critiche ed entusiasmi, che questo libro documenta nei passaggi più rilevanti. Qualche anno dopo l'atroce constatazione: ciò che Céline augurava agli ebrei si era puntualmente verificato nella Germania nazista. Letti retrospettivamente le "Bagatelle" e le reazioni dei critici segnano un passaggio decisivo nella cultura francese. Céline riassume in quel velenoso pamphlet secoli di pregiudizio antisemita proiettandolo nello spazio di un potente immaginario polemico, in realtà utilizzabile, e in parte utilizzato, all'occorrenza per qualsiasi causa. Molti, a sinistra, pensavano, dopo "Viaggio al termine della notte" (1932), di poter piegare la forza del linguaggio di questo scrittore ai propri fini politici. Con "Bagatelle" la delusione e il rammarico. Ma anche a destra l'appoggio al pamphlet è sempre accompagnato da distinguo e puntualizzazioni. La sua forza espressiva deve essere confinata a una funzione retorica, gli argomenti contro gli ebrei dovevano avere ben altro sostegno. Eppure, la storia della Shoah ha testimoniato che tutti quei distinguo non valevano nulla di fronte alla realtà dello sterminio nazista. Di "Bagatelle" se ne torna a parlare in Italia nel 1981, quando l'immagine dello scrittore ormai riconosciuto tra i più importanti per stile e linguaggio, si completa con la traduzione dell'urticante pamphlet. Quasi dimenticato in Francia, non viene accolto nei volumi della collezione Pléiade (anche per volontà della vedova di Céline, che non vuole fomentare l'odio verso di lui), l'editore Guanda lo traduce integralmente dopo la prima edizione del 1938, ampiamente censurata dal fascismo. Un dibattito, breve ma intenso, ridisegna i confini di ciò che è permesso e ciò che è proibito. Un anticipo sostanzioso di quello che si andava definendo come politically correct.
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Cisotto Gianni A.
Giulio Alessio. Un radicale tra XIX e XX secolo
br. Il filo conduttore che lega la sfaccettata biografia politica di Giulio Alessio (Padova, 853-1940) è rappresentato dal suo rigore e dalla integerrima coscienza del valore della politica e dell'impegno a favore delle classi popolari, oltre che dalla ferma e appassionata difesa della democrazia, contro i tentativi autoritari di Crispi prima e contro il fascismo poi. Alessio fu uno dei migliori politici del radicalismo settentrionale, una figura di rilievo nazionale, anche se impregnata di "padovanità", poiché rimase sempre fedele alla sua città, nella cui università insegnò ininterrottamente fino al pensionamento, nel cui Consiglio comunale rimase, con un'assidua presenza nonostante gli impegni parlamentarie anche dopo aver assunto incarichi governativi (nei governi Nitti, Giolitti e Facta), continuando a risiedervi e trascorrendovi gli ultimi anni, costretto al silenzio e all'isolamento, dopo l'avvento della dittatura fascista.
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Pascal Blaise
Pensieri
br. Il 2 gennaio del 1670 Guillaume Desprez dà alle stampe, a Parigi, "Pensieri" del Signor Pascal sulla religione e su altri argomenti. Sono passati otto anni dalla morte del grande filosofo e l'opera intende essere una monumentale difesa del cristianesimo dai suoi nemici principali, ovvero gli atei, gli ebrei, i musulmani e i libertini, che facevano parte di quella frangia di intellettuali che sognavano un pensiero totalmente scevro dalla fede e una visione critica della religione. L'opera, incompiuta e frammentata, è stata riordinata con un chiaro criterio filologico. Questo volume, contenente anche altri manoscritti del celebre pensatore francese, rappresenta una lettura fondamentale non solo per tutti coloro che si avvicinano allo studio della filosofia, ma anche per i cultori della teologia, della retorica e della letteratura in generale.
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Vassallo Nicla
Non annegare. Meditazioni sulla conoscenza e sull'ignoranza
br. Il duello sconfinato tra chi aspira a conoscere e chi è ignorante. La massa predilige sempre di più l'ignoranza e se ne vanta beata, pur annegando; gli esseri conoscenti, rari, proseguono in un progresso costante e faticoso, escono dalla caverna platonica e vedono il sole. Con estrema ponderata levità, di questo tratta il volume: di un male che sta dominando e di un bene che si sta prosciugando, sia nel campo quotidiano, nonché umanistico, sia in quello scientifico. Un saggio che lascia solo intravedere le tante complessità delle tematiche che vi soggiacciono, nella sfera pubblica e in quella privata, e in quale senso pubblico e privato riescano a intrecciarsi inesorabilmente nel conscio e nell'inconscio.
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Antoniazzi A. (cur.)
Scrivere, leggere, raccontare... La letteratura per l'infanzia tra passato e futuro. Studi in onore di Pino Boero
br. Questo volume non nasce dalla necessità di celebrare la conclusione, con il pensionamento, del percorso accademico di un insigne collega, ma da quella di festeggiare una nuova fase, quanto mai creativa e impegnata, dal punto di vista intellettuale, di uno studioso che è stato, e continua ad essere, un punto di riferimento imprescindibile per chi si occupa di letteratura per l'infanzia. Non solo in Italia. Ogni contributo rivela l'intenzione di instaurare una sorta di dialogo ideale con Pino Boero e con qualche specifico aspetto delle sue ricerche. Un dialogo che intreccia una passione comune agli autori di questo volume - quella per la letteratura per l'infanzia - a tutta una serie di connessioni alla storia, alla letteratura italiana (e non), all'iconologia, al cinema, alla musica, ai nuovi media e alla pedagogia. E questo perché la letteratura per l'infanzia, fin dall'origine, non si muove su un territorio omogeneo e ben definito, ma prevede continui sconfinamenti in altri ambiti, in altri contesti, in altre dimensioni comunicative. Così i diversi tagli metodologici utilizzati non impoveriscono la disciplina, ma nel loro insieme riescono a restituirne la complessità, il suo essere allo stesso tempo dentro e fuori ai sistemi educativi, dentro e fuori alle regole sociali vigenti, dentro e fuori alla morale comune. Contributi di: Leonardo Acone, Anna Antoniazzi, Anna Ascenzi, Flavia Bacchetti, Susanna Barsotti, Emy Beseghi, Pino Boero, Marnie Campagnaro, Lorenzo Cantatore, Alberto Carli, Rossella Caso, Sabrina Fava, Ilaria Filograsso, Walter Fochesato, William Grandi, Elisa Marazzi, Martino Negri, Simonetta Polenghi, Roberto Sani, Maria Teresa Trisciuzzi, Simonetta Ulivieri.
