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Storie di Natale
br. Una grande conchiglia sonante è il simbolo del Natale di Tridicino, pescatore di Vigàta, nella storia di Andrea Camilleri, decisamente mitico-mediterranea, in contrasto con lo spirito fiabesco e invernale. Anche i racconti che seguono parlano di Natali straordinari, e fuori dai migliori (o dai peggiori e più comuni) sentimenti, immaginati da alcuni tra i più originali scrittori del momento. Quello di Giosuè Calaciura è forse un racconto morale sulla diversità e la sua conciliante poesia. Antonio Manzini, intreccia una Vigilia beffarda ai danni di un poveraccio vittima dell'ingiustizia, di classe, dell'amore. L'eroe natalizio di Fabio Stassi è un detenuto in trasferimento verso un'isola. In un laboratorio misterioso nel mare greco si svolge l'avventura onirico virtuale inventata da Francesco Cataluccio. Il pranzo di Natale nell'autogrill isolato nella neve è comico assurdo e cinicamente ironico, specchio autentico dell'umanità come è per Francesco Recami. Alicia Giménez-Bartlett rappresenta un Natale borderline, claustrofobico, come può essere quello con la sola compagnia casuale di una fanatica religiosa. Così "Storie di Natale" forma un campionario molto vario delle versioni possibili del classico racconto: un Natale che persiste perché non può che resistere nel desiderio di ognuno, ma si sfilaccia, si deforma, si modella sulle vite d'oggi.
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Fantini Nicola; Pariani Laura
Che Guevara aveva un gallo
br. Sul Paraguay, Emilio Salgari scrisse un'avventura (nel 1894) "tra selve, indios spietati e complotti politici". Per aver letto quel "Tesoro del presidente del Paraguay", ma anche perché lì vive il figlio Adriano impegnato in scavi archeologici nelle antiche reducciones dei Gesuiti, Beppe e Mirella, per il loro anniversario, decidono un viaggio insolito, in quello che appare loro "il paese in cui c'è posto per tutti i sogni": l'immenso territorio una volta vergine di selve umide dalla leggendaria impenetrabilità e meta inesauribile di "irregolari, pionieri, sognatori di mondi alternativi". Succede però che, giunti ad Asunción, all'ultimo domicilio il figlio è dato per sconosciuto. Beppe e Mirella partono così alla sua ricerca, dirigendosi dapprima verso le antiche colonizzazioni inghiottite dalla selva. Ma non sono soli: li accompagna, li protegge, li conduce Invención, una bella e abilissima guardia del corpo che conosce tutti i luoghi e le persone giuste. Sotto la sua guida, l'avventura diventa, per i due coniugi non più giovani, una progressiva identificazione nell'anima di un paese sterminato, dalla natura implacabile e dalla storia crudele. Invención li introduce nei misteri mitici delle selve e della gente degli sparsi isolati insediamenti. Poi in un viaggio alla fine delle utopie, nei malinconici "posti morti" dove "le meraviglie dei sogni e le miserie della realtà" hanno urtato tra loro: le libere repubbliche di "selvaggi" fondate dai Gesuiti.
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Travers P. L.
La volpe alla mangiatoia. Una favola di Natale
ill., br. «Natale è arriva-a-a-to / Natale è arriva-a-a-to/Il Re d'Israele è na-a-a-to, cantavano i ragazzi del coro, lanciando, come strilloni musicali, la lieta novella per tutta la cattedrale fin su nella vasta cupola oscura. Il silenzio piombò come un tuono, e fu rotto soltanto da uno scalpiccio di scarpe nere sotto rosse tuniche e da un decoroso schiarirsi di gole, quasi apologetico, ehm, ehm, ehm, giù per tutta la fila. Poi il maestro del coro alzò il dito. Come ipnotizzato il coro stette a fissarlo raccogliendo il fiato per il prossimo sforzo. Il dito si agitò: uno, due! Ed ecco i narratori della novella, così vecchia e così nuova, partirono ancora una volta, a voce spiegata, a raccontarla in una diversa versione». P. L. Travers (1899-1996) è la creatrice di Mary Poppins: una decina di libri dal 1934, amati da generazioni. Scrisse anche poesie e saggi. E racconti sparsi in cui l'umore, severo, paradossale, affettuoso, di quel personaggio è dominante. Come questo del 1962 che inscena la prima messa di Natale dopo la fine della guerra nella cattedrale di St Paul a Londra. Frutto inatteso della suggestione, una selvaggia volpe rossa porta al Bambino un dono che solo lei può dare, circondata dall'inutile disprezzo dei mansueti animali della mangiatoia. Una vicenda della natività dal punto di vista di Reynard, la volpe; mentre corrono i commenti di tre bambini, magnifici nel loro tagliente umorismo naturale. Dalla penna di una scrittrice che sapeva ripetere la geniale facoltà infantile di spremere il surreale dalla realtà.
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Zola Émile; Grassi F. (cur.)
Il denaro
br. La speculazione internazionale ideata da Aristide Saccard, che Emile Zola racconta in questo poderoso e profetico affresco dell'economia finanziaria globalizzata, è tutt'altra cosa dal disegno di possesso di un avaro: è il sogno di rinascita e distruzione di un visionario assetato di vita. E in questo lo scrittore francese riesce a cavare l'essenza di quell'astrazione capitalistica, il denaro, l'argent (che ironicamente in francese significa anche argento), così come si sublima nel mercato delle borse: con la cui stranezza conviviamo familiarmente e che allora iniziava a prendere la sua forma di impalpabile mostro. Siamo nella Francia del Secondo impero, di Napoleone il piccolo, epoca d'oro per gli affaristi abbarbicati nella Borsa di Parigi, allora mercato del mondo. Un uomo piccolo dalle grandi ambizioni, Saccard, già rovinato da un passato tracollo, immagina un'immane impresa: la Banca Universale, finanziata da una massa di investitori allettati dal boom, e connessa alla costruzione di una rete ferroviaria intorno al recente taglio del Canale di Suez. Suoi compagni d'avventura sono un geniale ingegnere di ideali positivistici e una giovane vedova innamorata. Immediatamente si accende il fuoco speculativo, e Saccard è spinto verso il trionfo dalla crescente ebbrezza dei suoi anonimi finanziatori di varia fortuna. Ma un potente nemico domina meglio le leve dell'illusione e della crisi. Ispirato a una storia vera di euforia e di panico, del 1882, con personaggi costruiti fondendo insieme figure vere di banchieri, questo romanzo del 1891 si inoltra negli ingranaggi più dettagliati del sistema finanziario ed è considerato una precisa prefigurazione di eventi futuri e anche recentissimi. Ma questo quadro è delineato dalle storie minute di moltissimi personaggi, attraverso le loro speranze e i loro progetti di vita. Nella lotta fatale che si svolge tra l'affarista impetuoso e il suo gelido avversario banchiere, non manca il romanzesco e la suspense, il colpo di scena e il comico. E non manca nemmeno il romanzo di idee; i modi di pensare dei personaggi descrivono il nascere, in una società da poco uscita dalla supremazia del ceto sulla ricchezza, dei moderni cliché e dei dogmi correnti sul mondo degli affari.
