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‎Guidotti F. (cur.)‎

‎Giacomo Puccini organista. Il contesto e le musiche‎

‎ill. Questa pubblicazione collettiva nasce attorno alle ritrovate composizioni organistiche di Giacomo Puccini, risalenti al periodo lucchese e databili al decennio 1870-80, e colma un'importante lacuna conoscitiva. Gli inediti pucciniani vengono qui esaminati nelle loro caratteristiche intrinseche (forma, stile, idioma) e contestualizzati, con taglio culturale, sia nell'ambiente d'origine sia nel più ampio panorama dell'Ottocento organistico italiano. Il volume è completato dal Catalogo tematico delle composizioni per organo di Giacomo Puccini e dalla riproduzione della raccolta più cospicua delle fonti manoscritte.‎

‎Barbieri E. (cur.)‎

‎Da Lucca a New York a Lugano. Giuseppe Martini libraio tra Otto e Novecento. Atti del Convegno (Lucca, 17-18 ottobre 2014)‎

‎ill. L'antiquariato librario italiano, anche nelle sue espressioni più alte, manca sostanzialmente di una storia organica. Contribuiscono a colmare tale lacuna gli atti del convegno dedicato a Giuseppe Martini (1870-1944), collezionista e commerciante di manoscritti e libri antichi tra la nativa Lucca, la New York dei primi del Novecento e infine la Lugano degli espatriati italiani dal Fascismo. Ne esce uno spaccato vivissimo della cultura libraria italiana e internazionale del tempo.‎

‎Barbero Alessandro‎

‎A che ora si mangia? Approssimazioni storico-linguistiche all'orario dei pasti (secoli XVIII-XXI)‎

‎br. Tra la fine del Settecento e i primi anni dell'Ottocento l'aristocrazia a Londra e a Parigi modificò gli orari dei pasti quotidiani. Il pranzo, considerato all'epoca il pasto principale del giorno, venne consumato sempre più tardi, fino alle cinque, alle sei, alle sette del pomeriggio, mentre veniva introdotta una robusta colazione, il déjeuner à la fourchette, a metà mattinata, e scompariva la cena serale. La nuova moda venne adottata nel corso dell'Ottocento dalle classi medie e si diffuse lentamente anche in paesi come la Germania, l'Italia, la Russia, gli Stati Uniti, ma nel frattempo l'aristocrazia inglese e francese spostava l'orario del pranzo sempre più tardi, fino alla sera; col risultato che il divario delle abitudini non si ridusse realmente fino all'egualitario secolo Ventesimo. I contemporanei notarono con interesse questo cambiamento e ne discussero i motivi; la spiegazione più probabile è che le classi dirigenti, in quelle che erano a tutti gli effetti le due massime potenze mondiali, trovarono un nuovo modo per sottolineare la distanza rispetto alla borghesia e il divario fra capitale e provincia, nonché fra paesi moderni e paesi culturalmente arretrati.‎

‎Giorello Giulio; Cozzaglio Ilaria‎

‎La filosofia di Topolino‎

‎ill., br. Il Novecento - secolo dei totalitarismi, ma anche delle più rivoluzionarie scoperte della scienza, dalla relatività di Einstein alla doppia elica del DNA - ha avuto il suo filosofo più provocatorio in un Topo che, per spregiudicatezza nell'attraversare i confini delle discipline e mettere in discussione la costellazione delle certezze stabilite, non ha nulla da invidiare a Russell, Popper o Heidegger. Mickey Mouse (Topolino per noi) ha vissuto le più bizzarre avventure e affrontato quesiti come la terribile libertà del "quarto potere", gli ambigui prodigi della scienza asservita alla guerra, l'impossibilità della giustizia e la difficoltà di trattare con le culture "altre", per non dire delle sfumate regioni del mito o dell'aldilà. Altro che Topolino tutto legge e ordine, aiutante della polizia! È invece un ribelle capace di battersi contro ogni forma di prevaricazione, anche se l'esito non è sempre la vittoria. Quello che Walt Disney e i suoi collaboratori ci consegnano alla fine di ogni episodio è un Topo sempre più dubbioso sulla natura dell'universo e il complesso mondo di "uomini e topi". Ma proprio per questo continua ad affascinare, perché la ricerca, come l'avventura, non ha fine.‎

‎Sereni Vittorio; Fioroni G. (cur.)‎

‎Frontiera. Diario d'Algeria‎

‎ril. Se ancora è possibile che negli ultimi decenni del '900 ci siano state voci intimamente "classiche", tra quelle dei poeti che furono protagonisti del secondo dopoguerra, allora è indubbio che una di queste voci (e forse proprio la più tersa e indimenticabile) sia stata quella di Vittorio Sereni. E quindi nella certezza di questa possibile "classicità" sereniana che la presente edizione propone congiuntamente le prime due raccolte del poeta di Luino, come tappe fondamentali di un percorso che sarà lungo e fecondissimo, ma che proprio da questi testi prende spunto e avvio. Ma due raccolte sono anche due momenti diversi nella storia personale di un poeta; e tra la pubblicazione del libro d'esordio, "Frontiera" (risalente al 1941), e la stampa della raccolta successiva, il "Diario d'Algeria" (1947), trascorsero anni che furono decisivi nella maturazione letteraria di Sereni. Lo scarto temporale tra le due opere fu anzitutto imposto dalla storia: l'entrata in guerra dell'Italia, annunciata il 10 giugno 1940, condusse il poeta lungo le strade di una discesa non solo geografica (dapprima in Grecia, quindi in Africa) ma anche esistenziale, che si concluse solo con la lunga inerzia della prigionia trascorsa in Algeria e in Marocco, vera e propria esperienza limbico-infernale. Se pertanto all'origine del primo libro sembrano esserci elementi sostanzialmente intimi o privati, nel secondo domina invece la dimensione collettiva.‎

‎Kancyper Luis‎

‎J. L. Borges o la passione dell'amicizia‎

‎br.‎

‎Raimondo Carlo‎

‎Idea e dramma dell'infinito in Leopardi‎

‎br. Viaggio all'interno dell'intera opera leopardiana, alla ricerca delle tracce dell'infinito, vero «pensiero dominante» del poeta recanatese, nel tentativo di delineare una filosofia di Leopardi.‎

