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Jung Carl Gustav; Shamdasani S. (cur.)
Il libro rosso. Liber novus
ill., ril. Carl Gustav Jung lavorò al Libro rosso dal 1913 al 1930 e ancora in tardissima età lo definì l'opera sua capitale. L'opera in cui aveva deposto il nucleo vitale e di pensiero della sua futura attività scientifica. Eppure non volle mai autorizzarne la pubblicazione, e dopo di lui anche gli eredi si attennero alla consegna. Così solo oggi, a ottant'anni dalla sua conclusione e a mezzo secolo dalla morte del suo autore, questo testo straordinario esce dal caveau della banca svizzera in cui era conservato. Il Libro rosso è il libro segreto di Jung, scrigno privato di un'anima che lì si cela nella sua nudità, e che un comprensibile pudore ha inteso proteggere da sguardi curiosi, e si situa al centro di una straordinaria sperimentazione artistica e psicologica che ne fa un unicum nel panorama novecentesco. Quella che Jung chiamerà più tardi "immaginazione attiva" e che fu ampiamente utilizzata in questo volume, è appunto lo strumento inedito di cui egli si servì, nel corso della sua discesa agli inferi, per suscitare i contenuti archetipici della psiche e oggettivarli attraverso il dialogo interiore, la scrittura, la pittura, la scultura. Prefazione di Ulrich Hoerni.
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Jung Carl Gustav
L'io e l'inconscio. Ediz. integrale
br. Pubblicato nel 1928, "L'Io e l'inconscio" è il primo tentativo compiuto da C. G. Jung di esporre in modo sistematico l'insieme di ipotesi sulla natura, struttura e dinamica della vita cui aveva dato il nome di «psicologia analitica». Tappa fondamentale nel suo percorso di avanzamento teorico, è qui che Jung articola definitivamente i concetti di inconscio «personale» e «collettivo», in queste pagine sono introdotti i concetti chiave di Animus e Anima, prendono forma le definizioni di archetipo e Ombra. Con questo libro Jung avvia il lungo dibattimento speculativo sull'individuazione che avrà come approdo finale la rivelazione dell'inconscio.
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Marramao Giacomo
Dopo il Leviatano. Individuo e comunità. Nuova ediz.
br. L'indole predittiva è piuttosto rara tra i filosofi. E quando si manifesta, è ancor più inconsueto che sappia allungare il vettore concettuale al medio periodo, da sempre opaco e refrattario a una decifrazione lungimirante. Un saggio di tale eccezionalità è offerto dal pensiero di Giacomo Marramao, uno dei pochissimi a saper trarre conseguenze teoretico-politiche di rilievo dalla grande soglia che stiamo oltrepassando. Se tredici anni fa, nell'edizione precedente di questo libro sulle sorti della megamacchina statuale, annunciava l'imminenza di un cambio di paradigma, adesso ragiona sugli effetti che l'inveramento di quel pronostico ha ingenerato a livello globale, e acumina lo sguardo su ciò che ci aspetta. Con la nostra ipermodernità mondializzata si è esaurita l'efficacia - anche simbolica - dello Stato, organismo d'artificio per il quale Hobbes aveva scelto l'emblema «mostruoso» del Leviatano biblico. La rottura del monoteismo politico che lo eleggeva a massima potenza terrena, fonte esclusiva di sovranità e diritto, ha ridato forza a potestà indirette di tipo economico e religioso, e ha portato al diapason l'antinomia moderna tra i due principi di identità e differenza. Il dopo che Marramao ha visto distintamente profilarsi all'avvento del nuovo millennio sostituisce ora al proprio contrassegno temporale una marca spaziale. Solo un pensiero dello spazio, della contiguità eterogenea e incomprimibile, è infatti all'altezza del nostro presente e delle sue urgenze: congedarsi da una logica identitaria e restituire alla politica la capacità di conferire senso all'agire collettivo.
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Irigaray Luce
All'inizio, lei era
br. In questo libro, cruciale per capire il suo percorso, Luce Irigaray interroga l'opera dei presocratici che sta alla radice della nostra cultura. Ricordandoci la storia di Ulisse e Antigone, dimostra come, fin dall'inizio, la tradizione occidentale rappresenti un esilio per l'umanità. Per emergere dall'origine materna, l'uomo ha elaborato un discorso di padronanza e ha costruito un mondo proprio che a poco a poco si è allontanato dalla vita, dalla sua coltivazione e condivisione. Tornare alla cultura greca delle origini è necessario per recuperare la nostra appartenenza naturale e imparare a coltivarla umanamente nel rispetto delle nostre differenze. Invece di un'astratta logica, occorre un linguaggio capace di esprimere un'energia vivente e di trasformare i nostri istinti in desideri condivisibili. L'arte diviene allora una mediazione indispensabile per un'altra evoluzione dell'umanità.
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Serres Michel
Non è un mondo per vecchi. Perché i ragazzi rivoluzionano il sapere
br. Le tecnologie digitali sconvolgono il quadro antropologico finora noto. Virtualità, connettività universale e libero accesso alle fonti di informazione stanno riplasmando le facoltà cognitive dei ragazzi e dislocando altrimenti il sapere. Non è più là fuori, remoto, scosceso, paludato e spesso respingente; adesso sta tutto in tasca, a portata di mano, senza mediazione. Mentre i grandi mediatori - il sistema scolastico, ma anche gli istituti della politici e della società-spettacolo - si ostinano a brillare come stelle morte da tempo, ignare della propria fine. Il mondo non sarà più un posto per vecchi. L'ultraottantenne Michel Serres, epistemologo tra i più originali, registra sorridente quell'ineluttabile obsolescenza. Non trema, lui, di fronte al crollo di gerarchie e privilegi secolari, anzi rimane incantato dai suoi effetti più tellurici e si schiera incondizionatamente dalla parte dei ragazzi, capaci di un'intelligenza inventiva che è forza di svincolamento, nel corpo e nella mente.
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Freud Sigmund
Casi clinici. Ediz. integrale. Vol. 1: Dora-Il piccolo Hans
br. All'origine della grande rivoluzione psicoanalitica, quella che venne chiamata la cura delle parole, sono gli incontri che Sigmund Freud tenne con i suoi primi pazienti. È qui, nel suo studio, che si codifica un linguaggio e si sperimenta un nuovo metodo scientifico e terapeutico. Sono quelli che la storia ci ha tramandato come i casi clinici da cui Freud ha potuto muovere e desumere le strutture e i meccanismi di fondo della psiche; vere e proprie storie, o parabole, che attraverso la sua maestria, anche narrativa, giungono a noi come appassionanti resoconti, oltre che come strumenti di conoscenza e di ricerca. È in questi racconti che ritroviamo la vera voce e la natura prima della psicoanalisi, il rapporto diretto tra medico e paziente, e la cura che prende corpo e si sprigiona in tutta la sua forza liberatoria. Presentiamo in questo volume due dei casi clinici più noti: il caso d'isteria di Dora e il caso di fobia del piccolo Hans.