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Vigevani Alberto
L'invenzione
br. Sullo sfondo di una bellissima Milano, in una periferia borghese tra le due guerre attraversata da filari di tigli, si svolge la storia narrata in questo libro. Storia di una amicizia tra due ragazzi ebrei, uno dei quali malato. Su tutto aleggia la guerra imminente, la fine di un'epoca. Cronaca di una frequentazione nata per caso e quasi controvoglia, più per compiacere le famiglie amiche che per scelta. Leonardo, orfano, viene dalla provincia, ha un cuore malconcio ed è accudito dalle affettuose zie Delfina e Imelde in una casa che sembra venir fuori dalle pagine di Gozzano, con le buone cose di pessimo gusto e le fotografie degli antenati. E diffidente e scontroso e la sua esistenza gliene dà qualche ragione; l'altro (l'autore), mediocre a scuola, vorrebbe piacergli e ha un puerile desiderio di sbalordirlo. Tra i due finisce per nascere una consuetudine fatta di passeggiate, cinema, parole. Così per essere accettato da Leonardo, l'altro finisce per inventare una ragazza. Comincia con l'accennarne, ne definisce i particolari, fino a costruirne una storia d'amore. Una ragazza che nel suo racconto diventa la più desiderabile che si possa immaginare, a cominciare dal nome, Belle. Lentamente Belle prende corpo, come un ritratto dipinto a quattro mani "io ci mettevo i colori, le pennellate, lavoravo di fantasia, Leonardo con la sua critica pesante mi obbligava ai tocchi precisi". Così, complice l'invenzione, Leonardo diventa qualcosa nella vita dell'amico, "ma come in un'altra stanza, segreta". E sarà proprio Leonardo che lo avvierà alla maturità, abbandonata la sua vanità di ragazzo - fatta di sogni - "che voleva solo essere amato".
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Calaciura Giosuè
Borgo Vecchio
br. Nel piccolo quartiere raccontato da Giosuè Calaciura sembra concentrarsi l'energia esplosiva di un'intera città. E solo una manciata di viuzze nel cuore di Palermo ma ne contiene tutto il carattere, l'oscurità, la violenza e la bellezza. Qui si rispecchia, si deforma ogni vizio e virtù, cuore e budella, come fosse un condensato di vita, una versione raggrumata e forte di sapori palesi e occulti, pubblici e privati. Qui vivono Mimmo e Cristofaro, amici fraterni, compagni di scuola e complici di fughe; Carmela la prostituta e Celeste, sua figlia, che porta in nome il colore del perdono; Totò il rapinatore che tiene la pistola nella calza perché - così si dice - è più difficile da usare. Qui si allevano cavalli per le corse e si truccano le bilance delle salumerie, mentre l'ululato del traghetto che parte verso il Continente si confonde con i lamenti causati dai pugni di un padre ubriaco. Da un lato c'è il mare, col suo vento che scombina gli odori in vortici ballerini, portando fragranza di carne nelle case di chi carne non mangia mai. Dall'altro c'è la piana distesa della metropoli, coi suoi negozi, le signore benestanti, la legge e le guardie. Nei vicoli il profumo del pane sfornato due volte al giorno suscita un tale stupore che ciascuno si segna con la croce. E può capitare che le forze dell'ordine cingano in assalto il quartiere fino a presidiarne gli ingressi, come in un assedio medievale. Sembra tutto fantastico e inventato, e invece nell'immaginazione di questa storia, nella lingua che la racconta, nel suo ritmo frenetico, domina la verità. Quella difficile, contraddittoria, di una città che non può soffocare le sue viscere, il suo cuore, perché lì si è posata la sua anima, lì si intravedono i miracoli e la meraviglia di ogni giorno, la fierezza e l'efferatezza dell'antico, del presente, e la speranza del futuro.
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Savatteri Gaetano
La congiura dei loquaci
br. Una comunità in cui l'omertà è regola aurea improvvisamente comincia a parlare, ad accusare. Che gioco sociale c'è dietro, che concetto di giustizia? Nel novembre del 1944 a Racalmuto, il paese di Sciascia e di Gaetano Savatteri, viene ucciso il sindaco durante la passeggiata serale, di fronte a molti testimoni. Invece di tacere come norma e obbligo in tali circostanze, costoro diventano loquaci e tutti accusano uno zolfataro, un personaggio odioso soprannominato "Centoedieci", che presto viene giudicato e condannato. Eppure è tanto evidente a tutti la sua innocenza che ne nasce un detto nel paese: "Tantu paga Centoedieci". Sul fatto vero accaduto nel periodo torbido e confuso seguito allo sbarco angloamericano in Sicilia è costruito questo «romanzo senza passione» che vuole riflettere e scoprire. Con una Nota di Andrea Camilleri. Con una Nota di Andrea Camilleri.
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Balzac Honoré de; Pellini P. (cur.)
Albert Savarus
br. Comparso in feuilleton nel 1842, Albert Savarus fu inserito da Honoré de Balzac nella "Commedia umana" tra le Scene della vita privata. La scena si svolge a Besançon, descritta come una cittadina militare bigotta e clericale. Vi si è installato da poco un giovane avvocato, Savaron de Savarus, che prepara minuziosamente la propria carriera in politica. Di lui si innamora una nobile giovinetta, Rosalie de Watteville, la cui importante famiglia, dominata dalla baronessa sua madre, sta preparando per lei un brillante matrimonio. Albert Savarus nasconde un segreto e ha l'imprudenza di scrivere un racconto, "L'ambizioso per amore" (interamente incastonato da Balzac dentro il testo principale), che narra della passione disperata di un Rodolphe per Francesca principessa romana. Una storia in cui si legge in trasparenza la vicenda stessa di Albert, profondamente innamorato di una aristocratica italiana. Rosalie, leggendo il romanzo, decifra l'enigma dell'uomo innamorato di un'altra, e da quel momento non trascura nessuna abietta azione abbastanza ingegnosa da rovinarne ogni disegno che possa allontanarlo da lei. "Albert Savarus" si presta a molte interpretazioni e di vario genere, biografico, letterario, psicologico. Balzac con il racconto nel romanzo che fa comporre al suo eroe gioca allusivamente con stili e mode a lui estranei. L'altro personaggio femminile, la piccola Rosalie, si rivela sorprendentemente abile e finisce, con la sua perversione, per accattivarsi le simpatie di chi legge. In questo modo riesce una sovrapposizione di diversi piani di realtà, che distanzia dal semplice realismo e trasmette vertigini decisamente moderne. La vicenda riflette la biografia amorosa del grande scrittore.
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Enia Davide
Appunti per un naufragio
br. Lampedusa, da lepas, lo scoglio eroso dalla furia degli elementi, che resiste nella vastità del mare aperto. Oppure Lampedusa da lampas, la fiaccola che risplende nel buio, che sconfigge l'oscurità. Su questa isola protesa a sud, tra Africa e Europa, Davide Enia guarda in faccia chi arriva e chi attende, e narra la storia di un naufragio individuale e collettivo. Da un lato una moltitudine in movimento, che attraversa intere nazioni e poi il Mar Mediterraneo, in condizioni al di là di ogni immaginazione. Dall'altro, a cercare di accoglierla, un pugno di uomini e donne sul confine di un'epoca e di un continente. Nel mezzo si è posto l'autore stesso, per raccontare la scoperta di ciò che accade davvero in mare e in terra, e il fallimento delle parole che si inabissano nel tentativo di comprendere i paradossi del presente. A partire da una forte esperienza, dal toccare con mano la disumana tragedia degli sbarchi, Enia dà voce ai volontari, agli amici d'infanzia, alle testimonianze dei ragazzi che approdano miracolosamente sull'isola. E mette a nudo le conseguenze emotive di questa realtà toccante e sconcertante, soprattutto nel rapporto con il padre, medico da poco in pensione, che accetta di recarsi con lui a Lampedusa. Ritrovarsi assieme a testimoniare il dolore pubblico di quelli che approdano e di coloro che li salvano dalla morte, accanto a quello privato della malattia dello zio, li spinge a reinventare un rapporto, a forgiare un nuovo e inedito dialogo che si sostituisce ai silenzi del passato. «Ho frequentato Lampedusa per anni. Ho visto sbarcarvi qualche migliaio di persone, ho incontrato il personale medico e gli uomini della Guardia Costiera, ho mangiato a casa dei residenti, sono uscito in barca con i pescatori, ho ascoltato ragazzi sopravvissuti alla traversata e ho dialogato con i testimoni diretti». In "Appunti per un naufragio" emerge la vera storia di persone accomunate dall'esperienza della fragilità della vita, che come una rivelazione spinge ognuno verso un nuovo approdo, verso l' ascolto e la scoperta dell' altro.