‎James William‎

‎Pragmatism‎

‎br.‎

‎James William‎

‎Radical empiricism‎

‎br.‎

‎Sani Filippo‎

‎Rousseau e le pedagogie dell'assenza‎

‎br. I concetti di "assenza" e "supplemento" - oggetto di importanti riflessioni in 'De la grammatologie' (1967) di Jacques Derrida - appartengono al vocabolario intellettuale di Rousseau e questo volume vuole rileggerne la funzione, alla luce della storiografia degli ultimi cinquant'anni, che talvolta ha ripreso e discusso le intuizioni di Derrida. La ricerca, che attraversa gli specialismi (filosofici, politologici, pedagogici, letterari, musicologici), si sviluppa attraverso l'analisi di diversi nodi tematici. Tra questi, la rielaborazione rousseauiana della tradizione dei moralisti francesi, allo scopo di decifrare la "società dello spettacolo" del XVIII secolo e il connesso ruolo "spettacolare" del philosophe, nonché la relazione tra il pensiero di Rousseau e la storia del romanzo settecentesco, con il conseguente carattere "narrativo" della sua proposta filosofica e educativa, illustrata attraverso le "storie d'amore" della 'Nouvelle Héloise' e dell''Émile'.‎

‎Evola Julius‎

‎L'operaio nel pensiero di Ernst Jünger‎

‎brossura‎

‎Montecucco Nitamo F.‎

‎Cyber. La visione olistica. Una scienza unitaria dell'uomo e del mondo‎

‎ill. Dopo millenni di cultura della frammentazione, che ha diviso razze, religioni e nazioni, stiamo vivendo l'emergere di un nuovo pensiero unitario. Le vecchie divisioni tra materia e spirito, tra soma e psiche, lasciano il posto a una comprensione integrata e organica, dove tutto ritorna a essere sacro.‎

‎Evola Julius‎

‎Oriente e Occidente‎

‎brossura L'interesse di Julius Evola per le dottrine orientali risale agli inizi della sua vita culturale. La conoscenza che egli ebbe delle filosofie e spiritualità giapponesi, cinesi, indiane non fu di certo superficiale e dilettantesca, ma approfondita grazie ad una intuitio intellectualis che gli consentiva di andare al fondo degli argomenti. La capacità che Julius Evola aveva di sintetizzare e comparare gli aspetti delle varie tradizioni occidentali ed orientali gli permetteva di individuare aspetti comuni e differenze esistenti fra loro, e spiegare agli uomini dei nostri giorni quanto ci fosse da apprendere da esse, senza considerarle una delle tante "mode" che imperversarono nei vari decenni del Novecento. Con la sua scrittura profonda ma chiara, che spaziava oltre i limiti di una eccessiva specializzazione, Evola in quasi tutti i suoi interventi effettuò una stringente comparazione sul modo in cui un'identica dottrina, o filosofia, o metodologia veniva interpretata in Occidente rispetto all'Oriente: il tantrismo, lo zen, il buddhismo, lo yoga, il vedânta, le dottrine dello svâdharma e dello hara, e poi i rapporti fra l'Oriente le filosofie e i filosofi occidentali come Guénon, Eckhart, Schelling, l'esistenzialismo, e così via.‎

‎Evola Julius‎

‎Meditazioni delle vette‎

‎ill. La predilezione di Julius Evola per le altezze spirituali e per le vertigini metafisiche del pensiero ebbe una controparte concreta: il filosofo tradizionalista praticò negli anni Venti e Trenta l'alpinismo più audace con scalate di sesto grado superiore e arrampicate sui ghiacci, cosa che nel mondo della cultura lo accomuna a personaggi come Aleister Crowley e Dino Buzzati. Di queste sue esperienze scrisse su pubblicazioni specialistiche e sulla stampa diretta a lettori generici (i quotidiani Il lavoro d'Italia, Corriere Padano, Il Regime fascista, Roma), non solo trasfigurandole magistralmente alla luce del mito, del simbolo e di una spiritualità superiore, ma anche collegandole alla vita quotidiana, alle trasformazioni della società e ad un nuovo modo di intendere la politica. Nella quinta edizione riveduta, corretta e ampliata di questa antologia, apparsa per la prima volta nel 1974 con l'approvazione dell'autore, si troveranno 20 testi apparsi fra il 1927 e il 1942, più due del dopoguerra, quando il filosofo era ormai immobilizzato, che permettono di annoverare Meditazioni delle vette fra i "classici" della letteratura di montagna, anche se sui generis.‎

‎Laurant Jean-Pierre‎

‎René Guénon. Esoterismo e tradizione‎

‎brossura L'esistenza e l'opera di René Guenon sono senza dubbio singolari: intellettuale cattolico è morto musulmano al Cairo nel 1951 e per tutta la vita si è contrapposto alla civilizzazione occidentale. Ritenendo che essa si sia corrotta a causa di un cattivo uso della ragione, si è battuto con forza e convinzione per un ritorno alla tradizione originale che oggi, per esempio è ancora "viva" in altre civiltà. Il lavoro di Laurant su Guénon non è stata un'impresa del tutto agevole, considerata la vastità dell'opus guénoniano, nonché la mole di testi consacrati a Guénon da qualche decennio a questa parte. In questo senso, l'articolata disamina di Laurant costituisce un imprescindibile e puntuale stato dell'arte sulla materia che permetterà agli studiosi e appassionati di potersi ricondurre ad essa come a un'opera di riferimento.‎

‎Evola Julius‎

‎L'individuo e il divenire del mondo‎

‎br. Julius Evola, come si legge nell'ultima pagina del suo libro, concluse "Teoria e fenomenologia dell'Individuo assoluto" nel 1924: uscirà in due tomi solo tre e sei anni dopo, mentre il giovane pensatore si stava già da tempo occupando di altro. È il periodo intensissimo dei suoi scritti e delle sue polemiche in ambiente esoterico-occultistico, filosofico-accademico e religioso-protestante. Anche se sono apparsi diversi saggi su questi anni che vanno grosso modo dal 1924 al 1931 (diciamo dalla uscita della versione del "Tao tè ching" alla conclusione dell'esperienza del Gruppo di Ur), nonché siano state pubblicate alcune sue antologie di scritti dell'epoca, manca ancora uno studio organico specificatamente dedicato a questi tumultuosi cinque-sei anni ricchi di incontri e di scontri, di analisi e di polemiche, di conferme e ripensamenti. Un periodo decisivo per la formazione della "visione del mondo" del giovane pensatore, fra i 26 e i 33 anni. Adesso si aggiunge questo volume che inserisce un altro titolo nella collana delle sue "Opere". Nelle bibliografie evoliane, a cominciare da quelle compilate dallo stesso interessato, è sempre presente "L'individuo e il divenire del mondo", che in realtà vero e proprio "libro" non è, ma una piccola brochure di sole, ancorché densissime, 40 pagine, pubblicato nei primi mesi del 1926 dalla romana Libreria di Scienze e Lettere. Evidentemente, però, considerato di grande importanza dal suo autore...‎