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Freud Sigmund
Casi clinici. Vol. 2: Signorina Anna O.-L'uomo dei topi-L'uomo dei lupi
br. All'origine della grande rivoluzione psicoanalitica, quella che venne chiamata la cura delle parole, sono gli incontri che Sigmund Freud tenne con i suoi primi pazienti. È qui, nel suo studio, che si codifica un linguaggio e si sperimenta un nuovo metodo scientifico e terapeutico. Sono quelli che la storia ci ha tramandato come i casi clinici da cui Freud ha potuto muovere e desumere le strutture e i meccanismi di fondo della psiche; vere e proprie storie, o parabole, che attraverso la sua maestria, anche narrativa, giungono a noi come appassionanti resoconti, oltre che come strumenti di conoscenza e di ricerca. È in questi racconti che ritroviamo la vera voce e la natura prima della psicoanalisi, il rapporto diretto tra medico e paziente, e la cura che prende corpo e si sprigiona in tutta la sua forza liberatoria. Presentiamo in questo volume tre dei casi clinici più noti: il caso di Anna O., con cui esordiscono gli studi sull'isteria, e due casi di nevrosi, passati alla storia come i casi dell'uomo dei topi e dell'uomo dei lupi.
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Jung Carl Gustav
Saggio di esposizione della teoria psicoanalitica
br. Un secolo fa, all'inizio del 1913, si consumava la rottura personale tra Freud e Jung, epilogo di una divergenza teorica non componibile, di cui queste nove lezioni americane dell'anno precedente costituiscono la testimonianza più perspicua. A New York, di fronte a un pubblico di clinici, Jung espose criticamente i capisaldi della psicoanalisi freudiana. Lo scrupolo nel render conto puntuale di una "scienza in evoluzione" non gli impedì di manifestare un netto dissenso verso princìpi non condivisi, primi fra tutti la definizione sessuale della libido, rifiutata in favore di una concezione energetica, o un causalismo troppo rigido. Temi e orientamenti fondamentali della psicologia analitica, come la teoria finalistica del sogno, la centralità della relazione terapeutica e il riconoscimento della soggettività dell'analista si precisarono allora, attraverso la viva drammaturgia di un pensiero che percorreva strade mai battute prima. Introduzione di Paola Cuniberti.
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Piaget Jean
La rappresentazione del mondo nel fanciullo
br. Il bambino non è, come voleva Rousseau, un semplice homunculus, ovvero un uomo in miniatura non ancora completo, bensì un essere sui generis, il cui sviluppo affettivo e cognitivo passa attraverso fasi differenziate e obbedisce a leggi proprie. È questo l'assunto fondamentale da cui parte Jean Piaget e che segna la sua intera opera: la differenza qualitativa tra il pensiero adulto e quello infantile. Così, quelle nozioni e rappresentazioni che all'adulto possono apparire come il risultato di una lettura immediata della realtà, sono invece il prodotto di una progressiva coordinazione di dati o attività più elementari da parte del bambino: sono insomma l'esito di un processo di "costruzione", irriducibile alle leggi della natura fisica e biologica. L'introduzione di queste metodologie specifiche sono la sfida e il principale contributo di Jean Piaget alla conoscenza scientifica.
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Jung Carl Gustav
Coscienza inconscio e individuazione
ill., br. Un fiore irradia il suo splendore latteo nel campo scuro di un cerchio perfetto: non è opera di un artista, ma di una paziente cinquantenne di Jung, che prima di entrare in analisi ignorava di essere così brava a maneggiare matita, pennelli e colori. La figura è l'ultima di ventiquattro sontuose forme mandaliche dipinte dalla "signora X" e qui riprodotte. Queste immagini testimoniano di mutamenti profondi percepiti con "l'occhio rivolto all'interno" e ancora incompresi da chi li vive. Nella prospettiva junghiana esposta, al consueto, con limpidezza e profusione di raccordi storico-religiosi e alchemici - aiutano a integrare nella coscienza molti contenuti inconsci, illustrando la presenza di una pulsione universale, l'individuazione, colta negli stadi iniziali del processo che vi presiede. Mentre ribadisce la base empirica, e non speculativa, di nozioni fondamentali della psicologia analitica, corroborate in decenni di pratica psicoterapeutica, Jung confessa di avere già sperimentato per sé lo stesso metodo pittorico della paziente: "confermo che si possono dipingere figure effettivamente complesse senza avere la minima idea del loro contenuto reale. Mentre la si dipinge, l'immagine sembra svilupparsi da sé, spesso in contrapposizione con l'intenzione cosciente". Adesso, dopo che il mondo ha finalmente conosciuto quali meraviglie d'arte e di pensiero teneva in serbo il suo "Libro rosso2, sappiamo a che cosa alludesse.
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Zecchi Stefano
La bellezza
br. Certi trionfi sono peggiori delle eclissi. È accaduto anche alla bellezza. Proscritta come imbarazzante anticaglia dal sussiego postmodernista, ha poi riguadagnato terreno nella vita quotidiana attraverso un'idea artefatta di naturalezza e il culto della prestanza corporea, che promette a chiunque una facile elusione del proprio "ricettacolo di fango". Stefano Zecchi non si compiace affatto di un simile rientro in scena della bellezza. Se oltre vent'anni fa la riscattava dal limbo di irrilevanza in cui l'aveva confinata l'intero Novecento, avanguardista e "post", adesso la difende dalla sua versione cosmetica, domenicale. Nella nuova edizione di quel saggio controcorrente, accolto con successo, Zecchi torna a essere felicemente inattuale. Ai suoi occhi rimozione estetica ed esaltazione sociale appartengono allo stesso orizzonte isterilito, in cui ancora una volta viene aggirata la domanda di senso che è racchiusa nella rappresentazione di una forma sensibile e che costituisce la vera dimensione utopica dell'esistenza. Più che salvare il mondo, secondo l'auspicio di Dostoevskij, oggi la bellezza deve essere messa in salvo dal mondo.
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Oliverio Ferraris Anna; Oliviero Alberto
Più forti delle avversità. Individui e organizzazioni resilienti
br. C'è una caratteristica che accomuna il delicato assetto dell'essere umano ai materiali studiati in ingegneria: l'uno e gli altri sono in grado di resistere a sollecitazioni traumatiche, deformanti ed estreme, riacquistando la propria forma. Questa capacità si chiama "resilienza". Mutuata dal dominio lontanissimo della scienza dei materiali, la nozione ha aperto una nuova frontiera di ricerca in psicologia clinica, disciplina troppo a lungo concentrata solo sugli effetti dissestanti di lutti, maltrattamenti, stress prolungati, malattie, carenze affettive. Al dissesto psichico indotto da esperienze dolorose si può reagire se si attivano e si potenziano i fattori di protezione, di compenso e di recupero di cui ciascuno in qualche misura dispone. Anna Oliverio Ferraris e Alberto Oliverio esplorano con gli strumenti della psicodinamica e delle neuroscienze le tipologie di resilienza che soccorrono nelle diverse stagioni della vita, dalla prima infanzia alla terza età, i rapporti tra comportamenti resilienti e funzioni cerebrali, e gli ambiti - individuale, familiare, scolastico e lavorativo - dove è cruciale saper recuperare l'equilibrio dopo aver vacillato. Nel modo di affrontare le avversità intervengono componenti genetiche, disposizioni temperamentali e relazioni precoci con figure di attaccamento, ma altrettanto decisive si rivelano un'attitudine proattiva e un'atmosfera responsiva e supportante da parte della collettività.