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Recami Francesco
L'errore di Platini
br. Italia profonda. Gianni e Sabrina, trentenni, lui piccolo lavoratore autonomo, lei casalinga, hanno una vita assolutamente, televisivamente, normale, con una triste sciagura: la figlia definitivamente cerebrolesa. Nulla manca alla loro normalità, dal lessico alla messa in piega, e tutto manca alla loro felicità, ma non tanto da renderli infelici. Una sola cosa posseggono sicuramente: loro stessi, l'uno e l'altra e la piccola figlia immota e silenziosa. Finché non arriva una vincita al totocalcio, non così irrisoria da spenderla spensieratamente, ma non abbastanza grande da cambiare la vita. Ma qualcosa deve cambiare inesorabilmente. E ciò che cambia è la coscienza che Gianni e Sabrina hanno di se stessi. D'un tratto si sentono superiori, come se fossero passati dall'altra parte dello schermo. Immaginano di essere diventati in grado di scegliere, padroni di un proprio destino, questo il male che si insinua. E perdono l'unica cosa che possedevano sicuramente. "L'errore di Platini" è un racconto freddo, pessimista, con una fine naturale e crudele, in cui i personaggi sono messi a nudo - nei pensieri e nei sentimenti - mentre agiscono le leggi dell'egoismo. Scritto con una narrazione estraniante, che sottrae al lettore ogni partecipazione emotiva alla vicenda ma lo confronta con la caratteristica retorica degli anni Ottanta: il miscuglio di vuoto chiacchiericcio e di forza di manipolazione, di egocentrismo e mancanza di individualità, di esaltato sentimentalismo e narcotica indifferenza, di impotenza e prepotenza, da dove provengono le vite lacerate e i loro dilemmi fatali squadernati nelle cronache dell'attualità.
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Grossi Pietro
Pugni
br. Nel 2006, appena uscito, questo libro suscitò subito una magnetica attrazione nei lettori e nella critica che parlò di una rivelazione. Fu un vero caso letterario. Sarà stato quell'inizio folgorante: «A me la faccenda della boxe piaceva parecchio. Non so cos'era. Forse anche la formidabile sensazione che c'era un luogo dove avevo qualche numero, o dove comunque potevo battermi ad armi pari». O il titolo che con vaghezza ricorda Hemingway e i raccontatori americani, al cui forte modo di sentire realistico e poetico questi tre racconti nettamente si ispirano. O la giovinezza dello scrittore che aveva allora ben meno di trent'anni. O questo parlare di giovani che la copertina fa balenare, in lotta, avversari e complici, per una specie di unità dell'esperienza perduta in frammenti. Un'attrazione poi sostenuta, aprendo il volume, dall'intensità eccezionale del primo racconto, "Boxe". Narra del Ballerino e della Capra: è come se tutto il loro tempo, quello breve trascorso ma anche il futuro, fosse stato disegnato per il loro incontro sul ring. Il Ballerino è per bene e «sfigato» secondo l'autodefinizione; con la sua leggerezza da libellula sul quadrato, è diventato una leggenda, La Capra, è povero, è sordo ed è un campione che scala la vittoria come le capre i burroni. E questo un ritratto che si incide nel profondo, di ragazzi alle prese con l'iniziazione alla vita e con l'illusione accecante del segreto dell'esistenza. "Cavalli", il secondo racconto, ha come un andamento di ballata in spazi aperti: due fratelli, ricevono dal padre due cavalli e il via al loro destino. Uno dei due va in città in cerca di avventura, l'altro resta. Una ferita aperta da lavare li ritrova fianco a fianco e svela chi è già uomo e chi deve ancora diventarlo. "La scimmia", il terzo, narra la voglia di sparire come soluzione possibile: l'amico conosciuto come più ricco, più fortunato, improvvisamente decide di essere una scimmia. Il velo del delirio si attacca all'amico sano quasi a rappresentare un'altra visione della vita, come il nostro doppio che ci sta sempre accanto.
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Franzosini Edgardo
Il mangiatore di carta
br. Johann Ernst Biren, il mangiatore di carta, era per Balzac un esempio di «imperio del vizio». Eppure il poderoso scrittore gli dedica un brevissimo studio in un paio di pagine delle Illusioni perdute, facendo mostra quasi di voler strappare il segreto nascosto di quel curioso personaggio. Una curiosità che questo avventuriero settecentesco merita tutta: di natali oscuri finì con il diventare signore di Curlandia ed eminenza grigia dell'Impero russo; bellissimo di aspetto, capace di una grafia meravigliosamente elegante (risorsa preziosa in un'epoca di manoscritti), soccombeva a un vizio ossessionante: mangiare carta vergata di inchiostro, fino a divorare trattati internazionali e documenti preziosissimi dei sovrani cui prestava la sua opera di scrivano. Un gusto travolgente per la carta e l'inchiostro che lo portò sull'orlo del patibolo, da cui lo salvò, come un più modesto Casanova, l'avvenenza e la fuga. Inseguendo Balzac, Edgardo Franzosini del Mangiatore di carta racconta la storia sconosciuta, frugando in documenti di ogni tipo e recuperando coincidenze e suggestioni. In una biografia romanzesca che aggiunge alla rappresentazione delle notizie sul Mangiatore altre due dimensioni: la storia quotidiana piccola e grande che gli turbinava intorno, e un altro piccolo mistero che accende l'interesse: perché Honoré de Balzac si appassionò a quel favorito, e perché non finì di raccontarne la storia? Cosa di personale lo attraeva o respingeva, o entrambe, di quel rapido e strano passante della storia?