‎Collura Matteo‎

‎Eventi‎

‎ril. L'autore attraversa cento anni di storia italiana, dall'assassinio di re Umberto I alle inchieste giudiziarie di Tangentopoli, riproponendoli "in diretta", come un testimone che vi abbia assistito o facendo parlare le pagine dei più famosi scrittori e inviati speciali del tempo. Seguendo il filo della memoria collettiva, Collura propone il romanzo di un paese che non finisce di stupire e che nei vizi, come nelle virtù, non si smentisce mai.‎

‎Romano Sergio‎

‎I falsi protocolli. Il «complotto ebraico» dalla Russia di Nicola II a oggi‎

‎ril. Nei primi anni del Novecento cominciò a circolare - dapprima in Russia, poi nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti - un libro dal titolo apparentemente neutro, "I Protocolli dei savi anziani di Sion" (il cui testo è qui riprodotto in appendice), che descrive in ogni particolare la strategia messa in atto dagli ebrei per conquistare il mondo. Riconoscendovi il plagio di un pamphlet contro Napoleone III e di altri coevi testi antisemiti, nel 1921 il Times dimostrò che i Protocolli erano un falso, ed erano stati scritti probabilmente a Parigi da agenti dell'Ochrana (il servizio segreto zarista) per fomentare i pogrom che insanguinavano il declino dell'impero. Nonostante la comprovata falsità, i Protocolli sono in seguito riaffiorati periodicamente a sostegno di ogni campagna antiebraica: nella Germania hitleriana e nell'Italia fascista, in Medio Oriente (dove arrivarono "nei bagagli della propaganda di Goebbels") e nella Russia dei nostri giorni. Sergio Romano non solo ripercorre i retroscena delle vicende legate a questa colossale mistificazione, ma indaga anche gli scopi cui essa è servita e gli orrori che ha contribuito a provocare nel secolo scorso.‎

‎Romano Sergio‎

‎Putin e la ricostruzione della grande Russia‎

‎ril. Perché i russi amano Putin? Il numero uno del Cremlino preoccupa europei ed americani, ma esprime le ambizioni di un Paese fiero della sua storia e che non intende rinunciare al suo ruolo Dire Russia per molti significa dire Vladimir Putin. Da più di quindici anni al governo di un Paese di enormi dimensioni, che si estende dal Mare del Nord al Pacifico, l'«uomo più potente del mondo», come dal 2013 lo definisce Forbes, ha infatti impresso il proprio marchio sulla storia recente dell'ex impero sovietico. Non solo. Con una strategia politico-istituzionale aggressiva e spregiudicata, che in più occasioni è parsa lontana dagli standard delle democrazie occidentali, è diventato uno degli attori principali sullo scenario geopolitico contemporaneo. Ma quali sono le ragioni profonde di questo successo? Quale il segreto di un potere così incontrastato? Secondo Sergio Romano, che ha concluso la sua lunga e prestigiosa carriera diplomatica come ambasciatore proprio a Mosca, Putin si è impegnato a fondo nella ricostruzione dell'identità russa, rinnovando un bagaglio di simboli, valori e ideali rimasti sepolti per secoli. Consapevole del peso della tradizione, che da Pietro il Grande al tramonto dello zarismo ha forgiato istituzioni e culture politiche della nazione, Putin ha saputo gestire a proprio vantaggio la memoria pubblica della Rivoluzione d'Ottobre, rafforzando al tempo stesso il ruolo della Chiesa ortodossa, cui ha garantito un nuovo spazio sociale. Ha rispolverato, insomma, un'ideologia e una missione. È da queste premesse, ci fa capire Romano in pagine documentate che dobbiamo necessariamente partire se vogliamo capire qualcosa di più della Russia odierna e del nostro presente, dalla guerra al terrorismo in Cecenia al conflitto con l'Ucraina per l'annessione della Crimea, dalla dottrina militare anti-NATO all'attuale intervento in Siria, che agita i fantasmi di una guerra fredda collocata troppo in fretta negli archivi della Storia.‎

‎Guglielmoni Luigi; Negri Fausto‎

‎Con «il Piccolo Principe» tra sabbia e stelle. Un percorso per educarsi ed educare‎

‎br. Questo commento al libro di Antoine de Saint-Exupéry vuol essere di provocazione e di aiuto per quei "grandi" che sono in ricerca di quel luogo ancora non identificato, che può diventare giardino colmo di frutti abbondanti: il cuore. In breve, è rivolto a genitori, insegnanti, educatori, catechisti, a quanti, pur tra incertezze, errori e momenti di sfiducia, hanno a cuore la cura e il rispetto per la propria e altrui esistenza, la bellezza insospettata della vita, la potenza di sentimenti. È l'avventura di un viaggio interiore, centrato sulla conoscenza di sé per imparare l'attenzione agli altri.‎

‎Rosmini Antonio; Raschini M. A. (cur.); Ottonello P. P. (cur.)‎

‎Opere. Vol. 16: Teosofia‎

‎ril.‎

‎Rosmini Antonio‎

‎Opere. Vol. 28: Filosofia del diritto‎

‎ril. Un'opera fondamentale e di grande respiro in cui si rinvengono i germi del cattolicesimo liberale. Si completa la pubblicazione della Filosofia del diritto. L'opera che in maniera organica presenta il pensiero di Rosmini suscitò grande eco ai suoi tempi e trovò calorosa accoglienza presso gli ambienti liberali. Scientificamente riveste un alto valore, per il suo carattere sistematico e per la trattazione strettamente logica dell'argomento, tutto formulato attraverso deduzioni concettuali. Il diritto - come Rosmini spiega in Filosofia del diritto (1841-45) - ha come suo fondamento la persona, perché "la persona dell'uomo è il diritto umano sussistente, quindi anche l'essenza del diritto". Il volume è il quarto di 4 tomi e completa la pubblicazione della sulla filosofia del diritto di Rosmini.‎