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Savio A. (cur.)
EGT 100. Eugenio Gentili Tedeschi architetto 1916-2016
ill. Eugenio Gentili Tedeschi (Torino 1916 - Milano 2005) è stato un architetto moderno del Novecento. Torinese di formazione, partigiano in Valle d'Aosta e intellettuale di prima grandezza, è riconosciuto come un protagonista della storia dell'architettura italiana della seconda metà del Novecento. Molto attivo anche nel settore della pubblicistica, ha scritto per le più importanti riviste di architettura italiana e collaborato, per più di vent'anni, alla direzione di Abitare. Fino dall'immediato dopoguerra ha affiancato all'attività professionale quella di insegnante universitario, diventando professore ordinario di Composizione Architettonica alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Nel corso della sua lunga carriera ha potuto confrontarsi all'interno dei diversi ambiti della disciplina, spaziando dall'architettura industriale a quella per la scuola, l'università, la ricerca scientifica. Ha firmato diversi progetti a scala urbana, opere infrastrutturali destinate alla mobilità e si è misurato in più occasioni sui temi della residenza privata e collettiva, fino ad occuparsi di architettura per l'assistenza e per lo spettacolo. I saggi raccolti in questo volume raccontano la sua dimensione professionale ed accademica, così come quella privata, di una famiglia nella quale l'architettura è stata sempre circondata da musica e musicisti.
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Vinci Simona
Mai più sola nel bosco. Dentro le fiabe dei Fratelli Grimm
br. C'è una fiaba in questo libro, e la fiaba racconta di una bambina e di una creatura misteriosa. La Creatura d'acqua scura che striscia nella soffitta è forse il fantasma di un uomo ucciso durante la Resistenza e il cui corpo è stato occultato nello stagno. La Creatura d'acqua scura somiglia - dal buio nel quale la bambina la incontra - al lupo che attende Cappuccetto Rosso, al ginepro che conserva vita e morte nei suoi rami, al fuso di Rosaspina bella addormentata nel bosco, alla mela avvelenata di Biancaneve. La Creatura d'acqua scura torna, come in una favola nera, ad avvertire, raccontare, raccordare la vita adulta e l'infanzia, le colpe e le assoluzioni, i morti propri e quelli degli altri, gli amici perduti e i luoghi ritrovati. Simona Vinci, raccoglitrice di erbe per l'arrosto, fichi per le conserve e storie per queste pagine, continua a dire della sua paura e della nostra, svelando perché abbiamo tutti vissuto nelle fiabe dei fratelli Grimm e come, qualche volta, torniamo a viverci. Un viaggio dentro e fuori "il gusto della paura" di una scrittrice italiana che, per sua stessa ammissione, talvolta vede ancora l'invisibile.
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O'Kelly Sebastian
Amedeo. Vita, avventure e amori di Amedeo Guillet. Un eroe italiano in Africa orientale
ill., br. Il barone Amedeo Guillet, nato a Piacenza nel 1909, fu ufficiale di cavalleria del Regio Esercito, campione di equitazione (superò le selezioni per le Olimpiadi di Berlino) e veterano della conquista dell'Etiopia nel 1936. Allo scoppio della seconda guerra mondiale si trova nell'Africa orientale italiana, al comando del Gruppo Bande Amhara a cavallo, un reparto formato da eritrei, etiopi e yemeniti che gli sono fedelissimi. Compie azioni decisive: durante la battaglia di Cherù guida una carica travolgente che quasi gli permette di catturare il quartier generale nemico e riesce a ritardarne l'avanzata, dando il tempo agli italiani di riorganizzarsi. Dopo la disfatta conduce una vera e propria guerra personale contro gli inglesi, con imprese tanto eccezionali che i suoi uomini lo soprannominano cummundar-as-sheitan, il "comandante diavolo". Alla fine, tuttavia, deve fuggire e nascondersi finché, travestito da arabo, non riesce ad arrivare nello Yemen, dove diventa consigliere della famiglia reale. Dopo la guerra abbandona la carriera militare e diventa diplomatico nei paesi arabi, per poi ritirarsi nella campagna irlandese fino alla morte, a 101 anni. Sebastian O'Kelly ha raccolto dalla viva voce del protagonista il racconto delle avventure del Lawrence d'Arabia italiano.
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Cory Taylor
Morire. Una vita
ril. «Quando stai morendo, può capitarti di provare una sorta di tenerezza perfino per i tuoi ricordi più infelici, come se la gioia non fosse confinata solo ai momenti più belli ma fosse intrecciata ai tuoi giorni come un filo d'oro.» Nel 2005, poco prima del suo cinquantesimo compleanno, i medici le tolgono un neo dalla gamba destra. Melanoma, quarto stadio. Poi le metastasi, l'intervento al cervello, la diagnosi fatale. Cory Taylor ha sessant'anni e ormai pesa meno di un cane: sta morendo di cancro. Ma mentre il suo corpo svanisce Cory riesce nel più arduo dei compiti: descrivere l'esperienza del morire, l'esperienza di sapere che presto la propria vita avrà fine. Composto in poche settimane, "Morire" è il libretto aureo che contiene tutto ciò che la morte può insegnare alla vita. È una riflessione sull'esistenza, il ricordo di un vissuto, una meditazione sul nulla ma anche, anzi soprattutto, un grandioso tributo alla vita.