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Morini Simona
Il rischio. Da Pascal a Fukushima
br. Viviamo in un mondo più rischioso, o siamo noi donne e uomini del XX secolo angosciati dai cambiamenti - che abbiamo una percezione deformata della realtà? Alle soglie di una "nuova modernità", la scienza sembra incapace di tenere sotto controllo l'incertezza, che aveva domato grazie al calcolo della probabilità e alla statistica. Le nuove scoperte scientifiche hanno esiti difficili da prevedere e controllare. Questo libro tratta di rischi - piccoli e grandi, naturali e tecnologici - che minacciano di stravolgere la nostra esistenza e di mettere a repentaglio, in alcuni casi, la sopravvivenza della specie umana. Quali di questi rischi siamo disposti a correre, di quali strumenti disponiamo per gestirli? La risposta tocca questioni culturali, etiche e soprattutto politiche: il rapporto tra individuo e istituzioni, tra comuni cittadini ed "esperti", tra ragione ed emozione. Di fronte al pencolo è normale reagire con un istinto primordiale: la paura. Ma la paura è la nemica dell'"intelligenza" del rischio, indispensabile per far fronte alle sfide inedite del nostro tempo.
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Jacobi Jolande
La psicologia di C. G. Jung
ill., br. -È lo stesso Carl G. Jung a tessere le lodi di questo libro "che abbraccia o almeno tocca tutti i punti essenziali" della psicologia analitica "rendendo possibile al lettore di orientarsi brevemente su tutto ciò che desidera sapere". Non è cosa da poco per chi desideri ritrovarsi nella sterminata e complessa cosmogonia junghiana. Apparso per la prima volta nel 1940 (in italiano nel 1949), e più volte rimaneggiato e ampliato dall'autrice, "La psicologia di C.G. Jung" ripercorre passo passo le fondamentali concezioni teoriche junghiane sulla struttura e le leggi di funzionamento della psiche, e in più chiarisce il rivoluzionario metodo terapeutico che è stato alla base di quel percorso sulla "via dell'individuazione" che - secondo Jung - dovrebbe essere lo sforzo maggiore e forse il compito principale dell'uomo moderno: colmare il divario fra l'individuale e il collettivo in una personalità piena che li comprenda entrambi.
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Zoja Luigi
Psiche
br. Non possiamo vedere la psiche come vediamo i corpi. Eppure non c'è nulla di più reale della nostra componente immateriale. Sono tangibili le azioni che produce, intense le passioni che smuove, laceranti e distruttive le sofferenze che genera, tenendo in ostaggio la vita. Questo pulsare di energia psichica non avviene nel vuoto, ma nella società e nella storia. Mentre la frattura ossea di un europeo di oggi è simile a quella di un antico egizio o di un indio precolombiano, una lesione della psiche è del tutto diversa. Per larga parte della vicenda umana è prevalsa una condizione partecipativa, fusionale, in cui - con l'aiuto di cerimonie collettive e di convinzioni profonde - i contenuti psichici inconsci venivano proiettati nel mondo circostante. La modernità invece, attraverso l'eclisse del sacro e l'espansione della coscienza, fa tornare lentamente le proiezioni nell'individuo. Uno spostamento titanico, previsto sia da Freud sia da Jung, che esalta la libertà personale, ma crea una nuova fragilità: rende solitarie le emozioni e alimenta le patologie della psiche postsociale. Luigi Zoja, tra i maggiori analisti junghiani, osserva da vicino queste dinamiche, sciogliendo diversi equivoci. A cominciare dallo statuto della psicoanalisi, non assimilabile alle scienze naturali e al modello medico di cura come ripristino di uno stato preesistente.
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Curi Umberto
La porta stretta. Come diventare maggiorenni
br. "La porta stretta". Di lì dovrà passare, secondo il Vangelo di Luca, chi voglia accedere al regno dei cieli. Un varco intransitabile, se non si è disposti a impegnare ogni forza in una lotta pericolosa e dall'esito mai scontato: "molti cercheranno di entrare, ma non vi riusciranno". L'immagine evangelica è perfetta anche per raffigurare un passaggio universale della condizione umana, la fuoriuscita dalla minorità. Dolore, coraggio, decisione, necessità e conflitto contrassegnano nel pensiero occidentale l'impresa di diventare maggiorenni. Tuttavia, una volta intrapreso, il processo di emancipazione non si esaurirà nella compiutezza di uno stato finalmente raggiunto. Adulti si ridiventa sempre di nuovo. Di questo carattere processuale, agonistico e decisorio Umberto Curi rintraccia le massime espressioni filosofiche, religiose e letterarie - da Platone a Dostoevskij, dalla Bibbia a Shakespeare - e le lascia libere di testimoniare ciò che rimaneva inascoltato nelle loro esegesi abituali. Così il congedo dalla sudditanza, oltre che nell'appello di Kant all'indocilità ragionata poi irrisa da Hegel, si vedrà declinato in posture "filiali" antitetiche, combattenti o inermi: nel parricidio consumato dell'Edipo re sofocleo, in quello metaforico del Sofista platonico o in quello depotenziato di Amleto, ma anche, sorprendentemente, nell'obbedienza di Abramo, che sta eretto di fronte al Signore, o del Cristo, che si lascia abitare dalla volontà del Padre...
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Leslie Ian
Bugiardi nati. Perché non possiamo vivere senza mentire
br. "Bugiardi nati" è un viaggio nel mondo della menzogna. La menzogna dei bambini, quella degli adulti, quella dei politici o quella particolare categoria di menzogna che è rivolta a noi stessi e che chiamiamo autoinganno. Scritto con umorismo, ricco di aneddoti e di dettagli fulminanti, questo libro è allo stesso tempo un saggio informato, che usa le conoscenze più recenti nel campo della psicologia, delle neuroscienze e della filosofia per fare il punto su ciò che sappiamo in merito a menzogne, bugie, mezze verità, inganni e autoinganni. Siamo stati abituati a pensare alle bugie come a qualcosa di malvagio; la menzogna è per molti la principale responsabile dell'abiezione umana, l'opposto della verità, nella cui luce bisognerebbe camminare. Eppure tutti mentiamo, senza eccezione, continuamente, e più spesso che mai mentiamo a noi stessi, rendendo le nostre bugie più difficili da scoprire, poiché nascoste ai nostri stessi occhi, Ian Leslie rovescia dunque la prospettiva, appoggiandosi sulle spalle di Darwin, di Freud e dei molti psicologi che si sono occupati di questo tema negli ultimi anni: lungi dall'essere un "baco" della nostra psiche, la menzogna è necessaria, vitale, formativa e inevitabile per definire ciò che davvero siamo. Di fatto, non possiamo conoscere noi stessi se prima non conosciamo la sottile dinamica della bugia e dell'autoinganno.