‎Romanelli G. (cur.); Lugato F. (cur.)‎

‎Teodoro Wolf Ferrari. La modernità del paesaggio. Catalogo della mostra (Conegliano, 2 febbraio-24 giugno 2018). Ediz. a colori‎

‎ill., br. La mostra "Teodoro Wolf Ferrari. La modernità del paesaggio" presenta un'importante riflessione dedicata al pittore veneziano Teodoro Wolf Ferrari, che fa luce su alcuni aspetti fondamentali, ma ancora da approfondire, della storia dell'arte italiana tra XIX e XX secolo. Wolf Ferrari, veneziano, classe 1878, ha saputo assimilare e interpretare gli stimoli migliori della cultura secessionista di inizio '900 trasferendoli a Venezia, animata in quegli anni dalle esperienze fondamentali della Biennale e di Ca' Pesaro, cui prese attivamente parte. Vengono riunite assieme per la prima volta, in un percorso del tutto inedito, oltre 70 opere, tra le quali dipinti, acquarelli, pannelli decorativi, vetrate, studi per cartoline. Il catalogo racconta le 7 sezioni che abbracciano vari momenti ed esperienze, ripercorrendo l'intera produzione di Wolf Ferrari, attraverso un importante confronto non solo con alcuni dei giovani capesarini, ma anche con autori quali Otto Vermehren e Mario de Maria. A testimonianza del contributo critico vengono identificate le linee guida del linguaggio e della poetica dell'autore, rintracciabili in almeno tre direttive principali: la fantasiosa e inquietante simbologia böckliniana; il sintetismo di Pont-Aven attraverso il dialogo con l'ambiente di Ca' Pesaro; la componente secessionista e più marcatamente klimtiana.‎

‎Campailla Sergio‎

‎Il segreto di Nadia B. La musa di Michelstaedter tra scandalo e tragedia‎

‎ril. Talora una verità rimossa ritorna, dopo una lunga attesa. Il buio per tanto tempo e, all'improvviso, un nome e un volto, in uno spiraglio di luce. Quanto basta perché nasca un'inchiesta emozionante che si svolge tra Pietroburgo, Odessa, Berlino, Londra e Firenze, sul destino di Nadia, una giovane anarchica russa, protagonista di un suicidio spettacolare. Sullo sfondo, la rivoluzione del 1905, una società resa immobile dai pregiudizi e dalle ingiustizie sociali, una trama di sogni politici. E una vicenda tutta al femminile, il cui ritmo segue il graduale disvelarsi degli indizi e che al suo apice assume i contorni di un thriller internazionale. Una storia che, in Italia, incrocia la parabola di Carlo Michelstaedter, di cui Sergio Campailla è il massimo conoscitore, con un impatto decisivo e sin qui insospettabile. A distanza di cento anni dagli avvenimenti narrati, "Il segreto di Nadia B.", con il suo incalzare di sorprese e rivelazioni, rese possibili anche dall'apertura degli archivi dopo il crollo dell'Unione Sovietica, unisce la forza del racconto alla profondità della ricerca storica. Mentre apre un territorio nuovo, pone domande inquietanti che affascineranno il lettore per la loro attualità.‎

‎Girardi Antonio‎

‎Grande Novecento. Pagine sulla poesia‎

‎br. Il Novecento poetico italiano racchiuso in queste pagine si confronta, si scontra e in ogni caso si misura con la tradizione plurisecolare che ha alle spalle. Allo stesso tempo tende ad allargare il suo raggio di comparazione all'Europa e al mondo. Poeti come Saba, Caproni, Sereni, Montale, ma anche Ungaretti, Rebora, Gozzano e Bertolucci, o poeti che usano il dialetto in modo personale come Giotti e Noventa (per il primo era addirittura l'insostituibile "lingua della poesia") sono trattati dall'autore con una scrittura che modula in vario modo le pagine in funzione del loro prezioso oggetto, in un mobile alternarsi di punti di vista, tagli metodologici, percorsi tanto diversi e duttili quanto rigorosi. Come una lente che per mettere in evidenza la grandezza della parola poetica, sia essa in italiano o in dialetto, dall'insieme si restringe sempre più fino a cogliere il dettaglio e viceversa.‎

‎Sorgato Roberta‎

‎Cuori nel pozzo. Belgio 1956. Uomini in cambio di carbone‎

‎br. Sullo sfondo l'Italia devastata dalla più sanguinosa delle guerre che tenta coraggiosamente di risalire la china della sconfitta, della disoccupazione, della stagnazione economica. Ma la risalita ha un prezzo: uomini in cambio di carbone, energia indispensabile per la ripresa industriale. Le miniere del Belgio, disertate dai residenti, spalancano le porte a un esercito di disperati che lasciano il loro paese con nel cuore e nella mente solo il desiderio di tornare.‎

‎Fini Massimo‎

‎Confesso che ho vissuto. Esistenza inquieta di un perdente di successo‎

‎ril. Dopo "La modernità di un antimoderno", che raccoglie gli scritti storico-filosofici di Massimo Fini, pubblichiamo qui i tre libri più personali dell'autore: "Di[zion]ario erotico. Manuale contro la donna a favore della femmina", "Ragazzo. Storia di una vecchiaia", "Una vita". Un libro per tutti. O per nessuno. Arricchisce il volume una lunga introduzione, una sorta di confessione su delle confessioni, al cui centro c'è il Tempo, il padrone inesorabile delle nostre vite, che è l'autentica ossessione di Fini. Questa raccolta chiarisce non solo la controversa e per certi versi deviante personalità di uno dei più singolari intellettuali italiani del nostro tempo, ma anche il suo altrettanto deviante pensiero. Come ha detto Renzo Arbore: «Fini è uno che guarda sempre da un'altra parte».‎

‎Zanotti Pierantonio‎

‎Introduzione alla storia della poesia giapponese. Vol. 1: Dalle origini all'Ottocento‎