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Shelley Mary; Berbeglia S. (cur.)
A zonzo per la Germania e per l'Italia
br. Domenica, 12 giugno 1842: una signora di mezz'età, la cameriera, il figlio e un compagno di studi s'imbarcano a Londra sul Wilberforce diretti ad Anversa. Partono per una vacanza che durerà tredici mesi e che li porterà in giro per l'Europa, ultima tappa Sorrento. La signora non è nuova a lunghi viaggi. La prima volta che lasciò l'Inghilterra aveva sedici anni, era incinta, ed era in fuga d'amore con un uomo sposato, Percy Bysshe Shelley. Due anni dopo, tra le foreste del Giura e sulle sponde del lago di Ginevra, darà alla luce quel Frankenstein che da due secoli sollecita la nostra immaginazione. Adesso è vedova; madre affettuosa, si preoccupa di far fare una sorta di Grand Tour al figlio. Parigi, agosto 1843: Ferdinando Gatteschi, mazziniano, è a caccia di una donna che, ammaliata dal suo bell'aspetto e dal suo eloquio, gli allunghi qualche franco. La vedova cade nella rete. Estate 1844: escono i "Rambles", ultima opera di Mary Shelley, in cui, per raccogliere fondi a favore di Gatteschi, ella racconta del viaggio con il figlio e del suo amore per l'Italia. "I Rambles in Germany and Italy" rientrano nella tradizione della letteratura di viaggio al femminile. I Rambles si muovono su tre livelli: il reale percorso geografico, la riflessione storico-politica, i ricordi personali. Per la Shelley, come per tutte le donne che visitarono l'Italia nell'Ottocento, il nostro Paese divenne terra d'elezione il cui bisogno di indipendenza esse si sentivano chiamate a sostenere.
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Guerri Giordano Bruno
Disobbedisco. Cinquecento giorni di rivoluzione. Fiume 1919-1920
ill., ril. Il 12 settembre 1919 un poeta, alla testa di duemila soldati ribelli, conquista una città senza sparare un colpo. Vi rimarrà oltre un anno, opponendosi alle maggiori potenze sotto gli occhi di un mondo ancora sconvolto dalla Grande Guerra. Lo scopo di Gabriele d'Annunzio e dei suoi legionari non era solo rivendicare l'italianità di Fiume: il Vate sognava di trasformare la sua «Impresa» in una rivoluzione globale contro l'ordine costituito, e nell'avveniristica Carta del Carnaro - una costituzione avanzatissima - teorizzò un governo della cosa pubblica lontano da quello dello Stato liberale, socialista, fascista. Per sedici mesi Fiume fu teatro di cospirazioni, feste, beffe, battaglie, amori, in un intreccio diplomatico e politico sospeso tra utopia e realtà. Militari, scrittori, aristocratici, industriali, femministe, sovversivi, politici, ragazzi fuggiti di casa componevano l'esercito del «Comandante», inconsapevoli di quanto avrebbero influenzato l'immaginario del Novecento. Nelle luci e nelle ombre dell'Impresa ritroviamo, a distanza di cento anni, molti aspetti del mondo di oggi: la spettacolarizzazione della politica, la propaganda, la ribellione generazionale, la festa come mezzo di contestazione, la rivolta contro la finanza internazionale, il conflitto tra nazionalismi, il ribellismo e la trasgressione. Mussolini, che a Fiume tradì d'Annunzio, saccheggiò quell'epopea adottandone la liturgia della politica di massa: i discorsi dal balcone, il dialogo con la folla, il «me ne frego», l'«eia eia alalà», riti e miti: così l'Italia democratica ha voluto dimenticare che la «Città di Vita» fu anzitutto una «controsocietà» sperimentale, in contrasto sia con le idee e i valori dell'epoca sia - e tanto più - con quelli del fascismo. Eppure, se molti legionari aderirono al regime, come Ettore Muti, molti altri furono irriducibilmente antifascisti, confinati o costretti a morire in esilio, come il sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris. Con il suo stile inconfondibile, Giordano Bruno Guerri ricostruisce quei sedici mesi attraverso migliaia di documenti inediti custoditi negli Archivi del Vittoriale, intrecciando in una narrazione appassionante la grande storia con le vicende degli uomini e delle donne che hanno vissuto quell'irripetibile avventura, e portando alla luce un aspetto inedito della poliedrica personalità dell'uomo che ne fu l'ispirato animatore e l'indiscusso protagonista.
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Olivieri Andrea; Wu Ming 1 (cur.)