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Di Cesare Donatella
Heidegger & sons. Eredità e futuro di un filosofo
ill., br. Dopo la recente pubblicazione dei Quaderni neri di Martin Heidegger sono stati organizzati congressi internazionali, seminari e conferenze in tutto il mondo. Il dibattito ha varcato rapidamente i confini dell'Accademia e si è guadagnato le prime pagine dei quotidiani. Era molto tempo che il pensiero di un filosofo non sollevava un interesse simile, e per giunta in toni molto accesi. La questione dell'antisemitismo ha messo in dubbio, per alcuni, l'intero lascito del filosofo di Messkirch; altri, sul fronte opposto, hanno negato l'esistenza stessa di un problema, come se i Quaderni neri non fossero mai stati pubblicati. Donatella Di Cesare, protagonista di questo dibattito internazionale, si interroga in questo libro sul futuro del filosofo tedesco. Dobbiamo abbandonare Heidegger, dunque? O dobbiamo fare ritorno a Messkirch? Ripudiare il padre o difenderlo ciecamente? Tertium datur: occorrerà forse pensare con Heidegger contro Heidegger, percorrere un'impervia terza via, per giungere, traendo sostegno dalla forza del suo pensiero, a posizioni che, certo, non gli sarebbero piaciute.
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Kramer Gregory
Mindfulness relazionale. Insight Dialogue, meditazione e libertà
br. I pensieri ci pensano. Le emozioni, avvilenti o appaganti, ci tengono in ostaggio. Eppure continuiamo a chiamare «spontaneità» questo viluppo carico di automatismi e di reattività condizionata, che una cultura dell'eccitazione permanente rafforza a nostro danno. È nella vita di relazione che si innesca più acutamente la sofferenza associata alla dinamica di desideri e attaccamenti. Ed è lì che occorre disinnescarla, sostiene Gregory Kramer. Figura di spicco internazionale nell'ambito della Mindfulness Meditation - la meditazione di consapevolezza di matrice buddhista, le cui applicazioni cliniche sono ormai trasversali a un numero crescente di psicoterapie, a prescindere dall'orientamento l| teorico -, Kramer ha innovato la tradizionale pratica solitaria, aprendola alla sfera interpersonale. Il dialogo meditativo tra due o più persone è infatti al cuore della pratica formale messa a punto da lui, e qui esposta in un testo ritenuto cardinale da chi si occupa di mindfulness: l'Insight Dialogue. Esperienze ventennali, in tutto il mondo, hanno confermato che il potenziale liberatorio e trasformativo della meditazione si sprigiona meglio nel momento relazionale, quando per mezzo di tecniche appropriate anche il silenzio diventa interattivo e la parola porta a galla le paure e gli appetiti da cui il nostro io è ossessionato. Si affina allora la capacità di autosservazione, mentre vediamo interrompersi il meccanismo che alimenta le «fabbricazioni» abitudinarie della mente. Che si pratichi in ritiro, in gruppi periodici o nella vita di ogni giorno, dal vivo oppure on-line, l'Insight Dialogue aiuta a lasciar cadere gli inutili fardelli con i quali ci identifichiamo. «Si va incontro a interi eserciti di conflitti interiori e li si invita a prendere un tè».
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Zoja Luigi
Centauri. Alle radici della violenza maschile
br. Branchi di maschi nella frenesia dello stupro collettivo: la predazione si ripete dai primordi della storia, attraversando immutata il processo di incivilimento, impennandosi nel cuore del Novecento e guadagnandosi ancora oggi grande spazio nelle cronache. Che si consumi come crimine di guerra, che collabori a finalità genocidarie, oppure si "normalizzi" in brutalità quotidiana in tempo di pace, vi agisce la stessa istintualità della barbarie più arcaica. È il cono d'ombra dell'identità maschile. Su di esso si concentra lo psicoanalista Luigi Zoja, internazionalmente noto per l'indagine sull'altra polarità maschile, quella del padre. La conciliazione di biologia e cultura, più fragile e instabile nell'uomo rispetto alla donna, è esposta da sempre a squilibri. I centauri del mito greco, esseri metà umani metà animali, ne rappresentano la forma estrema. La loro orda non conosce altro eros che l'ebbrezza orgiastica accompagnata dallo stupro, "incontrollabile come un pogrom". A differenza del violentatore singolo, il gruppo non ha coscienza di commettere un crimine. Del centaurismo come contagio psichico Zoja scandaglia i motivi e ripercorre le manifestazioni: dalla schiavitù sessuale delle donne native durante la colonizzazione dell'America Latina, all'epilogo senza onore della seconda guerra mondiale, agli stupri ritualizzati come "terapia" per le lesbiche (il jackrolling attuale in Sudafrica), fino alle condotte abusanti del 31 dicembre 2015 a Colonia.
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Sloterdijk Peter
Che cosa è successo nel XX secolo?
br. "Né il Sole né la morte né il XX secolo si possono guardare fissamente". Equiparandolo a ciò. di cui - secondo una celebre massima di La Rochefoucauld - sarebbe impossibile sostenere la vista, Peter Sloterdijk non pronuncia affatto una sentenza inappellabile sul Novecento. Piuttosto chiama in causa la debolezza di sguardo di chi continua ad applicargli, per cristallizzarne il senso sfuggente, etichette compendiarie come "età dei totalitarismi", "secolo breve", "era atomica" e infine, a celebrare l'affaccio sul nuovo millennio, "globalizzazione". Ricondurre il secolo passato all'archivio delle sue efferatezze o alla preminenza di un principio politico o economico significa abdicare alle finalità conoscitive a cui si ambiva, e cadere preda di quel riduzionismo che Sloterdijk giudica tra i più virulenti contagi novecenteschi, tutt'altro che debellati. Il "fondamentalismo della semplificazione" ha ingaggiato allora una gigantomachia con l'emergente logica della complessità. Dalla metafisica della pesantezza, e dalla sua alleanza con forze o valori che stanno in basso, alla radice, accreditati di una realtà più vera e ritenuti bisognosi di espressione, ha cercato di fuggire l'ontologia dello sgravio, alla quale Sloterdijk aderisce con passione antigravitazionale. La critica che muove alla ragione estremistica e profetica e al "radicalismo" che etimologicamente la sostiene non è soltanto la risposta filosofico-politica al quesito sull'essenza di un'epoca: è un allargamento di campo all'intera storia della civiltà occidentale, e all'altro logos, mobile e strategico, che ha in Odisseo il paradigmatico eroe cognitivo e nella sua educazione per mare la scena primaria della "svolta oceanica" da cui cinquecento anni fa prese avvio la globalizzazione.