‎br. Un invito alla conoscenza delle forme poetiche prodotte in Giappone, dalle origini all'Ottocento, che dialoga con i canoni scolastici e accademici giapponesi e stranieri - di maggiore diffusione e rilevanza. Una panoramica che si affianca ai volumi Introduzione alla storia della poesia giapponese. Dall'Ottocento al Duemila (Marsilio 2012), La narrativa giapponese classica (Marsilio 2010) e La narrativa giapponese moderna e contemporanea (Marsilio 2009).‎

‎Campailla S. (cur.)‎

‎Un'altra società. Carlo Michelstaedter e la cultura contemporanea‎

‎br. Carlo Michelstaedter è un personaggio affascinante del Novecento che tuttavia, sino alla fine della sua parabola, è rimasto uno studente, con l'opera maggiore che è una tesi di laurea, non discussa e pubblicata postuma. È un giovane che, dentro un orizzonte giovanile, guarda al presente e al futuro con una carica forte di idealità e si rivolge prioritariamente a un pubblico di giovani. Nel centenario della morte l'Università di Roma Tre, con la collaborazione della Provincia di Roma, gli ha dedicato nei giorni 23-24 novembre 2010 un Convegno Internazionale per esplorare le condizioni della cultura contemporanea nel rapporto e nell'attrito con la sua energia ribelle e con la sua richiesta alternativa.‎

‎Bova A. (cur.); Migliaccio P. (cur.)‎

‎Vetri artistici. Il recupero dell'antico nel secondo Ottocento. Museo del Vetro di Murano. Ediz. illustrata‎

‎ill. La produzione artistica muranese degli ultimi tre decenni del XIX secolo si caratterizza per la capacità di recuperare le antiche tecniche utilizzando nuovi processi di lavorazione ed evidenziando così l'innovativo e vivace approccio con cui l'industria vetraria si propone al mercato dell'arte. Prima del 1870 l'interesse per le opere del passato a Murano è esclusivamente indirizzato verso il Rinascimento e il Barocco, e in particolare sulle repliche dei capolavori in filigrana, molto richieste dai collezionisti e dagli antiquari poco onesti. Ma a partire dal 1869 Antonio Salviati, i suoi tecnici e i suoi maestri si interessano ai vetri di provenienza archeologica conservati nei musei di Brescia, Napoli, Londra e Vienna, i vetri detti pompeiani, etruschi, murrini, fenici, cristiani e assiri. Le prime repliche hanno un valore di documentazione e cercano di raggiungere un'imitazione il più precisa possibile, ma poi, le ditte intercettano le esigenze di una clientela in cerca di oggetti decorativi da collezione o da arredamento e ben presto queste repliche si allontanano dai modelli originali raggiungendo una propria autonomia. Un altro argomento interessante affrontato nel volume sono i vetri a imitazione dei metalli e dei marmi antichi, in particolare il famoso, ma spesso frainteso vetro corinto. È inoltre pubblicata una selezione di vetri calcedonio non riconducibili a Lorenzo Radi senior, bensì a suo figlio e a altri produttori muranesi.‎

‎Luzi Mario; Tabanelli Giorgio‎

‎Il lungo viaggio nel Novecento. Storia, politica e poesia‎

‎ill., br. "Nel ripercorrere la nostra storia e la nostra politica arrivo a un concetto forte, drammatico: l'Italia è un'illusione, un oggetto del desiderio. Abbiamo imparato a nostre spese come sia doloroso essere italiani. Con il Novecento l'uomo è entrato in un tempo di crisi totale. Il poeta è dentro questo caos, che ho chiamato "magma", senza una medicina da proporre, poiché egli stesso è malato della malattia del mondo. La mia poesia appartiene al viaggio dell'uomo alla ricerca di qualcosa che trascende la cronaca e la storia verso una meta sconosciuta, desiderio profondo e indomabile. Se la poesia non avesse avuto da combattere per la luce, contro l'opacità e il buio, non mi avrebbe attratto così. Il male, la pietas, il mistero dell'Incarnazione, la Resurrezione, la vita: questi i miei temi. Da Rilke in poi il poeta è chiamato a umanizzare il mondo; ho interpretato la sua lezione a modo mio." (Mario Luzi). A partire dal racconto in prima persona di Mario Luzi - di cui si celebra il centenario dalla nascita - il volume ripercorre il lungo viaggio umano e poetico attraverso le vicissitudini del Novecento. La poesia di Luzi nasce dal confronto serrato e stringente con gli accadimenti della cronaca. La sua teologia poetica si misura con la storia e con la politica dagli anni del fascismo al crollo della prima Repubblica, fino alla nomina a senatore a vita. Giorgio Tabanelli ha seguito un criterio scientifico di ricostruzione storico-politica, che procede per stagioni ed eventi...‎

‎Borghello G. (cur.); Felice A. (cur.)‎

‎Pasolini e la poesia dialettale‎

‎br. L'esordio di "Poesie a Casarsa" di Pier Paolo Pasolini irrompe sulla scena letteraria del 1942 con la perentorietà dell'eccezione creatrice. Il libriccino conteneva appena 14 testi, ma subito si lasciava alle spalle ogni ipoteca vernacolare o popolareggiante e inaugurava un canto nuovo di raffinata sperimentazione, tra un'acuminata sensibilità d'autore e il filtro di una preziosa cultura poetica, intrisa di echi ermetici e simbolisti. D'eccezione era poi l'intuizione del dialetto come linguaggio naturalmente poetico, "lingua pura per poesia" e tensione alla "melodia infinita". In quel caso era il casarsese, idioma di periferia letterariamente vergine, e inoltre, in quanto suono di eco materna, saturo di implicazioni affettive. In quel codice Pasolini calò la sua Provenza sentimentale, facendovi convergere la squisita mitografia di un sé Narciso, precocemente scisso dalle antinomie tra amore e morte e tra innocenza e peccato, e poi sempre più, con l'ampliarsi di quel "félibrige" coagulato anche intorno all'"Academiuta", vi espresse l'altro da sé, l'epos della realtà popolare, cristiana e contadina, impigliata nei riti di un'arcaica atemporalità. Con quella operazione Pasolini fornì un geniale esempio di sublimazione a significatività universale del particolare locale e introdusse una sintesi poetica che poi connotò il fenomeno vistoso della poesia in dialetto del secondo Novecento italiano.‎

‎Levi Primo; Sessi F. (cur.); Gawronski S. (cur.)‎

‎Il veleno di Auschwitz. Il volto e la voce: testimonianze in TV 1963-1986. Con DVD‎