Una cosa oscura, senza pregio
br. Ricordiamo Louis Adamic soprattutto come l'autore di un libro «di culto», di quelli che è facile fraintendere, che a maneggiarli scottano le dita, che incatenano i loro autori a immagini stereotipate: "Dynamite: The Story of Class Violence in America", scritto nel 1931 e riscritto nel 1934. Eppure, prima di trovare una morte enigmatica negli Stati Uniti della «caccia alle streghe», Louis fu tante persone, forse troppe: inquieto adolescente sloveno nell'impero austroungarico, migrante transatlantico in cerca di fortuna, americanissimo scrittore on the road, padre mai riconosciuto del New Journalism, cantore delle comunità meticce dei nuovi proletari (un Jack London mitteleuropeo tra gli scioperi degli Industrial Workers of the World), agitatore politico e infine sostenitore della Iugoslavia del maresciallo Tito. Una storia, molte storie a cavallo tra due continenti, tra i mostri del ventre d'Europa e l'American Dream spazzolato contropelo. Andrea Olivieri ha costruito un oggetto narrativo dove ogni capitolo è un campo minato, una narrazione ibrida squassata da continue esplosioni. L'autore non solo ricostruisce la storia di Louis nella sua complessità, ma ne adotta il metodo giornalistico e la poetica, ibridando fiction e non-fiction, e ne incrocia le traiettorie con quelle di altri proletari "meticci", vissuti in una zona dai confini incerti e dunque dai molti, troppi nomi: «Litorale adriatico», La biografia di Adamic dialoga con la storia di famiglia dell'autore. Famiglia di operai antifascisti e partigiani, protagonisti di un'epopea tra la Via Flavia e il West, nomadi tra i porti e cantieri navali di Monfalcone, Trieste, Fiume. Seguendo le vicissitudini di Albano e Leda, i nonni partigiani, Olivieri ci accompagna lungo le strade di un'umanità brulicante alla Dos Passos, in una borderland dove l'«identità nazionale» è continuamente messa in crisi, i confini sono mobili e ogni lingua è lingua franca. Un mondo di solidarietà di classe e internazionalismo, che grazie a queste pagine torna a ispirarci.
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Saccone Antonio
«Secolo che ci squarti... secolo che ci incanti». Studi sulla tradizione del moderno
br. Il libro esamina episodi cruciali della tradizione del moderno quale si è venuta configurando nel Novecento italiano. Al centro dell'indagine la Grande Guerra, l'intreccio tra letteratura e scienza, la fusione tra le arti, le nuove percezioni dello spazio e del tempo, il modo in cui importanti autori del 'secolo breve', commentando classici del passato remoto e prossimo, interrogano se stessi. Sul proscenio Comisso e la sua avventura fiumana, l'antibellicismo di Palazzeschi, i futuristi interessati a coniugare apocalisse e rigenerazione dell'arte, a celebrare l'instantaneità del cinema, a proclamare una scienza che amplifichi l'ignoto, ad intensificare la creatività dell'avanguardia attraverso le invenzioni dello "scugnizzo" Cangiullo. E poi Quasimodo che discute del dualismo tra politica e poesia, Domenico Rea e La Capria, severi interpreti di Eduardo, il Dante letto da Montale, il racconto-saggio di Sciascia sulla scomparsa dello scienziato Majorana, Calvino che analizza gli 'scienziati' della letteratura latina, Primo Levi narratore della chimica e Luzi che rideclina, attraverso un confronto con i suoi maiores, una prospettiva della modernità su «conquiste altissime» e «abissi spaventosi».
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Barzagli Antonio
Stellette a vent'anni. Libano 1984
ill., ril. Il Libano degli anni Ottanta fu il luogo di una delle azioni più cruente e inumane dell'intero secondo dopoguerra: lo sterminio di massa di Sabra e Shatila. Con altre nazioni, l'Italia partecipò a un intervento militare di pace, che si svolse in due fasi: la creazione di un corridoio di fuga per le truppe palestinesi circondate dagli israeliani (Libano 1), la protezione della popolazione dei profughi palestinesi (Libano 2). Il libro è il racconto puntuale, affascinante e drammatico, di quella missione, prezioso in primo luogo perché ricostruito da un testimone diretto, uno dei soldati italiani che vissero in Libano un loro battesimo in armi. Il lettore vedrà passare il personale in armi, gli uomini e le donne della Croce Rossa, medici e professionisti di ogni genere, tutti alla prima esperienza; e vedrà dispiegarsi la storia di una missione difficile, pericolosa, a volte assurda, in ogni modo nella crescente consapevolezza della positività dell'impresa: la ricerca della pace, attuata attraverso uno scudo umano di protezione molto più efficace delle azioni di repressione o di guerre "preventive". Per questa azione sul campo gli Italiani in Libano furono considerati veri professionisti di Pace. "Noi lo sapevamo, noi lo abbiamo fatto".
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Bartolini S. (cur.); Giorgi P. (cur.); Gonnelli E. (cur.)
L'archivio Sigfrido Bartolini
ill., br. A Pistoia, appena fuori dalla cinquecentesca cerchia delle mura che difendeva la città, si trova la Casa-Museo di Sigfrido Bartolini, già dimora di uno dei più importanti incisori del Novecento italiano e ora sede di un nutrito archivio che comprende la corrispondenza, le foto, gli articoli e i testi riguardanti l'artista pistoiese sedimentati nel corso della sua vita, conservati con perizia e tramandati attraverso le attività di valorizzazione messe in atto dal Centro Studi Sigfrido Bartolini. All'archivio, cui si affiancano i fondi "Barna Occhini" e "Giulio Innocenti", si aggiunge una biblioteca che comprende oltre 6.000 volumi, oltre a una corposa collezione di riviste e articoli d'arte, per un ambito cronologico compreso tra i primi del Novecento sino ai giorni nostri.
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Martin Paul
The bicycle thief and the German wife. The hidden war of a German-speaking Italian family
br.
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Romanato Maurizio; Mutterle Maria Lodovica
Un imperatore a Rovigo (1819). Francesco I, il «buon padre» persecutore dei Carbonari
ill., br. Francesco I, l'Imperatore nato a Firenze, costretto a combattere per un ventennio Napoleone al quale ha sacrificato in sposa la figlia Maria Luisa, con il Congresso di Vienna ha consolidato l'egemonia austriaca sulla Penisola. Durante il viaggio in Italia nel 1819, diretto a Roma e Napoli per i colloqui con il Papa, il Sovrano visita per due volte la città di Rovigo. Partendo dagli appunti di Francesco I sui soggiorni rodigini, questo libro intreccia i giudizi e le impressioni dell'Imperatore con le cronache dell'epoca. Focalizza gli interessi dell'ospite e lo sforzo organizzativo e con documenti inediti fa luce sulle vicende dell'Imperial Regia Delegazione rodigina, dove in pochi mesi viene allontanato il conte Ferdinando di Porcia e il suo successore Carlo di Wu?llerstorf è trovato morto a Gavello durante una battuta di caccia. Il Sovrano, accreditatosi come "buon padre" dei suoi sudditi e ben accolto in città, diventa persecutore dei Carbonari condannati a lunghe pene detentive allo Spielberg e a Lubiana. Terrorizzato dalle possibili rivoluzioni (in Francia la zia Maria Antonietta era stata decapitata), Francesco mostra il volto paranoico del potere.