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Chen He
A modo nostro
br. Un uomo lavora come autista in una società di trasporti nella città di Wenzhou, nel sud della Cina, l'area da cui proviene quasi il novanta per cento dei cinesi residenti in Italia e molti di quelli che vivono in Francia e Spagna. La moglie, che lo ha lasciato alcuni anni prima, si è trasferita a Parigi ed è morta improvvisamente in un incidente stradale. Come unico parente, l'uomo deve recarsi in Francia per il riconoscimento del corpo. Apparentemente la donna è uscita di strada in stato di ebbrezza ed è caduta in un fiume; negli ultimi momenti ha fatto due telefonate, alla polizia e a un uomo sconosciuto. Per il marito quell'inaspettato viaggio all'estero, il primo della sua vita, è un'opportunità unica. In parallelo scorre la storia della moglie, in Cina e poi in Francia. La donna, anche lei di Wenzhou, viene da una famiglia influente, il padre era un importante quadro del partito durante la Rivoluzione Culturale. Un giorno ne scoprirà il passato e la sofferenza, ed entrerà in contatto con gli eredi dei rivoluzionari che lo conoscevano, una casta potente e di grande prestigio politico che cambierà il suo destino. Intorno a queste due vicende si sviluppa un romanzo crudamente realistico e a tratti sorprendentemente avventuroso, sovrapposizione di racconto morale e di resoconto fattuale. Un romanzo che utilizza alcuni stilemi del genere noir di derivazione occidentale per raccontare una cupola criminale e l'ubiquità dell'avidità e della corruzione, e insieme permette di scrutare senza mediazione, con stupore e trasporto, il cosiddetto «sguardo cinese», il modo in cui l'espatriato osserva noi e le nostre abitudini, la nostra storia e la nostra cultura con occhio totalmente nuovo, per il quale l'espresso italiano è denso come salsa di soia, ogni formaggio un cibo dall'odore repellente, Atene una capitale ricca di incomprensibili rovine che andrebbero ricostruite. Uno sguardo che ci viene mostrato forse per la prima volta, e che per un lettore europeo è una vera e propria rivelazione, quasi lo svelamento di un segreto. Ogni giorno nelle nostre città conviviamo con loro, mentre in realtà, ed è quasi incredibile, ignoriamo la loro cultura, le loro vicissitudini, la loro sensibilità, la visione del mondo, addirittura quello che fanno. Perché i cinesi, per noi, sono tutti uguali. Chen He, invece, ci racconta tutt'altro.
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Diderot Denis; Scalfari Eugenio; Galateria D. (cur.)
Il sogno di D'Alembert-Il sogno di una rosa. Ediz. ampliata
br. «A memoria di rosa, non si è mai visto morire un giardiniere». Questa citazione (che non è di Diderot, ma di Fontenelle) aleggia per tutto il dialogo "Il sogno di d'Alembert" - l'opera di Diderot forse più audace intellettualmente, più briosa e ricca - ad ammonire che il limite, negativo, della possibilità di conoscere non può essere scambiato, positivamente, con il limite della possibilità di essere della realtà. E domina, riecheggiata già nel titolo "Il sogno di una rosa", nella continuazione di quel dialogo immaginata da Eugenio Scalfari. "Le rève de d'Alembert" fu scritto da Diderot nel 1769, e conosciuto postumo, in forma di commedia brillante, pettegola, spiritosamente oscena: da un illuminista che credeva che la filosofia non fosse altro che resoconto sintetico dell'ininterrotta conversazione con se stessi e con gli altri, libera, aperta, correggibile, in cui consiste, certo per piacere, forse per dovere, l'appartenenza al genere umano: ed è un capolavoro di materialismo non volgare, ma contiene, in spunti e anticipazioni, le domande discusse oggi dalla cosiddetta filosofia della mente. In tempi probabilmente infelici per l'onestà e il senso di quella conversazione, il gioco di Scalfari più che una continuazione, più che un d'après Diderot, ne è uno scarto verso la malinconia: una cornice per l'oggi. Diderot conversa con mademoiselle de l'Espinasse del suo antico dialogo, e tenta e prova del materialismo la malinconica saggezza, la consolazione infinita, dignitosa e incerta. Questo libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1994. Viene riproposto oggi in una edizione accresciuta e con una nuova introduzione in cui Eugenio Scalfari racconta come e perché nacque il progetto di affiancarlo all'autore dell'Encyclopédie.
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Lunati Manuela
Giochi di mano
br. Una storia d'amore nata in Bosnia durante l'ultima guerra civile. Lui croato, forte e dispersivo, lei italiana, schiva, costruttiva, assistente volontaria nei giorni dell'assedio. S'incontrano, lei conosce l'amore per la prima volta, si sposano in Italia e lei cerca con generosità di avvolgerlo nel calore della sua famiglia d'origine. Durante il loro viaggio di nozze, in una Bosnia ancora sconvolta dalla guerra, dove la violenza è penetrata ormai fino al midollo delle persone, per la prima volta emerge la prepotenza del giovane marito. Comincia così una storia di sopraffazione. Lei rischia di disintegrarsi, affoga in presunte colpe, giunge alla difficile consapevolezza della distruttività del loro rapporto e finalmente al riscatto, ritrovando la stima di sé. "Disintossicarsi" dalla violenza significherà rischiare una nuova relazione, un nuovo matrimonio, un figlio e riuscire ancora a credere ad una quotidianità senza incubi.
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Daniele Eleonora
Storie vere. Tra cronaca e romanzo
br. Che cosa accomuna nomi drammaticamente noti alle cronache come quelli di Elena Ceste e di Ester Arruffi, madre di Massimo Giuseppe Bossetti, o di Annamaria Franzoni e di Roberta Ragusa, alle vicende più anonime della signora romana che trovò la salvezza trasformandosi in barbona, della ricca milanese che si innamorò di un gigolò o della ragazzina dell'Est che aveva troppe madri? Sono tutte donne passate nello studio televisivo di "Storie fere", e di cui Eleonora Daniele ha esplorato le esistenze insieme al pubblico scegliendo alcuni casi e ricostruendoli in questo libro attraverso un lavoro che è al contempo di autentica analisi giornalistica e di rielaborazione attraverso la finzione romanzesca. Perché scrivere una storia e portarla sulla pagina significa allargarne i confini e approfondirne particolarità e caratteristiche, aprire la porta a nuovi interrogativi e interpretazioni, tra verità e inconscio, realtà e immaginazione.
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Briga Mattia; Passeri Andrea
Non odiare me
ill., br. Crescere fa male, e creare pure: figurarsi se poi ti capitano le due cose insieme, come a Mattia, che decide di diventare un musicista fin dai banchi del liceo. Si cresce insieme alla propria musica e ogni tappa di questo percorso si porta via un pezzetto di te. E nulla sarà mai più lo stesso: le chiacchiere con gli amici e le partite allo stadio, le serate surreali in cui può arrivare l'occasione di un concerto o l'asta del Fantacalcio in un obitorio... Tutto si colora di un 'ispirazione che può esaltarti o dilaniarti. C'è l'intensità di questa scoperta al cuore del primo libro di Briga, un romanzo di creazione prima ancora che di formazione, la storia di due ragazzi che percorrono fianco a fianco la strada del successo. Dal Lungotevere romano ai canali di Amsterdam, dal primo cd venduto dietro il bancone di un bar alla "notte prima del contratto" con la major, e dagli ingaggi di provincia al set di "Amici".
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Saccoman Andrea
Siate realisti, chiedete l'impossibile. Gli anni Settanta ricordati a chi non c'era
br. Gli anni Settanta furono caratterizzati dalla violenza politica ma anche da una grande partecipazione politica non violenta. Nonostante gli scontri di piazza, il terrorismo rosso e nero, le repressioni poliziesche, una classe politica sempre più ripiegata su sé stessa, sono stati anni pieni di speranza e di voglia di vivere. Sono stati anche l'ultima grande stagione riformista nella storia dell'Italia contemporanea. Di quell'epoca in questo libro si cerca di dare una trattazione chiara e comprensibile rivolta a chi negli anni Settanta non era ancora nato e a chi nulla sa o nulla ricorda di quegli anni. Si è voluto ripartire dal gradino più basso del sapere storico, il semplice racconto degli avvenimenti, per permettere al lettore di conoscere i fatti prima di ragionarci sopra.
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Bontempelli Massimo; Cenati G. (cur.)