‎br. Da settembre del 1963 a dicembre del 1986 (a pochi mesi dalla morte) Primo Levi, sollecitato da giornalisti e uomini di cultura, ripropone in tv la sua esperienza di uomo e di deportato, di scrittore e di chimico, misurandosi non solo con la dolorosa memoria di Auschwitz, ma anche con i problemi della società contemporanea, della scrittura e della morale. Ne emerge una figura di "testimone integrale", capace di trasmettere agli altri conoscenze e valori, ma, soprattutto, la necessità di affrontare le vicende della storia e della vita quotidiana con slancio. La precisione delle risposte, la pacatezza delle riflessioni, la fermezza nel riconoscere nell'uomo e nella democrazia riferimenti irrinunciabili, la denuncia dei "vizi di forma" della società in cui viviamo, fanno di questi filmati, da tempo sepolti nelle teche Rai, uno strumento per lo studio della sua opera di scrittore e testimone del mondo di oggi.‎

‎Craveri Piero‎

‎L'arte del non governo. L'inarrestabile declino della Repubblica italiana‎

‎br. Questo libro è una storia dell'Italia repubblicana in cui si ricostruiscono sincronicamente gli aspetti istituzionali, politici ed economici del processo che ha portato all'attuale situazione del paese. Al volgere di un ciclo storico, Piero Craveri ripercorre, partendo dalla Costituente, il cammino di rapida ascesa economica dell'Italia per cogliere i fattori del suo mancato consolidamento e del suo lento e inesorabile declino. Le responsabilità di una classe dirigente rimasta troppo arretrata per guidare un paese industriale, il sovrapporsi dei partiti all'attività dell'esecutivo e del Parlamento, un malinteso primato della politica sull'economia di mercato, sono solo alcune delle cause che emergono dall'analisi delle vicende repubblicane. Dalla sconfitta di De Gasperi alla difficile congiuntura del 1963-64, dalla crisi degli anni settanta alle occasioni mancate del decennio successivo, con Craxi, al superamento della seconda Repubblica, Craveri fa notare come, ben lungi dall'essere solo una questione economica, la posta in gioco di questa mancata "evoluzione" è la stabilità della democrazia. I principi che furono messi a fondamento dello Stato unitario sembrano venir meno e, al di là delle celebrazioni ufficiali, la Repubblica non ha saputo rinnovarli. Anche l'idea di Europa, che nel secondo dopoguerra ne è stata idealmente una prosecuzione, sembra dileguarsi. In questo scenario, dove sono le stesse istituzioni democratiche a essere messe in discussione in Occidente.‎

‎Teroni Sandra‎

‎Da una modernità all'altra. Tra Baudelaire e Sartre‎

‎br. «Ogni ermeneutica è comprensione di se stessi passando attraverso la comprensione dell'altro»: questa citazione di Paul Ricoeur sintetizza il carattere di un libro che interroga una fase della nostra modernità a cavallo tra Otto e Novecento. Baudelaire la teorizza e ne fa materia poetica; Sartre decide che è arrivato il momento di relegarla al passato e di ridefinire i fondamenti di una letteratura dei "tempi moderni" a partire dal principio di responsabilità. Esprimono, l'uno e l'altro, la più radicale coscienza di una frattura storica alle loro spalle, ma anche di una irrisolta contrapposizione fra estraneità e presenza nella storia. Si dispiega in questo arco di tempo una letteratura del rifiuto di una società dominata dalle leggi del profitto, del mercato e delle banche che non risparmiano neanche la creazione artistica. Una letteratura dello smarrimento della meta e di ogni centro, cosicché al vettore temporale si sostituisce la ripetizione con il corollario di un inesauribile desiderio di evasione, all'itinerario il vagare: metafore di un inquietante interrogativo sulla propria identità e consistenza. Una letteratura della perdita dell'unità e del naufragio del senso. Una letteratura della malinconia, dunque, e dell'inquietudine, del vano inseguimento di un oggetto assente.‎

‎Strada Vittorio‎

‎Impero e rivoluzione. Russia 1917-2017‎

‎br. Il 1917 è stato un anno cruciale tanto per la Russia, dove la rivoluzione ha posto fine a un impero secolare e ha dato vita a un ordine nuovo, quanto per l'Europa e per il mondo, su cui gli eventi russi hanno avuto decisive ripercussioni. Tutto il XX secolo è stato dominato dalla presenza del sistema statale nato dalla rivoluzione, l'Unione Sovietica, la cui scomparsa nel 1991 ha chiuso un ciclo storico. La Russia attuale, erede di quel passato, ha intrapreso un nuovo sviluppo in un mutato contesto internazionale. A cent'anni di distanza dalla Rivoluzione d'Ottobre si avverte il bisogno di ripensare una cosi radicale esperienza, inquadrandola in una riflessione globale sul significato di quelle trasformazioni e sui loro esiti. In questo libro Vittorio Strada, fra i massimi esperti del mondo russo, sulla base di una documentazione spesso sconosciuta, presenta una nuova visione dell'intero processo storico sovietico sullo sfondo del plurisecolare passato zarista e nella prospettiva della Russia post-sovietica. Emergono elementi in grado di gettare luce sui fenomeni attuali e sulle loro manifestazioni più inquietanti, come il risveglio di un nazionalismo in realtà mai sopito, la ripresa del «culto» di Ivan il Terribile e di Stalin, l'insistenza sui «valori tradizionali» che si traduce in intolleranza verso le minoranze. In appendice il saggio "Una città fatale" offre un'immagine del tutto inattesa di Costantinopoli.‎

‎Strada Vittorio‎

‎Il dovere di uccidere. Le radici storiche del terrorismo‎

‎br. Chi è il terrorista? Qual è il suo mondo interiore? Cos'ha di diverso dal soldato e dal criminale? Per Vittorio Strada è nella Russia della seconda metà del XIX e dell'inizio del XX secolo che ha avuto la sua più grande affermazione il terrorismo, prototipo delle ondate successive che avrebbero suscitato in intellettuali come Dostoevskij, Nietzsche, Mann e Camus riflessioni morali, religiose e politiche ancora di grande attualità. Dalle prime avvisaglie fino alla svolta storica dell'ottobre 1917, il libro ripercorre episodi cruciali e figure significative, analisi problematiche e illuminanti, a cui si affiancano nuove interpretazioni di opere letterarie considerate non come materiali illustrativi, ma espressioni vive di una drammatica pagina della storia russa ed europea che aiuta a capire non soltanto un recente passato ma anche il presente. Oggi che il terrorismo riappare, sia pure in tutt'altre vesti, come manifestazione aggressiva di una civiltà diversa, intrecciata a quella occidentale a cui si oppone, conoscere la vicenda russa può far emergere la segreta affinità tra nuovo e vecchio terrorismo, per provare a immaginare delle soluzioni.‎