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Agamben Giorgio
Karman. Breve trattato sull'azione, la colpa e il gesto
br. Azione e colpa sono concetti-soglia, a tal punto fondativi del pensiero giuridico, morale e politico dell'Occidente da rimanere oscurati dalla loro stessa costitutività. Il carattere liminare di entrambi viene però in luce non appena si rifletta sulla corrispondenza stringente tra il latino "crimen", che designa l'azione umana in quanto imputabile e sanzionata, ossia chiamata in causa nell'ordine della responsabilità e del diritto, e il sanscrito "karman", che contrassegna l'agire generatore di conseguenze. Con mossa disvelatrice, Giorgio Agamben individua nel "karman/crimen" la chiave di volta indoeuropea senza la quale crollerebbero sia l'edificio dell'etica e della politica occidentali sia il soggetto libero e responsabile che ne è il presupposto e l'effetto. Questa archeologia pragmatica, più che gnoseologica, della soggettività, rende evidente quanto la presa dell'azione sanzionata sull'agente si rinsaldi sempre più proprio nel momento in cui - con la patristica - la nozione di libero arbitrio intende assicurare la sovranità della volontà, spodestando il primato aristotelico della potenza. Secondo Agamben, non si riuscirà a inceppare il dispositivo volontà-azione-imputazione se non si uscirà dal paradigma della finalità: contro la signoria dei fini va ripensata una politica di mezzi puri, che già Benjamin affidava al gesto inoperoso, capace di disattivare le opere umane e destinarle "a un nuovo, possibile uso".
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Ellenberger Henri F.
Introduzione a Jung
br. Tenendosi alla larga da quel culto della personalità che traspare in tante biografie di Jung, Ellenberger ci presenta qui un'esposizione rigorosa e imparziale della sua vita e della sua opera: un'esposizione da cui emerge tanto la straordinaria originalità di Jung quanto la fitta trama dei suoi debiti con il pensiero e la letteratura romantici e alcuni grandi maestri della psichiatria dinamica (Bleuler, Janet, Binet, Flournoy). Sulla scorta di una ricchissima documentazione di prima mano, Ellenberger ricostruisce l'intera parabola junghiana: gli anni di apprendistato in cui Jung mette a fuoco la sua nozione di realtà psichica ed elabora alcuni strumenti per la comprensione dei disturbi mentali; l'incontro con la psicoanalisi, dall'amicizia con Freud alla designazione come suo erede e infine alla rottura dei loro rapporti; l'esperienza della malattia creativa prodotta da quel serrato corpo a corpo con l'inconscio e le sue immagini archetipitiche, da cui si cristallizzeranno, negli anni della maturità, il sistema della psicologia analitica e un'eccezionale messe di indagini storico-religiose; la costruzione finale del proprio mito attorno alla figura ormai leggendaria del vecchio saggio di Kusnacht.
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Balibar Étienne
Gli universali. Equivoci, derive e strategie dell'universalismo
br. Universale, universalità, universalismo. Tre parole che in Occidente hanno inaugurato la modernità e che oggi, entrate nel linguaggio corrente, suonano più che mai attuali perché appaiono in sintonia con il mondo globalizzato, accreditandosi addirittura come sue ambasciatrici nella sfera dei diritti. In realtà, quel «valere per tutti» invocato a criterio supremo di equità e inclusione poggia su basi malferme, non accidentalmente, ma costitutivamente. Lo sanno bene, i filosofi, quanto «dire l'universale» equivalga a seminare scompiglio, ad attizzare dispute accanite. Uno dei maggiori tra loro, Étienne Balibar, lo ritiene tuttavia un compito a cui il pensiero non può sottrarsi, anzi la stessa ragion d'essere della filosofia, che così manifesta sino in fondo la propria intrinseca politicità. Concepito in opposizione ai particolarismi identitari e comunitari, alle chiusure, ai privilegi e alle disuguaglianze che vi sono connessi, il discorso dell'universale - l'universalismo - vive però delle contraddizioni, delle aporie, degli equivoci e delle ambivalenze che genera in permanenza. A cominciare dall'assolutezza a cui aspirano le sue formulazioni, subito relativizzate dal fatto di essere radicate in una lingua, in una storia, in una cultura, ed esposte al rischio di esercitare intolleranza, discriminazione e violenza nel momento del passaggio all'atto. Se dunque gli universalismi si danno, per ineliminabile paradosso, solo al plurale, l'universale non è una forma pura, un'idea svincolata da ogni determinazione spazio-temporale ed esprimibile in un inesistente metalinguaggio: secondo Balibar, non è neppure un concetto, bensì «il correlato di un'enunciazione che produce o meno, a seconda delle circostanze, un effetto di universalità». Ed è questo sorprendente dispositivo, innanzitutto antropologico, che qui viene decostruito nelle sue molteplici strategie conflittuali.
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Serres Michel
Contro i bei tempi andati
br. A ottantasette anni compiuti, ovunque celebrato tra i più acuti epistemologi dei nostri giorni, Michel Serres rivendica per sé un unico privilegio: sconfessare motivatamente chiunque deprechi il presente in nome di un passato migliore. Catastrofisti e declinisti di ogni risma sono avvertiti. Non sarà consentito loro alcun vagheggiamento del buon tempo andato. Ogni nostalgia del «prima» dovrà mostrare il proprio volto ipocrita di difesa di prerogative acquisite e chiusura preconcetta al nuovo. Così Vecchio Brontolone, eroe negativo di questo pamphlet, è incalzato senza tregua dal suo coetaneo Serres, che gli fa sgranare le litanie edulcoranti dell'«eh, una volta sì che...», per il gusto di rivoltarle una a una. Figlio della profonda provincia francese, Serres li ha vissuti, quei tempi decantati, ma a differenza della gran parte dei professori suoi colleghi ha conosciuto la guerra mondiale e coloniale, la malnutrizione, la durezza del lavoro che sfiancava il corpo, la difficoltà degli spostamenti, l'esistenza stentata in ambienti malsani, dove alle donne erano riservati perlopiù sudore, sottomissione e ignoranza. Le conquiste di civiltà tanto macroscopiche quanto sottovalutate dai passatisti - il balzo della speranza di vita, la sensibilità ecologica, la parità di genere, i progressi giganti dell'igiene e della medicina - sono perfettibili, certo. Ma perché dimenticare gli oltre settant'anni di pace, condizione eccezionale nella storia d'Europa? Serres e la sua giovanissima eroina positiva, Pollicina, che con il cellulare tiene in mano il mondo intero, parteggiano per una vita dolce e lieve, solo adesso possibile. Se è ottimismo, non presenta però tratti di ingenuità. È combattente, argomentato, trascinante come il brio occitano di una prosa che non ha eguali.
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Kohut Heinz
Narcisismo e analisi del sé
ill.
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Klerman Gerald L.; Weissman Myrna M.; Rounsaville Bruce; Berti Ceroni (cur.)
Psicoterapia interpersonale della depressione
brossura
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Thomä Helmut; Kächele Horst
Trattato di terapia psicoanalitica. Vol. 1: Fondamenti teorici
brossura
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Sameroff Arnold J.; Emde Robert N.