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Mancini Roberto
La fragilità dello Spirito. Leggere Hegel per comprendere il mondo globale
br. Il mondo globalizzato ha una sua struttura logica che bisogna saper leggere. Essa ha portato alla costruzione di una società dell'astrazione, dove i valori vivi e concreti (persone, animali, piante, relazioni) sono sacrificati a sistemi di potere che li riducono a strumenti. A riguardo la filosofia di Hegel ha molto da insegnare perché egli è il primo a diagnosticare il sorgere del regime dell'astrazione nella modernità. La critica dell'alienazione poi sviluppata da Marx ha la sua radice nella critica delle logiche sociali astratte svolta da Hegel stesso. Questo libro apre una via d'accesso al suo pensiero, considerando la "Fenomenologia dello Spirito" e la "Scienza della logica", le opere che più indagano la dialettica tra logica astratta e "Spirito". Questo termine designa la concretezza dell'identità tra verità e vita. Ciò che le religioni chiamano "Dio" per Hegel è lo Spirito, ossia il Pensiero vivente e universale. Mentre l'esposizione manualistica della filosofia hegeliana la vede incentrata sull'idea di uno Spirito Assoluto trionfante nel mondo, qui si evidenzia che tale stereotipo è infondato. Dai testi considerati emergono non solo la libertà e la forza generativa dello Spirito, ma anche la sua fragilità, dato che è esposto, proprio come noi e la natura, all'eventualità che l'astrazione fine a se stessa prenda il sopravvento. Se ciò accade la vita intera perde la sua integrità spirituale e viene sottomessa alle logiche del potere. Il libro mostra come Hegel ci insegni a diagnosticare lo stesso pericolo che oggi investe la società globalizzata. E spiega come da lui ci vengano indicazioni preziose per riprendere il cammino verso una forma di società liberata, dove i viventi siano riconosciuti e rispettati.
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De Cesare Raffaele
La fine di un regno. Vol. 1: Napoli e Sicilia
br. Il metodo usato da Raffaele De Cesare, più da narratore che da storico, rinuncia alla presa di posizione in favore dei vinti pur non esaltando in nessun modo i regnanti Borboni. Una lettura della vita di corte e dei cortigiani con riferimenti ad aneddoti e testimonianze, tutte documentate. Uno spaccato del declino di un regno, che lascia intravedere i futili motivi della prossima unificazione dettata dalle ragion di stato economiche dei Savoia. Una cronaca della vita del regno, raccontato con maniere quasi intimistiche, scavando nelle questioni private oltre che politiche, di un Re che si mostra umano e nello stesso tempo succube delle sue bizzarrie. Un sovrano che probabilmente non ha visto arrivare il pericolo incombente degli invasori o non ne ha percepito l'importanza. Il saggio - presentato nella sua versione originale nell'anno 1900, era composto da due volumi . Prima di allora, altre edizioni in formato giornalistico, erano apparse sul corriere di Napoli per poi essere ampliate e raccolte in un volume dall'editore Lapi di Città dei Castelli. Nello trascrivere in formato digitale questo saggio, abbiamo voluto separarlo in quattro volumi di cui questo è il primo, per una questione di fluidità, più adatta ai tempi di lettura dei nostri giorni.
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Zaccuri Alessandro
Alexander Calder. La scoperta della felicità.
ill. In un secolo drammatico e tormentato come il Novecento, l'opera di Alexander Calder (1898-1976) occupa una posizione del tutto particolare: americano di nascita ma ugualmente a suo agio in Francia, l'artista si presenta a noi come il testimone di una felicità possibile, incontrata nella leggerezza dei famosi mobile e ribadita dalla consistenza dei non meno celebri stabile. Sono gli estremi di una ricerca nella quale la dimensione artigianale o addirittura ingegneristica viene sempre messa al servizio di una visione libera e giocosa della realtà, in un intreccio di relazioni che tocca maestri come Marcel Duchamp, Jan Arp e Joan Miró, che di Calder fu amico inseparabile. Un'avventura sempre sorprendente, che ha il suo emblema nell'irresistibile Cirque in miniatura nel quale la fantasia di Calder si dispiega in tutta la sua ironica saggezza.
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Irigaray Luce
Nascere. Genesi di un nuovo essere umano
br. Il tema è universale. Forse non c'è tema più universale di questo: che cosa significa per noi umani nascere. Non ci sviluppiamo dalle radici come una pianta, e non siamo neppure autosufficienti come Dio. Così, siamo gli unici viventi che mancano di un'origine, e ne vanno sempre alla ricerca. Privi di un «essere» originariamente identificabile, dobbiamo assumerci la responsabilità della nostra esistenza e del nostro destino. Come? «In primo luogo, coltivando il nostro respiro, una risorsa che troppo passivamente abbiamo attribuito a un Dio estraneo alla nostra esistenza terrena, sebbene il respiro sia ciò che ci permette non solo di vivere autonomamente, ma anche di trascendere la mera sopravvivenza, di superare il livello della mera vitalità, così da essere in grado di portare a compimento un'esistenza umana. Incaricarci di incarnare la nostra appartenenza sessuata è il secondo elemento che ci rende capaci di adempiere la nostra esistenza naturale, pur trascendendola». La sessuazione compensa l'assenza di radici attraverso la spinta all'unione tra due esseri: «Dove prima non c'era nulla tra loro, se non l'aria, a partire dalla loro attrazione e dalla loro capacità di assumere il negativo della loro differenza nasce il germe di un nuovo essere umano e di un mondo in cui possiamo davvero dimorare». La potenza di pensiero di Luce Irigaray si muove con «con passi di colomba» - direbbe Nietzsche - e vince ogni scetticismo circa l'arditezza di un compito di trasformazione che riparta dall'istanza incondizionata della vita in sé, e non dagli «assoluti sovrasensibili che troppo spesso sono il risultato della nostra incapacità di vivere».