‎Barbero L. M. (cur.)‎

‎Nascita di una nazione. Arte italiana dal dopoguerra al Sessantotto‎

‎ill., br. Uno straordinario viaggio tra arte, politica e società attraverso opere di artisti come Renato Guttuso, Lucio Fontana, Alberto Burri, Mario Schifano, Mario Merz e Michelangelo Pistoletto per raccontare e riflettere sui contrasti, le trasformazioni e le nuove tendenze artistiche in Italia tra la fine del secondo conflitto mondiale e gli anni della contestazione: dall'antagonismo tra Realismo e Astrazione nel dopoguerra al trionfo dell'Informale negli anni cinquanta, fino alla Pop art e all'Arte povera e concettuale negli anni sessanta. Catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Strozzi, 16 marzo-18 luglio 2018).‎

‎De Michelis Cesare G.‎

‎L'avanguardia trasversale. Il futurismo in Italia e in Russia‎

‎br. Il futurismo ha avuto le sue manifestazioni più rilevanti in Italia e in Russia, e la storia delle loro intersezioni è dunque di primaria importanza; ma dietro alla complessa vicenda dei rapporti tra i due "futurismi", si cela una questione anche più intrigante, che tocca la nozione stessa di "avanguardia" (formatasi con l'impiego di un termine militare per significare le istanze di rottura e innovazione sia in campo estetico che in quello politico). L'agognata saldatura delle 'due avanguardie' fu un sogno che divenne dominante dopo il terremoto della prima guerra mondiale, col sovvertimento degli istituti politici tradizionali e il sorgere del bolscevismo in Russia e del fascismo in Italia. Allora, la questione del "primato" e delle "influenze", pur continuando a venire discussa soprattutto col metro artistico, ha acquisito una valenza metastorica, riversandosi retrospettivamente sul periodo d'oro del futurismo. La ricostruzione documentaria del dibattito scaturitone (con l'intervento, tra gli altri, di Marinetti e Majakovskij, di Gramsci e Trockij, di Cavacchioli, Prezzolini, Croce, Jakobson, Livsic e Chlebnikov) consente di far luce su uno snodo decisivo per intendere criticamente l'intera vicenda dell'avanguardia novecentesca: questo libro raccoglie un'ampia silloge di fonti originali, e porta un contributo essenziale alle celebrazioni per il centenario del futurismo, fuori da una prospettiva angustamente nazionalistica.‎

‎D'Intino Franco‎

‎L'immagine della voce. Leopardi, Platone e il libro morale‎

‎br. Oggetto di questi studi non sono tanto le "Operette morali" (cui pure si torna di continuo), bensì ciò che sta a monte: il progetto - maturato da Leopardi dopo l'incontro con Platone e la temporanea rinuncia alla lirica (1823) - di un libro morale in un mondo moderno disincantato e incapace di ascolto. Un progetto inattuale che testimonia e raffigura l'impossibilità di restaurare i tre principali generi morali orali dell'antichità: l'oratoria, il dramma, l'epos, o enciclopedia etica. Nonché, più in generale, l'impossibilità di arrestare il declino antropologico di un uomo che tanto più si corrompe quanto più si alfabetizza. Ecco l'importanza emblematica, al centro delle "Operette" - sul palinsesto del "Fedro" platonico - dell'"Elogio degli uccelli" e del suo silenzioso protagonista-scrittore: un saggio socratico o un oratore ammutolito alla scuola della dialettica, o forse, come Platone, un poeta che ha rinnegato, anche se non del tutto, il canto. Il libro morale moderno, così, non può essere altro che una mercé ben confezionata, un effimero instant-book. Ma la grandezza delle "Operette morali" è nel raffigurare in modo complesso e profondo, al tempo stesso negandola, questa condizione. Il moderno Mefistofele si può forse sconfiggere solo se si accetta la sua sfida.‎

‎Bienati Luisa; Scrolavezza Paola‎

‎La narrativa giapponese moderna e contemporanea‎

‎br. Da Kawabata a Tanizaki al web e alla telefonia mobile, un lungo viaggio che si propone di mettere a fuoco le motivazioni storiche dei cambiamenti, sviscerare le problematiche, illustrare i temi ricorrenti e le novità, indicare le opere più significative, segnalare i nomi degli autori più interessanti, e che trova il suo filo conduttore nell'importanza che ha avuto per il Giappone il reiterato confronto con culture diverse, con l'Altro.‎

‎Gardonio Matteo‎

‎Venice/London. Venezia a Londra, 1891-1892‎

‎ill., br. In un momento cruciale, dopo l'Esposizione Internazionale di Londra del 1888 e in contemporanea con l'Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92, molti artisti italiani parteciparono all'iniziativa 'eccentrica' dell'allora noto impresario Imre Kiralfy, "Venice in London". La mostra, allestita nei suggestivi spazi dell'Olympia di Londra, vide convergere pittori e scultori provenienti da ogni parte della penisola. Scuole diverse, approcci diversi e furbizie diverse si incontrarono sotto un unico, apparente soggetto, quello veneziano. In quell'occasione, Venezia assumeva come il ruolo di una bolla di sapone, tanto fragile nell'essere evocata, quanto potente nell'immaginario anglosassone.‎

‎Manitta Giuseppe‎

‎Giacomo Leopardi. Percorsi critici e bibliografici (2004-2008). Con appendice (2009-2012)‎

‎ril. A distanza di quasi due anni dalla prima edizione, l'autore presenta, in un medesimo volume, un'ampia discussione critica sugli studi leopardiani usciti tra il 2004 e il 2012 a cui si aggiunge una bibliografia che, per il periodo esaminato, raccoglie oltre 1500 titoli.‎