I disturbi delle relazioni nella prima infanzia
brossura
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Steiner John
I rifugi della mente
brossura Sono luoghi mentali in cui ci si ritira quando si vuole sfuggire a una realtà insostenibile perché angosciosa. Si tratta di zone della mente in cui trionfa l'onnipotenza e, in fantasia, qualunque cosa è permessa. Il sollievo che si ricava dal ritirarsi in questi rifugi comporta però il rischio dell'isolamento e quindi della compromissione delle relazioni con gli altri, e di una perdita di contatto con la realtà, che diventa gravissima nel caso di soggetti con un'organizzazione patologica della personalità. Il volume, ricco di resoconti ed esempi clinici, presenta, su base kleiniana, una teoria dei rifugi della mente, la cui dinamica appare con particolare chiarezza all'interno del trattamento psicoanalitico.
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Nathan Tobie
Principi di etnopsicoanalisi
brossura L'etnopsicoanalisi consiste in una teoria e in un metodo alla cui costruzione Tobie Nathan è stato mosso dalla sua pratica di psicoanalista in una situazione urbana con una forte presenza di gruppi etnici non europei. Il libro, arricchito da numerosissimi esempi clinici, presenta i fondamenti teorici e le tecniche di un modello di intervento psicoterapeutico in una società multiculturale e nello stesso tempo propone una visione più ampia e integrata della psichiatria, sottolineando il ruolo dei fattori contestuali e culturali nel determinare le patologie.
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Greenson Ralph R.
Esplorazioni psicoanalitiche
brossura A vent'anni dalla sua prima pubblicazione in lingua inglese, questo volume conserva la sua validità. Greenson si dimostra infatti moderno nella sua riflessione e nel suo insegnamento, che prospettano con vasto respiro e in modo chiaro e onesto il lavoro quotidiano dell'analista e le varie e ricorrenti vicissitudini da lui affrontate nel promuovere lo sviluppo di un trattamento e il suo buon esito finale. «Lavoro» dell'analista, perché Greenson, quando continua a insistere sulla necessità di un'alleanza di lavoro, pensa innanzitutto che l'analista debba maturare quest'alleanza internamente con sé stesso prima che con il paziente. Benché Greenson sia sostanzialmente immerso in un codice teorico prevalentemente freudiano di moti pulsionali e fasi libidiche, il suo stile di pensiero è bi-multipersonale, e dunque in accordo con gli orientamenti di oggi, poiché concepisce moti pulsionali e fasi libidiche quali vicende di contatto e di ricerca intersoggettivi che si manifestano nel clima della seduta e negli «umori» e negli «stati d'animo» dei due partner dell'incontro psicoanalitico. Il volume offre una lettura illuminante a quanti (terapeuti o pazienti) si cimentano nell'esperienza della psicoterapia.
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Brustia Rutto Piera
Lezioni di psicologia dinamica: Sigmund Freud
brossura
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Bolognini Stefano
L'empatia psicoanalitica
brossura
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De Masi Franco
Il limite dell'esistenza. Un contributo psicoanalitico al problema della caducità della vita
brossura La percezione del limite dell'esistenza personale è sempre presente nell'uomo, e induce angosce che variano di intensità a seconda del carattere dell'individuo o dei momenti della sua vita. L'autore non prende in considerazione gli approcci filosofici, sociologici, religiosi o mistici al problema della morte, ma si propone di descrivere come il pensiero psicoanalitico abbia esplorato il tema della cognizione della morte nell'inconscio personale e quali possano essere le risorse interiori di cui disponiamo per pensare a questa evenienza nel corso della vita e per affrontarla quando non è più evitabile.
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Aite Paolo
Paesaggi della psiche. Il gioco della sabbia nell'analisi junghiana
ill.
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Arciero Giampiero; Bondolfi Guido
Sé, identità e stili di personalità
br. Esiste un ambito in cui due saperi in apparenza lontani quali la fenomenologia e le neuroscienze si incontrano e cooperano proficuamente a definire la traiettoria dell'esperienza personale, lungo una linea di continuità tra stati normali e psicopatologia nevrotica. È quello della costruzione del sé, inteso da Giampiero Arciero e Guido Bondolfi non come soggetto che signoreggia nella propria chiusa sfera mentale ma come identità narrativa, la cui permanenza nel tempo si riflette nel linguaggio, configurando in una trama provvista di significatività le differenti inclinazioni emozionali. La narrazione ricompone e integra gli accadimenti, l'agire e il patire, così da fornire a chi li esperisce un senso di stabilità dinamica, polarizzata secondo due tendenze emotive fondamentali di cui la risonanza magnetica funzionale produce riscontri: la centratura sul corpo e l'orientamento all'alterità. A questa polarità Arciera e Bondolfi riconducono gli stili di personalità, distinti in base ai disturbi dominanti: alimentari, ossessivo-compulsivi, ipocondriaco-isterici, fobici, depressivi. Una prospettiva epistemica che ha suscitato grande consenso, perché riesce finalmente a connettere le invarianti esperienziali con la storia singolare della persona nella sua unicità.
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Borutti Silvana; Heidmann Ute
La Babele in cui viviamo. Traduzioni, riscritture, culture
br. Secondo l'interpretazione canonica del mito di Babele, all'edenica lingua delle origini, nella quale parole e cose si appartengono reciprocamente, fa seguito una moltitudine caotica di idiomi divenuti opachi l'uno all'altro. Ma il regno del disordine che leggendariamente subentra all'unità perduta può anche assumere una valenza opposta a quella espiativa tramandata dalla Bibbia. Per la filosofa Silvana Borutti e la comparatista Ute Heidmann è proprio il plurilinguismo che salvaguarda la straordinaria varietà delle forme di vita umane, creando un baluardo contro l'indifferenziato e rendendo necessaria quell'opera incessante di traduzione che potenzia la forza significante di ogni lingua nel momento stesso in cui la apre all'alterità. Nel saggio più aggiornato sugli aspetti teorici, la portata antropologica e gli orizzonti testuali del tradurre, Borutti e Heidmann riflettono sulla mediazione - tra lingue, sistemi simbolici complessi, intere culture - come paradigma di conoscenza. Se esiste un compito elettivo della traduzione, è permettere alle differenze di rompere il loro isolamento, percorrere la distanza che le divide, esporsi alla metamorfosi; Altrimenti il mondo non sarebbe vivibile.
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Lombardi Riccardo
Metà prigioniero, metà alato. La dissociazione corpo-mente in psicoanalisi
br. Le teorie psicoanalitiche, focalizzate sull'interpretazione dei conflitti sessuali, dei significati inconsci o delle dinamiche intersoggettive, hanno sempre manifestato un interesse rapsodico per la relazione corpo-mente. Riccardo Lombardi percorre quindi strade poco transitate, esplorando da più di trent'anni con la competenza del clinico e la passione dello studioso una condizione umana polarizzata tra i limiti corporei (la parte "prigioniera") e la mobilità psichica (la parte "alata"). Il suo terreno elettivo è il protomentale e il protoemozionale, ossia la dimensione presimbolica dove avvengono i processi psicosensoriali primari, e dove la scomparsa del corpo dall'orizzonte di osservabilità della mente determina disarmonie - lo si vede degli adolescenti - o vere e proprie dissociazioni, come accade nelle patologie psicotiche. Quando corpo e mente risultano reciprocamente irraggiungibili e viene compromesso il travaglio trasformativo delle emozioni in pensiero, con conseguente paralisi dell'elaborazione simbolica, per l'analista si rende necessario innanzitutto recuperare la corporeità assente. Può farlo soltanto se favorisce un doppio transfert all'interno della diade analitica: sul corpo dell'analizzando e su se stesso. Si trova quindi ad affrontare un controtransfert somatico che acuisce in lui una reattività diffusa, per cui il suo corpo diventa una sorta di "membrana timpanica con finalità riceventi" o un "pentagramma psicosensoriale".