La vita operosa
br. Nella Milano del 1919, dopo la Grande Guerra, niente può essere più come prima. Il protagonista, un letterato che presenta le sembianze dell'autore, è appena rientrato dal fronte e cerca di reinserirsi nella società civile in tutti i modi, attraverso le molteplici occasioni offerte dalla metropoli moderna: industria, edilizia, pubblicità, intrattenimento, persino politica. Per un verso o per l'altro l'intraprendenza operosa del reduce non ha mai riscontro positivo. Nessun personaggio di romanzo ha mai dimostrato maggior spirito di iniziativa o volontà di adeguarsi ai tempi che cambiano: ma neppure tanto candida ingegnosità nel procurarsi gli alibi più efficaci a riprova della propria emarginazione. L'umorismo di Bontempelli scandisce la progressione verso quella che ha tutta l'aria di essere una catastrofe mediante ritmi svelti e lineari, giocando sul contrappunto ironico di una voce narrante dall'ingenuità acuminata. Il disagio della modernità novecentesca è già tutto racchiuso in questo romanzo del 1920, capace di miscelare indagine socioculturale e vero.
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Sperani Bruno; Croci P. (cur.)
La fabbrica
br. Opera ambientata tra gli operai edili in una Milano in ascesa capitalistica e che fa perno su una prospettiva dichiaratamente socialista, il romanzo apparve per la prima volta in dispensa nel 1894 sul "Tesoro delle famiglie italiane", rivista strettamente connessa con le edizioni della nuova "Farfalla" (fascicoli 46-52), dopo una gestazione e una vicenda editoriale piuttosto travagliate. La stesura va tuttavia retrodatata di parecchi anni sulla base di una lettera (rinvenuta dal curatore Paolo Croci) ad Arcangelo Ghisleri presso la sede bergamasca di "Cuore e critica" in data 29 dicembre 1888. In quell'occasione Beatrice Speraz faceva orgogliosamente osservare al suo destinatario come le ostilità di certa critica non le avessero tolto "la voglia di lavorare"; a riprova, non solo comunicava l'inizio della pubblicazione, sulla "Tribuna", del Romanzo della Morte, ma annunciava di aver intrapreso la stesura del La fabbrica. Difficile dire se, dopo l'inizio entusiastico testimoniato dalla lettera a Ghisleri, l'autrice fosse stata costretta da più pressanti impegni pubblicistici ad accantonarne la stesura per qualche anno. La presente edizione de La fabbrica, grazie alla accurata revisione del testo da parte del curatore, ristabilisce il testo originario senza omissioni o imprecisioni.
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Giametta Sossio
Adelphoe
br. La crisi tra gli amici-fratelli Mario e Gigi scoppia per il manifestarsi, nel loro incontro dopo una lunga separazione, della disparità delle loro nature. Entrambi non pensano che a volersi bene, ma sono diventati ormai troppo diversi. Se ne accorge uno solo, ma lo nasconde. Però il disordine provocatogli dalla "spensieratezza" dell'amico fuoriesce a un tratto, suscitando nell'altro stupefazione e ribellione. Eccoli a beccarsi e rimbeccarsi, con tanta più amarezza quanto meno ciò corrisponde ai loro sentimenti. Finché l'amico consapevole, rendendosi conto dell'inutilità di ogni discussione, cerca un appeasement. Questo è reso possibile dalla distanza che presto li separa nuovamente.
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Marotta Giuseppe; Daino L. (cur.)
A Milano non fa freddo
br. Ventidue racconti riuniti in volume per la prima volta nel 1949, ambientati a Milano a cavallo della Seconda guerra mondiale, fra il 1927 e il 1948. Seguiamo le tracce di un immigrato napoletano, aspirante letterato, schietto alter ego dell'autore, trasferitosi al Nord in cerca di impiego nel mondo dell'editoria e del giornalismo. Anche in quel ventennio Milano sapeva essere fredda, anzi freddissima, metaforicamente e non. Ma il nostro protagonista, che pure deve affrontare svariate vicissitudini, prima fra tutte la miseria, osserva la città con occhi scanzonati e affettuosi, che indugiano sui particolari che rivelano gioie inattese. Il suo è lo sguardo fiducioso del lavoratore incantato dalla città del fare, che tante opportunità sa offrire. Per questo nella sua Milano "non fa freddo". Il libro è un mix agrodolce di malinconia e divertimento, di raffinatezza e semplicità. È l'estremo atto d'amore rivolto da Marotta alla sua città d'adozione, prima che il turbinio del miracolo ne mutasse per sempre il volto. Uno dei più tardi omaggi al mito declinante della Milano "capitale morale" del lavoro.
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Scotellaro Rocco
L'uva puttanella-Contadini del Sud
br. "L'uva puttanella" è il romanzo autobiografico al quale Scotellaro lavorò dal 1950 alla morte, nel 1953. "Contadini del Sud" è il primo risultato di un vasto programma di esplorazione del comportamento culturale, religioso, sociale dei contadini meridionali. Entrambi sono la testimonianza di una sofferta partecipazione civile. Rocco Scotellaro (Tricarico, 1923 - Portici, 1953) nel 1944 fondò la sezione del Partito socialista a Tricarico, di cui divenne sindaco a soli 23 anni.
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Nandu Popu
Salento fuoco e fumo
br. Ne ho visti di ulivi strani in vita mia, ma quelli di queste parti hanno forme fuori da qualsiasi logica progettuale, come se la natura li avesse affidati a un artista strambo che con le sue sculture vuole esprimere solo stupore. Gli ulivi sembrano l'istantanea di un movimento convulsivo. Alberi autolesionisti che si squarciano il ventre per creare caverne in cui vivono animali, insetti e folletti dai cappelli rossi. Alberi che annodano i propri rami per ingannare le simmetrie, e che anche quando il vento è assente e sono immobili appaiono fluidi e impetuosi come dervisci roteanti. Gli ulivi di queste brulle e arse pianure posano come divi esibizionisti che ostentano le proprie forme sicuri di essere unici.
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Volcic Demetrio
Il piccolo zar
br. Dopo un decennio di relativo oscuramento, la Russia dello zar Putin è ritornata con forza sulle prime pagine di tutti i giornali: Gazprom, la Georgia, l'assassinio della Politkovskaya, l'avvelenamento di Litvinenko, le uscite di Putin su nuovi tipi di armi nucleari come parte di un progetto 'grandioso' per migliorare la difesa del paese. Si può dire che non c'è giorno nel quale la Russia non faccia notizia. Non c'è da stupirsi: mentre si assiste alle non entusiasmanti prove della superpotenza americana, l'impero russo rimane l'unico vero impero del mondo. Ha tutti i tratti dello stato autoritario: è governato in modo centralistico; è determinato a mantenere il controllo di nazioni e popoli non etnicamente omogenei, ma rientranti nella sua sfera di influenza e vassallaggio; è infastidito dall'intromissione occidentale nei suoi "affari interni"; è spropositatamente ricco di risorse minerarie e petrolifere, concentrate nelle mani di pochissimi oligarchi vicini al Cremlino.