‎Freschi Borgese Maria‎

‎La contessa Lara. Una vita di passione e poesia nell'Ottocento italiano‎

‎br. Tutto ciò che la Contessa Lara cercava era l'amore, "ma fin da principio il suo destino è fosco di tragedia e di morte". L'assassinio del suo amante da parte del marito, la morte dell'adorata nonna, le relazioni illegittime e le delusioni, fino alla tragica conclusione. Una vita intensa, scossa da scandali e da grandi dolori. Una donna così forte da non curarsi dei giudizi altrui e allo stesso tempo così fragile da innamorarsi di chiunque le rivolgesse una parola o un gesto gentile. Fiera poetessa e "femme fatale" dell'Ottocento italiano, ammirata e corteggiata nei vivaci salotti della giovane Italia postunitaria, ha vissuto con la stessa passione la sua vita e la sua attività artistica, ripercorse in questo avvincente romanzo biografico con trasporto e con "una grande umana simpatia, di donna a donna, per questa infelicissima che fu tanto migliore della sua fama".‎

‎Ciano Antonio‎

‎Il Regno delle Due Sicilie‎

‎br. Dati alla mano, questo volume offre un'analisi della situazione economica de Il Regno delle Due Sicilie dalla sua costituzione al suo dissolvimento ad opera dell'esercito sabaudo. Un vademecum per chiunque voglia approfondire il contesto storico in cui si sviluppò l'economia del regno dei Borbone, e i numerosi traguardi economici e industriali che riuscì a raggiungere prima dell'annessione al Regno d'Italia.‎

‎Saccoccio Alfredo‎

‎Fra' Diavolo. Vita ed imprese del colonnello Michele Pezza‎

‎ill. Eroe e partigiano per il suo popolo, spietato brigante per gli invasori. Ma chi era realmente Michele Pezza, ai secoli Fra' Diavolo? L'uomo dietro al mito rivive in questa appassionante biografia che, partendo dalle sue origini a Itri, piccolo centro medievale incastonato tra i Monti Aurunci, ne narra le incredibili gesta, l'ascesa al grado di Colonnello del Regno delle Due Sicilie, le fortune in battaglia e, quindi, la tragica fine.‎

‎Montevecchi Federica‎

‎Giorgio Colli. Biografia intellettuale‎

‎br. A venticinque anni dalla morte, Giorgio Colli resta un esempio raro di indipendenza e originalità intellettuale. Filosofo, filologo, organizzatore editoriale, ha attraversato anni importanti della storia culturale italiana e sempre in maniera autonoma. Sua la prima traduzione dell'Organon di Aristotele, sua la proposta, negli anni Cinquanta, di una edizione critica dell'opera di Friedrich Nietzsche, realizzata nel decennio successivo assieme con Mazzino Montinari. Nietzsche attraversa la vita di Colli e agire nella direzione da lui indicata significa rivolgersi verso la Grecia, per poi tentare di rispondere ai problemi insiti nel concetto di "volontà di potenza", a partire dal quale Colli affronta e sviluppa la questione metafisica.‎

‎Pächt Otto; Vyoral-Tscharpka M. (cur.); Pächt M. (cur.)‎

‎La pittura veneziana del Quattrocento. I Bellini e Andrea Mantegna‎

‎ill., ril. Uno dei più grandi storici dell'arte del Novecento rilegge in modo originale la straordinaria stagione della pittura veneziana dai Bellini a Mantegna. Lo scopo del libro è quello di mostrare, sul nascere, quelle che saranno le costanti della pittura veneziana, ossia di una delle più grandi e longeve scuole della pittura europea. I pittori veneziani seppero trarre dalla lunga storia di Venezia e Bisanzio, dagli ori e dai rilievi-icone bizantini presenti nelle chiese della loro città, quanto avrebbe avuto valore per l'età nuova.‎

‎Anders Günther‎

‎L'uomo è antiquato. Vol. 1: Considerazioni sull'anima nell'epoca della seconda rivoluzione industriale‎

‎br. In questo libro del 1956, Günther Anders muove dalla diagnosi della "vergogna prometeica", cioè dalla diagnosi della subalternità dell'uomo, novello Prometeo, al mondo delle macchine da lui stesso create, per affrontare il tremendo paradosso cui la bomba atomica ha posto di fronte l'umanità, costringendola fra angoscia e soggezione. La vergogna prometeica è legata anche a un senso di "dislivello", di non sincronicità, tra l'uomo e i suoi prodotti meccanici che, sempre più nuovi ed efficienti, lo oltrepassano, facendo sì che egli si senta "antiquato". Oltre che perfetta la macchina è ripetibile, standardizzata, riproducibile in esemplari sempre identici; quindi possiede una specie di eternità che all'individuo umano è negata. Di qui, una rivalità, una impari gara dell'uomo, una inversione dei mezzi con i fini, di cui Anders analizza con grande anticipazione tutta la portata. In particolare, là dove tratta delle tecniche di persuasione, soprattutto televisive e radiofoniche, che ci assediano con immagini-fantasma, irreali, di fronte alle quali l'individuo diventa passivo, maniaco, incapace di pensare e comportarsi liberamente.‎

‎Mazzarella Arturo‎

‎La grande rete della scrittura. La letteratura dopo la rivoluzione digitale‎

‎br. La contrapposizione sempre più marcata tra vecchi e nuovi media è un luogo comune che, dopo la definitiva affermazione della rivoluzione digitale, appartiene ormai al patrimonio delle certezze collettive. L'espansione della virtualità prodotta dai nuovi media sembra relegare tra le reliquie del passato quelle pratiche comunicative, come la letteratura, attraverso le quali la civiltà occidentale ha scandito il suo progresso. Ma è un'impressione di superficie. Considerata fuori dalla retorica che ancora l'avvolge in numerose sedi istituzionali, sgombrata da ipoteche etico-pedagogiche o estetiche, proprio la scrittura letteraria rivela oggi una insospettabile contiguità con l'universo dei media elettronici, mostrando il suo originario, costitutivo, carattere virtuale. È quanto esibiscono senza falsi pudori alcune tra le esperienze letterarie più vitali e innovative dell'ultimo ventennio: da Calvino, Celati e Tondelli a Kundera, Ballard, DeLillo, Ellis, Marias, Amis e Houellebecq. Grazie a loro gli incroci che si vengono a stabilire tra la letteratura e la videoarte, o il cinema digitale, i videogame e i videoclip diventano tutt'altro che uno scenario avveniristico.‎

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