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Assagioli Roberto
L'atto di volontà
br. In quest'opera l'autore compendia un approfondito e ispirato studio sull'origine, la funzione e lo sviluppo della volontà. Inizialmente Assagioli stacca la volontà dall'angusto preconcetto volontaristico, che la interpreta come funzione autorepressiva, per porla al centro della coscienza individuale come 'esperienza fenomenica', talvolta spontanea, ma sempre e comunque provocabile. Successivamente ne definisce qualità e funzioni, svincolandola dal pregiudizio deterministico, che la vuole interamente soggiogata al carro delle motivazioni inconsce, per ridarle dignità e potere autonomi e coscienti, prerogative insopprimibili della dimensione umana. Approfondendo l'indagine ne rivela gli aspetti transpersonale e universale, collegandola così all'esperienza supercosciente, ritenuta fondamentale nel processo autorealizzativo della psicosintesi. In seguito dà un'interpretazione 'anatomo-fisiologica' dell'atto volitivo suddividendolo in sei stadi e rivelandone il meccanismo d'azione, fino a presentarci l'uso della volontà come un vero e proprio metodo autorealizzativo. Tutta l'opera è permeata da un alto valore intuitivo unito a un'esemplare chiarezza di esposizione, che la rendono facilmente comprensibile ed estremamente pratica nella sua utilizzazione.
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Klein Melanie; Riviere Joan
Amore, odio e riparazione
br. Aspetto caratteristico della psicologia umana è l'influsso intenso e costante degli impulsi d'amore da un lato, e degli impulsi d'odio e aggressività dall'altro. L'interferenza di questi due impulsi (soprattutto nei suoi risultati nell'ambito della vita quotidiana dell'individuo normale) è stata studiata molto attentamente da Melanie Klein e dalla sua scuola. Il presente studio, condotto in due distinti capitoli da Melanie Klein e Joan Riviere, fa vedere come questi impulsi si sviluppino fin dall'infanzia, come le nostre capacità innate d'amore e d'aggressività approfittino di ogni occasione per esprimersi, e come esse influiscano sullo sviluppo del carattere. Questo libro è un nuovo punto di partenza nell'esposizione della psicoanalisi: è un tentativo di descrivere in una terminologia priva di tecnicismi alcuni dei più profondi processi mentali che corrono sotto alle azioni e ai sentimenti della persona normale. Come breviario dei contributi originali di Melanie Klein alla psicoanalisi questo libro è diventato un classico della psicologia.
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Lüscher Max
Il test dei colori
ill. Il test dei colori è stato ideato nel 1949 dallo svizzero Max Lüscher. Ha trovato subito una larga diffusione su scala mondiale per i pregi specifici che lo contraddistinguono da altri test proiettivi: rapidità e semplicità di somministrazione, validità universale, ricchezza e completezza dei dati forniti, buona attendibilità. I settori di utilizzazione sono svariati: clinica, selezione del personale, orientamento professionale, etnologia, pedagogia. In medicina psicosomatica il Lüscher test trova senz'altro una collocazione di preminenza; è infatti in grado di segnalare le zone di tensione sia fisiologica sia psicologica anche quando non abbiano ancora raggiunto l'espressione sintomatica, permettendo così al medico e allo psicologo di formulare una diagnosi più precisa e di intervenire nel modo più idoneo. Ed è proprio nel senso della terapia che, a nostro giudizio, il test dei colori trova la sua più felice utilizzazione. Ogni psicologo che intenda impostare una psicoterapia fa ricorso a tutta una serie di tecniche e di strumenti per inquadrare il caso, comprenderne le dinamiche, scegliere il tipo di intervento opportuno. È noto che più una psicoterapia è direttiva e più l'operatore deve essere in possesso di dati che gli permettano di agire con chiarezza ed efficacia sulla personalità del paziente.
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Perls Fritz; Hefferline R. F.; Goodman Paul
Teoria e pratica della terapia della Gestalt. Vitalità e accrescimento della personalità umana
br. Pubblicato nel 1951 da Fritz Perls e Paul Goodman (con Hefferline per la parte pratica) è certamente uno dei libri che hanno fatto la storia della psicoterapia. Infatti si colloca, e non solo cronologicamente, a un punto di snodo cruciale nello sviluppo della terapia psicologica. Tra i fili che dalla prima metà del secolo conducono alla terapia gestaltica e alla sua formulazione c'è la più viva e innovativa tradizione culturale europea del primo terzo di secolo, dalla filosofia fenomenologica ed esistenzialista, alla rivoluzionaria psicologia della Gestalt (Perls fu assistente di Goldstein), alla psicoanalisi, con tutti i fermenti più innovativi che ribollivano nell'istituto berlinese degli anni trenta dove Perls si formò con didatti e analisti quali Karen Horney, Helene Deutsch e Wilhelm Reich; ma c'è anche il riflesso, colto al volo con stupefacente tempismo, delle nascenti tecniche corporee, che fanno la loro comparsa negli anni trenta (anche) nei paesi di lingua tedesca. Gli influssi che partono da questo manuale, invece, non si contano. Si potrebbe dire che il lavoro di Perls, come i veri contributi alla cultura umana, oltre ad aver dato vita a una psicoterapia, è andato a permeare, in questa forma, i terreni più lontani, che della Gestalt, magari, nulla sanno.
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Rogers Carl R.
Psicoterapia di consultazione. Nuove idee nella pratica clinica e sociale
br. "Ci sono molte persone la cui professione consiste nell'avere colloqui con i soggetti che a esse si rivolgono, per determinare, mediante tali contatti personali e diretti, modificazioni costruttive nel loro atteggiamento. Quale che sia la loro denominazione e il loro ruolo, dallo psicologo all'assistente sociale al consulente matrimoniale, e via dicendo, in questo libro si intende esaminare il modo in cui essi affrontano i problemi dei loro clienti: vale a dire, le tecniche e i metodi di cui si avvalgono ci interessano solo se, dopo il colloquio, il nevrotico, il disadattato, l'eterno indeciso, il fallito o il delinquente riescono ad adattarsi meglio ai loro problemi e incontrano minori difficoltà nel far fronte in modo più costruttivo alla realtà della vita. A tali procedimenti di colloquio si possono dare nomi diversi; spesso vengono definiti globalmente 'counseling'". La tesi fondamentale elaborata da Rogers è la necessità che il counseling sia condotto dal terapeuta in modo assolutamente non direttivo. Di estremo interesse è la registrazione integrale dal vivo di un intero procedimento di counseling, terminato con successo, con un individuo afflitto da gravi problemi di natura nevrotica. Un ampio commento mette in rilievo i punti essenziali in cui trovano applicazione i procedimenti elaborati da Rogers.