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Campus Mauro
L'Italia, gli Stati Uniti e il piano Marshall
br. "I paesi che accettarono il piano Marshall si composero in un blocco ispirato a un comune obiettivo, consentendo all'amministrazione americana di vantare il più grande successo della sua azione internazionale nel dopoguerra. Il piano è rimasto nel pensiero politico come sinonimo di 'intervento risolutivo e benefico per i momenti di crisi drammatica'. In senso diverso, è stato accusato di essere l'espressione più aggressiva del capitalismo americano. Lo studio di Mauro Campus ricompone in modo assai efficace il quadro d'assieme, esplicitando una valutazione molto netta del rapporto creatosi in quegli anni fra gli Stati Uniti e l'Italia. Un partner non centrale ma 'strategicamente irrinunciabile'; e anche un partner del quale sfuggivano le complesse antinomie. Campus offre un esempio notevole dell'utilità di integrare lo studio della storia politica internazionale cori quello dell'economia, dei commerci e della finanza Internazionali." (dalla Prefazione di Ennio Di Nolfo)
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Ferracuti Angelo
Viaggi da Fermo. Un sillabario piceno
ill., br. Mentre intreccia un paziente gioco di tessere liriche e narrative, Ferracuti scopre la sua regione, le Marche, come in un domino. Il racconto si inerpica da Ascoli Piceno e Fermo fino alla costiera, tra la vastità spaesata dei Monti Sibillini e i porticcioli di provincia, si confonde nella scia di un treno locale che sferraglia e nel mare silenzioso che abbraccia il vecchio faro di Pedaso, entra nelle case e nelle vite di artisti, scrittori, attori che hanno percorso e vissuto gli stessi paesaggi, da Paolo Volponi a Tullio Pericoli, si insinua nelle pieghe più crude dell'attualità, tra morti in fabbrica e sfruttamento delle ragazze dell'Est, per poi tuffarsi nell'infanzia incontaminata, quando ancora non esisteva filtro tra l'io e il mondo. "Quelli erano tempi di paura e di natura. Lontani, bellissimi."
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Bugaro Romolo
Bea vita! Crudo Nordest
br. Ci sono milioni di italiani a cui questo paese piace esattamente così com'è. Sono piccoli imprenditori che hanno fatto fortuna prima della crisi, oggi alle prese con crediti in sofferenza e fatture difficili da scontare. Sono famiglie totalmente assorbite dall'impegno di mandare avanti il lavoro, l'attività, abituate a giudicare severamente il conflitto e la divagazione. Persone che credono nel denaro e nella possibilità del successo per chiunque sia disposto a sacrificarsi. Sono giovani precarie che scrutano nelle vetrine scarpe e vestiti dai prezzi esorbitanti, del tutto fuori portata per loro, oppure ragionieri quarantenni di formazione cattolica e simpatie leghiste. Sono donne animate da un'allegria costante, trascinante, un po' robotica. Sono gli abitanti delle ville fortificate sparse ovunque nella Pianura Padana.
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Ricci Luca
Come scrivere un best seller in 57 giorni
br. "Dobbiamo scrivere un romanzo sentimentale, alla Via col vento, guerra di secessione e amori tormentati, soldati e corna. - Ambientiamolo nel medioevo, alcuni alieni rapiscono un gruppo di monaci, un romanzo di fantascienza retroattiva". "Io scriverei un western ambientato ai giorni nostri, dove i duelli con le pistole si svolgono a Wall Street, dopo un conflitto nucleare". "Io avanzai l'ipotesi di un thriller con protagonista un anatomopatologo. Avevo sentito dire che gli anatomopatologi andavano per la maggiore nei best seller, anche se avrei avuto qualche problema a spiegare quale professione svolgessero di preciso..."
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Pennacchi Antonio
Le iene del Circeo. Vita, morte e miracoli dell'uomo di Neanderthal
br. "Ma non è un po' strano che una iena all'improvviso, dopo migliaia e migliaia d'anni che s'è portata solo carcasse d'animali nella sua tana, un giorno finalmente si porti a casa un cranio umano, gli allarghi il foro occipitale per mangiarsi il cervello esattamente come fanno anche i cannibali (e fin qua non ci sarebbe ancora niente da ridire), ma poi ci costruisca un cerchio di pietre attorno, ci lasci cadere il cranio dentro ed in quel preciso e stesso istante scatti una frana che chiude la grotta e venga giù tutto il monte Circeo come neanche nell'Isola misteriosa di Giulio Verne? E chi era, Capitan Nemo quella iena? Dice: "Vabbe', ma c'era proprio bisogno di farci duecento pagine di libro, di andare a scomodare i vivi e i morti, di partire da Adamo ed Eva e dalla lunga notte del fascismo, per raccontarci poi in quattro e quattr'otto che anche il federale Finestra da ragazzo è andato in bicicletta a Grotta Guattari, s'è infilato lì dentro e ci ha visto il cranio ben prima che arrivasse Blanc?". Sì che ce n'era bisogno. Se no non mi credevi." Antonio Pennacchi
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Cavina Cristiano
Romagna mia!
br. Non avrei mai potuto scrivere questo racconto della mia Romagna senza gli anni di studio forsennato ai tavolini del Bar di Sopra, a Casola Valsenio (Paese dei Matti, di Alfredo Oriani, delle Erbe Aromatiche e dei Frutti Dimenticati). Mi sono ammollato nell'avventura di questo libro anche per dare un po' di pace alla folla di voci che mi fanno compagnia da una vita intera, e che non stanno mai zitte. In una terra di chiacchieroni come la nostra, popolata da gente che bacaglia da mattina a sera, il passato e il presente si mischiano in continuazione e niente ha mai davvero un principio e una fine. E come unità di misura, ho usato la mia dolcissima e sgangheratissima famiglia. Mi è stata donata una infanzia selvatica e ingavagnata, dignitosamente povera e felice, trascorsa in un minuscolo appartamento delle Case Popolari insieme a mia mamma e i miei nonni materni, gli unici nonni che abbia mai avuto; non avevo nemmeno bisogno di andare al cinema per godere di un qualche spettacolo, mi bastava aspettare l'ora di pranzo, e qualcosa di mirabolante sarebbe sicuramente accaduto. Sono uno degli ultimi della mia generazione a essere nato in dialetto, tra persone che parlavano solo quello, e sono cresciuto in una lingua meticcia italiano romagnola in cui le cose accadevano diversamente.
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Pincio Tommaso
L'Hotel a zero stelle. Inferni e paradisi di uno scrittore senza fissa dimora
br. Ho immaginato il mio albergo ideale. Un hotel a zero stelle i cui ospiti tipo dovrebbero essere i vagabondi dell'anima, coloro che ancora gironzolano alla ricerca di sé, senza troppa arte né parte. In questo albergo non poco scalcinato si può stare fin quando si desidera, perlomeno fintanto che non si è diventati ciò che si è. L'ospite può starsene chiuso in camera, leggendo o riflettendo sul proprio passato o su cosa intende fare del proprio futuro. Se ne ha voglia, può scendere dabbasso e scambiare quattro chiacchiere con il portiere tuttofare dell'albergo, che ha sempre qualcosa da dire, qualche lezione di vita da impartire. Inoltre, diversamente dai normali alberghi, l'ospite può esplorare l'edificio dal piano terra sino al tetto, dal quale è possibile ammirare un magnifico cielo stellato nelle serene notti di luna nuova. Si può persino bussare alla stanze degli altri ospiti, i quali, essendo vagabondi dell'anima anch'essi, saranno più che felici di accogliervi e scandagliare in vostra compagnia il senso dell'esistere e tutte le questioni a questo senso legate, che sono poi la chiave per orientarsi nel mondo all'esterno, spesso assai meno inospitale del vostro albergo. Solitamente, un buon albergo a zero stelle si compone di quattro piani perché così vuole il mito della conquista di sé, articolato, come noto, in quattro fasi. Alla maniera del viaggio dantesco per i regni ultramondani, il viandante in cerca di sé passa dallo smarrimento in qualche selva oscura a tre fasi successive.