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Baris T. (cur.); Verri C. (cur.)
I siciliani nella Resistenza
br. Non è vero, come vuole una idea diffusa, che la Sicilia non partecipò alla Resistenza. Ragioni storiche impedirono che nell'isola questa assumesse la forza, i caratteri, soprattutto la partecipazione che trovò al Centro-Nord, perché la Sicilia l'8 Settembre del '43 si era trovata già liberata dal nazifascismo. Ma essa non mancò di dare il suo contributo al grande evento alla base del futuro assetto civile, politico e costituzionale italiano. Certamente, nei modi in cui ciò fu possibile. E sono questi modi specifici, di una effettiva stagione fondativa, che questo volume studia e mette in luce. Esso raccoglie i molti interventi ad un convegno sull'argomento dell'Istituto Gramsci Siciliano. Dal vasto orizzonte che fornisce il testo emergono le due polarità del caso siciliano: da un lato il non freddo o occasionale coinvolgimento di molti nella guerra di liberazione, dall'altro una visibile assenza di consenso a questa lotta da parte dell'establishment, con ciò segnando quella differenza rispetto ad altre parti di Italia che lascerà tutta la sua impronta nel dopoguerra. Vanno a combattere i nazifascisti, i vecchi oppositori della dittatura, alcuni grandi leader formatisi nella politica antifascista (diventati in certi casi leggenda: come Pompeo Colajanni, il comandante Barbato o come Mommo Li Causi), ma a questi «grandi» si aggiungono schiere di giovani e di gente comune, che al Nord e all'estero scelgono di continuare la lotta nel campo della democrazia piuttosto che dell'oppressione o che hanno scoperto la guerra come inganno e come crudeltà, e quindi assumono le ragioni dell'antifascismo. D'altro canto, tanto la Sicilia non è fuori dalla Resistenza, quanto non lo è dalla vicenda della Repubblica di Salò: importanti funzionari provenienti dalla Sicilia, soprattutto poliziotti, avranno incarichi di responsabilità nella RSI; inoltre, il fascismo fino all'ultimo potrà godere dell'appoggio di influenti giuristi, burocrati, intellettuali ed accademici siciliani; e questa compromissione non avrà quasi mai conseguenze nelle loro carriere dopo la liberazione, anche quando complici degli aspetti peggiori del regime. Il clima di ipocrita tolleranza così generato verso la dittatura passata sarà determinante per «il difficile ritorno»: a fine conflitto non solo i volontari della libertà non ritroveranno comprensione, tantomeno gratitudine, ma per lo più le autorità guarderanno a loro con una preoccupazione a volte grottesca. Questo volume offre dunque un quadro di realtà storica che contrasta la visione di una Sicilia immobile e chiusa in se stessa, separata dai grandi appuntamenti; visione alimentata dalle due sponde opposte dell'anti-meridionalismo e della retorica sicilianista. Scritti di: Carmelo Albanese, Massimo Asta, Luca Baldissara, Tommaso Baris, Antonino Blando, Vittorio Coco, Giovanna D'Amico, Claudio Dellavalle, Matteo Di Figlia, Michele Figurelli, Rosario Mangiameli, Andrea Miccichè, Santo Peli, Toni Rovatti, Gaetano Silvestri.
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Cubeddu Raimondo
Individualismo e religione nella scuola austriaca
br. Questo libro si occupa del liberalismo della Scuola Austriaca (Carl Menger, Eugen von Böhm-Bawerk, Friedrich von Wieser, Ludwig von Mises e Friedrich A. von Hayek) chiedendosi se si possa configurare anche come una soluzione del problema teologico-politico. Per questo, muove criticamente da una ricostruzione della versione hayekiana delle origini e del carattere del vero individualismo, per esaminare la tesi secondo la quale la religione sia soltanto uno di quei fenomeni sociali che sono sorti come conseguenza inintenzionale di azioni umane intenzionali. Pur non pensando a un mondo privo della religione perché convinti che la loro filosofia sociale potesse comprenderla come una tra le tanti varianti senza che la validità ne fosse limitata, gli Austriaci si trovano comunque a dover rispondere alla domanda se una ragione limitata e fallibile e il sistema di mercato possano sostituire il bisogno di religione. Ciò che induce anche a chiedersi come la loro filosofia politica si ponga nei confronti di un mondo, come quello occidentale odierno, che sembra assistere a una progressiva scomparsa della religione. Con in appendice un articolo di Carl Menger, "La conquista delle università", 1907.