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Rogers Carl R.
Partners. Il matrimonio e le sue alternative
br. In questo testo di uno dei più noti psicoterapeuti americani, il matrimonio e i modi di convivenza alternativi sono esaminati per la prima volta dall'interno, nella prospettiva di coloro che ne vivono l'esperienza. Non è uno studio sulle unioni o sul matrimonio in tutte le culture, non è un libro di consigli o una raccolta di statistiche, né un'analisi approfondita di tendenze sociologiche. È invece costituito da una serie di scorci, di quadri, di percezioni, in un'ampia varietà di unioni scelte nei settori più disparati e nelle situazioni più varie. Rogers non cerca mai di dare un giudizio sulla bontà di queste unioni. "Esistono", scrive nel suo consueto stile semplice, umano e diretto. "Penso che qui troverete resoconti molto intimi e significativi sul rapporto uomo-donna, quale effettivamente è vissuto, con tutte le sue tragedie, la monotonia, gli istanti o i periodi di estasi, ed esempi su esempi del suo esaltante sviluppo". Partners è uno dei rari, stimolanti libri di straordinario e attuale interesse per tutti coloro che si sforzano di affrancarsi dal ruolo al quale sono costretti, per gioire della pienezza della vita, che può risultare unicamente dall'intimo rapporto con gli altri esseri umani.
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Scheflen Albert E.
Il linguaggio del comportamento
br. L'interazione umana non si ferma al livello puramente verbale, anzi, una grandissima parte della comunicazione ha luogo attraverso segnali, mimiche, gesticolazioni, posture e altre più elusive modalità di comportamento. Osservando direttamente la relazione tra i vari elementi del comportamento linguistico-cinetico nei vari contesti in cui ha regolarmente luogo, Scheflen traccia un modello di come i codici di comportamento non verbale specificano e definiscono il significato di ciò che viene detto con le parole. Il libro descrive alcuni modi in cui il senso della comunicazione orale viene reso più ovvio e significativo (o addirittura smentito) tramite mezzi non verbali, che vanno dal gesticolare vero e proprio alla postura e al modo di raggrupparsi in pubblico o di misurare la rispettiva distanza dall'interlocutore in una conversazione. Questi e altri elementi comunicativi sono descritti e considerati da Scheflen nel presente studio, che illustra le innumerevoli possibilità di comunicazione umana al di fuori del linguaggio.
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Watzlawick Paul; Beavin J. H.; Jackson D. D.
Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi
br. È possibile pensare che i rapporti interattivi tra individui siano determinati essenzialmente dai tipi di comunicazione che essi adoperano fra loro? Due tesi sono centrali in questo libro: 1) il comportamento patologico (nevrosi, psicosi, e in genere le psicopatologie) non esiste nell'individuo isolato ma è soltanto un tipo di interazione patologica tra individui; 2) è possibile, studiando la comunicazione, individuare delle 'patologie' della comunicazione e dimostrare che sono esse a produrre le interazioni patologiche. Considerando un esempio di interazioni patologiche, quelle descritte nel dramma di Albee Chi ha paura di Virginia Woolf?, con un'analisi puntuale del testo gli autori svelano le patologie della comunicazione (i giochi, le tattiche, le simmetrie, i vari meccanismi di comunicazione) che predominano in questo spezzone di 'ménage cronico' più vero di un documento autentico. Quest'analisi non si limita a un'interpretazione dei meccanismi interattivi, ma scopre procedimenti pragmatici (comportamentali) che consentono di intervenire nelle interazioni e di codificarle. 'Paradossalmente', è proprio con l'induzione di 'doppi legami', con l'invio di messaggi paradossali, con la 'prescrizione del sintomo' e altri procedimenti di questo tipo che il terapeuta riuscirà a sbloccare situazioni nevrotiche o psicotiche apparentemente inespugnabili.
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Suzuki Daisetz Taitaro
La dottrina zen del vuoto mentale
br. "Un viaggiatore incontrò una tigre e fuggì con la tigre alle calcagna. Arrivato sull'orlo di un precipizio l'uomo vi saltò, afferrandosi a una liana e rimanendo sospeso nel vuoto, mentre la tigre annusava l'aria sopra di lui. Tutto tremante l'uomo guardò in giù e vide un'altra tigre che lo guardava. Due sorci, uno bianco e uno nero, si misero a rodere la liana alla quale era sospeso. L'uomo vide allora vicino alla sua testa una appetitosa fragola selvatica. Tenendo la liana con una mano, colse con l'altra la fragola e la mangiò. Come era delizioso il suo gusto!". Nel loro sforzo per superare il mondo dell'intelletto i buddhisti zen hanno sempre messo l'accento sull'importanza dell'istantaneità. La conoscenza razionale è razionale solo perché vi si giunge per mezzo della ragione. Le altre conoscenze, accessibili con mezzi diversi dalla ragione, non sono però irrazionali; sono extra-razionali. Saper distinguere fra le idee suscettibili di analisi razionale e quelle che non lo sono è il dono degli dèi. Per colui che agisce, è altrettanto importante saper riconoscere la giustezza di un giudizio intuitivo che la solidità di una prova scientifica.
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Krishnamurti Jiddu
La prima ed ultima libertà
br. Il nucleo centrale di tutti gli insegnamenti di Krishnamurti è che il problema umano centrale di ciascun singolo lettore può esser risolto in uno e un sol modo: quello valido per lui stesso. Quasi in ogni capitolo, quale che sia l'argomento, questo è il messaggio fondamentale. Attraverso la conoscenza di sé, non attraverso la fede nei simboli di qualcun altro, un uomo raggiunge la realtà eterna. La fede nell'assoluta adeguatezza e nel valore superiore di qualsivoglia sistema simbolico non conduce alla liberazione, ma alla storia, al rinnovarsi delle stesse antiche catastrofi. "Inevitabilmente la fede separa. Se avete una fede, o se cercate la sicurezza in una particolare fede, voi vi separate da coloro che cercano la sicurezza in un'altra forma di fede. Ogni fede organizzata è basata sulla separazione, per quanto essa possa predicare la fratellanza. Gli uomini di buona volontà non devono avere delle formule; perché le formule conducono inevitabilmente alla cecità". Cos'è allora che Krishnamurti ci offre? Non auto-disciplina, né preghiera, né yoga. È, sostiene, una trascendente spontaneità di vita, una 'realtà creativa' come egli la chiama, che si rivela immanente solo quando la mente che la percepisce si trova in uno stato di 'passività desta', di 'consapevolezza acritica'.
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Farington Hook Diana
L'i King e voi
br. In questa guida al celebre classico della saggezza cinese, l'autrice spiega con chiarezza i principi fondamentali dell'I King (I Ching), illustrandone i legami con l'astrologia, la numerologia, la simbologia e le verità occulte del Cristianesimo, al fine di fornire al lettore una guida per le incertezze della vita sia pratica sia spirituale.
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