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Favetto Gian Luca
Se dico radici dico storie
br. Ognuno di noi è la somma delle esperienze che ha fatto, delle persone che ha incontrato e dei luoghi dove è stato, dei libri che ha letto e dei film che ha visto, delle storie che ha ascoltato. Per questo "le radici sono sempre plurali" e sono sempre in movimento, in continuo divenire: "rispetto all'identità, le radici sono il cammino, sono le strade, più lievi da percorrere e da portare come bagaglio, perché camminano insieme con noi". Seguendo la fitta rete dei loro incroci e delle loro divaricazioni, Gian Luca Favetto racconta radici che, come per ognuno di noi, si diramano nello spazio e nel tempo: radici che nascono da un torrente, da un campo di calcio, da una pagina scritta, da uno schermo cinematografico. Parte dal Vietnam, dove ha radici il suo albero genealogico, e ci porta nella campagna piemontese, a Venezia, a Benares, a Madrid, in Giappone, per farci conoscere le persone che, anche con un solo sguardo, hanno cambiato il corso della sua vita. Perché "se insegui radici trovi persone"; perché è il racconto che incatena e incanta, incastonando ogni momento nelle nostre vite. "Le vite sono fatte di storie più che di atomi e ciascuno ha le sue, ciascuno è le sue storie. Diventano sue anche quelle degli altri, se ascoltate, poiché l'ascolto le fa rivivere. E nelle storie affondano le radici".
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Kuruvilla Gabriella
Milano, fin qui tutto bene
ill., br. Fruttivendoli e internet point cingalesi, ristoranti e alimentari sudamericani, macellerie e kebab arabi, centri-massaggi e incasinatissimi bazar di cinesi multitasking dove tra cellulari e computer trovi anche delle parrucche, se il taglio a 8 euro del negozio accanto non è proprio un capolavoro: siamo in via Padova, in viale Monza, in via Sarpi, in piazzale Corvetto, all'Isola e in Porta Venezia. Siamo a Milano, città del nuovo millennio, che non è "Parigi, dove paghi di più ma puoi fermarti al tavolino quanto vuoi. Siamo a Milano, dove tutto se fa de pressa: velocemente". Siamo in giro con Anita, Samir, Stefania, Tony, Gioia, Pietro, Laura e Lejla, tra panchine e bar dove anche gli incontri e gli amori vanno di corsa.
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Milani Mino
La guerra sia con me. Vita immaginaria di san Rocco
brossura
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Seneca Lucio Anneo; Marziano N. (cur.)
Dialogorum libri-I dialoghi. Vol. 3
brossura
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Conrad Joseph
Lo specchio del mare
brossura
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Quacquarelli Mario; Tavernese Teseo
Il corsaro di Napoleone. Capitan Bavastro
brossura Capitan Bavastro è stato il corsaro più famoso d'Italia. È realmente esistito, ma le sue imprese lo hanno reso una leggenda. Genovese di nascita, abile mercante e avventuriero di gran classe, è stato corsaro al soldo di Napoleone contro la Marina inglese, ha aiutato i profughi francesi durante il Terrore, ha combattuto al fianco di Simon Bolivar in America Latina, si è scontrato con i pirati barbareschi nelle acque del Mediterraneo. Generoso e appassionato, quando Genova subì il blocco navale inglese si schierò con Napoleone e cedette alla città tutte le sue ricchezze per organizzare la difesa. Il romanzo della vita spregiudicata e romantica di Capitan Bavastro è una straordinaria storia di mare che si intreccia con gli eventi che hanno sconvolto l'Italia e l'Europa tra Settecento e Ottocento.
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Cunningham Walter; Caprara G. (cur.)
I ragazzi della luna
ill., br. La storia del successo americano nella corsa verso la Luna degli anni Sessanta, e l'autobiografia - a tratti ironica - di un ex marine e pilota militare che, nell'ottobre del 1968, volò sull'Apollo 7, la prima missione umana del programma. Ma anche una riflessione sulle regole non scritte dell'astropolitica che governava "l'ufficio astronauti" negli anni d'oro della corsa allo spazio, e lo spaccato di una realtà mitizzata che ne evidenzia luci e ombre. Cunningham prende spunto dal disastro dell'Apollo 1, nel gennaio del 1967, prova a terra con incendio e morte dei tre astronauti, che l'ha toccato da vicino, come membro dell'equipaggio di riserva prima e della commissione d'inchiesta subito dopo. Da una parte critica Armstrong e Scott per la maldestra gestione della missione Gemini 8 e per la sua troppo frettolosa conclusione (marzo 1966), dall'altra sostiene che nessun altro avrebbe saputo fare meglio di Armstrong nell'allunaggio dell'Apollo 11 (luglio 1969) e che la missione di Scott sulla Luna, Apollo 15 (luglio 1971), rappresentò la migliore esplorazione scientifica di tutto il programma Apollo. Un libro che aiuta a capire cosa ha reso grande il programma Apollo e suggerisce cosa fare per recuperare lo spirito di allora e ripartire per i nuovi e più avvincenti orizzonti che ci aspettano.
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Fusco Gian Carlo
Viaggio in Versilia. L'estate del «boom»
br. Anni Sessanta. La guerra è ormai un ricordo, il "boom" economico una realtà. Gli italiani in vacanza si godono gli agi e il lusso delle ferie prolungate fra concorsi di bellezza, file di sedie a sdraio, ombrelloni e piste da ballo. Gian Carlo Fusco racconta vizi, tic e manie della nuova borghesia del dopoguerra, alternando effervescenza espressiva, tono affabulatore e gusto del dettaglio umoristico.
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Milani Mino
Piccolo destino
br. Un piccolo destino che l'arte di grande scrittore ha trasformato nel romanzo di una vita dove s'intrecciano storie collettive e individuali, uomini illustri e ragazzotti di campagne, le grandi città e i paesi della Bassa, i personaggi dei romanzi e le persone reali. Ci sono in queste pagine gli anni duri del Secondo conflitto mondiale, l'Italia povera ma bella del dopoguerra, il mondo degli giornali e delle case editrici degli Sessanta e Settanta, le passioni politiche, le emozioni letterarie e le riflessioni su una "vita semplice" vissuta pienamente. Mino Milani, classe 1928, dopo aver regalato romanzi indimenticabili a tre generazioni di lettori, si concede il divertimento di passare la pagina e di diventare come uno dei suoi personaggi. Come Tommy River, Efrem, Martin Cooper che in epoche e in mondi diversi vivono avventure straordinarie senza mai smettere di essere antieroi, così Milani ha attraversato otto decenni di vita italiana, viene da credere, solo per il piacere di poterli raccontare con il suo stile inconfondibile, leggero e impeccabile.
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Cavaliere Alberto
H2O. Chimica in versi
br. Da quando Alberto Cavaliere, giovane studente di chimica, scrisse questo libro come reazione a una solenne bocciatura all'esame, imparare i fondamenti completi della chimica organica e inorganica, dall'idrogeno ad acidi e basi, è diventato facile e divertente anche per gli studenti più ostinati. Questo libro, che al suo apparire conquistò subito il pubblico, è un classico della letteratura, per studenti ma anche per lettori curiosi che non devono sostenere esami e concorsi: è insieme una lettura fresca e arguta e un prontuario mnemonico completo e impeccabile dal punto di vista scientifico.