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Caprarica Antonio
Royal baby. Vite magnifiche e viziate degli eredi al trono
br. Cosa significa per un bambino essere l'erede al trono? All'apparenza, godere di privilegi inarrivabili per i comuni mortali, ma in realtà, ieri come oggi, anche essere sottoposti a regole e modelli di comportamento che sembrano studiati apposta per creare dei disadattati in lotta col proprio destino. Ne sa qualcosa Carlo d'Inghilterra, il più longevo pretendente alla Corona, al quale il libro dedica un vivace e accurato ritratto: a tre anni ha già imparato a fare l'inchino alla bisnonna, la regina Mary, e a quattordici viene spedito in un collegio gelido e isolato dove subisce, insieme a una disciplina da caserma, anche le umiliazioni dei bulli con cui divide la camerata. E se oggi i suoi figli e nipoti godono di trattamenti molto meno severi, l'attenzione ossessiva dei mass media rende l'esistenza di tutti loro piuttosto scomoda. Spostandosi avanti e indietro nel tempo, infilandosi nelle residenze reali di tutta Europa, Antonio Caprarica registra con brio e gusto per i particolari gli aspetti più significativi e curiosi della vita e dell'educazione di giovani principi e principesse: infanzie dorate o complessate; disgrazie scolastiche di zucconi coronati; eccessi e debiti di giovani viziosi; amori borghesi che si scontrano con la ragion di Stato. Le stanze dei bambini diventano così un insolito punto di osservazione per scrivere un nuovo, originale capitolo della storia delle famiglie reali. E per indagare, attraverso le vite di famosi eredi - la regina Vittoria, Carlo e William d'Inghilterra, Vittorio Emanuele III di Savoia, Felipe di Spagna, Harald di Norvegia e altri ancora - il senso attuale di una istituzione che affida le sorti delle Nazioni a una lotteria genetica.
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Costagli Sergio
Cronaca di un'esecuzione. Duccio Galimberti fu ucciso a Cuneo
ill., br. Il volume è fondato su ampie ricerche di archivio e inedite testimonianze, ma con grande attenzione cerca di sondare le contraddizioni di apparati complessi e opprimenti. Tanto la cronaca quanto il dramma dell'esecuzione del comandante Duccio si apre con gli incontri che l'eroe nazionale ha avuto soprattutto con gli esponenti torinesi di Giustizia e Libertà e ben presto ci si accorge che il carcere non lo renderà meno risoluto. Non mancano, tra i segni dell'atteggiamento ambiguo che il regime rafforzava considerevolmente essendo ormai in inesorabile declino, le deposizioni dei funzionari addetti alla detenzione, alla tortura e alla fucilazione. Dichiarazioni che ricompariranno durante i prolissi incontri tra parlamentari a seguito dell'amnistia togliattiana. Procedendo cronologicamente, sono descritte le fasi dell'entrata in clandestinità e di partecipazione alla lotta armata. Sul suo futuro il giovane avvocato cuneese non ha illusioni, l'arresto sarà una farsa, la sentenza è già stata decisa dal ministro Buffarini Guidi. I capitoli si sviluppano obbedendo a criteri di carattere tematico e trasportano il lettore in una partitura tra voci diverse, immerse in un'inattesa dimensione.
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Rocchi Silvia
Alda Merini. Ci sono notti che non accadono mai
ill., br. La biografia a fumetti di Alda Merini. Alda Merini è dipinta senza volto. Si muove tra le mura di casa, scende per le vie di Milano alla ricerca del calore di un contatto. E insieme c'è un'altra Merini - di nuovo immaginata - che si trascina collina dopo collina per conoscere da vicino amore, violenza e pietà. Un racconto visivo a doppio binario, modellato sulla vita e sui versi della Poetessa dei Navigli.
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Iannucci Marco
Libertà politica e religione in Spinoza. Saggio sul «Trattato teologico-politico» e sul «Trattato politico»
br. Il percorso delineato da Marco Iannucci inquadra il pensiero di Spinoza nel dibattito politico-religioso della sua Amsterdam, che nella seconda metà del '600 fu teatro di un forte sviluppo economico e di tumultuosi fermenti politico-religiosi. Dall'analisi dei due trattati politici emergono non solo l'interesse di Spinoza per le circostanze che determinarono lo sviluppo della società, ma anche, grazie a un serrato dialogo con religiosi e politici del suo tempo, la sua volontà di guidarne i mutamenti in corso, di contribuire a migliorarli e di partecipare al processo di democratizzazione delle istituzioni. Ciò al fine di condurre la maggioranza degli uomini ad acquisire la libertà, intesa come liberazione da ogni forma di schiavitù. Egli diviene un tassello necessario al processo di emancipazione della collettività in cui vive, provocando così una vera rivoluzione politica, religiosa e morale, tanto che il suo messaggio, a più di tre secoli dalla sua morte, conserva ancora una bruciante attualità.
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Boccara Elia
George Eliot e la nascita dello stato ebraico. Daniel Deronda: un idealista nell'Inghilterra vittoriana
ril. George Eliot, "nom de plume" di Mary Ann Evans (1819-1880), non fu solo una grande romanziera ma anche un'attenta studiosa del mondo ebraico. Per la scrittrice inglese, di cui proprio nel 2019 si celebrano i duecento anni dalla nascita, l'ebraismo fu molto di più di una religione, fu una grande cultura dai molti aspetti: una cultura nazionale, legata alla tradizione biblica e alla Terra d'Israele, ma anche una cultura diasporica, ricca di storia e di peculiarità. La passione della Eliot per il mondo ebraico la convinse a condividere idealmente le dure prove vissute dagli ebrei durante l'esilio - persecuzioni, espulsioni, emarginazioni, pogrom, roghi - e a dedicare a questo mondo i suoi studi e la sua scrittura. Nel suo percorso di ricerca, la Eliot fu coadiuvata da George Henry Lewes, suo compagno di vita, e dal grande maestro di ebraico Immanuel Deutsch, orientalista ebreo tedesco che sognava di contribuire al ritorno degli ebrei nella terra dei Padri. Proprio la perdita dell'amato maestro convinse la Eliot a scrivere il suo ultimo, grande romanzo: "Daniel Deronda". La trama è un omaggio al coraggio e alla determinazione dei primi sionisti. Non è un caso che uno dei personaggi chiave, il giovane Mordecai, ricordi Deutsch: come lui un idealista e come lui tradito dalla Morte. Con la sua scomparsa, Mordecai trasmette al giovane Daniel una missione preziosa. Il protagonista, con la moglie Mirah, parte così per l'Oriente per realizzare un sogno, anzi il sogno: dare una patria agli ebrei. "Daniel Deronda" è un'opera importante, non solo sul piano letterario ma anche su quello politico: con questo romanzo, la Eliot ebbe infatti una grande influenza sul nascente sionismo. Nei territori dell'Europa orientale dove gli ebrei erano vittime di violenti pogrom, alcuni di loro, entusiasti dinanzi alla sensibilità di una lontana signora inglese non ebrea, pubblicarono dei fascicoli dove riunivano i brani del libro in cui si inneggiava alla rinascita dello Stato ebraico. Migliaia di giovani, pronti a ribellarsi contro l'inerzia degli anziani e a lanciarsi nella grande avventura, si infiammarono leggendo le parole di Mordecai e Daniel. Purtroppo, "Daniel Deronda" è un libro poco conosciuto in Italia, ad eccezione di due importanti articoli di Dario Calimani e di una recente traduzione italiana (Fazi, 2018), priva però di corredo informativo. Comprendere il legame che unì, per tutta la vita, George Eliot all'ebraismo è fondamentale per apprezzare appieno il romanzo e la sua originalità. Per ricostruire questo rapporto, Elia Boccara si muove con competenza tra il profilo biografico della Eliot, il contesto storico e il tessuto narrativo, offrendo a tutti i lettori un quadro propedeutico, completo e avvincente.
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Mignini Alfredo; Pontieri Enrico
Qualcosa di meglio. Biografia partigiana di Otello Palmieri
br. Quella di Otello Palmieri è una vita fuori dal comune. Nell'estate del '44, da un piccolo borgo fuori Bologna, Otello «mette il suo in campo per tutti» e imbraccia il fucile dopo un rastrellamento. Nel '48 s'imbatte in una rivoluzione fallita e inciampa nelle persecuzioni giudiziarie del "triangolo della morte" che lo costringono a quattro anni d'esilio in Cecoslovacchia. Quando finalmente può tornare a casa, decide però di ripartire alla ricerca di qualcosa. E così va in Svizzera, che per lui sarà il «paese più socialista d'Europa». Alfredo Mignini ed Enrico Pontieri, storici di formazione, raccontano questa complessa vicenda biografica partendo da una lunga intervista con Otello, mescolando liberamente le forme del romanzo e del saggio storico. Ne emerge una narrazione polifonica, dove la voce del protagonista s'intreccia con quella dei due autori, in un continuo dialogo fra passato e presente, oralità e documenti ritrovati.
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Lentini Dina
Il romanzo poliziesco contemporaneo tra tensione morale e impegno sociale. Saggi su Maj Sjöwall e Per Wahlöö, Anne Perry, Claude Izzo, Alicia Gimenéz Bartlett, Qiu Xiaolong, Moussa Konaté
br. La storia del romanzo giallo ha seguito la storia dello sviluppo della società borghese, e con essa si è evoluta a partire dai classici fra `800 e `900, fino alla dilagante serie di opere contemporanee che hanno invaso il mercato librario internazionale coinvolgendo un'area immensa di pubblico. Se inizialmente la produzione e la fruizione del giallo finivano per collocarsi tra Europa continentale e America, oggi gli spazi della detective novel si sono praticamente moltiplicati in ogni direzione, dal grande Nord all'area mediorientale, all'Africa, all'Asia. La dilatazione geografica e culturale connessa alla distruzione degli stati e delle economie nazionali iniziata nell'ultimo trentennio del secolo scorso ha inciso anche in questo campo.Dalla Svezia di Maj Sjöwall e Per Wahlöö alla Londra vittoriana di Anne Perry, dal Noir mediterraneo di Jean-Claude Izzo alla Spagna di Alicia Giménez -Bartlett, fino alla Cina di Qiu Xiaolong e all'Africa di Moussa Konaté, un percorso nel giallo contemporaneo e nel suo rapporto con l'evoluzione della società.
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Il corpo del mito. Ediz. illustrata
ill., ril.
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Damilano Marco
Un atomo di verità. Aldo Moro e la fine della politica in Italia
br. "Via Fani è stato il luogo del nostro destino. La Dallas italiana, le nostre Twin Towers. Nel 1978, l'anno di mezzo tra il '68 e l'89. Tra il bianco e nero e il colore. Lo spartiacque tra diverse generazioni che cresceranno tra il prima e il dopo: il tutto della politica - gli ideali e il sangue - e il suo nulla." Il sequestro di Aldo Moro ha segnato la fine della Repubblica dei partiti. Marco Damilano torna su quell'istante, le nove del mattino del 16 marzo 1978, in cui il presidente della De fu rapito e gli uomini della sua scorta massacrati. Fu l'inizio di un dramma nazionale e di una lunga rimozione. Un viaggio nella memoria personale e collettiva, nei luoghi, nelle correlazioni con altri protagonisti di quegli anni come Sciascia e Pasolini. Le carte personali di Moro rimaste finora inedite, le foto, i ritagli, gli scambi epistolari con politici, intellettuali, giornalisti, persone comuni. La ricostruzione della sua strategia e della sua umanità, strappata all'immagine di prigioniero delle Brigate rosse e restituita al ruolo politico di chi aveva capito meglio di tutti l'Italia, "il paese dalla passionalità intensa e dalle strutture fragili", e la debolezza del potere. Dopo l'assassinio di Moro, il 9 maggio, al termine di 55 giorni di tragedia, sono arrivate la morte di Berlinguer, la dissoluzione della Dc, Tangentopoli e la latitanza di Craxi in Tunisia. Fino all'ultima stagione, con la politica che da orizzonte di senso per milioni di italiani si è fatta narcisismo e nichilismo, cedendo alla paura e alla rabbia. Per questo la voce di Moro parla ancora, come aveva previsto lui stesso: "lo ci sarò come un punto irriducibile di contestazione e alternativa".
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