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Stevenson Robert Louis
Viaggi con un somaro nelle Cevenne
br. Amante dell'avventura e della natura nelle sue opere, Stevenson fu un grande viaggiatore nella vita. Negli anni Settanta dell'Ottocento percorse la regione montuosa delle Cevenne, nel Sud della Francia, a dorso di un'asina, con un bagaglio leggero e un rudimentale sacco a pelo di sua ideazione, di cui era molto fiero. Questo racconto, scritto nel 1879, è il resoconto del viaggio in cui, sullo sfondo di villaggi animati da personaggi pittoreschi e di sentieri che serpeggiano fra boschi e montagne, l'autore si abbandona a riflessioni storiche sulle sanguinose lotte di religione che hanno interessato la regione e che gli ricordano quelle del suo Paese di origine. Ma la vera protagonista è l'asina Modestine, con la sua andatura lenta ma costante e il suo carattere mite, che stabilisce un affettuoso rapporto di vicinanza con il suo compagno di viaggio, dai primi e faticosi passi al triste momento del distacco. Un'affascinante avventura nella Francia di fine Ottocento e un'appassionante storia di amicizia tra un uomo e un'asina.
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Pastacaldi Paola
L'Africa non è nera
br. Dietro le spalle la miseria, davanti il sogno di un posto al sole che il Duce ha promesso agli italiani. Terra, denaro, lavoro, benessere e donne, le belle africane: questo immagina Francesco, mentre si fa largo a spintoni sulla scaletta del Cesare Battisti, dove si accalcano decine di viaggiatori, commercianti, imprenditori e militari, diretti in Eritrea. L'Africa sarà da quel momento il suo destino e la bella città di Asmara la sua piccola patria. Quello di Francesco è il romanzo degli italiani che hanno investito tutto nell'epopea coloniale, ma che alla fine hanno conosciuto la sconfitta e la prigionia sotto gli inglesi o la fuga sulle navi bianche. Ma, anche quando il tutto è svanito da tempo, Francesco resta in Eritrea e ne segue il destino: il declino economico della colonia e poi l'amministrazione militare britannica. La sua vita e quella della figlia Lidia restano irreversibilmente intrecciate alla storia di un popolo che volevano conquistare e da cui sono stati invece conquistati. Un romanzo eroico e amaro, denso di personaggi straordinari che incarnano tutte le contraddizioni di quelli che sono stati chiamati gli italiani d'Africa.
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Cecchi Doretta
Il gatto Celeste e il segreto di Picasso
br. Un intrigo con i baffi, per amanti dei gatti e dell'arte. Un critico d'arte studioso di Picasso, una banda di animali capitanata dal gatto quasi siamese Celeste e un mistero attorno al celebre affresco di Picasso Les Clefs d'Antibes del Castello Grimaldi. Intralciati dalla sgradevole segretaria del Museo, il critico e i suoi felini finiranno per dimostrare una rivoluzionaria teoria sulla vera origine dell'opera d'arte. E confermare che dietro a ogni capolavoro c'è sempre un gatto.
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Magni Emilio
Richén il principe della zolla
br. Nella vita di Enrico Conti, detto Richén, intraprendente contadino in quel di Erba, si specchia quasi un secolo di storia: nasce nel 1868, muore negli anni Cinquanta. Sono anni cruciali, dai giorni della magica comparsa della ferrovia attraverso due guerre, sino al periodo della trionfante urbanizzazione e della speculazione edilizia. Oscillando fra il lirismo dell'ormai tramontata vita dei campi, gli amori, i drammi personali (un figlio di Richén caduto nella Grande Guerra, un altro rovinato dalle febbri) e le grandi vicende collettive, Magni ci restituisce un vivido ritratto di come eravamo, attento ai minimi particolari della vita quotidiana: un'emozione che si fa analisi critica di come, alla fine, le terre dei contadini sono state utilizzate e quindi di come è nato il nostro presente.
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Serino Francesco
La vera storia della Repubblica delle banane. 1954: la CIA in Guatemala
br. «Se ci fosse stata scelta, sarebbe stato meglio per il Guatemala vivere sotto il dominio comunista che convivere per 50 anni con la United Fruit.» Jacobo Árbenz, presidente del Guatemala Sotto l'amministrazione repubblicana di Dwight D. Eisenhower, nel 1953 la CIA e il Dipartimento di Stato USA progettarono un secondo colpo di stato in Guatemala (il primo, poi fallito, fu approvato l'anno prima da Harry Truman). L'obiettivo era quello di ristabilire un governo più vicino agli interessi della United Fruit Company, multinazionale produttrice di banane - conosciuta oggi come Chiquita - nonché gestore dell'intero sistema dei trasporti e delle comunicazioni del Paese, la quale con la Rivoluzione democratica del 1944 aveva visto enormemente ridotto il proprio potere. Dopo le dimissioni del presidente Árbenz, accusato di «comunismo» e costretto a un interminabile esilio, una lunghissima serie di governi fantoccio ha finito per decapitare ogni movimento d'opposizione. Nasce così nel sangue, dominata dalla corruzione e dalla violenza, la classica Repubblica delle banane, ancor oggi un luogo nel quale si perpetuano «stragi a riflettori spenti».
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Preti Marco
Il corno del vento
br. «La vetta del Corno del Vento luccicava altissima, ancora nel sole. Un pennacchio di neve rosa si alzava dalla cupola di granito del bunker austriaco stagliandosi nell'aria trasparente. Sembrava il fuoco di una fiaccola olimpica.» Adamello estate 1917. A un gruppo di alpini viene affidata la missione di impossessarsi del bunker costruito dagli austroungarici in cima al Corno del Vento. L'impresa è disperata e grande, ma ancor più grande è la loro audacia. È infatti da quella postazione fortificata, a 3440 metri di quota, che i Kaiserjäger tengono sotto scacco l'avanzata delle truppe italiane sul Pian di Neve. A condurre la cordata di alpini è Brando dei Rambaldi, un ventiseienne sottotenente del Gruppo Skiatori dell'Ortler che già conosce la parete. Rimasto solo, asserragliato nel bunker sottratto al nemico, il giovane ufficiale terrà sotto controllo l'intero versante orientale dell'Adamello. La sua storia e il suo coraggio attireranno verso il Corno del Vento persino lo scrittore inglese Rudyard Kipling, accompagnato da una giornalista americana.
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Cecchi Doretta
Il gatto Celeste e il segreto di Leonardo
br. Una nuova avventura del professor Leo Santini, famoso esperto di Picasso, e Celeste, il suo gatto quasi siamese, costretto a seguire il suo padrone a Milano dove curerà l'allestimento di una prestigiosa mostra fotografica dedicata agli abiti dei grandi artisti degli anni d'oro della Costa Azzurra, durante la Fashion Week di gennaio al Castello Sforzesco. Verranno esposti anche famosi disegni del grande Leonardo. Celeste dovrà salvare l'amatissimo Leo, trascinato suo malgrado nel vortice del mondo della moda, da ingombranti presenze del passato, e lo farà con l'aiuto di due splendidi bassotti, una materna cameriera, l'amico e factotum Lulù, la cavia Nocetta, e la colonia felina del Castello Sforzesco. Un nuovo intrigo coi baffi che, inaspettatamente, svelerà a Milano uno sconosciuto capolavoro di Leonardo da Vinci.
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Zanello Donatella
Tutti i colori del mare
br. «La nave bianca divenne la mia casa e tutta la mia vita mise radici nel mare.» Sulle sponde del Golfo dei Poeti si snodano i racconti di tre generazioni, tutte, in un modo o nell'altro, legate dal mare. Sul filo dei ricordi si naviga lungo un secolo di storia, tra marittimi con il cuore a terra e i piedi saldati sul ponte delle navi commerciali che all'inizio del Novecento facevano la spola con l'America. Si attraversano le onde burrascose della Prima e della Seconda guerra mondiale e poi gli anni del Dopoguerra e del benessere che fanno sprofondare i valori del mare antico. Il mare che cambia ed è sempre uguale, su cui uomini e donne navigano in un lungo viaggio tra passato e futuro.
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